[CONCLUSA] Dal male può nascere il bene

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    Goro Nishimura
    Goro, anche questa notte, aveva passato tutte le ore buie a fare delle sperimentazioni su se stesso, cercando novità su se stesso, aprendo qui, tagliando li e prelevando qua, insomma, una serie di apri e chiudi che continuò per tutta la notte, come sempre.
    Arrivò la mattina, circa un'ora e mezza prima dell'inizio delle lezioni, così ne approfittò per schedare tutto il suo materiale e farsi una doccia, così da lavare via i residui dei suoi esperimenti.
    Fatta la doccia, appena uscito, assorbì l'acqua attraverso pelle e capelli, così da asciugarsi in fretta, ignorando, come sempre, la possibilità di pettinarsi, per poi vestirsi come suo solito, jeans, divisa e la giacchetta, come sempre, col cappuccio tirato su.
    Era vestito, e il suo diario era già nelle sue mani, insieme alla penna che usava per scrivere solo sopra a quel diario di cui nessuno aveva mai visto l'interno, diario che non era nemmeno l'unico del suo genere, ce n'erano altri, tutti pieni di dati e studi, questo era solo uno nuovo su cui scrivere altri dati interessanti.
    Come sempre, dopo essere uscito, iniziò a dirigersi lentamente verso la scuola, mancavano venti minuti all'inizio delle lezioni, di tempo ce n'era quanto ne voleva.
    Arrivato davanti al Liceo Hakoniwa, Goro si prestò ad entrare, quando, come sempre, poté notare Benkei e Daisetsu, li, davanti all'entrata, pronti a rompergli le scatole di prima mattina, a lui e chiunque volessero.
    Goro, quella mattina, non aveva intenzione di sopportarli, dunque, visto che la sua classe si trovava al piano terra, decise di avviarsi, sempre con calma, verso la parte ovest della scuola dove, appunto, si trovava la sua aula.
    Arrivato li, notò che la finestra era chiusa, bella sfortuna, direbbe chiunque, ma non lui: modificò la sua mano, rendendola piatta, insomma, togliendo muscoli non necessari e ossa, facendola passare dalla fessura dove questa si chiudeva, stando attento che non ci fosse nessuno.
    Con uno scatto veloce, aprì la finestra e, senza troppi problemi, entrò nella sua classe, per poi richiudere il suo passaggio "segreto" e sedersi al suo posto, attendendo che anche il resto della sua classe lo raggiungesse per fare iniziare le lezioni che lo distraevano dalla sua costante noia.
    Passarono diversi minuti, visto che era arrivato li in anticipo, ma finalmente, anche i suoi compagni entrarono in classe, seguiti da una serie di "Come fa ad essere già qui?" o "Da dove è arrivato?", nel mentre, quasi 2 minuti dopo, arrivò anche il professore, il quale fece un veloce appello, notando che mancavano Daisetsu e Benkei, i quali arrivarono subito dopo che il professore se ne accorse, chiedendo scusa in mille modi diversi per poi prendere posto nei loro banchi, guardando male Goro, ritenuto responsabile per quell'imprevisto.
    La lezione iniziò, era l'ora di matematica, materia neutrale per Goro, in quanto lo interessava quanto non lo interessava, passando poi alle materie successive, quasi arrivando alla pausa pranzo, finché, mezz'ora prima che suonasse la campanella, dalla porta si sentì qualcuno bussare...






    Edited by CellO_o - 20/7/2013, 07:40
     
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    Goro Nishimura
    Quando il professore sentì bussare alla porta a scorrimento, con un tono di voce normale, diede a chiunque fosse li fuori, il permesso di entrare.
    Ad entrare fu uno degli inservienti, il quale, dopo essersi avvicinato al professore per riferire il messaggio, liberò subito l'aula della sua presenza, lasciando che il quest'ultimo provvedesse al resto, chiamando Goro alla cattedra, il quale, per quanto svogliato, andò dal professore per sapere cosa volesse.

    "Nishimura, mi hanno riferito che sei richiesto in segreteria, va a sentire di cosa hanno bisogno."

    Osservò il professore con uno sguardo stranito, non lo avevano mai chiamato in quella scuola, anzi, non l'avevano mai chiamato e basta, nessuno aveva mai bisogno di lui, nessuno lo cercava, era una novità per lui.

    "Va bene..."

    Si limitò ad acconsentire, usando il suo solito freddo tono di voce, per poi uscire e dirigersi con calma in segreteria, curioso di sapere cosa volessero da lui. Asako, rimasta in classe, sembrò incuriosita da questa cosa, anche lei sapeva che non era un tipo da essere chiamato in segreteria, non faceva corsi extra-scolastici, non partecipava ad alcun club, era strano che lo avessero chiamato, e ciò lasciò come un senso di insicurezza in Asako, come se si aspettasse chissà cosa.
    Goro, dopo qualche minuto, arrivò in segreteria, e li ad aspettarlo, c'era la signorina Amamoto che, appunto, era la segretaria, e aveva uno sguardo alquanto serio, cosa normale per uno che lavora in ambito scolastico, ma non per quella segretaria...sì, non osservava solo gli alunni, si appuntava pure adulti e altro, anche se meno accuratamente di altri, e questo gli permetteva di sapere che vederla così seria, non era del tutto normale.
    Goro si avvicinò alla segretaria, rimanendo fermo in piedi, tenendo le mani nelle tasche della giacchetta, informandola del fatto che era arrivato.

    "Sono Goro Nishimura, perché mi avete fatto chiamare?"

    Era leggermente seccato, stava perdendo una lezione, e non gli piaceva come cosa.
    La signorina Amamoto lo guardò con uno sguardo leggermente preoccupato, mantenendo comunque una certa professionalità, e gli disse il perché di quella chiamata.

    "Abbiamo ricevuto una chiamata dall'ospedale per informarci che i tuoi genitori sono stati ricoverati nel reparto di terapia intensiva a causa di uno sfortunato incidente d'auto..."

    Per la prima volta da quando era nato, una notizia riguardante la salute di qualcuno, lo aveva disturbato, a mostrarlo era il suo volto, in quanto la sua bocca, prima chiusa e senza espressione, si aprì leggermente, come a mostrare un leggero disappunto, ma si ricompose in fretta, così da chiedere una cosa alla segretaria.

    "Vorrei un permesso per andare all'ospedale..."

