[CONCLUSA]Giorni di un futuro passato

Galatea, Tatsuya e Haiiro

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    Catene. Perché ci sono sempre di mezzo delle catene? Fino a quando le catene dovranno essere la rappresentazione della sofferenza? La nostra maledizione?
    In questo flash improvviso che mi ha costretto a chiudere gli occhi, in questa luce accecante che oscura lo sguardo, Muzet, Nix, ho rivisto i vostri volti, ho visto le vostre catene ed ho sentito il vostro dolore in questo urlo straziante.
    Vedere di nuovo un corpo esanime...
    Vedere una persona morente...
    Non importa quante volte mi sia già capitato quando ero con voi, oh mie muse, è una scena che non riesco ad accettare, alla quale non posso essere familiare.
    Tutto questo mi riavvicina a voi, a quei tempi che sono passati ma non sono mai stati, con una differenza sostanziale: mi sento impotente.
    La ragazza ha un pugnale in corpo. È comparsa una donna, non ho idea di chi sia, non l'ho mai vista prima ed è come comparsa dal nulla, nemmeno il mio potere l'ha individuata o ne ha avvertito le intenzioni, altrimenti avrei forse potuto fare qualcosa.
    Ora, però, ho una percezione, sento l'intenzione, ma la differenza di velocità mi sembra troppo grande, il suo pare più un teletrasporto che un normale spostamento; la colpisce di nuovo con una forza immane, scagliando lontano il corpo della ragazza.
    Guardo quel corpo che si allontana, ormai privo di vita, e svanisce prima di toccare terra. Non so cosa pensare di tutto questo, non ho modo di sapere chi sia questa qui, so solo che è molto pericolosa ed ha delle abilità molto efficaci. Probabilmente la reazione in questi casi sarebbe di avere paura, di tremare su gambe molli dopo aver assistito ad un omicidio così brutale, trovandosi ancora al cospetto dell'assassino e senza avere dei mezzi sicuri per difendersi, non per fare vendetta o per farsi giustizia. La prima non è necessaria, la seconda non è alla mia portata.
    E voi, mie muse, che non mi rispondete e non mi dite più nulla, avete iniziato a cantare per me. Vi sono grato per questo, per accompagnarmi con questa melodia che calma il mio animo e mi dona abbastanza lucidità per non far tremare la voce, per rabbia o per paura sarebbe indifferente.

    Perché?

    La prima parola che pronuncio ad alta voce porta via ogni mia emozione e stravolge la mia persona, ora non posso più essere Tatsuya Kamishiro, in questo momento non è lui che deve essere presente.
    Queste non sono le battaglie per il mite Tatsuya, deve fare posto all'altro sé, quello che ha relegato in fondo al suo animo sperando che non dovesse mai più riemergere.

    Perché lo hai fatto? Chi saresti?

    La voce è controllata ed inespressiva, non potrò tornare all'origine ma la mia concentrazione fa divampare il mio potere, ne rimuove i limiti che ho imposto. Lo lascerò libero di sfogarsi, spero solo che la mia mente riesca a reggere.
     
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    La donna si voltò verso i due, il cui sguardo incredulo di fronte a quello che aveva appena fatto non la stupivano proprio per niente. Sapeva che li avrebbe colti di sorpresa e che a loro non sarebbe piaciuto il fatto che avrebbe ucciso quella fanciulla inerme e già sofferente. Ma per uno dei due quello era ancora nulla, la notizia che stava per dare avrebbe fatto a pezzi la giovane ragazza bionda che era li davanti a lei.
    Purtroppo però quel dolore non poteva essere evitato.
    "Siete una coppia di stupidi!! E tu ragazzo ancora di più! Hai un potere mentale a dir poco spaventoso e non hai nemmeno lontanamente percepito che qualcosa non andava? Quella creatura non era minimamente un essere umano, era qualcosa mille volte più letale e pericoloso!" Disse incapace di contenere la sua rabbia.

    Prese un profondo respiro e cominciò a parlare "Questa storia necessita di una lunga spiegazione. Ascoltatemi, dopo di che giudicherete se davvero ho detto la verità oppure no. Non penso vi convenga provare ad attaccarmi, non vi siete nemmeno accorti del mio arrivo, mi servirebbero più o meno 2 secondi per farvi fuori entrambi e senza nemmeno troppe difficoltà.
    Il luogo in cui vi trovate non è altro che una prigione, creata da qualcuno i cui poteri sono talmente immensi che non si riescono nemmeno ad immaginare. Da anni crea dimensioni alternative in cui imprigionare i propri nemici; le crea a partire dai loro ricordi, le plasma in modo da farle sembrare reali e condanna le sue vittime a vivere per l'eternità le stesse scene e la stessa morte. Una sorta di punizione, pensate un po'a Dante ed al suo Inferno se volete.
    Attualmente non ho idea di quante dimensioni parallele sia riuscita a creare e quante persone abbia effettivamente imprigionato, ma solitamente non manda mai due persone assieme e soprattutto in un luogo dove è presente già un'altro prigioniero. Il che vuol dire che molto probabilmente ha commesso un errore."
    Fece una piccola pausa, mentre si avvicinava ad un albero e vi si appoggiava per continuare la discussione in una posizione più comoda.

    "Avete intuito di chi sto parlando molto probabilmente. Parlo della vostra stessa nemica mortale." La prima rivelazione era stata fatta. Ora però era necessario fare un altro passo avanti e aggiungere un'altra spiegazione. Il momento peggiore stava per avvicinarsi.

    "Credo sia il mio turno di presentarmi: il mio nome è Asako, ed il motivo per cui conosco quel mostro che vi ha confinati qui è perché in realtà io sono sua sorella." Disse con tono grave e con voce profonda, guardando verso il basso. "Noi siamo gemelle, ed i nostri poteri si completavano a vicenda. Ad un certo punto però, lei divenne incontrollabile e pericolosa, riuscì a sconfiggermi e a trasformare la città in cui vivevamo nel suo piccolo impero, quello che avete visto. So che provieni dalla nostra stessa città, lo so perché io conosco da sempre la tua famiglia Galatea e ti ho vista nascere prima di venire intrappolata e privata dei miei poteri da mia sorella. Non ho tempo di raccontare tutta la storia dettaglio per dettaglio, i minuti passano inesorabili e non possiamo permetterci di sprecarli."

    "Anni fa, o almeno credo siano passati anni da quando sono stata esiliata in questa dimensione, i miei poteri erano molto più potenti. Dopo esserne stata privata ho dovuto sviluppare altre abilità in modo da poter sopravvivere. E ce l'ho fatta fino ad ora. Non so come mai voi siate arrivati qui, come vi ho già spiegato tutto questo è strano. Probabilmente qualcosa ha interferito con il suo potere, il che dovrebbe anche averle negato la possibilità di poterci tenere sotto controllo. Non so entro quando se ne accorgerà, per questo dobbiamo fare in fretta."

    Fece un'altra pausa e li guardò... Stava cercando di sondare le loro reazioni in qualche modo.... Tuttavia decise di proseguire. Stava mettendo molta carne al fuoco ma aveva parecchia fretta.

    "Galatea ora parlo direttamente a te. Tu hai ereditato un grande potere, da tua sorella come lei ha fatto da tua madre prima di te. Tuttavia non sei ancora riuscita a svilupparlo appieno, in quanto non sei in grado di comprenderlo interamente al momento. Questo perché manca una parte importante di te, il tuo passato. Nel tuo sangue è presente un gene che si presenta una volta sola ogni cinquant'anni, e questa è una cosa che ci accomuna e che entrambe possediamo. Il tuo potere in realtà è nato con uno scopo ben preciso, tu sei una Cacciatrice ed il tuo scopo è quello di tenere sotto controllo il potere delle "streghe" ed eliminare quelle potenzialmente pericolose, proprio come ho fatto io prima di te. Sotto un certo punto di vista possiamo dire che tu sei l'erede di una delle due Gemelle."

    Ennesima pausa. Stava dando loro una serie di notizie a dir poco sconvolgenti. Sapeva che per la ragazza sarebbe stato impossibile crederle, almeno non subito... Per questo aveva un piano anche per lei.

    "E ora ho un'ultima notizia, che temo sia la più devastante per te. Quella ragazza che ho eliminato era un Oni, uno spirito malvagio. Il suo scopo era quello di eliminarti, ed una volta fatto ciò saresti rinata assieme al tuo compagno di viaggio in questo luogo per morire per mano di un altro di quegli esseri. Hai visto benissimo, era tua sorella, avevi ragione. Lei venne uccisa dalla mia gemella anni fa. Da questa dimensione non potevo aiutarvi, ma ho potuto seguirvi. Il mio potere di telepatia è rimasto in me per fortuna, non ne sono stata ancora privata. So che con voi viaggia un altro ragazzo che deduco sia stato confinato altrove. Posso solo dirvi che quella che era con voi non era vostra sorella. Penso faccia tutto parte di un suo piano. Certo le sembianze sono le sue, probabilmente anche i suoi poteri ed inizialmente lo era anche la sua mente. Ma credetemi, so riconoscere un Oni quando lo vedo. Quella creatura è un demone ed il vostro amico è in grave pericolo" Probabilmente questa rivelazione, più di tutte le altre li avrebbe sconvolti, la giovane soprattutto.

    "Perdonami, ti farà un po'male" Disse guardando Galatea. Si scagliò e prima che i due potessero accorgersene fu dietro di lei, e la colpì facendola svenire. Dopo di che materializzò una lama nella mano destra.
    Dopo aver fatto ciò attivò il suo potere telepatico ed entrò in contatto con la mente di Tatsuya..... Ora lui poteva leggere le reali intenzioni della donna, capendo che lei non era una minaccia per loro due.
    Con la lama si tagliò la mano sinistra, ora su quest'ultima scorreva una parte del suo sangue. Usando quest'oggetto trafisse il petto di Galatea.

    "Tranquillo. Non la ucciderà. E'un'abilità molto particolare, tramite il mio sangue e questa lama riuscirò a risvegliare i suoi ricordi rapidamente. Spero faccia in fretta, anche perché dovrà cavarsela da sola questa volta. Ma confido in lei." Guardò il giovane. "Dobbiamo agire in fretta, questa zona è piena di mostri senza pietà; credo che a questo punto si sia accorta che qualcosa non va. A breve manderà le sue truppe ad ucciderci... Fino ad allora dobbiamo solo guardare e sorvegliare Galatea... Fammi pure tutte le domande che vuoi nel frattempo, sono qui apposta per rispondere. Lei aveva troppe domande, era sotto shock già da prima, non avevo tempo di provare a convincerla... Risponderà alle sue domande più tardi, tu mi sembri più ragionevole"

    Haiiro in pericolo. Galatea in preda del suo passato ed in lotta con se stessa. Una nuova presenza dai poteri strani e con rivelazioni shock ha fatto la sua comparsa.

    Cosa farà ora Tatsuya?
     
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    Haiiro e la sorella di Galatea salirono nella stanza al piano di sopra insieme a Hiroshi.
    Lì, steso sopra un futon (non avevano letti in casa), stava il febbricitante Haiiro del passato, gli occhi semi chiusi e appannati di chi sta tra il mondo cosciente e quello inconscio. Chinata su di lui c'era una Kasumi di tre anni prima, che ad Haiiro parve più piccola di quanto ricordasse, le forme del corpo meno sviluppate e più aguzze, ancora da ragazzina. Gli occhi erano arrossati dalla stanchezza e da un pianto che, conoscendola, aveva cercato di reprimere e nascondere. Solo quella visione fu abbastanza per dare ad Haiiro una fitta al cuore.

    Kasumi alzò la testa – per un attimo Haiiro pensò che guardasse verso di loro – e salutò il fratello. Anche il suo se stesso del passato sollevò leggermente il capo, riconoscendo, nonostante la sua confusione, il ragazzo.
    Hiroshi... mormorò.
    Non parlare, stai a riposo. Uno dei nostri vicini mi ha dato un'altra scatola di tachipirina. Fra due ore te la darò. Intanto ho portato qualcosa da mangiare e da bere.
    Quasi non l'avesse sentito, il febbricitante si tirò ancora un po' su.
    Cosa fai Haiiro?! Devi stare giù.
    La testa di Haiiro, quello presente, gli doleva e probabilmente era lo stesso per la sorella di Galatea, per Kasumi e per Hiroshi. Coi loro occhi vedevano sia il mondo normale sia, come in una doppia visione, un mondo simile ma distorto, pieno di dettagli irreali. Era ciò che stava vedendo, in un sogno cosciente, il suo se stesso passato.
    Ca... Caffè...
    Cosa?! Caffè?! Ho capito che sono io, ma in un momento simile...! Haiiro provò rabbia verso quello che gli pareva un capriccio, formulato da quel suo io di tre anni più giovane, ma sia Kasumi che Hiroshi dimostrarono sentimenti diversi, abbozzando un malinconico sorriso.
    Certo, lo preparo subito. Un caffè per tutt'e tre.

    Mentre Kasumi metteva a posto ciò che Hiroshi aveva portato, il ragazzo preparava il caffè. Nella stanza intanto avevano preso a muoversi gli oggetti, come sospinti da una forza invisibile, la cui origine era però ben nota. Kasumi e Hiroshi si muovevano cercando di ignorarli, segno che non era la prima volta che succedeva.
    Anche questi oggetti...? Chiese la sorella di Galatea, lasciando la domanda in sospeso.
    Esatto, sono mossi dal mio potere, o meglio dal potere del me del passato. Sembra che ora, oltre a creare illusioni, possa interagire con la realtà.

