Fate/grand battle

Racconto AU di Fate

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    CITAZIONE
    Ed ecco che, oltre al già postato Armageddon, ho deciso di postare qui anche il racconto AU di Fate u.u Per ora solo al primo capitolo, ho un mese di tempo per finirlo per il contest cui sto partecipando e... Beh, almeno lo faccio leggere pure a voi u.u E niente, buona lettura e ogni consiglio per migliorarlo è ben accetto u.u

    P.S. Il titolo è provvisorio XD

    Capitolo Primo
    Sei tu il mio Master?

    Due settimane. Non gli sembrava vero fosse passato già così tanto tempo, aveva la sensazione che solo il giorno prima si trovava a quello stesso tavolo facendo colazione con Rin e Saber. Le immagini della battaglia con Gilgamesh di tanto in tanto riaffioravano tra i suoi ricordi, così come l’ultimo saluto dato alla sua Servant.
    Tornare alla vita prima della Guerra era stato allo stesso tempo facile e difficile per Emiya Shirou. Solo i diretti interessati erano a conoscenza di quanto accaduto nell’ultimo mese nella città di Fuyuki, ma ciò non poteva rimuovere dai ricordi del ragazzo il periodo più intenso di tutta la sua vita tra diversi momenti di sofferenza ma costellato anche di felicità e attimi indimenticabili.
    All’inizio si era chiesto se tutto non fosse stato solo un bel sogno, ma in cuor suo sapeva non fosse così. Oltre alle capacità magiche che aveva incrementato durante la Guerra, non poteva essersi sognato le innumerevoli emozioni provate al fianco di Saber o Rin.
    «Scusa se ti ho fatto aspettare!» Shirou si riprese da quei pensieri, alzando lo sguardo e trovandosi davanti l’altra ragione per cui era certo non si fosse trattato tutto di un sogno. Tohsaka Rin, vestita con la solita giacchetta rossa sopra la divisa scolastica, lo guardava visibilmente incuriosita. «Pensavi ancora a lei, vero?» lo punzecchiò con un sorriso divertito.
    Dalla conclusione della Quinta Guerra del Sacro Graal, Shirou si era ritrovato ad andare a scuola spesso in compagnia della ragazza, alla fine quel che avevano passato insieme non poteva essere cancellato come un colpo di spugna solo perché i loro Servant non si trovavano più nel loro mondo. Al fianco di Rin, un’altra ragazza dai lunghi capelli viola e gli occhi dello stesso colore, se ne stava leggermente in disparte, con lo sguardo fisso a guardare per terra.
    «Ciao Rin, ciao Sakura» le salutò il giovane. Gli eventi della Quinta Guerra non avevano fatto maturare solo Shirou, ma anche Rin era riuscita a prendere coraggio rivelando a Sakura di essere sua sorella e pur continuando a vivere separate le due sembravano avvicinarsi ogni giorno di più.
    Il trio iniziò a incamminarsi verso la scuola per quello che sarebbe stato l’ultimo giorno prima delle vacanze estive. Inclinando le labbra in un sorriso, Shirou alzò gli occhi al cielo. Non era stato tutto un sogno, dopotutto. Aveva davvero combattuto al fianco di Saber, sconfitto Gilgamesh e distrutto il Graal corrotto.

    Impossibile! Perché le stava succedendo tutto questo? Correre stava diventando sempre più faticoso mentre nella densa nebbia che era calata improvvisamente ormai la sicurezza di aver perso l’orientamento si faceva sempre più largo nei suoi pensieri.
    Non poteva fermarsi.
    Con il fiato ormai esaurito, Ilya si voltò un istante alle sue spalle e lei era lì, come se non avesse minimamente faticato né a localizzarla nonostante la visibilità quasi nulla né a seguirla. Camminava con fare tranquillo, l’aspetto che poteva essere quello di una normale bambina se non fosse stato per gli occhi iniettati di sangue che la guardavano divertita. Del suo vestiario non si vedeva quasi nulla, avvolta in quello che sembrava un mantello nero che lasciava libera solo la testa circondata da una corta capigliatura bianca. Gli occhi verdi stillavano un vero e proprio intento omicida, che quasi cozzava con l’apparenza di una bambina se non fosse stato per il sorriso inquietante che pareva avesse stampato in faccia.
    Per quanto provasse a sfuggirle, lei sembrava raggiungerla con assoluta facilità e ormai Ilya era allo stremo delle forze. Aveva sentito di alcuni maghi uccisi negli ultimi giorni, ma mai avrebbe pensato che pure lei sarebbe diventata una possibile vittima. Non riusciva a comprendere né le motivazioni né la vera identità della sua inseguitrice, però di una cosa era sicura.
    Si fermò, stremata, affrontando la bambina con gli occhi. «Perché?» riuscì a chiederle dopo un attimo di esitazione. «La Guerra è finita! Perché sei in questo mondo, Assassin?» Quella ormai era l’unica cosa di cui fosse certa. La bambina era un Servant, la classe era Assassin. Da quanto ne sapeva, però, il Servant Assassin della Quinta Guerra non era quella bambina dunque qualcosa doveva essere successo. Che fosse scoppiato un nuovo conflitto?
    «È troppo presto per una nuova Guerra!» urlò con quanto fiato avesse in corpo, mentre Assassin pareva ignorarla volutamente continuando la sua inesorabile avanzata.
    La sua magia si era già dimostrata inefficace. Se almeno avesse saputo il Vero Nome di Assassin poteva provare a far qualcosa di più concreto ma ignorandone l’identità l’unica opzione era stata fuggire, senza però riuscire a seminarla.
    Dopo essersi avvicinata di qualche altro passo, senza alcun preavviso, Assassin scattò in avanti con una rapidità sovrumana raggiungendo Ilya in meno di un secondo; la bambina dai lunghi capelli biondi chiuse istintivamente gli occhi, preparandosi a sentire il pugnale conficcarsi nelle sue carni; eppure, invece, l’unica cosa che sentì fu il rumore dell’impatto di qualcosa come un bastone contro il pugnale impugnato dalla Servant. Facendosi coraggio, riaprì gli occhi che le si illuminarono di felicità alla vista di quello che probabilmente era il più imponente degli uomini. La pelle completamente marrone era costellata di cicatrici, gli occhi due semplici fessure rosse e i capelli neri lunghi lasciati sciolti. Nelle mani stringeva una mazza ferrata. L’uomo ruggì nello scaraventare via Assassin dopo averla colpita.
    Ilya, incredula, finalmente riuscì a parlare. «Berserker!»
    Il Servant che era stato compagno di Ilya durante la Quinta Guerra, venendo sconfitto da Archer, la guardò un istante come a volersi sincerare che la sua Master stesse bene, prima di lanciarsi nuovamente alla carica contro Assassin che per la prima volta parve sorpresa.
    L’erede della famiglia Einzbern si guardò il dorso della mano, dove stavano lentamente riapparendo le sue Magie di Comando. Non sapeva per quale ragione, ma sembrava davvero essere scoppiata una nuova Guerra e lei era nuovamente stata scelta per parteciparvi.
    «Forse anche il fratellone e Tohsaka sono tornati a essere dei Master» disse in un sussurro.
    «Questo non te lo so dire, ma per fortuna sono arrivato appena in tempo, anche se è stato Berserker a trovarti subito.» La nebbia iniziò a diradarsi mentre Assassin pareva essersi volatilizzata nel nulla. Ilya si voltò verso la fonte della voce, rivelandosi essere un giovane uomo dai lunghi capelli neri, un paio di occhiali davanti gli occhi scuri e vestito con giacca e pantaloni neri, camicia rossa e una stretta cravatta bianca.
    Si tolse il guanto nero della mano destra, rivelandone il dorso su cui era impresso un marchio rosso. Al suo fianco, un uomo che poteva essere alto intorno ai due metri, dai corti capelli rossi e dalla muscolatura imponente sorrideva. «Waver Velvet» si presentò il moro. «Master di Rider.»

