[CONCLUSA]Tremenda voglia di giocare

Aperta - un posto

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    a "don't tap the white tile" .

    Perché è di questo che c'è da parlate qui, di un gioco per pochi. Un gioco semplice ma complesso che richiede coordinazione e notevole velocità. Probabilmente molti vorrebbero avere dei superpoteri per andare avanti all'infinito in questo gioco, un bellissimo gioco.
    Rei, anche senza tali poteri, era intento a disputare svariate partite alle varie modalità di questo giochino casual scaricato il giorno prima sul cellulare. E' quel giochino che fai quando non sai che fare, una modesta applicazione che, come molte, ti sembra faccia bene al tuo cervello per migliorare chissà quale capacità nascosta.
    Ma ora una descrizione ambientale...
    Seduto su una delle decine di panchine di legno scuro su scheletro di metallo nero lucido, intento a giocare e ascoltare la melodia prodotta dal gioco, Rei non si guardava intorno. Lo aveva fatto prima, ovviamente.
    L'ambiente era molto bello e confortevole vista la brezza che tirava. Il verde tutto attorno non era male e, nonostante il non troppo armonico canto degli uccelli, c'era una calma molto piacevole. Lui intanto aveva fatto come al suo solito e aveva passeggiato per le lunghe vie della città ascoltando la musica e guardandosi intorno attraverso le spesse lenti nere degli occhiali da sole. Come al suo solito ovviamente cercava di non passare mai più di una volta dallo stesso posto o davanti a delle persone che aveva visto precedentemente, giusto perchè ha il timore di esser considerato strano. Così era finito stanco e accaldato in questo parco e, dopo un'attenta ricerca di un posto isolato, aveva scelto questa panchina all'ombra di un albero qualunque. Albero che non sapeva riconoscere, non un pino o qualcosa di simile. Un abete? Boh, non è importante.
    Nel cielo le nubi passavano veloci mentre lui era intento a provare e riprovare a battere i propri record. Il gioco aveva poi dei pop-up che lo avvertivano di dover prendere una pausa, così ogni qual volta ne vedeva uno lui seguiva il consiglio e cambiava modalità di sfida, prima con una più semplice e poi con una semplicemente differente. Prima Zen e poi Arcade...
    Il gioco è semplice, premete ritmicamente le piastrelle nere ed evitare quelle bianche (appunto come dice il titolo). Certe volte scorrono e la sfida diventa di pura resistenza nel vedere quanto si resiste all'aumentare di velocità delle suddette piastrelle, altre invece è lui a muovere lo scenario colpendo le piastrelle nere e in quel caso appunto è pura velocità e si guarda quante piastrelle colpisce in quanto tempo. La grafica del gioco è molto minimale, quattro file verticali su cui scorrono caselle bianche o nere (colore cambiabile) e scritte generalmente bianche su sfondo nero con variazioni vice-versa. Inoltre il gioco fa si che venga prodotta una nota ogni volta che il dito poggia sullo schermo, queste note di piano vanno a comporre melodie impostabili e, se si sbaglia, un frustante suono di sconfitta. In altri casi ancora è possibile sentire l'esultare di una folla quando si batte il proprio punteggio, o anche impostare il suono default che trasforma le note di piano in suoni bassi o alti simili a quelli di quando si scoppia una bolla da carta per imballaggi. Suono molto buffo.

    Lui ovviamente ascoltava la lunga melodia prodotta dal suo tamburellare i pollici sullo schermo, una melodia dolce di piano estratta da uno dei suoi film preferiti. Quella musica normalmente gli metteva un po' di nostalgia e lo spingeva a rivedere il film da cui era tratta, ma oggi aveva altro per la testa. Le mani erano sudate e impegnate a muoversi quanto più velocemente e precisamente concessogli. Lui era ormai convinto che sentire quegli applausi un'altra volta sarebbe stata una gioia indescrivible e percepiva ogni nota di quella canzone come mai prima d'ora. L'aveva imparata a memoria già da molto tempo e ora era curioso che lui la percepisse come un modo per capire come e quando le caselle nere si sarebbero alternate a quelle bianche anche solo dai periodi e dall'alternarsi di quei silenzi. Lui percepiva più i silenzi, chiava della musica in se e ora...
    "ARGH! Non di nuovo!"
    Un altro errore e la voglia di controllare l'ora, scoprire di aver fatto già un’oretta di gioco e la tremenda voglia di tornare a casa giocando a un gioco in cui era più capace, qualcosa come "2048".
    Giusto un’ultima partita, tanto sta arrivando qualcuno.

