[CONCLUSA]Giorni di un futuro passato

Galatea, Tatsuya e Haiiro

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  1. Âlex ‡ Pitoµ
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    Stavolta vi farò....
    .... provare dolore!!
    "Quante andrete avanti con le vostre idiozie? Ci rinuncio.... Soprattutto tu ragazzino dei sogni..... Io paura di voi?" Lo sguardo della creatura era cambiato, da semplicemente folle ora era diventato folle e arrabbiato, un mix che poteva suscitare paura in coloro che avrebbero visto la sua espressione in quel momento.
    Una delle sue mani nere, per altro piuttosto grandi dato che ognuna di essere era grande quasi quanti una persona intera, scattò verso il giovane e lo afferrò avvolgendolo interamente e lo sollevò da terra di un paio di metri... Iniziò a stritolarlo, ma ovviamente non aveva intenzione di ucciderlo, non ancora almeno.... "Stai scherzando con il fuoco ragazzino!" E la stretta divenne ancora più forte.
    Poi si voltò verso l'altro ragazzo.... Lui sembrava curioso di sapere chi fosse, mentre a lei non importava minimamente chi fosse lui....."Queste persone si sono ribellate a me! Io ero disposta a proteggerli, ad essere il loro dio e loro cos'hanno fatto? Volevano attaccarmi! Tutto perché non volevano fare più i sacrifici in mio onore.... Assurdità!! Cos'è una vita in cambio di migliaia? Assolutamente niente! Per esempio..... Se io ti dicessi che tu e la ragazza potrete tornare a casa se mi lascerete uccidere questo tizio che è con voi? Una vita in cambio di due.... Perché no? Ma tanto lo so che mi direte di no, voi umani siete così noiosi, con voi non ci si può mai divertire.... Colui che mi ha preceduta era noioso come loro, a lui piacete tanto sai? Ma io l'ho rinchiuso in una dimensione da cui non potrà più uscire..... " Ma avrebbe mostrato di li a breve i suoi reali poteri ai tre giovani.... "Ragazzina bionda, sai cosa sta per succedere vero, tua sorella sta per essere annientata... Vuoi davvero vedere cosa succederà dopo? Te lo dico io ora.... Dopo aver finito con lei farò a pezzi il tuo villaggio ed ogni singola creatura vivente che troverò sul mio cammino, goditi lo spettacolo mi raccomando! Ti conviene tenere un po'di lacrime anche per i tuoi genitori!" Poi si voltò di nuovo verso quello che stava stritolando aumentando ancora un po'la stretta.... "Spero tu abbia imparato a tenere a freno la lingua! Dovete sapere che io amo divertirmi.... Potrei uccidervi qui e ora, ma mi rovinerei il divertimento! Vi ucciderò in modo lento e gustandomi fino all'ultimo vostro grido di dolore... E sapp-"


    La creatura venne bruscamente interrotta... Una spada volò nell'aria, ad un occhio attento non poteva non sfuggire che si trattasse di una katana, una katana dall'impugnatura rossa e dalla lama affilata a scintillante... Dopo qualche volteggio nell'aria la lama si conficcò nell'attaccatura che collegava la mano al cappuccio della "bambina-mostro".... Non uscì sangue, e la creatura non emise grida di dolore ne di stupore, semplicemente si voltò a guardare con sguardo serio nella direzione da cui era arrivato il colpo....
    Da quella parte c'era Galatea, che era in piedi, e si stava asciugando le ultime lacrime rimaste e stringeva nella mano sinistra un'altra katana come quella che aveva lanciato prima.

    "La ragazza impugnò l'altra Katana e la puntò verso la creatura... "Ho ascoltato abbastanza idiozie da parte tua! Ho pianto, mi sono disperata, ho perso il controllo, ho avuto paura, ho avuto paura di perdere le persone a me care anche se non le ho mai conosciute perché tu me ne hai cancellato il ricordo... Ma mentre tu parlavi mi è venuta in mente una cosa.... Io queste persone le ho già perse, tutto questo è già avvenuto anni fa, è solamente stato rimosso dalla mia mente, questo dolore fa già parte di me e in un modo o nell'altro io l'ho già superato! E ora lo farò di nuovo, perché che tu lo voglia o no io sono qua per riprendermi il mio passato e se per farlo dovrò eliminare te, allora preparati, perché ti taglierò in pezzettini talmente piccoli che dovranno raccoglierti con il cucchiaino stanne certa!" il dolore, la paura erano ancora presenti in lei, non erano spariti... Ma sapeva che quello che era successo quel giorno, aveva contribuito a renderla quello che era e sapeva che in qualche modo il dolore lacerante che aveva provato per quella perdita era riuscita già una volta a sconfiggerlo... E questa volta aveva una ragione in più per farlo, riprendere in mano le redini della sua vita e del suo destino... "Non permetterò ne a te ne a nessun altro essere immondo che pretende di farsi chiamare divinità di fare del male a me, ai miei amici o di eliminare il mio futuro!"
    Poi si voltò verso i due compagni di viaggio "Mi dispiace di essere stata così debole fino adesso... Non riuscivo a controllare le mie emozioni, vi ho messo entrambi in pericolo facendovi partecipare a questo viaggio... Vi chiedo scusa, vi prometto che da ora in poi sarò più forte! E non permetterò più a questa bambina di avere il controllo su di me...."
    Non perse minimamente tempo e si gettò sulla creatura, la spada in pugno.... Quest'ultima mosse le sue mani e le trasformò in due grosse lame e le lanciò verso la ragazza, che mentre le vide venire incontro le evitò facendo una ruota di lato ed un salto con una capriola in avanti e una volta ferma si voltò e diede due colpi netti alle due mani tagliandole.... Il suo corpo era più forte di prima, stava attingendo ad una forza che prima non aveva.... I capelli erano sempre rossi, ma il tatuaggio con il lupo era diventato più piccolo, mentre quello con la pecora era diventato più grande.... Scattò ancora verso la creatura, che mosse altre due mani che Galatea riuscì ad infilzare e a bloccare a terra con la Katana... "Hai fatto molto male a mettere una parte del tuo potere in me.... Ho capito che la paura non porta da nessuna parte, il panico serve solo a farci soccombere... Soccombere al pericolo, ai malvagi, al dolore... E ho capito che mi sbagliavo, dentro di me non c'è malvagità, quella ce l'hai messa tu.... Ma la voglia di combattere è mia... Voglia di combattere per il mio futuro e per il mio passato, voglia di combattere per riprendermi la mia vita...." Il tatuaggio della pecora crebbe ancora mentre quello del lupo si rimpicciolì... La creatura lasciò andare Haiiro e saltò indietro... A quanto pareva le mani potevano allungarsi a dismisura.... Il corpo di Galatea era circondato da una leggera aura rossa brillante... I capelli erano ancora metà neri e gli occhi rossi.... Ma qualcosa in lei era cambiato... Per la prima volta da quando quel mostro aveva preso il controllo di lei, era lei ad avere il sopravvento..... Riaveva il suo corpo, e non aveva certo intenzione di farla passare liscia a quella bambina megalomane e isterica...
    "Preparati, perché sto arrivando!"



    La creatura era completamente sorpresa.... Quella ragazzina.... Come aveva fatto a prendere il sopravvento... Cioè lei lo sapeva che quello era il punto debole di quel suo potere.... Ma non pensava che sarebbe.... Accidenti, faceva discretamente male quella ferita alle due braccia.... Aveva dovuto mollare l'altro.....
    "Tu...... TUUUUUUUUU!!!!!!! MALEDETTA!!!" La "bambina" spalancò gli occhi e iniziò a urlare "Te la farò pagare per avermi ferita.... Per aver alzato le tue luride mani da umana su di me!!!" Il tempio iniziò a tremare.... Tutto intorno a loro iniziò a vorticare.... Ora il tempo si era sbloccato... Le creature si potevano di nuovo muovere.... E così anche la sorella di Galatea..... Tutti si guardavano intorno stupefatti però.... Stupefatti per i nuovi arrivati.... "Mie creature!! Annientateli!! Uccideteli tutti quanti!!! Fateli a pezzi!!" e dopo aver gridato l'ordine libero le due mani bloccate a terra e si teletrasportò dall'altra parte del salone, dietro la schiera delle sue creature bianche simili a lupi....


    Il potere della bambina era tale che poteva mutare la finzione in realtà... Aveva modificato quella dimensione in modo da rendere quelle che erano solamente proiezioni in un modo finto in realtà.... Ora tutti e tre potevano essere feriti, attaccati e addirittura uccisi dalle creature se non avessero fatto attenzione.... La sorella di Galatea era sorpresa per quello che stava accadendo e guardava i tre giovani... Era inginocchiata a terra e reggeva a fatica il suo bastone.... Non sarebbe riuscita a combattere ancora a lungo, quindi i tre giovani avrebbero dovuto vedersela da soli....
    Le creature erano tante, e si avventarono sul gruppo, assetate di sangue e desiderose di uccidere.
    Avendo reso loro reali però, aveva reso reali i loro poteri, che funzionavano benissimo in questo mondo come in quello da cui provenivano....

    Ricordatevi che comunque noi siamo qua grazie alla combinazione dei vostri poteri... Questo è il NOSTRO sogno, e le nostre anormalità funzionano al massimo, tranne per Galatea che momentaneamente ha un'abilità un po'diversa da prima grazie al potere della creatura che risiede in lei.
     
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    Se l’obiettivo di Haiiro era quello di irritare la bambina, poteva dire di esserci pienamente riuscito. Peccato che, afferrato da una delle sue mani e stritolato da essa, il ragazzo non aveva tempo di esultare. Ciò che uscì dalla sua bocca fu invece un grido di sofferenza, mentre la morsa della mano intorno al suo petto si faceva sempre più forte, il dolore che lo invadeva più acuto e la paura di venir ucciso da un momento all’altro invadeva la sua mente.
    Avrebbe potuto forse entrare nel suo stato di dormiveglia, ma… avete mai provato a dormire mentre state venendo stritolati?
    Già, non è esattamente un'impresa semplice.

    A salvarlo fu Galatea, che si era ripresa dallo shock subito e, anzi, sembrava più forte di prima. Impugnava una katana ed era decisa a combattere. Si scusò con loro per essersi fatta abbattere, ma non ce n’era proprio bisogno. Visto che gli aveva appena salvato la vita, Haiiro era più che disposto a perdonarla e anche di più.
    Ma in quel momento la bambina si decise a darli un assaggio dei suoi poteri, rendendo reali quelle che fino all’attimo precedente erano solo immagini.
    Il potere di rendere reale ciò che non ha esistenza reale… in qualche modo è simile al mio Dream Teller, ma il suo livello sembra decisamente più elevato del mio, oltre ad essere più semplice da usare.
    Però ricorda: è il mio potere, unito a quello di Tatsuya e a Galatea, ad aver forgiato questo mondo.

    Haiiro, senza perdere ulteriore tempo, entrò nello stato di dormiveglia [1 PA].

    Il terrore provocato dall’attacco della bambina, il dolore a esso connesso e la sensazione di essere alla sua mercé erano ben presenti in lui. Haiiro tuttavia non provò ad allontanare queste sensazioni, ma al contrario ci si immerse totalmente, riempiendo il proprio animo di esse.
    Grazie a ciò, il sogno da lui sviluppato era un’immagine speculare dell’attacco appena subito.
    Nel suo sogno infatti, molteplici braccia comparse dal nulla (o meglio, da un’oscurità imperscrutabile) lo afferravano, spingendolo verso il basso e stritolandolo, mentre una risata agghiacciante si levava. A coronare il tutto c’era la sensazione di venir stritolati e il dolore straziante al petto.
    Ovviamente, visto che quell’immagine era passata per il filtro del suo inconscio, non era uguale all’attacco della bambina. Le braccia in sé erano diverse, cosparse da venature rosse assenti in quelle della creatura, mentre le mani erano simili agli artigli di un uccello. Nella risata agghiacciante si riusciva a sentire l’eco della sua folle risata, ma a essa si fondevano altre risate diverse. Erano le risa di derisione che Haiiro aveva sentito lungo tutta la sua vita. Risa che portavano alla memoria tristi ricordi, ma andava bene così. Il ragazzo stava capendo che non doveva distogliere lo sguardo dai ricordi spiacevoli, ma al contrario doveva guardarli in faccia, recuperando i sentimenti negativi suscitati in lui e usandoli come materia prima per dare forza ai suoi incubi.

    Quel mondo era un sogno da lui creato, quindi Haiiro sentiva di poter usare tutti i suoi poteri. Avrebbe potuto rendere reale ciò che aveva sognato, ma la strada che scelse fu l’esatto opposto, limitandosi a usare solo i primi due sviluppi della sua anormalità. Scelse come bersaglio dei suoi sogni tutti i lupi lì presenti, mentre fece attenzione a escludere i suoi compagni, la sorella di Galatea e la stessa bambina, giudicando più saggio occuparsene dopo.
    Haiiro si concentrò sulla scena delle braccia che lo spingevano a terra e, usando il suo potere di interferire con la realtà (Daydream), lo sviluppò come una spinta che schiacciava i lupi [2 PA].
    Allo stesso tempo inviò alle creature l’immagine illusoria delle braccia che le afferravano, rafforzando la sua illusione al massimo grado (grazie allo sviluppo “A Nightmare on Elm Street”) in modo da renderlo indistinguibile dalla realtà [2 PA]. A ciò aggiunse la sensazione di dolore e di terrore da lui provata [1 PA], per rendere ancora più reale e veritiera l’illusione.

    Riassumendo questo sarebbe stato l’effetto sulle creature: a una spinta (reale) si sarebbe unita l’illusione di venire afferrati e stritolati, supportata dalla sensazione di dolore.
    La spinta iniziale di per sé non aveva la forza per bloccare i lupi, ma solo per ostacolarli momentaneamente. Eppure, legandosi all’illusione, avrebbe portato le creature a immaginarla più forte di quanto essa fosse, accrescendone l’effetto. Ma, allo stesso tempo, la spinta rendeva più verosimile l’illusione, dandogli un fondamento reale. In pratica, la combinazione di un attacco reale a uno illusorio avrebbe accresciuto la forza di entrambi, rendendo il primo più efficace e il secondo più verosimile (del resto un’illusione è tanto più potente tanto più è creduta reale).
    Se tutto andava bene, i lupi avrebbero creduto di essere afferrati sul serio e sarebbero rimasti indifesi per un tempo non indifferente.



