[CONCLUSA]Crossing maid

Multipla chiusa

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    La parole di preoccupazione e di affetto di Hiroshi per i suoi giocattoli riescono a commuovere il cuore tenero di Sophie. Prolungare la vita ai giocattoli, a quelli che lui chiama propri figli. Sophie resta qualche secondo in silenzio, riflette sulle parole di Hiroshi, lui che dona la vita agli oggetti inanimati può farlo solo una volta, dopo che loro muoiono non possono vivere una seconda volta. La situazione è molto più dolorosa di quel che immaginava, supponeva che non potessero andare avanti in eterno ma credeva che bastasse solamente riaccendere la scintilla vitale nei loro piccoli corpicini per farli vivere ancora ed ancora. Non sono piccoli zombie, sono solo giocattoli fortunati che hanno avuto una singola occasione per poter vivere.
    Guarda la ragazza appena entrata e che si è messa dietro al bancone, “una amica di Hiroshi”, si dice, “forse anche lei sa quale dolore deve sopportare solo per il tanto amore che ha per questi suoi piccolo amici”.

    « Penso... di poterlo fare... »

    Sussurra accarezzando il piccolo leoncino. Se può fare qualcosa per allungare la loro vita e non far soffrire Hiroshi, allora sente di doverla fare.

    « Forse... dovresti parlare con il fratellone. Non è cattivo, sono sicura che capirà. Tra anormali dovremmo poterci intendere, sempre se non ti da fastidio il fatto che lavori anche lui in un locale. O lo gestisce, non ho mai davvero capito cosa ci faccia lì. »

    Crede che sia la cosa migliore, lei gli ha già disubbidito mettendosi in mostra, l'unica cosa che può fare per rimediare è fargli sapere tutta la situazione e presentargli il ragazzo con cui si è confidata.
    Tuttavia non se la sente di non fare nulla, ora che si trova già lì crede di dover almeno fare una prova.

    « Ora ti sentirai un po' strano, ma non muoverti. »

    Dice con voce rassicurante al leoncino. Lo studia con attenzione, cercando di memorizzare tutte le sue forme. Il corpo è piccolo, deve stare molto attenta con la forma dell'energia.
    Non ha mai provato a fare una cosa del genere, non ne ha mai avuto occasione prima d'ora, ma ha esperienza nella creazione di forme di pura energia e nell'estrazione ed inserimento di grandi quantitativi di energia dalle persone. La combinazione delle sue due anormalità ha tre effetti maggiori: l'Overflow, con il quale immette abbastanza energia da superare le normali capacità della persona e potenziargli momentaneamente le abilità; l'Overdrive, con cui estrae parte dell'energia della persona, la manipola portandola ad un grado di purezza maggiore e la unisce ad una parte della propria, la reimmette per influenzare l'anormalità portandola alle estreme conseguenze. Questi due sono gli utilizzi che ha già mostrato nel corso del tempo.
    Esiste poi un altro uso, qualcosa che non è ancora stato impiegato sul campo e che è rimasto ancora solo sulla carta. L'Override.
    Se immette ulteriore energie le abilità aumentano; se manipola l'energia e la purifica l'anormalità supera i propri limiti; in ogni caso resta parte dell'energia iniziale del bersaglio, una impurità. Cosa accadrebbe se eliminasse quella impurità?
    Gli esperimenti mentali fatti hanno avuto tutti la stessa conseguenza: l'anormalità del bersaglio verrebbe riscritta.
    Purificandola, l'intera energia del bersaglio passerebbe attraverso Sophie, verrebbe in contatto con il suo animo e, quindi, con un'essenza incatenata nel profondo della sua esistenza.
    Ora ha l'occasione per provare l'Override e sta per farlo non sul possessore dell'anormalità, ma sul bersaglio che ha subito l'effetto dell'anormalità.
    Sophie poggia una mano sulla testa del leoncino e chiude gli occhi; nella mente ricostruisce l'immagine del piccolo animale e cerca di visualizzare la diffusione dell'energia vitale che lo muove.
    Inizia ad immettere la propria energia ed ad assorbirne dal leoncino molto lentamente, quel che reintrodurrà sarà energia di purezza massima rimodellata per coincidere alla perfezione con l'energia della ragazzina.
    L'obiettivo a cui punta è di modificare il soffio vitale per far si che possa utilizzare l'energia che lei sta immettendo come una batteria. È una procedura che non può fare danni e non può disattivare la scintilla accesa da Hiroshi e che, per come l'ha eseguita, non mostra nulla all'esterno.

    « Se funziona... l'energia che gli ho dato può essere usata come una batteria. Dovrei aver ripristinato la sua vita e dovrebbe poter vivere per sempre, se continuerò a ricaricarlo ogni anno. »

    La sua è più una speranza, aspetta che sia Haiiro a dirle se ha percepito un qualche cambiamento.


    Edited by .Micael. - 2/7/2015, 22:39
     
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    Penso... di poterlo fare...
    Bastarono quelle parole per far sobbalzare il cuore di Hiroshi, che però ancora attese, in quanto aveva l'impressione che la ragazza avesse ancora qualcosa da dire.
    Forse... dovresti parlare con il fratellone. Non è cattivo, sono sicura che capirà. Tra anormali dovremmo poterci intendere, sempre se non ti da fastidio il fatto che lavori anche lui in un locale. O lo gestisce, non ho mai davvero capito cosa ci faccia lì.
    Si preoccupa per te, non è vero? Disse Hiroshi con voce comprensiva.
    Oltre che anormale e impiegato di un locale, anch'io sono un fratello maggiore, quindi credo di poter capire le sue preoccupazioni, almeno un pochettino. Mi sembra giusto parlare con lui... e non è affatto un problema che lavori, o gestisca, un altro locale.