    Edited by Maicol Goldlion - 25/11/2014, 21:42
     
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    La giornata era molto piacevole, una di quelle dove il Sole sembra quasi sussurrarti all'orecchio i suoi radiosi inviti a trascorrere del tempo all'aria aperta, bramoso di tingerti di chiaro con il suo tenero calore.
    In una giornata al solito molto impegnata, la prospettiva di lasciarsi coccolare dai dolci raggi solari era troppo allettante e per questo, non appena le si presentò l'occasione, Ichi Nakajima delegò temporaneamente i suo doveri da presidente alla sua vice e si preparò ad uscire dal Maid Caffè per concedersi un po' di relax nel vicino parco.
    Indossati gli abiti casual, presa la borsa con il libro dei Canti di Catullo, si tuffò in quello che le sembrò un mare di luce, oltre la porta dell'edificio.
    La distanza non era troppa, agilmente percorribile con una passeggiata di una decina di minuti. Quando era già sul soffice manto erboso, sfiorata dalla delicata brezza, avvertì una lieve e piacevole melodia nell'aria che aumentava d'intensità ad ogni passo. Poi il silenzio ed una leggera smorfia di fastidio sul bel volto di Ichi: la sua panchina preferita era occupata.
    Non esattamente la miglior prima impressione per quel ragazzo.
    La ragazza si sedette sulla panchina difronte e, senza alzare lo sguardo, imbracciò il suo libro di poesie decisa a rilassarsi anche in una atmosfera di odio ed amore.
     
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    Quel momento è stato il più particolare... Quello in cui il cervello di Rei è imploso in un misto tra stupore e incapacità di comprendere. Che cosa stava succedendo in quel momento? Da una parte il suo cervello sembrava completamente assorto dal mantenere il ritmo orami ipnotico, dall'altra sembrava sul procinto di esplodere. Il susseguirsi di note lo mantiene in uno stato di autocoerenza che evita il completo annientamento della sua lucidità. Il gesto ripetitivo e la musica familiare sono così l'unica corda legata all'ancora della sanità mentale...

    Una ragazza del secondo anno, una delle tante in questa zona. Ma lei era particolare, Rei l’aveva già incontrata tempo prima. Allora non si poteva parlare d’incontro ma c’era vicino, l’aveva vista un giorno in cui avevano preso lo stesso treno e per casualità lei era in quella carrozza quell’unico giorno. Mentre lei parlava con le sue amiche lui pensava “carina ma certo non il mio tipo”; questo era un pensiero strano e ora lo è più di prima visto che in questo momento “non il mio tipo” non è un aggettivo che può attribuirle.
    Si dice che a un ragazzo servano 8.2 secondi per innamorarsi e dunque in questo caso deve averla osservata per soli 8.1 secondi la prima volta e l’ultimo decimo in questo momento.

    Non riusciva a creare un contatto visivo ora che era bloccato sullo schermo, le dita non osavano staccarsi dallo schermo e ora lo premevano con tanta velocità e tanta forza da fargli credere di poterlo rompere.
    Voleva guardarla ma non riusciva, come se qualcosa di più forte in lui premesse contro la sua testa tenendola bassa. Non era immobile ma fatta eccezione per le dita sembrava esserlo.

    Così d’un tratto si rese conto di star sudando.
    Si sentiva colpito da un macigno e ora vedeva a chiare lettere le parole che sancivano la sua sconfitta.
    “Canti di Catullo” Quale persona sana di mente avrebbe letto quella roba in un parco? Chi diamine era quella ragazza. Oh, beh... nel frattempo aveva anche superato il proprio record di ben due caselline.