    In un modo o nell'altro, Hiroshi era riuscito a preparare il caffè e a versarlo in tre tazze, che aveva poi distribuito davanti a loro. Infine, all'ultimo momento, aveva scambiato le rispettive tazze, in modo che bevessero non dalla propria, ma da quella della persona che stava loro accanto. Aveva uno sguardo solenne.
    Kasumi vide e comprese. Haiiro del passato vide, ma non comprese, almeno allora. Eppure quel ricordo doveva essere rimasto confinato da qualche parte del suo subconscio, per riemergere ora, nella mente dell'Haiiro attuale e per acquisire tutto il suo significato.
    Non era sake, ma andava bene comunque. Anzi per lui, per loro, non c'era nulla di più adatto. Mimando anche lui il gesto insieme ai tre del passato, Haiiro bevve da un'immaginaria e simbolica tazza.
    Erano fratelli.

    La sorella di Galatea si accorse di quel gesto e, pur non comprendendone il senso, non disse nulla, immaginando che per lui doveva avere un profondo significato e ritraendosi con un mezzo passo dalla stanza.
    Ma, quasi come se avesse avvertito quel movimento, l'Haiiro del passato alzò gli occhi verso loro due e, indicandoli, parlò.
    Chi... chi siete?
    Kasumi si girò verso di loro, ma pur guardandoli non si mostrò stupita.
    Non ti preoccupare, sono solo altre illusioni.
    No Kasumi, stavolta ti sbagli. A dispetto della situazione, Hiroshi parlò in modo calmo e composto. Sono reali, posso avvertire la loro vita.
    Cosa?!
    Cosa?! Esclamò di rimando Haiiro, senza riuscire a trattenersi. Quell'esclamazione risuonò forte nella camera, udita da tutti. Accanto a lui la sorella di Galatea, pur non avendo gridato, era stupita.
    Cosa significa? Perché ci possono vedere.
    È lui... cioè io, cioè... Insomma, questo Haiiro ha usato il potere di materializzare i sogni per darci reale consistenza.
    Chi... chi siete voi?

    Lo stupore di entrambi i gruppi era evidente. Solo uno tra loro sembrava aver mantenuto la calma.
    Beh, dal suo aspetto, oltre che da quanto ha detto, dire che è Haiiro, un Haiiro giunto dal futuro.
    Sospirò, con una leggera espressione di disappunto.
    Dovevate proprio viaggiare nel tempo? Non lo sai quanti problemi e mal di testa provocano i viaggi nel tempo? Per non parlare del fatto che praticamente ogni film, libro e opera in genere che tratta dell'argomento ha una sua teoria specifica, cosa che non aumenta molto la chiarezza. Ma se è per un motivo importante immagino vada bene. Però stai comunque attento a non combinare pasticci e ingarbugliare il continuum spazio-temporale. Non vorrei trovarmi invischiato in qualche vicenda troppo arzigogolata.
    Ehm, no, non è proprio così... o meglio...
    Si immobilizzò, incapace di continuare. Neanche lui sapeva se stavano davvero viaggiando nel tempo. E poi cos'erano quei commenti insieme così pacati e assurdi? Chi diavolo si sarebbe messo a lamentarsi di punto in bianco dei paradossi dei viaggi nel tempo davanti a un persona del futuro? E perché nonostante ora Haiiro fosse più grande di Hiroshi di un anno, sentiva comunque come se fosse sempre lui il maggiore tra i due?

    Cambiando discorso, lei è la tua ragazza?
    Cosa?!
    Che?! No! Assolutamente no! Come ti viene in mente che...
    Preso da un pensiero improvviso, Haiiro si girò verso la giovane.
    Non che tu non sia bella o altro, è solo che...
    Haiiro – replicò questa con gentilezza – forse è meglio se lasciamo perdere questo discorso e proviamo a spiegare loro cosa sta succedendo.
    Concordo, non ha molto senso parlare di certe frivolezze quando ci troviamo in una situazione del genere.
    Ma se sei stato tu a cominciare...!
    Qualcuno mi vuole spiegare cosa sta succedendo, per favore?
    Nonostante il “per favore”, la voce di Kasumi era piuttosto piccata. Ignorarla in quei casi non era affatto saggio.
    Hi... Hiroshi...
    La voce affannata dell'Haiiro del passato, la cui presenza per un attimo era stata dimenticata da tutti, attirò la loro attenzione.
    Cosa ci fa qui quella?
    Intendi questi due persone di un altro tempo? Sto cercando di capirlo ora...
    No... intendo... quella colonna in mezzo alla stanza?
    Colonna? Quale colon... Oh, quella colonna...

    Tutti si girarono verso la massiccia e pesante colonna di marmo che ora si ergeva in mezzo alla camera. Forse se avessero avuto più tempo avrebbero notato come il suo fusto fosse perfettamente levigato. Oppure avrebbero apprezzato la possanza del capitello ionico. O notato la particolarità della base composita.
    Purtroppo non ne ebbero né il tempo né il modo. Perché la colonna era davvero massiccia e pesante. Il pavimento invece non lo era altrettanto.
    E la stanza crollò.
     
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    Si, stupido è la parola giusta, aggiungerei impreparato ed emotivo, illogico e lento, difetti dei quali temo di non essermi ancora liberato. Non so se è merito del canto di Muzet e Nix, rende presenti alla mia mente alcuni ricordi che avevo confinato in fondo al mio essere, o forse è dovuto alla situazione che stiamo vivendo, ma ascolto con ritrovata calma e con la disposizione adatta per accettare come verosimile lo scenario che mi sta dipingendo. Sulla possibilità di ucciderci in due secondi, non sono sicuro sulla reale fattibilità, ma in caso di attacco avrei non pochi problemi, segno che prestare attenzione a quelle parole potrebbe non essere vano. Ci sarebbero altre considerazioni, ma credo che me le risparmierò. Darò forma al mio pensiero solo alla fine. Seguo l'esempio di Asako, il nome di quella strana e nuova ragazza, e mi appoggio anche io ad un albero, restare tesi e bene in piedi non farebbe alcuna differenza. Durante una pausa cerca di sondare le nostre emozioni, ne avverto l'intenzione, ma al momento non credo di averne. Dimensioni parallele, prigioni, poteri gemelli complementari, tutto questo mi riporta indietro con il tempo. Si, forse un po' di nostalgia, magari e questa l'emozione che traspare mentre sollevo la testa verso il cielo, ripensando a Sharon ed a tutto ciò che ho lasciato indietro. Sarebbe un colmo se la principessina riuscisse a farmela rivedere in una dimensiona illusoria di prigionia eterna.

    Perdonami, farà un po' male.

    Dice, alla fine di una lunga spiegazione, a Galatea. Non c'è intenzione omicida, non devo far nulla. Non ha mentito, posso crederle. Spero davvero che tutta questa cerimonia, chiamiamola così, faccia in fretta a risvegliare i ricordi di Galatea, potrebbero essere conoscenze pregresse od innate utili a permetterle di accedere al suo vero potere, o qualcosa del genere.
    Al momento sembra aver terminato le spiegazioni.

    ”Più che essere ragionevole ho solo più familiarità con questi tipi di situazione. Voglio dire, di dimensioni ne ho viste, qualcuna l'ho anche distrutta, e di mostri ne ho affrontati un po', anche se è passato molto tempo ed all'epoca ero un po' diverso da quel che sono ora.”

    La voce mi esce con una indifferenza che non desideravo trasmettere, non so se con i suoi poteri telepatici riuscirà ad intuire la cosa, dopotutto non so fin dove si estendano o che effetti abbiano, so che riesce a schermarsi ed allontanare la mente. Funzionamento curioso.
    Curioso è anche il gesto di affetto che ho per Galatea, la accarezzo sulla testa cercando di sistemarle una ciocca di capelli. Ritiro la mano e la guardo, scuotendo il capo.

    ”Se brandissi un'arma sarebbe più comodo, ma non ho catene da plasmare, vedrò cosa posso fare.”

    Mi rendo conto che queste ultime cose sono fuori luogo, meglio non aprire troppo quel capitolo.

    ”Galatea è una Cacciatrice e quella ragazzina una strega, le sue abilità dovrebbero essere capaci di contrastare i poteri di questi esseri, no? Se fosse così conveniente, la mia sincronia migliorativa potrebbe incrementare l'effetto delle abilità abbastanza da permetterci di fuggire. Avrei molte domande sul villaggio e la famiglia di Galatea, ma credo sia meglio lasciare a lei la possibilità di portele e conoscere la risposta per prima.”
    “Una cosa che davvero mi interessa è conoscere i tuoi poteri. Dovresti aver compreso i miei poteri mentali, altrimenti non li avresti definiti spaventosi, ma io non so nulla di te, ho bisogno di informazioni per poter avere una buona sincronia con te in un combattimento e preferirei non doverle ricavare strappandole alle tua mente.”
    “Uhm...altre domande possono aspettare e per altre sono sicuro che otterrei comunque la risposta a breve, domandare e rispondere ora sarebbe superfluo, se dopo aver tanto parlato hai deciso di fermarti vuol dire che le informazioni che ci hai dato sono sufficienti per comprendere la situazione in modo appropriato e per sperare di impedire che Haiiro venga ucciso, cosa che di per sé sarebbe già un successo.”


    Mi viene ora in mente che lei, Asako, si è presentata. Quasi sicuramente conosce di già il mio nome, ma potrebbe essere appropriato introdurmi lo stesso.

    ”Ho tanti nomi ma preferisco farmi chiamare Tatsuya, è la variante più normale e compromessa.”
     
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    Aveva visto giusto. Il ragazzo era parecchio affidabile. Aveva ragione però, dovevano essere in sintonia totale e lei doveva spiegargli i suoi poteri in modo che potessero coordinarsi in battaglia. In lontananza iniziarono a sentirsi strani rumori, delle specie di ruggiti e un paio di ululati. Questo era un problema. Evidentemente la bambina aveva capito che qualcosa era andato storto e soprattutto che la sorella era ancora viva e stava mandando le sue creature ad ucciderli per rimediare ai suoi errori. Non avevano molto tempo.

    "Bene, sapevo che sarebbe arrivato questo momento, stanno per aggredirci. Se non sbaglio hai già avuto a che fare con le creature di mia sorella, i Lupi. Non sono particolarmente intelligenti ma attaccano in branco e spesso seguono tattiche di caccia ben precise. Noi siamo solamente in due ed in più dobbiamo difendere Galatea che non può combattere. Credo stiano cercando di circondarci per metterci con le spalle al muro." E così dicendo si alzò in piedi fissando un punto imprecisato nella foresta. Un altro ruggito.

    "Ho aumentato la mia forza fisica oltre i limiti del possibile, dopo anni e anni di allenamento. Inoltre posso spostarmi più velocemente dei comuni essere viventi. Ho sviluppato una tecnica che mi permette di decuplicare la mia velocità di movimento e espandere ulteriormente la mia forza fisica, quella con cui ho ucciso l'Oni che avete incontrato. Faccio uso di lame, coltelli per la precisione, incantate con le quali posso creare vari incantesimi, soprattutto di sigillo e di difesa. Una variante della mia abilità basata sulla velocità è l'Utsusemi, che mi permette di creare una copia grazie ai miei spostamenti veloci che posso usare come distrazione o via di fuga. Te li ho spiegati molto velocemente ma su per giù questi sono i miei poteri. Ora dobbiamo prepararci."

    Sollevò Galatea con un braccio, senza apparente sforzo (prova della sua forza fisica elevata), dopo di che saltò su un albero dove la depose per metterla al sicuro. Posizionò quattro pugnali intorno a lei, recitò una formula in una lingua strana e immediatamente intorno a Galatea apparve una barriera luminosa di colore rosso. Dopo di che lanciò un altro pugnale sopra la barriera che scomparve, nascondendo Galatea agli occhi di ogni essere vivente.

    "Bene, dovrebbe essere al sicuro. In questo modo loro non potranno vederla ne sentirla e tanto meno noi potremo colpirla con i nostri attacchi. La barriera la isola completamente, anche da attacchi di tipo mentale quindi noi due non potremo più sentirla" Mentre parlava incise una grossa X sul tronco dell'albero per riconoscerlo alla fine della battaglia, se fossero sopravvissuti ovviamente.
    "Dovremo essere rapidi e sincronizzati, rimanendo sempre in continuo contatto mentale per combinare le nostre mosse al meglio... Abbiamo un'unica possibilità. Ha commesso un errore, questa occasione la aspetto da anni. Anzi. Non so più nemmeno io da quanto tempo sto aspettando rinchiusa qui. E ora abbiamo la possibilità di sconfiggerla. Spero che Galatea si risvegli in fretta! Non so per quanto tempo riusciremo a resistere... Eccoli che arrivano."

    Dalla foresta una serie di grossi lupi iniziarono ad apparire. Avevano le zanne scoperte, dalle quali colava una disgustosa bava. Il pelo era folto e grigio, alcuni erano di colore nero e se ne poteva scorgere anche qualcuno bianco. Gli occhi erano rossi come il fuoco ed erano grandi tre volte un lupo normale e molto più muscolosi. Quelle creature erano a dir poco enormi e soprattutto erano assetate di sangue. Erano li per uccidere e non si sarebbero ritirate finché non avessero saziato la loro fame e soddisfatto la volontà della loro padrona.
    Come aveva previsto Asako li avevano circondati ed erano molti. Era praticamente impossibile contarli tutti.

    "Sono davvero tantissimi, questa volta non si è risparmiata..... Sei pronto? Cercherò di imprigionarne e ucciderne il più possibile con i miei sigilli e la mia velocità... Cerca di seguirmi con i tuoi poteri per capire dove colpirò e cerca di supportarmi. Non mi piace dare ordini, ma credimi, sono abituata alle battaglie e conosco mia sorella e le sue creature, so come combattono. Non pensare a me e non preoccuparti per la mia incolumità. In battaglia io rischio la vita, è l'unico modo che conosco di combattere."