    Il tono era il solito, freddo e serio, come se avesse rimosso anche quel momentaneo disappunto, era una cosa spaventosa, se osservata in un ragazzo della sua età.
    La signorina Amamoto, lo guardò per qualche istante, preoccupata per il possibile shock che lo aveva colpito, per quanto lei non sapesse, in realtà, che di shockato c'era ben poco, apparentemente, poi richiamò un inserviente per mandarlo ad avvertire il suo professore del fatto che Goro non sarebbe tornato per la fine della lezione, fornendogli poi, un permesso d'uscita.
    Senza attendere oltre, Goro uscì dall'edificio e, appena per strada, anzi che aspettare l'autobus come qualunque altra persona, decise, giustamente, di evolvere la muscolatura delle sue gambe, senza badare ad eventuali esagerazioni, e partì, iniziando a correre come se non ci fosse un domani...sì, inconsciamente, Goro, era assai preoccupato, ma nemmeno lui se ne stava rendendo conto, era una sensazione nuova, una cosa che lui considerava come qualcosa da studiare, più che da sentire e ascoltare, dunque non sembrò avvertirla.
    Arrivò all'ospedale dopo meno di dieci minuti, impiegando meno tempo che con un mezzo di trasporto pubblico, ma ce ne avrebbe messi cinque se non avesse dovuto scegliere delle strade alternative per non farsi vedere da nessuno.
    Entrò dunque in quell'enorme edificio, chiedendo informazioni ad un'infermiera qualunque sul dove si trovassero i suoi genitori, fornendo le adeguate informazioni, era la prima volta che si trovava in ospedale, cioè, non era proprio la prima, era la prima volta in cui doveva essere lui ad orientarvisi dentro, visto che, normalmente, nessun motivo al mondo avrebbe potuto spedirlo li.
    Dopo essersi fatto indicare piano, reparto, vie e viottoli, e tutto il resto, Goro arrivo davanti a quella che doveva essere la sala d'aspetto della sala operatoria, venendo poi preso in disparte da un medico.

    "Ragazzo, sei per caso il figlio dei signori Nishimura?"

    Domanda lecita, era l'unico che, in quel momento, si trovava li, in quella sala d'aspetto.

    "Sì, cos'è successo?"

    Il tono era così freddo e serio che il medico venne colto alla sprovvista, lasciandolo confuso per qualche istante, ma poi riprese il controllo di se stesso, e spiegò a Goro come andarono le cose.

    "Vedi, figliolo, i tuoi genitori sono stati vittime di un terribile incidente stradale e sono, attualmente, in condizioni critiche."

    "Quali sono le probabilità di sopravvivenza?"

    Ed anche qui, il povero medico, venne preso alla sprovvista, diamine, era più serio e composto di lui che nemmeno li conosceva o aveva un qualunque tipo di legame affettivo con loro, la cosa lo preoccupava alquanto.

    "Beh, confidiamo di riuscire a rimetterli in sesto, ma si tratta, comunque, di un'operazione delicata, viste le ferite da loro subite..."

    Goro, sempre serio e freddo, osservò momentaneamente il segnale luminoso che stava ad indicare che qualunque operazione fosse in corso al suo interno, non era ancora terminata, e se si teneva in considerazione il tempo speso per arrivare in segreteria e i dieci minuti per arrivare li, questo confermava le parole del medico, quelle sull'operazione delicata.

    "Tornerò sta sera per verificare le loro condizioni..."

    E lo disse con il solito freddo tono di sempre, per poi lasciare quella sala d'aspetto e il medico che vi si trovava, rimasto li con uno sguardo che diceva "Deve essere una qualche specie di mostro...", per quanto cercasse di credere che si trattasse di uno shock emotivo, quel comportamento lo aveva raggelato.
    Goro, finalmente uscito dall'ospedale, si allontanò da sguardi indesiderati, e riattivò le evoluzioni per le gambe, anche questa volta, senza risparmiarsi niente, per poi tornare a scuola, sempre in quei dieci minuti.
    Mentre correva, però, questa volta, avvertì un'aumento nella frequenza cardiaca, come se qualcosa avesse stimolato il suo battito.

    "mmmh....Sarà a causa della corsa, forse ho esagerato con le evoluzioni e l'affaticamento sta iniziando a farsi sentire..."

    Questa fu la scientifica risposta di Goro a quell'aumento della sua frequenza cardiaca, peccato che non fosse quello ad agitare il suo cuore, in realtà...




     
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    Goro Nishimura
    Goro era appena ritornato a scuola, aveva impiegato una quantità minima di tempo per verificare tutto ciò che doveva, un tempo record, a dire il vero.
    Appena fece ritorno all'interno della scuola, poté notare che tutti erano usciti per la pausa pranzo, ottimo momento per andare ad avvertire il professore del suo ritorno.
    Entrò tranquillamente nella sua classe, sapeva che avrebbe trovato il professore di scienze naturali, lo sapeva perché era li che passava la sua pausa pranzo, un'abitudine, se la vogliamo chiamare così, dunque ne approfittò per informarlo del suo ritorno.
    Appena questo lo vide entrare in aula, mollò il panino che doveva essere il suo pranzo e lo guardò un po' stupito, perché stupirsi, se se n'era andato all'ora prima? Semplice, quando la signorina Amamoto mandò l'inserviente ad avvertire il professore dell'ora prima, che, alla fine della sua ora, informò anche lui, visto che ne aveva la possibilità.

    "Nishimura? Ti sapevo all'ospedale per motivi famigliari! Cosa ci fai qui?"

    Era giustamente stupito, un ragazzo normale si sarebbe rintanato nella propria stanza per smaltire lo shock della situazione, oppure avrebbe approfittato del permesso per stare fuori e cercare, comunque, di calmarsi, non ci si aspettava certo che questo tornasse a scuola come se nulla fosse!

    "Sono andato a controllare la situazione e sono tornato..."

    Goro, oggi, aveva spaventato almeno tre persone, quattro, considerando che Asako si era preoccupata di partenza, e il professore di scienze naturali era uno di questi.

    "C-Così? Sei andato a controllare e torni così...tranquillo?"

    Il tono del professore era preoccupato, fu la terza persona ad ipotizzare uno shock o cose del genere, e fu la terza persona a non crederci, conosceva Goro, sapeva della sua nota freddezza, ma che arrivasse a quel punto non lo avrebbe mai nemmeno immaginato!
    Goro lo osservò per qualche istante, mostrandosi stranito davanti a quella domanda, ma vi rispose in ogni caso.

    ""Sì...così.

    Rispose come se per lui fosse una grossa ovvietà, quasi come se si aspettasse che, visto il tempo passato, il professore si fosse ormai abituato al suo modo di agire, per quanto strano ai suoi occhi, e invece sbagliava.
    Questo lo guardò con un misto di preoccupazione mista ad un po' di paura, come se fosse spaventato dal chiedergli altro, e si limitò a dirgli di andare fuori, finché la pausa pranzo era ancora valida, cosa che Goro fece tranquillamente, non gli andava di rimanere in classe.
    Appena uscito dall'edificio, si rese conto che la sua frequenza cardiaca non si era ancora calmata, strano, visto che aveva già disattivato le evoluzioni, se anche il contraccolpo fosse stato uno forte, era impossibile che si fosse protratto fino a quel punto.

    "Che sta succedendo? Perché Evolution non ha già provveduto a sistemarlo?"

    Per un momento, anche se breve, pensò che la sua anormalità non funzionasse, preoccupazione che venne letteralmente sotterrata nel momento in cui, per testare la veridicità di quella teoria, si piegò l'indice al contrario, per poi vederlo rimettersi in sesto, come se niente fosse. Era la prima volta che Evolution non risolveva un problema riguardante il suo corpo, fisico per quanto ne sapeva lui, in realtà, ma questo gli fece credere di aver bisogno di effettuare qualche test al cuore.
    Quel suo intenso pensare, venne interrotto dal rapido avvicinarsi di Asako, cosa mai vista, a dire il vero, visto che la vedeva sempre arrivargli vicino camminando o, comunque, senza affrettarsi così.