    Le successive parole della ragazza furono rivolte a Kovi: con premura Sophie gli disse di non muoversi. Il leoncino la guardò con un po' di timore, ma anche con fiducia. O almeno così parse a Hiroshi, anche per lui non era semplice distinguere le diverse emozioni dei suoi giocattoli dalla sola espressione facciale, che per forza di cose era più limitata di quella umana. Ma il fatto sicuro era che Kovi non si mosse, lasciando che Sophie facesse tutto quanto riteneva necessario.
    Quello che successe dopo sarebbe difficile da descrivere per Hiroshi. Esteriormente non accadde nulla, Sophie si limitò infatti a poggiare la mano sulla testa di Kovi. Ma qualcosa di certo accadde. Hiroshi lo avvertì, ma non lo capì. La sua ridotta abilità di percepire la vita era inadeguata a seguire il processo, intuì solo che qualcosa stava accadendo e ne vide il risultato finale. Fu abbastanza.

    Se funziona... l'energia che gli dato può essere usata come una batteria. Dovrei aver ripristinato la sua vita e dovrebbe poter vivere per sempre, se continuerò a ricaricarlo ogni anno.
    Sì... ha funzionato. L'energia di Kovi... la sua vita... la sento. È come se... come se fosse rinato, ma rimanendo sempre lui.
    Mentre diceva queste parole, Hiroshi non fissava Sophie, né Kovi. In realtà non fissava nessuno: appena aveva sentito il cambiamento nel leoncino, aveva rivolto la faccia verso il tavolino e si era coperto gli occhi con le mani, premendo con forza come se volesse ricacciare indietro le due piccole lacrime che si erano andate formando.
    Dopo qualche istante, nel cui frattempo Better Second gli aveva battuto con le sue piccole mani sulle spalle, quasi a volergli far coraggio, Hiroshi aveva recuperato l'autocontrollo sufficiente per rivolgersi a Sophie, senza rivelare altro che due occhi appena arrossati.

    Grazie. Io... non riesco a esprimere a parole la gratitudine che sento per quanto hai fatto.
    A fianco di Sophie, Kovi si esibì in un ruggito muto, che per quanto solo mimato, faceva trapelare la sua nuova energia. Quanto alla sua giocosità, quella non se n'era mai andata.
     
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    Aspetta preoccupata il responso di Hiroshi, però sentendo che qualcosa sembra essere cambiato e che Kovi è come rinato, prima tira un sospiro di sollievo, poi trattiene a stento la sua gioia, è appena riuscita a fare qualcosa di incredibile e senza la supervisione di colui che l'ha guidata ed accompagnata in ogni passo, per quanto piccolo, effettuato sulla via dello sviluppo del suo immenso potere. Vorrebbe urlare la propria gioia, ma non lo fa vedendo il modo in cui sta reagendo Hiroshi: ha chinato il capo coprendosi gli occhi con le mani e premendo forte.
    Sophie si risiede e si china un po' in avanti, piegando leggermente verso sinistra la testa mentre osserva con curiosità Hiroshi e le emozioni che sta cercando di controllare.
    Si liscia un po' i capelli continuando ad osservare il ragazzo, finché lui non esprime tutta la sua gratitudine senza tuttavia riuscire a trovare le parole adatte ad esprimere il suo stato d'animo.
    Sophie fa un gran sorriso ma non aggiunge nulla perché troppo stregata dal dolcissimo ruggito muto di Kovi, tanto che le brillano gli occhi e non si trattiene dal tirarlo su per strusciarci contro il viso per quanto è tenero.
    Si frena in attimo, ancora estasiata, e, invadendo un po' gli spazi di Hiroshi, gli da con la mano due colpetti affettuosi sulla testa, schiacciandogli un po' i capelli.

    « Keheheh! Non serve, non preoccuparti. Ricordati solo di chiamarmi per ricaricare gli altri, tanto sai dove trovarmi: a scuola, o al mio club. Facciamoci una bevuta per festeggiare. »

    Con fin troppo impeto alza la mano come se chiedesse la parola per rispondere ad una domanda fatta alla classe dal professore, per attirare l'attenzione della ragazza che si sta occupando del locale.

    « Signorinaaa! Puoi portarci per favore due succhi di mirtilli? »
     
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    Hiroshi sorrise vedendo la manifestazione d'affetto che Sophie esprime verso Kovi. L'immagine della ragazza che si strusciava contro il leoncino era così dolce che se Hiroshi le avesse fatto una foto e avesse poi messo in vendita gli scatti, sarebbe diventato ricco in poco tempo. Ma una simile dimostrazione d'affetto non si poteva misurare in denaro.
    Giusto, non sono l'unico a sentirmi sollevato...
    Lo stato d'animo della ragazza si manifestò anche nel suo successivo movimento, quando Sophie gli picchietta affettuosamente la testa con la mano.
    Keheheh! Non serve, non preoccuparti. Ricordati solo di chiamarmi per ricaricare gli altri, tanto sai dove trovarmi: a scuola, o al mio club. Facciamoci una bevuta per festeggiare.
    Farmi consolare così da una ragazzina più piccola... non è proprio da me. O forse sì? Pensò Hiroshi con lieta autoironia. Mi sento come se fossi stato sollevato da un grande peso o come se un esame che temevo molto fosse passato senza grossi problemi.
    Automaticamente sollevò la sua mano per risistemarsi i capelli lievemente scompigliati dalla ragazza, anche se a ben vedere non sarebbe stato necessario. Nel fare ciò, involontariamente sfiorò con le sue dita la mano della ragazza. Senza preoccuparsene le sorrise.
    Bene, allora siamo d'accordo. Se dovessi passare a scuola tu sei al primo anno, sezione... – Si fermò un attimo, cercando di ricordare quello che gli aveva detto la ragazza – undici, vero? Mentre il club... scusa, che club avevi detto di frequentare?