    Le creature si erano fermate per un attimo. Avevano raggiunto il loro obiettivo. Subito dopo si lanciarono all'attacco da più direzioni. Asako attivò la sua abilità, di cui non aveva detto il nome, e si ricoprì di un'aura bianca che le vorticava attorno, sembravano fulmini misti a vento. Scomparve, pareva quasi che si teletrasportasse. Apparve accanto al lupo più vicino a lo schiacciò al suolo con un poderoso pugno che spaccò il terreno circostante facendolo tremare. Dopo di che scomparve di nuovo e apparve in alto sopra un gruppo di nemici. Roteò su se stessa e fece cadere una pioggia di pugnali intorno al gruppo. Dopo aver recitato una formula li imprigionò in una barriera cubica. Lanciò un pugnale che la frantumò e la fece esplodere.

    Stava dando il meglio di sé, ma il numero delle creature era davvero alto. Si scagliò su altri nemici, schiacciandoli e scagliandoli via con calci e pugni potenziati. Si era allontanata da Tatsuya.
    "Sono troppi, più ne uccido più ne arrivano, non ti ho spiegato che la mia tecnica ha un limite. Non posso sopportarla per troppo tempo o rischio che i miei muscoli si lacerino tutti quanti contemporaneamente, perdendo così la possibilità di compiere anche il minimo movimento... Cerca di radunarli in gruppi, userò i miei sigilli per bloccarli!"
    Continuavano a combattere, Asako da un lato e Tatsuya dall'altro.

    Un gruppo di lupi stava saltando addosso a Tatsuya, mentre un altro lo assaliva da davanti. Asako comparve dietro di lui e tirò un poderoso calcio che spazzò via l'ondata dietro di lui.
    Ora erano schiena contro schiena, ad affrontare il nemico. Ma il numero dei lupi non accennava a diminuire.

    CITAZIONE
    E'buio. Non vedo nulla. Non so nemmeno dove mi trovo e questa oscurità mi disorienta. Non so dove andare, mi sembra di fluttuare in un luogo indefinito ma non mi accorgo che se provo a camminare mi muovo. Vado avanti, cammino lentamente tastando il terreno e muovendo le mani intorno a me cercando qualche appoggio ed evitando di cadere.
    Continuo a muovermi, andando sempre dritto, o almeno credo di andare dritto ma per quanto ne so potrei girare in tondo senza raggiungere alcuna destinazione.
    All'improvviso però vedo una luce, candida e piccola, in lontananza. Mi avvicino e senza accorgermene inizio a correre, sempre più velocemente finché la luce non diventa enorme e io la attraverso. La luce mi avvolge e devo chiudere gli occhi che ormai si erano abituati a tutta quell'oscurità e non sopportano più la luce.
    A fatica li riapro e mi ritrovo in una stanza, all'interno di un appartamento. Guardo dalla finestra interamente di vetro e scorgo una grande città, che riflettendo si rivela essere quella da dove il mio viaggio nel passato è iniziato. Ero a casa. Non so come ma sentivo di essere a casa mia, nella mia stanza. Mi avvicinai al letto e vidi un orsacchiotto e sul comodino di fianco delle foto. Mamma. Papà. Sorella mia. C'era tutta la mia famiglia al completo, tutti coloro che io avevo dimenticato. Prendo l'orsacchiotto ed esco dalla stanza, ritrovandomi in una sala decisamente più grande, con un enorme tavolo ed un camino sul lato destro, mentre sul pavimento c'è un tappeto ricamato e bellissimo.
    Era la stanza in cui cenavamo, in cui stavamo d'inverno quando faceva freddo e dove giocavo con mia sorella. Le lacrime iniziarono a sgorgare. Come avevo potuto dimenticare tutto questo? Sento un rumore e mi giro. Appoggiata alla finestra che mi fissava c'era una donna. La riconobbi, era mia madre. Ma c'era qualcosa che non quadrava. Mi vedeva, sapeva che ero li e mi fissava. E quegli occhi erano inconfondibili. Erano quelli della stessa persona che aveva cercato di ucciderci da quando eravamo qui.

    La seconda parte è il sogno di Galatea, scusate se non ho ancora riunito i gruppi ma ci tengo a spiegare tutto per bene, quindi mi sa che la allungheremo ancora un po' xD
     
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    Polvere, dolore e spaesamento, queste le sensazioni di Haiiro in quel momento, dopo il crollo. Ma il suo primo pensiero non fu per le sue condizioni, ma per le altre persone.
    Ehi, ci siete tutti? State tutti bene?
    Stiamo bene – la voce di Hiroshi, che anche in quella situazione riusciva a mantenere una qualche pacatezza, gli rispose – anzi non è necessario che urli, siamo tutti vicini. Piuttosto, nessuno è rimasto ferito nel crollo? E come sta Haiiro? No, non parlo di te, intendo l'Haiiro del nostro tempo.
    Io ho una gamba sotto un mobile, ma credo che non sia grave e...
    In ogni caso, stai attenta a non muoverla.
    ...e Haiiro è qui con me. Incolume, credo, ma la febbre...
    Prendiamo le cose in ordine. Una luce ci aiuterebbe...
    Detto fatto: scintillando dal bastone che la sorella di Galatea imbracciava, si formò una luce a illuminare l'ambiente prima immerso nella penombra.
    Della colonna che aveva fatto precipitare la stanza non c'era già più traccia, mentre i cinque ragazzi si trovavano disposti irregolarmente nel pavimento del piano di sotto. Kasumi era accanto all'Haiiro del passato, anzi dalla sua posizione era evidente che aveva fatto da scudo col suo corpo al ragazzo. La sua caviglia era bloccata da un armadio rovesciatosi nella caduta. Hiroshi era a terra e si teneva stretto il braccio, una smorfia di dolore nel suo volto. Probabilmente era atterrato malamente, urtando il braccio. Haiiro, quello presente, localizzò la fonte del suo dolore in una gamba, dove si erano conficcate delle schegge di legno. Provò a tastargli con la mano e solo allora si accorse del sangue che scorreva in essa. Nella caduta un bicchiere di vetro si era fracassato e, chissà quando, Haiiro si era ferito con le sue schegge. Con attonito stupore il ragazzo constatò che quei tagli così netti non gli facevano neppure male, almeno sul momento.
    La sorella di Galatea sembrava l'unica, insieme forse all'Haiiro del passato, a non essersi fatta nulla in quella caduta. I giocattoli a cui Hiroshi aveva dato vita, alcuni già presenti al momento della caduta, altri giunti dopo, si stavano radunando cercando di portare soccorso, ma bastò un movimento del bastone della giovane perché si formassero delle radici che liberarono Kasumi dall'armadio, aiutarono Hiroshi a sollevarsi e rimossero i detriti che avrebbero potuto ostacolarli e ferirli.
    Grazie.
    Non c'è bisogno di ringraziarmi, aiutarvi in una simile situazione è solo naturale. Anzi, non è l'unico aiuto che posso darvi...
    Mosse di nuovo il bastone, spargendo per la stanza del polline che, posandosi sui ragazzi, curò le loro ferite.
    Ma... come...?
    I miei poteri mi permettono di controllare la natura, questo non è che uno dei vari incantesimi che posso eseguire.
    La faccia di Kasumi si fece ombrosa, mentre paragonava i doni che la giovane aveva al potere maledetto che le era stato dato. Ma sapeva di non poterci fare niente e questa consapevolezza l'intristiva ancora di più.
    È un potere molto utile – commentò invece Hiroshi – Oltre alle ferite, può anche guarire dalla febbre?
    Sia Haiiro che Kasumi, si girarono sorpresi e speranzosi verso Hiroshi.
    Non penserai che...
    Non vedo perché no, anche perché i poteri di Haiiro stanno continuando a sgorgare.
    Era vero, immagini confuse si aggiravano tra le menti dei presenti e talvolta si sentivano scricchiolii inquietanti, come di qualcosa che venisse mosso.
    Posso farlo, ma... credi davvero che possa servire?
    L'ultima frase era diretto al suo compagno di viaggio, che di rimando la guardò confusa.
    Che vuoi dire?
    Siamo qui per un motivo ben preciso, affrontare quell'infernale creatura. E per farlo dobbiamo uscire da qua. Aiutare il te del passato non ci aiuterà. Anzi, questo non è neppure il vero passato, ma solo un ricordo di quanto tu hai vissuto.
    Ma...
    Haiiro fu incapace di proferire altro. La giovane non sbagliava, ma Haiiro non riusciva a mandare giù il fatto di non poter far nulla. Ma c'era qualcuno che lo mandava giù ancora meno.
    Senti un po', bella, non so chi ti credi di essere, né cosa devi fare, ma se hai un modo per aiutare Haiiro e non vuoi farlo, allora io non ho intenzione di permettertelo.
    Stammi lontana... Il tono della giovane, di solito sempre composto e capace di calma, era così cupo e minaccioso che Haiiro ne fu spaventato.
    Credi che non percepisca il pericolo insito nel tuo fiato? Che non capisca che anche tu sei una strega, dotata di un potere maligno? E tu, con un potere simile, vorresti farmi credere di darti pena per proteggere una persona?!
    Kasumi si allontanò dalla giovane, con un'espressione sorpresa e adirata. Haiiro sapeva che la sorella di Galatea aveva colpito un nervo scoperto. Ma prima che qualcuna delle due potesse ulteriormente reagire, furono bloccati da un altro evento.
    Un'apparizione, un'armatura coi tacchi a spillo, irruppe tra di loro e, impugnando un'enorme ascia, sferrò un colpo nello spazio tra Kasumi e la sorella di Galatea. L'ascia si conficcò con forza nel pavimento, dopodiché l'armatura scomparve. Anche l'ascia, dopo pochi secondi, la seguì, ma Haiiro ebbe il tempo di toccarla, verificando ciò che temeva: non era una semplice illusione. E infatti il taglio che aveva fatto nel pavimento non scomparve.
    È il potere di Haiiro, cioè il potere dell'altro me, che si sta rinforzando di nuovo. Non so se guarirlo sia la scelta giusta per proseguire, ma... per favore... non voglio vedere la distruzione a cui porterà...
    La sorella di Galatea stava per obiettare, ma poi scosse la testa. Altro polline cadde giù, riversandosi stavolta sul solo Haiiro del passato, ancora in preda alla febbre. In poco tempo il suo respiro si fece meno affannoso, finché, ristabilito, non cadde in un sonno senza sogni.
    L'Haiiro del presente, Hiroshi e Kasumi si scambiarono dei gioiosi sorrisi, ma prima che potessero commentare...


    Polvere, dolore e spaesamento, queste le sensazioni di Haiiro in quel momento. Confuso, cercò di guardarsi attorno, ma la polvere e la penombra gli impedirono di vedere con chiarezza. In compenso poté sentire.
    Ci siamo tutti? Qualcuno è rimasto ferito nel crollo? E come sta Haiiro? Quello del nostro tempo, intendo.
    Kasumi rispose al fratello, ma Haiiro sapeva già cosa avrebbe detto la ragazza.
    Non puoi evitare di vedere ciò che è accaduto – la voce, sorprendentemente dura, era quella della sorella di Galatea – tu sei qua per osservare e imprimerti bene nella mente quanto di orribile hai fatto nella vita. Distogliere gli occhi non serve a niente: devi solo guardare, fin quando il tuo animo non sarà sazio di questo spettacolo.
    Il volto di Haiiro si stirò in un'orribile e dissennato sorriso.
     
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    Non so nemmeno dove sono ora, figuriamoci se posso ricordare da dove provengo

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    Anche se sotto la pressione della minaccia imminente dei Lupi, la ragazza mi spiega velocemente le sue abilità e capacità e devo dire che il tutto è molto notevole. In pratica qui sarò quasi completamente inutile dato che non posso riuscire a reggere il suo passo... o meglio, potrei sostenere i suoi stessi tempi e quindi quasi copiare la sua velocità emulando i movimenti così per come li fa, oltre a poter recuperare da lei tutta la sua esperienza ed i frutti, non fisici, del suo allenamento, ma senza la sua forza potrei solo finire per essere d'intralcio, oltre al fatto che temo di raggiungere troppo rapidamente i miei limiti, che nonostante tutto credo di avere comunque, fin troppo rapidamente se tentassi di sostenere un ritmo troppo elevato e troppo a lungo. A pensarci bene, preferisco e molto il ruolo di supporto a quello di protagonista: meno pressione, meno nemici che puntano alla tua gola come priorità e meno richiesta di potere.
    Però ha anche parlato di una tecnica che decuplica la velocità. Chissà se riuscirei ad acquisirla davvero, la tecnica e le sue varianti, attingendo alla sua esperienza tramite One Heart, sarebbe molto conveniente.
    La parte sui coltelli incantati è molto particolare, diciamo che era da tanto che non sentivo queste terminologie e forse un po' mi mancavano. Chissà cosa ne è stato della mia adorata strega scarlatta.
    Sui preparativi che fa per mettere al sicuro Galatea confesso di non capirci molto, la sigillomanzia non è il mio campo e si vede dato che mi limito a guardare il tutto a bocca aperta senza fingere la benché minima intelligenza, quasi mi vergogno di me. Anzi, senza il quasi. Quando torneremo al mondo reale dovrò approfondire l'argomento, un giorno qualche bel sigillo potrebbe tornarmi utile, magari per rinchiudere una volpa senza autodevastarmi la vita, ma sto divagando. Mi stupisce che le due tizie che mi parlano nella mente continuino a non dire nulla.
    La battaglia sta per iniziare e gli interrogativi non mancano, quello che mi turba di più è sul riuscire a resistere abbastanza a lungo perché Galatea riesca a risvegliarsi. Se avessi le mie armi altro che resistere, questi lupi imploderebbero solo vedendomi, ma sembra che sia disarmato, quindi... che gran peccato.
    Peccato anche che le tecniche di imposizione alfa sul branco non funzionino come dovrebbero, un bell'esercito di lupi credo che ci avrebbe fatto molto comodo.