    Ora una domanda: Haiiro, quando aveva effettuato quell’attacco, aveva considerato tutti questi fattori?
    La risposta è no: per quanto avesse capito il meccanismo di base del suo attacco, non aveva considerato attentamente i pro e i contro. Il motivo per cui aveva scelto una tattica del genere era semplice e tutt'altro che razionale: rendere pan per focaccia alla bambina. Alla base del suo sogno c’era infatti la paura e il dolore che lei gli aveva fatto provare; Haiiro avrebbe usata quelle sensazioni per combattere le sue stesse creature!
    Ma il ragazzo non si era fermato qua: la sua scelta di controbattere con illusioni e attacchi di poco conto era dettato dalla stessa volontà di irridere il suo avversario: contro un attacco mortale si era difeso con delle illusioni che non potevano far alcun danno. Contro le intenzioni serie delle creature aveva orchestrato un bluff privo di alcuna forza effettiva. Contro la forza reale della bambina aveva reagito con una forza apparente e illusoria.
    Quello non era un modo serio di combattere: era combattere per farsi beffe del suo avversario, con rischi enormi in caso di insuccesso e vantaggi esigui.
    Eppure, mentre con quel trucchetto cercava di fermare creature infernali come quei lupi, il minus Haiiro Kugatsu si stava senza ombra di dubbio divertendo.

    Alex, quando dicevi che le nostre anormalità funzionano al massimo, intendevi che abbiamo tutti gli sviluppi sbloccati? Perché se non è così credo che dovrò un po' modificare il mio post :asd:
     
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    La Luce

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    Non so nemmeno dove sono ora, figuriamoci se posso ricordare da dove provengo

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    Il momento è molto grave, devo restare concentrato. Sta stritolando Haiiro, sono impegnato a tenere d'occhio la sua intenzione. Non voglio fare mosse avventate, capisco benissimo che la bella monstergirl è molto pericolosa e non bisogna lasciare nulla al caso, per fortuna non trovo intenzione di uccidere, per il momento. Accidenti, so troppo poco su di lei ed ho difficoltà a far avvenire una lettura approfondita, forse qualcosa mi sta bloccando. La sue parole sono strane ad orecchie umane, perla di sacrifici e di scelte, di immolare i pochi per salvare i molti. È piuttosto iraconda, va in escandescenza in un attimo se provocata anche solo leggermente, la sua considerazione per la vita umana è estremamente bassa e ci trova un noioso passatempo. È sadica, gode nel procurare dolore sia fisico che emotivo. Sarei curioso di sapere chi sia colui che l'ha preceduta, ma il modo in cui sta provocando Galatea mi preoccupa e mi infastidisce. Sta per compiersi un massacro davanti ai nostri occhi e non potremo fare nulla, Galatea è in preda allo sconforto, tirarla fuori da quello stato sarebbe molto difficile anche per me, mentre Haiiro sta subendo una grande quantità di dolore anche se non ha ancora pianificato di farlo fuori. Devo capire cosa fare, i miei attuali poteri non possono aiutarmi troppo se non li uso con cautela.
    Ero troppo preso dai miei pensieri, quasi non mi sono accorto di ciò che è appena accaduto: una spada, una katana rossa ha colpito l'attaccatura della mano al cappuccio.

    "Ho ascoltato abbastanza idiozie da parte tua! Ho pianto, mi sono disperata, ho perso il controllo, ho avuto paura, ho avuto paura di perdere le persone a me care anche se non le ho mai conosciute perché tu me ne hai cancellato il ricordo... Ma mentre tu parlavi mi è venuta in mente una cosa.... Io queste persone le ho già perse, tutto questo è già avvenuto anni fa, è solamente stato rimosso dalla mia mente, questo dolore fa già parte di me e in un modo o nell'altro io l'ho già superato! E ora lo farò di nuovo, perché che tu lo voglia o no io sono qua per riprendermi il mio passato e se per farlo dovrò eliminare te, allora preparati, perché ti taglierò in pezzettini talmente piccoli che dovranno raccoglierti con il cucchiaino stanne certa!"

    Galatea...

    Finalmente sembra aver ritrovato la risolutezza per combattere. Ha ancora paura, ma è normalissimo averne. Io stesso ne avrei nella sua posizione, dopotutto siamo noiosi umani. Noiosi umani che combattono per il proprio domani, per i propri cari, per gli amici e per poter affrontare con loro l'incertezza del domani.

    "Mi dispiace di essere stata così debole fino adesso... Non riuscivo a controllare le mie emozioni, vi ho messo entrambi in pericolo facendovi partecipare a questo viaggio... Vi chiedo scusa, vi prometto che da ora in poi sarò più forte! E non permetterò più a questa bambina di avere il controllo su di me...."

    Sono felice di sentirle dire queste parole. Non serve che aggiunga altro, tutto quel che le avrei potuto dire sembra averlo trovato dentro si sé.
    Non attende oltre, si lancia subito all'attacco della monstergirl.
    È una battaglia molto interessante, Galatea attinge ad un nuovo potere, probabilmente un frammento dello stesso potere della ragazzina tanto che riesce a tenerle agevolmente testa.
    È il momento per cercare di muovermi e prepararmi, non posso certo restare qui immobile senza far nulla. Il mio pensiero va alla katana che ha lanciato prima, se la recupero ed assimilo le sue abilità potrò usarla al suo stesso livello, il ché male non fa. È così che ora mi ritrovo armato di spada mentre la ragazzina molla Haiiro ed indietreggia.
    La tengo ancora attentamente sotto controllo con la One Heart, o per lo meno con la parte di potere che riesco ad usare, devo continuare a leggerne le intenzioni ora che era ferita e, probabilmente, ancor più pericolosa. Era la reazione di una bestia ferita, un misto di paura e di rabbia, lei lo negherebbe ma sono certo che sia così.
    Però...questo non era nella lista! Il tempio sta tremando! Quella ragazzina ha fatto qualcosa, ma che razza di poteri ha? Sto continuando a concentrare il mio di potere ma...sto iniziando a sentire troppe voci, troppe anime. No, non è possibile! Il tempo non è più fermo, ha ricominciato a scorrere!
    Io che urlo all'impossibile dopo tutto ciò che ho visto suono un po' ridicolo, ma non posso non pensarlo. Con il suo potere ha reso questo posto reale, l'ha reso vero. Tutta queste gente ci sta guardando, ci vede e si interroga su cosa sia successo, non capiscono da dove siamo usciti e...ehi! Ma la One Heart funziona! È tornata alla normalità....
    No, non è esatto. Sento troppe informazioni, percepisco troppi dati e non è solo questo, avverto qualcosa di differente. La testa....mi fa male.

    La ragazzina ci lancia contro i suoi lupi, vuole che siano loro a sbranarci, ma io non posso fare nulla, sento dolore. I miei occhi bruciano, le vista si fa meno chiara, vedo dei piccoli globi di luce, sono tanti e volteggiano nell'aria. Formano come una nube di corpuscoli che vorticano ma non è un movimento disordinato, si stanno radunando per creare una forma.
    Catene! Vedo il mondo invaso di catene. Perché sono qui? Perché posso vedere queste catene invisibili a chiunque altro, normalmente invisibili anche a me?

    Seriamente il tuo intelletto
    deve gravemente far difetto
    se può trovar gradevole
    un aspetto sì abominevole


    Questa voce...la riconosco...era la voce di una di loro. Ma cosa sta succedendo? E non parlare in versi.

    La realtà ha subito un'oscillazione molto violenta e questa visione è diventata vera. Non sottovalutarla, è su un livello simile al nostro.

    Siete davvero voi? Ma come faccio a sentirvi? Non dovrei...

    Abbiamo lasciato traccia di noi in Idea, ora siamo riusciti a riconnetterci a quella grazie a questi sconvolgimenti e possiamo raggiungerti. Credo che tu sappia cosa fare.

    Vuoi che spezzi queste catene? Ma cosa accadrà questa volta? Non ho più la mia Origine, non potrò certo ricorrere a quel potere. Vorrei tanto, renderebbe tutto molto più facile, ma oramai è svanita.

    ”È inesatto. La tua Origine non è completa ma c'è ancora, è per questo che ora che hai trovato un innesco hai potuto ristabilire un contatto con l'altra parte. Purtroppo è troppo flebile perché possano fornirti assistenza, servirebbe un contatto più forte.”

    La tua voce mi è nuova, chi sei?

    ”Ciò che rimane della tua origine. Non dovremmo interagire ma questo è un caso particolare in una situazione inusuale. Non crucciarti, quando saremo fuori non ti sarò più di alcuna utilità e non udrai la mia voce in alcuna occasione. Ora limitati a seguire le mie indicazioni, sii celere ed infrangi queste restrizioni.”

    Mi viene difficile capirti, potresti cercare di parlare anche più normalmente.
    Cosa sbloccherò?

    ”Questo mondo è stato forgiato con l'ausilio della tua anomalia. Ora che è divenuto vero la stessa sorte è toccata al segmento di One Heart che dava consistenza al mondo. Le catene intrappolano quel segmento, spezzale e verrà liberato il tuo potenziale attuale.”

    Sarà come in quell'incubo delle presenze?

    ”Precisamente.”

    Quindi avrò...

    Ah!Ah!Ah! No, non potrai tirare fuori spade, però avrai comunque qualcosa di nuovo da assaporare.

    Prima di procedere, ditemi i vostri nomi.

    Muzet.

    E tu, mia Origine? Quale è il tuo nome?

    ”Io non ho un nome”

    Non ne hai? Beh, questo può essere un problema, tutti devono avere un nome. Se ho ben capito l'altra volta ho liberato te dalle catene ed ho visto la tua vecchia forma.

    Apro la mano destra, quello stesso pulviscolo luminoso vi vortica sul parlo e prende forma, quella di una falce che non credo possano vedere.

    Bene, direi di avere il nome per te. Ti chiamerò Nix. Ti piace?

    ”Nix...il mio nome...è Nix?”

    Aw! Che nome carino!

    Lo prenderò per un si. Bene, Muzet, Nix, si comincia!

    È con decisione e mano sicura, mentre continuo a stringere la spada nell'altra mano, che sfrutto la falce per colpire quelle catene. Non c'è l'effetto poderoso dell'altra volta, le catene si spezzano e basta...ok questa è un po' una delusione, deve essere una cosa davvero modesta questo potere in confronto ad una Origine eppure...eppure lo avverto. Qualcosa si sta davvero smuovendo. Tutte quelle catene e la falce si disgregano, le particelle luminose ricominciano a vorticare e si abbattono su di me, mi invadono, le assorbo tramite la pelle.
    Ad un occhio esterno io sembrerei in preda a strani comportamenti dato che nessuno potrebbe vedere quel che è appena successo o sentire quelle voci, una proveniente dall'Heaven Feel e l'altra da qualcosa che non avrei mai potuto anticipare, una rimanenza dentro Idea.
    Io però sento che qualcosa è davvero successo, sento che i miei limiti sono saltati, che tutto funziona alla perfezione. Questa sensazione di completezza....
    Anche ad Haiiro, che ha combattuto fino ad ora sottomettendo quei lupi, è successo qualcosa di simile, il suo potere sembra essere improvvisamente avanzato e si comporta in modo molto differente. Analisi anormale?

    ”Così parrebbe.”

    Era l'unica cosa che mi mancava, ora la comprensione è assoluta ed anche i dati dei poteri si sono aggiunti a tutti gli altri. Ora riesco a dare una forma a tutto, riesco a sentire tutte queste voci che mi giungono da ogni dove, dalle persone come dalle piante e dagli animali, queste migliaia di cuori che battono all'unisono.
    One Heart.

    All'apparenza sono ancora uguale ma è dentro che sono profondamente diverso.

    Devo trovare una strada, un'apertura.
    Siamo in mezzo a tanta gente atterrita, stava venendo massacrata fino a...fino ad ora, secondo il loro punto di vista, e adesso stanno vedendo una scena molto strana con altre tre persone che fanno cose strane...beh, due persone visto che io non ho ancora fatto nulla oltre a tenere in mano una spada.

    A terra i lupi sono oppressi dal potere di Haiiro, avverto la loro voce, i sentimenti che lui gli sta procurando. Sono i sentimenti che condividono anche le persone del posto.

    ASCOLTATEMI!

    Ho agito senza pensare ed ho urlato ad alta voce per attirare l'attenzione. Vediamo che altro mi può suggerire la testa e le capacità di improvvisazione.

    Siamo in tre, qualcosa ci inventeremo.

    Più o meno so cosa fare, devo usare un bel trucchetto, uno dei più infidi del mio potere [One Heart – Alter] su questi lupi, per lo meno devo provarci. Se dovesse funzionare potrei ottenere un risultato immediato molto importante.

    ”Il morale degli astanti”.

    Almeno spero.

    Fino ad oggi molto avete temuto, molto avete sofferto e patito. Ma qual è la vostra colpa? Nei vostri cuori vi siete spesso domandati perché doveste subire tutto questo, se fosse la pena per un qualche vostro delitto. Tuttavia non vi siete arresi, avete cercato di ribellarli ed avete tentato una rivolta, ma il vostro tentativo è stato vano. Siete stati massacrati, voi che volevate solo riprendervi la vostra libertà. Siete stati immolati per il volere di una ragazza che vuole essere un Dio, per renderle omaggio. Ebbene, tutto questo dovrà finire! Il vostro dolore è rimasto troppo a lungo inascoltato, la vostra dignità è stata calpestata ed ora io vi dico: riprendetevi la vostra umanità! Riprendetevi la vostra libertà! Il vostro oppressore non è invincibile, può essere battuto. Aiutateci a combatterlo! Affidatevi a noi! Donateci la vostra forza e la vostra fiducia! Affrontatelo insieme a noi perché non dobbiate più soffrire! Nessuno dovrà più provare dolore! E voi!

    Punto la katana contro il pavimento e vi poggio sopra l'elsa entrambe le mani. Ora mi sto rivolgendo a quei lupi, con l'attuale potere posso facilmente comunicare con loro.

    Voi, agnelli travestiti da lupi, prestate grande attenzione a quel che state subendo perché non è nulla in confronto a quel che hanno patito queste persone a causa della vostra padrona e per mano vostra. Questo dolore non basterà per espiare! Questo dolore non dovrebbe essere vostro! È stata la vostra fedeltà mal riposta ad avervi condotto a questo! Anche voi avete paura, lo so. La temete con tutto voi stessi e sentite di non avere scampo, le vostre esistenze sono vincolate ad un suo capriccio. Ma io vi offro di far cessare questo dolore, di liberarvi di questo timore! Mi rivolgo a voi che non otterrete mai nulla dalla vita, che non avete un domani. Vi offro il futuro! Sottomettetevi a me! Siatemi fedeli ed obbeditemi! Combattete al nostro fianco, combattete per una vostra esistenza davvero libera! Non ululerete più alla Luna, da oggi ululerete al Sole! Ululate per me!