    Intanto l'instancabile ragazza aveva alzato la mano (Hiroshi sorrise, ricordandosi come avesse fatto lo stesso con lui, per attirare la sua attenzione), rivolgendosi a Kasumi.
    Signorinaaa! Puoi portarci per favore due succhi di mirtilli?
    Certo – la voce di Kasumi arrivò un attimo dopo di quanto Hiroshi si sarebbe aspettato e con una punta di impaccio, come se sua sorella in quel momento fosse concentrata in altro – arrivano subito.
    Rispettando quanto detto, Kasumi giunse veloce da loro portando i due succhi di mirtillo.
    Ecco qua a voi.
    Kasumi sorrise amichevolmente a Sophie porgendole il suo succo. In modo così amichevole che Hiroshi quasi se ne stupì. Si sarebbe aspettato reazioni diverse.
    Quando Kasumi diede a Hiroshi il suo succo, gli si avvicinò, mormorando piano: sono felice per te.
    Hiroshi sobbalzò sentendo quelle inaspettate parole.
    Cosa significa? Anche Kasumi ha capito quanto è successo a Kovi? Ma com'è possibile che lei abbia capito che...
    Anche se – aggiunse sua sorella in un tono ancora più basso e con una punta di malizia – non mi aspettavo che sarebbe stata una ragazza così giovane a farti aprire in quel modo...
    ...No, non ha capito nulla, ha solo frainteso tutto. O meglio – si corresse il ragazzo – non tutto, solo qualcosa.
    Kasumi, guarda che...
    Senza lasciargli il tempo di rispondere, Kasumi fece per andarsene.
    Bene, fratello – chissà perché la menzione del loro grado di parentela non sembrava casuale – adesso ti lascio e torno a occuparmi del *tuo* locale.
    Immagino che neanche il calcare sul fatto che il locale sia *mio* possa essere casuale. Come a dirmi “sto lavorando al tuo posto”.
    Però Hiroshi sapeva che, non importa quanto il suo tono potesse sembrare sferzante, quello di Kasumi non era un rimprovero, ma una battuta scherzosa. E infatti il sorriso sulle labbra di sua sorella era tanto lieve quanto lieto.
     
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    La ragazza risponde in modo molte gentile e porta i due succhi di frutta.

    « Grazie mille. »

    Le dice Sophie con un gran sorriso mentre prende il bicchiere che le sta porgendo. Attende che anche Hiroshi lo prenda perché vorrebbe fare un bel brindisi analcolico a quella che le parrebbe essere una nuova amicizia, ma il suo interesse viene catturato dal breve scambio di battute tra la ragazza ed Haiiro. Sophie non sente quel che si dicono, prova ad immaginarsi qual possano essere le parole e, come nel tentativo di entrarle nella testa mentre, provando di fatto ad appropriarsi di quello che è il ruolo del fratello, la segue con lo sguardo mentre si allontana, ma “che curve!” è l'unico pensiero che riesce a formulare guardandola.
    Ma riesce a scrollarsi di dosso lo strano pensiero che stava subentrando ed a tornare in sé.

    « Esatto! Classe undici sezione uno. O forse era il contrario? Non sono mai riuscita a capirlo. Il club in effetti non l'ho detto, sono la presidente del Club dei Misteri, l'unico club clandestino, illegale ed ufficialmente inesistente della scuola. Per il consiglio studentesco la sua stessa esistenza è un mistero e non sanno nemmeno di sovvenzionarci. »

    Sophie si gira di tre quarti, sollevando il bicchiere fin quasi all'altezza del petto, inclinando leggermente di lato la testa e strizzando l'occhio ad Hiroshi con complicità.

    « Mi raccomando, non parlarne con nessuno. »

    Prende il sorso del suo succo di mirtilli e pensa che forse è stata un po' troppo restrittiva. Non si rende conto di star per rovinare l'atmosfera che sta accidentalmente creando e di dire qualcosa che, in qualche modo, potrebbe essere fraintesa. Ma, appunto, non se ne rende conto.