    « Ed io che sono anche animalista... »

    Un momento, ma che fine ha fatto la spada che impugnavo prima? Diamine, se avessi almeno quella potrei essere un po' più pericoloso!
    Al momento mi limiterò a fare l'angelo custode... se solo riuscissi a seguirla! Accidentaccio, è veloce! Se mi affrontasse in un uno contro uno è probabile che nemmeno con la One Heart e le mie caratteristiche fisiche riuscirei ad uscirne illeso... più che altro perché non credo che riuscirei a farle danni con i miei colpi da normale umano. Cavolo, ma sono davvero diventato così patetico? Non posso fare molto, non ho armi per offendere ed i miei pugni non credo possano schiantare quei lupi come fanno quelli di Asako. Posso più che altro supportarla modificando le intenzioni dei lupi in modo tale che non possano opporsi ai suoi attacchi, ma lo stesso non mi piace farle fare tutto il lavoro sporco.
    Modifico le intenzioni dei lupi per tenerli in posizione, la pioggia di pugnali di Asako li circonda proprio come avrebbe dovuto ed il suo sigillo va a buon fine... yay! Armi! Posso raccogliere qualche pugnale, tanto i lupi vedono una immagine di me che... non è me. Ne voglio due, giusto per difendermi.
    Ed adesso mi dice che ha un limite con la sua tecnica? In effetti lo avrei dovuto sospettare, o per lo meno immaginare, chi può muoversi in quel modo all'infinito? Beh...

    « Va bene, cercherò di radunarli. »

    Ma il mio piano-non-ancora-fatto viene anticipato dato che un gruppo di lupi mi punta proprio quando esco dall'illusione per ricalcolare tutte le menti e generare una manipolazione spirituale più che mentale su tutti i nostri innumerevoli nemici. Asako si teletrasporta alle mie spalle, io sono obbligato a cercare il punto debole di due lupi, lo trovo e lo centro con un letale lancio di coltelli. Sarei disarmato, ma mi sincronizzo con il movimento di Asako e, anche se non mi piace toccare una ragazza senza avere abbastanza confidenza o il suo consenso, uno dei due mi basta, sono costretto a sfiorarla mentre le prendo un primo coltello; lo lancio contro un lupo a cui ho modificato l'intenzione prima che balzasse in modo che si scoprisse il cuore e mi passasse di fianco alla giusta distanza per estrarglielo dal corpo esanime, ruotando sul posto e prendendo un secondo coltello ad Asako che finisce su un lupo al quale faccio lo stesso gioco, uccidendolo ed estraendo il coltello anche dal suo corpo, il tutto in un unico e fluido movimento che sublima nell'inserimento violento di entrambi i coltelli nella gola di un terzo lupo, che si arresta in preda ad una visione spaventosa che finisce quando la testa gli si stacca dal resto del corpo. Termino il movimento rimettendo i coltelli lì dove li avevo presi.
    Siamo schiena contro schiena, circondati da un immenso numero di lupi, non c'è nulla di cui preoccuparsi.

    « Pronta per svanire? »

    Cancello la nostra presenza a tutti i sensi dei lupi, con la mia illusione sensoriale non possono più percepisci. In compenso posso far si che tutti loro sentano e vedano qualcosa di lievemente più... interessante. Quel che segue è l'illusione che genero.
    I passi pesanti fanno tremare la terra, le cime degli alberi si piegano e quasi si inchinano al passaggio di esseri mostruosi che l'umanità ha dimenticato. I rumori provengono da ogni direzione, sembrano circondare l'intera foresta mentre la attraversano. Si diffonde un forte odore di terra bagnata e sangue putrefatto, resti della loro ultima battaglia. Immensi mostri dalle cento braccia e cinquanta teste si palesano agli occhi dei lupi. Sono in quindici e spingono tutti i lupi nello stesso punto solo grazie alla loro terribile presenza.
    Ricordo fin troppo bene cosa vuol dire incontrare questi giganti, il terrore che si respirava in ogni dove al solo sentire il nome degli Ecatonchiri.
    Mostro questa illusione anche ad Asako, spero che la gradisca.
     
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  8. ‡ Officer Alex ‡
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    Mia madre. La creatura che stava cercando di ucciderci... Di ucciderMI da tantissimo tempo altri non era che mia madre. Asako prima aveva detto di essere la sorella di quella creatura mostruosa... Il che voleva dire che lei era.....
    "Si è tua zia tecnicamente parlando"
    "Cos... Tu puoi..."
    "Si posso leggere nel pensiero, fa parte dei miei immensi poteri. Fortunatamente per te in questa dimensione creata da mia sorella io non posso eliminarti."
    "Perché?" Chiedo con voce spezzata.... Non ci capisco più nulla... Perché mia madre dovrebbe uccidermi? Perché avrebbe dovuto fare del male a tutte quelle persone e uccidere mia sorella...
    "Piantala di pensare, ti ho detto che sento i tuoi pensieri"
    "Allora rispondi!!!!!" Ormai non mi controllo più, urlo quella frase con tutta la forza che ho
    "A te non interessa sapere perché, esattamente come non ti interessa conoscere il tuo passato... Non potevi rimanere dov'eri? Ci saremmo finalmente riunite, in un unico corpo e per sempre! Avremmo avuto nello stesso corpo il mio potere illimitato ed il gene che si trasmette da generazioni che risiede nel tuo sangue!"
    "Ma di cosa stai parlando?" Improvvisamente mi viene in mente quello che aveva detto Asako, sul gene che entrambe possediamo. Ma se si trasmette di generazione in generazione allora perché...
    "Solamente una delle due sorelle lo possiede. La prescelta è stata Asako, non io. Come sei tu a possederlo e non quella inetta di tua sorella. Mi ha sempre disgustata la sua debolezza, ho preferito eliminarla, era inutile. Almeno tu hai un motivo per essere mantenuta in vita"
    "Ma come puoi parlare in questo modo di tua figlia?" Sono senza parole, non so nemmeno cosa dire.. Tutto questo mi sembra così irreale.
    "Sai non tutti sono fortunati come te e la mia sorellina! I miei genitori, i tuoi nonni, erano così contenti di lei, lei era così brava. Da dove pensi che derivi la tua bravura nel combattere eh? Il tuo fisico così resistente??? Avete avuto un'immensa fortuna!"
    Inizio a capire il motivo per cui tutto ciò era iniziato. E mi sembra un motivo così stupido e futile....
    "Sei un mostro....."
    "Si lo sono"
    "Non sei mia madre"
    "Si che lo sono"
    "Mi rifiuto di credere che tu possa essere...."
    "Puoi dire e fare quello che vuoi ma non puoi cambiare la realtà dei fatti. Hai un'unica possibilità per sopravvivere: unisciti a me, permettimi di fondere i nostri corpi in uno solo! Pensa alla gloria che potremmo raggiungere!! E finalmente saremmo di nuovo riunite insieme figlia mia!"
    "Non posso.... Vattene..."
    "Si che puoi, è così semplice"
    "Ho detto di no..."
    "Non mi vedi da così tanto tempo... Non hai sempre voluto incontrarmi? Sono tua madre!"
    "......."
    "Potrò riportare in vita anche tuo padre e tua sorella. Se verrai con me li riavrai tutti quanti.... Tutti.... E saremo di nuovo una famiglia felice!"
    "Tu.... Io... Basta, smettila...."
    "Sai che sono in grado di farlo, hai visto i miei poteri e sai di cosa sono capace"
    "Davvero potresti??" Una famiglia.... Finalmente ne avrei avuta una......
    "Certo che potrei"
    "Io......"
    "So che rivuoi la tua famiglia, il tuo passato, la tua vita. E potrai riavere tutto e ancora di più"
    "..........."
    "Brava la mia figliola"
    Si avvicina e mi abbraccia.... Mia madre mi sta abbracciando, finalmente. Questa sensazione non l'ho mai provata. Mi sento al sicuro. Protetta. La mia mamma è di nuovo con me.

    CITAZIONE
    I mostri si erano fermati. Asako era schiena contro schiena con Tatsuya ma improvvisamente una serie di creature dalle molteplici braccia fecero la loro comparsa intorno a loro. Asako ci mise un attimo a realizzare che tutto quello era opera di Tatsuya e altro non era che una potete illusione creata dai suoi poteri per spaventare e distrarre le creature che li avevano circondati. Straordinario! Non aveva mai visto nulla di simile e per lei era uno spettacolo incredibile.

    "Complimenti, sapevo che eri forte ma non pensavo i tuoi poteri potessero creare cose del genere!"
    Le creature nemiche erano terrorizzate. Non capivano cosa stava succedendo e tanto meno chi erano le creature che le stavano attaccando. Sapevano semplicemente che erano mostruose. E'la legge della natura, il più grande mangia il più piccolo e i lupi ora avevano paura. Si stavano agitando e stavano rompendo la loro formazione.

    Asako attivò la sua tecnica, l'aura bianca simile al vento si attivò intorno a lei ed un secondo dopo iniziò a scattare per tutto il campo di battaglia, scagliando un coltello su ognuno dei nemici. Stava sfruttando al massimo il suo potere, era velocissima, le creature non riuscivano a seguirla. Ma Asako sapeva che sarebbe durato poco. Ora tutte le creature erano state trafitte da una lama di Asako, che fece un ultimo scatto che la portò al centro del campo di battaglia. Piantò una lama nel terreno, dal quale partirono un gran numero di catene, ognuna delle quali si collegò ai coltelli posti sopra i lupi. Ora erano tutti legati.
    Ad un comando di Asako le catene iniziarono a ritirarsi, trascinando con loro ad altissima velocità i lupi che vennero confinati all'interno della lama conficcata nel terreno. Spariti. Per sempre.
    Asako cadde in ginocchio per lo sforzo. Aveva usato la tecnica di sigillo più potente che conosceva, ma unito alla sua tecnica per la velocità aveva prosciugato quasi interamente le sue energie.

    Si rivolse a Tatsuya, sorridendo "Pare che ce l'abbiamo fatta per ora... I nemici sono spari..." Ma si interruppe e si voltò verso l'albero dove aveva messo al sicuro Galatea.... Qualcosa non andava.... C'era una presenza in più al suo interno... Era.... No..... Impossibile.... Ma come aveva fatto?

    "Tatsuya!!! E'qui!!! Non so come ma è riuscita a entrare nel sigillo e ora è con Galatea!!!" Il suo piano era andato perduto, la loro temibile avversaria era arrivata sulla scena senza che loro nemmeno se ne accorgessero. Mentre Asako tentava di alzarsi, stremata per la battaglia su quell'albero ci fu un'esplosione, la barriera di Asako era stata rotta.

    Quando il fumo di quell'esplosione si fu diradato comparvero due figure, una era Galatea, completamente cambiata.... Aveva finalmente assunto il suo vero aspetto....


    L'altra era una donna che ancora non avevano incontrato... Ma Asako svelò subito il grande arcano. Quello era il vero aspetto di sua sorella, colei che aveva cercato di ucciderli fino a quel momento.


    "Ciao sorellina, vedo che ti sei impegnata molto per sopravvivere in questo luogo... Sei stata eccellente come al solito vedo. Non ci vediamo da un po', non sei contenta? Tua sorella e tua nipote ora sono di nuovo una famiglia!"
    Galatea era di fianco a lei, le stringeva la mano e non proferiva parola. Il suo sguardo era però felice, anche se lasciava trasparire una certa inquietudine.
     