    Spero tanto che funzioni come dovrebbe. Ora come ora dovrei riuscire ad impormi nella loro mente di animali per ottenere la loro sudditanza. L'imposizione si accompagna normalmente con qualche immagine di potenza per intimorirli, ma questa volta sfrutterò le mie abilità per estendere l'immagine a tutti.
    Ognuno presente sul campo di battaglia vede apparire sulla scena l'immagine alla quale sono riuscito ad aggrapparmi, la prima che mi è sembrata adatta.

    Per fortuna una cosa simile è molto semplice da fare ora che non sono ancora entrato in battaglia, non mi costa alcuna fatica.

    Stai cercando di impressionarli? Di far colpo sui paesani?

    Proprio così. Quella povera gente è spaventata e disperata, sono appena sopravvissuti ad un massacro che ha seguito una cerimonia sacrificale, una immagine simile potrebbe riuscire a smuoverli un po', il pensiero di avere dalla propria parte un potere tanto grande da manifestarsi fisicamente con un aura di terrore potrebbe dar loro coraggio; inoltre gli stessi lupi potrebbero essere stimolati da una figura simile, potrebbero prendere fiducia per ribellarsi e seguirmi non solo per imposizione, ma anche perché sarebbe il loro stesso animo a dirglielo.
    Al momento non ho la necessaria forza bellica, la spada che mi sono procurato non basta, quindi devo andare su un aspetto più psicologico.
    Se gli abitanti del villaggio dovessero anche vedere l'esercito di lupi nemico schierarsi dalla parte di tre figure misteriose che pretendono di essere i loro salvatori, la speranza crescerebbe.

    ”Questi avvenimenti hanno già avuto luogo, stai attraversando unicamente dei ricordi.”

    Ma al momento questa è la realtà. Se morissimo qui credo che moriremmo anche nel nostro mondo, devo ricorrere ad ogni mezzo.

    ”Vorresti alterare il passato?”

    Mi piacerebbe, ma per come sono ora non credo che potrei farlo.
    Però forse...se quella ragazzina ha il potere di rendere reale una fantasia, di viaggiare attraverso le dimensioni e chissà che altro, magari potrebbe anche...

    Creare un secondo mondo dove è valida una linea temporale alternativa? Una che segue gli eventi che si svolgeranno ora?

    È una possibilità che non scarto ed è proprio per questo che dovremo vincere ad ogni costo.
    Mi sto rendendo conto che questo viaggio potrebbe avere un peso ben più grande di quel che pensassi. Ad ora abbiamo sulle nostre spalle il destino non solo di questo villaggio, ma di una moltitudine di dimensioni, di mondi e di specie.
    Tu, Muzet, conosci bene i miei obblighi.

    Però potevi inventarti qualcosa di meglio, non sei stato proprio un trascinatore, eh!

    E di certo voi non mi avete aiutato.

    Ora però devo concentrarmi sul momento; sto ancora aspettando che quei lupi ululino per me, poi dissolverò questa immagine che ho trasmesso a tutti. Mi piacerebbe davvero tanto un esercito di lupi.
    Mi rivolgo alla ragazzina.

    Anche per te questo dolore potrebbe cessare, ti basterebbe passare dalla nostra parte e rinunciare ai tuoi intenti. Rinuncia a tutto questo, in cambio avrai un vero futuro. Ogni vita ha uguale peso, non esistono persone più importanti di altre, non ci sono persone inutili. Io, che voglio salvare tutti, cercherò fino alla fine di salvare anche te.

    Anche io adesso sono pesantemente in ballo, ancor più di prima. Comunque sia andata con i lupi, mi preparo finalmente a rispondere con la One Heart. Leggerò la sua prossima intenzione e, se dovesse cercare di attaccarmi, sarò pronto in anticipo a contrattaccare.


    Edited by .Micael. - 18/6/2014, 01:20
     
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  4. Âlex ‡ Pitoµ
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    Destino, futuro, passato, presente ormai nulla di tutto ciò contava più perché all'interno del tempio era iniziata la battaglia per la sopravvivenza, una lotta che va avanti fin da quando di è originata la Terra, il più forte vince e il più debole viene eliminato, e ora sta ai tre ragazzi cercare di sopravvivere e non essere i più deboli.
    E per ora i tre se la stavano cavando molto bene e stavano dando parecchi problemi alla "divinità", che li guardava dal suo trono, in attesa di vedere quale sarebbe stata la loro mossa successiva

    Tatsuya e Haiiro se la stavano cavando egregiamente, Galatea era sicura che la creatura malvagia non se lo sarebbe mai aspettato che avrebbero sconfitto i suoi lupi così facilmente. Galatea si spostò e si avvicinò a quella che doveva essere sua sorella e la aiutò ad alzarsi; quest'ultima fece forza anche sul suo bastone ed una volta in piedi fissò negli occhi la ragazza che le stava davanti..... Finalmente Galatea aveva avuto l'occasione di incontrare una persona della sua famiglia.... Con un semplice sguardo le due capirono di avere tanto in comune eppure di risultare due complete estranee....
    "Io..... Non so cosa dire.... Solo che... Sono contenta, ecco, di averti conosciuta e...." L'emozione era troppa per Galatea che non sapeva cosa dire, ma la sorella capì tutto e la abbracciò forte, senza fare domande, non voleva sapere il perché e il per come, tutto quello che le interessava era che la sua sorellina era sopravvissuta a quella notte di terrore, che era cresciuta ed era diventata stupenda.
    "Non c'è bisogno di parole, l'importante è che tu sia qui; ora l'importante è fermare questo massacro, il tempo per parlare lo avremo dopo!" e così facendo sollevò il suo bastone verso l'alto e una polvere scintillante si diresse verso Galatea, Tatsuya, Haiiro e la donna stessa, e le loro forze ritornarono, ripristinando completamente la loro energia e curando eventuali ferite.



    La donna bionda si fece avanti, spostando dolcemente la sorella, impugnò il suo bastone e si rivolse ai due ragazzi:
    "Ragazzi, non so chi voi siate, ma fate molta attenzione, i poteri di quell'essere sono fuori dal comune, non sarà così facile fermarla e tanto meno soggiogare le creature che avete di fronte, non dimenticate mai che lei ha il completo controllo su di loro!" Dopo di che fece un passo avanti e si mise in mezzo alla stanza, sollevò il bastone e iniziò a recitare una specie di cantilena in una lingua sconosciuta, e successivamente colpì il terreno con il bastone proprio davanti a lei, ci fu un leggero terremoto e dal terreno, sotto le creature, si crearono una serie di spaccature dal quale fuoriuscì un potente getto di lava.... Aveva approfittato della distrazione di quegli esseri per finirli, nemmeno loro erano in grado di sopravvivere ad un attacco simile.

    Galatea fissava la donna sbalordita..... Da dove proveniva un potere simile? Ma non era il momento di esultare, perché qualcosa, o meglio, qualcuno, si stava muovendo dal fondo della sala, camminando lentamente e contemplando le sue creature uccise....

    ........
    .........
    Morti.... Uccisi..... I suoi cuccioli erano stati eliminati.... La ragazzina aveva osato ferirla..... Il suo sacrificio si stava ribellando ed era in piedi.... E di nuovo quei discorsi sul coraggio.... Quegli odiosi discorsi sul coraggio.... Ma adesso basta, com'è che si dice? Se vuoi che una cosa sia fatta bene, fattela da sola.... Ecco di nuovo quegli stupidi ricordi umani, doveva eliminarli dalla sua mente!! Lei non era come loro, lei era migliore di loro!! E li avrebbe uccisi tutti quanti!
    Iniziò a fare loro una applauso, battendo le sue mani lentamente e avanzando nel frattempo... Mentre camminava i corpi delle creature scomparvero lentamente.... Ora nella grande sala rimanevano solamente loro quattro; non gli avrebbe mai permesso di lasciare vivi quel luogo....
    Si fermò a circa 5-6 metri da loro, voleva squadrarli bene prima di eliminarli...
    "Dunque... Siete stati bravi molto bravi, ero convinta di averti eliminata" Disse rivolgendosi verso la sorella di Galatea "E invece sei ancora viva e vegeta.; pazienza errore mio, non lo commetterò una seconda volta, puoi starne certa... Cosa abbiamo qui?" E questa volta si voltò verso Tatsuya "Poteri mentali alquanto avanzati, sono piuttosto impressionata sai? Sapevo che eri in possesso di una qualche abilità simile, ma non pensavo fosse di questo livello" Ora aveva messo le mani dietro la schiena e guardava a terra, dopo poco iniziò a ridere.... Lentamente si sollevò in volo, le mani che partivano dal "cappuccio" sulla sua testa si disposero intorno a lei, distese e con le enormi mani aperte, ora si trovava a circa 3 metri da terra. Incrociò le gambe, ora era seduta nell'aria e fissava il gruppo... "Ma cosa devo fare con voi? Tanto tua sorella l'ho già uccisa, sei semplicemente tornata indietro nel tempo... Va bé, sono stufa di fare questi discorsi con voi! In ogni caso non avete la minima intenzione di ascoltarmi! Diamo inizio alle danze allora!! Volete affrontarmi??!! Bene!! FATEVI SOTTO!!"


    La creatura congiunse le sue mani, come se stesse pregando e il suo corpo si circondò di un'aura nera molto densa, che iniziò ad espandersi.... Gli occhi della bambina da gialli divennero di un nero profondo e cupo; intorno ad ognuno di loro comparve un cilindro di energia viola/nero che li intrappolò.

    La sorella di Galatea intuì che stava per fare qualcosa di molto spiacevole, iniziò a recitare un incantesimo, che generò un'esplosione intorno alla bambina, ma era troppo tardi, la bambina aveva portato a termine il suo attacco...
    L'area intorno a loro sparì, tutto divenne buio e quando aprirono gli occhi, il luogo in cui si trovavano non era più lo stesso di prima... Ma c'era di peggio.... Erano stati divisi; l'obiettivo della creatura era stato quello sin dall'inizio e molto probabilmente li avrebbe voluti isolare, ma l'attacco della giovane donna aveva sabotato il suo piano ed il gruppo era stato diviso in due coppie.

    Galatea e Tatsuya riaprirono gli occhi all'interno di una foresta; l'aria era fresca, il cielo non si vedeva a causa degli alberi giganteschi dalle foglie verdi brillanti, attraverso di esse filtravano i raggi caldi del sole, mentre a terra vi era un prato di erba e fiori di ogni tipo... Era uno spettacolo molto suggestivo, quel posto era un vero e proprio paradiso.
    I due si trovavano distesi a terra a qualche metro di distanza l'uno dall'altro, come se fossero stati scagliati li da lontano (che è un po'quello che era successo). Dove si trovavano? Cos'era successo agli altri? Cosa avrebbero dovuto fare? Tutte domande che sicuramente avrebbero affollato la loro mente nel momento in cui si sarebbero svegliati.

    La sorella di Galatea e Haiiro si sarebbero svegliati di li a poco, in un luogo molto particolare: erano in una stanza circolare, priva di finestre e con un motivo a rombi bianchi e neri sia sui muri che sul pavimento; all'interno di questa stanza vi erano due porte, una di colore nero e una di colore bianco ed entrambe possedevano una scritta in un alfabeto strano.

    Diamo inizio...
    .... al divertimento!!!
    La bambina era ora seduta nella sua caverna, nel suo mondo e sopra al suo trono.... I lupi bianchi erano tutti li attorno, accucciati e mezzi addormentati; la bambina stava guardando in due diversi portali rotondi: uno aveva Galatea e Tatsuya al suo interno, l'altro Haiiro e l'altra donna....
    "Molto bene, voglio vedere come ve la cavate in questa lotta contro il tempo per la vostra sopravvivenza! Non mi sono mai divertita tanto!" E così facendo la creatura continuava a guardarli e osservarli; aveva iniziato un gioco di sopravvivenza in cui le sue prede avrebbero dovuto correre contro il tempo per salvarsi, ma questo loro ancora non lo sapevano, già pregustava le loro facce nel momento in cui lo avrebbero scoperto!!!



    Prima divisione del gruppo.... Io condurrò la parte con me e Tatsuya, Haiiro sei libero di scegliere una delle due porte, questa volta siamo nel tuo passato, e per un po'potrai gestire tu la tua parte di narrazione (dato che eravamo d'accordo che saremmo andati anche nel vostro passato), la sorella di Galatea sarà solo un supporto.
    Mic più avanti guarderemo anche nel tuo passato, non ti preoccupare :asd:
     
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    L’attacco mentale congiunto di lui e Tatsuya si rivelò efficace, riuscendo a fermare i lupi per abbastanza tempo da permettere alla sorella di Galatea di sistemarli con… della lava? Inoltre poco prima con un altro incantesimo aveva guarito l’intero gruppo.
    Niente male, possiede sia magie bianche che magie nere e a un livello parecchio elevato. Ho idea che rendendola reale quell’essere ci abbia fatto un grosso favore…
    Forse l’aveva pensato anche il loro nemico, tanto che decise di cambiare strategia: dopo essersi avvicinato e aver tenuto un discorsetto gli attacco improvvisamente.
    Senza aver tempo per entrare nel dormiveglia, Haiiro fu preso in pieno, perdendo i sensi mentre intorno a lui tutto si faceva nero.


    Si svegliò. Dove si trovava adesso? Era disteso su una superficie dura, come quella di un pavimento in pietra. Accanto a lui una figura: la sorella di Galatea, ancora distesa sul pavimento. Ancora per poco: ella aprì gli occhi e si alzò in piedi, guardandosi attorno. Haiiro la imitò.
    Si trovavano in una strana sala circolare, intarsiata da un motivo a rombi e su cui spiccavano due porte, una bianca e una nera. Incise su ognuna di esse c'erano lettere di un alfabeto sconosciuto.

