[CONCLUSA]Dal Lunapark con amore

[Kuruki Tamisako] [Haiiro Kugetsu]

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    Portai Haiiro al Lunapark, era un ottimo posto dove fare una divertente chiacchierata. Inoltre mi concedeva anche una vasta scelta sulla strada da percorrere e sul possibile approccio alla situazione. Era anche meglio del classico bar perché al Lunapark ognuno si fa gli affari propri oppure pensa solo a divertirsi oppure a fare le cose che fanno le coppie. Una volta arrivati lo portai su una panchina vicino all'ingresso, abbastanza isolata dalle altre e vicino alla quale non c'erano persone. Dopo esserci seduti iniziò la vera conversazione, anche se le parole che aveva detto prima, mentre fermava gli altri e li convinceva ad attaccarmi (anche se sarebbe stato tutto inutile), ovvero il fatto che avesse delle domande da sottopormi. Dunque decisi di passare a lui il testimone e di stravolgere le cose, lasciando che fosse lui ad iniziare la vera e propria conversazione.
    Dunque, caro Haiiro. Prima aveva detto che io avrei potuto darti delle risposte ad alcune tue domande, perciò rimandiamo il vero motivo dell'incontro e ponimele pure, ti risponderò dicendo la verità per quanto mi è possibile farlo.
    Mi stavo comportando in maniera stranamente normale, sembrava quasi che fossimo una coppia agli occhi degli altri. Ma in realtà mi stavo solo riscaldando ed ero piena di curiosità: che tipo di domande mi avrebbe sottoposto? Su quale argomento? Ma soprattutto perché a me? Tutte queste domande stavano per avere una risposta, che in realtà era una domanda alla quale io avrei dovuto rispondere, ma fa lo stesso...

    Kuruki Tamisako
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    Il Lunapark, che strana scelta…
    Haiiro non capiva perché Kuruki l’avesse portato proprio lì, ma immaginò che avesse le sue ragioni. Aveva sentito che all’interno della scuola c’era anche quello spazio, ma non se n’era interessato molto – del resto che attrattiva poteva avere su di lui un luogo in cui al posto del caffè ti servivano lo zucchero filato? – e non avrebbe mai pensato di venirci, per di più in compagnia di una bella ragazza. Peccato che quello non fosse esattamente un appuntamento.

    Si sedettero in una panchina abbastanza isolata, cosa di cui Haiiro fu felice in quanto li permetteva di parlare in tranquillità, lontano dalla folla.
    La ragazza, invece di rivelare le sue intenzioni, gli chiese cosa volesse domandarle. Il suo comportamento sembrava piuttosto normale se confortato col precedente e ciò lasciò Haiiro un po’ confuso, possibile che la sua sensazione di poco fa fosse erronea?
    No, sono sicuro di non essermi sbagliato. Piuttosto è possibile che ora stia nascondendo il suo vero atteggiamento.
    Con quella convinzione decise di svelare cosa l’avesse incuriosito nella ragazza, prendendola però alla larga.

    Ecco, non si tratta di una domanda precisa, quanto di una mia sensazione. Vedi, quando ho sentito la storia di quell’anormale, quella che controlla i venti – in realtà erano due con quel potere, ma visto che aveva sentito la storia di entrambe andava bene anche essere impreciso – ho pensato che in qualche modo era simile a me: anch’io infatti nel mio passato ho rischiato di perdermi a causa del mio potere e sono rimasto solo.
    Eppure… nonostante questo sento come se io fossi diverso. Da lei, come dagli altri anormali che ho incontrato. Invece, quando ho visto te, ho subito pensato, senza neanche sapere perché, che noi due fossimo simili.
    È una sensazione che non avevo provato con nessun altro, se non…
    Stava per dire “con Kasumi”, ma poi si interruppe. Non sapeva se Kuruki fosse un’alleata o un nemico, anzi era più probabile la seconda visto ciò che era accaduto nella battaglia, e non poteva permettersi di svelare qualcosa che la potesse mettere in pericolo.
    Se non, appunto, con te. Provò a mettere una pezza sul suo discorso, ma non sapeva quanto l’altra potesse aver intuito.

    Quindi la mia domanda era questa: noi due siamo anormali come gli altri o c’è qualcosa di diverso in noi, qualcosa che ci distingue e separa da loro? E se è così, è per tale motivo che hai chiesto di parlare con me, e solo con me?
    A meno che non si fosse completamente sbagliato - non sarebbe stata la prima volta - non vedeva altra ragione per cui Kuruki, tra tutti gli anormali presenti, potesse essersi rivolto solo a lui.
    Eppure si sentiva agitato. Capì di aver paura della risposta della ragazza e al tempo stesso di desiderare ansiosamente di conoscerla. A seconda di ciò che Kuruki gli avesse detto, tutto poteva cambiare, dalla considerazione che aveva di sé fino al rapporto con gli altri anormali che aveva incontrato.
     
