[CONCLUSA]Verso l'Origine, il battito del domani. Risveglio. - parte 2

Narrazione privata.

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    Io sono Tatsuya Kamishiro.
    Ho un talento naturale nel mettermi in situazioni complicate con le ragazze,
    mi preoccupo per tutti facendo così preoccupare gli altri per me.
    Leggendo l'animo delle persone ho distrutto il mio.
    Incontrando gli altri ho perso me stesso.
    Ed oggi...sono morto.
    Ma non è un problema, perché io non esisto.


    Parole che si perdevano nell'oscurità.

    Cos'è questa roba?

    Per un attimo vide impressa sulla retina la propria immagine, come se avesse osservato un se stesso troppo luminoso ed avesse chiuso gli occhi.
    In effetti i suoi occhi erano serrati.

    Non riesco ad abituarmi a questa oscurità.

    Era ciò che lo aveva appena risucchiato oltre quella porta che si ergeva nel nulla.

    Se li tieni chiusi dubito che vedrai qualcosa.

    Un'altra volta la voce fin troppo simile alla sua e della quale si era fidato.
    Lui comunque non li apriva, non voleva sentire quella sensazione di oppressione.
    Tuttavia, cosa che non si aspettava, attraverso le palpebre iniziò a vedere un gran turbinio di luci, di raggi e di colori. Non durò molto, solo quanto serviva.

    Nelle orecchie di Tatsuya riecheggiò un pianto.
    L'istinto lo costrinse ad aprire gli occhi contro la sua volontà, anche quel pianto gli era familiare.
    Davanti ai suoi occhi vide un bambino molto piccolo: si trovava all'asilo ed era in tenuto in disparte da tutti. Gli altri bambini, quelli che lo consideravano, gli urlavano contro qualcosa che non riusciva a capire. Osservandolo, Tatsuya sentì qualcosa smuoversi dentro la propria testa.

    Lo riconosci?

    Si. Quello....dovrei essere io. Straniero, gli altri bambini mi chiamavano straniero ma ovviamente non riuscivo a capire cosa dicevano. Avevo due anni, Cheria era ancora in braccio a nostra madre e Sophie ancora non era nata. Ci eravamo appena trasferiti, è il mio primo giorno.

    Che altro ricordi?

    Poco. I ricordi di quel tempo sono molto confusi, ero troppo piccolo. So solo una cosa, non ero solo.

    Di fianco al bambino apparve una bambina dagli occhi verdi ed i capelli di un castano chiarissimo.

    Quello stesso giorno si era trasferita anche una bambina. Due trasferiti nello stesso giorno, dello stesso anno e nella stessa classe, quante sono le possibilità? Eppure fu quella la prima volta che incontrai Lili. Non ci capivamo l'un l'altro, non parlavamo la stessa lingua, lei è norvegese mentre io sono... però non avevamo bisogno di capirci, ci bastava stare lì, insieme, e tenerci per mano. In questo modo ci calmavamo, eravamo più sicuri e riuscivamo a sorridere. Fin dal primo momento siamo stati inseparabili, riuscivamo a resistere solo che avevamo l'un l'altra. Era quasi bionda, la prima ragazza che vedevo con capelli di quel colore. È da allora che sono tremendamente attratto dai capelli chiari. Fu difficile all'inizio, nemmeno le maestre sapevano come fare, però siamo riusciti a non arrenderci, abbiamo imparato il giapponese insieme e così ci siamo integrati con gli altri. Scoprimmo che ci chiamavano la coppietta perché passavamo intere mattinate tenendoci per mano. Fu difficile toglierci questa abitudine. Lei è l'unico mio ricordo dei tempi dell'asilo e non me ne servono altri.

    Allora perché l'avevi dimenticata? Non ti ricordavi più di lei, nemmeno sapevi che esistesse.

    Tatsuya rimase a riflettere per un attimo, era come titubante nel fornire l'unica spiegazione alla quale era giunto.

    I ricordi...mi sono stati cancellati dalla One Heart...?

    Non era una affermazione, ma una domanda. Oramai aveva rimesso in dubbio tutte quelle che erano le sue convinzioni e le sue certezze, viveva in un mondo completamente privo di senso ed aveva iniziato a sentire come inutile cercare di spiegarsi le cose.

    Ne sei sicuro?

    Tatsuya non rispose, preferì restare in silenzio.

    Continuiamo. Voi qui chi avevate?

    Noi? Avevamo i nostri nonni. In realtà non siamo veri parenti. Siamo stati davvero fortunati e finire in un posto bellissimo. Vivevamo in campagna, un piccolo paesino immerso nel verde. Sia i miei genitori che quelli di Lili lavorano per il gruppo Kurokami, dirigenti e capiturno, le case ce le aveva trovate l'azienda, quindi io e lei vivevamo piuttosto vicini. Lì, dove i bambini erano davvero pochi, abbiamo trovato una seconda famiglia. Erano tutti così premurosi con noi, con i piccoli bambini stranieri che si erano ritrovati nella campagna giapponese quasi per caso. Una coppia di anziani. nostri vicini, si prendeva sempre cura di noi quando i nostri genitori non c'erano. La nonna ed il nonno. Da subito ci insegnarono a chiamarli così. Non avevano avuto figli, non avevano nipoti, io Cheria e Sophie eravamo ciò che li rendeva più felici. Anche quando i miei se ne sono andati, loro ci hanno accolto nella propria casa per non farci lasciare gli amici.

    Cosa mi dici di Lili?

    Anche lei aveva trovato una nonna ed un nonno nello stesso modo. Avevano ancora un dojo di arti marziali. Suo nonno era stato un grande lottatore, conosceva ogni tipo di arte ed era un grande maestro. È stato lui ad insegnarci l'arte di combattere con l'asta. Ricordo che andavamo sempre insieme da lui per allenarci, poi passavamo dalla nonna per la merenda. Eravamo un'unica grande famiglia.

    Tra tutti questi quali sono i ricordi che avevi perso?

    Ricordavo solo la nonna ed il nonno. Niente dei nonni di Lili. Nulla di quei tempi, tutto era come cancellato. La One Heart...

    Perché insisti con qualcosa che non sai?

    Quella voce lo interruppe bruscamente, non voleva nemmeno che lo dicesse, non voleva che addossasse ogni responsabilità di quella cosa alla sua anormalità.

    Se eri solo tu, perché nessuno ha mai parlato di Lili? Le tue sorelle, i tuoi genitori, i tuoi nonni, qualcuno ne ha mai parlato? Se fosse scomparsa solo dalla tua memoria ne sarebbero dovute restare le tracce.

    Quel discorso sembrava al contempo campato per aria ed estremamente sensato.

    No, nessuno ne ha mai parlato. Non ho mai visto una foto, non ne ho mai sentito parlare, era come se non esistesse finché non l'ho incontrata.

    E come hai fatto a ricordare?

    È stato grazie a...

    In quel momento Tatsuya realizzò qualcosa che aveva sempre avuto davanti agli occhi ma che non aveva mai avuto la forza e la volontà di vedere.

    La One Heart ti ha fatto ricordare. Tu hai visto i ricordi di Lili e da lì hai ricostruito i tuoi. La One Heart non ti ha mai cancellato nulla, ha sempre e solo cercato di restituirti le memorie che avevi perso.

    Ma allora...

    La sua volontà vacillò, una sensazione di vuoto si stava facendo strada nel suo petto.

    Perché ho perso i ricordi? Perché tutti li hanno persi? Perché la stessa esistenza di Lili, della mia più preziosa amica, la prima ragazza per la quale abbia mai provato qualcosa, era stata rimossa? Non può certo essere opera di qualcuno o un caso...

    Nulla di quel che ci...ti è accaduto è un caso!

    Io non ti capisco! Spiegati meglio!

    Hai mai avuto la sensazione che le cose andassero in un modo innaturale? Che la tua realtà seguisse delle regole troppo assurde? Coincidenze, casualità, probabilità, non ti sono mai sembrate fin troppo strane? Il modo in cui hai conosciuto Lili, un evento fin troppo improbabile per non dire impossibile. L'abitare vicino, anziani signori che vi fanno da nonni. In un paese estero tu non sei mai stato da solo. Non hai mai dovuto patire la solitudine.

    Ho avuto solo tanta fortuna...

    Fortuna? Solo tanta fortuna? Già, è così che spiegano le cose quelli che hanno abilità superiori al normale.

    Andiamo, non posso certo aver controllato gli eventi! Che assurdità vorresti farmi credere?

    La voce tacque, non aveva bisogno di aggiungere altro.
    Le immagini esplosero.
    Quel mondo che mostrava quei due bambini che si tenevano per mano esplose riducendosi a polvere. Tatsuya si coprì istintivamente la faccia con le braccia, ma non ce ne era bisogno.

    Quand'è che hai sentito il vuoto?

    Era vago, ma il significato di quelle parole appariva quanto mai chiaro.

    Quando....quando mi ha lasciato.

    Spiega meglio.

    Quando Lili se n'è andata.

    Aveva soffocato le parole, nella sua mente stava riaffiorando quel dolore, ma non riusciva a ripescare le immagini.

    È inutile, non puoi davvero ricordare. Non puoi ricordare quello che è stato l'inizio.

    Nell'oscurità totale di quel mondo senza luce si accese una fiammella.

    No, non farmelo rivedere. Non farmelo rivivere.

    La fiammella crebbe ed avvolse quelle tenebre. Tra la luce si formarono i contorni di una strada tra delle case di campagna.
    Un'auto sulla via radunava attorno a sé tutta le gente di quel paesino.
    Una ragazzina stava piangendo sulla spalla di un ragazzino della stessa età. Vicino c'erano le due sorelle di lui.

    “Non voglio andarmene...”

    Singhiozzava la bambina. Lui, però, restava freddo, non perdeva la compostezza.

    “Ma poi torni. Sarà per poco. Tra qualche giorno giochiamo di nuovo.”

    Cercava di rincuorarla, di farle forza, ma quello che aveva di più bisogno di un sostegno era lui.

    “Andiamo lontano, in Finandia. Non so nemmeno dove sta.”

    Tatsuya fece un sorriso amaro rivedendo quella scena. Lili sembrava sempre così forte ma era comunque una bambina ancora piccola, non sapeva nemmeno dire correttamente Finlandia.

    Ma non è che non ci vediamo più. Verrai dai nonni in estate, verrai a trovarmi e poi io verrò a trovare te.

    Aveva ripetuto insieme a quel bambino.

    “Non è che non ci vediamo più.”

    Aveva concluso il se stesso di quel ricordo.

    Invece sono passati dieci anni. Abbiamo aspettato per dieci lunghi, assurdi anni. Perdonami, Lili. Perdonami.

    I due bambini furono costretti a separarsi.

    “È ora.”