    « Beh, se proprio vuoi con i tuoi fratelli e la tua ragazza. »


    Edited by .Micael. - 5/7/2015, 23:00
     
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    « Esatto! Classe undici sezione uno. O forse era il contrario? Non sono mai riuscita a capirlo. Il club in effetti non l'ho detto, sono la presidente del Club dei Misteri, l'unico club clandestino, illegale ed ufficialmente inesistente della scuola. Per il consiglio studentesco la sua stessa esistenza è un mistero e non sanno nemmeno di sovvenzionarci. »
    Le labbra di Hiroshi si piegarono in un sorriso di autentico divertimento. Non c'era nulla da fare: quella ragazza era troppo forte. Ogni sua frase gli dava l'impressione di sprizzare vitalità e buonumore.
    Sembra davvero un bel club! Vista la sua segretezza, chissà che tra qualche anno il club stesso non diventi un mistero, di quelli che fanno appassionare e dibattere la gente. Verrebbe fuori qualcosa del tipo “il mistero del Club dei Misteri”.
    Troppo ridondante come espressione? Forse, ma non era poi così male.
    « Mi raccomando, non parlarne con nessuno. »
    Si affrettò a precisare Sophie facendogli un occhiolino di intesa. A questo punto, dire che Hiroshi le sorrise, più che ripetitivo sarebbe pleonastico. Quindi diciamo che il sorriso si accentuò ancora di più nella sua bocca, prima che, imitando e accompagnando il movimento della ragazza, prendesse un sorso di succo di mirtilli. La bevanda era fresca e dolce. Forse un po' troppo dolce per i suoi gusti.
    « Beh, se proprio vuoi con i tuoi fratelli e la tua ragazza. »
    Al momento di ragazze non ne ho – dicendo questo Hiroshi esibiva il suo solito sorriso privo di smagliature, ma era davvero lo stesso sorriso di poco fa? – Però potrei rivelarlo ai miei fratelli. Mia sorella, Kasumi, l'hai appena incontrata – facendo un cenno col capo, Hiroshi le indicò la ragazza che li aveva appena portato i due succi di mirtilli – mentre l'altro mio fratellino... beh, se non è qua molto probabilmente sarà al Maid Caffè dell'Hakoniwa. È un caffèinomane che non fa altro che passare da un Caffè all'altro.
    Concedendosi una piccola pausa, Hiroshi prese un secondo sorso del suo succo, per poi deporre la bevanda sopra il tavolo. Con i gomiti poggiati sul tavolo, incrociò le sue mani all'altezza del collo e ci appoggiò sopra la testa. In questo modo i suoi occhi erano più o meno allo stesso livello di quelli di Sophie.
    Ora però mi hai incuriosita: che genere di misteri affrontate nel club? Sempre – aggiunse il ragazzo con un pizzico di giocosità nella voce – se non si tratta di qualcosa di troppo segreto per essere rivelato.
     
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    Sentendo che la sorella è la ragazza che ha appena incontrato, Sophie si rende conto di non aver fatto proprio una bella figura.

    « Avevo frainteso... »

    Dice con voce bassa per l'imbarazzo di aver potuto pensare che un fratello possa avere una storia con la propria sorella.

    « Però è una sorella proprio carina. »

    Dice ancora a bassa voce, ma questa volta non per l'imbarazzo quanto più per l'incertezza che ha nel riuscire a rimettere in ordine i suoi pensieri sul perché si sia istantaneamente fissata su quella ragazza. Poi il pensiero va al nome che Hiroshi ha pronunciato: Haiiro.

    « Haiiro... credo di averlo incontrato, un tipo con le occhiaie e che per qualche motivo spero sempre non si addormenti. »

    La sua è più una riflessione a voce piuttosto contenuta, sta ancora pensando al neo sotto l'occhio di Kasumi, ma la domanda di Hiroshi sul suo amato club le accende ancora di più l'entusiasmo, tanto che deve sforzarsi per mantenere la calma e non sfociare proprio nel suo stato quasi degenerato di iperattività che sta cercando, con grande impegno, di controllare. Poi la posizione assunta da Hiroshi è quella di massimo interesse, così interpreta Sophie.

    « Oh, i misteri non sono segreti, se non sono conosciuti nessuno può farsi domande e non si crea attorno ad essi la giusta atmosfera. Ci occupiamo sia di piccoli misteri su commissione, come la scompara si oggetti, che di dicerie nella scuola. Ad esempio poco fa abbiamo risolto il caso del maniaco che si diceva si aggirasse nella scuola. Lo abbiamo trovato davvero. Non siamo ancora riusciti a capire chi mangi le fragole nella serra della scuola, ma questo è dovuto più che altro al caso a cui stiamo lavorando. »

    Qui Sophie raggiunge il massimo del suo entusiasmo, si avvicina ancora di più ad Hiroshi senza rendersi conto di essere troppo vicina, almeno per quelle che sono le distanza che dovrebbe tenere una ragazza da un ragazzo appena conosciuto e per giunta nel suo locale e sotto gli occhi della sorella.

    « Stiamo preparando la caccia ad Hanako, lo spirito dei bagni. Sono circolate alcune voci, sembra che abbiano bussato alla porta del terzo bagno ed abbiano sentito la frase “si, sono qui”. È un po' poco su cui lavorare, ma credo che possa esserci qualcosa dietro. »

    Finalmente si ritira indietro e torna a sedersi per bene.

    « È da quando ho sentito la sua storia per la prima volta che sogno di farmi un selfie con lei, non posso farmi sfuggire questa occasione. »

    Prende un sorso del suo succo di mirtillo e finalmente fa una strana domanda.

    « Tu credi alle leggende metropolitane? »
     
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    Avevo frainteso...
    Però è una sorella proprio carina.