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    Bene, si stava anche lasciando sfuggire informazioni interessanti, niente di nuovo ma era interessante come se le lasciasse sfuggire involontariamente, forse proprio a causa di quel mio comportamento normale che lo aveva un po' spiazzato e stordito alle stesso tempo. Bene, molto bene. E poi la domanda. Oh, che coincidenza. Era proprio ciò di cui volevo discutere con lui, il motivo per cui lo avevo portato qui, il motivo per cui il mio capo aveva scelto lui in mezzo a tanti altri. Comportandomi sempre in maniera piuttosto normale gli sorrisi e feci una risatina a bassa voce, una risata di divertimento, non malvagia né strana.
    Che coincidenza! Era proprio per questo motivo che ero venuta a cercarti, Haiiro Kugetsu. Non preoccuparti per l'informazione che stavi per farti sfuggire poco fa, non sarebbe stato nulla di nuovo... Vedi, noi sappiamo molte cose su di te e su tutti quelli come te.
    Lo fissai con l'unico occhio scoperto, appoggiando il mento sul polso della mano sinistra, quella appoggiata sopra lo schienale della panchina.
    È naturale provare una sensazione diversa quando si è tra simili... Quando un Minus come te si trova in mezzo agli anormali può sentirsi un po' sperso e confuso, vero? Quel tarlo del dubbio che si insinua nella tua testa... "C'è qualcosa di diverso... Che sarà?" E dopo questo viene la gelosia, la loro posizione è molto più vantaggiosa della tua... "Vorrei essere come loro...", "Perché loro sì e io no?".
    Il sorriso sul viso si faceva sempre più ampio, mi divertiva parlare di questa cosa in questo modo, mi divertiva il poter osservare in tempo reale il suo comportamento, la sua reazione, le sue espressioni... Forniva una sensazione impareggiabile.
    Vedi, quando un Minus incontra altri Minus capisce di non essere solo al mondo, capisce che può ancora trovarsi bene con qualcuno. Quando un Minus entra nell'accademia Hakoniwa il mio capo lo osserva e io indago su di lui. Potrebbe sembrare una cosa negativa, ma in realtà lo facciamo per il suo bene. Se il Minus si dimostra all'altezza allora incontra... me.
    In quel momento il mio occhio si fece più malvagio per qualche secondo, per poi tornare subito alla normalità.
    E quando un Minus incontra me è perché sta per prendere una importante decisione... Vuoi entrare a far parte della grande famiglia di tuoi simili che stiamo formando qui, nell'accademia? Vuoi finalmente trovare il tuo posto nella società, nel mondo, il posto che potrai chiamare "casa"? Un luogo che noi Minus abbiamo perso da troppo, troppo tempo, del quale non ricordiamo quasi nulla, le dolci sensazioni che questa parola porta agli anormali per noi sono solo amare delusioni.
    Smisi di parlare ma non di fissarlo, sempre più intensamente, come se volessi scrutagli dentro ed era ciò che in realtà volevo fare. Non era il primo minus che incontravo qui all'accademia e avevo diviso le loro reazioni in due differenti tipi, quindi mi piacerebbe sapere la sua in quale delle due si sarebbe piazzata.

    Kuruki Tamisako
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    Nonostante non fosse così inaspettato, sentire che erano già a conoscenza di particolari sul di lui e su Kasumi lo impressionò. Ma, rispetto alle successive rivelazioni, quello non era niente.

    Minus, una parola che Haiiro non avevo mai sentito prima, ma che, a detta di Kuruki, costituiva la sua vera natura. Non anormale, ma minus: qualcosa di diverso, di… inferiore? O di negativo?
    Le parole della ragazza erano estremamente convincenti, quando espresse le sensazioni che un minus provava verso un anormale il ragazzo vi si vide riflesso come in uno specchio. Era vero, aveva provato quel sentimento di gelosia, anche quel giorno, alla fine della battaglia. Quando il loro avversario si era arreso e si era aperto verso di loro, da qualche parte dentro di sé Haiiro aveva pensato: “Ecco, adesso questa ragazza ha delle persone accanto a lei che la sosterranno. Il suo potere, che prima era una maledizione, adesso diverrà un dono. Ma io stasera continuerò a rabbrividire nel mio letto, schiacciato dalla paura di poter scatenare il mio potere.”
    Sentire esibito così chiaramente ciò che provava era strano: da un lato lo atterriva vedere esposte le parti più oscure e nascoste di sé, dall’altro avvertiva finalmente di essere compreso da un’altra persona e di riuscire a capire meglio chi fosse.

    Ascoltò a occhi sgranati il resto del discorso della ragazza, senza riuscire a distogliere lo sguardo dalla sua faccia, da quel suo unico occhio che lo osservava penetrante. Senza neanche accorgersene si sporse in avanti avvicinandosi al viso della ragazza.
    Kuruki parlò degli altri minus, di come lei e il suo capo li ricercassero e indagassero su di loro, per poi infine contattarli. Di come volessero formare una loro società, darli una casa in cui poter vivere. Casa… che nome evocativo, insieme dolce e amaro! Dolce per le promesse che conteneva, amaro per i ricordi che evocava.
    Haiiro percepiva l’attrattiva di una simile offerta, la possibilità di un posto dove stare senza paura di esserne cacciato. Allo stesso tempo c’era qualcosa che lo metteva in guardia dall’accettare subito. Forse era il comportamento di Kuruki verso l’anormale dei venti, prima usata e poi scartata, o forse quel lampo intravisto per un attimo nel suo occhio.
    Era tormentato, inutile negarlo. Si accorse di quanto si fosse avvicinato alla ragazza e, un po’ imbarazzato, se ne allontanò tornando alla distanza precedente.

    Io… capisco quello che mi stai dicendo. Le sensazioni che mi hai descritto, il senso di inferiorità e la gelosia… le capisco molto bene.
    Già, non c’era bisogno di approfondire quella parte del discorso. Quanto detto era abbastanza: Haiiro era sicuramente un minus, senza ombra di dubbio. Non ne coglieva ancora tutte le implicazioni, ma quella nuova consapevolezza di sé rappresentava un punto fermo.
    Tuttavia non posso accettare subito la tua offerta. Devo prima sapere, cosa comporta entrare in questa “grande famiglia dei minus”? E come volete comportarvi con il resto degli anormali?
    Già, gli altri anormali… cosa ne penso io dopo questa rivelazione?
    Ora che Kuruki l’aveva espressa a chiare lettere, poteva identificare più facilmente la gelosia, il senso di inadeguatezza e la rabbia verso l’ingiustizia della loro condizione. Erano sentimenti che provava in modo innegabile. Tuttavia essi non cancellavano la simpatia e l’amicizia che provava verso alcuni di loro, così come l’empatia che aveva sentito ascoltando le loro storie. Per quanto contraddittorie, entrambe queste disposizioni d'animo erano ben presenti nel ragazzo.

    Sentiva di aver bisogno di ascoltare la risposta di Kuruki, per riuscire a capire cosa lo aspettasse. Nonostante lo sguardo inquisitore della ragazza lo mettesse a disagio – gli dava l’impressione che volesse penetrare dentro la sua anima – si decise a sostenerlo, fissandola a sua volta.
     