    Disse la mamma mentre faceva salire la bambina sulla macchina che li avrebbe portati all'aeroporto.
    Il bambino non diceva nulla, guardava la scena, guardava la sua amica che gli veniva portata via senza versare una lacrima, trattenendo il pianto nei suoi dorati occhi lucidi.
    C'era tristezza nell'aria. Tutta la gente attorno guardava con tristezza la macchina partire ed allontanarsi: la nonna della ragazza piangeva perché le stavano portando via la sua nipotina, i bambini guardavano non avendo ben capito cosa significasse una partenza di quel genere, anche le sorelle del bambino piangevano, ma non lui.
    Finché non riuscì più a resistere.
    Iniziò a correre dietro la macchina con tutte le sue forze, cercando di andare più velocemente possibile. Inseguiva quella macchina con le guance rigate da quelle lacrime che non era più riuscito a trattenere.

    “LILII!!”

    Urlò con quanta aria aveva nei polmoni.
    La ragazza nella macchina si divincolò e riuscì a sporsi dal finestrino.

    “TSUU!!”

    Riuscirono a rivedersi, ad incontrare i loro sguardi per un'ultima volta prima che lei fosse costretta a rimettere la testa dentro.
    Non arrestarono l'auto, non c'era tempo da perdere a causa dei capricci di due bambini.
    Il ragazzino continuò a correre cercando con la mano di raggiungere la sagoma sempre più lontana dell'auto, poi perse l'equilibrio e cadde.
    Rimase lì a terra, incapace di rialzarsi.
    Piangeva.
    Tutto ciò che riusciva a fare era piangere.
    Per la prima volta non piangeva per il dolore di una caduta, nonostante si fosse sbucciato entrambi i ginocchi su una strada sterrata, piangeva perché per la prima volta aveva provato il dolore della perdita.

    Dopo poco i suoi genitori lo andarono a raccogliere come un frutto caduto da un albero violentemente scosso dal vento.
    Lo riportarono a casa per medicargli i ginocchi feriti, era l'unica cosa che potevano fare, non potevano curare il suo animo a pezzi.
    Il mondo sembrava spostarsi attorno a Tatsuya in modo che potesse sempre essere nel punto giusto, vicino al se stesso del ricordo.
    Vide avvicinarsi Cheria, sua sorella, aveva ancora gli occhi rossi per l'aver tanto pianto.

    “Anche tu andrai via? Un giorno mi abbandonerai anche tu?”

    Fu quella la prima volta che venne fuori la paura di quella bambina, la paura di essere lasciata da sola, di perdere anche suo fratello come era appena successo per quella che era anche la sua migliore amica. Fu la prima volta che le fece quella promessa.

    “No. Io non ti abbandonerò mai. Resteremo per sempre insieme. Io, te e Sophie. Nessuno riuscirà mai a dividerci. Te lo prometto. Te lo giuro.”

    Il tono del ragazzino era cambiato, si era fatto improvvisamente più distaccato e quasi più maturo, quello che era stato per lui un trauma, il vedersi strappare Lili, lo aveva costretto a maturare improvvisamente nonostante la tenera età. Soffocò il suo dolore, la sua tristezza, la sua rabbia per non vedere piangere Cheria, per volerla vedere di nuovo sorridere. Aveva bisogno di un suo sorriso, ma quello appena stentato che riuscì a strappargli con quella sua promessa, non gli era bastato.

    In quel momento stavo soffrendo troppo, sentii vacillare le mie certezze, capii che tutto quel che potevo costruire alla fine mi sarebbe stato strappato via o almeno ci avrebbero provato. Pensieri non proprio adatti ad un bambino di sei anni. Ho letto che spesso i ricordi legati a traumi vengono rimossi come tentativo della mente di proteggersi dal dolore emotivo, forse è per questo che non ricordavo più. Magari anche agli altri è successa una cosa simile...

    Abbassò lo sguardo, distogliendolo dalla scena che aveva davanti.

    Perché mi stai mostrando questo? Cosa vuoi ottenere? Cosa ti aspetti da me?

    Voglio colmare alcuni buchi della tua memoria. Prima non sei andato molto lontano dal vero, la mente riesce a rimuovere dei ricordi dolori per difendersi perché la sofferenza psicologica è ancor più grave di quella fisica. Questa era la sofferenza che avevi tu in quel momento. Devi ricordare cosa hai fatto dopo.

    Tatsuya non rispose, non aveva idea di cosa fosse successo dopo, non poteva far altro che tornare a guardare quel ragazzino, il se stessi di sei anni.
    Non sapeva se fu grazie alla One Heart o al fatto che quello che stava vivendo in terza persona era un suo ricordo, anche se dimenticato, riuscì a sentire i pensieri che in quel momento gli passavano per la testa. Tra tutto il mare di riflessioni, di angosce e di tristezza spiccò un certo pensiero.

    “Non voglio soffrire così. Non voglio che tutti soffrano. Siamo tristi perché non c'è più una nostra amica, perché è andata via. Se non l'avessimo conosciuta ora non saremmo tristi, se non ce la ricordiamo non possiamo essere tristi. Se non avessimo questi ricordi.... preferirei non avere questi ricordi, preferirei dimenticarla, che sia dimenticata da tutti per non soffrire. Non dobbiamo soffrire, non voglio soffrire!”

    Erano dei pensieri strampalati e confusi, frutto di una mente infantile, pensieri ai quali uno sano di mente non darebbe mai retta e li prenderebbe solo per quello che sono, stupidaggini.
    Ma cosa accadrebbe se colui che in quel momento pensa con convinzione quelle cose dovesse anche avere il potere per realizzarle? Se i desideri generati da una mente infantile sconvolta potessero diventare veri? Spesso si sente consigliare da sedicenti maestri di vita di “seguire il proprio cuore”, ma cosa accadrebbe se un bifolco seguisse il proprio cuore e finisse per stuprare la figlia del vicino? O per uccidere qualcuno che gli avrebbe fatto un torto? Seguire la propria emotività potrebbe sembrare una gran cosa, la realizzazione massima della propria libertà, ma se non viene sempre soppesata dalla ragione può portare ad atti gravi o, in casi estremi, a tragedie. Il cuore non spinge solo ed unicamente verso l'amore e la sua realizzazione romantica, ha anche desideri ben più bassi e negativi.

    Ho davvero desiderato una cosa simile?

    Chiese Tatsuya quasi sconvolto da se stesso.

    Non si tratto solo d'averla desiderata.

    Le immagini del ragazzino, della casa, dell'intero paese iniziarono a distorcersi. Strani fenomeni di rifrazione della luce avevano iniziato ad alterare la percezione degli oggetti presenti in casa, le loro condizioni ed anche la loro forma e colore.

    “Non voglio pensieri tristi!”

    Fu la supplica del ragazzino, l'urlo di disperazione che scaturì dai suoi polmoni.
    Tutto andò in frantumi.
    Gli oggetti, i mobili, la casa, tutto il quartiere con le sue persone si frantumò. L'intera realtà di quel luogo si era riempita di quei frammenti che iniziarono a muoversi, a turbinare, a ruotare scombinandosi e ricombinandosi attorno ad un unico centro, attorno al ragazzino.
    Solo lui era rimasto, con il suo lamento e la sua tristezza.
    Per un attimo, per un singolo istante dalla schiena del ragazzino scaturirono due fasci luminosi. Per un momento gli apparvero sulle schiena due ali di luce, poi queste si dissolsero in un grande pulviscolo luminoso. I frammenti accelerarono ad altissime velocità, divenendo indistinguibili e formando una scia continua attorno al bambino, poi quel vortice si allargò, i frammenti tornarono al loro posto e ricomposero tutta la realtà di quel luogo, realtà dalla quale la permanenza di Lili in quel paese era stata cancellata. Ogni segno della sua presenza venne eliminato, ogni ricordo cancellato dalla mente di tutti. Fotografie, filmati, note sui diari, tutto venne modificato per escluderla. Tutti dimenticarono d'averla incontrata.

    Quello è stato il tuo primo e più grande errore.


    Edited by .Micael. - 6/7/2014, 19:33
     
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    La scena era ancora davanti ai suoi occhi, stava continuando a vedere il se stesso bambino che, in preda ad un grande dolore, ad una forte emotività, aveva cancellato le prove dell'esistenza di Lili dal suo mondo.
    Nel guardarsi, Tatsuya iniziò a provare una sensazione di nausea.
    Era nauseato da se stesso, capace di desiderare una cosa tanto orribile solo perché spaventato dall'idea di soffrire troppo l'addio della sua amica.
    Era nauseato dalle situazioni che fecero si che lei dovesse andarsene in un posto tanto lontano da lui.
    Nauseato da un potere che era stato capace di far avverare un desiderio così folle, così egoistico, così puerile.

    Sono stato io...

    La sua mente era completamente vuota, non riusciva a pensare a nulla, non poteva credere possibile una cosa simile.
    Continuava a guardarsi nella nuova posizione che aveva preso, riverso sul divano come se fosse esausto dopo un grande sforzo. È a quel punto che si rese conto che qualcosa non era andato come si sarebbe aspettato: continuava a non ricordare nulla.
    Gli altri ricordi che aveva perso, i ricordi della sua amicizia con Lili e di come si erano conosciuti, erano riaffiorati nella sua memoria dopo averli visti, sia quelli visti nella mente della ragazza, sia quelli che gli erano stati mostrati poco prima; questi invece sembravano non esserci.

    Si domandava se quello in realtà non fosse un inganno, che quel ricordo sulla cancellazione di Lili fosse solo un falso, come un filmato che gli era stato mostrato solo per convincerlo e fargli credere determinate cose. Ma cosa? Che lui avesse un potere talmente grande da riconfigurare la realtà? Ma questo gli era già stato detto più volte dagli Imperius Novus e quello non poteva certo essere un loro inganno, dopo aver incontrato Shiro loro non avevano più potuto interagire con lui e la loro presenza era stata esclusa da quel mondo.
    Doveva convincersi di essere un negativo? Abbandonare l'idea della sua rettitudine ed abbracciare la prospettiva di essere solo un codardo ed egoista incapace di accettare le cose che non gli piacciono? Non molto diverso da quel che gli aveva urlato sua sorella Cheria pochi giorni prima, oltre a cose ben più pesanti, inoltre che ci sarebbe stato da guadagnare nel convincerlo di un qualcosa che, dentro di sé, già pensava?
    No, non avrebbe avuto senso. Non poteva ingannarlo.
    Raccolse il proprio coraggio e chiese nonostante temesse la risposta che la voce che lo guidava gli avrebbe potuto dare.

    Questo ricordo...non c'è traccia di questo nella mia mente. Dov'era?

    La risposta non si fece attendere e fu data con una particolare semplicità.

    Dentro Idea.

    Ancora una volta veniva nominato questo fantomatico Idea. Gli voleva chiedere altre spiegazioni ma non ce ne fu bisogno, fu come se la sua guida avesse inteso quelli che erano i dubbi e le domande che gli stavano nascendo dentro.

    Idea è dove finisce tutto di te. È dentro di te ma esiste a prescindere da te. È l'unico collegamento che hai con il posto da dove provieni davvero, con Heaven Feel. Ti ho già detto che lì finisce tutto, ma non devi pensarlo come un magazzino o un archivio, lì ci sono le percezioni troppo fini o sfuggevoli alle quali non puoi accedere normalmente, ma è anche conservata una copia di tutti i ricordi che sono stati rimossi, sia i tuoi che quelli di chiunque altro, ma non è solo questo. Idea è dove le connessioni con l'Origine si fanno più forti, dove finisci ogni notte, dove si svolgono i tuoi sogni, dove hai potuto incontrare altri spiriti e dove ha trovato una casa Shiro. È lì che siamo ora, è lì che esiste realmente ciò che rimane del vero te.