    La voce di Sophie è bassa, forse per l'imbarazzo forse per altro, tanto che Hiroshi la sentì a malapena. Ma, appunto, la sentì.
    Vero? È così bella da sembrare strano che sia mia sorella!
    Lo disse in modo scherzoso: non pensava certo di essere brutto d'aspetto, ma sua sorella apparteneva a un'altra categoria. Il tono della sua voce invece era moderato: non basso né alto. Visto che Sophie aveva parlato a voce bassa, non gli sembrava il caso di parlare troppo alto, ma insieme voleva essere sicuro che la ragazza lo sentisse.
    Haiiro... credo di averlo incontrato, un tipo con le occhiaie e che per qualche motivo spero sempre non si addormenti.
    Esatto, è proprio lui, il mio fratellino... anche se in realtà a lui non piacerebbe essere chiamato in questo modo.
    Immagino che anche lui, come Kasumi, sia un tipo che si fa notare.

    Anche se, a differenza di Kasumi, non per la sua bellezza... Aggiunse tra sé Hiroshi.
    Fino a quel momento Sophie aveva parlato in tono basso, quasi sovrappensiero, ma quando, in seguito alla domanda di Hiroshi, si passa a parlare del suo club, la ragazza si rianima in tono sorprendente. Si sarebbe potuto pensare a un vulcano che, momentaneamente calmo, ritorna a eruttare. Ma a differenza del vulcano, quello della ragazza era un moto che non distruggeva, ma accalorava gli animi.

    Oh, i misteri non sono segreti, se non sono conosciuti nessuno può farsi domande e non si crea attorno ad essi la giusta atmosfera.
    Senza quasi accorgersene, Hiroshi annuisce tra sé, convinto dal discorso, mormorando piano: Giusto, giusto.
    Ci occupiamo sia di piccoli misteri su commissione, come la scompara si oggetti, che di dicerie nella scuola. Ad esempio poco fa abbiamo risolto il caso del maniaco che si diceva si aggirasse nella scuola. Lo abbiamo trovato davvero. Non siamo ancora riusciti a capire chi mangi le fragole nella serra della scuola, ma questo è dovuto più che altro al caso a cui stiamo lavorando.
    Un maniaco a scuola... in questo caso credo che avrei preferito le dicerie fossero infondate. Per fortuna che l'avete trovato voi.
    Già, non voglio immaginare cosa sarebbe successo se l'avesse incontrato Kasumi... tutte le indagini e gli scartafacci in seguito alla misteriosa morte di un maniaco!
    Mentre Hiroshi pensava così, Sophie, in preda all'entusiasmo, si era avvicinata sempre più. Hiroshi non si mosse: la passione della ragazza mentre parlava delle attività del suo club era così bella da vedersi che il ragazzo non voleva rischiare di turbarla in nessun modo.
    Stiamo preparando la caccia ad Hanako, lo spirito dei bagni. Sono circolate alcune voci, sembra che abbiano bussato alla porta del terzo bagno ed abbiano sentito la frase “si, sono qui”. È un po' poco su cui lavorare, ma credo che possa esserci qualcosa dietro.
    È da quando ho sentito la sua storia per la prima volta che sogno di farmi un selfie con lei, non posso farmi sfuggire questa occasione.
    Ahah, se ci riesci non mancare di farmelo vedere!

    Dopo le ultime esternazioni, la ragazza sembrava essere rientrata in una fase di parziale calma, risiedendosi composta nella sua sedia e prendendosi poi un altro sorso di succo di mirtillo. Ma la successiva domanda che la ragazza pose, se da un lato poteva essere considerata quasi banale, dall'altro non era facile da rispondere.

    Tu credi alle leggende metropolitane?
    Se ci credo... diciamo che personalmente mi interessa poco appurare se le leggende metropolitane siano vere o no. Penso che alcune possano rivelarsi vere, o avere comunque un fondo di verità, mentre altre si rivelano bolle di sapone. Però questo mi interessa relativamente. Ciò che mi attrae di esse, invece, è un'altra cosa.
    Qua Hiroshi fece una breve pausa, prendendo un altro sorso di succo di mirtilli (mhm, in effetti è dolce, ma una volta che ci sia abitua non è affatto male...) prima di riprendere il discorso.
    Tu prima hai parlato della giusta atmosfera di discussione che si deve creare intorno ai misteri. Ecco, possiamo dire che sia quella a interessarmi. Mi interessa vedere a cosa crede la gente e cosa invece rifiuta, e perché lo fa. Ciò che mi affascina delle leggende metropolitane sono gli umori che suscitano tra le persone. Anche nel caso di una leggenda metropolitana totalmente fasulla ci deve essere dietro un motivo per cui è nata e perché si è diffusa: magari conteneva un elemento esotico che affascinava le persone oppure al contrario rifletteva e dava un fondamento alle loro convinzioni. In quest'ottica, la questione se la leggenda metropolitana è vera o no passa totalmente in secondo piano.
    Il tono di Hiroshi mentre parlava era composto, ma allo stesso tempo lasciava trapelare un certo entusiasmo per la questione, che il ragazzo cercava di tenere sotto controllo. Alla fine di questa disquisizione, sorrise a Sophie.
    Spero di essere stato chiaro e di aver risposto alla tua domanda, anche se in effetti devo ammettere di averci girato un po' intorno...
     