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    La sua reazione si era collocata tra quelle normali, comprensive ma prudenti. Come mi aspettavo da Haiiro. Le domande che mi aveva posto erano più che lecite e forse erano dovute a quanto accaduto poco fa.
    Ti riferisci a Nina Viento, non è così? Beh, noi non centriamo nulla con quanto le accadde in passato, fu un suo parente a convincerla a fare ciò che ha fatto. Noi siamo venuti a conoscenza di tutto ciò tramite alcuni informatori e abbiamo pensato che si trattasse di un minus. Abbiamo così cercato un modo per riportarla qui e lo abbiamo trovato: lo specchio del Re.
    Feci una breve pausa e con un gesto delle mani mimai in aria davanti ad Haiiro la forma dello specchio che era apparso nel finale della battaglia contro Nina.
    Un minus, se privo di controllo, tende a distruggere le cose, a far del male alle persone. In questo senso lei era molto promettente visto quello che è successo subito dopo essere entrata in contatto con altri esseri umani dopo così tanto tempo.
    Un altra pausa, durante la quale mi avvicinai al volto di Haiiro, senza cambiare il modo in cui lo fissavo e senza battere ciglio.
    Ma un minus non si fa nemmeno convincere così in fretta a rinunciare alla sua pazzia e mania distruttiva. Un minus lo sa perfettamente: solo questo lo può consolare, solo il dolore altrui, la devastazione, una strana forma di giustizia, se vogliamo dirla tutta.
    A quel punto alzai la mano destra e l'appoggiai sulla frangia e la tirai su, mostrando ad Haiiro ciò che si nascondeva sotto di essa: un occhi giallo, un occhio che conteneva un orologio con antichi numeri romani e con tanto di lancette delle ore, dei minuti e dei secondi. E esse si muovevano proprio come se fosse un orologio vero, solo che sembrava che andasse un po' più veloce di quello che un orologio dovrebbe in realtà fare.
    Questo orologio rappresenta lo scorrere inesorabile della mia vita, uno scorrere del tempo che non può essere fermato, uno scorrere del tempo molto più veloce, più crudele, immutabile. È partito il giorno in cui ho "scoperto" il mio potere e la mia voglia di distruggere, il desiderio di far provare agli altri anormali che si godono la loro fortuna e la loro vita in santa pace quello che ho provato io.
    La mia espressione stava cambiando ma non si stava affatto incupendo, direi che si stava in realtà tramutando in una pazza espressione di gioia malata.
    Ma in realtà ogni Minus è mosso da una diversa volontà, anche se l'obiettivo è comune. Haiiro Kugetsu, qual è la tua volontà? Devi essere consapevole del fatto che le cose non possono cambiare, che i nostri poteri non possono essere arrestati, modificati o sigillati. Non ti serve sapere che cosa comporterà la tua scelta perché tutto quello che devi sapere è dentro di te, sopito, che aspetta solo un aiuto per emergere.
    Detto questo i sistemai la frangia in modo che lasciasse scoperto l'occhio sinistro senza dover tenere i capelli con le mani e continuai a fissarlo, questa volta con due occhi. Ma di sicuro la sua attenzione sarebbe stata completamente assorbita da quello giallo, come un magnete. Ora aveva a che fare con un doppio sguardo osservatore e una espressione che poteva essere vagamente felice, curiosa e malsanamente divertita. Non avevo bisogno di dire altro, lui già sapeva, dovevo solo capire se quello che sapeva avrebbe rispettato le aspettative.

    Kuruki Tamisako
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    Quindi anche quella ragazza, Nina Viento, era un soggetto a cui si erano interessati, anzi tutta la battaglia era un test per verificare la presenza di qualche minus, da cui sono emerso io.
    Ma in realtà l’argomento era per lui secondario. Furono le parole successive a imprimersi nella sua mente. Un minus può solo distruggere e infliggere sofferenza, ricercando nel dolore altrui il proprio piacere e consolazione.
    Kuruki ora lo stava fissando con entrambi gli occhi. In quello giallo vedeva riflesso il trascorrere inesorabile del tempo, sotto la forma di un antico orologio. Scorreva più veloce del normale, come a dire: “ogni cosa passa, ogni cosa si consuma”. Era insieme terribile e affascinante, come sono certi incubi da cui non riusciamo a distogliere gli occhi e la mente, per quanto siano orribili.
    Eppure quello che Kuruki stava dicendo non poteva essere accettato da Haiiro.

    No… io non posso credere a quello che dici. Non posso credere di poter trovare gioia solo nel provocare dolore, né che il mio potere serva solo a distruggere.
    Sogni buoni e sogni cattivi, io ho la possibilità di rendere reali entrambi.

    Già, ma quante volte ho materializzato sogni piacevoli, e quante volte incubi orribili? La bilancia, lo sapeva bene, pendeva tutta verso i secondi. Tuttavia ignorò quel suo pensiero e continuò a parlare.
    I tre anni che sono passati, li ho impiegati tutti per riuscire a controllare il mio potere… e ora tu mi dici che è stato tutto inutile e che al contrario avrei dovuto scatenarlo senza controllo?
    Forse è vero che le cose non possono cambiare, che porterò questo mio potere e la dannazione che comporta fino alla tomba, ma ciò non significa che debba impiegarlo per far soffrire gli altri, gli anormali che non conoscono questo peso. Non posso neanche negare la gelosia che provo verso la loro condizione privilegiata, ma attaccarli solo per questo… non ha alcun senso!


    Io… non ho nessuna volontà che mi porti a ferire gli altri!
    E allora perché possiedi questo potere terribile? gridò una parte di lui. Stai zitta! replicò. Ma una replica del genere, rivolta a se stesso, non aveva alcun significato o efficacia.