    Le voce parlava e parlava, non sembrava mai riuscire ad arrivare ad una fine. Ad ogni parola nascevano altre domande, ogni singola risposta non era altro che uno stimolo alla conoscenza.

    Una cosa per volta.

    Non che fosse difficile arrivare a capire cosa gli potesse passare per la testa, la quantità immane di domande che gli stavano nascendo, eppure Tatsuya ebbe per la seconda volta la sensazione che qualcuno gli avesse appena letto dentro. Decise di tralasciare questo particolare, era la domanda che meno gli interessava fare.

    Tu non hai idea di come funzioni l'Origine, vero?

    E come mai avrebbe potuto conoscere un qualcosa del genere?
    La voce sembrò sospirare contrariata più da se stessa che da altri.

    L'Origine non è tutta rose e fiori, anzi, non ha nulla di davvero positivo. Dietro l'apparenza dorata di abilità onnipotente si nasconde la sua vera natura. L'Origine è una maledizione. Si, ti dona dei poteri immensi, che vanno oltre la tua attuale comprensione, ma il suo prezzo è troppo grande. Le piccole cose non hanno particolari controindicazioni, sono al livello di normali anormalità, sia positive che negative. Se uno si limitasse a queste vivrebbe tutta la vita convinto di essere come tutti gli altri anormali e se non affiorassero in modo cosciente crederebbe di essere una persona normalissima, un po' come te fino a poco tempo fa. Il problema sta nelle modifiche che vengono apportate alla realtà. Il mutamento richiede un tributo per poter resistere, un sacrificio. Ora penserai che siano i ricordi ciò che hai sacrificato, ma non è questo il caso. Forse per altre cose potrebbero anche bastare, ma non qui. Tu, per rendere effettive e mantenere le alterazioni hai dovuto sacrificare una parte del tuo spirito. Un frammento della tua anima si è distaccato e si è legato all'esterno, all'essere vivente più vicino a te in quel momento. Distruggendo te stesso, rinunciando alla tua integrità, puoi ridisegnare la tua realtà. La scomparsa dei tuoi ricordi è stata solo un effetto della modifica, tanto che non sono andati persi ma sono stati conservati dentro Idea insieme a quelli di tutti gli altri che sono stati coinvolti. Purtroppo i danni collaterali non sono stati solo questi. È come se fosse un'equazione. Se aggiungi da una parte aggiungi anche dall'altra, se sottrai da una parte lo fai anche dall'altra. Ogni azione, anche quella più buona e positiva, deve bilanciarsi con altrettanta sventura. È stato alla prima volta che l'hai usata per alterare il tuo mondo che sei stato condannato. Tutto parte da lì, dal desiderio di un marmocchio, è così per tutti. Il finale è sempre lo stesso, il sacrificio. Alla fine sacrifichiamo la nostra esistenza per rimediare ai nostri errori, ci addossiamo tutta la sventura per il bene delle persone che amiamo e con questo ci guadagniamo l'accesso all'Heaven Feel, il luogo della nostra prigionia dal quale vediamo la vita e la morte di coloro che abbiamo abbandonato. È questo il destino che aspetta tutti noi. È questa la vera essenza dell'Origine.

    Chiosò con fare grave, come se non avesse fatto altro che cercare un modo per concludere in crescendo e con una parvenza di solennità. Ci teneva all'effetto scenico anche se non sarebbe servito. Per qualche secondo regnò il silenzio.

    Quante...quante volte...ho fatto...

    La voce gli tremava, quel che stava sentendo lo stava spaventando.

    Tre volte.

    Me li mostrerai tutti e tre?

    La voce non rispose, era un fatto più che ovvio quello, aggiungere qualcosa sarebbe stato superfluo.

    Questo ricordo....il frammento...a chi si è legato?

    Come se si preparasse a dire qualcosa di spiacevole, nonostante ognuna delle ultime parole non fosse proprio la più lieta della notizie, fu un po' titubante nel rispondere.

    Sophie. Tu non te ne eri accorto, ma lei ti stava osservando nascosta dietro la porta. Il suo ricordo è anch'esso conservato qui, potremmo vederlo ma c'è altro da mostrarti. Comunque è lei che ospita il primo frammento ed ha una parte della tua anima. Gli effetti di questo ti sono ben chiari.

    Il Protos Heis...

    Sospirò Tatsuya.

    Le è stata trasferita una delle tue abilità. Casualmente lei è anche la più adatta a quel potere, il Genesis lo ha creato proprio partendo da quello e mettendoci un po' delle sue abilità innate di analisi ed emulazione. Protos Heis e Genesis sono due anormalità a tutti gli effetti ma che lei non dovrebbe avere. Anche se...è una fortuna che le abbia...

    L'ultima parte del discorso era fin troppo contrastante con il resto.

    Spiegati!

    Quasi glielo disse come se impartisse in ordine. Si stava stancando di mezze spiegazioni, di frasi lasciate in sospeso.
    Gli rispose.

    Sophie ha l'Origine.

    A Tatsuya tremarono le gambe. Restare in piedi gli costò uno sforzo non indifferente, ma aveva bisogno di sentire il continuo.

    Ti ho già spiegato come succede, la prima modifica ed è tutto perduto. Il frammento che si è legato a lei conteneva una parte della tua Origine e proprio quella parte ha impedito che si attivasse il suo potere. Lo sta disturbando da allora. La sua Origine è sempre lì ma non può attivarsi. Per ora questa Sophie è salva.

    Tatsuya fece un sospiro, sembrava che le cose fossero in una condizione tutto sommato buona. Doveva solo carburare in fretta e senza dover dare segni di cedimento che la sua sorellina avesse un'abilità autodistruttiva che l'avrebbe potuta portare ad una condanna eterna.

    Come può averla anche lei?

    L'Origine non è unica. Ce ne sono innumerevoli in questo mondo, ognuna con dei tratti comuni ed alcuni caratteristici. Ogni versione di quel potere è unica e, rapportata alle altre, è più o meno forte, in base alla natura dei tratti caratteristici. Alcune fermano il tempo, altre generano e distruggono materia o fanno collassare lo spazio-tempo. Noi veniamo indicati con un nome in base al tratto caratteristico più forte. Tu sei il Trismegistos, il Principe dell'Origine.

    Tatsuya scuoteva la testa.

    Io non sono un principe né niente del genere.

    Queste parole per te sono ancora prive di significato, ma ora non importa, ho altro da farti vedere, è necessario.

    La voce stava tornando all'argomento principale del loro incontro.

    Fammi vedere il prossimo frammento.

    Il prossimo è il terzo frammento.
     
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    Ma come il terzo?

    Protestò Tatsuya. Avevano visto solo il primo, perché stavano saltando il secondo?

    Quello....quello è meglio vederlo dopo...

    La voce non riuscì a dare una giustificazione e non sembrava nemmeno volerlo fare. La scena che aveva visto fino ad un momento prima esplose ma non fu sostituita da niente. Rimase solo la luce.

    Dovresti sapere quando è successo.

    E lo sapeva.

    Riguarda Shiro.

    Perché la desiderasti?

    Non ricordo di averlo fatto. Anche se...io la volevo...

    Ricordi questa situazione?

    La luce si diradò mostrando un nuovo interno. Un'altra casa, questa volta ben conosciuta. La scena che si apriva davanti ai suoi occhi era ambientata nella casa dei nonni, quelli acquisiti. C'erano vari bagagli a terra, sembrava che qualcuno stesse partendo. C'erano lui e le sue sorelle, avevano tutti delle espressioni estremamente tristi, ma in qualche modo la sua era risoluta a non tornare indietro nonostante gli si leggesse l'inquietudine negli occhi.

    Qui è qualche tempo dopo la partenza dei vostri genitori. È il giorno che avete lasciato la casa dei nonni per tornare alla vostra. Questo è tutto il dolore che vi portavate dentro ed il vuoto che vi aspettava. Tornati a casa vostra l'insofferenza era palpabile, non vi piaceva quella situazione ma ve la siete fatta piacere. Avete fatto di tutto per resistere ma questo non è stato indolore, avete sacrificato molto di voi stessi e sentivate sempre che vi mancasse qualcosa. Tu ti sentivi solo. Desideravi avere qualcuno accanto a te.

    Per non sentirmi più solo.

    Shiro portò una ventata d'allegria in tutte le vostre vite. Con lei era come avere una quarta sorella che riempiva un po' quel vuoto. Lei è stata ciò che vi ha fatto andare avanti e vi ha dato di nuovo la speranza. Tutti voi la amavate, ma l'Origine doveva bilanciarsi. Quei tizi vi trovarono e la sua esistenza venne compromessa. Un frammento era stato legato a lei, ma quando è tornata a te quello stesso frammento non è stato riconosciuto, la tua Origine si è disattivata ed il resto della tua anima si è spostato in Idea, sostituita dallo stesso frammento. La sventura che doveva bilanciare il bene la conosci. Potrai solo scegliere se lasciarti sopraffare o cancellarla dal mondo.

    Ho capito.

    Si limitò a dire Tatsuya. Il ragazzo si era distratto per un certo pensiero che si era fatto strada nella sua mente. Non riuscì ad evitare di chiederlo.

    Anche la partenza dei nostri genitori è colpa dell'Origine? Di un bilanciamento?

    Si.

    La pronuncia di quel monosillabo lo colpì forte. Lo scosse completamente fin nel profondo.

    Sono stato io...

    La consapevolezza di essere stato lui la causa di tutto, che una sua azione aveva distrutto la loro adolescenza e condizionato per sempre le loro vite, era un peso enorme. Si stropicciò gli occhi trattenendo le lacrime.

    È legata al secondo frammento?

    La voce non rispose, rimase in silenzio per alcuni secondi.

    Non vorrei farti rivedere questo, ma è necessario. I poteri sono influenzati dal nostro spirito e dal nostro carattere. Ogni nostra esperienza forma la nostra persona, farti rivivere certe esperienze serve a rimetterti nelle condizioni per usare l'Origine. Devi tornare ad essere quel che devi essere.

    Dimmi cosa è successo.

    Sarà una cosa estremamente pesante, per te.

    Dimmi per cosa ho distrutto le nostre vite!

    Questo lo dovrai vedere il prima persona.

    Detto questo, tutto esplose di nuovo in un turbine di luci e colori. La coscienza di Tatsuya vacillò, poi si spense, travolta da tutta quella luce, sopraffatta da un ricordo che non sarebbe dovuto esistere.
     