    "G-Goro! Ci avevano detto che ti eri preso un permesso per uscire, che è successo?"

    Incredibile! Balbettò solo il suo nome, e questo a causa della velocità con cui gli si avvicinò, il che significava che non stava balbettando affatto! Quel giorno sembrava la giornata delle sorprese per Goro, fossero queste positive o...beh, tornando ad Asako.

    "C'è stato un problema e avevano bisogno di me..."

    Non voleva dirle esattamente per cosa l'avevano chiamato, visto che per una volta non sembrava balbettare, non voleva farla ricominciare, e di sicuro, dirle una cosa del genere, conoscendola, l'avrebbe solo fatta preoccupare e rattristare....aspetta, da quando a Goro importa di queste cose? Oh beh, sarà una conseguenza del problema con Evolution, questo usò Goro per giustificare quel suo diverso modo di riflettere, per quanto poco convincente.
    Asako, per quanto curiosa di sapere cosa fosse accaduto, sapeva com'era fatto Goro, dunque gli risparmiò una quantità abnorme di domande, e si limitò a sorridergli.

    "Beh, se ti ha dato il tempo di tornare a scuola, vuol dire che non era nulla di preoccupante...no?"

    Ok, una domanduccia se la concesse, ma non era intesa come domanda, era più un modo per rassicurare se stessa del fatto che Goro stesse bene, niente di più.
    Lui la osservò per alcuni istanti, chiedendosi da dove nascesse quel suo interesse, sembrava quasi che si fosse preoccupata per la sua assenza, come se lo avessero chiamato per qualcosa di impor-esempio sbagliato.

    "Esatto...nulla di preoccupante..."

    Nel suo tono sembrava esserci qualcosa di diverso, era sempre gelido e serio, ma sembrava avere qualcosa che lo rendeva strano, rispetto al solito, ovviamente, ma questo qualcosa, Asako, non riuscì ad identificarlo, pur sapendo della sua presenza, mentre Goro, non si accorse nemmeno di questo particolare, strano, visto che si parlava di lui.
    Questo discorso si chiuse con qualche istante di silenzio, il tutto interrotto dalla brusca interruzione di Daisetsu e Benkei, i quali, vista l'opportunità di infastidire due piccioni con una fava, non attesero oltre.

    Daisetsu: "Oh, ma tu guarda! Lo scheletro che ci ha fatto arrivare in ritardo e la sua ragazza!"
    Benkei: "Hah! Bella questa!"

    E bastarono queste due affermazioni per far cambiare di colore il volto di Asako, il quale passò da un rosa candido ad un rosso pomodoro, dovuto principalmente all'imbarazzo dell'essere stata chiamata la ragazza di Goro, il quale non fece nemmeno una smorfia, limitandosi, come sempre, alla più pura sopportazione.

    "C-Che volete?"

    Disse Asako, guardando quei due con uno sguardo più timoroso che arrabbiato, causando in loro una forte forma di risata-alle-sventure-altrui, probabilmente incurabile, che brutta malattia.

    Daisetsu: "Cosa vorremo mai, Benkei? Direi rovinarvi l'appuntamento!"
    Benkei: "Già! Mi sembra un'ottima idea!"

    Ed ecco che Asako si mise ad arrossire di più, abbassando anche lo sguardo per non guardare negli occhi quei due stupidi bulletti, i quali si sarebbero solo fatti quattro risate nel vederla così rossa.
    Daisetsu, in quanto zucca-vuota leader, prese ad avvicinare la mano al volto di Asako per alzarlo e godersi il rossore del suo viso ma, prima che questo potesse anche solo sfiorarla, si vide fermare la mano dalla destra di Goro, il quale non lo stava nemmeno guardando, visto quanto poco lo teneva in conto.

    Daisetsu: "Beh? Che pensi di fare, schele-ARGH!"

    Non ebbe il tempo di finire la frase, in quanto Goro iniziò a stringere la sua mano con tutta la sua forza, senza evolvere, si accontentò della sua già decente forza fisica, iniziando anche a voltargli la mano, così da farlo mettere in una posizione anche abbastanza imbarazzante, sempre tenendogli stretta la mano, dando l'impressione di non volerla lasciare mai più, e quando Benkei tentò di avvicinarsi per assistere il capo zucca-vuota, Goro, sempre tenendolo fermo, afferrò il colletto della divisa di Benkei e, esercitando un po' di forza, lo tirò a terra.
    Dopo aver atterrato e fermato i due bulletti, Goro mollò la presa sulla mano di Daisetsu e parlò.

    "Credo che vi siate fatti umiliare abbastanza, per oggi...andatevene..."

    Dopo aver udito quelle parole e aver visto che già qualcuno stava ridacchiando della loro figuraccia, i due, per non peggiorare la situazione, si ritirarono, guardando Goro con uno sguardo che diceva "ODIO" in tutte le possibili lingue.
    In quel momento, Asako, ancora un po' rossa in viso, osservò Goro con uno sguardo strabiliato, l'aveva difesa! Non era da Goro intromettersi in quel modo nelle azioni di quei due bulletti, che stava succedendo? Cosa gli stava succedendo?
    Asako non era l'unica ad essere confusa, anche Goro sembrava essere pensieroso.

    "Perché ho reagito così? So cosa ho fatto, lo sapevo anche mentre lo facevo, ma perché l'ho fatto?"

    Aveva agito d'impulso, una cosa che non rientrava affatto nel suo comportamento, una cosa che non faceva mai, e questo gli diede la possibilità di sentire che, ancora una volta, la sua frequenza cardiaca era aumentata, non c'era bisogno di dire che, per quanto curioso di capire cosa stesse succedendo, Goro era perplesso, stranito e, per quanto poco, preoccupato di ciò che stava accadendo, come se gli sembrasse davvero troppo strano anche per i suoi standard.

    "G-Grazie..."

    Queste furono le uniche parole che Asako riuscì a pronunciare prima del suono della campanella che indicava la fine della pausa pranzo, ma non di certo la fine dei dubbi che stavano tempestando la mente di Goro, che stava succedendo?






    Le azioni di Goro all'interno di qualunque prossima narrazione multipla o quest, saranno influenzate dagli accadimenti di questo post e dei precedenti
     
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    Goro Nishimura
    Con calma, dopo il suono della campanella, ogni studente fece ritorno nella propria classe, preparandosi al ritorno di spiegazioni, appunti e compiti.
    Goro, per trovare qualcosa con cui annegare i propri dubbi, decise di prestare particolare attenzione alla lezione di scienze naturali, anche se si trattava di cose che lui, ormai, sapeva più che a memoria.
    Mentre andava avanti a prendere appunti, Goro sentì nuovamente il suo cuore battere come un pazzo, come se qualcosa lo stesse mantenendo agitato, nervoso....arrabbiato.

    "Maledizione, che sta succedendo?"