    Edited by Maicol Goldlion - 21/1/2015, 20:32
     
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    Ichi aprì ad una pagina casuale il suo libro di poesie, una qualunque le sarebbe andata bene per potersi rilassare, riuscendo anche a tollerare, grazie alle sue capacità di concentrazione, i suoni emessi da gioco in cui si stava cimentando il ragazzo che aveva davanti, l'usurpatore di panchine.
    Poi un suono diverso, una folla in festa, forse aveva battuto il suo precedente record e quella era la reazione scriptata del gioco? Quale che fosse la spiegazione, quella variazione sul tema musicale giunse ad Ichi come un atto bellico, una violazione del suo diritto a godersi quel poco tempo libero che, con grande difficoltà, riusciva a ritagliarsi.Con un fastidio crescente, abbandonò la lettura intenzionata ad esprimere il suo malumore, ma si trattenne. Notò che quel ragazzo stava sudando e certo non faceva così caldo da giustificare la cosa. Messo da parte l'intento di riprenderlo, abbracciò il proprio lato più responsabile.

    Ti senti bene?

    Era una domanda di circostanza, niente di eccezionale, ma si sentiva in dovere di accertarsi se quel tipo aveva la scusa di star male.
     
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    Fermo com'era, gli era impossibile risponderle. Manteneva lo sguardo fisso al cellulare, così a lungo da arrivare a vedere la schermata di blocco. Cercò in un primo momento di alzare lo sguardo ma la sola idea di vederla in faccia lo terrorizzava.

    E se mi trova brutto, o se ho qualcosa in faccia... potrebbe riderne, n-ne soffrirei troppo

    Poi pensò di rispondere ma la gola era arida e la lingua bloccata come da ragnatele. Anche in questo caso i suoi pensieri si manifestarono come una serie di dubbi; perplessità più simili a una perenne scelta della mossa da fare che a vere e proprie domande.

    Come dovrei risponderle? Dire di star bene sembra adatto ma le mentirei e questo certo non è ciò che voglio!

    Vagava nel nulla isolandosi e continuando a mantenere un'espressione di rammarico o tristezza. Il suo sudar freddo lo stava tradendo e ora, nel momento in cui l'improvvisazione doveva esser la più spontanea, gli veniva meno anche la più semplice battuta.

    D'un tratto si rese conto di star avanzando, nonostante l'esser fisicamente immobile. Il suo corpo stava andando in avanti e in lui non vi fu nemmeno la reazione di metter in avanti le mani o di proteggere il cellulare. Colpì con la testa il duro asfalto grigio senza emettere il minimo fiato, né per dolore, né per altro.
    A questo punto semplicemente cadde di lato e finse lo svenimento, non che potesse fare qualcosa di diverso.

    Sono un idiota... Si disse.
    Proprio non capiva perchè quel panico da palcoscenico... sentiva di star percependo le stesse sensazioni di quando, giocando ai videogiochi, non riusciva a completare al 100% le missioni andando a portare la storia verso un finale più brutto, anche se di poco.
    Almeno nei videogiochi poteva "riprovare", lì invece no e questo suo "non riuscire a definire la giusta mossa" era una diretta conseguenza di questo suo fisso pallino di perfezionismo. Lo era? Si è così... Pensò dopo questo stesso ragionamento.
    Sono un idiota... Farfugliò impercepibile.
     
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    Oh cielo!

    Urlò quasi balzando in piedi, facendo cadere a terra il suo libro, vedendo quel ragazzo che si accasciava così all'improvviso.

    Ed ora che faccio? Che faccio?

    Per un attimo sembrò andare nel panico, poi si ricompose e si concentrò per ricordare quali sono le procedure. Si avvicinò e mise due dita davanti bocca e naso, il respiro era presente, quindi le vie aeree non erano ostruite, non c'era bisogno del CPR ed il battito era obbligatoriamente presente. Si doveva trattare di svenimento e c'era solo una cosa da fare, prima di chiamare i soccorsi, porlo in posizione laterale di sicurezza. Non verranno illustrate nel dettaglio tutte le manovre, basti sapere che aveva tenuto al Maid i corsi di sicurezza su come agire in caso di perdita di conoscenza, sapeva quel che faceva.
     