    Sembra che quell’essere ci abbia diviso – nonostante tutte le vicissitudini passate, la ragazza aveva conservato la sua presenza di spirito – dobbiamo unirci agli altri per poter avere una possibilità di batterlo.
    Ah, sì, hai ragione… Al contrario, Haiiro era ancora confuso per il cambio di scenario. Ma dove siamo qui? Come possiamo fare per rincontrarli? E cosa significato i simboli sulle porte?
    Purtroppo lo ignoro, ma dubito che rimanere qui ci aiuterà.
    Su questo di sicuro aveva ragione. In qualsiasi luogo fossero non c’era tempo da perdere.
    Bene, allora scegliamo questa. Senza più esitare Haiiro aprì la porta nera.
    Va bene, ma perché quella nera?
    Beh, è il colore del caffè, no?
    Caffè…?
    La sorpresa della ragazza era dovuta al non conoscere quella bevanda o al poco criterio dietro quella scelta? Qualsiasi fosse la risposta, ormai i due avevano varcato la soglia e deciso il percorso.

    Oltre la porta, ciò che gli aspettava era… il buio cosmico, freddo e scuro come neanche la più buia delle notti è. Solo qualche stella lontana rischiarava quello spazio, confortando il cuore, comunicando loro che non erano soli in quell’oscurità.
    Sprofondarono in quella marea scura, cadendo sempre più giù… o forse no? In quello spazio ogni punto di riferimento era perduto, non c’era più un sopra o un sotto, un davanti o dietro, ma solo l’infinito buio che li inghiottiva e qualche lontana stella. Erano fermi o si stavano muovendo? I due non lo sapevano, restarono in quello stato finché non sentirono l’angoscia nel loro cuore farsi sempre più grande, finché non parve sul punto di esplodere. Allora chiusero gli occhi per poter sfuggire a quella vista, chiusero gli occhi preferendo l’oscurità delle palpebre a quella abissale del cosmo. Chiusero gli occhi e quando gli aprirono…

    Luce, una luce talmente forte da abbagliarli. O almeno questa fu la loro impressione, poiché in realtà ciò che avevano davanti era il sole che ci illumina ogni giorno. Solo che, dopo l’oscurità in cui erano piombati, ai due sembrava splendesse più forte di una supernova.
    Quando i loro occhi si abituarono alla rinnovata luce, ciò che videro di fronte a loro era una tranquilla cittadina di campagna. Case fiancheggiate da strade, strade percorse da macchine e biciclette, pedoni allineati lungo i marciapiedi. Un panorama così normale da sembrare ad Haiiro, dopo le recenti peripezie, quasi irreale.
    Ma c’era un altro sentimento che provava guardando quel luogo. Dapprima era solo una sensazione vaga e confusa, ma più si guardava intorno più andava definendosi, finché non fu in grado di capire cosa essa fosse: era famigliarità e nostalgia. Lui era già stato lì. Aveva camminato per quelle vie, giocato, pianto e vissuto. Era la città in cui era nato e in cui aveva vissuto per dodici anni, prima di fuggire lontano.

    Credo di sapere dove siamo. Prima eravamo nel passato di Galatea, tua sorella, ora invece ci troviamo nel mio.
    Nel passato, hai detto. Quindi davvero voi provenite dal futuro...
    Non aggiunse altro, ma di sicuro aveva intuito ciò che significava: lei sarebbe dovuta morire quella notte. La sua esistenza attuale era reale o solo un sogno effimero? Non poteva non esserselo domandato, malgrado ciò proseguiva imperterrita.
    Lo sapevo, è una persona forte. Nonostante la situazione, non ha esitazioni. Anche Galatea è uguale, ha rivissuto davanti a sé il trauma di quell'orrendo massacro, eppure ha saputo rialzarsi e contrattaccare.
    Lo ammetto, sono un po’ invidioso…


    Si misero a camminare, con Haiiro che faceva strada. Visto che non sapeva bene dove andare decise di affidarsi solo su un fattore per scegliere la via: il senso di famigliarità che avvertiva.
    Quella scelta diede presto i suoi frutti, perché in poco tempo i due giunsero in un luogo che Haiiro ricordava molto bene: la scuola elementare. Doveva essere la ricreazione, perché tutti i bambini erano fuori in cortile. Tra quelli doveva esserci anche l’Haiiro bambino.
    I due superarono il cancello (erano tornati a essere immateriali e invisibili alle altre persone, come all’inizio del viaggio) e si misero a cercare il di lui passato. Alla fine lo trovarono vicino a un albero, distante da tutti gli altri bambini. La differenza tra l'Haiiro passato e quello presente era marcata, non tanto a livello di lineamenti, ma come cura del corpo. Il bambino infatti, pur essendo magro, non appariva denutrito e trasandato come la sua copia del presente. E poi non aveva occhiaie. Per chi conosceva l’Haiiro presente era una differenza piuttosto marcata, per quanto ovvia.

    Così questo sei tu da piccolo. Ora che ti abbiamo trovato, cosa dobbiamo fare?
    Non lo so, credo che dovremmo restare ad osservare ancora un po’…
    Ma era davvero così? Lo spazio in cui si trovavano adesso era senza dubbio basato sui suoi ricordi. Però era stato quella creatura a mandarli là. Per quale motivo? E quale controllo essa aveva su quel mondo? La probabilità che tutto questo fosse una trappola era alta. Eppure Haiiro voleva continuare a osservare, perché sentiva che qualcosa si nascondeva là, in quei ricordi. Qualcosa di importante per lui da capire.

    La scena davanti a lui stava intanto proseguendo. Vicino al suo sé bambino ora c’era un altro bambino più o meno della sua età. Ad Haiiro ci volle più di un momento per capire chi fosse, eppure era una persona vicino a lui. Si trattava infatti di suo fratello. Egli, dopo aver parlato un po’ con il piccolo Haiiro, lo portò insieme a sé da altri ragazzi della loro età. Ma anche lì il bambino rimase quasi muto, senza integrarsi con gli altri.
    Cosa vuol dire? Non ho molti ricordi di quando ero bambino, a parte l’incendio che ho provocato, ma che fossi evitato dagli altri a causa del mio potere lo sapevo.
    Eppure c’era qualcosa che non andava. A quel tempo non soffriva per la mancanza di sogni e a essere affetti dalla sua anormalità dovevano essere solo i suoi genitori e suo fratello. E allora perché…?

    La scena di fronte a loro cambiò, erano sempre a scuola, ma ora era più tardi e i bambini stavano uscendo per tornare a casa. Haiiro bambino era sempre lì, isolato dagli altri e come racchiuso in se stesso.
    Di nuovo cambiò la scena, stavolta erano a casa di Haiiro, ma la storia era sempre quella: il suo sé passato che se ne stava da solo. Cambiarono posto altre volte, così tante da perdere il conto. Ogni scena riguardava il piccolo Haiiro e in ognuna figurava lui da solo.
    C’è un senso dietro questo. Ci deve essere. Ma quale? E come se qualcosa mi sfuggisse…

    Eri… un bambino piuttosto solitario. A fianco a lui, le parole della sorella di Galatea lo riscossero dai suoi pensieri.
    Già, ma non poteva essere altrimenti. A causa del mio potere io…
    Haiiro si fermò. All’improvviso la risposta gli apparve chiara.
    No, mi sono sbagliato… è proprio il contrario.
    Ora capiva. Ecco perché qualcosa non tornava: stava vedendo le cose dalla prospettiva sbagliata. Aveva confuso causa e effetto. Vedendo che stava sempre da solo aveva pensato fosse dovuto alla sua anormalità, invece era il contrario. Era perché stava sempre da solo che la sua anormalità…

    Haiiro fece un sorriso storto. Per anni si era chiesto il perché della sua anormalità, ora aveva la risposta. Non dipendeva da qualche scherzo della sorte o dal volere di un dio maligno, no, l’origine della sua anormalità, anzi del suo minus, risiedeva in lui solo.
    Andiamo, qui non c’è altro da vedere…
    Andiamo? Ma come?
    È semplice, ora che abbiamo, anzi che ho ricevuto il messaggio che dovevo ricevere non ci rimane altro da fare qui. E, se non sto sbagliando, per andarcene ci basterà chiudere gli occhi.
    La ragazza sembrava scettica, ma fece come Haiiro gli aveva detto. I due chiusero gli occhi e quando li riaprirono era notte. Davanti a loro si ergeva la sagoma di un edificio che avevano già visto in precedenza.

    Ma questa… è la casa in cui vivevi! Non siamo affatto andati avanti!
    Ti sbagli, siamo andati avanti eccome. Se questo fosse un manga sulla mia vita, adesso saremmo arrivati al secondo capitolo, “L’incendio”.
    No, anzi, il vero titolo dovrebbe essere questo: “La colpa”.

     
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  6. Âlex ‡ Pitoµ
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    Inizialmente pensavo io di prendere il controllo della sorella di Galatea, ma vedo che la stai usando in maniera eccellente, quindi continua pure, io andrò avanti con l'altra parte :asd:
    Il suo carattere è come quello di Galatea sostanzialmente, solo che è più grande e di conseguenza conosce molte più cose ed è una persona molto saggia che difficilmente si spaventa. Ha una tranquillità ed una calma impressionante ed è sempre iper protettiva, soprattutto con le persone che vede in difficoltà e che hanno bisogno di aiuto ed è sempre in grado di consolarle con un sorriso anche quando si trovano in un momento critico.

    Per quanto riguarda il suo potere è simile a quello di Galatea, ma a livelli decisamente più elevati... In sostanza il suo potere si basa sul controllo della natura circostante e può attaccare con tutti gli elementi, esattamente come i fiori di Galatea ma senza bisogno di piantare semi ne nulla, semplicemente li evoca.... Il suo principale potere d'attacco consiste nel poter generare esplosioni (il fiore Amarillidi di Galatea fa una cosa simile, ma anche qua lei può farlo senza evocare il fiore)

    Ha un particolare potere che le consente di evocare un polline che cura le ferite degli esseri viventi.

    Se sei in difficoltà in battaglia chiedimi pure :asd:
     
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    La Luce

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    Non so nemmeno dove sono ora, figuriamoci se posso ricordare da dove provengo

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    Cosa succede? Non si vede nulla. È troppo buio. Tutta questa oscurità è...vorrei dire inquietante, ma oramai mi è troppo familiare, non riesco più ad agitarmi come un tempo. Che cosa brutta, essere familiari con l'oscurità totale. Ma come faccio a trovarmi in tutto questo? Ricordo che stavamo combattendo contro quella ragazzina, avevamo sottomesso quei bei lupi ma non sono riuscito ad assoggettarli al mio volere. Sono stati tutti eliminati da...dalla ragazza bionda, la sorella di Galatea. C'è stato un terremoto, delle spaccature...

    Quella era lava! Ancora non ci credo...

    Sei...Muzet? Allora anche voi siete reali, tu e Nix. Sono confuso, ho creduto di avervi immaginate e che in realtà non ci foste davvero.

    ”Probabilmente sei stato sorpreso dalla mossa di quell'essere. Quella prigione cilindrica.”

    Sì. Quando è stato quando ha fatto quella cosa. Però sento che l'intervento della bionda ha in qualche modo ostacolato i suoi piani.

    ”C'è stata un'oscillazione”

    Ma è tutto scomparso, inghiottito dall'oscurità. Che diamine ha fatto?

    Riapro gli occhi. Ho difficoltà a mettere a fuoco ciò che mi circonda, è come se li avessi tenuti chiusi per molto tempo. Mi massaggio la nuca, mi duole come se avessi appena sbattuto. Ho anche qualche altro piccolo dolore, ma è roba di poco conto. Non deve essere stato un atterraggio soffice. Ma dove sono?
    Mi stropiccio gli occhi mentre mi tiro su per sedermi. Sento di avere qualcosa sulle mani. Ricomincio a vedere un po' meglio, ma la mia attuale vista non va oltre la mie mani, sulle quali ho dei rimasugli d'erba ed un po' di terra umida. Forse il resto dell'erba e della terra si trova ora sulla mia faccia, visto come mi sono sfregato gli occhi, o forse è nei capelli, la cosa certa è che devo di nuovo serrare le palpebre, gli occhi mi bruciano.
    Non ce la faccio a restare seduto, ho bisogno di alzarmi, ma non ho assolutamente idea di dove mi trovi, di cosa mi circondi. Sono completamente spaesato. Sondo a tentoni l'ambiente che mi circonda ma trovo solo erba. Mentre mi muovo colpisco con la mano qualcosa di diverso, più solido e ruvido oltre che più alto. Tasto la superficie e la sento, sotto la mano, la piacevole consistenza della corteccia di un albero. Appoggiandomi ad esso mi rimetto in piedi. Devo solo fare un altro tentativo con gli occhi.
    Quasi con diffidenza, apro lentamente le palpebre intravedendo un mondo ancora annebbiato. Appoggio con stizza la testo contro il tronco al quale mi sto mantenendo, per me che ho giocato per anni nel bosco della nostra montagna un albero è una delle cose che più riescono a tranquillizzarmi.
    Faccio un profondo respiro ed apro ancora una volta gli occhi. Ci vuole poco prima che la nebbiolina abbandoni la mia vista dandomi una chiara immagine delle superficie rugosa di quel tronco. Sollevo lo sguardo al cielo, gli occhi non mi fanno più male, ma non lo vedo. La fitta rete di rami di queste piante altissime ne impedisce la vista. Tutt'attorno ci sono alberi davvero imponenti, l'aria è molto fresca. Una dolce brezza scuote le cime in un piacevole fruscio, per un momento un raggio di luce filtra attraverso i rami scaldandomi il viso. Mi appoggio con la schiena al “mio” albero e mi lascio scivolare fino a terra socchiudendo gli occhi, adagiandomi sull'erba e la sua moltitudine di fiori.

    Che posto incantevole

    Siamo in una meravigliosa foresta.
    Siamo?

    Galatea!

    In preda all'agitazione, la voce mi esce quasi come un urlo. Vedere Galatea a pochi metri di distanza da me mi tranquillizza, ma non dovremmo essere solo noi.

    Haiiro! Sorellona!

    Chiamo a gran voce.

    Sorellona?

    Non ho idea di come si chiami la ragazza bionda.
    Comunque non è questo il problema. Non sento risposta ai miei urli, è possibile che siano da più in là ancora privi di sensi, oppure non sono proprio qui. La ragazzina ci ha divisi e questo non mi piace. Prima stringevo nelle mani una spada, spero solo che anche quella sia qui da qualche parte e che l'immagine di quella bestia che ho proiettato nelle menti di tutti quando eravamo nel palazzo possa aiutare Haiiro, ovunque si trovi in questo momento.
    Io non posso far altro che aspettare Galatea e sentire cosa ne pensa.
     