    Si accorse di aver alzato progressivamente il tono della sua voce e di essersi accalorato. Non si era agitato tanto neanche durante la precedente battaglia. Si tirò indietro e distolse lo sguardo dalla ragazza, non riusciva più a sostenere il peso dei suoi occhi e la sua espressione. O forse aveva paura di vedersi riflesso negli occhi della ragazza.
    In ogni caso sentiva il bisogno di calmarsi e di prendersi del tempo per riflettere.
    Scusa, ti dispiacerebbe se ci spostiamo? Ho bisogno di un po’ di tempo per assimilare tutto e camminare mi aiuterebbe a chiarirmi le idee. Se vuoi andare in qualche posto in particolare, fai pure strada.
     
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    La sua reazione fu quella dell'incredulo stupore: non poteva ammettere di essere così, non poteva accettarlo e stava cercando con tutte le sue forze un appiglio per riuscire a sfuggire a questo destino.
    Buffo, anche io feci così, tanti anni fa, quando sentii le parole del mio capo...
    A quanto pare non riusciva più a sopportare il mio sguardo e smise di fissarmi negli occhi. Voleva fare due passi, accumulare tempo per riflettere sulle mie parole, per ricercare in se stesso la risposta e la consapevolezza.
    Uh uh, per me non c'è nessun problema... So che nel Lunapark c'è un bar dove fanno del caffé davvero buono e so che a te piace particolarmente e che ti aiuta a rilassarti. Andiamo lì, ti guido io, ti va?
    Mi alzai e mi missi davanti a lui, con le braccia incrociate dietro la schiena e un sorriso stampato in faccia, nell'attesa che lui facesse altrettanto. Però questo lo copro, non posso mica andare in giro così... Spostai i capelli e la frangia tornò a cadere sull'occhio sinistro, coprendolo completamente. Bene, ora possiamo andare!
    Ci avviammo verso il bar seguendo la via principale che era un po' affollata. Così mi avvicinai di più a lui per non rischiare di dividerci. Tuttavia non dissi una parola durante il tragitto, gli stavo dando il tempo per riflettere che mi aveva giustamente chiesto e che io altrettanto giustamente avevo deciso di concedergli. Una volta arrivati a destinazione mi fermai e lo fissai, come per chiedergli se voleva proseguire oltre perché non aveva ancora finito di pensare oppure se voleva fermarsi lì e ordinare qualcosa.

    Kuruki Tamisako
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    Edited by ¬SasoRi - 1/5/2014, 01:36
     
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    La ragazza accettò la sua proposta e, cosa ancora migliore, gli propose di andare in un bar. Ma per una volta Haiiro sentiva che un caffè non sarebbe bastato per rimetterlo in forze.
    Si alzò, imitando Kuruki che nel frattempo si era coperta l’occhio sinistro. In effetti aveva ragione, lasciandolo scoperto avrebbe dato parecchio... nell'occhio (ah ah, che battutona…).
    Haiiro la seguì mentre lo guidava tra la folla, standogli vicino per non rischiare di perdersi. Tuttavia il ragazzo, sprofondato nei suoi pensieri, se ne accorse a malapena. Le parole della ragazza non gli erano piaciute, ma si sforzò comunque di rifletterci sopra per capire quanta verità contenessero.

    Si ricordò di come da bambino fosse evitato dai suoi stessi genitori e dagli altri bambini… strano, eppure questi ultimi non avrebbero dovuto essere consapevoli del suo potere. Comunque anche se quelle giornate erano poco piacevoli, Haiiro non aveva ancora piena consapevolezza del suo potere. Successivamente avrebbe preso coscienza di ciò che poteva fare e avrebbe capito il significato dello sguardo diffidente e spaventato delle altre persone.
    Pensò a come si era sentito dopo aver provocato l’incendio di casa sua: era sperduto, smarrito, gravato da un’oscura colpa, una sorta di peccato originale di cui non conosceva la ragione. Aveva pensato di doversi allontanare dalle altre persone, di non aver il diritto di stare con loro, altrimenti le avrebbe ferite e non poteva permetterselo. Allo stesso tempo pensava: “perché io? Perché solo io devo sopportare questo peso?” La vita serena delle altre persone gli era sembrata un’ingiustizia intollerabile.

    Poi però aveva distolto lo sguardo da quei pensieri e si era concentrato invece su quello che lui poteva fare, sulla felicità che anche lui poteva guadagnare. Non l’aveva fatto di sua autonoma iniziativa, ma qualcuno l’aveva aiutato a vedere il mondo con un’altra ottica. Erano stati Hiroshi e Kasumi: il primo gli aveva ridato un posto che potesse chiamare casa e l’aveva accettato nonostante il suo potere, la seconda gli aveva mostrato di non essere l’unico a reggere quel fardello di colpa e sofferenza.
    “Casa”, quel nome tornava ancora una volta. Si accorse di essere più affezionato a quella seconda casa, creata con Kasumi e Hiroshi, che a quella in cui era nato. Ma anche questa non era durata a lungo. Ancora una volta, il suo potere era stato sul punto di distruggere tutto quello che aveva creato. Dopo questo fatto aveva deciso di andarsene da lì, abbandonando i due. Quando, poco tempo prima, si era rincontrato con Kasumi, lei gli aveva detto che aveva sbagliato, che sarebbe dovuto rimanere lì con loro. Ma, se quello che Kuruki diceva era vero, la sua scelta di andarsene era stata con tutta probabilità la migliore.

    Haiiro sospirò. Quel rapido riesame del passato sembrava confermare le parole di Kuruki, peggio, aveva mostrato che anche lui, seppur solo nella sua mente, aveva desiderato far soffrire le altre persone più fortunate di lui. Eppure non poteva neanche ignorare la posizione di Hiroshi che aveva mostrato come fosse possibili una convivenza tra anormali e minus.
    Gli sembrava di essere finito in una palude dove ciò che sembrava robusta terra era invece ingannevole fango e viceversa. Dov’era la verità? Nelle parole di Kuruki, per cui come minus non aveva possibilità di scelta e doveva solo assecondare il suo destino, o nella via mostrata da Hiroshi, per cui ognuno è libero di compiere le proprie scelte? Predestinazione o libero arbitrio?