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    Si stava avvicinando, anzi, ormai era sopra di lui.
    Il cellulare lampeggiava di fronte ai suoi occhi senza emettere alcun suono. Sentiva come se il cielo stesse cadendo e la terra sprofondando sotto di lui. Il suo senso di posizione era impazzito e percepiva una perenne caduta verso l'alto. Era orribile e bellissimo. Si sentiva quasi felice in momento e il contatto con la ragazza gli sembrava confortante e allo stesso momento la causa di quel malessere. Era ormai a pochi centimetri da lei mentre si stava avvinando quando il suo cervello impazzì di colpo, percependo la scena da una visuale esterna si chiedeva cosa sarebbe successo.
    Voleva sono rialzarsi e fingere che non fosse successo nulla. In quel preciso istante si rese conto di stare ormai nel buio più totale percependo solo un formicolio alle gambe e alle braccia. Non sapeva cosa stava succedendo attorno a se, cadeva pur rimanendo ancorato al terreno da una forza incontrastabile.

    La luce gli si palesò sulle retine accecate l'istante dopo. Non poteva reagire mentre lei gli apriva gli occhi per controllare le reazioni. Gli sembrava di esser morto per arresto cardiaco, gli sembrava che quella stessa ragazza glie l'avesse rubato con lo sguardo.
    Era divina avvolta com'era dai raggi del sole, con quei capelli neri che ondeggiavano al vento mentre quello sguardo serio e sereno lo confortava.
    Voleva dire qualcosa, anche solo il suo nome. Ci provò ma la gola era secca come la sabbia e la forza gli veniva meno in ogni suo muscolo.
    Voleva solo parlarle.

    In quel momento il lui nacque Script Review.
    Da quella volontà di imporsi su quel copione che percepiva già scritto, da quell’incapacità di reagire al mondo e da tutto quel dolore.
    Come se fosse nato in lui il fuoco che non poteva più spegnere e che sarebbe arso inconsapevole fino a distruggerne le ossa.
    Un potere che gli serviva, che non voleva e di cui non avrebbe mai capito l'esistenza.
    Interagì con lui fin da quell'istante, non visto e impercepibile.

    Rei svenne completamente.
    Così nacque in Ichi l'intento di chiamare i soccorsi.
    Prese il cellulare da terra componendo il numero in tutta fretta e chiedendo un'ambulanza per il ragazzo.
    Subito dopo mise il cellulare in tasca come faceva sempre.
    Infine l'ambulanza arrivò un minuto dopo raccogliendo il ragazzo e portandolo al pronto soccorso.
    Ichi rimase li ancora un po' preoccupata.
     
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    I soccorsi arrivano celeri mostrando una grande efficacia e tempestività. C'era poco che Ichi potesse fare mentre caricavano quel ragazzo sull'ambulanza per trasferirlo in ospedale. Svenire in quel modo era molto strano, Ichi si domandava se potesse essere colpa di un'insolazione, magari era stato tutto il giorno su quella panchina a giocare con il telefono e produrre rumori molesti.

    Lo escludo, le condizioni non sono così critiche da fargli prende un'insolazione e non è nemmeno albino.

    Si interrogò sella possibilità di accompagnarlo in ambulanza, ma non le parve opportuno, lei era un'estranea e probabilmente non l'avrebbero nemmeno fatta salire sul mezzo, oltre al fatto che non era detto che quel ragazzo sarebbe stato felice di trovarsela vicino, quando si sarebbe ripreso. Mentre guardava l'ambulanza allontanarsi, Ichi pensò che c'era solamente una cosa che potesse fare: raccogliere il libro, sedersi sulla sua solita panchina e rimettersi a leggere i canti riprendendo da dove aveva lasciato.
     
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    Che dire, role corta la cui funzione è poi diventata quella della spiegazione del tuo "cambio di potere", se così possiamo chiamarlo :asd:

    EXP: 8

    Mic si prende invece i 5 exp da master v.v
     
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