    Pensò Goro, dandosi qualche colpo al petto, sperando di calmare il cuore, anche se questo non sembrava intenzionato a demordere, cosa che continuava ad incuriosire Goro, innervosendolo un po', anche, visto che nemmeno Evolution sembrava intenzionato a metterlo a posto e, per quanto ne sapeva, non c'era danno fisico che potesse frenare la sua anormalità dal guarire.
    La fine delle lezioni arrivò stranamente in fretta per Goro, in quanto il suo costante preoccuparsi per ciò che gli stava succedendo, lo tenne distratto da tutto.
    Prese il suo diario e la sua penna, per quanto stranito, nulla glielo avrebbe fatto dimenticare, e uscì dalla sua aula, seguendo la massa fino all'uscita, per poi dirigersi subito al dormitorio, intenzionato a lasciarvi il suo diario, così da metterlo al sicuro.
    Fatto questo, si prese un momento di pausa per poter fare una cosa un po' estrema, ovvero l'aprirsi la cassa toracica quasi come uno sportello, e questo solo per osservare il suo cuore mentre aveva quei comportamenti insoliti.
    A prima vista non sembrava avere nulla che non andasse, sembrava che qualcosa lo stesse facendo battere più in fretta, ma non sapeva nemmeno lui cosa.

    "...Uff....Ci penserò dopo..."

    Decise drasticamente, per poi rimettersi in sesto e uscire dall'ovile.
    Doveva ancora andare a vedere come stavano ora i suoi genitori, erano le sei passate, da quando era andato a visitare la prima volta, erano passate più di sei ore, dovevano aver finito con l'operazione.
    Ripeté le stesse evoluzioni di quella mattina, così da arrivare li in fretta, e visto l'orario, sarebbe stato più facile, prendendo la stessa via che aveva preso in precedenza.
    Arrivato all'ospedale, non impiegò molto ad arrivare da un'infermiera per chiedere informazioni sui genitori, ma alla sua risposta, il disappunto di Goro, crebbe.

    "Tu sei il figlio dei signori Nishimura?."

    "Sì, hanno finito di operare?"

    Era estremamente freddo e serio, e la cosa inquietò l'infermiera, come anche per tutti gli altri a cui aveva risposto in quel modo.
    Leggermente disturbata dal fatto di dover dire delle cose del genere ad un ragazzo della sua età, l'infermiera prese coraggio e parlò.

    "Mi dispiace, sono ancora in sala operatoria, mi hanno riferito che c'è stato un problema quando hanno tentato di stabilizzarli, la loro situazione è ancora critica..."

    Questa risposta non sembrò turbare Goro, il quale si limitò ad uscire dall'ospedale, senza dire nulla, senza nemmeno ascoltare, o quantomeno sentire, le parole dell'infermiera che cercava di capire se stesse bene o cose del genere.
    Apparentemente tranquillo, prese a camminare lentamente, con il suo tipico passo, verso la scuola, intenzionato a farvi ritorno, anche se, così facendo, ci avrebbe impiegato più di mezz'ora.
    Arrivato a scuola, tornò in camera sua, sempre con molta calma, e passò, sdraiato sul suo letto, due ore di riflessione.

    "Cosa può aver rallentato l'operazione? Che problemi possono essere sorti? Che le ferite si trovino in punto vitale? Che una parte troppo grande di tessuto sia stata lacerata?..."

    Passò così le sue due ore, a pensare, a immaginare e a studiare le varie possibilità, ma non avendo visto in che stato si trovassero i suoi genitori, quelle supposizioni erano inutili, cosa che lo innervosiva come poche cose erano riuscite a fare, il non riuscire ad analizzare una situazione lo faceva arrabbiare.
    I suoi genitori erano, effettivamente, le uniche due persone che considerava tali, a cui voleva...bene.
    Nel suo modo di pensare, ciò che dava la vita era ciò che più importava, e loro avevano dato la vita a lui e, di conseguenza, al suo potere, al suo desiderio di studiare e capire le anormalità, insomma, era grazie a loro se poteva fare ciò che faceva, e pensare a questo non gli fece bene.

    "Cos'è questa sensazione?"

    Gli sembrava che qualcosa gli stesse stritolando il cuore, ma Evolution non rilevava niente all'interno del suo corpo che dovesse essere riparato, dunque decise di uscire, prendere un po' d'aria, nella speranza di far passare quella fastidiosa sensazione.
    Svicolò fuori dal dormitorio, attento a non farsi vedere, visto che il coprifuoco era già partito da un po', e dunque andò a camminare nelle zone buie di quell'enorme complesso scolastico, così da rischiare meno.
    Passarono più di tre quarti d'ora da quando uscì dall'ovile, e sentì qualcosa che gli scendeva lungo la guancia destra.

    "E ora che succede?"

    Toccò con la mano destra quello che sembrava essere un liquido spuntato dal nulla, era trasparente e salato...una lacrima?

    "Sto...piangendo? Ma perché?"

    Goro decise di fermarsi a riflettere, cercando delle spiegazioni scientifiche.

    "Qualcosa nell'aria? No, Evolution l'avrebbe impedito...Un danno interno? No, anche in quel caso ci sarebbe stato Evolution...cosa può essere? Che sia legato al problema del battito?"

    Goro era un esperto di biologia, sapeva tutto ciò che era possibile studiare e vedere, lo aveva studiato, lo aveva letto ma, per quanto avesse letto anche delle reazioni chimiche che causavano le emozioni, non sapeva ancora riconoscerle in se stesso, visto che non ne provava mai.
    Passò diversi momenti a pensare, finché non ricadde, appunto, sull'argomento sopra citato, cosa che gli fece fare una smorfia, come per dire "Non è possibile".

    "È impossibile, so per certo di averle espulse dalla mia vita per migliorare il mio studio! So di averle gettate via, so di non averne mai...no...la rabbia, la frustrazione, l'eccitazione dopo aver trovato qualcosa di interessante...non le ho mai lasciate..."

    E qui, se il battito cardiaco prima era impazzito, ora sembrava più fuori della Luna dall'atmosfera terreste, e tutto ciò aumentò il dubbio di Goro.

    "Quindi, che sia per i miei genitori? Non è possibile, questo è parte del ciclo naturale, si vive e si muore, non dovrei nemmeno preoccuparmi per una cosa del genere, tutto muore, prima o poi, tutto perde la vita, tutto sparisce, sono NATO accettando queste verità!..."

    In quel momento, la lacrima che scese dal suo occhio destro, ne chiamò altre da entrambe gli occhi, ed iniziarono a scorrere, per la prima volta, lungo il suo volto, per quanto fosse rimasto serio e freddo.

    "...Allora perché mi sento così?"

    Stava piangendo, qualcosa in lui sembrò rompersi, dando libero sfogo a quei sentimenti che lui sembrava voler tenere fuori dalla sua vita, dal suo studio.
    Digrignò i denti, era nervoso, preoccupato per i suoi genitori, arrabbiato per la situazione in cui si trovavano loro e in cui si trovava lui, stava cercando di trattenersi, ma non riusciva a fermarsi, sembrava che Goro, finalmente, si fosse ritrovato faccia a faccia con se stesso...ma ciò non significava necessariamente qualcosa di buono, per lui.






    Edited by CellO_o - 25/7/2013, 03:01
     
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    Goro era in uno stato che lui considerava penoso e stupido, quando, invece, si trattava solo di comuni sentimenti, e a lui non piaceva, non si poteva concedere certi sentimentalismi...ma, questa volta, fu costretto a cedere e ad ignorare quel suo ordine.
    Non faceva versi, non diceva nulla, stava soltanto stringendo i pugni e digrignando i denti, cosa che indicava l'evidente nervosismo che questa sua situazione stava generando.