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    Ancora una volta, la nostra amata Sophie ascolta composta ed attentamente le parole di Hiroshi fin da quando le sembrano le parole di una risposta distaccata ad una domanda un po' strana e, magari, anche fuori contesto. Le leggende metropolitane sono un argomento un po' particolare di cui parlare. Sta per bere un altro po' del suo succo, ma posa immediatamente il bicchiere quando sente il cambio di tono nella risposta di Hiroshi. Dato che il ragazzo fa una pausa per bere un po' di succo, Sophie fa lo stesso e sembra quasi copiarne i movimenti dato che beve per tutto il tempo che beve lui e posa il bicchiere insieme a lui. A Sophie iniziano a brillare gli occhi sentendo quelle parole, percependo il sottile entusiasmo di Hiroshi, ragionando e cercando di fare proprio tutto quel bel discorso. Certo, attribuirà a lui tutti i diritti d'autore, ma certe frasi sono troppo belle per restare inutilizzate a lungo, devono essere divulgate. In un certo senso, possono anche essere d'aiuto per quella che Sophie sente quasi come una missione dato che si porta sulle spalle un peso forse un po' troppo grande per essere, il suo, un club clandestino, mai riconosciuto e che ufficialmente non esiste.

    « Si, si, ho capito. In pratica più che nella leggenda metropolitana credi in ciò che può rappresentare per le persone. Credi nella sua capacità di stupire, di smuovere gli animi ed anche, volendo, di riunire le persone. Il mistero affascina, suscita curiosità, stupore, spinge le persone ad aggregarsi e discutere. Visto così è tutto ancora più bello. »

    Dice con un gran sorriso, prende un sorso del suo succo di mirtillo e poi torna a sorridere, questa volta esibendo un sorriso un po' sporcato dalla bevanda; se ne ricordo e si affretta a coprirsi per cercare di ripulirsi un po' prima di aggiungere quello che ora le preme davvero di dire.

    « Forse è un po' anche per questo che fai quel che fai, portare gioia alle persone con i giocattoli. Dopotutto cosa siamo noi se non delle leggende metropolitane? »
     
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    Forse la sua risposta era stata un po' troppo prolissa – era un suo difetto dilungarsi quando gli chiedevano spiegazioni, nel timore di tralasciare qualcosa – ma almeno alla fine era riuscito a catturare l'attenzione di Sophie e a entusiasmarla.

    Si, si, ho capito. In pratica più che nella leggenda metropolitana credi in ciò che può rappresentare per le persone. Credi nella sua capacità di stupire, di smuovere gli animi ed anche, volendo, di riunire le persone. Il mistero affascina, suscita curiosità, stupore, spinge le persone ad aggregarsi e discutere. Visto così è tutto ancora più bello.
    Sophie sorrise dicendo quelle parole e Hiroshi sorrise a quel sorriso. Anche quando la ragazza si sporcò con il succo di mirtillo, non fece altro che risultare più carina, in un modo un po' ingenuo e fanciullesco che le donava molto. Hiroshi si ritrovò a pensare a quanto era bello un simile sorriso, che facendo sorridere chi stava intorno diffondeva ulteriore felicità. Dal suo punto di vista era un dono meraviglioso. Doveva ammettere che un po' invidiava il fratello che aveva una simile adorabile sorella (non che Kasumi fosse male, ma per quanto bella, anche sexy se si voleva, non rientrava proprio nella categoria di “adorabile sorellina”). Con un lieve sforzo mentale, Hiroshi allontanò questi pensieri dalla mente, riportando la sua attenzione su Sophie.

    Forse è un po' anche per questo che fai quel che fai, portare gioia alle persone con i giocattoli. Dopotutto cosa siamo noi se non delle leggende metropolitane?
    Ahah, hai ragione! La nostra esistenza e le cose che facciamo in fondo vanno ben al di là del normale e del quotidiano. Ed è bello che i bambini possano vedere questa particolarità, domandandosi se quei giocattoli si muovano per magia, tecnologia o altro ancora. Oppure che giochino semplicemente, senza preoccuparsene.
    In realtà c'era un altro motivo per cui Hiroshi aveva organizzato il locale in quel modo. Oltre che essere un luogo in cui i normali potessero assistere, con gioia sperava, a cose anormali, era un luogo in cui bambini anormali potevano accorgersi di non essere soli. Hiroshi ricordava bene l'amara sensazione provata da lui e da Kasumi di essere diversi dagli altri, così come lo smarrimento di Haiiro che si sentiva l'unico “sbagliato”. Per questo aveva creato un locale per bambini in cui l'anormalità fosse manifesta, in modo che se un bambino anormale, isolato dagli altri e straniato dal suo potere, fosse giunto lì, avrebbe potuto capire di non essere solo. Anche la prossimità con l'istituto Hakoniwa, polo di attrazione di anormali, si inseriva in questa strategia. Ma non era quello il momento di parlarne.

    Mi hai fatto tornare in mente un fatto... un po' di tempo fa, forse anche un anno, ho visto un servizio su un canale regionale. Parlavano di un misterioso soldatino giocattolo che si diceva comparisse e scomparisse senza che nessuno lo muovesse, quasi si mettesse a camminare quando le persone non lo guardavano. Molta gente era incredula, altri parlavano di uno scherzo, ma qualcuno era pronto a giurare che si trattasse di un fenomeno paranormale, magari uno spirito che si era impossessato di quell'oggetto.
    Eppure, il mio primo pensiero vedendo quel giocattolo alla televisione, fu che mi era mooolto famigliare...

    Sorrise complice a Sophie, concedendosi un altro sorso di succo di mirtillo.
    A quest'ora il soffio vitale che gli avevo dato si sarà esaurito, eppure a volte immagino che le persone di quel posto ne parlino ancora, chiedendosi quale fosse la vera causa. Anche questo immagino sia diventato un mistero per loro. Chissà se lui, il soldatino intendo, sarebbe soddisfatto da questa situazione...
    Hiroshi non poteva saperlo, né poteva evitare di domandarselo. Il suo sguardo divagò un attimo per qualche angolo della stanza mentre si rendeva conto di questa contraddizione. Ma andava bene così: anche quello faceva parte del vivere che lui poteva donare.
    Con un sorriso appena velato dalla tristezza, tornò a guardare Sophie, la sua piccola compagna di tavolo.
     