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    Dove sono? Prima ero in quel posto...non so come descriverlo. Prima l'oscurità, poi la luce, poi tutte quelle immagini e quella disperazione. Quella voce che mi guida. Dov'è finito tutto questo? Non posso essermi immaginato tutto, non avrebbe senso. Era tutto troppo vivido, tutto troppo reale. Certo che...devo essere davvero incasinato per non poter far altro che ritenere reale tutta quella follia. Però non capisco dove sono finito. Deve essere parte di quell'avvenimento che mi deve far vedere, ma per come ne parlava sembrava quasi spaventato. Ma cosa potrebbe mai essere? Cosa potrebbe essere più spaventoso di quello che mi ha mostrato fino ad ora? Qui c'è il mio secondo frammento. Qui c'è la modifica che ci ha messo in queste condizioni, ciò che per cui abbiamo sacrificato tutto. Cosa potrei aver desiderato? Cosa potrei aver voluto così fortemente da sacrificare anche la libertà di Cheria.
    Devo riuscire a capire dove sono.
    In effetti non è difficile dire dove mi trovo, è una strada. Il problema è capire che strada sia ed in che periodo. Al momento non mi torna in mente nulla, forse perché non è che ci sia qualcosa da vedere. Sono in maniche corte, deve essere estate o, più probabilmente per la temperatura, tarda primavera. Ho anche un orologio, segna le 16,25.

    ...

    Sento una voce, sta chiamando un nome che...è il mio nome. Non Tatsuya, sta usando il mio vero nome. Mi giro nella direzione della voce.
    Camicetta leggera bianca, gonna da sopra il ginocchio azzurra, capelli rossi legati in una coda che svolazza durante la corsa, gli occhi ambrati e quel sorriso che mi ha sempre fatto impazzire. È Cheria. Non la solita Cheria, qui è più piccola, più bambina. Credo che abbia 11 anni, quindi io ne dovrei avere 12. Era così tenera, così carina. Non la bellezza sfavillante che ha ora, con la sua figura perfetta, ed anche alquanto generosa, ed il viso bellissimo anche senza dover applicare alcun trucco. Quattro anni fa non era ancora sbocciata, ma era...era semplicemente Cheria. O Yuno, il nome giapponese che le ha dato nostra madre quando lei glielo ha chiesto. Forse è successo in questo periodo, l'età era questa e ricordo che facesse abbastanza caldo, quando le rubai il suo primo bacio. Non ricordo in che occasione o in che modo, ricordo solo che è successo.
    Ero davvero stupido, una cosa simile con mia sorella, anche se temo che, se non fosse per il maggiore autocontrollo e la maturità, anche ora succederebbe.
    Di lei non posso fare a meno e so che per lei è lo stesso. Dopotutto è stata Cheria a dirmelo, a dirmi di essere la mia anima gemella. Ed anche se non potremo mai avere quel che hanno gli altri, per ciò che siamo, noi non ne abbiamo bisogno.
    Tutto questo pensiero solo perché la sto vedendo, la sua versione undicenne, che mi corre in contro mentre mi saluta con ampi gesti della mano.
    Ha uno zaino. Ora che ci faccio caso lo ho anche io, forse siamo appena usciti da scuola? Quando uscivamo a quest'ora i nostri genitori non facevano in tempo a venirci a prendere, le possibilità che avevamo erano due. O aspettavamo a scuola, oppure in biblioteca, fino alla fine del loro turno e aspettavamo che ci venissero a prendere, o prendevamo l'autobus. Era una corsa di soli venti minuti che veniva sfruttata soprattutto da studenti e l'autista era un amico di famiglia, quindi non c'erano pericoli. Anche se eravamo ancora alle elementari preferivamo prendere l'autobus.
    Sophie non era con noi. Lei dopo le lezioni era impegnata tutti i giorni in duri allenamenti di ginnastica artistica in centri anche lontani dalla scuola, dove veniva accompagnata da due professori.
    I vantaggi di essere di essere, a 10 anni, riconosciuti come il più grande talento della nazione ed allo stesso livello di atleti olimpionici, già contesa da tre federazioni.
    Ora capisco anche come fosse possibile.
    Alzo la testa e mi guardo intorno e finalmente mi rendo conto di aver avuto, per tutto il tempo, la fermata dell'autobus alle spalle. Però non stiamo andando a casa. Questa non è la solita fermata dove prendevamo il bus, siamo lontani da scuola e sarebbe stata scomoda da prendere.
    No. Questo è un giorno particolare perché dovevamo andare all'acquario.
    Sto iniziando a ricordare qualcosa.
    I nostri genitori presero un permesso per evitare gli straordinari ed uscire da lavoro prima. Per risparmiare tempo loro dovevano passare a prendere Sophie alla palestra mentre io e Cheria saremmo li avremmo aspettati direttamente all'acquario. L'autobus passa proprio da qui.
    Però...noi non siamo mai andati all'acquario.
    Inizio a ricordare questa giornata, ma non ricordo assolutamente di esserci mai arrivato. Se la sto rivivendo ora, vuol dire che è successo qualcosa con l'Origine.
    Dov'è Cheria?
    Mi sono distratto guardando la fermata alle mie spalle, lei sta ancora correndo verso di me, ora sta per attraversare la strada per l'ultima volta. Non ha guardato.
    Ha sempre avuto questa brutta abitudine e non so quante volte l'ho ripresa, ero arrivato al punto di non farle più attraversare la strada da sola.
    Il mio corpo si muove da solo, sto cercando di fermarla in qualche modo urlando con quanto fiato ho in corpo. Sta arrivando un camion e lei non l'ha visto.
    No, non mettere piede sulla strada.

    FERMA!!

    Fa appena in tempo a girarsi ed a perdere il suo sorriso quando lo vede sopraggiungere.
    Quello non fa in tempo a fermarsi, è stato tutto troppo improvviso.
    Il forte stridio della frenata. Quel colpo. Il tonfo. Il mio mondo non ha più senso.

    Le sono già accanto, in ginocchio sull'asfalto le tengo la mano. Le lacrime non mi fanno più distinguere la sua figura, vedo solo il rosso aumentare.
    Mi asciugo gli occhi ma le lacrime non si fermano. Una piccola folla di persone sconvolte si è riunita attorno a noi, per me sarebbe come se non esistessero se non le implorassi di chiamare un'ambulanza mentre quel respiro irregolare e stentato sta cancellando la mia ragione.

    Andrà tutto bene.

    Dico, ma non riesco a guardarla. Ho girato la testa e chiuso gli occhi come se questo bastasse ad impedire che accada. Mi stringe più forte la mano ma cerco di resistere.

    L'ambulanza sta arrivando, andrà tutto bene.

    ...

    Con un filo di voce chiama il mio nome. Sento la pressione della sua altra mano sull'avambraccio, ma la sensazione umida mi fa sobbalzare, così guardo. Sul braccio mi è rimasta un'impronta rossa.
    Non riesco a parlare, non posso dire nulla mentre vedo la mia Cheria che mi sfugge via. Non posso fare nulla.
    Si è già fatta pallida, ma lei non può abbandonarmi, non così. So cosa è successo nei quattro anni successivi, lei anche ora è con me, non può lasciarmi qui. Deve essersi salvata, in qualche modo ce l'ha fatta ed ho cancellato il ricordo di questo avvenimento dalle nostre menti, deve essere così.
    Ma non stanno arrivando soccorsi.

    ..n...favo..e..

    Si, qualsiasi cosa per te.
    Le parole non mi escono, posso solo annuire mentre piango lacrime che non ho.
    Lei intinge le sue dite nel rosso e se le passa sulle labbra, ravvivandole di quel colore che copre l'aspetto violaceo.

    Baciami.

    Quest'unica parola le costa uno sforzo molto grande ed io non posso negarglielo.
    È questo quel giorno. Non era una bacio rubato, ma un macabro bacio d'addio.
    Mi chino su di lei e premo le mie labbra sulle sue mentre sento la vita che la abbandona.
    La abbandona.
    Mi ha abbandonato.
    Cheria è...

    No! Non posso permetterlo! Non finirà così!
     
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    Tutti i rumori cessarono, ogni suono scomparve dal mondo.
    Tutte le persone radunatesi attorno a loro si fecero più indistinte fino ad avere la loro immagine sostituita da una traccia energetica violacea. Non avevano più lineamenti, una consistenza ed anche la forma aveva perso significato.
    Tra quelle presenze apparvero altre tracce, anche lì dove non c'era nessuno. L'ambiente venne colmato dalle tracce energetiche di persone che non esistevano in quel mondo.
    Gli occhi di Tatsuya scintillarono ed iniziarono a cambiare colore dal basso, come un contenitore che prende man mano il colore del liquido che lo riempie. I suoi occhi diventavano viola mentre si nutriva di tutta quella energia. Finché non si riempirono completamente.
    Il ragazzo fu attraversato da un dolore incredibilmente forte, era come se le sue carni fossero consumate da una fiamma che non riusciva a liberarsi. Piegato dal dolore, si ritrovò ad affondare la testa nel corpo esanime della ragazza, della quale non aveva mai lasciato la mano.
    Sentendo la sua presenza, la mente fu richiamata alla lucidità, sottratta al dolore quel tanto che bastava per permettergli gli rialzare la testa e guardare di nuovo Cheria.

    Te l'ho promesso. Non ti lascerò mai. Non permetterò che ti portino via da me.

    Completamente immerso nell'avvenimento, stava rivivendo con tutto se stesso quel momento al punto da essere tornato esattamente come era quando successe davvero, dicendo le esatte parole che pronunciò allora, facendo quel che fece allora.
    Smise di trattenere la fiamma che lo ardeva. Una spessa catena senza inizio né fine si rivelò davanti ai suoi occhi e si spezzò, sbriciolandosi.
    Una fioca luce avvolse tutto quel che si trovava nel raggio di cinque metri attorno a lui, oltre quella distanza tutto quel che c'era di visibile perse consistenza ed iniziò a muoversi.
    All'esterno di quel confine di luce era come se la realtà tutta avesse iniziato a vorticare prendendo come proprio centro il ragazzo, perdendo tutta la sua identità ed aggregandosi in un unico fluido di particelle elementari.
    Tutto quel che poteva prima essere colto dallo sguardo era stato ridotto ad un insieme di particelle disgregate.
    All'interno del confine di luce balenarono due lampi di colore dell'oro che colpirono la schiena del ragazzo, bruciando i vestiti che la coprivano e richiamando all'esterno due grandi ali bianche ricoperte da fiamme di luce che, ardendo, rilasciavano emanazioni dai riflessi ora azzurri, ora rossi, ora d'oro, riempiendo l'aria di colori eterei.
    Le ali si spiegarono maestose oltre il confine di luce, infrangendo quella barriera immateriale e facendo vorticare il fluido particellare ancora più velocemente.
    Una luce troppo intensa inondò tutto, come intenzionata a travolgere l'intera realtà.
    Fasci di luce dorata proruppero dal nulla, infrangendo come un vetro il bianco candore che aveva invaso tutto, portando con sé la presenza di un altro piano d'esistenza.
    Quel dì, il mondo venne gettato nell'Heaven Feel da un ragazzo che aveva il potere di creare un nuovo universo, ma che desiderava con tutto se stesso una singola cosa: strappare la sua amata sorella alla morte.
    Quell'anno ebbe un giorno in meno.
     