    Shirou non avrebbe saputo dire cosa lo avesse spinto nel capanno dove tutto era iniziato, quando era ancora inseguito da Lancer e dove aveva avuto modo di conoscere Saber. Tornato a casa dopo la scuola, aveva avuto una strana sensazione e prima di rendersene conto si era ritrovato a entrare nel capanno degli attrezzi della residenza Emiya. Il Cerchio Magico dipinto circa dieci anni prima dal padre adottivo, Kiritsugu, era ancora lì, sebbene il tempo lo aveva reso quasi difficile da scorgere se non si sapeva della sua presenza.
    Si inchinò, toccandolo con un modo di fare quasi rituale. Un debole sorriso gli emerse ripensando a come quel giorno Saber gli avesse salvato la vita apparendo proprio da quel Cerchio Magico. Gli mancava, ma ormai doveva farsene una ragione. I Servant non facevano parte del loro mondo, erano entità che apparivano solo per combattere la Guerra per il Sacro Graal e che facevano parte della storia o dei miti e delle leggende; terminato il conflitto, non potevano rimanere nel loro mondo.
    Mentre quei pensieri si facevano strada nella sua mente, la sua attenzione venne attirata da Avalon, lasciato poggiato poco distante a ridosso di una delle mura della costruzione. Aveva deciso di tenerlo, unico ricordo materiale di quella Guerra insieme al Cerchio Magico. Non appena le dita di Shirou sfiorarono il fodero di una delle più famose spade leggendarie, però, una luce abbagliante scaturì dal centro del capanno illuminando a giorno l’area e oscurando la luce rossastra del tramonto che si scorgeva dalla porta lasciata aperta.
    Abbagliato, Shirou si voltò sentendo la presenza di qualcuno alle sue spalle e dopo la fine di quel lampo ogni possibile esclamazione morì sul nascere. Davanti a lui, una ragazza era piegata su un ginocchio, i capelli biondi legati e un armatura a coprire una veste blu elettro. Nonostante non avesse armi visibili con sé dava proprio l’impressione di essere un cavaliere medievale.
    «Io ti chiedo» esordì lei mentre un lieve bruciore sulla mano di Shirou preannunciava l’apparizione delle Magie di Comando. «Sei tu il mio Master?»
    Shirou guardò incredulo l’apparizione, alcune lacrime di commozione che iniziarono a scendergli lungo le guance. «Saber…»
    «Sono felice di rivederti, Shirou.» Saber, alzando lo sguardo, sorrise.

    «Perché?» Rin era incredula. Non sapeva se essere felice, commossa o preoccupata davanti all’uomo che nonostante il corti capelli bianchi portati all’indietro si mostrava piuttosto giovane.
    Apparso letteralmente da nulla, la stava guardando comodamente seduto su un divano mentre la giovane maga cadde in ginocchio, gli occhi puntati per terra. «Non saprei cosa stia succedendo, ma sembra che dovremo nuovamente fare squadra insieme, Rin» commentò Archer palesemente divertito.
     
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    Capitolo Secondo
    Riunione