    "Io evolvo, io posso rimediare ad ogni ferita, devo essere in grado di aiutarli..."

    Mentre pensava a questo, iniziò a camminare, dirigendosi verso il suo dormitorio, intenzionato, probabilmente, a tornarvi non appena fosse stato in grado di riprendere il controllo su se stesso.

    "La puntura a due dita non basterebbe, non è in grado di rigenerare ferite gravi come quelle che hanno descritto...La versione a cinque potrebbe guarire la maggior parte delle ferite, ma loro sono umani, e già un anormale soffrirebbe enormemente da questa versione...quella a dieci sarebbe anche peggio....maledizione."

    Mano a mano, con un nervosismo in costante aumento, Goro si mise a scartare opzioni, una dopo l'altra, rimanendo solo con una parola che gli galleggiava nel pensiero: "Non puoi fare nulla".

    "Non può essere vero! Devo essere in grado di fare qualcosa! Potrei andare a condurre io stesso l'operazione..." "No..." "...Potrei andare li di nascosto e guarirli senza esporli ad alcun rischio..." "No!" "No, non posso, dopo si farebbero delle domande e rischierei di metterli in pericolo, ma è solo una possibilità, non è una certezza! Potrei provare comun- "NO!"

    Mentre pensava a quelle cose, man mano che si rendeva conto della loro impossibilità, lo stesso Goro si ripeté "No!", come per cercare di far capire a se stesso quanto impossibile fosse ciò che avrebbe tanto voluto fare, ricordandosi, appunto, che si era imposto una regola: non interferire.
    Quella regola auto-imposta era ciò che più lo limitava in tutto ciò che faceva, era ciò che lo frenava dal fare stupidaggini, era ciò che lo rendeva uno studioso e, per quanto lo volesse, non poteva infrangerla.
    Era passata più di un'ora e mezza da quando aveva iniziato a girare per il giardino, e ora che si trovava vicino all'ovile, completamente al buio, poiché il giorno dopo ci sarebbe stata una comune giornata scolastica, anche per lui, ma quel comune non si adattava a lui.
    Quando urlò quell'ultimo "NO!", in preda ad un momento di rabbia, Goro potenziò il proprio braccio destro fino a renderlo un qualcosa di mostruoso e deforme, non preoccupandosi, appunto, della forma che avrebbe preso.
    A quel punto, in un attimo, prese di mira la cosa più vicina a lui, un cassonetto di rifiuti domestici, e senza pensarci, lo colpì con tutta la forza che quel nuovo braccio poteva generare, scagliandolo via per diversi metri, fino a quando non andò a schiantarsi contro un albero, danneggiandolo gravemente.
    Goro, sfruttando ancora quel braccio, scalò in pochi istanti le pareti dell'edificio e si rintanò sul tetto, cercando un po' di pace per se stesso.

    "Che diavolo fai? Credi che lanciando un cassonetto, tutti i tuoi problemi se ne andranno?"

    Questo si ripeteva nella sua mente, ma non poté ignorare il fatto che, per quanto breve, quello sfogo d'ira lo fece sentire leggermente meglio, finché anche quella sensazione non decise di lasciarlo.
    Goro, ancora con le lacrime agli occhi, disattivò di colpo qualunque quantità e tipo di evoluzioni da lui attivate, e ne soffrì il contraccolpo, ovviamente, e, vista la gravità delle evoluzioni effettuate, sputò una decente quantità di sangue, generando anche un fortissimo dolore al braccio e, in generale, a tutto il corpo, ma lo ignorò....lo ignorò come fece anche per la manica della giacchetta che era completamente sparita a causa della mutazione del braccio, lo ignorò come anche il suono dei suoi pensieri che cercavano di riportarlo alla ragione, ignorò tutto.

    ---------------------------------------------------------------------------
    Asako
    ---------------------------------------------------------------------------

    Asako aveva passato una giornata relativamente tranquilla, dopo aver sentito da Goro che non c'era nulla di cui preoccuparsi, per quanto lei continuasse ad esserlo, anche se meno.
    Quella sera, come tutte le sere, era andata a letto verso le nove, così da potersi svegliare presto e bene il giorno dopo, non potendo immaginare che si sarebbe svegliata al suono di qualcosa che sembrava schiantarsi.
    Era ancora intontita, e la sua compagna di stanza sembrava ancora addormentata, dunque pensò che si fosse trattato solo della sua immaginazione, ma poi, dalla finestra di camera sua, intravide un'ombra che sembrava muoversi sulle pareti esterne dell'edificio.
    Incuriosita, Asako si alzò per vedere di cosa si trattasse, riuscendo ad intravedere una persona...per quanto incredula nel vederlo.
    Una persona con quello che sembrava essere un arto mostruoso, stava scalando la parete per raggiungere il tetto, che cosa voleva fare li sopra?
    Asako, per un attimo, pensò di avvertire la sua compagna di stanza, ma si rese conto che, tra l'essersi appena svegliata e il sentire di una "Creatura con un braccio mostruoso che scala l'Ovile", probabilmente l'avrebbe mandata a quel paese, dunque, dopo aver indossato dei vestiti decenti, decise di andare a controllare, era lei l'anormale, era lei che doveva rischiare.
    Aprì la finestra e si lanciò fuori, rimanendo a galleggiare in aria, per poi chiuderla piano, dopodiché, lentamente, risalì la parere per vedere chi o, più probabilmente, cosa fosse salito sul tetto.
    A causa dell'oscurità, anche se aiutata dalla luce della luna, Asako non riuscì ad identificare il soggetto, visto che si trovava in un punto più lontano del tetto, e si era appena svegliata, dunque i suoi sensi non erano propriamente svegli.
    Cercò di osservarsi meglio intorno, trovando, finalmente, il soggetto.

    "Cosa sarà?"

    Si chiese la ragazza, e così, curiosa di capire di cosa si trattasse, iniziò a dirigersi di soppiatto verso quello scalatore notturno, mossa dal desiderio di capire chi o cosa fosse, ma quando se ne accorse, la sua reazione non fu propriamente contenuta.

    "G-G-Goro?!"

    Si tappò subito la bocca, ma era troppo tardi, ormai aveva parlato e non c'era nulla che potesse fare per impedire a Goro di sentirla....peccato che questo non l'avesse sentita davvero, preso com'era da qualunque cosa gli stesse passando per la testa.
    Era sconcertata, quella persona con l'arto mostruoso era lui? Goro era in grado di fare ciò? Goro era un anormale come lei? Beh, tutti quei dati le fusero momentaneamente il cervello, come poteva essere? Sembrava una persona strana, ma non aveva mai intuito che fosse un anormale.

    "G-Goro...stai bene?"

    Non aveva senso rimanere in silenzio, anche se anormale, rimaneva sempre Goro, e lei lo sapeva bene, dunque cercò di richiamarlo al mondo dei comuni mortali per chiarire la situazione...in cosa si stava cacciando?