    Perso in quei pensieri gli ci vollero qualche istante per comprendere che si erano fermati e che Kuruki lo stava guardando, aspettando una sua decisione. Haiiro entrò nel bar, dando risposta all’implicita domanda della ragazza. Forse perché la maggior parte delle persone era più interessata alle attrazioni, il locale non era molto affollato. Haiiro si diresse in un tavolo all’angolo della sala, invitando Kuruki a sedersi con un gesto e sedendosi a sua volta. Per un attimo la conversazione avvenuta in un altro bar balenò nella sua mente, facendolo sorridere in modo quasi impercettibile al ricordo. Quando arrivò il cameriere Haiiro ordinò un caffè liscio senza zucchero, poi aspettò l’ordinazione della ragazza prima di riprendere a parlare.

    Ho pensato a quello che mi hai detto… e devo ammettere che ci sono molti elementi che mi fanno pensare che stai dicendo la verità, come anche sensazioni che ho provato. Parole che pronunciò a malincuore, come davanti a un argomento a cui non sappiamo controbattere, ma che in cuor nostro non riusciamo ad accettare. In passato anch’io ho desiderato la sofferenza di chi, a differenza di me, era felice e non aveva questo peso. Mentre cercavo con tutte le forze di non scatenare i miei poteri guardavo le altre persone e mi domandavo “perché loro possono essere così spensierati?”

    Fece una pausa. Nel frattempo arrivò il caffè che aveva ordinato.
    Però c'è un altro punto di vista, opposto al tuo, che non posso ignorare. Non so quanto a fondo siano andate le vostre ricerche, ma tre anni fa, dopo aver distrutto la mia casa, sono stato accolto da un anormale, Hiroshi Natsui.
    Decise di rivelare quel nome, del resto era probabile che ne fossero già a conoscenza, in quanto legato a ben due minus.
    Lui mi ha accolto in casa sua, accettando tranquillamente la mia anormalità, anzi, il mio minus. Mi ha fatto vedere le cose in modo diverso, spingendomi a cercare una via per controllare il mio potere. È vero che in seguito me ne andai, eppure se ora sono qua, se ho imparato a controllare almeno in minima parte il mio potere e se non sono diventato quello che tu hai descritto, tutto questo lo devo a lui.

    Kuruki, tu hai detto che per noi minus le cose non possono cambiare. Io però vorrei scommettere sulla possibilità di cambiare. Vorrei credere di poter trovare un'altra strada oltre la distruzione. Di poter vivere come minus accanto agli anormali.


    Il caffè era lì, accanto alla sua mano, caldo e invitante. Per quella che doveva essere la prima volta nella sua vita, Haiiro non lo bevve subito, ma rimase a guardare la ragazza, aspettando la sua risposta.
     
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    Ci sedemmo ad un tavolo; Haiiro ordinò del caffè mentre io chiesi una tazza di thé con il latte. Mentre aspettavamo che le nostre ordinazioni arrivassero Haiiro si decise a rivelarmi i risultati della sua riflessione. Nel frattempo il cameriere ci portò quello che avevamo ordinato.
    Sapevo che avresti tirato in ballo Hiroshi Natsui... Sì, sono a conoscenza di ciò che ha fatto. Ma forse si è dimenticato di dirti una cosa importante: è vero che un minus, in minima parte, può controllare il suo potere ma è la sua stabilità mentale il vero pericolo. Essa, essendo molto più fragile, si spezza facilmente ed è ciò che provoca il rilascio del controllo sul proprio potere, generando morte e distruzione. Per quanto uno possa provarci non può più riparare o rinforzare la propria sanità mentale. Ciò ci rende delle bombe ad orologeria con un timer fissato ad un'ora imprecisata ma che sicuramente esploderà, in un modo o nell'altro.
    Presi poi la tazza di thé e ne bevvi qualche sorso, senza però distogliere lo sguardo da lui.
    Vedi, dopotutto anche io ho un controllo parziale dei miei poteri da minus altrimenti questo bar sarebbe distrutto e tutti i clienti sarebbero già stato uccisi brutalmente, come successe la prima volta che persi il controllo: uccisi 4 ragazzini. Ma non me ne pento minimamente; sai perché? Perché se lo meritavano. Dovevano soffrire come loro avevano fatto soffrire me, le braccia della bilancia dovevano eguagliarsi. Se vuoi una dimostrazione di ciò che sono in grado di fare basta spostarsi in un luogo più isolato e l'avrai...
    Ed eccolo, di nuovo, quel guizzo di un misto di malvagità e pazzia negli occhi, anche se in questo caso era forse meglio dire nell'occhio. Presi un altro sorso di thé prima di riprendere il discorso.
    Ognuno è libero di credere in quello che vuole, ma la realtà dei fatti è un'altra ed essa torna sempre a presentare il conto. Non credere di riuscire a mantenere il controllo per tanto tempo perché quando meno te lo aspetti, il conto alla rovescia arriverà al suo termine e la bomba esploderà, è inevitabile come lo scorrere stesso del tempo.
    Prima di lasciargli di nuovo parola gli mostrai nuovamente lo scorrere del tempo dell'orologio del mio occhi sinistro come dimostrazione di quanto avevo appena detto.

    Kuruki Tamisako
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    Hm, quindi sono comodamente seduto al bar in compagnia di un’assassina… molto rassicurante.
    Non era solo quella rivelazione a colpirlo, quanto il guizzo di malvagità e di divertimento che vide, non per la prima volta, in lei. Non sapeva se quei quattro ragazzi si meritassero davvero la morte, ma di una cosa era sicuro: Kuruki si era divertita da matti a ucciderli, così come si divertiva a usare i suoi poteri per distruggere. Probabilmente per lei stabilità mentale significava solamente trattenersi fino al momento migliore per scatenare i suoi poteri e provocare più distruzione possibile.
    No, io non posso essere così. Però anche questo non rientra nel discorso che ha fatto prima? La volontà è diversa, ma l’obiettivo è comune. Sono sicuro che io non proverò mai il piacere della distruzione che la caratterizza, che continuerò a cercare di soffocare il mio potere come ho fatto finora. Eppure il risultato finale sarà lo stesso: il mio potere prima o poi esploderà ferendo le persone vicine.
    Sto combattendo una guerra contro me stesso, per trattenermi dal dormire. La stanchezza e il sonno mi stanno lentamente logorando, giorno dopo giorno, notte dopo notte; alla fine cadrò addormentato e scatenerò i miei incubi, anche se non voglio. È una guerra il cui destino è già deciso.