    L’ultima volta che Shirou era stato a casa di Rin la Quinta Guerra era ancora in corso, ma nulla sembrava cambiato da come la ricordava. Come ci si poteva aspettare dalla residenza di una delle più importanti famiglie di maghi, la villa mostrava uno sfarzo eccessivo e che almeno in parte cozzava con quello che era poi il carattere dell’unica rimasta ad abitarci.
    Tohsaka Rin stava bevendo una tazza di the quando il giovane entrò nella sala da pranzo affiancato da Saber. Ancora gli riusciva difficile credere che il suo Servant fosse tornato e proprio non riusciva a comprendere cosa potesse significare, così aveva subito contattato Rin nella speranza potesse dargli qualche informazione in più venendo a conoscenza che qualcosa di ancor più incredibile era accaduto. Saber non sembrava essere l’unico Servant ad aver fatto la sua apparizione.
    A conferma di ciò che Rin gli aveva detto per telefono, in piedi alla destra della ragazza stava un uomo con le braccia conserte vestito con una lunga giacca rossa sopra un’armatura nera. La carnagione abbronzata faceva uno strano contrasto con gli occhi dorati e i capelli bianchi, ma il tutto non stonava affatto con quella che era l’aura di sicurezza emanata dal Servant di classe Archer, lo stesso usato da Rin durante l’ultima Guerra.
    «Tra poco dovrebbe arrivare anche Ilya» annunciò Rin guardandolo. «Mi ha chiamato poco prima di te dicendo di avere notizie importanti.»
    Shirou annuì prendendo posto alla lunga tavola posta al centro della stanza. «Ha chiamato anche me, sembra che non solo Archer e Saber siano tornati. Anche Berserker.»
    Archer avanzò verso Saber. «Sai cosa stia succedendo?» le chiese quasi ignorando volutamente Shirou.
    Saber scosse la testa. «Le mie informazioni purtroppo non credo differiscano dalle tue, Archer.»
    Rin e Shirou si guardarono un istante prima di osservare entrambi interrogativi i loro Servant. Fu Saber a prendere la parola. «Come già sapete, quando veniamo evocati i nostri ricordi dovrebbero riguardare tre cose importanti: la storia del mondo, la lingua parlata e la Guerra.» La Servant si sedette accanto a Shirou. «Per i primi due punti non ci sono problemi e anzi entrambi abbiamo le memorie della Quinta Guerra che abbiamo combattuto, io anche della Quarta affrontata al fianco di Kiritsugu.» Guardò per un attimo Shirou, poi riprese la sua spiegazione. «Questa volta però è differente, non percepisco Archer come mio nemico in questo conflitto e non ho neanche informazioni riguardo a quella che invece dovrebbe essere la Sesta Guerra. Immagino che per te sia lo stesso.» L’ultima affermazione fu fatta osservando Archer, il quale annuì.
    «Speriamo Ilya abbia più informazioni» disse quindi Rin.
    Non dovettero attendere molto l’arrivo di Ilyasviel von Einzbern, un’altra dei partecipanti alla Quinta Guerra, Master di Berserker e prima loro nemica poi dopo la sconfitta del suo Servant loro “amica” anche se Shirou non era certo potessero proprio definirla così. Il rapporto tra i tre, comunque, non era più belligerante nonostante tutto.
    La cosa che stupì i presenti, però, fu l’arrivo di altre due persone inattese oltre a Ilya. L’assenza di Berserker poteva essere spiegata dalla natura stessa del Servant ma sia Shirou sia Rin, come i loro Servant, ignoravano l’identità di coloro che si presentarono come Waver Velvet e Rider.
    «Sembra che ora siamo tutti» esordì proprio Waver sistemandosi meglio gli occhiali. «Immagino anche voi vi stiate facendo domande su cosa stia succedendo, vero?»
    Gli altri annuirono.
    «Non ho risposte precise, dieci anni fa io fui uno dei partecipanti della Quarta Guerra insieme a Rider.» Guardò il suo Servant. «Persi quando venni sconfitto dall’Archer di quel tempo.»
    Saber si irrigidì. «Non mi aspettavo di rivederti, Re dei Conquistatori, ma immaginavo fosse stato Gilgamesh a batterti.»
    «Neanche io mi aspettavo di rivedere te, Re dei Cavalieri!» Rider proruppe in una sonora risata dandole una pacca sulla schiena. «E questa volta non saremo nemici!»
    «Che vuoi dire?» Rin si rivolse a Rider.
    «L’istinto di un Servant. Non so perché tu, Waver e questi altri due siete stati scelti come Master, ma so per certo che non saremo nemici. Questa non è una Guerra o comunque non lo è nel senso che conosciamo noi.» Rider rise di nuovo.
    «Ci sono per certo un Berserker, un Archer, un Saber e un Rider, quindi dovrebbero esserci anche Lancer, Caster e Assassin da qualche parte.» Rin abbassò lo sguardo sulla tazza di the ormai freddo, ancora piena per metà, osservando il proprio riflesso. Tante erano le domande che le stavano sorgendo, quasi nessuna con una risposta ben precisa. «Potrebbero essere coinvolti altri partecipanti della Quarta o della Quinta Guerra.»
    «Però Kotomine che era il Master di Lancer è scomparso» fece notare Shirou. «Invece il Master di Assassin era un Servant stesso, Caster, mentre il Master di Caster è…»
    «Morto» concluse per lui Rin. «Lo so.»
    «Della Quarta Guerra invece rimango praticamente solo io» comunicò loro Waver. «Se dovessimo contare solo i vecchi Master di Lancer, Caster e Assassin, quest’ultimo era il Servant di Kotomine Kirei che come avete detto è scomparso. Lord El Melloy, Master di Lancer, dopo aver combattuto contro Emiya Kiritsugu non è più nelle condizioni di essere un mago e sfortunatamente non ho mai conosciuto il Master di Caster.»
    «Il Master di Caster era un assassino, credo stia scontando il carcere a vita» comunicò loro Saber, attirando su di sé gli sguardi dei presenti. «Beh, ho sconfitto io Caster nella Quarta Guerra.»
    «Quindi potrebbero esserci tre nuovi Master di cui ignoriamo l’identità» sentenziò Waver. «E abbiamo già avuto modo di incontrare Assassin.»
    Ilya annuì. «Non so il suo Vero Nome, ma se non fossero arrivati il signor Velvet e Berserker ora io…»
    «Quindi non è detto che tutti i Servant evocati siano alleati?» chiese Archer.
    «Non saprei» fu la risposta di Waver. «Assassin è scappata prima che potessimo provare a parlarci ma crediamo sia la responsabile delle recenti morti dei maghi e stava inseguendo Ilya prima che le Magie di Comando apparissero, quindi forse voleva solo ucciderla in quanto maga. Il suo Master oltretutto non sembrava fosse presente.»
    «Proverò a indagare nell’Associazione Magica.» Rin bevve tutto d’un fiato il the rimasto nella tazza. «Sono sicura che almeno lì potrei scoprire qualcosa, sono pur sempre un membro della famiglia Tohsaka.»
    «Allora dovremmo provare a interpellare anche la famiglia Matou» propose Waver. «Oltre agli Einzbern e ai Tohsaka, anche loro potrebbero avere delle informazioni importanti.»
    «Dubito Shinji e Sakura sappiano qualcosa.» Shirou era rimasto in silenzio fino a quel momento, ascoltando senza intervenire. A differenza degli altri presenti, pur sapendo di avere un qualche potere magico, non era mai cresciuto come un mago. «Sakura no di certo e se anche Shinji sapesse qualcosa, non credo ce lo direbbe tanto facilmente.»
    «Tentar non nuoce» insistette Waver. «Ed è sempre meglio che non fare nulla.» Waver prese un foglio scrivendoci sopra dei numeri molto rapidamente. «Questo è il mio cellulare, chiamatemi se scoprite qualcosa.»
    I tre Master della Quinta Guerra annuirono, mentre Waver si alzò seguito da Rider lasciando gli altri con i loro pensieri. Tre Master della Quinta Guerra e uno della Quarta erano stati nuovamente chiamati a battersi in quella che sembrava essere una vera e propria Guerra per il Santo Graal, pur con qualche differenza sostanziale. Se tra di loro non erano nemici, contro chi si sarebbero dovuti battere?
    «Pensavo avessimo distrutto il Graal.» Saber diede voce ai pensieri di tutti quelli che erano rimasti. «Dieci anni fa Kiritsugu mi ordinò di distruggerlo con una Magia di Comando ma ho fallito, così come ho fallito durante lo scontro con Gilgamesh.»
    «Mi sembrava fosse chiaro che il Graal non è qualcosa che si possa distruggere facilmente o non sarebbe riapparso dopo la Quarta Guerra.» Rin si alzò. «Domani partirò per Londra cercando di scoprire qualcosa nell’Associazione Magica. Shirou» si voltò verso il ragazzo. «Puoi provare a parlare con Shinji e Sakura? Forse non sanno niente ma meglio esserne sicuri. Ilya, tu fai attenzione. Non sappiamo se Assassin proverà a finire il lavoro, meglio non abbassare la guardia.»
    Ilya sorrise. «Ora che ho Berserker al mio fianco, non ho più nulla da temere.» Shirou si ritrovò a sperare fosse davvero così.