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    Il ritorno della coscienza di Tatsuya fu improvviso.
    Uscì dallo stato di immedesimazione totale e riebbe chiaro che quello era solo un evento passato, aveva recitato alla perfezione un copione che non aveva mai letto.
    Tuttavia non era esattamente quello di prima, non poteva ora che aveva recuperato la conoscenza dei tre eventi che più di tutto potevano condizionare il suo animo dato che erano collegati ognuno ad un frammento di questo.
    Era ancora sulle ginocchia, ma non stringeva più tra le proprie la mano di Cheria.

    Tutti gli eventi sono stati cancellati. Hai gettato il Mondo nell'Heaven Feel strappandogli, di fatto, un intero giorno e rimodellando i ricordi dell'intera umanità perché tutti potessero attenersi alla nuova configurazione. Quella modifica ti è costata più di metà dell'anima che ti rimaneva ed essa si è legata indissolubilmente a tua sorella. Però ora lei è viva.

    Come sentiva la voce, Tatsuya strizzò gli occhi e diresse lo sguardo nella direzione da dove gli sembrava che provenisse. Per un istante, in mezzo a quelle luci, colse indistinta una sagoma. Era la prima volta che riusciva a vedere una traccia della sua guida.

    Tuttavia, credo che in questo modo sia un po' saltata la legge di causa ed effetto.

    Continuò.

    Oltre all'intera esistenza, hai violato causalità e casualità, questo ha portato a ciò che conosci. Ora sai cosa significa possedere l'Origine.

    Ridammela.

    Tatsuya strinse di nuovo la mani, ora vuote, prima di rialzarsi. Le fiamme di quelle imponenti ali, che avevano superato i quindici metri di apertura, si spensero mentre si asciugava le lacrime, mostrando la superficie piumata.

    Ridammi questo potere.

    Sei pronto ad addossarti di nuovo tutto questo carico di malvagità? A diffondere disperazione ogni volta che cercherai di aiutare?

    Non ce ne sarà bisogno.

    Cosa?

    Non è malvagia.

    Ma non capisci!

    Questa volta la guida urlò in preda alla rabbia.

    Con l'Origine la tua esistenza diventa una maledizione, un flagello per questo mondo. Lo rendi instabile e contorto. L'Origine è la causa di tutti i tuoi problemi. Delle notti insonni a piangere la vostra solitudine. Della fine della vostra spensieratezza, della vostra giovinezza. L'abbandono a voi stessi. Non capisci che razza di peso sarai costretto ad addossarti sapendo che la causa di tutta la disperazione è quella?

    Sei tu che non capisci.

    L'intensità della luce che colmava il luogo calò, in mezzo a tutto quel bianco Tatsuya divenne chiaramente distinguibile insieme anche alla traccia energetica della sua guida.

    Ha salvato Sophie da un futuro maledetto. Ha generato Shiro. Mi ha restituito Cheria. La mia disperazione e la condanna sono un prezzo molto basso quando avrei dato la vita per ognuna di questa cose. E poi...

    Allargò le braccia e le ali esplosero in una nuvola di piume.

    Noi non siamo soli

    Come se fosse costellata di schermi, nella bianca luce apparvero delle immagini di tutte le persone che avevano conosciuto da quando erano arrivati in quella scuola, proiettate dalle piume. Le immagini scorrevano e si animavano, mostrando gli eventi nei quali tutti si erano conosciuti e le avventure vissute con loro.

    Tutti loro ci accompagnano in questo nostro viaggio. In loro abbiamo degli amici, con loro abbiamo un legame, per loro proviamo sentimenti.

    Davanti a lui apparve l'immagine di Misaka che lo aspettava nel mondo reale.
    Chiuse gli occhi e sorrise quando l'immagine scoppiò come una bolla, insieme a tutte le altre, dopo che ebbe cercato di toccarla.
    Si rivolse deciso alla sua guida.

    Mi farò carico di tutto il male se servirà a diffondere la speranza e sono sicuro che con questo potere riuscirò a spezzare la spirale del dolore ed a liberarvi dalla vostra prigionia. No, non è una maledizione, non questa Origine.

    Nonostante fosse solo una traccia, si vide chiaramente che la guida stava sorridendo.

    Sei proprio folle, ma questo già lo sapevo. Bene, è ora di incontrarla.

    La luce scomparve. Anche quel mondo così luminoso venne invaso all'improvviso dall'oscurità. Passò non più ci qualche secondo prima che la voce della guida si facesse di nuovo sentire.

    Ora puoi riaprire gli occhi.

    Tatsuya lo aveva già fatto prima che la voce glielo dicesse. Era stato un altro il suono che lo aveva fatto sobbalzare. Il tintinnio di catene che venivano tese e poi fatte ricadere con pesantezza.
    Era distante solo qualche metro quella magnifica bestia dal luminoso piumaggio del rosso del fuoco, le favolose ali e le penne della coda d'oro e di rosso porpora che sfumavano nel viola, una meravigliosa fenice dall'aspetto fiero ed orrendamente mortificata dalle catene che la trattenevano con il lungo becco ad un palmo dal terreno. Con il suo triste canto scandiva il tempo della sua prigionia.
    Dopo tutta la luce precedente, ora si trovavano in un luogo molto più scuro, in lontananza sullo sfondo si intravedevano, alti ed irregolari, monti di roccia e ghiaccio, per il resto era una buia landa completamente vuota.
    Tatsuya allungò una mano verso la fenice che protendeva per quanto possibile il collo per permettere al ragazzo di carezzarla. Erano ancora dentro Idea, non poteva che essere così, ma un ambiente simile con un singolo ospite così maestoso nonostante la blasfemia delle catene, lo rendeva inquieto.

    Cosa significa?

    Ponendo la domanda, cercò speranzoso l'impronta energetica della sua guida, ma questa era scomparsa e doveva pertanto tornare ad affidarsi ad una voce incorporea.

    Questa è la forma della tua Origine. In questo spazio si manifesta in questo modo. Vedi bene qual è il peso della costrizione che la blocca. Sono le catene che solo noi possiamo vedere, ciò che tiene insieme la realtà e che noi speziamo ogni volta che attiviamo il nostro potere. Nemmeno Shiro sapeva cosa fossero quando le ha imposte tramite la parte di Origine alla quale ha avuto accesso.

    Tatsuya non ebbe il tempo di aggiungere alcunché. Una percezione, simbolo della normale attività della sua One Heart, gli aveva gelato il sangue. Spostò lo sguardo nella direzione dalla quale proveniva nel momento in cui il buio si accese di luce viola, uno dei colori ricorrenti nella sua vita. Ciò di cui avrebbe fatto volentieri a meno era quel che stava sprigionando quella luce: proveniva da un nucleo posto nel petto di un essere che si era materializzato dall'oscurità, l'immonda presenza di un immenso colosso. La sua stazza era spaventosa, decine di metri di enorme muscolatura che sorreggevano nelle mani una spropositata falce. Tutto di quella figura lasciava presupporre una fine terribile per qualunque forma di vita.

    Tw1dunk

    La domanda non riuscì ad arrivargli alla bocca, la vista di quella creatura gli aveva sottratto ogni parola.

    Shiro aveva tenuto in considerazione la possibilità che tu potessi arrivare fino a qui ed ha predisposto una misura difensiva. Ha rapito dalla possibilità un guardiano dell'Origine e gli ha dato la forma della tua disperazione. Ciò che la ragazza non aveva previsto era che comparisse nella tua vita un anormale con la chiave del rilascio della tua Origine e che arrivassi qui dopo aver colmato i vuoti del tuo spirito.

    Ancora terrorizzato da quel colosso, impiegò alcuni secondi prima di capire cosa volessero intendere quelle parole.

    Non vorrai davvero che io affronti quella roba?

    Le condizioni sono le stesse di quando affrontasti Zwain in quello che chiamavi il tuo mondo interiore. La realtà di questo posto può essere manipolata. Il problema è che questo affare non lo puoi modificare, dovrai riuscire a batterlo. Vinci e libera l'Origine.

    Questo non c'era nel contratto...


    Edited by .Micael. - 1/9/2014, 02:01
     
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    Passò un'altra volta la mano sul collo della fenice e prese ad allontanarsi da questa con passi veloci. Se doveva davvero combattere contro un colosso armato di falce, allora doveva cercare di farlo per bene ragionando su ogni possibile variante.
    La prima cosa che si decise a fare fu di mettere distanza tra sé a la fenice, non avrebbe certo rischiato che il mitico animale si ritrovasse coinvolto e magari finisse schiacciato nello scontro. Anche a lui stesso la cosa non parve avere troppo senso, la mente si era completata ed il suo pensiero stava iniziando ad adattarsi alle assurdità dell'Origine, ma la parte dominante era ancora piuttosto ancorata alla personalità precedente.
    Una distanza dalla bestia di quaranta metri gli pareva ancora insufficiente contro un avversario che ne occupava in altezza almeno una ventina, ma si decise comunque a fermarsi
    La realtà di quel mondo poteva fluttuare ed essere controllata, il ché significava che poteva fare più o meno quel che voleva lì dentro, rendere vere anche cose folli. Non ne aveva ancora la certezza, non aveva sperimentato, ma era l'unica cosa che gli dava ancora un po' di speranza.
    Di certo sapere che il dolore del passato che aveva appena rivissuto non era ancora abbastanza per recuperare il potere non gli aveva giovato molto al morale, ma non si era ancora spezzato. Aveva deciso di riprendersi l'Origine e non poteva fermarsi proprio ora che gli mancava solo un ostacolo.

    Un My Little Pony sarebbe stato meglio, ma non posso cambiargli la forma. Che fregatura.

    Piuttosto che distruggere o depotenziare il colosso, Tatsuya doveva riuscire ad attribuirsi la forza per batterlo, ma il non conoscerne il livello di potenza – nemmeno la One Heart lo sentiva – non giocava certo a suo favore. Ripensò alle catene che bloccavano la sua fenice.

    Un'idea come un'altra.

    Con lo sguardo analizzò l'ambente per cercare qualche particolare che potesse in qualche modo essergli utile, una buona conoscenza del campo di combattimento può in ogni occasione dare in vantaggio più o meno grande, tutto dipende da dove ti trovi. Sfortunatamente lì non c'era assolutamente nulla, il piano era completamente vuoto per vari chilometri.

    Nulla a cui agganciarmi, oltre al suolo che calpesto.

    Il colosso distava una cinquantina di metri, considerando la posizione dell'essere, la propria e quella della fenice come tre vertici di un quadrilatero non era difficile immaginare dove si trovasse il quarto vertice dell'ipotetico quadrilatero che delimiterebbe l'area di scontro.

    A, B e C, D non può che avere quella posizione. Diversivo ed attacco con blocco alle spalle, suona bene.