    Era frustrante, per quanto cercasse una via di fuga dalle parole della ragazza, finiva sempre per dover riconoscere la loro validità.
    Però lui non desiderava la distruzione come Kuruki. Quella differenza poteva cambiare qualcosa o era solo una variabile irrilevante? Secondo la ragazza si trattava del secondo caso. Si portò il caffè alle labbra, riflettendo su quanto gli era stato detto.
    Lei ha affermato che alla base di tutto sta la mia volontà, una volontà sopita dentro di me. Scoprire questa volontà avrebbe cambiato qualcosa? Valeva la pena di approfondire il discorso.

    Hiroshi in effetti non mi ha mai parlato di questo, forse non ne era nemmeno a conoscenza. O forse voleva che fossi io ad accorgermene. Ma non mi ha mai detto nulla neanche della volontà di cui parlavi prima, ciò che muove ogni minus. Di cosa si tratta? E come fare per farla emergere?
    Posò la tazzina di caffè, ancora mezza piena, sul tavolo. Un altro quesito, o meglio una curiosità, gli balenò nella mente proprio quando stava per finire il discorso.

    Hai detto di volermi fare vedere il tuo potere, ma personalmente sono più interessato a comprendere il motivo per cui lo usi. È per la tua personale forma di giustizia verso chi non conosce la nostra sofferenza, per il puro e semplice divertimento o c’è anche altro?
    Kuruki Tamisako, qual è la tua volontà?

     
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    Che cos'è la volontà, mi chiedi?
    Mi lasciai sfuggire una risatina divertita, anche se il tono era molto basso.
    Non fraintendere, la volontà è... semplicemente ciò che ti spinge ad agire. Cosa ti ha reso quello che sei ora. L'accumulo dei traumi che hai subito. Non è di certo la possibilità di scelta, quella i Minus non ce l'hanno. Non c'è bisogno di farla emergere, basta che guardi dentro il tuo cuore.
    Sicuramente non era una descrizione molto ampia ma questo perché ognuno doveva trovare il proprio significato alla propria storia.
    La mia volontà? Ti basti sapere che ho vissuto isolata da tutto e tutti e in un colpo solo mi sono state portate via le due persone più care che avevo: mia madre e il mio unico amico. Lo stesso giorno ho ucciso i 4 ragazzini che hanno ucciso il mio amico semplicemente perché erano dei bulli e volevano fare i fighi a scuola e con me non attaccava.
    Mentre parlavo, una strana aura mi avvolse, anche se più che una manifestazione fisica era una manifestazione dei sentimenti opprimenti che stavano per farmi sfuggire il controllo sulla parte più pericolosa del mio potere. Una mano bianca semi trasparente comparve dal nulla e afferrò la tazzina di thé sul tavolo. Essa me la avvicinò alla bocca e ne bevvi un sorso. Ma la mano anziché riposarla sul tavolino la prese e la tirò per terra con una forza mostruosa e la frantumò in pezzi così piccoli che era quasi impossibile vederli. Siccome la cosa avrebbe attirato l'attenzione di molte persone riuscii a riottenere temporaneamente il controllo sulla White HanD e la feci sparire prima che gli altri la notassero. Dopo essermi scusata con il cameriere pagai il thè e il caffé di Haiiro.
    Lo stesso giorno in cui ho scoperto i miei poteri. Lo stesso giorno in cui ho incontrato la persona che mi ha cambiato la vita, che mi ha illuminata e che ora chiamo "capo". Ma forse è meglio tornare a parlare di queste cose in un luogo meno affollato, non vorrei che dovesse intervenire di nuovo a rimediare ai miei disastri. Io uso il mio potere perché non riesco a contenerlo, è impossibile. Lo uso per seguire le istruzioni del mio capo, lo uso per farmi giustizia e per testare le abilità dei nuovi arrivati. Lo uso perché più lo uso e più riesco a controllarlo; se non lo usassi, la sua natura sovrabbondante si accumulerebbe e mi farebbe esplodere, costringendomi a rilasciarlo tutto in un colpo e non oso pensare alle conseguenze di una simile eventualità.
    Mi alzai dalla sedia e mi incamminai nuovamente, alla ricerca di una panchina libera e in una posizione adeguata per i nostri discorsi.
    Quando la psiche è debole lo diventa anche il corpo... E i poteri se ne approfittano per generare disastri a loro piacimento...

    Kuruki Tamisako
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    Forse ho toccato un tasto delicato…
    Per un attimo la ragazza era sembrata sul punto di scoppiare e aveva usato il suo potere, in modo pressoché incontrollato. Fortunatamente a parte rompere una tazzina non aveva fatto altri danni. Comunque ora Haiiro aveva la certezza che quella ragazza era ben più terribile e pazza di lui. Si sentiva un po’ sollevato: c’era qualcuno messo peggio di lui.
    Ma a parte la differenza di forze, erano simili: anche nel suo caso doveva ricorrere all’uso controllato del suo potere, attraverso la dormiveglia, per dargli parziale sfogo, altrimenti si sarebbe accumulato per poi scoppiare.
    C’erano però anche differenze: ora che Kuruki gli aveva illustrato cosa intendeva per volontà e aveva parlato della sua, Haiiro aveva individuato cosa gli distingueva.
    Si alzò e seguì Kuruki nella ricerca di uno spazio più privato.