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  8. Âlex ‡ Pitoµ
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    Luce, bagliori, esplosioni, lava, la creatura che si alzava in volo e loro che venivano circondati da un'oscurità densa e impenetrabile e poi il nulla, il buio e la desolazione.
    Non sapeva per quanto tempo era rimasta in quello stato di incoscienza, ma durante quel periodo di sonno profondo una serie di visioni le apparvero: sua sorella, si suoi genitori, il villaggio dove aveva avuto inizio lo scontro all'ultimo sangue fra la sua gente e quella creatura infernale.... Non aveva capito proprio niente della sua storia, nessuna spiegazione, era accaduto tutto troppo in fretta, non aveva tempo di parlare con nessuno dei suoi familiari per capire almeno in parte com'era stata la sua infanzia.... Niente di niente.... Che senso aveva dunque quel viaggio? Se solo quel mostro non si fosse intromesso e non avesse mandato tutto all'aria.... L'unica cosa che era riuscita a capire era che in qualche modo sua sorella aveva i suoi stessi poteri e magari in futuro anche lei sarebbe diventata così potente; ma non sapeva nemmeno il nome dei suoi genitori, di sua sorella.... Tutte le cose più importanti le erano ancora completamente ignote, e questo la faceva sentire profondamente infelice.
    Finalmente si svegliò, sentiva uno strano odore, come di erba fresca e un piacevole calore sul viso... Aprì gli occhi sbattendo piano piano le palpebre e rimase accecata da un fascio di luce... Il sole... Piano piano sollevò la testa mettendo una mano davanti agli occhi... Ma dov'era finita? In una foresta? L'erba era verde e gli alberi enormi.... Ma come ci era arrivata?
    Si alzò da terra lentamente ed iniziò a guardarsi intorno alla ricerca dei suoi compagni, ma ne vide solamente uno, Tatsuya...
    "Tatsuya!" Lo chiamò ed iniziò ad avvicinarsi a lui, era contenta di non essere finita in quel posto da sola, probabilmente l'obiettivo della creatura era proprio quello di separarli per renderli più vulnerabili.... "Stai bene? Pensavo che ci avrebbe eliminati tutti con quell'attacco, per fortuna stai bene... Ma gli altri? Mia sorella ed Haiiro? Dove sono finiti? E cos'è questo posto??" Era un fiume di domande ma non poteva farne a meno, non sapevano dove fossero, non c'era traccia degli altri due e molto probabilmente tutto quello era una trappola del loro nemico, il che voleva dire che avrebbero dovuto fare attenzione.

    "Penso che qualcosa sia andato storto, perché il suo obiettivo era quello di dividerci, ma forse l'attacco di mia sorella deve aver in qualche modo mandando a monte i suoi piani e fermato il suo attacco.... Dato che stiamo viaggiando attraverso i ricordi resta da vedere se questo è un mio o un tuo ricordo... Tu ti ricordi di un luogo simile? Io assolutamente no... E non ho nessuna sensazione di averlo già visto come è successo quando siamo arrivati nella città in cui vivevo... " Disse al ragazzo "Inoltre penso che dovremmo fare in modo di ricongiungerci agli altri il prima possibile..." Fece un profondo respiro e decise di avviarsi assieme a Tatsuya per vedere se quella foresta apparentemente immensa avesse una via d'uscita...

    Tuttavia, dopo aver fatto appena 2 o 3 passi, un rumore si diffuse nella zona... Erano passi, ma non passi come i loro.... Erano passi dal suono particolare, un suono metallico che si faceva sempre più forte ma che si espandeva per tutta l'area, e non ciò non permetteva di capire la direzione da cui stesse arrivando...

    Galatea si avvicinò a Tatsuya, rimanendo in guardia... "Non siamo soli a quanto pare... Riesci ad avvertire qualcosa con la tua anormalità?" Il rumore si faceva sempre più forte, qualcosa (o qualcuno) si stava dirigendo rapidamente verso di loro, qualcuno di cui non si conoscevano le intenzioni ne tanto meno se fosse un amico o un nemico...

     
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    Cosa intendi dire per “colpa”?

    Approfittando dell'ultima, drammatica (o presunta tale) affermazione di Haiiro, la giovane aveva chiesto ulteriori informazioni. Visto che sembrava mancasse ancora tempo per l'incendio, il ragazzo si decise a darle un quadro sommario della situazione.

    Il mio potere mi permette di concretizzare i sogni. È unendolo a una delle applicazioni del potere di Tatsuya, ossia la capacità di viaggiare nei sogni, e a Galatea, tua sorella, che siamo riusciti ad arrivare fin qua.
    Tuttavia, se questa volta sono riuscito a usare il mio potere per il bene di un’altra persona, di solito i risultati che ottengo sono di segno opposto.


    Era stato parecchio vago, ma la sorella di Galatea sembrava aver intuito cosa volesse dire.

    I sogni… essi vengono incontrollati nella nostra mente quando dormiamo e non ci è possibile controllarli. Ecco il perché di quelle occhiaie, tu stai disperatamente cercando di non arrenderti al sonno…

    Esatto. E la notte in cui tutto è iniziato, in cui ho capito la natura terribile di questo potere… è questa che abbiamo qua davanti. A causa di un mio sogno, la casa in cui vivevo assieme ai miei genitori e a mio fratello è andata a fuoco. Ho distrutto il luogo in cui vivevamo e ho messo in pericolo le loro vite. A causa del mio desiderio di vivere una vita normale, ho quasi ucciso la mia famiglia.
    Per questo ho detto che è la mia colpa.


    La sorella di Galatea lo guardò fisso un secondo, poi parlò, con tono calmo ma deciso.

    Io non credo che questa sia la tua “colpa”.

    Haiiro aggrottò le sopracciglia. Non riusciva a capire cosa volesse dire. Era ovvio che era sua la colpa.

    In che senso?

    È vero che l’incendio è avvenuto a causa del tuo potere, ma non è certo dipeso dalla tua volontà. Tu non volevi far male a nessuno.

    Però…

    Inoltre come può il “voler vivere una vita normale” essere considerata una colpa? Tu volevi stare solo con la tua famiglia, come tutti d’altronde. È una cosa naturale.

    Ma a causa di questo mio desiderio egoistico…

    Egoistico? Cosa c’è di egoistico nel voler stare insieme alle persone a cui si vuole bene?

    Haiiro aprì la bocca per rispondere, poi la chiuse prima che un singolo suono ne uscisse. Sentiva che ciò che la ragazza stava dicendo non era giusto, non poteva esserlo, eppure non riusciva a replicare in nessun modo.

    Certo, l’incendio è dipeso dalla tua anormalità, questo è un fatto, ma tu non dovresti incolparti così.
    Stai già tentando di salvare mia sorella, sconfiggere la creatura che ci minaccia e tenere sotto controllo il tuo potere. Ti stai già impegnando abbastanza, non ti sembra?




    Per quanto mi riguarda, tu sei una delle persone a cui devo la salvezza di Galatea. Qualsiasi cosa tu abbia fatto in precedenza, io non posso far altro che esserti grata.

    …Grazie.

    Haiiro non era ancora convinto del tutto, eppure si sentiva più tranquillo adesso, come se si fosse levato un peso dal cuore.
    Lei lo guardò con un dolce sorriso prima di rivolgersi nuovamente verso la casa.
    Su, ora dobbiamo pensare ad andare avanti.

    Aveva ragione. Haiiro si accorse che le luci dell’abitazione erano state chiuse. Non doveva mancare troppo all’incendio.

    Non ho ancora ben capito come ha funzionato il passaggio precedente, me lo potresti spiegare?

    Neppure io ne sono sicuro, ma credo che questa dimensione (mondo, sogno o quel che è) sia strutturata in quelli che potremmo chiamare scenari o livelli. Come avrai già capito, questi scenari sono modellati sul mio passato, anzi è possibile che sia io ad averli inconsciamente creati. In ogni scenario c’è un obiettivo da completare per poter passare a quello successivo. In quello precedente l’obiettivo era “comprendere l’origine del mio potere”.

    E cosa succede se falliamo?

    La volta scorsa ci hanno dato altri indizi, ma stavolta credo che torneremo semplicemente a prima dell’incendio, come in una sorta di loop temporale.

    Quindi se vogliamo andare avanti dobbiamo capire e completare l’obiettivo di questo “livello”?

    Esatto.


    Dopo questo dialogo i due rimasero in silenzio a osservare.Si trovavano a circa trecento metri dalla casa, una distanza che li permetteva di osservare senza troppi pericoli, ma da cui avrebbero potuto intervenire senza perdere troppo tempo.
    Attesero circa quindici minuti prima che l’incendio scoppiasse. Partì dalla stanza in cui dormiva l’Haiiro bambino, per poi espandersi al resto della casa.

    Haiiro, quello attuale, restò a guardare mentre le fiamme crescevano e divoravano la casa, sentendo le urla terrorizzate dei suoi genitori, la loro corsa frenetica fuori dall’edificio, i vicini che si svegliavano e uscivano impauriti a osservare lo spettacolo, le sirene che lontano partivano. La sua faccia si fece sempre più bianca, mentre le sue mani si erano chiuse a pugno tanto forte da sentir male.
    Alla sorella di Galatea non sfuggì tutto ciò.

    Forse dobbiamo spegnerlo. Forse il nostro obiettivo è impedire il verificarsi dell’incendio. Col mio potere sarebbe facile.

    Haiiro però scosse la testa.

    L’incendio è avvenuto, spegnerlo qua non cambierà la realtà. Inoltre siamo ancora immateriali.

    E allora cosa…?

    La risposta venne da sé, mentre ancora osservavano l’incendio. Dalla casa ormai semidivorata dalle fiamme, uscirono dei mostri, alti almeno due metri e mezzo e dall’andatura dinoccolante, che si diressero verso le persone riunite lì fuori.

    E quelli da dove vengono fuori?!
    Non si ricordava fosse accaduto nulla del genere. La sorpresa gli impedì di agire, ma la sorella di Galatea ebbe una prontezza d’animo maggiore.
    Sollevò il bastone, pronta a lanciare un attacco, ma era già tardi: una delle creature aveva raggiunto un passante, la sua gamba sollevata e… gli passò attraverso, come niente fosse.

    Sono immateriali come noi!

    Già, e questo significa che noi possiamo colpirli. Forse per passare dobbiamo prima sconfiggerli.

    La sorella di Galatea annuì.
    Tu stai dietro di me e distraili con i tuoi sogni, io penserò a distruggerli.

    Era un piano efficace, che ricalcava quanto fatto con i lupi, tuttavia…

    No. Ci penso io a distruggerli. Tu non intervenire.
    Immaginando che lei non sarebbe stata d’accordo, aggiunse altre considerazioni.
    Tocca a me farlo. In fondo, siamo nel mio passato.

    La giovane era combattuta, si vedeva che la cosa non le piaceva, ma alla fine annuì.

    Va bene, però se vedessi che sei in pericolo interverrò comunque, che tu lo voglia o no.

    Haiiro si esibì in un sorriso sghembo.
    Non ti preoccupare, il mio senso dell’onore non è così sviluppato da giungere fino alla morte. Se interverrai per salvarmi la vita, ti sarò solamente riconoscente.

    Intanto le creature, pur con la loro lentezza, si erano avvicinate. Non era il caso di tergiversare.
    Haiiro si sedette e entrò nello stato di dormiveglia.
    Il sogno era più confuso del solito, immagini sfocate si accavallavano nella sua mente senza un ordine preciso, spettro della situazione d’incertezza che egli provava nel profondo. Il ragazzo però non se ne curò. Stavolta non cercava un abile stratagemma per confondere gli avversari, un illusione con cui prendere in giro l’avversario, no, stavolta mirava solo alla totale distruzione.

    L’artiglio di un drago che fendeva l’aria, un albero che si schiantava a terra, una diga che si rompeva. Questo e altro sognò Haiiro, scagliandolo contro gli avversari. Quando aprì gli occhi, i mostri di cenere erano scomparsi, come cenere dispersa dal vento. Era stato lui?
    Cercò di alzarsi in piedi, ma venne preso dalle vertigini e quasi cadde a terra. La testa gli doleva e si sentiva una profonda stanchezza nel corpo.

    È la prima volta che uso i miei poteri fino a questa estensione, o almeno la prima volta che lo faccio a livello conscio. È più stancante di quanto pensassi…
    Proprio mentre pensava ciò, qualcosa di simile a una pioggerellina lucente cadde su di lui, spazzando via ogni fatica. Subito capì da chi era stata provocata.

    …Grazie.

    È già la seconda volta in poco tempo che mi ringrazi. Non ce n’è bisogno. Siamo compagni, è normale aiutarsi l’un l’altro.
    Sorrise e Haiiro si sentì rincuorato. Allo stesso tempo però non riuscì a sostenere il suo sguardo e distolse gli occhi, sentendosi per qualche motivo imbarazzato.

    Su, proviamo a passare al prossimo scenario.

    Sì.

    I due chiusero gli occhi, finché non sentirono la sensazione, ormai quasi famigliare, di essere trasportati da un’altra parte. Quando li riaprirono, ciò che videro fu…
    … la stessa casa e la stessa notte in cui avevano riaperto gli occhi la volta scorsa.

    Non è possibile… significa che…

    Già – finì per lei Haiiro – significa che abbiamo fallito.

    Il secondo stage non era stato ancora completato.
     
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    Non so nemmeno dove sono ora, figuriamoci se posso ricordare da dove provengo

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    Nonostante tutto, questo è davvero un bel posto, non mi dispiacerebbe più di tanto restare qui a lungo. Mi sento nel mio ambiente naturale.

    Ti piace davvero la foresta.

    Per quanto riesca a ricordare, sono sempre vissuto in questo modo. Si, possiamo dire che vivevo nel bosco per tutto il tempo che ci passavo, solo che da noi non c'erano tutti questi meravigliosi fiori, tranne questo.
    Colgo una primula, non dovrebbe essere questa la sua stagione...beh, non ho nemmeno idea di quale sia la stagione nella quale ci troviamo, però questo fiore mi piace, mi dà ancor più sicurezza.

    Vedere Galatea alzarsi è un'altra cosa che mi fa tirare un sospiro di sollievo, sta bene. Con la mano libera la saluto ad ampi gesti mentre lei si avvicina, anche lei sembra sollevata, almeno non ci manca la salute.
    Immediatamente mi sommerge di domande senza darmi il tempo di dire nulla, in effetti non ce ne è nemmeno bisogno visto che si dà da sola la maggior parte delle risposte, quindi mi limito a sorriderle ed a giocherellare con la primula.