    Una lucida follia si stava insinuando nella sua mente e gli aveva fatto accettare le regole di quel luogo come se fossero una cosa più che ovvia, i progressi che stava facendo verso il suo vero potere si stavano facendo sentire, ma non aveva ancora ben chiara la portata vera del tutto.
    Nondimeno fece la propria mossa sfruttando il sostanziale immobilismo del suo avversario. Un combattimento lampo a distanza sembrava l'opzione più sensata.
    Tatsuya portò con un gesto teatrale la mano al cielo. Davanti a lui, dalla posizione della fenice e dal vertice vuoto, tre colossali catene con una estremità puntuta si fecero violentemente strada attraverso il terreno sbucando da esso e dirigendosi a gran velocità in alto, verso uno stesso punto dove si incontrarono. Il diversivo ebbe successo, l'attenzione del colosso fu attratta da quel piccolo spettacolo, ignaro che il terzo vertice era esattamente lui. In un istante una dozzina di catene spuntò dal terreno alle sue spalle con il preciso dovere di bloccarlo. Avvolsero stretto i suoi arti per limitarne i movimenti, esercitando una forza di richiamo per aprirgli la guardia. Le tre in cielo al contatto si fusero in una monumentale lancia che si scagliò contro il colosso.
    Ehi! Qui posso fare un po' quel che mi pare.

    L'obiettivo era quel nucleo luminoso che l'essere aveva nel torace.
    Nei suoi calcoli aveva sottovalutato un aspetto macroscopico, la falce. Il colosso era immobilizzato e con i movimenti limitati non poteva brandire la sua arma. L'errore fu non considerare le possibili variabili che la riguardavano. Il colosso, anche se sorpreso, aveva trattenuto l'arma e non cercò di divincolarsi come ci si sarebbe potuti aspettare. Bloccato delle catene che non erano riuscite a spostare le sue braccia, lasciò la falce che cadde con la lama sulla catena che gli bloccava il braccio sinistro. Il solo contatto bastò ad infrangerla ed a far sparire tutte quelle che lo trattenevano.

    Ma mi prendi per culo?!?

    Urlò Tatsuya esibendo un linguaggio piuttosto colorito per i suoi standard mentre il colosso, con una velocità impensabile per la sua stazza, afferrava la falce in caduta con la mano sinistra e, con un movimento fin troppo fluido, frantumava la lancia con un singolo e perfetto tondo dritto.

    Non sarà scherma, ma rende l'idea.

    Primo tentativo: fallito.
     
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    Il primo attacco con le catene non era stato propriamente efficace. Quando aveva visto funzionare l'esca, Tatsuya si era per un momento illuso di poter finire la faccenda in fretta e con un singolo assalto, ma il non conoscere le vere capacità di quel guardiano e l'aver sottovalutato e non considerato alcune possibilità aveva portato al fallimento della strategia.

    Oltre che grande e grosso, è anche veloce. E poi quella falce...

    Quell'arma era il più grande problema. Aveva distrutto con troppa facilità quella catene, non poteva ancora dire con certezza se grazie al colpo apportato dall'arma in caduta libera solo con il proprio peso, oppure se avesse avuto ruolo una qualche abilità.

    Sono sicuro che non sia una normale arma, ma se ha proprio quella abilità..

    L'abilità di ostacolare le modifiche a quella realtà e distruggerle era la cosa che in quel momento temeva più di tutte. Anche potendo alterare tutto quel che voleva in quel mondo, contro un avversario in possesso di un'arma capace di annullarle al solo contatto le cose sarebbero state ancora più complesse perché ogni tentativo di attacco dalla distanza sarebbe stato inutile, almeno fin tanto che la falce sarebbe riuscita a bloccarli. Questo era stato inconsciamente la sua paura ancor prima di iniziare. La forma che avrebbe potuto prendere la sua disperazione non era che quella.
    Aveva bisogno di creare un secondo piano d'azione considerando come vera questa possibilità, ma ciò portava a dover riconsiderare la sua scelta di tenersi distanza.

    Non se ne parla che mi avvicini a quella roba. Qui comunque sono abbastanza... infame...

    La One Heart gli dette il vantaggio di reagire qualche istante prima che il colosso si muovesse e spiccasse quell'immane salto capace di coprire tutta la distanza che li separava.

    Mi hai ingannato!

    Urlò all'indirizzo della guida dopo essersi affannato a spostarsi quanto più possibile dal punto d'atterraggio del colosso. Aveva tentato una distorsione dello spazio per spostarsi istantaneamente, ma era stato proprio quel secondo di vantaggio datogli dall'anormalità ad avergli permesso di avere abbastanza tempo per reagire dopo aver visto che il “teletrasporto” non funzionava. I tremori del suolo causati dall'impatto a terra di quell'essere quasi lo fecero cadere durante la corsa, rimase in piedi davvero per un nonnulla.

    Il posto reagisce alla tua mente e quello è capace di adattarsi ad essa. Sono i tuoi dubbi a dargli forza.

    Disse d'un tratto la voce guida.

    Oh! E adesso la colpa sarebbe mia?

    Non devi temerlo.

    Ma hai visto quanto accidenti è grosso? È un fottuto gigante! Un fottuto gigante con una falce! Un fottuto gigante con una falce che distrugge le mie modifiche! Come diamine faccio a non aver paura?

    È proprio questa tua attitudine a dargli forza! Gli è stata data la forma della tua disperazione, non ricordi? Solo che questa cambia con il tempo ed ora ha preso la forma, anzi le caratteristiche, di ciò che stai temendo di più!

    Tatsuya recepì quelle parole senza particolari reazioni, oltre ad una certa rabbia. Se solo avesse saputo prima quelle ultime cose magari avrebbe avuto un approccio diverso, magari quel mostro non sarebbe stato in grado di contrastare l'attacco ed avrebbe già finito. Ora era diventato più difficile, aveva già iniziato a temere il colosso ed aveva bisogno di una soluzione drastica come dimenticare la paura, ma non ne era capace, non poteva tornare di colpo spavaldo e distruggere la propria disperazione. E questo non faceva altro che aumentarla.

    Calma, agitarti non serve a nulla.

    Riprese il controllo del respiro e decise finalmente di fermarsi dopo aver messo un paio di centinaia di metri tra sé ed il suo nemico.

    Non sta andando bene nulla, ma devo pensare a qualcosa.

    Ma aggiungendo quei balzi allucinanti al repertorio avversario conosciuto, andando quindi ad arricchire la forza esagerata, la stazza, la velocità impensabile e la falce, non gli venivano idee delle quali fosse proprio convinto.

    La tua immagine mentale è tutto, devi vederti potente.

    Non è così facile.

    Pensa di star usando l'Origine.

    Ma non so come ci si combatte.

    Tu provaci, dannazione!

    Un rimprovero mascherato da suggerimento, non proprio quel che gli sarebbe servito, avrebbe preferito un piano migliore del niente che aveva in mente.

    È la falce che annulla le modifiche, se la supero posso sferrare in colpo. Mi tocca avvicinarmi. Accidenti, non mi piace la cosa, ma non trovo altre soluzioni. One Heart, aiutami tu.

    Alterò la propria velocità e scattò per un nuovo tentativo. La One Heart gli avrebbe potuto offrire delle possibilità ancora maggiori, se solo avesse avuto idea di cosa significasse fingere di essere già in possesso dell'Origine. Nascose la propria presenza in un'illusione, ma ricevette dall'anormalità i dati su come il colosso lo stesse percependo tramite l'odore. Gli ingannò anche quello, ma dovette rinunciare al rendersi invisibile quando si accorse che stava usando l'intensità e l'epicentro delle vibrazioni prodotte dal movimento per tracciarne la posizione.
    Ma la velocità di Tatsuya era grande, era già distante soli trenta metri, a venticinque sarebbe entrato nella disponibilità della falce del colosso, che infatti aveva già iniziato a muoverla.

    Perfetto.

    Copiò il tempo del fendente del mostro e gli piegò l'intenzione, con questa azione combinata riuscì a schivare al millimetro la falce, sforzandosi di ignorare come gli avesse tagliato la stoffa della manica, ma era necessario restare quanto più vicino all'arma altrimenti non avrebbe avuto la possibilità di saltarci sopra, puntando ad usare l'impugnatura come una passerella per raggiungere il corpo del gigante.

    La prendo un attimo in prestito, Cheria.

    Sulla schiena gli comparvero due ali formate da elettricità pura, la stessa cosa che fece la sorella quando affrontò Zwain. Se si parlava di immaginarsi potenti, quella era la cosa più potente che gli riusciva a venire in mente. Le ali lo aiutarono a spiccare meglio il balzo con il si lanciò verso in direzione del busto avversario. Non avendo pugnali, concentrò tutta l'energia delle ali nel proprio pugno, quindi “sparò” l'enorme flusso elettrico contro quel mostro, puntando al nucleo viola. Purtroppo quel nucleo si rivelò corazzato.

    Sorpreso da quella scoperta, infuriato per non aver considerato che quell'attacco aveva una carica inferiore a quello che era stato deflesso da una minima parte dell'Origine sotto il controllo di Shiro, senza un piano d'azione convincente, non aveva nemmeno fatto caso alla falce che era stata brandita con una sola mano, l'altra era libera. Richiamato all'attenzione dalla One Heart, fece appena in tempo a pararsi con le braccia prima che il titanico pugno di quel mostro lo colpisse con tutta la sua forza. Tatsuya letteralmente volò per qualche centinaio di metri prima di schiantarsi al suolo. Il dolore che sentiva era reale, come se gli fossero esplose le ossa delle braccia e si fossero frantumate tutte le altre. Era già stupito di essere tutto intero, che non perdesse conoscenza quasi se lo aspettava visto ciò che era già stato capace di sopportare. Si sforzò di concentrare la mente sulla riparazione del proprio corpo, alterando la realtà in tal senso, ma anche una volta in piene forze non si rialzò da terra, rimase supino come si era fermato dopo lo schianto. Si sentiva battuto. Era stato sconfitto dai suoi errori e, soprattutto, dai suoi timori. Battuto da se stesso.
     
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    A terra, in quella landa dove aveva conosciuto un'altra sconfitta, la speranza stava abbandonando un Tatsuya oramai incapace di elaborare alcun piano. Era confinato in un settore remoto di Idea, uno spazio della sua mente esistente oltre la sua persona, nel quale si era rifugiato dopo la disfatta contro Shiro. Se anche fosse uscito da lì, la ragazza non gli avrebbe permesso di svegliarsi nel mondo reale e lo avrebbe intercettato, con la disparità di forza tra i due un nuovo sconto gli sarebbe costato di nuovo la vita e, probabilmente, Misaka non sarebbe più riuscita a riportarlo indietro. Doveva riprendersi l'Origine, un potere tanto grande da essere un flagello per la realtà ed una maledizione per il suo portatore, ma l'unico che potesse contrastare l'abilità che Shiro si era creata proprio partendo da questo. Il suo potere, sotto forma di fenice, era incatenato e per liberarlo doveva sconfiggere un enorme mostro messo a guardia di quelle catene dalla stessa ragazza. Quel mostro era la forma della disperazione del ragazzo, che in quel frangente non aveva proprio nulla di cui essere allegro. Quel colosso, ai suoi occhi, sembrava invincibile. Sebbene sentisse di non poter morire in quel mondo, non si credeva in grado in vincere contro un mostro che lui stesso aveva reso tanto più forte di lui con i propri timori. Non poteva vincere, non poteva uscire, non poteva tornare da Misaka e da tutti gli altri, anche restando lì era solo questione di tempo perché Shiro capisse come controllare quell'Origine che era riuscita a gettare il mondo intero nell'Heaven Feel.