    Ormai passata la mezzanotte, Berserker si palesò davanti a Ilya lasciando la sua forma spirituale per quella corporea. La piccola degli Einzbern temeva eventuali reazioni di Rin o del fratellone se si fosse presentata con un Servant instabile mentalmente come poteva esserlo uno di classe Berserker e aveva deciso di farlo rimanere nella sua forma spirituale; sicuramente Archer e Saber ne avevano percepito la presenza, ma almeno non avevano detto niente; Rider e il signor Velvet, invece, sapevano che anche Berserker fosse lì.
    «Tu neanche sai cosa stia succedendo?» chiese al suo Servant, il quale grugnì leggermente emettendo un suono rauco che comunque alle orecchie di Ilya sembrò proprio essere un “no”.
    Salita sulla spalla del Servant, i due cominciarono a incamminarsi quando Berserker improvvisamente si fermò osservando un punto ben preciso davanti a sé. L’espressione sembrava più rabbiosa del solito, quasi la stessa che aveva mostrato ad Assassin dopo averla salvata.
    «Chi c’è?» provò a chiedere Ilya, la paura che continuava ad aumentare.
    «Assassin» fu la risposta che ricevette, quando la figura di una donna piuttosto formosa e dai lunghi capelli neri apparve dalle tenebre. «Assassin of Red.»
    Berserker non fece neanche in tempo a reagire e l’ultima cosa che Ilya vide fu il volto della donna sorridente, prima d perdere conoscenza.
     
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    Capitolo Terzo
    Chiamata per la Romania

    Forse era stato troppo semplice dire di “provare a chiedere a Shinji e Sakura”. Shirou aveva iniziato a maturare quel pensiero dopo che per l’ennesima volta il cellulare di Shinji stava continuando a squillare senza che qualcuno rispondesse. Anche provare a passare a casa non sembrava servito a nulla se non ad avere la conferma che Sakura sembrasse non sapere niente né del fratello né dell’apparizione dei Servant.
    «Quindi non abbiamo altre piste da seguire qui a Fuyuki.» Waver e Shirou si trovavano in un piccolo locale poco distante dal Parco di Shinto, sia Saber sia Rider erano accanto a loro informa spirituale così da non essere visti. «Hai provato a sentire Tohsaka?»
    «I motivi della ricomparsa di alcuni Servant non sono chiari, ma pare abbia scoperto qualcosa su una certa Grande Guerra del Graal anche se non le è ancora chiaro cosa sia.» Shirou si voltò a osservare il parco visibile da una delle vetrine del locale. Lui viveva là un tempo, prima che quel luogo fosse devastato dall’ultimo scontro della Quarta Guerra. Ricordava fin troppo bene la morte causata dalla battaglia, come se fosse successo appena il giorno prima; se una singola Guerra di sette Servant poteva causare tutto quello, una “Grande Guerra” cosa avrebbe portato?
    «La Grande Guerra del Graal» ripeté Waver pensieroso.
    «Sa qualcosa signor Velvet?»
    «Per favore, chiamami solo Waver.» L’uomo si aggiustò gli occhiali. «Non so niente di preciso, ma se la Grande Guerra ha qualche collegamento con l’apparizione dei nostri Servant, allora potremmo avere qualche problema.»
    «Forse dovresti dir loro tutto, Waver.» La voce di Rider sorprese Shirou, che per un istante si era quasi dimenticato della presenza del Servant.
    «Rider ha ragione.» Waver finì la sua tazza di the, iniziando il racconto di come durante la Terza Guerra, avvenuta all’incirca durante gli anni della Seconda Guerra Mondiale, il Graal fosse stato rubato da un Master dell’epoca appartenente alla famiglia degli Yggdmillenia. Shirou quella parte già l’aveva sentita da Rin prima di incontrare l’uomo, ma quindi non si spiegava il perché dello scoppiare di altre due Guerre se il Graal non c’era più. «Non ci sono certezze in merito e per questo motivo speravo di potermi confrontare con uno dei Matou, ma se le mie supposizioni sono esatte furono le tre famiglie principali, Matou, Einzbern e Tohsaka, a fare in modo che avvenisse la Quarta Guerra ma senza il Graal Maggiore, rubato dagli Yggdmillenia, serviva qualcos’altro che ne prendesse il posto. Non ho idea di cosa sia stato usato, ma c’è la possibilità che si sia così generato un qualcosa che potremmo definire Graal Oscuro.»
    «Kiritsugu se ne era accorto, per questo mi ordinò di distruggerlo dieci anni fa.» La voce di Saber espresse lo stesso pensiero che si era già formato nella mente di Shirou; anche loro avevano avuto modo di vedere come il Graal per il quale stavano combattendo fosse corrotto.
    «Il Graal Oscuro però è sopravvissuto all’interno di Gilgamesh» continuò Waver. «E non abbiamo la certezza che sia andato veramente distrutto quando avete vinto l’ultima battaglia. La Grande Guerra del Graal è un conflitto indetto dall’Associazione Magica per riprendersi il Graal Maggiore, dove sette Master evocano i propri Servant e combattono contro un’altra squadra di sette Master e sette Servant. Non avrei voluto crederci, ma c’è anche la possibilità che l’Assassin che abbia inseguito Illya fosse in realtà un membro di una delle due squadre della Grande Guerra.»
    «Quindi potremmo essere stati tirati in ballo nella Grande Guerra del Graal.»
    «Sì Emiya e questo non mi piace. Sicuramente non siamo membri di nessuna delle due fazioni, dunque l’unica possibilità è che sia stato il Graal Maggiore a permetterci di essere nuovamente dei Master.»
    «Anche il Graal Oscuro potrebbe avere questo potere.» Anche se Shirou non poteva vederla in volto, dalla sua affermazione trapelava una preoccupazione innaturale per una come Saber.
    «Non avrebbe avuto motivo per farlo.» Waver sembrava sicuro. «Se davvero l’unico obiettivo del Graal Oscuro è far espandere la propria corruzione, al massimo gli sarebbe servito evocare esso stesso un proprio Servant, come un Ruler, nel quale trovare riparo e fonte di potere.»
    Shirou concordò con Waver. Troppe incognite c’erano ancora e più risposte sembravano trovare più numerosi erano i nuovi quesiti.
    Quando il telefono squillò, parte dell’aria tesa scesa su di loro sembrò svanire. Il ragazzo non riconobbe il numero apparso sul display, ma una strana sensazione iniziò a impadronirsi di lui. «Pronto?» disse con voce tremante.
    «Emiya Shirou.» Riconobbe all’istante quella voce, un suono che difficilmente avrebbe potuto dimenticare dopo gli eventi della Quinta Guerra.
    «Kotomine Kirei» disse in un sussurrò, attirando su di se gli occhi di Waver e quelli invisibili di Saber e Rider. «Che cosa vuoi?»
    «Immagino tu abbia tante domande in questo momento. Non ho le risposte che stai cercando, ma so dove potresti trovarle. In Romania, luogo dove si sta svolgendo la Grande Guerra del Graal ma fai attenzione, questo conflitto non sarà come i precedenti.»
    «Che cosa vuoi dire? Cosa sai tu di tutta questa storia?» Shirou aveva iniziato a urlare senza rendersene conto e fu solo quando vide il volto di Waver che si accorse di come i presenti nel locale si fossero voltati verso di lui. «Rispondi» disse abbassando il tono di voce.
    «Non so molto più di te, Emiya Shirou, ma in Romania in questo momento le due squadre di Servant stanno combattendo la Grande Guerra, dunque là potrai trovare di certo più informazioni piuttosto che restare a Fuyuki.» Kotomine non aspettò neanche una risposta da parte del ragazzo che chiuse la chiamata.
    «Kotomine Kirei era il Master di Assassin durante la Quarta Guerra e quello di Lancer nella Quinta, non sarebbe strano se anche lui avesse di nuovo un Servant» disse Waver dopo aver sentito il resoconto della breve chiamata ricevuta da Shirou. «So dove si trova il castello degli Yggdmillenia, quindi faremo bene a organizzarci subito per andare in Romania.»
    Shirou annuì. «Avviserò Rin di raggiungerci. Forse è proprio per questo che siamo stati richiamati in battaglia, anche noi dobbiamo prendere parte alla Grande Guerra del Graal.» Il ragazzo aveva sperato di non dover più affrontare simili battaglie, gli scontri con Caster, Rider, Assassin e Berserker ancora fin troppo vividi nei suoi ricordi, fino ad arrivare alla lotta contro Gilgamesh, l’ottavo Servant sopravvissuto fin dalla Guerra precedente.
    «Shirou, se il nostro destino è quello di combattere, non mi tirerò indietro.» La voce di Saber al suo fianco ebbe il potere di tranquillizzarlo un poco.
    Il ragazzo strinse il pugno poggiato sul tavolo. «Andiamo.»