    Un posto simile... non saprei... sono praticamente cresciuto in posti simili, ma non è il mio bosco, almeno non come è da quando ci bazzico io. E poi... ho distrutto il mio passato, ciò che è accaduto in questi anni sarà senz'altro diverso da quel che ricordo.

    Mi alzo dispiaciuto di abbandonare il mio albero e tutt'altro che intenzionato a complicare ancora di più le cose raccontando ciò che ho fatto.

    Però sono d'accordo, prima li troviamo e meglio è.

    Prima di incamminarmi raccolgo un po' di terra umida e traccio una linea orizzontale sul mio albero, almeno potrò riconoscerlo e capire se stiamo girando in tondo, sempre che il segno resti.

    ”Non è necessario. Allo stato attuale puoi sentire anche le piante ed accedere alla loro memoria. Se le interrogherai potrai avere le risposte alle domande che conoscono, potrai sapere se ti hanno incontrato e cosa hanno vissuto con te.”

    Quindi ho anche questa abilità....buono a sapersi...ed anche molto comodo vista la situazione.
    Niente mi vieta di avviarmi in questa passeggiata con Galatea.

    Ma cosa...?

    Non abbiamo fatto più di un paio di metri, un rumore si sta facendo strada fino a noi. Sono dei passi, ma non sono normali, sono piuttosto strani. Sembra un piede di metallo e non riesco a tracciare con certezza la sua provenienza, sembra diffondersi in tutta la zona. Non mi piace.

    Analisi con la One Heart: niente. Anche le piante ancora non sanno o forse hanno dimenticato.

    No, non avverto nulla. Anche le piante non mi aiutano, non so cosa possa essere, ma si sta avvicinando.

    La possibilità di intraprendere un nuovo scontro è molto elevata.

    Non essere così tragico...

    Non è gente che conosco, non è certo questo il loro passo e nessuno di loro può riuscire a celare la propria presenza alla One Heart. Galatea non ha idea di cosa possa essere, quindi la possibilità che sia un nemico è alta. Le possibilità che sia aggressivo, tenendo conto di come sono stati i nemici incontrati in questo viaggio, sono quasi massime. Però non sono agitato, oramai non posso più esserlo.

    Stai tranquilla.

    Con un rapido e delicato gesto appunto il fiore che ho colto sui capelli di Galatea.

    Non eravamo comunque soli, qui abbiamo un alleato potente.

    Poggio la mano sul tronco di un albero, se ci dovesse essere una forma di vita non biologica, ed oramai non escludo più nulla, o comunque qualcosa che non posso leggere direttamente, sarebbe la foresta stessa a fornirmi informazioni.
     
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  11. Âlex ‡ Pitoµ
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    CITAZIONE

    PROLOGO



    Ebbene si, avete letto bene il titolo di questo mio prossimo post, si chiama Prologo, perché credo sia giusto arrivati a questo punto della narrazione cercare di mettere un po'di ordine agli eventi che sono successi fin'ora e che sicuramente avranno creato non poca confusione nelle vostre menti, dato che tutto è accaduto molto in fretta e molti interrogativi sono rimasti ancora aperti.

    Questo non è un prologo all'intera narrazione, ma alla storia di quello che è il personaggio che lega un po'tutti quanti i protagonisti di questo lungo viaggio nel passato: Galatea.
    Poco si sa in effetti sulla sua storia e quel poco che si sa si è scoperto essere un passato falso e fittizio, vero solo in parte, impresso nella sua mente da qualcuno di molto potente, in grado addirittura di controllare il tempo e lo spazio.
    Ma cerchiamo ora di chiarire qualche dubbio su quanto è accaduto fin'ora e su tutto ciò che è avvenuto negli anni addietro, prima che Galatea si rendesse conto di non avere alcuna memoria del suo passato.

    All'inizio del loro viaggio i nostri tre eroi sono stati trasportati all'interno di un grande villaggio, anche se sarebbe più appropriato il termine città, data la vastità della sua estensione ed il numero elevato di abitanti; la città in questione si trovava nel nord del Giappone, a parecchi chilometri di distanza dall'attuale locazione del liceo Hakoniwa dove si è trasferita Galatea.
    Il nome rimane tutt'ora sconosciuto, probabilmente è andato perduto a seguito della sua distruzione durante una sorta di lotta per la sopravvivenza e di rivolta con il sovrano/a locale che ha portato alla totale scomparsa degli abitanti, tranne pochi fortunati superstiti e di tutte le costruzioni presenti in questo luogo.
    Città tecnologicamente avanzata e molto ricca, venne costruita secoli addietro da un piccolo gruppo di separatisti che si era distaccato dalla prefettura di Tokyo e dall'attuale imperatore; oasi felice, era retta da una famiglia ricca e molto potente, che tuttavia nulla aveva a che fare con la tirannia tipica degli imperiali.
    La particolarità di questo luogo era che accoglieva, senza alcuna distinzione, chiunque possedesse dei doni speciali, che lo rendevano diverso e perseguitato nella maggior parte delle altre città del Giappone di quei tempi; ebbene si, le anormalità esistevano già all'epoca, solo che spesso erano malviste perché le persone non le riuscivano a comprendere e temevano le persone che possedevano tali poteri speciali.
    Qui tutti avrebbero trovato un asilo, nonostante la difficoltà nel raggiungere il luogo, che si trovava sul mare, isolato e protetto da una enorme schiera di colline sulle quali era presente una foresta enorme, che circondava l'intera area fino alla costa, difendendo la città dagli estranei.

    All'interno di essa, oltre alle persone che vi si recavano in cerca di asilo erano già presenti moli esseri umani dotati di queste abilità, ma con una particolarità molto molto strana: per un fattore genetico, solamente i componenti femminili li possedevano.
    Infatti all'interno della famiglia che la governava, la moglie era quella che era trattata con maggior rispetto, misto ad un po'di paura e che si doveva occupare di allevare ed istruire tutte le giovani bambine portatrici del suo stesso dono.
    All'epoca venivano chiamate "streghe", e così verranno sempre chiamate fino al giorno della distruzione della città, ma al termine non venivano di certo attribuiti i significati negativi che gli venivano attribuiti in tutti gli altri luoghi.

    Ma tralasciando le questioni puramente storiche che sicuramente annoiano tutti coloro che stanno leggendo, facciamo un salto di parecchi secoli avanti, per arrivare a circa una cinquantina d'anni prima rispetto ai fatti che si svolgono all'interno della narrazione: questo è l'anno in cui tutto cambiò, più precisamente quando la creatura che ora minaccia i nostri giovani eroi prese il potere ed il controllo sulla città e su tutto ciò che la circondava.

    Anni addietro erano nate due gemelle, entrambe dotate di poteri molto particolari: la prima aveva il potere di controllare il tempo, fermarlo, accelerarlo e piegarlo alla sua volontà, mentre la seconda poteva controllare lo spazio.
    La prima crebbe sviluppando piena coscienza e controllo del suo potere, diventando presto la governatrice e protettrice della città, amata da tutti per il suo carattere generoso e la sua spiccata intelligenza che le permise di governare al meglio per molti anni.
    La sorella non riuscì mai a controllare appieno il suo potere, era troppo devastante e troppo grande; la gente iniziò a temerla, spesso era la causa di incidenti fra cui un orrendo sterminio avvenuto durante una festa dell'ultimo anno di liceo durante il quale la ragazza perse il controllo del suo potere e generò una serie di creature oscure e assassine da un'altra dimensione che in poco tempo sterminarono tutti i presenti e che si sarebbero diffusi per la città se la sorella non li avesse fermati ed eliminati.

    Venne bandita e costretta all'esilio nella foresta circostante, a nulla valsero i tentativi di difesa da parte della sorella; l'odio per la città e per la sua famiglia crebbero a dismisura, divenne corrotta, potente, incontrollabile, sadica ed un'incallita assassina.
    All'interno della sua città natale una serie di misteriosi e sanguinari omicidi iniziarono ad avere luogo uno dopo l'altro: molte persone vennero uccise in maniera brutale.
    Mentre tutti cercavano di scoprire quali fossero le cause di tanta violenza, all'interno della foresta qualcosa si stava muovendo e stava diventando sempre più potente: diventata completamente folle, la giovane fanciulla iniziò a richiamare una serie di creature da una dimensione sconosciuta e lontana, sempre di più.... Creature che la temevano, che la rispettavano, che la adoravano.... Finalmente aveva ottenuto il rispetto che aveva sempre chiesto e voluto... Ora aveva qualcuno che eseguiva i suoi ordini che non l'avrebbe mai tradita... Era riuscita ad instaurare un clima di terrore fra i suoi seguaci, chiunque non esaudisse i suoi ordini veniva ucciso immediatamente e dato in pasto alle altre creature come monito per i futuri errori.

    Isolata e al sicuro all'interno del regno tirannico che aveva istituito all'interno della foresta, la ragazza cresceva e veniva sempre più soggiogata dalla sua sete di potere, la quale la portava a cercare di migliorare il controllo sulla sua abilità sempre di più, finché divenne abbastanza potente da poter tenere testa alla sorella.
    Sentiva il potere crescere dentro di lei, il desiderio di vendetta l'aveva resa più potente che mai, ora era incontrollabile e inarrestabile e iniziò a progettare un piano per prendere il controllo della città che l'aveva scacciata e odiata per tanto tempo.
    La foresta da luogo sacro e idilliaco era diventato un luogo terribile, spaventoso.... La città lentamente perse i suoi contatti con l'esterno, chi entrava nella foresta non ne usciva mai, moriva al suo interno e spesso coloro che sbranavo i poveri viaggiatori inermi lasciavano i resti di ciò che avevano mangiato intorno alla foresta, in modo da far sapere quello che sarebbe accaduto a chiunque avesse provato a violare i confini di quel regno dannato e misterioso.
    Poco alla volta anche il paesaggio cambiò, la foresta non era più verde e rigogliosa ma assunse tonalità grige e cupe, nessun fiore sbocciava più, solamente alberi grigi, malati e secchi.... Ciò che un tempo era un luogo meraviglioso, ora non era altro che un posto maledetto, brulicante di creature assetate di sangue.

    Il termine di oasi felice non fu più adatto a descrivere la città: isolata, circondata da una foresta letale e pericolosa, le persone al suo interno conducevano una vita ritirata, governata dalla paura... Nessuno si fidava più di nessuno e ben presto anche i pochi viaggiatori che cercavano di attraversare la foresta smisero di provarci... Ormai il Paradiso di un tempo era diventato la reincarnazione dell'Inferno.
    Era difficile governare in un clima simile, la sorella buona era rimasta sola ed isolata a reggere le sorti di un luogo che sembrava doversi autodistruggere e sparire da un giorno all'altro.. Ma il vero inferno doveva ancora arrivare.

    Un giorno, al loro risveglio, gli abitanti videro qualcosa che sbucava da una delle colline disposte intorno alla città: era una costruzione enorme, con sopra raffigurata una luna rossa come il sangue; un tempio, o almeno era quello che sembrava. La luna rossa non era un simbolo casuale, ma il simbolo della famiglia delle due gemelle, che ora assumeva un significato completamente diverso rispetto a quello che aveva posseduto fino ad allora: simbolo della passione, dell'amore e della vita proprio come il sangue che scorre all'interno dei corpi degli esseri viventi, a questo punto simboleggiava nient'altro che disperazione, paura, sangue e distruzione.
    La gente capì subito chi si celava dietro a tutto quello che stava accadendo: la bambina che avevano scacciata, la pluriomicida che tutti disprezzavano e temevano non era scomparsa, era rimasta in vita e per anni li aveva tormentati. La sorella non fu meno sorpresa, ma ora che il suo nemico aveva un volto ben definito, decise di affrontarlo faccia a faccia.

    Raccolse un gruppo di persone e si diresse verso il tempio: il resoconto di quel viaggio, purtroppo ci è sconosciuto perché nessuno degli avventurieri è tornato indietro a raccontare come è andata effettivamente. Tutto quello che si sa è che dopo poche ore la città venne invasa da una moltitudine di creature simili a lupi, ma grandi il doppio, dotate di zanne ed artigli letali, che radunarono, stanarono e catturarono tutti i cittadini e li radunarono nella piazza principale.

    Al centro di essa comparve una delle due gemelle, ma subito fu chiaro che quella che stava di fronte agli abitanti era la gemella malvagia: in qualche modo era riuscita a sconfiggere l'altra, ne aveva assorbito i poteri ed ora aveva riunito le due metà del potere che con la loro nascita era stato separato in due corpi diversi, diventando uno degli esseri più potenti che avessero mai vissuto sulla nostra Terra.
    Potente e inarrestabile, utilizzò i suoi pieni poteri per escludere quel luogo dalla dimensione presente, creandone una alternativa in cui lei e lei sola dominava ogni cosa, era responsabile della vita e della morte di ogni essere vivente al suo interno e nel frattempo accresceva i suoi poteri a dismisura ogni giorno che passava.

    La città scomparve dalle cartine geografiche, il tempo al suo interno si bloccò, si moriva solo ed esclusivamente se la bambina lo voleva o lo desiderava; una volta l'anno la giovane più potente che della comunità doveva essere sacrificata al termine di una lunga processione verso il tempio in cui Lei dimorava abitualmente.
    Col passare del tempo la dimensione in cui viveva non le bastava più, i sacrifici la annoiavano, poco per volta creò una dimensione tutta sua, costituita da un deserto enorme, con rocce appuntite e montagne fatte di pietre nere ed una grande caverna in cui può allenarsi con i suoi poteri.
    Ecco svelato il grande arcano: non c'è alcuna divinità nel mondo, queste cose non esistono; l'appellativo di divinità se lo attribuì la giovane stessa, convinta di esserlo ed in un raptus di megalomania che la portò a compiere stragi e a seviziare per anni una comunità di persone indifese. Non esistono, ripeto, creature divine, ma può capitare che per qualche volta nel nostro mondo, nascano persone eccezionali, dotate di doni sopra la media e che possono permettersi di fare cose straordinarie o terribili, a seconda della propria morale e della propria credenza.... Ora sta a voi immaginare cosa può succedere se una persona divorata dall'odio, dalla follia e dalla vendetta sia in possesso di un potere tale da permetterle di piegare sotto la sua volontà una comunità intera di persone e non solo.