    Edited by CellO_o - 1/8/2013, 03:13
     
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    Goro era sul tetto, seduto ed in uno stato tale da fargli ignorare qualunque cosa esterna alla sua mente, come se fosse in una specie di trance, anche se le lacrime sgorgavano ancora copiose dei suoi occhi.
    Era immobile, l'unico movimento che stava effettuando era quello per respirare, e anche quello era leggero, come assente, come se Goro fosse da un'altra parte, come se fosse alla ricerca di qualcosa, nella sua testa e nel suo cuore, che lo potesse aiutare, anche se, apparentemente, con scarsi risultati.
    La prima esclamazione di Asako non giunse alle sue orecchie, ma lo mise in uno stato dove i suoni tornarono a colpire il suo orecchio, facendogli sentire, per l'appunto, le altre parole di Asako, semplici domande sullo stato in cui si trovava, una domanda che Goro avrebbe preferito ignorare, ma non poteva, non in quello stato.

    "Sto bene..."

    Non era vero...come faceva Asako a saperlo? Semplice, il tono di voce, il tono che normalmente era sempre freddo e serio, come se niente potesse disturbarlo, si era trasformato in un tono triste e nervoso, come fosse possibile non capire in che stato si trovasse realmente andava oltre alla comprensione di Asako.
    Osservandolo preoccupata, non notando le lacrime o il sangue sputato, a causa del cappuccio per le prime e del buio per il secondo, Asako volle capire cosa stava accadendo.

    "Goro....si vede che non stai bene, che succede?"

    Addirittura il suo tipico balbettio, pur di sapere cosa stava succedendo, decise di lasciarla, permettendole di fare le domande che voleva. Come sempre, parlava con una voce calma e dolce, stava cercando di restare calma per riuscire a capire cosa stesse succedendo, poi avrebbe pensato alla parte del "Braccio mutante". Goro, in tutta risposta, saltò su, abbastanza nervoso.

    "Cosa puoi vedere, tu?! Eh!? Cos-"

    Si interruppe, riuscendo a notare in che modo le stava rispondendo.
    Era vero, normalmente lui non avrebbe usato un tono del genere neanche se costretto, e anche se nervoso e spazientito, non voleva prendersela con qualcun'altro, soprattutto con Asako, visto che era una delle poche persone che non lo disturbava.

    "...ti chiedo scusa....sono i miei genitori...."

    Disse Goro, restando seduto a guardare il nulla.

    "...C'è stato un grosso incidente stradale, e loro ci sono finiti dentro..."

    Il tono di voce, come prima, era nervoso e triste, si poteva sempre sentire una certa freddezza, ma ora, visto lo stato in cui si trovava, qualunque cosa simile a dei sentimenti, era libera in lui.
    Asako lo guardò preoccupata e triste, non avrebbe mai sperato in una cosa del genere, ne per lui, ne per altri.
    Lentamente, mosse un primo passo verso Goro, incerta sul da farsi, ma poi, facendosi coraggio, si avvicinò a lui e, stando attenta a come si muoveva, si sedette al suo fianco, sul bordo del tetto, notando, ora che era al suo fianco, le lacrime che ancora scendevano lungo il suo volto, come se nulla ci fosse per trattenerle.
    Goro non fece niente per impedirglielo, non voleva farlo, fece solo attenzione a coprire la grossa macchia di sangue che c'era li al suo fianco, appoggiandoci sopra la mano per poi riassorbirlo e levare ogni traccia, ci mancava solo che si preoccupasse di più.
    All'improvviso, Goro, pur di cambiare discorso, fece una domanda.

    "Come hai fatto ad arrivare qua su?"

    Una domanda sciocca, visto il SUO metodo di salita, ma doveva pur farla, visto che, adesso che era più calmo, stava iniziando a chiedersi come avesse fatto a raggiungerlo.
    Lei sembrò esitare per qualche istante, ma visto che sapeva come lui era salito, non c'era nulla di cui preoccuparsi.

    "Beh....io....sai...io..."

    Sembrava titubante, anche dopo essersi convinta, dire una cosa del genere a Goro, nello stato in cui si trovava, avrebbe potuto spaventarlo...beata innocenza.

    "Beh...ho fatto così..."

    E si limitò a mostrare cosa fece per salire, facendosi levitare a qualche decina di centimetri da terra, mantenendosi in aria con il vento.
    Goro sentiva il movimento dell'aria, visto che le era di fianco, e osservò il tutto con uno sguardo interessato, come se fosse, momentaneamente tornato se stesso.

    "So...controllare il vento..."

    Parlava come se fosse preoccupata di qualcosa, come se avesse paura di una sua reazione a ciò, ma Goro sorrise...sì, sorrise.

    "Io posso evolvere...."

    Detto questo, modificò i suoi occhi per farli diventare come quelli di un gatto, risplendendo alla luce della luna, per poi farli tornare alla normalità, osservando lo sguardo stupito di Asako, se solo modificando gli occhi l'aveva stupita, chissà che avrebbe fatto vedendo una delle evoluzioni più massicce.

    "Io...Io pensavo di essere l'unica!"

    Un sorriso le spuntò sul volto, molto più grande di quello di Goro, cosa non molto difficile, visto che il suo era letteralmente un leggero movimento della sua bocca, verso l'alto.

    "No, ce ne sono molti altri come noi."

    Il suo tono sembrava quasi essersi normalizzato, dove "quasi" era la parola chiave.
    Goro sentiva ancora il suo cuore battere all'impazzata, era ancora molto nervoso, anche ora che erano riusciti a cambiare discorso, non sembrava riuscire a distogliere il suo pensiero dai propri genitori, ritrasformando quel "sorriso" nel suo solito sguardo serio, senza lacrime, questa volta.
    Asako notò questa ricaduta.

    "Goro...non sono un'esperta di medicina, ma sono sicura che i tuoi genitori ce la faranno, vedrai."

    A quelle parole, Goro si voltò verso di lei e la osservò per qualche momento.
    Stava sorridendo con calma, come se volesse trasmetterne un po' anche a lui e, per quanto strano, sembrava funzionare.

    "...Lo spero..."

    Una speranza, ecco ciò che aveva Goro.




     
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    Goro Nishimura
    I due anormali erano ancora li, seduti sul tetto dell'ovile, entrambi con molti pensieri che occupavano le loro menti, i suoi genitori per Goro e la salute di Goro per Asako, erano entrambi più tranquilli di prima, anche Goro, ma continuava a sentire il suo cuore battere come se non ci fosse un domani, cosa che gli fece credere di essere ancora in uno stato emotivo non propriamente pulito.
    Asako, di tanto in tanto, posava lo sguardo su Goro, cercando di capire come si potesse sentire, ma oltre a ciò che aveva spiegato prima, nulla sembrava passare da quel suo sguardo caratteristico, se non tristezza, lo riusciva a capire dal suo broncio, uguale al solito, ma con qualcosa di diverso, nemmeno lei sapeva cosa.

    "Goro, che ne dici, torniamo nel dormitorio?"

    Un suggerimento, il suo, sperava che dormendo, Goro si potesse sentire meglio, peccato che lui non dormisse mai, ma non poteva saperlo. La osservò, comprendendo le sue intenzioni, un nobile gesto da parte sua, bisognava ammetterlo.