    Che ne sarà di me?

    Si sforzò di pensare ad una realtà senza di lui, a come sarebbe stata la tutta la gente che conosceva senza che conservassero nemmeno il ricordo della sua esistenza, sostituita completamente da quella di Shiro. Forse sarebbe stato più giusto in quel modo, con Cheria e Sophie che si sarebbero ritrovate con una sorella maggiore sicuramente più affidabile di lui e magari anche più utile per farle vivere meglio. La vita delle sue sorelle sarebbe stato il suo più grande lascito, la cosa che lo avrebbe sempre collegato ad un mondo che lo avrebbe dimenticato. Nel Maid non ci sarebbero più stati imbarazzi ed equivoci ed avrebbero guadagnato una meravigliosa cameriera, sempre che lei decidesse di restare lì. In quanto a lui, si sarebbe ritrovato nella situazione che aveva vissuto fino a quel momento Shiro, confinato nella mente della ragazza in un mondo dove essere felice insieme a lei, perché lui probabilmente avrebbe finito per accettare la condizione e riappacificarsi con la ragazza, si sarebbero solo trovati con i posti invertiti. Avrebbe vissuto da spettatore la sua quotidianità ed avrebbe potuto continuare a vedere le persone che aveva amato, anche se queste non avrebbero conservato alcuna memoria di lui.

    Non diverso dall'essere prigioniero nell'Heaven Feel.

    In realtà c'era una sola persona che probabilmente non avrebbe più rivisto. Si, da quella Shiro si sarebbe tenuta lontana temendo possibili interferenze con il suo piano. Dopotutto lo aveva già fatto una volta, cosa garantiva che non sarebbe successo ancora qualcosa di simile?

    Sono solo un debole ragazzo travolto da un destino troppo grande. Ora che l'ho capito... Eppure lei non saprà mai che un ragazzo che nel suo mondo non esiste più l'ha amata. Non le ho mai detto il mio vero nome e non ricorderà nemmeno il nome di...

    Tatsuya.

    Quando sentì quella nuova voce il cuore di Tatsuya sobbalzò. Per un attimo aveva sperato che il suo pensiero la avesse raggiunta, ma si accorse subito che quella era una voce differente. La voce di una ragazza quasi rotta dalla commozione e che lo invase con una forte malinconia.

    Tatsuya... che nostalgia.. .è il nome del mio fratellino. Tatsuya...

    Quella ragazza continuava a pronunciare il suo nome come se ne assaporasse ogni sillaba. Tatsuya si girò sulla schiena ma come si aspettava lì non c'era nessuno. Quella che era stata fino a quel momento la sua guida non si sentiva più, sostituita da questa nuova voce. Cercò le stelle con lo sguardo, ma trovò solo un cielo senza luci. Chiuse gli occhi e pensò a quella voce per sentirsi meno solo.

    Spero che per lui le cose siano andate meglio.

    E per lui che sono finita qui.

    Se iniziava a capire un po' le cose, quella ragazza che gli parlava era un'altra prigioniera dell'Heaven Feel.

    Scusami. Volevo liberarvi tutti, ma non credo di potercela fare.

    Hai fratelli?

    Ho due sorelle, Sophie e Cheria, anche se ora quest'ultima preferisce farsi chiamare Yuno.

    Tieni a loro?

    Loro sono la mia vita.

    Come lui è la mia.

    Tatsuya fece un paio di profondi respiri in quei momenti che rimasero in silenzio, si sentiva più tranquillo, confortato dal poter avere una conversazione con qualcuno così simile a lui. Non la conosceva, ma sentiva che con quella ragazza sarebbe andato molto d'accordo, se solo l'avesse potuta incontrare davvero. Lui riprese la parola come per fare una confidenza.

    Non sono pentito di quel che ho fatto, in passato sono riuscito a salvarle da un destino peggiore di quello che affrontano ora. Non potrò tornare da loro, ma mi dimenticheranno ed andranno avanti con le loro vite ed anche se non lo sapranno sarò comunque con loro, in un modo o nell'altro. Se solo potessi vincere contro quel mostro...

    Se è questo che devi fare ti aiuterò io.

    Tatsuya sorrise a quelle parole, non perché le trovasse divertenti ma perché alla fine anche una ragazza così sofferente aveva cercato di tirargli su il morale e dargli speranza.

    Tu sei confinata ed io non lo posso battere perché è stata la mia paura a dargli forza.

    Si che puoi.

    Servirebbe un esercito ed io sono solo. Cosa potrebbe mai fare un mediocre anormale spaventato?

    Il tuo dolore, le tue ansie, le tue paure, affidale a me. Finché la ricorderai non sarai mai solo.

    Ricordarmi chi?

    Domandò senza troppa convinzione, cosa sarebbe mai potuto cambiare?

    <”In piedi, paladino.”>

    Tatsuya perse il respiro. Spalancò gli occhi divenuti improvvisamente azzurri ed annaspò alla ricerca del fiato per poter parlare.

    Sora?

    Nella sua mente riaffiorarono tutti insieme i ricordi della sua avventura in quell'altra dimensione, della sua missione in difesa del popolo di un continente lontano sul quale era stato richiamato da una potente entità. I suoi compagni di viaggio, le battaglie affrontate in una inferiorità di trenta ad uno contro enormi varani, quel terribile drago e tutte quelle enormi bestie. Lo spirito della sua spada che lo aveva accompagnato e protetto fin da quando dall'oscurità della morte era rinato alla luce come un paladino. Le parole che gli aveva detto la sua guida su come ogni esperienza è fondamentale nel definire se stessi presero un nuovo senso. Aveva avuto un sacco di altre esperienze in quella epopea fantasy e non le aveva considerate nonostante anche quelle contribuissero a definirlo.

    <”Chi vuoi che sia? La fatina buona del cazzo? Certo che sei scandaloso! Ti perdo di vista per un po' e guarda in che situazione ti vai a cacciare. E poi eccolo che fa il bambino spaventato. 'Oh mamma, un mostro di venti metri, come farò?' Sei imbarazzante, inguardabile, una tragedia di paladino.”>

    Ma questa volta sono solo.

    <”Ma sentilo! Ringrazia Iddio che non abbia più un corpo altrimenti sarei già venuta lì a romperti il culo fino a farti desiderare di essere davvero solo!”>

    Ehi! Ma che linguaggio scurrile.

    <”Certe cose me le strappi dal cuore, pezzo d'idiota!”>

    Ma Tatsuya aveva già compreso cosa lei gli stesse cercando di dire. Lui non era mai stato solo. Anche se non li vedeva, aveva sempre avuto al suo fianco un vero e proprio esercito di persone pronte ad aiutarlo ogni qual volta ne aveva avuto bisogno. Erano loro la sua più grande forza ed era per loro che non poteva assolutamente permettersi di restare lì e dirgli addio. In quel momento il suo animo subì una mutazione, la paura lo abbandonò, la disperazione venne estirpata dal suo cuore e la rabbia per la sua miseria completamente cancellata, non c'era più spazio per la negatività.
    Sora e tutti quei ricordi tornati chiari gli donarono proprio ciò di cui aveva più bisogno in quel momento per vincere una simile battaglia, il cuore incorruttibile di un paladino.
    Tatsuya iniziò a ridere e si mise seduto.

    <”Che c'è?”>

    Non sei mai riuscita a capire quando ti prendevo in giro.

    <”Appena ti becco ti corco di botte.”>

    Tatsuya rise ancora più forte e tanto da ridursi quasi alle lacrime in una atmosfera che stava diventando ancora più assurda. Guardò verso il colosso, che non si era ancora mosso da quando aveva colpito il ragazzo con quel pugno.

    <”Ti è tornata la voglia di combattere?”>

    Si.

    Rispose rimettendosi in piedi.

    Avevo bisogno solo di essere spronato. Ti ringrazio.

    <”Ah, guarda, potrei insultarti per tutto il giorno.”>

    Ed io ascoltare la tua voce per sempre.

    <”Ugh!... dannato...”>

    Lei continuava sempre a mostrarsi piuttosto insofferente alle parole dolci che non le erano mai state rivolte in vita, cosa per la quale i due avevano spesso litigato, ma fu impossibile non notare una nota di imbarazzo che non era riuscita a mascherare.

    Mi sei mancata.

    <”Un po' anche tu.”>

    Più parole scambiavano e più il suo umore migliorava. Era felice. Lo erano entrambi.

    Mi presterai il tuo potere?

    <”Come al solito.”>

    Ed allora che si apra...

    <”La stagione venatoria.”>

    <”Si va a caccia!”>
     
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    Auto-elisir?

    <”MP ed HP infiniti.”>

    Neanche in DQ ci sono queste cheat....

    Il risveglio della sua natura di paladino gli aveva donato una nuova consapevolezza. Il ricordo delle battaglie passate, nelle quali aveva messo a rischio la propria vita ed aveva anche visto morire i suoi compagni, gli dava un'unica certezza: avrebbe vinto. Dopo aver combattuto e trionfato con la costante minaccia della morte, cosa sarebbe mai stato combattere sapendo di non poter morire e di avere energia illimitata? La risposta era ciò che avrebbe dovuto avere ben chiaro fin dall'inizio.
    Con una grandissima calma, il passo sicuro e deciso, prese ad avanzare verso quel colosso iniziando ad avviare le proprie benedizioni che lo avrebbero rafforzato ed a lanciare le maledizioni che fecero arretrare di un paio di passi il colosso appena dopo averle castate.
    Tatsuya sollevò il braccio sinistro, due cinghie di cuoio molto spesso apparvero sul suo avambraccio. Da ogni dove un pulviscolo dorato iniziò a radunarsi e concentrarsi vicino alle cinghie. Quelle polveri si aggregarono dando la forma al suo scudo capace di respingere ogni attacco. Sulla parte interna si aprì un fodero. Avvicinò la mano destra a questo e strinse nell'aria la polvere che diede forma all'elsa, permettendogli di estrarre la sua spada, il risultato della fusione dell'anima nascente di un paladino con una giovane e pura vita spezzata anzitempo. Infuse l'arma di luce celeste attivandola e facendole cambiare forma, svelandone la vera essenza. Dalla spada partirono fiamme di luce che gli avvolsero tutto il corpo; mentre si spegnevano rivelavano le scaglie lucenti dell'armatura. Niente elmo, non avrebbe frapposto nulla tra la sua vista ed il suo avversario.
    Questa volta aveva anche qualcos'altro rispetto a quando combatteva nell'altra dimensione, questa volta poteva anche contare sulla One Heart.
    Completò i suoi preparativi sfoggiando il suo potere da guardiano dei cieli, sulla sua schiena crebbero le immense ali bianche angeliche.
    Perfino il colosso si agitò davanti alla nuova configurazione del ragazzo, così simile alla sua forma Origine. E Tatsuya lo sapeva.
    Canalizzò luce celeste nella spada alla massima velocità per un secondo, poi la rilasciò davanti a sé con un secco montante. Quell'onda di luce coprì centocinquanta metri in nemmeno due secondi espandendosi durante il tragitto, scavando un solco profondo sui tre metri ed arrivando all'impatto con il colosso con una superficie di trenta metri di altezza – contando anche la parte in profondità – per due di larghezza. Il gigante intercettò l'onda con la falce ma la trattenne a stento tra le mani, dovendo spostarsi di lato una volta capito di non poterla fermare, riuscendo a salvarsi per una questione di centimetri.