    I futuri nati e le future generazione guarderanno sempre alla creatura ed al suo tempio enorme come a qualcosa di divino e non umano, ma l'origine di tutto ciò ci conferma che in realtà tutto questo è solamente il prodotto di una follia fuori dal comune, generata forse dalla troppa severità e dalla paura delle persone verso qualcosa che va aldilà della loro comprensione, ma non è questo il luogo ne il momento di parlare di etica e di comprensione.

    Dalla sua nuova dimensione poteva controllare tutto, le sue mire espansionistiche crescevano proporzionalmente alla sua pazzia, osservava il mondo e cercava il momento propizio per poterlo conquistare; viene spontaneo chiedersi come mai un essere tanto potente non l'avesse ancora conquistato. Ebbene pare che nel momento in cui lei divise la città dalla dimensione in cui era esistita fino ad allora, la parte buona della sorella gemella ancora vivo all'interno di quella malvagia, attivò i suoi poteri confinando la dimensione in un tempo lontano e separato, alternativo potremmo definirlo.
    Vari furono i tentativi della giovane di superare quella barriera, e pare che abbia trovato in Galatea la soluzione a questo problema.

    Della storia di Galatea, purtroppo, si sa ancora poco ma questo è il clima in cui vent'anni prima la giovane è nata, secondogenita di una famiglia piuttosto ricca ed importante; la sorella (che abbiamo già incontrato) possedeva la sua stessa anormalità, poteva controllare la natura ma in in ordine di potenza, la sorella maggiore era decisamente più forte.
    Saggia, coraggiosa, potente, genuina e generosa si mise a capo di un gruppo di ribelli che tentarono di spodestare la creatura (almeno così la definivano loro) con una ribellione che finì nel sangue e durante la quale, probabilmente, la stessa sorella di Galatea perse la vita.
    Come Galatea è riuscita a fuggire da quella dimensione? Qual'è il reale piano della bambina e quali sono i suoi veri e pieni poteri? Quale sarà il risultato di questa corsa contro il tempo dopo che i giovani sono stati separati l'uno dall'altro?
    Purtroppo per ora a questi quesiti non c'è risposta, solamente il tempo e la bambina stessa potranno risolverli... Per i tre giovani non c'è altra soluzione se non quella di procedere, il più velocemente possibile, verso la fine di quella che sembra essere una trappola istituita con lo scopo di eliminarli lentamente.

    Temo, cari miei lettori, dovervi ancora dare un paio di precisazioni in merito agli ultimi eventi accaduti: la bambina ha separato Galatea e i suoi compagni, anche se come ben avrete capito il suo piano originario era un altro, quello di isolarli completamente e non due a due. L'intervento della sorella maggiore ha mandato a monte il suo piano, ma non del tutto, dato che a quanto pare non ha intenzione di intervenire per modificare la situazione.... A lei basta godersi il divertimento, e questo piccolo imprevisto non fa altro che accentuarlo.
    I luoghi in cui li ha mandati non sono dimensioni alternative, tempi isolati, ma luoghi che in qualche modo ripercorrono la storia dei giovani e che appartengono a loro, facendo loro rivivere i momenti più brutti che abbiano vissuto per poi catapultarli nel futuro durante il giorno della loro morte...
    Avete capito bene, il suo piano è quello di rendere le loro vite effimeri attimi riconducibili solamente ai dolori più grandi vissuti e con la consapevolezza che questi momenti siano gli unici realmente significativi e con la disperazione che ne deriva, condurli al giorno della morte e cancellare le loro esistenze definitivamente, lasciando loro solamente i ricordi più tristi e disperati durante il sonno eterno che li aspetta.

    L'incantesimo ha una durata breve, di conseguenza a seguito di alcuni flash ed episodi della loro esistenza, si esaurirà rapidamente conducendoli ad una visione, immagine, sogno (o come volete chiamarlo) completamente estraneo alla loro memoria, che sarà in realtà il giorno in cui loro lasceranno questo mondo ed il loro ultimo momento di vita nel futuro.

    Spero di essere stato chiaro, ma ora credo sia tempo di lasciare da parte i resoconti ed i dettagli di questa storia per procedere con la narrazione per risolvere tutti quei quesiti che ancora rimangono irrisolti.

    Mentre Haiiro vive con la compagnia della sorella di Galatea alcuni dei suoi ricordi, Tatsuya e la sorella minore di quest'ultima si ritrovano in una foresta.
    Ad un certo punto un rumore di catene e metallico inizia a risuonare per la zona, ma nessuno dei due ha idea di cosa stia per arrivare, ma stanno per avere una strana sorpresa....

    Una ragazza compare tra gli alberi, sembra giovane, ma comunque più grande rispetto ai due ragazzi.... Indossa un'uniforme scolastica ed i suoi capelli sono bianchi e candidi, i suoi occhi rossi (colore che a quanto pare inizia a diventare ricorrente nella nostra storia non trovate?) e avanza trascinandosi dietro una serie di catene enormi... Sembra che stia sopportando un dolore enorme, i suoi occhi sono spenti, privi di vita, le sue braccia ricadono ai lati del corpo, stanche e lentamente si trascina con quel peso per la foresta.

    Non appena vide i due ragazzi, si fermò e rimase ad osservarli per un bel po'di tempo... A quanto pareva non aveva quasi più nemmeno la forza di parlare con loro....
    Il giovane Tatsuya aveva usato il suo potere per comunicare con gli alberi... E scoprì in questo modo che quegli alberi erano dotati di vita e pensieri propri e non appena riuscirono a mettersi in contatto con lui dissero:

    "Benvenuto esploratore, è la prima volta che qualcuno riesce a comunicare con noi da tanto tempo.... Lasciate in pace la ragazza, lei è l'unica che è rimasta a vivere in questa foresta ed è qui da sola da tanto tempo, in compagnia del solo dolore che si porta dietro da tempo di cui le catene che porta addosso sono un ricordo. Sentiamo che la giovane è profondamente legata alla ragazza che viaggia con te, in loro percepiamo lo stesso spirito e la stessa risolutezza, è come se si conoscessero da sempre... Sappiamo che sei molto confuso in questo momento, ma la foresta in cui vi trovate ora è magica e noi siamo dotati del dono della telepatia... Siamo alberi saggi, vecchi e testimoni degli orrori che anni fa sono avvenuti in queste terre, le stesse da cui deriva la giovane in tua compagnia...."

    Gli alberi fecero una pausa.... Cosa fare ora? Provare a parlare con la giovane? Ignorarla? Avvertire Galatea di quello che stava succedendo?

    Galatea non capiva ma dopo qualche istante iniziò ad avvicinarsi alla giovane, senza pensare che potesse esserci qualche pericolo... Doveva aiutarla, qualcosa nel profondo del suo cuore le diceva che era la cosa giusta da fare in quel momento.....

    Post molto lungo ma avevo molte cose da chiarire e da porre un nuovo quesito per il povero Tatusya :asd: a te la scelta mic, nel tuo prossimo post sei liberissimo, ho risparmiato le azioni di Galatea in questo perché saranno necessarie in quello dopo quando molte altre spiegazioni verranno aggiunte e verrà fatta una rivelazione shock :asd:

    Tabris tu continua pure con la tua storia, ma nel prologo che ho messo al mio post si è capito che i flashback sono ridotti al minimo e concentrati sui ricordi più dolorosi di ognuno dei nostri pg e che sono in quantità limitata, di conseguenza cerca di regolare più o meno i post su questa scia così evitiamo di dilungarci troppo :asd:

    Direttive date, scusate se non posto da tanto tempo, ora sta a voi! :asd:
     
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    Haiiro e la sorella di Galatea si guardarono intorno stupiti. Perché erano tornati nel luogo di prima? Cosa non aveva funzionato? L'analisi del Sognatore era forse erronea? Haiiro cercava di capire, ma la sua mente appesantita dal sonno (sì, anche lì, dentro un sogno, continuava a provare sonno) sembrava incapace di afferrare la situazione. Al contrario la sorella di Galatea dimostrò una maggior reattività.

    Se siamo ancora qua, significa che non abbiamo compiuto il passaggio necessario per giungere al prossimo “scenario”. Dunque distruggere quelle creature non era la cosa giusta da fare.

    Haiiro annuì, convinto dal suo discorso, ma si sentiva ancora confuso. Accorgendosene, la giovane donna si rivolse direttamente a lui, guardandolo negli occhi.

    Questo è il tuo passato, tu lo conosci meglio di chiunque altro. Pensa, cosa simboleggia questo momento per te? Cosa devi fare ora, qui?

    Cosa simboleggiava? Semplice, era il momento in cui si era reso conto della distruttività insita all'interno del suo potere, in cui aveva capito che non poteva vivere come tutte le altre persone, in cui aveva realizzato di essere “diverso” e pericoloso. Ed era stato il momento del distacco dalla sua famiglia, la separazione dal suo io passato, un punto di stacco nella sua vita che l'aveva marciato inesorabilmente. Ricordava ancora la paura provata durante l'incendio e la sensazione di orrore quando aveva preso piena consapevolezza di cosa aveva fatto.
    Detto ciò... in che modo poteva aiutarli tutto questo?

    Prova a spegnere l'incendio prima che si propaghi. Forse dobbiamo cambiare il mio passato, come abbiamo fatto per quello di Galatea, interrompendo questo loop continuo.

    La ragazza avvertì la debolezza di quella proposta: proprio Haiiro aveva fatto notare in precedenza come loro non potessero intervenire in quel mondo passato, ma decise comunque di provare. Alzò il bastone e dal terreno vicino alla casa fuoruscirono dei getti d'acqua che si diressero verso il fuoco che proprio in quel momento aveva cominciato a levarsi. Inutilmente: fu come se avessero provato a spegnere un incendio proiettando l'immagine olografica dell'acqua.

    Niente. Non è questo il nostro obiettivo.

    La sorella di Galatea rimase in silenzio a pensare per diversi secondi.

    Le creature composte di cenere. Hai detto che non fanno realmente parte del tuo passato e del resto noi le possiamo toccare. Devono essere loro la chiave.

    Però abbiamo provato a distruggerle e non è servito a niente.

    Allora non dobbiamo distruggerle. Possibile che... dobbiamo comunicare con loro?

    L'ipotesi era plausibile, ma Haiiro non pensava che quelle goffe creature di cenere potessero parlare. Però di certo erano importanti. Haiiro provò a pensare: quale significato potevano avere quegli esseri? Erano formati da cenere, la cenere nata dall'incendio che lui aveva provocato. Erano dunque lì a causa sua? In un certo senso, potevano quasi essere considerate suo “figli”, figli indesiderati e odiati, evitati e allontanati. E cosa possono desiderare dei figli come quelli? Nient'altro, se non essere accettati dal loro “padre”. Oppure ucciderlo. Presto Haiiro avrebbe verificato quale tra le due opzioni era quella giusta.

    Si diresse verso la casa in fiamme, da cui stavano cominciando a emergere le goffe creature di cenere. Sentì il grido della sorella di Galatea giungere alle sue spalle, ma l'ignorò. Le creature erano molto vicine adesso. Da lì, apparivano ancora più patetiche: le fattezze grossolane, gli occhi e la bocca appena accennati, i movimenti imprecisi, tutto di loro dava l'idea di rozza e pietosa imprecisione.

    Eppure, sono stato io la causa della loro nascita. È la mia responsabilità.

    Una delle tre creature era davanti a lui, le altre due la seguivano a qualche metro di distanza. Haiiro allungò la mano per toccare l'essere ed egli (o esso?) fece lo stesso. Quando le loro mani si toccarono, ciò che Haiiro provò fu...

    Cenere, la cenere era dappertutto. Penetrava attraverso la sua bocca, le sue orecchie, perfino i suoi occhi. Non vedeva nulla, non sentiva nulla, non percepiva nulla, se non cenere.
    È una trappola!
    Provò a urlare, ma la sua bocca annaspò, immersa nella cenere. Persino l'aria gli era negato.
    Altre due ombre ora incombevano su di lui, due ombre di cenere. Quando lo toccarono, Haiiro sentì come se la sua pelle, il suo corpo, diventasse anch'esso cenere. Non c'era nulla, solo la cenere.

    E poi arrivarono le immagini. L'immagine di una famiglia preoccupata, ma complessivamente felice. La sua famiglia. L'immagine di una casa, il tempo e la cura necessari per costruirla, le persone che erano passate per di là, i sentimenti che in essa erano riposti. La sua casa. E poi vennero le fiamme, invocate dal sogno inconsapevole di un bambino. E le fiamme si portarono via tutto: la casa, la felicità della famiglia che ci viveva e, forse più importante, la sua normalità. Di tutto ciò non rimasero che ceneri.

    Haiiro pensava di conoscere quello che aveva fatto, ma vederlo così era del tutto diverso. Vedeva i mobili, le pareti e i quaderni di scuola prendere fuoco e sparire, tutto il lavoro che era dietro svanire come se mai fosse esistito. Vedeva le facce terrorizzate dei suoi genitori e di suo fratello, il loro angoscioso chiedersi perché, perché era toccato proprio a loro. E lui sapeva, sapeva la risposta a quell'angosciosa domanda e quella consapevolezza era un peso che lo schiacciava.

    E poi aprì gli occhi e tutte le immagini svanirono. Era sdraiato sulla strada, vicino alle macerie bruciate di ciò che era stata la sua casa. Accanto a lui c'era la sorella di Galatea che cercava di farlo alzare, incitandolo con le sue parole. Ma Haiiro non riusciva a sentirle. C'era della cenere per terra, immobile e inanimata, in una parola impotente. Tuttavia al ragazzo sembrò come se quella cenere volesse comunicarli un messaggio: “non dimenticare quello che hai fatto”.

    Si alzò in piedi a fatica, le mani che tremavano e la sensazione della cenere che l'avvolgeva ancora in mente.

    Andiamo.

    La sua compagna esitò, guardandolo preoccupata.

    Stai bene?

    Haiiro la guardò. No, non stava bene, ma dirlo sarebbe davvero servito a qualcosa?

    Sì, sto bene.

    Era sicuro che si fosse accorta che lui aveva mentito, ma la giovane donna non disse niente e chiuse gli occhi. Ci sono cose che richiedono tempo e che non possono essere risolte con una breve chiacchierata.

    Anche Haiiro chiuse gli occhi. Ma, ancora prima di riaprirli, sapeva già dove si sarebbe ritrovato.
     