    L’uomo sorrise. Tutto si stava muovendo come programmato, senza alcun intoppo. Squadra Rossa e Squadra Nera continuavano a darsi battaglia senza sospettare di nulla e con i loro problemi interni, il potere del Santo Graal che li attirava come una luce poteva attirare una falena.
    «È tutto anche troppo semplice, neanche Ruler sembra essersene accorta» disse con un tono di voce da cui traspariva malcelato entusiasmo. Si voltò verso la ragazza dietro di lui, seduta con la schiena poggiata alla parete. Gli occhi vacui di lei lo fissavano come se non lo vedessero per davvero ma lo attraversassero da parte a parte. «E con te sarà tutto ancora meglio, Matou Sakura.»
    Sospirò, senza aspettarsi una qualche risposta da quel guscio vuoto. Avere il potere di un membro della famiglia Matou gli sarebbe tornato utile al momento opportuno, ne era certo. «Ora sono proprio curioso di vedere quale sarà la vostra mossa, Master di Saber, Archer e Rider» commentò.
    L’uomo però non si accorse di un’ombra che si stava allontanando non vista dalla zona, una figura che di umano pareva avesse soltanto le sembianze. Come fosse completamente avvolto nell’oscurità se non per una sorta di maschera raffigurante un teschio bianco che gli copriva metà del volto, il Servant raggiunse il tetto di un edificio nelle vicinanze.
    «Dunque questa Guerra avrà dei risvolti imprevisti. Ottimo lavoro, Assassin.» Il Master che lo attendeva stava sorridendo, seduto sul bordo dell’edificio con le gambe che penzolavano pericolosamente nel vuoto sotto di lui. «Archer, Saber e Rider si sono mossi, Berserker è stato catturato dalla Squadra Rossa e noi siamo qui. Ora non rimane che trovare Lancer e Caster. Sarà tutto molto interessante.» L’uomo si alzò. «Anche se non credo sarà così facile, quel tipo è pericoloso.

    Rin stava ancora a Londra quando venne contattata da Shirou. L’idea che Kotomine fosse riapparso dal nulla con quelle informazione non le piaceva, l’idea fosse una trappola si stava facendo sempre più strada in lei.
    «Però è l’unica pista che abbiamo» le disse Archer come avesse intuito i suoi pensieri. «E se davvero è diventato nuovamente un Master, potrebbe essere nostro alleato considerando come dobbiamo allearci con Saber, Rider o Berserker.»
    «Forse hai ragione ma non posso dimenticare cosa accadde la scorsa volta.» Rin non si fidava di Kotomine e nulla avrebbe potuto farle cambiare idea.
    «Sono quegli occhi che mi hanno convinto delle tue qualità di Master, Rin.» Non poteva vedere Archer al suo fianco, ma ebbe l’impressione che stesse sorridendo. «Qualche idea di dove incominciare le nostre ricerche?»
    Rin si guardò intorno. Giunta in Romania, aveva appreso dei recenti omicidi di maghi ad opera, presumibilmente, di Assassin e voleva seguire quella pista. Se non si stava sbagliando, dopotutto, erano sulle tracce della stessa Servant che aveva inseguito Illya ed era l’indizio più concreto che potessero desiderare. Se quell’Assassin faceva parte di una delle due fazioni in lotta per il Graal Maggiore, doveva interrogarla.
    «Gli ultimi omicidi sono avvenuti in questo paesino, ma questa nebbia non permette di vedere niente!» si lamentò.
    «Aspetta.» Archer si materializzò al suo fianco. «Percepisco alcuni Servant, sembra stiano lottando tra di loro.»
    Rin guardò prima il suo Servant, poi nella direzione che stava fissando tanto intensamente ma per colpa della nebbia l’unica cosa che riusciva a scorgere era una figura indistinta di una ragazza.