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    I cinque si trovavano di nuovo nel pavimento del piano di sotto con tutti i mobili caduti e i pezzi infranti sparpagliati attorno. La sorella di Galatea aveva già pensato a soccorrere Hiroshi e Kasumi, mentre si era rifiutata di curare la febbre dell'Haiiro del passato dicendo che esulava dai suoi poteri. Haiiro (del presente) immaginava che fosse ciò che si chiamava “una bugia a fin di bene”.
    Grazie dell'aiuto, ci è servito molto. Però i nostri problemi non sono risolti: Haiiro ha ancora la febbre e le sue visioni non si sono fermate. Inoltre ho paura che...
    Hai paura di cosa, senpai?
    Solo dopo averlo così chiamato pensò che in quel tempo Hiroshi era più giovane di lui. Ma anche così, per lui rimaneva il suo senpai.
    Sono preoccupato dagli altri abitanti del quartiere.
    Cosa...?
    Come se le parole di Hiroshi fossero premonitrici, il campanello suonò, interrompendo la domanda di Haiiro.
    Kasumi, va' ad aprire e di' che c'è stato un crollo, ma che noi stiamo tutti bene e che non abbiamo bisogno d'aiuto. Sii gentile, ma ferma.
    Hiroshi aveva dato i suoi ordini in fretta ed era possibile leggergli in faccia la preoccupazione. Forse fu questo a spingere Kasumi ad andare subito, senza chiedere spiegazioni. O forse anche la ragazza aveva capito la situazione. Chi non aveva del tutto capito, o forse non voleva capire, è Haiiro.
    Senpa... Hiroshi, hai paura che i sogni colpiscano le altre persone se queste entrassero?
    Certo, è anche di questo che mi preoccupo. Ma anche se spero che non succeda, c'è dell'altro.
    Temi che quelle persone, accorgendosi del potere di Haiiro, ci attacchino per paura di quello che potrebbe scatenare – intervenne la sorella di Galatea. – È un pensiero sensato: le persone del mio villaggio sanno come i normali siano pronti a scatenarsi contro di noi. La paura può far compiere alle persone gesta orribili. L'animo umano in fondo è debole.
    Più che un attacco temevo che saremmo stati scacciati, anche se non in modo gentile, ma non posso escludere eventualità più estreme come quella da te evocata...
    Ma... ma... – Haiiro girava la testa dall'uno all'altro, incredulo – tu hai sempre aiutato le persone di qua, ogni volta che potevi. Come potrebbero attaccarti...
    Credo che lo farebbero, se si accorgessero che i pericoli della nostra presenza superano i benefici. D'altronde siamo in una zona al margine dell'illegalità, nessuno qua vuole certe rogne.
    Hiroshi – la voce di Kasumi, tornata dalla porta d'ingresso, chiuse il discorso – sono riuscita a farli andare via. Ma non sono sicuro di averli convinti.
    Non importa, per ora va bene così.
    Tu – Kasumi guardò verso Haiiro, ma non disse il suo nome, come se ancora non potesse credere alla sua identità – hai detto di venire dal futuro giusto? Allora dovresti sapere cosa accadde e cosa dobbiamo fare.
    Haiiro scosse la testa.
    Purtroppo no. All'epoca ero nella condizione in cui mi vedete e non ho che ricordi sfocati. Tutto quello che so è che alla fine che ne andammo da questo luogo.
    Andarcene...? Ma qui avevamo trovato un posto in cui stavamo bene, perché...
    La faccia di Kasumi in quel momento faceva vedere la sua insicurezza di poco più che tredicenne. Hiroshi, avvicinatosi a lei, le mise una mano sulla spalla.
    Kasumi, ti rendi conto anche tu dei possibili perché. Il nostro Haiiro potrebbe distruggere la casa coi suoi poteri, oppure i vicini potrebbero scoprirci. In ogni caso faremo il necessario per vivere al meglio.
    Insicura, Kasumi ebbe solo la forza di annuire. Intanto dentro di sé Haiiro provò una stretta al cuore, vedendo la situazione dei due, le loro paure e incertezze a malapena celate. La sorella di Galatea aveva detto che erano solo illusioni, ma anche così Haiiro non poteva evitare di angustiarsi per loro. E del resto, per quanto illusioni, non riflettevano un passato realmente accaduto?

    Cosa posso fare per aiutarli? No, aspetta, forse non devo aiutarli, o meglio così ha detto la sorella di Galatea. Però in quel caso cosa devo fare? Limitarmi a guardare, riempiendo il vuoto dei miei ricordi? Ma possibile che sia sufficiente questo? E posso davvero limitarmi a guardare, senza cercare di agire, di cambiare qualcosa?
    Haiiro era così preso dai suoi pensieri, che quasi non si accorse dello squalo tigrato volante che stava per morderlo. Ebbe la sensazione di sentire lo spostamento d'aria quando le fauci dello squalo si chiusero a pochi centimetri dalla sua faccia, ma poiché l'essere si dissolse subito dopo, non poteva constatare se era reale o solo un'illusione.
    Haiiro, fai attenzione. Tu più di ogni altro dovresti sapere quanto sono funesti i tuoi poteri, o sbaglio?
    La sorella di Galatea non si sbagliava, ma non aveva neppure del tutto ragione. Certamente Haiiro era conscio dei pericoli dei suoi poteri, ma non li aveva mai sperimentati sulla propria pelle. Lui era la persona che di norma li scatenava, non colui che li subiva. Solo trovandosi di fronte a un altro se stesso poteva constatare i loro effetti dall'esterno. Però proprio quei pensieri gli fecero ricordare qualcos'altro.
    Ascolta – disse alla sorella di Galatea – prima il mio io passato ha evocato un'armatura armata d'ascia, giusto? La giovane annuì. Però ora non ha fatto nulla del genere: significa che in qualche modo è cosciente e che quanto accade all'esterno influisce su di lui e sui sogni che produce.
    Hai ragione, ma questo come ci aiuta?
    Non ne sono sicuro, però voglio provare una cosa...
    Ehi, invece di confabulare, potreste darci una mano, voi due? Rampicanti – disse rivolta alla sorella di Galatea – puoi far apparire dell'acqua in questa bacinella?
    Rampicanti?! Quel nomignolo sembrava aver fatto infuriare la giovane, ma un attimo dopo si calmò.
    Ma sì, per ora non c'è problema – mormorò tra sé con un tono basso che Haiiro udì, o credette di udire, a malapena. – Devo ancora continuare con questo ruolo. Almeno per ora...
    Col suo solito sorriso gentile fece apparire dell'acqua nella bacinella. Senza neanche ringraziare Kasumi ci bagnò un panno che mise sulla fronte dell'Haiiro febbricitante. Il ragazzo era disteso e mormorava parole confuse. Ogni tanto apriva gli occhi, ma non sembrava vederli realmente.

    L'Haiiro presente decise che era il momento di agire. Raggiunse il suo se stesso passato e si chinò su di lui, alzandone il capo in modo che si potessero guardare negli occhi. Lo sguardo del sé passato non era segnato da occhiaie tanto spesse quanto le sue, ma era annebbiato e confuso, come se lo fissasse al di là di una fitta coltre di nebbia. La nebbia dei sogni confusi.
    Mi senti? Devi rispondermi! Tu, ti rendi conto di quanto stai per fare?! Andando avanti così distruggerai tutto quello che ora possiedi!
    Ehi! Cosa stai facendo?! Non è nelle condizioni per risponderti!
    Ignorando la voce di Kasumi e le sue mani che tentavano di allontanarlo, Haiiro continuò a parlare.
    Lo capisci?! Tutto quello che sta succedendo, sta avvenendo per causa tua!
    Al di là della coltre di confusione che lo ricopriva, il suo doppione di quel tempo sembrò fissarlo, per la prima volta, con cognizione di causa.
    Io... lo capisco... ma cosa ci posso fare? Non ho voluto io tutto questo! Non è colpa mia questo disastro! Io volevo solo... volevo solo...
    La testa del ragazzino ricadde sul letto, stremato ma non incosciente, mentre veniva scosso da brividi. Haiiro non si arrese.
    Cosa volevi?! Dimmi che cosa vuoi?!
    Cosa voglio ora...? – Debole e confusa, la sua voce si sollevò un'ultima volta – Io voglio solo...
    Mosse le labbra, ma nessun rumore ne uscì e ripiombò nell'oblio di un sonno agitato. Fu coi sogni che rispose.
    Due forme grottesche, a stento definibili umanoidi, si innalzavano ora di fronte ai cinque. La loro sola presenza sembrava far raggelare la casa e i cuori di chi in quel momento vi si trovava.
    La prima ricordava la testa di Medusa, lingua serpentiforme e orridi capelli fluttuanti. Seduta su di essa, parte di essa, c'era una figura femminile, i suoi lunghi capelli che si confondevano e formavano l'essere su cui poggiava.

    L'altra figura aveva contorni umani, ma di dimensioni maggiori e pelle azzurrina. Non toccava terra, ma lievitava al di sopra del pavimento: sulle spalle due grandi ali e due enormi mani rapaci. Insondabili cerchi circolavano la sua faccia e le gambe. Statuario e misterioso, li osservava con maligna severità.

    Haiiro conosceva quelle figure, di più, ne comprendeva il significato.
    Dunque è questa la tua, la mia, risposta?! La falsa speranza che promette di donare un'effimera pace, nient'altro che una bieca illusione e la paura, la disperazione che desidera l'annullamento più totale. Allora, davvero non c'è altro...?
    Le due figure lo guardarono ancora un altro istante, mute di fronte a quella domanda. Poi attaccarono.
     
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    AF's Master of the End
    La Luce

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    Non so nemmeno dove sono ora, figuriamoci se posso ricordare da dove provengo

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    « Eheheh! Grazie. »

    Rispondo un po' imbarazzato ai complimenti. Non si direbbe, ma ho un debole per gli apprezzamenti.
    Guardo con grande attenzione la tecnica di Asako, ogni suo movimento lo analizzo e lo acquisisco trami One Heart, ma non credo ci poter replicare.
    Ma è quando si posiziona al centro del campo di battaglia che la tecnica mi conquista e mi stupisce: mai mi sarei aspettato una tecnica che materializza catene su vasta scala come questa.

    « Meraviglioso. »

    Mi lascio sfuggire in un sospiro.
    Temo le catene. In un certo senso le odio. Ma non posso fare a meno di esserne affascinato ed entusiasmarmi quando un mio alleato le usa.
    Attiva: tutti i lupi vengono sigillati nel coltello centrale. Epico.
    Asako, stremata, cade sulle ginocchia ed io, immediatamente, faccio per avvicinarmi ed aiutarla ma il suo sorriso mi blocca e rassicura. Tutto, però, dura solo per un attimo, Asako si interrompe e dirige lo sguardo verso l'albero dove è sigillata Galatea. Le sue successive parole confermano un timore che ho improvvisamente avuto nonostante non riesca a percepire attraverso quel sigillo. Quindi siamo stati giocati, pensavamo di averla messa al sicuro ed invece abbiamo fatto il gioco del nemico.
    Cerco di aiutare Asako ad alzarsi ed una esplosione richiama la mia attenzione. Indago oltre il fumo tramite la One Heart e quando si dirada non credo ai miei occhi e nemmeno alla mia anormalità: Galatea è diventata una persona completamente diversa.

    « So...sorella? Nipote? »

    Ma quanti anni hanno?

    « Che sta succedendo? »

    ”Tieni alta l'attenzione.”

    Non ho intenzione di fare diversamente.

    Che intenzioni avranno?

    Credo che quella tizia ci sia ostile fin dall'inizio, almeno da alcune informazioni che ho carpito da Asako, eppure Galatea sembra così felice.

    Inizi a non capire più da che parte stare? Dopotutto le tue aspettative su alleati e nemici sono state deluse più volte.

    No. So bene dalla parte di chi sono. Io sono dalla parte di Galatea, quella Galatea che mi ha chiesto aiuto, e di nessun altro.
    Speranzoso..

    “Fai attenzione e non distrarti”

    ..dicevo, speranzoso tendo leggermente la mano all'indirizzo di Galatea. E metto su un sorriso, magari riesco a prendere del tempo.

    « Galatea, sembri star bene. Hai anche incontrato dei parenti, che gioia! Perché non vieni qui e me li presenti? Poi potremo tornare a casa. »

    Sento che se ora fuggisse le cose si metterebbero ancora peggio.
    Prima che me lo ricordi Nix, avvio la lettura totale delle intenzioni di tutti i presenti, non voglio farmi cogliere di nuovo impreparato.


    Scusate, tra problemi di connessione e mancanza di memoria vi ho fatto attendere per tutto questo tempo ed alla fine vi propino anche un post così scarno ed insulso....
     
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  11. ‡ Officer Alex ‡
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    User deleted


    Era andato tutto storto. Nulla aveva funzionato. Lei era riuscita ad entrare nella sua barriera, anzi, probabilmente era tutto un suo piano. In quel modo aveva intrappolato lei stessa Galatea e l'aveva lasciata in balia di quell'essere mostruoso. Chissà cosa le aveva detto e cosa le aveva fatto.
    La ragazza appariva spenta. Tatsuya disse che la giovane gli sembrava felice e che era contento che lei avesse ritrovato almeno un suo parente. Ma non aveva idea di chi aveva trovato. Non sapeva con chi aveva a che fare.

    Asako provò ad alzarsi in piedi e grazie all'aiuto di Tatsuya riuscì ad alzarsi, ma prima che potesse dire qualcosa l'altra aveva parlato per prima. Come al solito aveva il suo tono strafottente, spavaldo, ironico. Questa cosa la mandava in bestia, ma per ora non poteva farci nulla, se avessero iniziato un combattimento in quel momento lei avrebbe eliminato sia lei che Tatsuya in un batter d'occhio, i suoi poteri erano troppo potenti per essere sconfitti da loro due. Asako sperava che Tatsuya stesse leggendo nella sua mente in modo da non dover parlare a voce. Lei era immune al controllo mentale della sorella, per anni si era allenata per resistere ai controlli provenienti dalle menti altrui e ora era in grado di neutralizzarli completamente.

    "Tatsuya... L'ultima tecnica che ho utilizzato consuma molto rapidamente le mie energie, ma le sto recuperando... Devi solo darmi qualche minuto per recuperare... E non preoccuparti del fatto che io parli ad alta voce e dica che mi serve qualche minuto per recuperare, perché tanto lei lo sa benissimo, mi ha tenuta prigioniera qui dentro per anni e sa ogni mio singolo potere e ogni mia singola abilità.... Non è forse vero, cara sorellina?"

    La donna di fianco a Galatea non rispose, ma semplicemente sorrise e mise un braccio sulle spalle della giovane ragazza accanto a lei. Galatea continuava a non parlare e per tutta risposta si strinse di più alla donna.

    "Tatsuya tu non capisci.... Non devi gioire da tutto questo.... Quella è la donna che mi ha fatto tutto questo, è quella che stava cercando di possedere Galatea e di ucciderla capisci? Questo è il suo vero aspetto.... Non glielo dici? Lo farò io dunque! Galatea aprì gli occhi! Quella donna è un mostro! Ti vuole solo per ottenere il nostro stesso Gene e aumentare i suoi poteri! Ti assorbirà completamente lo capisci? E dopo di che lo farà anche con me e diventerà inarrestabile! Ti prego allontanati! Non darle quello che vuole o sarà finita per tutti quanti!!"
    Asako stava urlando, cercava di rianimare la ragazza in tutti i modi ma pareva che lei non la stesse ascoltando.