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    La Luce

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    Non so nemmeno dove sono ora, figuriamoci se posso ricordare da dove provengo

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    Che mi rispondessero in questo modo non me lo aspettavo, certo che essere in una foresta magica è una cosa che non capita tutti i giorni. Almeno ora so che questo non è un mondo appartenente al mio passato e, devo dirlo, ne sono felice, anche se rivedere quel verdognolo mi avrebbe fatto piacere.
    Si, lo ammetto, veder apparire quella ragazza mi ha davvero sorpreso, ma...

    Oh saggi alberi, capisco la situazione, ma proprio per questo non potete credere che noi la possiamo lasciare in pace. No, non possiamo. Non posso. Non so quali sono gli orrori di cui siete stati testimoni, non so cosa è successo in questo posto che io adoro, ma so che non posso far finta di niente. È sola, in compagnia solo del proprio dolore? Farò in modo che possa contare su qualcun altro. Quelle catene che si trascina dietro con tanta stanchezza, le porterò con lei e farò quel che posso per liberarla. Vedere quegli occhi spenti che mi fissano mi fa solo venire voglia di riportare in essi la scintilla della vita. Se quella ragazza e Galatea sono simili, allora potremo raggiungerla in qualche modo.

    Parlo così, in modo tanto ispirato e coinvolto, ma non ho idea di cosa potrei fare, di come potrebbe reagire ai nostri approcci.
    Ragazze, quanto potere ho ottenuto?

    ”Potere insufficiente. Attualmente è più appropriato parlare di debolezza piuttosto che di forza. Senza le mie capacità non puoi fare molto.”

    Era quello che temevo, Nix, ma non è comunque un valido motivo per desistere. Certo, avessi ancora avuto...

    Se l'avessi avuta ora non saresti in questa situazione, probabilmente staresti brindando alla tua vittoria con calici d'oro insieme al Re di Babilonia.

    Potrai anche dir così, Muzet, ma non puoi comunque farmi desistere. Lo sai che conosco bene cosa significa farsi carico del dolore...no, non è il momento adatto, ho altro da fare.

    E mi sa che lo sta già facendo lei.

    Cosa? Galatea si sta avvicinando a quella ragazza! Accidenti, avvertitemi prima. E non protestate dicendo che è colpa mia se mi distraggo, siamo in tre e posso anche permettermi di guardare in una direzione diversa dalla vostra. Ok, no, non è nemmeno il momento per litigare con voi.

    Saggi alberi, noi toccheremo il suo animo, lo afferreremo e lo porteremo di nuovo alla luce.

    Detto questi mi muovo con velocità colmando rapidamente la distanza percorsa da Galatea, fino a poterla fermare afferrandola per un braccio.

    Aspetta.

    Le dico con voce bassa, non so come potrebbe reagire quella ragazza a dei rumori forti improvvisi.

    Non vedi? Lei ora è assente. I suoi occhi non ci stanno realmente vedendo, se ti avvicinassi incautamente non abbiamo idea di come potrebbe reagire. Voglio che lei si accorga realmente di noi, voglio che faccia un passo verso di noi.

    Così dicendo, prendo una mano di Galatea e percorro lentamente qualche altro passo, sempre all'erta e pronto a reagire al primo segnale di pericolo o di aggressività, fino a non essere più molto distante dalla ragazza.
    Le tendo una mano, non so nemmeno io che reazione dovermi aspettare, vorrei che tentasse di afferrarla, che facesse anche lei un passo verso di noi, ma non credo di poter essere tanto ottimista. Vorrei solo una reazione, un qualcosa nei suoi occhi, una fremito, un segno di come riconosca la nostra presenza, al quale potermi aggrappare per cercare di raggiungerla e metterla in contatto con Galatea.
     
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  14. Âlex ‡ Pitoµ
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    CITAZIONE
    Tatsuya si stava avvicinando alla giovane ragazza, che sembrava ormai non essere più di questo mondo.. Il suo sguardo era perso nel vuoto, era avvolta dalle catene e sembrava provare un dolore immenso e senza limiti.... Purtroppo Galatea l'aveva già riconosciuta, avevano incontrato quella ragazza poco fa..... Ma non poteva essere lei.... Per questo si era lanciata verso di lei, che fosse sua sorella?

    Tatsuya per fortuna l'aveva fermata, tuttavia nello stesso istante in cui il giovane tese la mano per la fanciulla in catene qualcosa di improvviso accadde cogliendoli di sorpresa... Ci fu un lampo, qualcosa di accecante che durò un secondo e che fece chiudere loro gli occhi.... subito dopo questo flash si udì un urlo, probabilmente della fanciulla in catene

    Una volta ri aperti gli occhi videro una scena orribile, di fronte a loro si trovava la ragazza ma con un pugnale conficcato nel petto poco distante c'era una donna, con i capelli neri; indossava un cappotto blu molto lungo ed impugnava un'altra lama uguale a quella che aveva colpito la ragazza... Si mosse, il suo sembrava quasi un teletrasporto e colpì nuovamente la fanciulla con una velocità tale da scagliarla molto lontano....

    Prima di atterrare il corpo della giovane incatenata si dissolse nell'aria e sparì.

    Chi era questa nuova presenza? E perché aveva ucciso l'inerme fanciulla? Solo il tempo lo avrebbe rivelato.

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    Haiiro aprì gli occhi. Il paesaggio che aveva davanti era così famigliare da provocargli dolore. Il fatto che avesse già immaginato di finir in quel luogo non attenuò in nessun modo il colpo.

    Si trovava in un quartiere di periferia di una città di piccola-media dimensione. La maggior parte delle abitazioni erano fatiscenti o abbandonate e non ce n'era una che si potesse dire curata. Hiroshi una volta gli aveva detto (era strano come si ricordasse di un simile dettaglio, quando di norma aveva difficoltà a ricordare fatti accaduti anche a distanza di pochi minuti) che quel quartiere era stato costruito vent'anni prima, durante la bolla speculativa, e che con il suo scoppio le case, in molti casi non ancora finite, erano rimaste quasi tutte invendute. A ciò si doveva aggiungere la chiusura, di pochi anni successiva, della principale fabbrica e fonte di sostentamento di quella città. Molte persone dovettero trasferirsi, quelle che restarono e non furono capaci di trovare una valida alternativa si impoverirono. Quel quartiere, che avrebbe dovuto costituire la nuova area residenziale di una città in espansione, divenne invece il ritrovo, per la maggior parte abusivo, di persone finite sotto la soglia della povertà, di disoccupati, ladruncoli e mendicanti, all'ombra di una città ormai troppo stanca per occuparsi di loro. Un ponte delle lacrime che tutti i disadattati di quel luogo dovevano attraversare.

    Eppure, proprio perché era un posto del genere, povero, malfamato e posto ai confini tra il tacitamente consentito e l'illegale, proprio per quel motivo era potuto diventare il rifugio per tre ragazzini anormali soli e derelitti senza che nessuno facesse troppe domande. Già, quello era il quartiere in cui Haiiro, Kasumi e Hiroshi erano vissuti insieme per qualche mese. E quel giorno... quel giorno che ora Haiiro stava rivivendo era l'ultimo in cui avrebbero potuto rimanere lì.


    La sorella di Galatea intanto si stava guardando intorno.
    Questo... cos'è?
    È il quartiere in cui ho vissuto insieme ad altri due anormali. Almeno fino a che...
    Fino a che cosa?
    Haiiro si prese un lungo silenzio prima di parlare. Ancora adesso il ricordo faceva male... ed esserci dentro non aiutava affatto.
    Il mio potere si è scatenato senza limiti, arrivando a minacciare l'esistenza stesso di questo quartiere.
    La sorella di Galatea lo guardò con un misto di sentito cordoglio e sincera preoccupazione, ma ad Haiiro parve di vedere anche un'ombra di pietà in quello sguardo.
    Mi dispiace.

    Haiiro alzò le spalle, come per dire “che importa, ormai è andata” ma dentro di sé provava sensazioni opposte. Anzi, mostrando un sorriso al contempo amaro e perverso, come se provasse piacere a rivangare quei tristi ricordi, si mise a parlare di ciò che era successo.
    L'assurdo della situazione che si è creata non è tanto nel fatto che il mio potere mi sia sfuggito di mano, ma nel perché mi sua sfuggito.
    La ragazza lo guardò interrogativa e un poco preoccupata.
    Di cosa stai parlando? Non è successo perché ti sei addormentato?
    Sì, ma non era un semplice sonno. In quel caso, Kasumi o Hiroshi, oppure un pupazzo a cui aveva dato vita – che n'era sempre uno che mi stesse vicino – mi avrebbero potuto svegliare prima che accadesse qualcosa di grave.
    Nella fretta di raccontare la vicenda, Haiiro non rifletté nemmeno sul fatto che quei nomi per la sorella di Galatea erano del tutto sconosciuti, così come il potere di Hiroshi di dare la vita.
    È successo... perché avevo la febbre.

    La febbre? La sua compagna in quell'avventura lo guardò stranita, senza capire.
    Sì, una semplice febbre, neanche troppo alta. Credo che fosse sul 38-38,5 se non ricordo male. Eppure, per un inconveniente così banale, tutto quello che avevamo costruito in quei mesi andò perduto.

    Haiiro si girò in modo di trovarsi proprio davanti alla giovane donna, il volto ancora illuminato da quel suo sorriso sinistro.
    Tu... conosci quella strana sensazione che si prova quando si ha la febbre? Quando non sei capace di dire se stai sognando o se sei sveglio, forse perché le due cose sono così intrecciate da non poter distinguersi l'una dall'altra. Sei sveglio, ma la tua mente confusa è come se stesse sognando. Sei sveglio, ma stai sognando, sogni senza controllo che vanno a confondersi con la realtà.
    È stata una cosa del genere a costringermi ad allontanarmi dalle uniche due persone che mi avevano accolto. Forse qualcuno si sarebbe aspettato chissà quale evento drammatico... invece non è stato altro che una semplice febbre.


    Il sorriso svanì dalla faccia di Haiiro ed egli si rigirò verso il quartiere che avevano davanti.
    Con ogni probabilità l'essere che ci ha mandati qua mi sta facendo rivedere i momenti più tristi della mia vita. Probabilmente crede che ciò sia capace di spezzarmi l'animo. In effetti rivedere le cose come sono successe è doloroso, eppure da un certo punto di vista non è la prima volta che succede. Quante volte, nei tre anni successivi, ho riveduto in sogno questi eventi, ogni volta col rischio di ripeterli di nuovo, in modo forse ancora più grave! No, non sarà questo a spezzarmi l'animo.

    Sei forte. Disse la sorella di Galatea dopo un po' di tempo.
    Più forte di quanto dai a vedere... e di quanto tu stesso pensi.
    Forte? No, non si tratta di forza. Rispose il ragazzo quasi sovrappensiero.
    Al contrario, è più simile a una debolezza, oppure a una assuefazione. Per tre anni ho vissuto nel dolore e nel rimpianto, ancora adesso ci sono così immerso che, venirne colpiti di nuovo, non cambia poi molto per me.

    Eppure, mentre diceva che non sarebbe stato affetto da ciò che stava rivivendo, Haiiro non si rendeva conto di esserne già stato influenzato. Era vero che quei ricordi non avevano la forza per spezzargli l'animo, tuttavia essi avevano riportato a galla tutti i suoi lati più negativi, la sua sfiducia in sé e l'incapacità di vedere il meglio. La fiducia con cui aveva sfidato l'essere padrona di quella dimensione, derivato forse dal periodo di relativa tranquillità vissuta all'Hakoniwa o dalla consapevolezza di star combattendo per il bene di un'altra persone, si era ormai dileguato. Non aveva perso la volontà di combattere, quanto la possibilità di gioire per un'eventuale vittoria.
    Di ciò Haiiro non si era reso conto, ma la sorella di Galatea lo aveva intuito. Ma, pur essendone consapevole, un simile stato d'animo era difficile da modificare.
    Haiiro...
    Guarda – prima che potesse provarci, la giovane donna fu fermata dal sognatore, la cui attenzione si era focalizzato su una faccia famigliare – quello è Hiroshi, uno dei due anormali con cui stavo, che sta tornando.

    Hiroshi, allora un ragazzo di circa quattordici-quindici anni, si stava dirigendo a casa, portando con sé un piccolo zaino contenente generi di prima necessità e altre cose a loro necessari. All'epoca non se n'era reso conto, ma ora capiva che esse o erano rubate oppure erano state comprate con soldi di dubbia provenienza. Lungo la strada Hiroshi si fermò a parlare con qualche altra persona del quartiere, alcune uscite appositamente quando era arrivato. A una diede una bottiglia – Haiiro non riuscì a scorgere di cosa – e ricevette in cambio una scatola di farmaci, da un'altra ottenne, senza dare nulla in cambio, una scatola di biscotti.
    È vero – ricordò Haiiro – era così che funzionava. Ci si aiutava tra i vari membri del quartiere, scambiandosi e donando ciò che si aveva a seconda delle necessità.
    Un aiuto che in ogni caso non era gratuito: si dava a chi in altre occasioni aveva dato, i parassiti non erano graditi e Hiroshi aveva fatto molto perché loro tre non fossero classificati in quel gruppo, ma a dispetto della loro età assumessero un ruolo attivo in quel gruppo di persone.
    Finiti i convenevoli e gli scambi, Hiroshi si diresse verso la loro casa, la terzultima della via sulla destra.

    Seguiamolo.
    La sorella di Galatea fece quanto detto e i due, sempre immateriali al resto del mondo, seguirono il ragazzo dentro l'abitazione. Come sempre, era piena di cianfrusaglie e di pupazzi che correvano su e giù. La ragazza si fermò a guardarli incuriosita, ma Haiiro non li diede che uno sguardo. A dispetto di quanto detto prima, rivedere tutto faceva male. Inoltre c'era un'altra cosa che non andava. I due l'avevano avvertita prima quando si avvicinavano alla casa, ma era ancora indeterminata e vaga. Ora invece la percepivano in modo innegabile: immagini sfocate, scenari contorni, informazioni confuse: erano i sogni dell'Haiiro febbricitante di quel mondo che arrivavano a loro. La loro provenienza era nella stessa direzione in cui Hiroshi si stava dirigendo: le scale che portavano al secondo piano.

    Stai attenta – l'avvertì Haiiro – a causa della febbre che mi ottenebrava i sensi, nemmeno io so di preciso cos'è accaduto quel giorno. Le cose potrebbero mettersi male anche per noi.
     
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