    Combattere in quelle condizioni non era semplice. Nonostante la sua classe dovesse essere superiore alle altre, con una visibilità praticamente nulla non riusciva a veder arrivare gli attacchi di Assassin of Black.
    «Ruler!» Il richiamo allarmato di Rider of Black le fece evitare per un soffio l’attacco del Servant nemico, ma Assassin non sembrava voler arrendersi e scomparve nuovamente nascosta dalla nebbia. Aveva l’aspetto di una bambina, ma quegli sguardi così carichi di furia omicida erano degni del leggendario assassino di Londra che non fu mai catturato.
    Facendo qualche passo indietro si ritrovò schiena contro schiena con Rider of Black. Poco dopo la figura di Sieg si unì a loro. Degli altri presenti, non proprio alleati ma neanche veri e propri nemici in quel frangente, nessuna traccia.
    «Come combattiamo in queste condizioni?» si lamentò Rider of Black, la spada in pugno che fino a quel momento era riuscito a fendere solo quella specie di impenetrabile nebbia magica.
    «Aspetta Sieg!» Ruler si voltò verso il ragazzo dai corti capelli castani e gli occhi rossi, che aveva già alzato la mano su cui figurava il simbolo nero delle Magie di Comando. «Non sai cosa potrebbe succedere se finisci le Magie di Comando e non abbiamo la certezza di poterla sconfiggere così!»
    «Però non possiamo rimanere ad aspettare il suo attacco.» Gli occhi di Sieg trasmettevano una determinazione che Ruler non pensava potessero appartenere a quel ragazzo lanciato nella mischia contro la sua volontà. Anche se fino a quel momento si era battuto per la propria sopravvivenza, affrontando innumerevoli pericoli, non riusciva a credere fosse cresciuto tanto. «Ho deciso di combattere usando il mio potere per proteggerti, non voglio arrendermi adesso!»
    «Il mio Master ha ragione!» annuì Rider. L’armatura vestita dal Servant mostrava i segni di quella battaglia di logoramento che stavano affrontando, dove il pugnale di Assassin aveva colpito con una rapidità e una precisione quasi letali.
    «Il nostro avversario è il leggendario assassino Jack lo Squartatore» disse loro Ruler. «Se non siamo sicuri di batterlo non possiamo farci cogliere impreparati o per noi sarà la fine.»
    Un movimento troppo rapido per un essere umano allertò i sensi dei tre, facendoli voltare in un’unica direzione dalla quale la piccola figura di Assassin apparve pronta ad attaccare nuovamente. Ruler impugnò la propria spada per proteggersi ma prima che le due lame impattassero una nuova figura emerse dalla nebbia impugnando due lame corte e parando l’affondo di Assassin.
    «Jack lo Squartatore?» L’uomo sembrava sorridere mentre dava loro la schiena coperta da una lunga veste rossa. «Penso di capire il perché sia così brava a sfuggire anche a qualcuno come Berserker allora.»
    «Chi sei?» Rider abbassò la spada, la sorpresa era palese nei suoi occhi per l’aiuto insperato. Anche Ruler non riusciva a capire, poiché chi li aveva appena protetti non era umano ma un Servant.
    «Servant Archer?» disse in un sibilo. Eppure in quell’Archer c’era qualcosa che non riusciva a comprendere. Oltre al fatto che aveva già incontrato entrambi gli Archer della Grande Guerra, quel Servant aveva anche una particolarità incredibile per lei che era il Servant evocato dal Graal Maggiore stesso. Non riusciva a scorgere il suo Vero Nome.
    «State bene?» La voce di una ragazza che stava sopraggiungendo di corsa da loro strappò Ruler a quei pensieri. Palesemente, si trattava della Master di quel misterioso Servant.
    «Non so cosa stia succedendo qui» disse Archer dando un calcio a Jack e allontanandolo. «Però di una cosa sono certo, questo Assassin potrebbe avere le risposte che cerchiamo. Rin, occupati delle loro ferite, ad Assassin ci penso io.»
     
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    Archer non avrebbe saputo dire per quale ragione avesse deciso di proteggere quei tre. La sua vista per fortuna lo aveva aiutato a vedere all’interno di quella nebbia e il suo corpo si era mosso praticamente da solo. “Forse non sono cambiato così tanto come pensavo” pensò dopo aver scalciato via Jack ed essersi messo a protezione di Rin, che intanto aveva già applicato alcuni incantesimi di guarigione ai due Servant e al Master.
    «Fai attenzione, Archer!» La preoccupazione di Rin era comprensibile, ma non sarebbe stato quello a fargli cambiare obiettivo. Doveva battere Assassin.
    «Non ti fidi più del tuo Servant?» la schernì con un sorriso abbassando le sue lame. Anche con la sua vista da Archer non riusciva a scorgere la figura del suo nemico, ma trattandosi di una classe come Assassin la cosa non lo sorprendeva.
    «Nessuno ti ha invitato.» La voce da bambina del Servant sembrava provenire da ogni direzione, ma ciò non era possibile.
    “L’aspetto è quello di una bambina, ma i suoi tratti…” I pensieri di Archer iniziarono a formarsi uno di fila all’altro, finché non raggiunse una semplicissima conclusione. «Capisco. Questo è il tuo Noble Phantasm.»
    Archer chiuse gli occhi, cercando di localizzare gli spostamenti di Assassin basandosi solo sull’udito, finché un suono diverso non lo raggiunse. Gli occhi aperti di colpo, parò il nuovo assalto portato alla sua destra con una delle due lame, provando a contrattaccare con l’altra prima che la Servant sparisse nuovamente nella nebbia. Ebbe la sensazione di sfiorarne le carni, ma a parte un piccolo rivolò di sangue non sembrò aver inflitto ferite troppo gravi.
    Quando si preparò nuovamente all’attacco successivo, la figura di una bambina sconosciuta apparve davanti a lui. In lei non percepiva la presenza di un Servant. Cosa stava accadendo?

    «Ma che cosa?» Rin si stava guardando intorno, senza riuscire a comprendere il senso di quelle visioni. Tutto intorno a lei si era improvvisamente fatto buio, le figure dei tre che stava aiutando scomparse insieme a quella di Archer. «Che sia il Noble Phantasm di Assassin?» chiese all’oscurità nella quale sembrava sprofondata.
    Provò ad alzarsi e andare avanti senza avere la certezza della direzione presa, le immagini di numerosi bambini che apparivano uno dopo l’altro come a volerla fermare. Le loro urla riempivano le orecchie della ragazza che senza accorgersene era caduta in ginocchio, cercando di non sentirle. «Smettetela! Vi prego, basta!» Ciò che sentiva erano urla di dolore, rabbia, disperazione, grida che sapevano di morte.