    Credo di aver capito qual è la mia volontà. A differenza del tuo caso, la perdita del luogo in cui potevo stare e delle persone a me vicine, della mia “casa”, non è dipesa da altre persone, ma dal mio stesso potere. Tu cerchi vendetta, o giustizia, e persone su cui sfogare la tua rabbia. Ritieni che ciò che stai facendo sia giusto.
    Io al contrario mi sento colpevole, provo senso di colpa verso il mio potere e ciò che ho fatto. Mi odio e vorrei distruggermi, ma al tempo stesso provo rabbia e rancore verso le persone che non conoscono la mia sofferenza. Questa contraddizione riempie il mio spirito e, paradossalmente, rafforza i miei incubi. In essi l’odio verso me stesso si fonde nel rancore verso gli altri, sfociando in una spirale di sentimenti negativi in cui nessuno è salvato, né giudice né condannato, né aguzzino né prigioniero, né carnefice né vittima.


    Smise un attimo di parlare, per riflettere sulle sue stesse parole, che svelavano lati del suo carattere di cui non si era mai accorto prima.

    Per questo motivo però, non vedo l’esigenza di unirmi a voi minus. Se anche stessi con voi, non riuscirei mai a pensare che ciò che faccio è giusto.
    Solo una cosa m’interessa: un posto da chiamare “casa” che io non possa distruggere, un luogo che possa garantirmi la tranquillità che cerco. Tra gli anormali che ho incontrato ce n’è forse uno che può allontanare la distruzione a cui secondo te sono condannato.

    Si riferiva a Tatsuya e al suo One Hearts, ma in questo caso preferì evitare di fare il suo nome. Certo, riprendendo la metafora della bomba a orologeria, neanche lui poteva disinnescare l’esplosivo, ma soltanto portare indietro il timer, evitando lo scoppio. Anche questa era una manovra provvisoria, ma se ripetuta costantemente era capace, almeno in teoria, di evitare il pericolo.

    Si voltò verso Kuruki che stava camminando a suo fianco.
    Tu ne saresti capace? Potresti reggere la piena carica del mio Dream Teller e darle sfogo?
    Erano giunti, chissà seguendo quale strada, in un luogo abbastanza isolato, un angolo del Luna Park lontano dalle principali attrazioni e lasciato a se stesso. C’erano due panchine, entrambe vuote e separate da una certa distanza. Sembrava il posto ideale.

    Hai detto che, giunti in un posto isolato, mi avresti mostrato il tuo potere. Ma ne ho già avuto un assaggio poco fa, quindi non credo sia necessario.
    Il fatto strano era che la mano precedentemente apparsa non sembrava essere collegata al suo occhio, da cui il ragazzo aveva pensato dipendesse la sua anormalità, quindi forse non aveva ancora visto tutte le potenzialità della ragazza. Però Haiiro non era lì per cercare informazioni sulla ragazza, ma per scoprire di più sul suo conto. Da quel lato l’incontro era stato estremamente interessante, anche se non tutte le notizie avevano fatto piacere al ragazzo.

    Piuttosto, vorrei che fossi tu a provare sulla tua pelle la mia anormalità. Non la versione depotenziata che ho mostrato nella battaglia, ma quella reale, al pieno della sua forza. In pratica dovresti rimanere con te mentre dormo e cedo totalmente al mio Dream Teller.
    Fece un’altra pausa prima di riprendere.
    Forse lo saprai, ma rispetto a una volta la mia anormalità è molto indebolita. Sono stato io, prima di imparare a controllarla, a provocare ciò. Ho fatto di tutto per renderla meno potente, attraverso caffeina, farmaci e altro ancora. Come risultato anche dormendo, soprattutto se un sonno leggero come quello che posso permettermi qua al Luna Park, il mio potere non dovrebbe produrre altro che allucinazioni, senza concretizzarsi realmente.
    Le altre persone le vedranno solo come visioni lontane. Magari le metteranno di cattivo umore o le faranno sentire a disagio, ma niente di più. Se nessuno si avvicinerà non succederà niente di male.

    Riguardo te, verrai avvolta dalle spire del mio sogno. Non so predire la sua potenza, né cosa sognerò, ma potresti anche dimenticare che quello che stai vedendo sia solo un sogno, oppure realtà e visioni si confonderanno e non riuscirai più a distinguerle. Voglio verificare che tu riesca a contenere il mio potere.
    Devi assicurarmi tre cose: la salvaguardia della mia vita, anche se venire uccisi mentre si dorme non sembra un brutto modo di morire, per ora preferisco rimanere in vita; la salvaguardia dell’ambiente esterno, qua puoi un po’ derogare, non m’importa se distruggi un albero o una panchina, ma vorrei evitare di trovare al mio risveglio il Luna Park distrutto e mucchi di cadaveri in bella vista
    – vista la persona in questione, quell’ipotesi non era così assurda – infine la salvaguardia della tua vita, beh in questa non credo che avrai problemi…
    A dirla tutta, da quel poco che aveva visto, credeva che anche se la sua anormalità fosse al massimo della sua forza, Kuruki non avrebbe avuto alcuna difficoltà a sopravvivere, distruggendo ogni sogno che avrebbe creato.
    Il problema erano gli altri due punti: il controllo non sembrava il punto forte della ragazza, se il suo sogno avesse toccato qualche nervo scoperto avrebbe potuto perdere il controllo e chissà cosa avrebbe provocato. Ma Haiiro voleva tentare (inoltre se tutto andava bene guadagnava comunque un po’ di riposo).

    Inoltre c’era un’altra possibilità, ma era così piccola e infinitesimale che decise di evitare di pensarci. Del resto sarebbe stato inutile: quando dormiva il suo potere era del tutto incontrollabile, quello che sarebbe venuto fuori dipendeva totalmente dal caso. Ovviamente la ragazza doveva prima accettare.
     