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    Quando Hiroshi lascia intendere di c'entrare più di qualcosa con la storia del soldatino, Sophie non trattiene una risata di eccitazione: uno dei suoi “fratellini” aveva dato vita ad una vera e propria leggenda urbana, un qualcosa di davvero incredibile ed anche emozionante. Probabilmente anche lei aveva visto quel servizio ed a quel tempo aveva tanto sperato che fosse tutto vero; se se ne ricordasse la sua gioia sarebbe ancora più grande, in un certo senso si sarebbe trovata davanti ad un celebrità, o per lo meno, se vogliamo dire che la celebrità è il soldatino, davanti ad un suo amico.

    « Secondo me si »

    Dice senza esitare.

    « È diventato un soldatino famoso. Non solo ha vissuto ma ci sono anche tanti che lo sanno, che ci credano o meno non cambia. Con un soffio di vita è diventato immortale. Non male per un soldatino. »

    L'ultima parte la dice dopo aver colto il sentimento celato nel sorriso del ragazzo. Sa quanto sia triste la lontananza da qualcuno e non sapere dove sia finito o cosa stia facendo. Non che quel soldatino possa star facendo alcunché, ha esaurito il suo tempo, ma proprio per questo non potrà tornare.
    Chissà se è peggio sapere che qualcuno non potrà tornare oppure non sapere se e quando tornerà? È il rapido pensiero di Sophie.
    Anche se lei è quella, tra i suoi fratelli, al quale è stato fatto pesare di meno la lontananza ed il distacco, risente comunque dell'assenza dei suoi genitori, che non vede ormai da sei mesi. Oramai è questo il tempo che passa tra uno loro visita e l'altra.
    Si era accorta della tristezza di Hiroshi e voleva dire qualcosa per sollevarlo, ma è finita per cadere anche lei in pensieri non molto felici.

    « Magari un giorno, quando il club si sarà evoluto in una agenzia investigativa dell'occulto, dedita anche alle cose più normali perché di qualcosa si dovrà pur vivere, potrò cercare il soldatino e magari provare a chiedere direttamente a lui. Che ne dici, sempai? »

    Si sbarazza dei cattivi pensieri e termina con il suo sorriso più sincero e gentile.
     
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    La risata di Sophie e la sua immediata risposta ricordarono a Hiroshi un altro dei motivi perché amava il suo locale: era per le risate e i sorrisi dei bambini, capaci di rendere allegri al solo osservarli. Nonostante il suo fare ancora in parte fanciullesco, Hiroshi non avrebbe definito Sophie una bambina, ma la ragazza aveva conservato quella loro peculiare capacità di effondere gioia attraverso ogni parola e gesto.
    Magari un giorno, quando il club si sarà evoluto in una agenzia investigativa dell'occulto, dedita anche alle cose più normali perché di qualcosa si dovrà pur vivere, potrò cercare il soldatino e magari provare a chiedere direttamente a lui. Che ne dici, sempai?

    Di nuovo Sophie sorrise, stavolta però Hiroshi non ricambiò il sorriso – non per freddezza – ma la guardò con faccia composta.
    Allora, quando il tuo club sarà divenuto un'agenzia investigativa dell'occulto, io verrò da te. Verrò da te portando tutti i miei risparmi e ti farò una richiesta. Ti chiederò di ritrovare non soltanto il soldatino, ma tutti i giocattoli a cui ho dato vita e che si sono sparpagliati per il paese. Non servirà chiederli nulla, mi basterà sapere dove sono.
    Sarà un compito forse più lungo di quanto credi. Guarda i giocattoli animati che sono qui, i miei figli: almeno un terzo di loro non rimane in questo caffè o se ne allontana quando sente che il suo tempo sta per finire. Sono loro e quelli che li hanno preceduti per circa dieci anni che dovrai ritrovare.


    Hiroshi parlò in modo diretto e serio. Che il progetto di Sophie si realizzasse o meno, che fosse solo un sogno o uno scherzo, lui credeva di non doverlo prendere sottogamba. Però neanche essere troppo serio andava bene.
    Insomma – disse sorridendo stavolta in modo amichevole e stemperante – se accetterai dovresti guadagnarti di che vivere per un bel po', visto che l'affare potrebbe andare per le lunghe... Spero che non esigerai una parcella troppo esosa!
     
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    Il tono serio di Hiroshi per un attimo coglie Sophie quasi di sorpresa, cosa che le accende ancora di più l'interesse per il caso. Quando il suo sempai cercai di tornare ad un tono più leggero, Sophie ha ormai deciso e non ha bisogno di pensarci nemmeno per un attimo per rispndere.

    « Non preoccuparti, ti farò un prezzo da amico. »

    Ridacchia, quando si era “proposta” per quella missione non aveva assolutamente pensato all'eventualità di farla dietro compenso in denaro, al limite avrebbe considerato un drink per ogni giocattolo ritrovato.