    «Non vi preoccupate, mi occuperò io di proteggervi.» Atalanta guardava le immagini di quei bambini senza neanche chiedersi cosa fosse appena successo. Dentro di sé sapeva di aver combattuto contro Jack lo squartatore e di essere stata separata dagli altri, ma la vista di quei piccoli volti disperati avevano riportato alla mente i ricordi del passato e quel che aveva promesso di fare. Lei aveva sempre combattuto per difendere il sorriso dei bambini, era la sua ragione di vita e tale era rimasta anche dopo essere stata evocata con il titolo di Archer of Red.
    «Archer, sai bene che tutto questo non è reale!» La voce di Ruler era sicura di quell’affermazione, ma Atalanta non sembrava volerne sapere di ascoltarla.
    «Non ti permetterò di far del male a questi bambini!» La Servant impugnò il proprio arco, rivolgendolo verso Ruler.
    Solo grazie a quel Noble Phantasm si erano resi conto della vera identità del Servant evocato come Jack lo Squartatore. Le anime dei bambini morti durante quegli anni, i poveri e gli indifesi della strada che avevano preso le sembianze di un Servant evocato durante la Grande Guerra. Nonostante ciò, però, Archer of Red non sembrava rendersene conto e Ruler poteva capirla un poco. Distruggere quelle anime andava contro ciò in cui aveva sempre creduto anche quando era in vita. La faceva soffrire, ma doveva dare a quei bambini il riposo eterno cui erano destinati. Non avrebbero più sofferto come sembravano star facendo in quel momento, ne era sicura, ma invece Atalanta non sembrava rendersene conto.
    «Come puoi dire proprio tu di volerle distruggere nonostante il nome importante che porti! Rispondimi, Jeanne D’Arc!»
    Per tutta la vita Ruler, Jeanne D’Arc, aveva combattuto per liberare la Francia guidata dalla voce di Dio, aveva mostrato la sua bontà e volontà di proteggere gli altri, ma ora non poteva più tirarsi indietro. Lei era il Servant evocato dal potere stesso del Graal Maggiore, il Ruler che doveva regolare la Grande Guerra del Graal e Assassin of Black andava fermata a ogni costo. Non le faceva piacere l’idea di distruggere quelle anime, ma se non l’avesse fatto le conseguenze sarebbero state peggiori. «Non puoi salvarli, Archer of Red» provò a farla ragionare. «Non possono più essere salvati.» Gli occhi le si inumidirono dalle lacrime al solo pensiero di spazzare via quelle anime.
    «Non te lo permetterò!» La sicurezza di Atalanta parve riversarsi in quell’unica freccia ancora incoccata nell’arco, che saettò rapida verso Jeanne colpendola a una spalla. Ruler però si limitò a una semplice smorfia di dolore senza arretrare di un passo, la sua convinzione che non sembrava voler vacillare. Stava per affrontare Atalanta, quando una misteriosa luce rischiarò le tenebre e un solo grido risuonò sopra le urla delle anime.
    «Unlimitade Blade Works!»

    Le immagini di quei bambini smossero qualcosa nel cuore di Archer, una consapevolezza che credeva di aver dimenticato. A differenza di quanto accaduto nella Quinta Guerra, durante quell’evocazione non sembrava aver dimenticato la sua identità, il suo Vero Nome. Gli eventi che aveva costellato la sua vita ancora fin troppo vividi in lui, riemersero come immagini in quell’oscurità. Il fuoco che vide da bambino, la distruzione cui suo malgrado fu testimone, i sentimenti che credeva di aver abbandonato dopo essere stato evocato come Servant.
    Intorno a lui quell’oscurità era piena di grida di terrore che già in passato aveva sentito, le ricordava fin troppo bene.
    «Questo Noble Phantasm sembra rivelare ciò che è la vera natura di Jack lo Squartatore» commentò tranquillo rivolto ai due che gli stavano accanto. Non sapeva chi fossero ma erano dello stesso gruppo che poco prima aveva salvato, un ragazzo dai corti capelli castani e gli occhi rossi e un Servant in armatura con i capelli rosa legati in una stretta coda.
    «Ma questi bambini…» Il Servant sembrava visibilmente sconvolto.
    «Non possiamo aiutarli» sentenziò Archer con tono severo. «Queste anime non appartengono più al nostro mondo.»
    «Non è giusto.» Il Master dai capelli castani sembrava contrariato da quella risposta.
    «In questo mondo, il concetto di giustizia è fin troppo relativo e astratto. Aiutare tutti è impossibile, i paladini della giustizia in grado di farlo sono solo fantasie.» Archer si guardò intorno. «Possibile che tu non ti accorga come queste siano anime ormai perse in quest’oscurità?»
    «Un modo deve esserci! Non possiamo lasciare che…»
    Archer si voltò di scatto, fulminando il Master con lo sguardo. Il ragazzo parve spaventato e non aggiunse altro. «Se davvero vuoi aiutarli, l’unica cosa che puoi fare e non dimenticare i loro volti! Ricorda chi sono, ricorda le loro morti e non saranno costretti all’oblio di questo mondo senza luce!»
    I due lo guardarono senza dire niente. Alla fine fu il Servant a prendere la parola. «Ma tu chi sei?»
    «Un Servant di classe Archer. Un uomo che in vita si credeva possibile di salvare tutti.» Archer si rabbuiò. «Aiutare tutti è impossibile, possiamo salvare solo i vivi e chi ci è vicino.» Sorrise. «Però possiamo non dimenticare chi muore, ricordarli e raccontare le loro storie. Se davvero vuoi salvare queste anime, ragazzo, non dimenticarle e non lasciarle cadere nell’oblio. Anche se non conosci i loro nomi o come hanno vissuto, ricordati sempre che in un determinato tempo sono esistite e così le salverai.»
    Archer diede loro le spalle. Un tempo non avrebbe mai parlato così, ma forse gli eventi della Quinta Guerra lo avevano cambiato più di quanto lui stesso credesse. «Ora bisogna spazzare quest’oscurità» disse infine. «Unlimitade Blade Works!»