    "E'inutile sai? Io e lei abbiamo già parlato! Mi ha perdonata, mi ha capita... Mia figlia vuole solo la sua famiglia indietro. Le ho spiegato che l'omicidio di sua sorella e di suo padre era necessario. Loro non avrebbero capito il mio grande progetto. Mi avrebbero ostacolato. Perché non le dici la verità tu invece eh? Che sei stata TU a toglierle la memoria! TU che l'hai spedita in quella zona della terra! TU che le hai inculcato un passato fittizio e non vero nella mente! Il tutto per cancellarle i ricordi e allontanarla dalla sua famiglia!"

    "Non è vero! L'ho fatto per proteggerla! Per proteggerla da te! Dal tuo desiderio di potere, dalla sua smania di vendetta! Avevi ucciso tutti quanti, non ti avrei permesso di uccidere ancora! Galatea ti prego, vattene via! Non permettere che tua sorella, tuo padre, tutti gli altri siano morti invano!"

    La ragazza non rispondeva e continuava a fissare un punto vuoto, per terra, senza proferire parola. Qualcosa in lei non andava.

    "Non mi ascolta.... Deve averle fatto qualcosa" Disse rivolgendosi a Tatsuya "Deve averla protetta anche dai tuoi poteri, la sua mente è completamente schermata.... Non mi ascolterà mai. Lasciami qui e vattene, in qualche modo dovresti riuscire a creare un portale o qualcosa, prova a metterti in salvo" E dopo aver finito si spostò, ormai aveva recuperato le forze perse con la tecnica e si fece avanti.
    "Se non mi dai ascolto Galatea dovrò toglierti di li con la forza! Non mi tirerò indietro ne ti chiederò scusa, ti ho cancellato la memoria per salvarti la vita e lo rifarei una seconda volta! E tu.... Mettiti in mezzo e te la vedrai con me" e dopo aver pronunciato quest'ultima frase lanciò uno sguardo minaccioso alla donna che stava accanto a Galatea

    "Tu hai interferito con i miei piani. Arrenditi! Sei consapevole di non potermi uccidere, non ce la farai mai!" E così dicendo si spostò da di fianco a Galatea e si diresse verso di lei "Mia figlia mi ha compresa, ha capito! E vuole fare parte di tutto questo! Tu l'hai privata di un passato, di una vita, della capacità di scegliere, di una FAMIGLIA.... E hai privato me di una figlia!"

    "Tu non sai cosa vuol dire amare una figlia, non sai nemmeno cosa sia una famiglia! L'unica cosa in cui sei interessata è il Gene che possediamo io e Galatea per aumentare i tuoi poteri! Hai ucciso sua sorella perché non lo possedeva e non ti serviva, hai risparmiato questa ragazza per il semplice fatto che poteva tornarti utile, esattamente lo stesso motivo per cui hai risparmiato anche me! Non credere che io non lo sappia, hai usato i tuoi poteri per convincerla, farle il lavaggio del cervello, fin dove puoi spingerti per ottenere ciò che vuoi? Vuoi davvero distruggere tua figlia?" Asako stava urlando, non riusciva a controllarsi perché non riusciva a credere a quello che stava vedendo... Davvero Galatea... No, non poteva essere vero.

    "Lei ha SCELTO di seguirmi... Cosa che tu non le hai permesso di fare! Dentro la tua barriera non potevo usare i miei poteri mentali, ha deciso tutto lei! Il passato le è tornato alla mente e la barriera si è rotta... Aveva esaurito il suo scopo e quindi si è dissolta! Cos'è non te l'aspettavi? Hai perso sorella mia! Tutta l'umanità ha perso ormai!" Tese una mano a Galatea "Vieni piccola mia, mostra a tua zia che ormai io e te siamo una cosa unica, una cosa sola... Che nessuno ci dividerà mai più"

    Galatea non si mosse subito. Guardò prima sua madre, la sua mano e poi Tatsuya... Si voltò anche verso Asako. Dopo di che mosse i primi passi e si diresse verso la donna che le tendeva la mano. Sua madre aveva bisogno del suo aiuto e lei non glielo avrebbe negato. Non ora che la sua famiglia era tornata, non ora che poteva ricostruirsi una vita. E per la prima volta, parlò.
    "Hai distrutto il mio passato.... Mi hai cancellato la memoria, mi hai impedito di avere una vita felice.... Io non ho mai avuto una madre e una famiglia per colpa tua! Come ti sei permessa? Non mi hai dato scelta! Mi hai privata di tutto senza nemmeno chiederti se fosse giusto! Ti odio...."
    Queste parole furono come frecce. E colpirono Asako duramente. Lei era la cattiva. Lei era il mostro. Lei aveva sbagliato.
    "Galatea ti prego...." E mentre diceva queste parole le lacrime iniziarono a sgorgare dai suoi occhi.

    "No.... Sparisci, accetta di aver perso.... Tatsuya, grazie per avermi accompagnato fino a qui! Ora ho capito qual'è il mio destino.... Aiuterò mia madre nella sua missione, mi dispiace. Non pensavo che avrei dovuto eliminare proprio voi che mi avete tanto aiutato. Ma questo è il destino a cui dobbiamo obbedire"
    Il tono di Galatea era piatto, serio e risoluto. Non avrebbe permesso a nessuno di fermare sua madre. Quella, ormai, era la sua decisione definitiva.

    Asako intanto continuava a piangere. Non ci credeva.... Tutto ciò per cui aveva lottato, tutto ciò per cui si era battuta... Aveva lottato per sopravvivere fino a quel momento e per tutti quegli anni solo per vedere le sue speranze andare in frantumi in quel modo? No. Non era possibile.

    "Tatsuya....." Disse fra le lacrime "Preparati... Dobbiamo fare proprio quello che non volevo fare.... Io.... Non possiamo permettere che porti a termine il suo folle piano..." E piangendo attivò di nuovo il suo potere, la sua aura che potenziava la sua forza e la sua velocità. Estrasse due pugnali, che si ricoprirono di un'aura rossa e luminosa. Era pronta ad attaccare e a combattere. Avrebbe ucciso Galatea. Era l'unico modo.
    Scattò in avanti e comparve alle spalle della ragazza, cercando di trafiggerla con un pugnale. Accadde tutto in pochi secondi, l'altra donna le si teletrasportò di fronte e con una mano le bloccò il pugnale. Dopo di che la schiantò a terra. Non poteva più muoversi. A quanto pare quel mostro poteva controllare la gravità. Il che era normale dato che poteva controllare tempo e spazio. Lo spazio circostante era tutto sotto il suo controllo.

    "Tu non puoi fermarmi. Non potrai mai farlo e nemmeno tu ragazzino" Disse voltandosi verso Tastuya. Cominciò a camminare verso il ragazzo. Avvicinandosi sempre di più. Cambiò la gravitò e lo bloccò sul posto, sfruttò i suoi poteri per bloccare la sua mente. "Vedi? Io sono troppo potente" disse continuando a ridere

    "GALATEA! APRI GLI OCCHI!!! NON PUOI LASCIARLA VINCERE!!! SVEGLIATI TI PREGO" Urlò Asako... Era in preda al dolore, distrutta... Si sentiva impotente e non riusciva a muoversi... Non poteva fare nulla.
    "......" Galatea continuava a non rispondere ma fissava un punto nello spazio, un punto morto, senza dire nulla. Era davvero finita. Quello era il capolinea. Il capolinea per lei, per Tatsuya, per l'umanità intera.
    "Ti prego....... Aiutaci....." La voce di Asako era spezzata. Quella era l'ultima frase che riuscì a pronunciare.
    "Non ti sta ascoltando! Non conti nulla per lei! Ti odia! Non puoi fare nulla per fermarmi ormai! Arrenditi! Io ho vinto ormai!!" E concluse questa frase ridendo a squarciagola! Dal suo corpo partirono delle catene che si conficcarono nel corpo di Galatea. Erano catene spirituali. Servivano ad assorbire l'energia vitale della ragazza ed il suo potere.
    "Vedi??? Ormai è già iniziato tutto quanto!! Questo è un addio, sorella mia!"
    Asako continuava a piangere, Tatsuya era completamente bloccato e impotente.

    "AHAHAHAHAHAHAH..... Ma.... Cosa.... Non..... GYAAAAAAAAAAAAA" La donna urlò e si accasciò a terra. Galatea si ricoprì di un'aura nera intorno al suo corpo.
    Asako smise di piangere, cosa stava succedendo?

    "Adesso devi finirla di dire stronzate!" Galatea iniziò a camminare lentamente verso la donna "Stai zitta, tu non hai vinto... Hai sconfitto Asako, hai immobilizzato Tatsuya... Hai dimenticato qualcuno però, non hai sconfitto me!" Galatea aveva una voce rabbiosa, e l'aura intorno a lei iniziò a tremare e ad ingrandirsi, ora sembravano fiamme nere che avvolgevano il suo corpo.
    Nessuno capiva più cosa stava accadendo!

    "Asako, Tatsuya, mi dispiace.... Non potevo rispondervi, non potevo reagire... Doveva credere di aver vinto... Era l'unico modo per fermarla!"
    "COSA STAI DICENDO?! TU MI CREDEVI.... TU MI OBBEDIVI.... COSA MI STAI FACENDO?!"
    "Vedi, hai detto tante cose, hai blaterato per tanto tempo. In tutto questo tempo non ti sei accorta che fra te ed Asako mi avete fornito un bel po'di informazioni su come funzionano i tuoi poteri e su come funziona il mio... Io non ti ho perdonata! Nel momento stesso in cui sei entrata in quella barriera e abbiamo parlato, il mio passato è tornato... La storia della mia vita è ricomparsa nella mia memoria e ho ricordato tutto quanto. Tu, mamma, mia sorella, papà, la nostra città.... Tutto quanto, e tutto quello che hai fatto! E mi sono ricordata anche del mio potere. Tuttavia sapevo che tu potevi ispezionare la mia mente, controllarla, ma non all'interno di quella barriera, ti è sfuggito ricordi? Me l'hai detto tu. Nel tempo in cui siamo rimaste li ho imparato a mentire, a svuotare la mente e a schermarla da te. Hai creduto subito alle mie parole perché la mia mente ti era preclusa totalmente. Ho aspettato che tu abbassassi la guardia" Ormai era arrivata di fianco alla donna inginocchiata "Non hai commesso solo questi errori, ne hai fatto un altro. Il mio Gene e quello di Asako si chiama Gene della Cacciatrice, serve ad affrontare, tenere a bada e sconfiggere gli anormali. Serve a neutralizzare i loro poteri. Tu non fai eccezione, sei un anormale anche se il tuo potere deriva da una fusione di anormalità aggiunte alla tua. Hai permesso al mio corpo di collegarsi al tuo, mi hai quindi permesso di neutralizzarti dall'interno. Sto prendendo possesso del tuo corpo, dei tuoi poteri e li sto annientando rapidamente. Tu non hai questo potere, non è tuo ne lo avrai mai. Hai finito di seminare terrore. Ti stai indebolendo vero?"

    La donna stava cercando di allontanarsi, di salvarsi ma le sue stesse catene la bloccavano.
    "Ti prego... Non farlo... Io sono tua madre....."
    "Tu sei un mostro.... Io non ho una madre.... Io non ho una famiglia, la mia famiglia è stata uccisa da un mostro senza pietà... Ma ora ho la possibilità di vendicare la mia famiglia...."
    L'aura intorno a Galatea esplose, il corpo della ragazza si era trasformato... Era diventata.... Un demone!

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    "Questo è il tuo potere, il mio dolore, il dolore di migliaia di persone, il dolore di Tatsuya, di Asako... QUESTO E'IL MIO ODIO!!!" E così'dicendo colpì con un pugno la donna e la schiacciò a terra distruggendo tutto il terreno circostante, un'esplosione colpì tutta l'area in cui si trovavano, una luce avvolse tutto quanto.

    Una volta sparita quella luce e tornato tutto alla normalità, la donna giaceva a terra, immobile... Galatea era tornata normale, non era più un demone e Tatsuya e Asako erano liberi di muoversi e stavano bene. Le catene stavano sparendo, ma Galatea mosse una mano ed aprì una specie di portale magico.
    "Perdonatemi, era l'unico modo che avevo per salvarvi..." Stava piangendo "Non preoccupatevi per me, non sono un demone... Questa era solo l'evoluzione definitiva del mio potere, l'ho ottenuto attingendo ai suoi e potenziandomi oltre ogni limite. Ora è tempo di tornare da Haiiro.... Sfrutterò i poteri di questo mostro.. Si mostro, non è mia madre e non è nemmeno tua sorella Asako... Ci porterò da lui e poi la eliminerò, riportando tutto alla normalità. E'tempo che questo viaggio finisca."

    I due erano increduli, lo capiva e lo percepiva. Ma ora lei aveva preso in mano la sua vita, aveva recuperato i suoi poteri ed il suo passato.
    I tre attraversarono il portale, Galatea portava con una mano la donna che era svenuta. Erano tornati, attraversato il portale si ritrovarono in una casa distrutta. Davanti a loro Haiiro, la sorella di Galatea e altre persone. La loro faccia era semplicemente sconvolta.

    Galatea gettò a terra il corpo della donna. "Ciao Haiiro... Scusa il ritardo! Ci è voluto più del previsto! Ma ora siamo tornati! Tutto questo è un'illusione, è una trappola! Dobbiamo andarcene!"
    Indicò il corpo della donna "Questa è colei che ci ha attaccati e imprigionati qui! Sta per scomparire, dobbiamo fare in fretta e andarcene... questo è il tuo passato si, ma non puoi andare oltre perché vivrai sempre le stesse cose finché non morirai, ti ci ha imprigionato per distruggerti psicologicamente e poi eliminarti... E lei..." Disse voltandosi verso sua sorella "Non è altro che un corpo morto! Una specie di zombie rivoltante! Allontanati da lei o ti ucciderà!"