    "Come mai le importa tanto di me?"

    Un pensiero che lo prendeva spesso, ma ora come ora, il suo cervello poteva capire meglio le emozioni, visto che si trovava a sperimentarle di persona, ma decise di non pensarci troppo, accettando il consiglio di Asako e tirandosi su...evidente errore.
    Non appena si tirò su, Goro ebbe un giramento di testa che avrebbe spaventato qualunque altro giramento di testa, per non contare una certa debolezza nelle gambe, cosa che lo costrinse ad inginocchiarsi per poi tornare a sedere, preoccupando Asako e non poco.

    "Maledizione, quante evoluzioni ho usato?"

    Questo era una conseguenza delle evoluzioni del braccio, doveva averne usate veramente troppe, più di quel che pensava, e questo doveva aver lasciato degli effetti collaterali un po' più persistenti del normale.

    "Goro, che succede?"

    Asako gli pose subito questa domanda, preoccupata per la sua salute, come previsto.

    "Più evoluzioni uso, più mi affatico, e se le disattivo tutte insieme, come ho fatto prima, subisco dei contraccolpi molto forti..."

    Asako gli si avvicinò per aiutarlo a star seduto, ai suoi occhi era evidente il suo stato malconcio, dopo questa spiegazione, dunque volle aiutarlo a sorreggersi, incrementando il desiderio di sapere perché lo stesse aiutando fino a fargli porre la domanda.

    "Asako, perché ti preoccupi tanto per me?"

    Inizialmente, a quella domanda, Asako arrossì, e al chiarore della luna, tutto ciò fu abbastanza visibile, come se si vergognasse a dirlo.

    "B-Beh, non posso lasciarti soffrire, n-non credi?"

    Mentre le parole le uscivano di bocca, balbettando come da norma, il rossore sembrò aumentare, come sempre.

    "Ne ho pochi, ma nessun mio amico arrossisce così..."

    Disse indicandole le guance, con un tono non freddo, semplicemente normale, cosa strana.
    Nel sentirlo parlare, Asako, sembrò tremolante, lo poteva sentire dalle sue braccia mentre lo aiutavano a rimanere seduto, che fosse spaventata? No, non poteva esserlo, ma allora cos'era?

    "B-Beh...i-io...io..."

    Si sentiva alle corde, non c'era via di fuga, anche se in realtà le sarebbe bastato cambiare argomento, visto che Goro non è una persona insistente, ma lei era in uno stato abbastanza confusionale, e non le passò per la testa, dunque si preparò a confessare tutto.
    Ancora titubante e rossa, Asako aprì la bocca come per parlare, chiudendola poi, mordendosi anche il labbro inferiore, cercando di darsi coraggio.
    Alla fine, dopo alcuni momenti, chiuse gli occhi e sputò il rospo come meglio poteva.

    "È perché mi piaci!"

    Quando Goro sentì quelle parole, si sentì confuso, come faceva, lui, a piacere ad una ragazza tanto tranquilla e buona? Lui che era tutto meno che normale, anche per i canoni di un anormale?
    Gli passarono per la mente tutti i discorsi fatti con lei, tutte le situazioni in cui arrossì, quando Daisetsu e Benkei fecero quelle battute sul loro fidanzamento...era ovvio, e lui non c'era mai arrivato, tutti tranne lui sapevano cosa stesse succedendo, e questo confuse Goro. Era l'unica persona della sua classe a considerarlo bene, era l'unica a volergli bene, a quanto sembrava, dunque doveva pensare, doveva calcolare tutto, doveva pensare a come risponderle, a cosa dir-THUMP!
    Asako, presa dal tremolio e dall'imbarazzo per l'essere riuscita a confessarsi a Goro, lo lasciò di colpo, facendolo cadere del tutto a terra con un sonoro tonfo e colpo alla testa che gli schiarì per qualche istante il pensiero da calcoli e riflessioni, lasciando, momentaneamente, l'istinto.
    Mentre Asako si scusava e lo aiutava a rialzarsi, nonostante non avesse emesso un suono o un verso di dolore, Goro, ancora sotto l'effetto della craniata a terra, non salvato da Evolution poiché anche i suoi sensi erano distratti da quel suo pensare, le si avvicinò al volto e la baciò...così, d'impulso.
    I due rimasero fermi per alcuni istanti, presi in quel momento, seguito poi da un lento separarsi delle loro labbra ed un lungo sguardo che i due si concessero.
    Asako arrossì come mai prima di allora, e Goro si rese conto di ciò che aveva appena fatto, così, di scatto, i due si alzarono in piedi, chi traballando, chi meno, e si voltarono in due direzioni separate, Goro a riflettere e Asako a smaltire il rossore, per quanto le fosse impossibile.
    Goro pensò, e pensò per molto, cercando di capire cosa lo avesse spinto a fare ciò, si esaminò, continuando a non capire, fino a quando, preso dalla curiosità, non fece un'analisi delle sostanze che il suo cervello stava producendo o ricevendo.

    "...Adrenalina, feniletilamina, dopamina, norepinefrina e bassa produzione di serotonina...cosa vorranno di-"

    Il suo pensiero si interruppe, il suo sguardo si posò sul vuoto, la sua memoria riportò a galla ciò che quelle sostanze significavano insieme, una cosa inaspettata, più inaspettata di qualunque cosa Goro avesse mai visto o provato, e questo venne confermato dal battito cardiaco che ancora non era sceso.

    "...Amore?"

    Un solo pensiero, una sola parola e una sola sensazione.
    Goro non capiva esattamente come il suo corpo e il suo subconscio fossero in grado di fargli capire quelle cose, lui le conosceva ma non era in grado di capirle al meglio, dunque, per averne conferma, decise di voltarsi verso Asako, e il destino volle che anche lei si voltasse in quel momento.
    I due si guardarono, Asako ancora rossa, mentre Goro stava controllando di nuovo le sostanze chimiche che lasciavano e raggiungevano il suo cervello, e ottenne conferma a ciò che pensava...amore.
    Non era sicuro sul come dirlo, non sapeva come reagire, era davvero la prima volta che gli succedeva, e questo lo faceva apparire evidentemente confuso.
    Asako gli si avvicinò, camminando piano e con un sorriso felice in volto, non più tanto rossa, ormai.
    Goro cercò di aprire la bocca per poi richiuderla, tentando di dare forma alla frase che voleva esprimere, fallendo, e Asako, gli mise la punta dell'indice sulla bocca, facendogli capire che non c'era nulla da dire, continuando poi con un bacio, mettendogli le mani sulle spalle, mentre Goro, sollevato da tutto ciò che stava accadendo e finalmente in grado di capire ciò che entrambi provavano, le posò le mani sui fianchi, continuando così il bacio.
    La scena durò per alcuni momenti, i quali sembrarono minuti e ore per i due, finché questi non si separarono.

    "Ora è meglio che torniamo alle nostre stanze, domani c'è scuola."

    Suggerì Asako, sorridendo felice, mentre Goro, anche lui sorridendo, non come lei, ma anche troppo per essere lui, le diede ragione.

    "Va bene."