    E non ho nemmeno messo tanta forza.

    Era questo l'immane vantaggio che traeva da una energia infinita, non doveva più controllarsi o limitarsi, poteva sfogare liberamente tutto il suo potere raggiungendo livelli impensabili altrove. Ma in tutto questo ci fu qualcos'altro che ottenne la sua attenzione.

    <”Sarebbe questa la tua One Heart?”>

    L'hai sentito anche tu?

    <”Si. Nel profondo sta soffrendo.”>

    È obbligato a combattere contro la sua volontà.

    <”Lo hanno maledetto.”>

    Con le abilità che aveva recuperato anche la One Heart si era fatta ancora più efficace ed era riuscita a prendere alcuni dei dati che prima le erano preclusi, tra questi la battaglia interiore del colosso che non avrebbe voluto dover combattere, era stata la maledizione che gli aveva inflitto Shiro addossandogli il peso della disperazione a renderlo in quel modo. Tatsuya ricordò cosa accadde quando divenne paladino, ricordò tutte quelle ombre che lo straziavano e che lui liberò dall'oscurità, riconsegnandole alla luce. Non c'erano dubbi su cosa dovessero fare.

    <”Dobbiamo spazzare via le sue tenebre.”>

    Basterà un attimo.

    Partì fulmineo all'attacco del colosso. Ne aveva abbastanza di giocare.
    Si avvicinò muovendosi ad alta velocità con i piedi a pochi centimetri dal suolo, infuse la spada di luce celeste e lesse l'intenzione di attaccare del nemico. Piantò i piedi a terra all'ultimo istante per parare l'attacco portato con la falce e respingerlo con forza, aprendosi un varco nella difesa. Questa volta non si fece cogliere impreparato, aveva praticamente simulato ogni singola azione già prima di partire. Scattò verso l'alto preparando lo scudo per parare l'imminente pugno, ripetizione della mossa che prima aveva mandato al tappeto il ragazzo, ma questa volta era tutto diverso. Il colosso rimbalzò contro lo scudo e quasi si sbilanciò. Tatsuya scaricò la luce sulla mano che reggeva la falce costringendola ad aprirsi. Un altro rapido scatto verso quell'arma in caduta e conficcò con forza la lama della sua spada nel manico, nonostante le dimensioni esagerate il suo esagerato potere gli permetteva di sorreggerla con una sola mano. Conficcò anche il taglio dello scudo per avere maggior equilibrio e la brandì con tutta la forza che disponeva il quel mondo, colpendo il colosso in modo da conficcargli la lama della falce nella schiena quasi spaccandogli anche il cranio. Questo non lo avrebbe fermato, ma non mirava al farlo a pezzi, doveva solo procurarsi abbastanza tempo.
    Con il colosso in grandi difficoltà, il paladino si allontanò di quaranta metri e si sollevò più in alto. Lo scudo scomparve sgretolandosi nel pulviscolo di luce on cui era stato materializzato, impugnò la spada con entrambe le mani e la sollevò sopra la propria testa puntandola verso il cielo. Concentrando luce per un singolo secondo aveva costretto il nemico a scansarsi per non essere pesantemente danneggiato, ora prima che il colosso si liberasse dalla falce ne aveva avuti quasi venti. Con tutta quell'energia la spada era stata circondata da una fitta aura che ne quintuplicava le dimensioni.

    <”La fenice è a più di cinquanta metri ma la sto escludendo dai bersagli, non verrà comunque colpita”>

    Perfetto.

    <”Aspetta! Aspetta!”>

    Ed ora che c'è?

    <”Non puoi usare una cosa simile senza urlarne il nome!”>

    Ma non ha un nome.

    <”Ma tu hai qualcosa in mente e mi piace.”>

    C'era un solo modo in cui avrebbe potuto ottenere quella informazione.

    ... One Heart...

    <”Esattamente”>

    Ora capisco quant'è fastidioso...

    Insieme urlarono il nome di quella tecnica, “Divine Saber”, e lasciarono che quel fendente liberasse tutto il suo potere, per quella che poteva essere l'ultima azione di quel paladino.
    Concluso il movimento, esplose un immane flusso di luce. L'energia era tanto grande che non mantenne una forma raccolta secondo la forma della lama, ma si espanse quasi immediatamente, tanto potente da fondere tra loro le molecole dell'aria, investendo un'area di quasi sessanta metri di diametro, al centro della quale c'era il colosso. L'impatto fu devastante, la pressione del colpo fece sprofondare di decine di metri il terreno, risparmiando unicamente la zona tutt'attorno alla fenice. L'eccessiva energia traboccò oltre la voragine che stava aprendo, riversandosi come un'onda in tutta quella landa ricostruendone l'aspetto, avvolgendola in una luminosità che spazzò via ogni tenebra.
    La stessa esistenza di quel colosso venne consumata da fiamme lucenti che si accesero sul suo corpo, alimentate dalla maledizione che lo tormentava.
    Il potere di quell'attacco era tanto grande che fece tremare tutta Idea scuotendo anche il mondo interiore nel quale Shiro attendeva la sua ascesa al potere e dove lei sobbalzò incredula avvertendo tutta quella violenza che stava aprendo crepe nel suo suolo.
    Tatsuya non batté ciglio. Non era stremato, non era spaventato da quel che aveva fatto, non aveva nemmeno un po' di affanno, era distaccato da quell'avvenimento che, per quel che era tornato ad essere, era ben poca cosa. Reagì solo quando percepì quel che stava aspettando. Atterrò di fianco alla fenice per assistere da vicino al vero successo della sua mossa, alle conseguenze della distruzione dell'oscurità che avvolgeva il colosso.
    Preannunciato da un bagliore di intensità crescente, da quella voragine, avvolto dallo splendore della luce, si emerse il guardiano nella suo vero e sfolgorante titanico aspetto.

    jN0OwaX

    Sottratto alla possibilità dal potere dell'Origine, reso schiavo dall'imposizione delle tenebre delle disperazione, costretto a combatter contro ogni suo principio, finalmente era libero.
    Abbassò il suo sguardo verso Tatsuya che, con un sorriso evidentemente compiaciuto, si domandava come sarebbe stato affrontare un simile avversario, ma non sarebbe successo nulla del genere.
    Non si scambiarono parole, già sapevano cosa si sarebbero voluti comunicare. Tatsuya chiuse gli occhi ed annuì, la sua spada si dissolse in una nube di granuli luminosi che si depositarono sull'armatura. Il titanico guardiano lanciò la sua monumentale falce e questa esplose in una miriade di frammenti rocciosi che si dissolsero poco prima di toccare terra, svelando tra i detriti un'altra falce delle dimensioni giuste per poter essere brandita dal ragazzo. Lui la afferrò sicuro, si trovava tra le mani il modello nel quale riversare il proprio archetipo. Con un bagliore il titano scomparve dalla scena, tornando nell'oceano delle probabilità e legandosi a quella Origine che lo aveva catturato. In quel momento la sua presenza non era più necessaria, la sua arma era nelle mani di qualcuno che l'avrebbe usata per liberare qualcosa di troppo grande.
    Tatsuya, ancora nella forma del paladino, riversò nella falce la sua essenza, tutta la sua luce. L'arma venne avvolta da una fiamma lucente ed adattò la sua forma all'anima del suo nuovo possessore, non era più di roccia, non si sarebbe nemmeno più dire che esistesse realmente perché era divenuta un concetto puro, infusa del potere di una Origine che voleva essere liberata e che stava per tornare alla vita.

    Bakk0oy

    Abbassò la falce sulle catene che imprigionavano la fenice, spezzandole ed infrangendole come fossero di cristallo. In un tripudio di luce, la bestia poté di nuovo spiegare le sue ali in tutta la sua regalità. Il nobile uccello tese il collo verso il ragazzo perché la potesse raggiungere; non appena lui la toccò un bagliore accecante travolse tutto, polverizzando anche l'armatura che Tatsuya indossava. Le fenice, la forma che aveva preso il potere, ritornò al suo legittimo possessore. L'intera realtà tremò come spaventata per il ritorno del suo flagello, ora nelle mani non di un semplice possessore, ma di una persona che aveva recuperato la consapevolezza di quel che aveva fatto, che si era riappropriato del dolore che aveva generato per diffondere la speranza, per non dire addio alla persona che più amava al mondo e per combattere una solitudine ed uno smarrimento dovuti all'oscillazione anomala delle possibilità. Una persona che si era si era battuta per la vita degli ed aveva attraversato dimensioni per sorpassare anche la morte.
    No, non poteva più essere solo un flagello della realtà, non nelle sue mani di qualcuno che era diventato quel che doveva essere. Non nelle mani del Trismegistos. Non nelle mani del Paladino dell'Origine.




    Misaka e gli Imperus Novus stavano vegliando sul corpo avvolto d'ombra ma alato di luce di Tatsuya, quando sentirono la terra tremare sotto i loro piedi. Il ragazzo lampeggiò e subito dopo partì una forte folata di vento che cambiò la pressione all'interno dell'aula e fece esplodere tutti i vetri. Tutte le scritte sui muri, sul pavimento ed il soffitto – la parola “Origine” ripetuta milioni di volte e le parole di ringraziamento per Misaka – si accesero mentre una fittissima aura bianca si levava tutt'attorno al corpo del ragazzo, nascondendolo allo sguardo. Quando si diradò non c'era più Tatsuya, al suo posto c'era, sospesa a poco più di trenta centimetri da terra, una grande sfera di luce dal diametro approssimativo di due metri e cinquanta, la parte superiore quasi sfiorava il soffitto.

    C-cosa....cosa è...che è questo?

    Balbettò Misaka, visibilmente provata da tutti gli stati emotivi che si stavano alternando in lei troppo velocemente e senza darle il tempo di riprendersi, travolta in un qualcosa che quasi nessuno dei presenti riusciva a capire. Soltanto uno di loro ghignò soddisfatto.

    ”Ci è riuscito.”

    Sentendosi addosso gli sguardi interrogativi di tutti, Break sospirò di noia e si costrinse, controvoglia, a rispondere alle domande che non gli avevano ancora fatto.

    ”Ha concluso il suo viaggio. Ormai è fatta, non potrà mai perdere ora che ha di nuovo il suo potere. In questo momento sono ben poche le persone che potrebbero solo sostenere la sua presenza, figuriamoci resistere più di qualche minuto. L'Origine è quasi onnipotente ed ora è finalmente giunto il momento del suo risveglio.”

    Fine Seconda Parte

     
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