    La sorella di Galatea spiccò un salto e si allontanò... "Avete..... ferito.... la... mia... padrona.... Come.... Hai... Osato...." La sua voce era roca, bassa e rabbiosa..... "Vi farò a pezzi...."
    Galatea si fece avanti, superando Haiiro "Lasciatela a me, questa è mia sorella e ci penserò io. Attraversate quel portale, prendete il corpo della donna... Aspettatemi dall'altra parte, arriverò il prima possibile... So che siete confusi, ma vi spiegheranno tutto Asako e Tatsuya. PRESTO!" Urlò l'ultima parola... La sorella di Galatea stava per attaccare.

    L'ultima parte della narrazione. Descrivete sensazioni, pensieri. Mic fai spiegare a Tatsuya tutto quello che è successo in questo post ad Haiiro. I parenti di Haiiro spariranno tutti e non potranno attraversare il portale. Una volta di la vi ritroverete nella stanza del dormitorio di Galatea, quella da cui siamo partiti.
     
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    Le due figure partirono all'attacco... o meglio questo credette il gruppetto quando i due si precipitarono verso di loro. Ma in realtà quello contro cui si scagliarono erano i muri della casa, che con la loro mole riuscirono ad abbattere. Caduti i muri, i due esseri si fermarono, come se stessero osservando il mondo esterno. Immobili come prima, ma ciò che si percepiva in loro non era più un'incombente minaccia, no, ora la sensazione che davano era di calma. Calma meravigliata di fronte a una mondo che vedevano per la prima volta? Calma astuta, mentre predisponevano segreti piani per chissà quale scopo? Questo non lo potevano sapere, ma i tre – Haiiro, Hiroshi e Kasumi – si calmarono a loro volta.
    Hai visto, Haiiro del futuro? Non sempre le cose sono cupe o minacciose come ci sembrano. E non sono neppure prestabilite da una qualche natura.
    Non hai altro da dire, Hiroshi? L'interruppe la voce sferzante di Kasumi.
    Altro? Oh, sì, avevi ragione, non avrei dovuto far giocare Haiiro con tutti quei giochi. Contenta ora?
    Haiiro guardò con un sorriso quella scena famigliare ma, forse proprio per quello, così rasserenatrice. I loro problemi non erano ancora finiti: c'erano i vicini che stavano vedendo tutto, l'Haiiro del passato con ancora la febbre, eppure grazie a quelle due figure erano tutti più calm...
    Bene, questo è il momento giusto per distruggerli!
    Una tromba d'aria accompagnò queste parole, abbattendosi sui due esseri nati dal sogno.

    Haiiro non ebbe il tempo per capire quello che stava succedendo: colpito dal vento con sforzate così forti da farlo quasi svenire, non riusciva neanche a pensare. Quando la tromba d'aria si quietò, vide che i due esseri, bersagli principali di quella furia aerea, erano ridotti in pezzi, che ben presto scomparirono. Con loro se n'era andata più di metà casa, spazzata via dal vento. I ragazzi giacevano sulle poche macerie che avevano, in qualche modo retto. Il motivo per cui loro non erano volati via insieme a parte dell'edificio, stava in qualcosa di simile a mani di terra che tenevano le loro caviglie, ancorandoli al suolo. Ancorandoli o... imprigionandoli?
    Perché? Perché l'hai fatto? Mormorò ancora incredulo Haiiro, osservando l'artefice di tutto ciò, la sorella di Galatea.
    Perché? – il tono della giovane si sarebbe potuto anch'esso definire incredulo, se non fosse suonato così evidentemente fasullo – mi sembra logico! Perché erano un pericolo! Non farti confondere: tutto quello che vedi in questo tempo, in questo mondo, esiste solo per farti soffrire. Per mostrarti la tua impotenza, l'impossibilità che hai di salvarti. E quindi – la giovane sorrise amichevole, un sorriso che però andava a scontrarsi con le sue parole, provocando un'insana inquietudine – per evitare che ciò accada basta distruggere tutto ciò che ti può minacciare.
    Haiiro sentiva che c'era qualcosa di terribilmente sbagliato in quella che la giovane diceva.
    Ma... non doveva servirmi a comprendere? Comprendere ciò che è accaduto nel mio passato e...
    Esatto: comprendere. Comprendere la tua impotenza, la tua debolezza, la tua incapacità.
    Haiiro non sapeva cosa replicare.
    Pensavi davvero che ti servisse per qualcosa come “conoscere te stesso, maturare comprendendo i diversi aspetti positivi e negativi di sé”? Vedere il passato non serve a migliorarsi né a correggersi. Vedere il passato significa solo ripercorrere tutti gli errori e ripeterli di nuovo. Non si può deviare da questo cammino, né esiste una possibilità di redimersi. Non è mai esistita, da quando sei comparso qua.
    Beh, grazie per la storiella, ora potresti liberarci da qui e, magari, dico solo magari, levarti dalle scatole?
    Semisepolta dalle macerie, ma a parte qualche ferita leggera incolume, parlò Kasumi.
    Uhuh – ridacchio la sorella di Galatea – vedo che non importa cosa, continui a parlarmi in modo insolente. Un'altra prova che non si impara mai la lezione. Ma io sono gentile, troppo gentile.
    Con un gesto della mano, le mani di terra si disgregarono, formando lieve sabbia.
    Haiiro fece un sospiro di sollievo, anche se si sentiva tutt'altro che sollevato. Voltandosi scorse Hiroshi: il ragazzo sanguinava dalla testa e si reggeva in piedi a malapena. Accanto a lui l'Haiiro del passato sembrava dormire un sonno senza sogni. O forse sarebbe stato meglio dire che i suoi sogni erano stati distrutti.

    E allora, se in questa dimensione non posso fuggire comprendendo, ma posso solo ripetere ogni volta il dolore per la perdita e l'impotenza, come faccio ad andarmene?
    La sorella di Galatea sospiro, delusa.
    Ancora non hai capito niente, eh? Né di questa dimensione, né di me...
    La gola che gli faceva male, Haiiro pronunciò le parole che non avrebbe voluto dire.
    Cosa... cosa vuoi dire?
    Ma tu... tu sei davvero chi dici di essere?! Tu... sei davvero Haiiro?!
    Ancora più confuso di quanto già non fosse, Haiiro si voltò verso Kasumi.
    L'Haiiro che conosco io è di certo un idiota, ma per quanto scemo non si fiderebbe così di una tipa losca come quella lì!
    Non sottovalutare la tipica idiozia maschile...
    Hiroshi...! Per favore, per una volta...
    Ohi, ohi,e dire che io sono stata tanto gentile con te, ma tu non impari mai le buone maniere... Ti sembra educato chiamare qualcuno “quella lì”?
    Il tono non cercava neppure più di celare la sua malevolenza. Haiiro non poteva più negare quanto stava accadendo: quella persona della sorella di Galatea così gentile e decisa non aveva nulla.
    Ma allora... che significa tutto questo? Io... per cosa sono qui, cosa ho fatto finora? Per favore... non c'è qualcuno... qualcuno che mi possa spiegare cosa sta succedendo...?

    Quasi come se la sua offerta fosse stata accolta, un portale si creò nel mezzo delle macerie, facendo uscire Tatsuya e due ragazza che non conosceva. Eppure una di esse, quella che portava il corpo di una donna, gli evocava un senso di famigliarità. Fu proprio lei a parlargli, con una voce che riconosceva.
    Ciao Haiiro... Scusa il ritardo! Ci è voluto più del previsto! Ma ora siamo tornati! Tutto questo è un'illusione, è una trappola! Dobbiamo andarcene!
    Questa è colei che ci ha attaccati e imprigionati qui! Sta per scomparire, dobbiamo fare in fretta e andarcene... questo è il tuo passato si, ma non puoi andare oltre perché vivrai sempre le stesse cose finché non morirai, ti ci ha imprigionato per distruggerti psicologicamente e poi eliminarti... E lei... Non è altro che un corpo morto! Una specie di zombie rivoltante! Allontanati da lei o ti ucciderà!

    Haiiro la guardò fissa senza capire.
    ...Sei Galatea? Mormorò alla fine.
    Per sua fortuna quella che fino a poco fa riteneva un'alleata, la sorella di Galatea, invece di attaccarlo si allontanò. Le parole che disse, il suo tono, convinsero una volta per tutte Haiiro che non ci si poteva fidare di quell'essere.
    Eseguì l'ordine di Galatea in modo automatico, senza neppure pensare. Era troppo confuso per farlo. Ebbe solo il tempo per lanciare un'ultima occhiata, prima che scomparissero, a Hiroshi e Kasumi. Il primo lo salutava con la mano, sorridendo, ma era un sorriso così malinconico... La seconda aveva gli occhi bassi, non lo guardava, eppure all'ultimo Haiiro ebbe l'impressione che sollevasse lo sguardo, credette di aver visto i suoi occhi verdi. Anche l'Haiiro scomparve. La sua ultima espressione, lo sguardo che gettò al suoi io futuro, al suo unico io presente, che sguardo era...? Come di un sogno dopo che ci si sveglia, Haiiro non lo ricordava; sapeva che l'aveva guardato, sapeva di aver incrociato i suoi occhi eppure...! Non ricordava nulla di quello sguardo, se non che c'era stato.


    La stanza del dormitorio di Galatea da cui tutto era partito. Era strano pensare che in realtà erano rimasti là tutto il tempo. Ma era davvero così? Loro erano sbucati fuori da un portale, non si erano svegliati come si fa da un sogno. Ma Haiiro non ci pensò: era troppo stanco e confuso per farsi queste domande, figuriamoci cercare di rispondere. Con un tonfo si lasciò cadere a terra, poi guardò Tatsuya e l'altra sconosciuta donna.
    Ditemi voi... ditemi voi cos'è successo. Io non ci riesco, non riesco a connettere tutto quello che è accaduto e a dargli un senso...
    Era sfinito. Lo era sempre, a causa del fardello costituito dalla sua anormalità, ma in quel caso era molto peggio. Era qualcosa che andava ben al di là del dato fisico del “non dormire”. Era un senso di prostrazione dato dal “non comprendere” la realtà che aveva davanti. Trovandosi senza riparo di fronte a quella sensazione, Haiiro guardava con lo sguardo disperato di un bambino che cerca un adulto a cui poteva aggrapparsi Tatsuya e l'altra donna, sperando nelle loro spiegazioni. Non poteva fare molto altro.

    Sì, su Yunalesca e Trivia ho tirato corto in una maniera pazzesca, altrimenti so già che non l'avrei più finita e avrei fatto un post chilometrico. Sì, anche peggio del solito...
     
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    Non so nemmeno dove sono ora, figuriamoci se posso ricordare da dove provengo

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    Lo so che non devo gioire, infatti non sto gioendo, sono assurdamente preoccupato per quel che potrà accadere, non ho potere sufficiente per risolvere nulla, non posso esprimere il mio potenziale perché...al momento non ho potenziale!
    Vorrei intervenire, sentendo tutti questi discorsi la mia rabbia aumenta, sento cresce l'ira e non ho alcun controllo, sono le due dentro di me, sono Muzet e Nix che mi trattengono. L'ho capito, se mi muovessi per me sarebbe la fine, ma sentendo tutto questo il mio istinto mi manda contro ogni principio di autoconservazione, ma non devo comunque attaccare, devo stare fermo ed attendere, sperare che il tempo basti perché Asako recuperi un po' di energie.
    Ho distrutti i miei ricordi, ho perso persone importanti, ho lottato per riprendermi l'amore della mia vita per poi rinunciare ad amarla come avrei voluto. Ho sepolto mia moglie e mia figlia.
    Ho acceso il tessuto probabilistico del reale e dell'irreale con la luce delle dimensioni che ho distrutto ed il mio nome ha fatto tremare interi eserciti.

    « No, io non me ne andrò. Non ti lascerò qui, dovesse costarmi la vita non mi muoverò senza di te e senza Galatea. »

    Mia figlia è stata uccisa solo per il suo nome, solo perché era una Maehistos. Era una bambina ma non è stata risparmiata.

    « Smettila di pensare a questo! Sei su un campo di battaglia! »

    La mia intera vita, no, la mia intera esistenza è un campo di battaglia ed il mio mondo è il cimitero dove giacciono coloro che sono caduti in essa.

    « Galatea, vieni via da lì. Ti farò avere una nuova famiglia, ti farò da padre, da madre e da fratello, ma allontanati da lei. »

    Lei si allontana ma da me ed Asako. Non la può seguire, non può andare con lei. Non può tutto finire in questo modo. Se solo avessi ancora la mia Origine!

    « Ogni destino può essere distrutto. »

    Anche Asako è battuta, non ha potuto niente contro quel mostro. Sono bloccato, non posso muovermi nemmeno io, sono inchiodato dalla gravità, sono impotente difronte a tutto questo, la One Heart si paralizza.

    « Sei fortunata, donna. »

    Sibilo con rabbia, sfruttando le capacità rimaste del mio intelletto raggiungo solo una vaga e vacua minaccia alla quale non posso far seguire alcuna azione. Prometto qualcosa che non è in mio potere, che non lo è più.

    “Stai raggiungendo la zona critica. Impossibilità di continuare la battaglia.”

    Non continuare la battaglia per me significa morire. Si, io sono appena morto, ancora una volta. La mia mente mi costringe ad accettare la verità della mia fine. È così che Trius lascia questo mondo? No! Trius non lascerà mai nulla a metà, in qualche modo lui non può perdere, lui non rinnega se stesso, non rinuncia alla battaglia: fintanto che gli resterà un singolo respiro, potrà sempre avere un altro colpo, fintanto che avrò vita potrò scuotere le fondamenta dell'abisso e far avverare le probabilità che diventi palcoscenico del mio trionfo. Non ci sono catene che non possa spezzare.