    «Ho percepito un Noble Phantasm.» Saber al suo fianco si mise in guardia. «In questa città si sono radunati fin troppi Servant.»
    Shirou si guardò intorno. La nebbia sembrò stare per diradarsi e finalmente la visibilità stava aumentando secondo dopo secondo. Sin dal loro arrivo, il luogo sembrava una vera e propria città fantasma e a ogni passo temevano di incontrare qualche nemico. Rin li aveva informati della possibile posizione di Assassin e avevano deciso di raggiungerla, mentre Waver raggiungeva il castello degli Yggdmillenia per indagare sulle misteriose parole di Kotomine. Non avevano ancora trovato i loro amici, ma la Servant pareva essere sulla difensiva sin dai primi passi mossi in quella città.
    «Puoi riconoscerli?» le chiese titubante.
    «Uno potrebbe essere Archer, ma degli altri non ho idea di chi siano.»
    Archer dunque aveva già ingaggiato battaglia contro un nemico a loro ignoto, forse Assassin, ma chi erano gli altri Servant? «Forse dovremmo provare a contattare Rin» propose tirando fuori il cellulare e provando a chiamare l’amica. Il cellulare squillò a vuoto per alcuni secondi prima che la linea cascasse.
    «Ti ho trovato, Servant!»
    L’urlo fece voltare entrambi verso un punto ben preciso e dalla nebbia emersero due figure, un uomo e quello che doveva essere un Servant in armatura completa che non lasciava neanche un’apertura. L’elmo, bianco come il resto della corazza, pareva munito di un paio di corna e la voce quasi distorta dava comunque l’impressione di essere femminile. Il Master era invece un uomo alto dai lunghi capelli castani e gli occhi dietro un paio di occhiali da sole, vestito quasi interamente di pelle nera.
    «Sicura sia un Servant?» disse l’uomo con fare dubbioso. «Credevo avessimo incontrato ormai tutti i Servant di questa Guerra e lei mi è nuova.»
    La ragazza in armatura annuì. «Non ci sono errori, è sicuramente un Servant però…» Si tolse l’elmo, rivelando un volto giovanile circondato da lunghi capelli biondi tenuti legati.
    Shirou rimase a bocca aperta, osservando prima la misteriosa Servant e poi Saber, senza sapere cosa poter dire. La somiglianza tra quelle due era incredibile.
    «Non mi aspettavo di rivederti in questo mondo, Mordred» disse Saber mettendosi in guardia mentre l’altra partiva alla carica senza alcun preavviso.
    La spada di colei chiamata Mordred impattò contro l’arma ancora invisibile di Saber, producendo scintille e permettendo alle due di guardarsi molto da vicino. La rabbia negli occhi di Mordred era qualcosa di innaturale.
    «Ben trovata, Artoria Pendragon.» Quelle parole furono seguite da una luce che preannunciò l’apparizione di Excalibur nelle mani di Saber. La lama dorata di lei e quella di Mordred produssero uno stridio che per un istante Shirou pensò gli avrebbe fatto sanguinare le orecchie. Non pensava né di poter vedere tanto sgomento negli occhi della sua Servant né potesse esistere tanta rabbia come quella che vedeva negli occhi di Mordred in quel momento.

    Il Noble Phantasm di Archer spazzò via l’oscurità nella quale lui, Rin, Ruler, Sieg, Rider of Black e Archer of Red erano piombati. Le voci delle anime si affievolirono e il mondo iniziò lentamente a cambiare trasformandosi in una landa desolata il cui paesaggio era interamente costellato di spade di differenti forme e grandezze conficcate nel terreno. Davanti al gruppo, Jack lo Squartatore sembrava sorpreso.
    «Come puoi aver resistito al mio potere?» Assassin of Black fece un passo indietro, pareva impaurita.
    «Tu sei l’unione delle anime di quei bambini morti tanto tempo fa, la loro volontà è sopravvissuta fino a oggi prendendo il Vero Nome di Jack lo Squartatore, del quale si è sempre ignorato l’aspetto.» Archer estrasse una di quelle spade, un’arma dalla lama lunga e sottile con l’impugnatura a due mani. «Ma pensavi davvero di intimorirmi con un simile giochetto?»
    Più il tempo passava più la paura negli occhi di Assassin si ampliava. «Ora verrai sconfitta.» Archer scattò in avanti, la spada impugnata saldamente nelle mani e pronta a calare ma un urlo interruppe quell’attacco, seguito da una figura femminile dai capelli e le vesti verdi che con il proprio arco aveva fermato la lama.
    «Archer of Red!» La voce di Ruler raggiunse i due. «Cosa stai facendo?»
    «Non permetterò che questi bambini muoiano!» Archer of Red strinse i denti. «Ho giurato che avrei protetto il sorriso di tutti I bambini, non verrò meno alle mie parole!»
    «Idiota, vuoi davvero salvare questa Servant?» Archer provò a fare pressione con la spada contro l’arco di lei, riuscendo almeno in parte a farla indietreggiare.
    «Non lascerò che soffrano ancora!» La determinazione di Archer of Red, per quanto fuori luogo secondo Archer, lo colpì.
    «Allora lascia che ponga io fine alle loro sofferenze! Lascia che raggiungano l’altro mondo in pace anziché essere legati qua come Servant e non soffriranno più!» Archer le diede un calcio per allontanarla ma Atalanta piroettò all’indietro incoccando una freccia a scagliandola contro l’uomo. Il proiettile venne evitato per un soffio con un salto ma una seconda freccia lo prese alla mano disarmandolo.
    Atterrando, Archer estrasse due spade impugnandone una per mano e preparandosi ad affrontare l’inaspettata avversaria. Non era presente tra i tre che aveva salvato e sembrava rispondere alla classe di Archer, dunque doveva essere celata alla sua vista dalla nebbia causata da Assassin. «Folle, credi davvero di potermi battere all’interno del mio Noble Phantasm?»
    «Ho giurato» ripeté lei in quella che ormai sembrava una vera e propria cantilena. «Ho giurato e non mi tirerò indietro!»
    «Archer!» la voce di Rin lo raggiunse. «L’oscurità! Guardala!»
    Archer osservò meglio Atalanta e notò solo in quel momento un’aura oscura aleggiare intorno a lei, un potere che non credeva possibile potesse esistere. Non pareva aver avuto altro effetto se non quello di incrementare la rabbia e la frustrazione nel cuore della Servant, ma proprio ciò poteva renderla molto più pericolosa. «Dunque è questo quello di cui parlava Waver Velvet» commentò. «Il potere del Graal Oscuro!»
    L’oscurità non sembrava aver ancora preso completamente il sopravvento su Archer of Red, ma non poteva prolungare ulteriormente la battaglia o il suo Noble Phantasm si sarebbe esaurito. Doveva concluderla in fretta, sistemare sia Atalanta sia Jack. Si lanciò nuovamente all’attacco con entrambe le spade, deviando un’ulteriore freccia scoccata dall’arco di Atalanta e colpendola con il piatto dell’altra lama, prima di dirigersi da Jack. Quest’ultima stava ancora a terra, quasi tremante di paura e in quel momento aveva davvero le sembianze di una bambina.
    «Non voglio morire…» disse in un sussurro. «Ti prego, no!» Archer le stava davanti, la spada sollevata sopra la testa, pronto a dare il colpo di grazie.
    Atalanta si rialzò, prendendo nuovamente la mira e provando a scoccare una freccia ma prima che potesse farlo Jeanne D’Arc le si parò davanti disarmandola. «È finita, Archer of Red. Sai che non puoi salvare quelle anime.»
    La Servant ormai stava piangendo a dirotto, impotente mentre l’aura oscura intorno a lei continuava ad aumentare. Ciò che fece traboccare quel vaso di disperazione fu l’ultimo urlo prima che la lama di Archer calasse a colpire Jack, ponendo fine alla vita della Servant.
    Atalanta guardò nella loro direzione, osservando il piccolo corpo di Assassin iniziare lentamente a svanire, le guance di Jack rigate dalle lacrime e le labbra che si muovevano lentamente in una singola parola il cui unico ascoltatore fu l’uomo in rosse. Nessuno poté vedere la lacrima che scese sulla sua guancia e nessun’altro poté udire quella singola parola.
    «Grazie.»
     
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