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    Dici di non volerti unire a noi Minus ma che vuoi una "casa" che tu non possa distruggere, un luogo che possa garantirti la tranquillità che cerchi. Beh si da lì caso che la sezione -13 sia proprio quel tipo di "casa" che cerchi: genererai distruzione? La annulleremo. Sfogherai il tuo potere? Lo annulleremo. Annulleremo ogni tuo male, perché è tutto una finzione.
    Stavo citando frasi molto famose all'interno della classe, ma era divertente farlo a volte, ora capisco cosa prova lui ogni volta che lo dice.
    Stai per caso parlando di Tatsuya Kamishiro? Beh, lui è molto più Minus di quello che sembra, lo avrai notato anche tu, credo. Così come credo di riuscire a reggere il tuo Dream Teller.
    E mentre camminavamo eravamo arrivati ad una specie di punto morto del Lunapark, privo di attrazioni, negozi e persone. C'erano soltanto due panchine abbandonate a loro stesse.
    Hai detto bene, quello di poco fa era solo un assaggio...
    E in quel frangente Haiiro mi fece una proposta interessante: mi chiese se fossi in grado di sopportare il suo minus al massimo del suo potenziale, garantendo però la sua incolumità, la mia e quella dell'ambiente circostante, persone comprese.
    Garantisco tutto, non dovrei avere problemi di nessun tipo, spera solo che non perda il controllo io però IHIHIHIHIHIHIH
    E così ridendo si attivò il potere di cambio abiti in combattimento e assieme ad esso comparvero un fucile e una pistola.
    Quando vuoi, io sono già pronta!
    Ah, finalmente avrei dovuto usare il mio potere in maniera più aggressiva del solito, era da tanto che non lo facevo.

    Kuruki Tamisako
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    Edited by ¬SasoRi - 4/5/2014, 10:55
     
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    Kuruki lo rassicurò sulla capacità della sezione -13 di contenere i suoi poteri, anche se quella rassicurazione suonò un po’ strana alle orecchie del ragazzo: cosa esattamente intendevano con “è tutto una finzione”?
    Non approfondì il discorso, così come non lo fece riguardo alla vicinanza di Tatsuya ai minus, ma mise le due notizie in un angolo della sua memoria, sperando di non dimenticarle.
    La ragazza sembrava aver apprezzato la sua proposta e si era preparata con annesso cambio di vestiti e comparsa di armamento. Un altro suo potere? Così vestita gli faceva uno strano effetto: era decisamente attraente, ma in qualche modo anche inquietante. In ogni caso sembrava impaziente di incominciare e il ragazzo non voleva deluderla.
    Aspetta un attimo che mi sistemo…
    Si distese sulla panchina, intrecciando le mani dietro la nuca per sorreggersi la testa mentre dormiva. Non era il massimo della comodità, ma per come era messo anche un sasso sarebbe andato bene.
    E poi? Poi semplicemente chiuse gli occhi e dormì, cedendo al sonno che lo reclamava.
    E le porte del sogno, da quasi tre anni sbarrate, si spalancarono.



    Sognò di camminare per un deserto ricoperto di ossa. Sognò un corvo che volava alto nel cielo. Gridava: “Haiiro, Haiiro, dalle ali color della cenere. Haiiro, Haiiro, che porta dolore e sofferenza senza sapere perché.” E poi il corvo cadde a terra morto. Era stato lui, Haiiro, a ucciderlo. Perché l’aveva fatto? Non lo sapeva…
    Centinaia e centinaia di corvi coprirono il cielo e si lanciarono verso di lui. Gridavano: “Peccatore, peccatore! Che le tue ali si tingano di nero!”. Sentiva il loro gracchiare impazzito e il battito incessante delle loro ali, un baccano che copriva ogni altro rumore. Sentiva il loro fetore, puzza di morte e escrementi, coprirgli il naso. Il nero delle loro piume nascondeva ogni cosa: la terra, il cielo, la luce stessa.
    Ma la sensazione che più lo affliggeva era il terribile dolore della sua carne che veniva strappata dal becco degli uccelli. Beccata dopo beccata, brandelli di carne che si staccavano e venivano divorati. Beccata dopo beccata, quel dolore continuava fino a fargli credere che non esistesse null’altro.



    Questo è il primo sogno di Haiiro. Si materializza come visione nella testa di Kuruki, ma anche se è solo una visione le sensazioni che trasmette sono più che vivide, tanto da sembrare reali: il baccano insopportabile degli uccelli, il loro fetore e più di tutto il dolore della carne che viene straziata. Tutte queste sensazioni colpiscono la ragazza e, in misura molto minore, come vaghe impressioni, gli altri avventori del Luna Park.
     
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    Bene, finalmente le cose iniziavano a farsi interessanti, non perché fino ad ora mi ero annoiata, anzi, però preferivo di certo sfogarmi un po' in un combattimento rispetto ad una chiacchierata, è passato così tanto tempo dall'ultima volta...
    Il sogno di Haiiro si materializzò non appena lui si addormentò su quella scomodissima panchina, ma d'altronde anche per lui era passato così tanto tempo dall'ultimo riposo degno di questo nome.
    Ci trovavamo in un deserto ricoperto di ossa; un corvo solitario nel cielo che gracchiava qualcosa contro Haiiro e poi cadde a terra, senza vita. Le cause di ciò erano a me sconosciute, ma dopo questo avvenimento uno stormo enorme di corvi si avventò su di noi, gracchiando parole apparentemente prive di senso e tentando di dilaniare le nostre carni con il loro becco appuntito. Il loro gracchiare era così.. FASTIDIOSO! E il tanfo che emanavano... DISGUSTOSO!
    Crepate tutti, maledetti esseri senza uno scopo!
    Intanto i corvi non smettevano e continuavano a beccarmi e iniziai a provare la sensazione di essere divorata viva dagli stessi. Tuttavia, per quanto il dolore fosse intenso, sapevo benissimo che non sarebbe mai stato forte quanto quello provato in passato e che tutto sarebbe poi stato risistemato dal mio minus. Dunque sopportai il dolore senza fare nulla di particolare, ovviamente ecludendo una risatina isterica che risuonò nell'aria come un'avviso.
    IHIHIHIHHIHHIHHIHH

    Kuruki Tamisako
    The Beast inside me



    Se c'è ancora qualcosa di sbagliato dimmelo :asd:


    Edited by ¬SasoRi - 5/5/2014, 10:21
     
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