    Fatti gli ultimi saluti, i due, chi levitando, chi seguendo il sentiero lasciato dai propri artigli, giunsero alle finestre delle proprie stanze, entrando e dirigendosi verso i rispettivi letti, sì, anche Goro, il quale, per la prima volta, decise di impedire ad Evolution di tenerlo sveglio, concedendosi la prima notte di sonno da quando era nato.
    Quella fu una giornata piena di imprevisti, sia brutti che belli.




     
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    Dopo essere andato a letto, per Goro, la notte passò rapida, senza alti e bassi, una nottata comune e tranquilla, al contrario di quelle che lui chiamava "Notti di studio".
    Si svegliò presto quella mattina, non essendo abituato a dormire o al lasciarsi prendere dalla stanchezza, dunque ebbe tutto il tempo di prepararsi per andare a lezione, lavandosi e prendendo il solito diario con penna.
    Sul suo volto, questa volta, si era dipinto un sorriso, piccolo, ovviamente, ma era un sorriso, una cosa che si vedeva molto raramente sul viso di Goro, ma era giustificato, visto che aveva appena scoperto cose di se che aveva deciso di nascondere...e avrebbe continuato a farlo, se non con lei e nessun'altro.
    Uscì dalla sua stanza, ancora troppo presto perché iniziassero le lezioni, momento perfetto, dunque, per andare in classe presto, evitando, come al solito, eventuali scocciatori.
    Uscito dall'edificio, Goro si fermò ad osservare i segni della sua scalata sul muro, passando poi al cassonetto della spazzatura che aveva sfondato un albero, lasciando rifiuti qua e la, mostrando il "viaggio" da esso percorso, tutto ciò confermava le decisioni di Goro sull'evitare i sentimenti inutili, ma non poté trattenersi, quella notte.
    Giunse, finalmente, a scuola, osservando quei pochi personaggi che già stavano entrando, seguendoli, poi, in quella specie di marcia all'interno della scuola, per poi entrare nella sua classe, ancora vuota.
    Per evitare strane reazioni da parte dei suoi compagni, Goro smise di sorridere, tornando al suo solito sguardo vuoto, poi, visto che avrebbe dovuto aspettare ancora un bel po', prima che iniziassero le lezioni, decise di trascrivere sul suo diario i cambiamenti che riscontrò in se stesso la notte prima, così da non dimenticare certi dati e situazioni.
    Il tempo di finire ciò che stava scrivendo, e Asako, da sola, entrò in classe, salutando Goro senza una sola traccia di timidezza, cosa che, un tempo, lo avrebbe stupito, ma ora sapeva il perché di quella sicurezza, dunque non c'era nulla da chiedersi.

    "Ciao, Goro, come ti senti?"

    Era ancora preoccupata per lui, e faceva bene, poiché, per quanto si fosse sentito meglio ieri sera, l'incidente dei genitori lo disturbava ancora, ma non come prima, ora era calmo e tranquillo, e lo mostrò con quella sua debole scusa di un sorriso, chissà se un giorno sarebbe riuscito a fare un ampio sorriso.

    "Meglio...oggi andrò a vedere com'è la situazione."

    A quella risposta, Asako si rallegrò leggermente, ma si preoccupò un po', andare a vedere come stavano, dopo essersi sentiti in quel modo, poteva portare a situazioni più difficili, dunque, decise che lo avrebbe accompagnato.

    "Se per te va bene, vorrei accompagnarti."

    Goro non fu sorpreso da quella richiesta, e nemmeno stranito, si limitò solo a dirle di sì.
    I due si guardarono per qualche momento, dopodiché arrivarono altri loro compagni di classe, e Asako si diresse al suo posto, lasciando li Goro con i suoi pensieri.

    "Staranno meglio?"

    Non poteva non chiederselo, e se lo chiese anche per tutte le lezioni, non se le perse, ovviamente, ma era costantemente disturbato da quel pensiero e dall'insicurezza che questo portava...certo che era più debole di quel che pensasse...
    Le ore passarono veloci, e giunse la pausa pranzo, dove tutti uscirono, anche Goro, trascinato sul tetto da Asako nel tentativo di farlo stare più tranquillo, e non era un brutto piano, visto che non ci sarebbe stato nessuno a disturbarli, concedendo loro un po' di pace.
    Goro e Asako rimasero sul tetto per tutta la pausa pranzo, mancando all'occhio dei loro compagni, costringendo Daisetsu e Benkei ad infastidire qualcun'altro, per quanto fossero ancora intenzionati a vendicarsi su Goro per quella batosta.

    "Sei sicura di volermi accompagnare?"

    "Certo, perché non dovrei?"

    Rimase in silenzio, non lo conosceva nemmeno lui un possibile perché, si chiedeva soltanto se davvero lo volesse seguire.

    "Vedrai che andrà tutto bene."

    La guardò per qualche istante e, con quella specie di sorriso, cercò di farle capire che ci voleva sperare.
    Finita la pausa pranzo, i due tornarono in classe, ai loro rispettivi posti, finché le lezioni non terminarono definitivamente, permettendo loro di andare all'ospedale dove i genitori di Goro erano ricoverati, questa volta, però, prendendo un autobus, visto che sarebbe sembrato un po' strano chiederle di salirgli in spalla e poi partire come fece le altre volte.
    Giunti all'ospedale, Goro chiese all'infermiera dove i suoi genitori fossero ricoverati, e quella, dopo aver cercato qui e li nel computer, lo informò, dicendogli che avevano terminato verso la notte del giorno precedente l'operazione, dando speranza a Goro.
    Raggiunsero la stanza dove si trovavano i suoi genitori, ancora privi di sensi, e incontrarono il dottore che in passato lo aveva informato sulla loro situazione.

    "Ah, sei tu! Sono felice di dirti che i tuoi genitori sono fuori pericolo, ora hanno solo bisogno di molto riposo."

    A quelle parole, Goro sembrò perdere un peso di due tonnellate dallo stomaco, e sorrise.

    "Bene..."

    Detto questo, uscì lentamente dalla stanza, seguito da Asako, la quale si chiedeva perché non fosse rimasto li con i suoi genitori, e Goro, come se l'avesse intuito, si spiegò.

    "Non sono rimasto perché...non voglio vederli in quello stato..."

    Stava ancora mostrando quel suo prototipo di sorriso, ma si capiva che lo rattristava vederli così, dunque, Asako gli si avvicinò e lo prese per il braccio, facendo passare il suo attraverso il semicerchio formato da quello di Goro mentre teneva la mano in tasca, sorridendogli, cercando di far sparire almeno una parte di quelle sensazioni, riuscendoci.
    Così, l'appena formata coppia anormale, se ne uscì con calma dall'ospedale, tornando al dormitorio con molti pesi in meno sia sul cuore che sulla mente.






    THE END



    Edited by CellO_o - 16/8/2013, 18:29
     
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    Non so nemmeno dove sono ora, figuriamoci se posso ricordare da dove provengo

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    Cosa posso dire, è davvero una bella narrazione. In certi frangenti mi ha anche stupito, sempre in positivo, per il livello che raggiungeva. Credo che sia la tua più bella narrazione fino ad ora. Non servono altre parole per descriverla, consiglierei la lettura a tutti.

    Ricevi EXP 15
     
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