    « Galatea, reagisci. »

    Non so se riesco davvero a pronunciare queste parole, la mia coscienza inizia a vacillare ed a spegnersi, anche le voci di Muzet e Nix mi sembrano lontane, non le sento più ma so che loro sono ancora qui per me. Ma non temete, comunque vada presto ci incontreremo ancora.

    Ma il miracolo accade.
    La mia mente torna lucida, le voci delle mie due muse tornano chiare e distinte, la vista mi dona l'immagine trionfale di Galatea.

    « Ho sempre saputo che saresti tornata. Questa forma non è altro che ciò che sei per come lo devi essere»

    Anche se faccio lo splendido, la stato di crisi mi ha lasciato senza qualcosa di logico da dire, ci ho sperato ma non credevo che, alla fine, tutto giungesse ad un simile epilogo. Muzet, sei sicura che non ci siano altri tipi di Origine a questo mondo?

    « Non tutto si spiega con l'Origine, in questo mondo esistono molti altri sistemi di potere e questo è uno di quelli. »

    Attraversiamo il portale, una certa nostalgia mi assale per tutti gli anni in cui ne ho sfruttati di simili, con Sharon.
    Torniamo da Haiiro e non capisco un accidente di cosa sta accadendo da lui. Non c'è però tempo, facciamo come dice Galatea senza controbattere, raccogliamo il corpo e ci lanciamo attraverso il portale. Addio, mie muse, presto ci rivedremo comunque.
    Perdo il potenziamento ai miei poteri, avverto tutta la fatica del viaggio mentre la luce invade tutto il mio essere. Per un attimo perso i sensi e cado.

    Improvvisamente spalanco gli occhi: mi ritrovo sulle ginocchia, le mani me impediscono a fatica di crollare al suolo. Mi guardo attorno, incapace di mettere a fuoco ogni oggetto mi pare una nuova minaccia. Chiuso bruscamente gli occhi, continuo a vedere delle immagini che non dovrebbero più esistere. Osservo di nuovo le stesse forme di prima e finalmente distinguo quello che è un letto, un normale letto di una normale stanza. Sento qualcosa nella mano: la apro e vedo un petalo.

    « Siamo tornati. »

    Mi trattengo a stento dal ridere: sono tornato a casa. Alla fine scoppio a ridere.

    « Si, è bene che ti spieghi. Lei è Asako, la zia di Galatea. La abbiamo incontrata dopo che ci siamo separati. Abbiamo combattuto una grande battaglia contro degli immensi lupi cercando di proteggere Galatea da una minaccia che era stata capace di attraversare la barriera che doveva proteggerla, il “mostro” ce l'ha quasi portata via. Ma Galatea ha reagito, ha raggiunto la sua vera forma, il suo vero potere ed ha ribaltato le sorti della battaglia. Senza di lei, oggi saremmo morti. Quando tornerà, perché tornerà senz'altro, dovremo organizzarle una festa. Oggi è stata grande. Oggi ha riottenuto la sua memoria e la sua vita. »

    Vorrei raccontare meglio le cose che sono accadute, con più dettagli e quant'altro, ma il mio stato mentale non me lo permette.
    Ricomincio a ridere quasi istericamente per coprire il dolore di essere fuggito, di non essere rimasto a combattere al suo fianco. Oggi, per la prima volta dopo un secolo, mi sono sentito impotente.
     
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  14. ‡ Officer Alex ‡
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    Ora era li. Da sola. Faccia a faccia con sua sorella. Non si vedevano da anni eppure ora erano nemiche giurate e una delle due era destinata a morire. Le lacrime tentarono di riaffiorare per l'ennesima volta ma Galatea le ricacciò indietro e prese tutta la forza che le era rimasta. Quella non era sua sorella. Lei era morta molti anni prima in una battaglia per salvare un intero popolo, la sua era stata una morte nobile. Quella che le rimaneva davanti altro non era che un corpo vuoto, uno zombie disgustoso che era appena un'ombra di quello che era stata sua sorella.

    Galatea ora sapeva tutto, conosceva la sua storia, sapeva dov'era vissuta, sapeva cos'era successo e sapeva chi era sua sorella e che grande persona era. Era l'unica persona di cui si ricordava bene, dopotutto quando il massacro ebbe inizio sua zia l'aveva portata via e lei era molto piccola, aveva vaghi ricordi.
    Di sua sorella però si ricordava. Aveva ancora i ricordi di quando giocavano assieme e soprattutto dell'ultima volta in cui si sono viste. Prima di voltarsi a combattere sua sorella si era girata e le aveva lasciato un ultimo sorriso, perché lei sapeva che Galatea sarebbe sopravvissuta e che avrebbe fermato tutto quello. Aveva fiducia in lei.

    "Non tradirò la tua fiducia, vendicherò te e tutte le persone che sono morte in quel luogo infernale..... Riscatterò il nome della nostra famiglia e farò in modo che tu possa riposare in pace per sempre!"
    Sua sorella pareva essere in ascolto, ma una serie di piante iniziarono a sbucare dal terreno, pronte ad attaccarla e a ucciderla.

    "Io ho ereditato i tuoi poteri, so come funzionano... Tu non puoi uccidermi usando le mie stesse abilità" Fu la risposta della giovane.

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    Attivò di nuovo la trasformazione completa in demone, ormai in questo mondo poteva sfruttare i suoi pieni poteri. Le piante la avvolsero e la strinsero. Tuttavia, a Galatea bastò un semplice gesto per spazzarle via completamente.
    La sua velocità era troppo per la sua avversaria, in un istante fu davanti a lei, senza che questa potesse reagire.
    "Addio per sempre, sorellona" E mentre pronunciava l'ultima parola sferrò un pugno con tutta la sua forza, il quale trapassò da parte a parte il corpo della sorella, uccidendola.
    Il corpo si dissolse nell'aria sotto forma di polvere luminosa. Era scomparsa per sempre, di lei non era rimasta alcuna traccia.

    Il portale stava per chiudersi, era diventato sempre più piccolo. Il suo tempo in quella dimensione era scaduto. Galatea riassunse il suo aspetto normale e lo attraversò, pronta a ritornare alla normalità.
    Mentre attraversava il portale si accorse che nella sua mano era comparso qualcosa: un giglio, rosso. Quello era il fiore preferito di sua sorella, anche se lei non poteva saperlo lo realizzò immediatamente. Sua sorella la stava ringraziando per aver salvato tutti quanti.

    Quando Galatea attraversò il portale ed arrivò nella sua stanza ritrovò tutti gli altri, il suo volto era rigato dalle lacrime e nelle mani stringeva il fiore più forte che poteva. L'incubo era finito, quel viaggio era finito. Lei aveva capito chi era, quali erano i suoi poteri, dove aveva vissuto, chi erano i membri della sua famiglia. Ora le bastava ricostruire il suo passato andando a visitare quei luoghi e ripercorrendo la sua storia. Finalmente.
    Tutta la stanchezza che fino a quel momento non aveva sentito comparve all'improvviso e la ragazza cadde a terra, in ginocchio, esattamente come Tatsuya e Haiiro. La donna che li aveva quasi uccisi giaceva inerme a qualche metro.

    L'unica ad essere ancora in piedi era Asako, aveva recuperato tutte le sue forze ormai, grazie alle impressionanti capacità di recupero e guarigione di cui era fornita e soprattutto ora che aveva recuperato i suoi poteri, quelli del controllo del tempo che le erano stati rubati dalla sorella tempo fa. Grazie ad essi poteva accelerare il suo tempo e guarire più in fretta.

    "Galatea, sei stata fantastica, davvero complimenti. Per un attimo avevo creduto che tu avessi ceduto, che tutto quello per cui avevo lottato fosse perduto per sempre e non ci fosse più nulla da fare, ma ancora una volta hai dato prova di essere degna di portare il nome di questa famiglia, degna di essere una mia erede e la mia amata nipote. Grazie.

    E un grazie speciale anche a voi due, Haiiro e Tatsuya. Senza di voi tutto questo non sarebbe stato possibile e non si sarebbe mai realizzato, voi tre assieme avete salvato il mondo e probabilmente l'universo intero.
    Devo solo spiegarti un paio di cose, piccola mia poi me ne andrò. Non appartengo a questo mondo e nemmeno tua madre. Vedi i fatti di cui siete stati testimoni sono avvenuti non tempo fa, ma secoli fa. Avete visto il luogo in cui viveva Galatea? Templi, città antiche. Tutto questo è accaduto secoli fa, anche se tu Galatea stai vivendo adesso, in questo momento.
    Ti ho mandata in questa dimensione perché era la più lontana in cui poteva trasportarti dato che le mie forze erano prossime a svanire del tutto. Non so quanto sia rimasto del luogo in cui un tempo vivevamo ma..."


    Galatea a fatica prese la parola interrompendo Asako "Va bene così.... So... So tutto ormai... Quando mi sono legata a lei ho potuto leggere i suoi ricordi.... Ora so... Cosa fare... De... Devo solo andare in quel posto e recuperare tutti i pezzi e metterli assieme... Vorrei solo che tu potessi fermarti qui... Per.... per ricostruire la nostra famiglia... Per essere di nuovo una famiglia e... Ricominciare da zero..."
    Parlava a fatica, era esausta ma nonostante tutto si era alzata ed era andata verso Asako e l'aveva abbracciata, piangendo come non mai...
    "Non abbandonarmi di nuovo, ti prego...." dopo di che sprofondò nei singhiozzi.

    Asako ricambiò l'abbraccio ma purtroppo non fece in tempo a rispondere. Quello che accadde fu rapido, improvviso... E orribile.
    Una sorta di esplosione colpì il centro della stanza scagliando via tutti ai lati, erano rimasti attaccati al muro e non potevano muoversi in alcun modo... Quella era...
    "Un cambio di gravità.... Non... Non è possibile io... L'avevo uccisa..."
    La donna che prima giaceva a terra si era rialzata, era di nuovo in piedi e riaveva i suoi poteri. Dopotutto lei, tra le due sorella, era quella che controllava lo spazio.

    "Non solamente Asako ha capacità rigenerative impressionanti sapete? Le ho anche io... E voi avete perso troppo tempo in chiacchiere!"
    Asako era rimasta al centro della stanza colpita dall'esplosione che l'aveva immobilizzata.
    "Figlia mia, mi hai delusa. Non posso nemmeno più recuperare i poteri di mia sorella perché tu hai bloccato questa mia possibilità togliendo la parte dei suoi poteri che risiedeva in me e sigillando parte dei miei grazie al tuo stupido Gene. Farò senza, non mi servite ne tu ne lei. Dovrò solo escogitare un altro piano. Ma prima inizierò eliminando almeno una delle due che possiedono il mezzo per neutralizzarmi!"

    Si avvicinò ad Asako e materializzò un spada, lunga, affilata e dall'elsa rosso sangue. Senza dare nemmeno al tempo ai ragazzi di urlare di fermarsi trafisse la donna più volte, con un sorriso sadico e malvagio stampato in faccia e ricoprendo di sangue l'intera stanza del dormitorio.

    "IO SONO IL TUO INCUBO GALATEA!!! NON ME NE ANDRO'MAI DALLA TUA VITA!!! NE DALLA VOSTRA!!! HO UCCISO TUA SORELLA! TUO PADRE! E TUA ZIA!!! KYAHAHAHAHHAHAH!! TORNERO'! GIURO CHE TORNERO' E TI FARO' SOFFRIRE MOLTO DI PIU'!!! ORA GODITI LA MORTE DELL'ULTIMO MEMBRO DELLA TUA FAMIGLIA!!!"
    Dopo di che scomparve, in una distorsione dello spazio che la fece sparire. Nella stanza la gravità tornò normale e i ragazzi caddero a terra, incapaci di reagire. Increduli. Galatea corse vicino al corpo della zia, ormai senza vita. Urlando. Piangendo. Gridando aiuto. Ma ormai era troppo tardi.

    Svenne ed entrò in coma per qualche settimana. Non riusciva più a riprendersi.

    Così si conclude il viaggio dei nostri tre eroi. Il recupero della vita di Galatea è stato pagato a caro prezzo, con la morte di chi era rimasto e per lei era l'unico residuo di famiglia. Cosa riserverà il futuro nessuno dei tre eroi può saperlo per ora, ma di certo lasciare quella donna a piede libero potrebbe essere un grave errore.

    FINE PRIMA PARTE



    Galatea aprì gli occhi. Era in un letto di ospedale. In un attimo si ricordò tutto quello che era successo. Non pianse. Di lacrime non ne aveva più.
    Prese la sua roba ed uscì dalla stanza dell'ospedale.
    Voleva recuperare la sua vita definitivamente ma in mente, in quel momento, aveva una sola parola: Vendetta.
     
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    Dunque, eccoci qui, finalmente alla fine, in fine v.v Dirò che è stato parecchio difficile da valutare, lunga da leggere ma non noiosa. Con questa posso dire che l'ambientazione di Medaka Box sta andando un po' a farsi friggere :asd: Ma non indugiamo oltre:

    Alex: hai gestito bene la role e dato ampie e dettagliate spiegazioni sia ai tuoi compagni che ai lettori che sulla storia raccontata, visto che era parecchio incasinata :asd:

    EXP: 20


    Tabris: hai gestito bene un png che non avevi nemmeno creato tu e la parte dei ricordi di Haiiro è davvero stupenda, complimenti :clap1:

    EXP: 19


    Micael: anche tu hai saputo gestire bene i fatti che Tatsuya osservava ma senza poter in realtà agire, povero Mic... Fenomenali poteri cosmici in un minuscolo spazio vitale :asd: Ma niente che sminuisce la tua prestazione.

    EXP: 18
     
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