    « Poi ho...anzi, abbiamo un metodo sicuro per poter rintracciare almeno quelli nelle vicinanze anche subito, mi basta avere l'aiuto del fratellone. Cercherò di portarlo qui, ma se qualche volta passerai a trovarmi al club te lo presenterò, sono sicura che, dopo averti conosciuto, ci aiuterà con gioia. »

    Il suo è un sorriso entusiasta e spensierato, ma sobbalza quando lo sguardo le capita casualmente su un orologio.

    « Oh capperi! Me ne ero dimenticata! »

    Salta in piedi agitatissima.

    « Se faccio tardi poi non mi compra più lo zucchero filato! »

    Inizia e guardarsi intorno, fissa tutti gli orologi che vede, va sempre più nel panico perché le sembra di non ricordarsi cosa dover fare ed anche perché non se ne vorrebbe andare.

    « Scusa, sempai, ma se do buca al fratellone lui chiama la sorellona, vanno entrambi nel panico e poi mi tengono il muso per un giorno e non mi fanno nemmeno giocare con la ragazza volpe e l'altra sorellona mi massacra sempre i videogame quindi con lei non ci gioco più. »

    In preda all'iperattività, scatta verso il bancone, si ricorda di non aver preso la borsa, torna al tavolo al prenderla lasciando un altro dei suoi sorrisi ad Hiroshi, quindi corre di nuovo alla cassa.

    « Scusa, pago uno...due...tre...quattro...aaahh! Non mi ricordo! Succhi di mirtillo. Facciamo cinque, quelli in più te li offro perché sei la bella sorellina del sempai. »
     
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    Non preoccuparti, ti farò un prezzo da amico.
    Bene, allora siamo d'accordo.
    Hiroshi sorrise: quando Sophie aveva varcato la soglia del locale non avrebbe certo immaginato simili sviluppi.
    Riguardo il tuo fratellone credo sia giusto che lo venga a trovare: in fondo per aiutare Kovi hai usato i poteri che ti aveva proibito di utilizzare. Immagino che possa essere preoccupato e voglia sapere chi sia il “responsabile” di tutto ciò, oltre che neo-cliente della sua sorellina.
    Da lì a un istante però l'espressione di Sophie cambiò totalmente, a causa di una rapida occhiata all'orologio. Sembrava che la ragazza avesse un appuntamento a cui non poteva mancare.

    Scusa, sempai, ma se do buca al fratellone lui chiama la sorellona, vanno entrambi nel panico e poi mi tengono il muso per un giorno e non mi fanno nemmeno giocare con la ragazza volpe e l'altra sorellona mi massacra sempre i videogame quindi con lei non ci gioco più.
    Uhm, sembra che io non sia l'unico ad avere una famiglia insolita...
    Sarebbe un bel problema se accadesse! Allora vai pure, non ti preoccupare.

    A forza di sentirlo nominare gli era venuta la curiosità di sapere che tipo di persona era, per ora aveva capito solo che si preoccupava molto per Sophie. Non ebbe il tempo di pensarlo che Sophie era già andata al bancone, tornata, andata di nuovo.

    Scusa, pago uno...due...tre...quattro...aaahh! Non mi ricordo! Succhi di mirtillo. Facciamo cinque, quelli in più te li offro perché sei la bella sorellina del sempai.
    Kasumi, presa alla sprovvista da quell'esplosione di attività, reagì con ritardo e un po' incerta.
    Ah... grazie...
    Kasumi lanciò un'occhiata verso il fratello, che con calma si era alzato e stava per riprendere a lavorare. Per Hiroshi era normale essere cordiale, ma Kasumi l'aveva raramente visto così sereno come sembrava in quel momento.
    No, non è necessario che paghi niente. Per stavolta è gratis per te.
    Poi la guardò con uno sguardo finto-ammonitore, nel caso non volesse accettare la sua offerta.
    Ti conviene accettare, a differenza di mio fratel... del tuo sempai, è raro che io offra qualcosa. Se rifiuti ora non credo che ti ricapiterà.
    Già, era davvero rara che succedesse una cosa simile. Di solito Kasumi sgridava Hiroshi perché a suo dire offriva troppo spesso, che accadesse il contrario era qualcosa che stupiva la stessa Kasumi. Eppure, vedendo l'espressione di suo fratello, non aveva potuto fare altro che quello.
     
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    Sentendo che le sta offrendo la consumazione, sul momento Sophie non sa come rispondere o come comportarsi, attraversa un periodo di stallo della durata di circa due secondi, quindi si riattiva illuminandosi, radiosa.

    « Wow! Grazie! »

    Ma resta comunque con una gioia un po' a metà per qualche motivo che nemmeno lei riesce bene a comprendere, sente di dover fare qualcosa comunque.

    « Allora... accetta questo come pagamento »

    Con un movimento rapidissimo chiude le distanze e rifila un bacio sfuggente sulla guancia di Kasumi.

    « Ciaoo! »

    Non aspetta nemmeno un attimo, preda della sua infinita energia fugge, esce dal locale di gran fretta.
    Agitando pericolosamente la cartella, Sophie corre per la strada sicura di essere già in ritardo.
    Passa davanti a molta gente, di fianco a molta altra e taglia la strada ad altri scusandosi con voce di miele; ma non fanno in tempo a girarsi per seguirla con lo sguardo, dopo essersi resi conto di che figura angelica abbiano appena incontrato, riescono solo a vedere le punte dei suoi lunghi capelli di porpora.
    E continuerà a correre finché non arriverà alla sua meta, senza mai stancarsi, dopotutto la sua energia supera l'infinito.
     
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