[CONCLUSA] Una voce nel vuoto - parte 1

Narrazione privata. Seconda Saga

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    È il cuore della notte, mi sono svegliato di soprassalto a causa di quell'incubo. Era da tanto che non avevo il sonno agitato. Devo andare indietro di molto tempo fino alla scorsa estate, anche se non ricordo più cosa sognai allora. Ricordo, invece, ciò che ho appena visto.
    All'inizio non era niente di speciale, un classico delirio notturno della mente che ha messo insieme personalità studiate oggi a storia con i personaggi del film serale. Una congiura politica orchestrata da una banda di vacanzieri alla ricerca del divertimento. Per qualche motivo mi sembra anche plausibile.
    È stato quando è apparso quel tipo ricoperto di piume. All'aspetto era ridicolo ma quando ha parlato mi ha fatto rabbrividire fin nel sogno. “Mi prenderò quel che ti è più prezioso” ha detto, “tu non puoi proteggerlo”. Sembrava che si rivolgesse direttamente a me. Ma era solo un sogno, giusto? “Non c'è da temere”, quanto mi piacerebbe dirlo. Forse, però, dovrei cercare di rilassarmi, non è che solo perché una volta un sogno mi ha quasi mandato all'altro mondo ora tutti debbano essere ugualmente...speciali.
    Vorrei rimettermi a dormire, ma ho bisogno di bere qualcosa. La gola mi si è seccata tutto d'un tratto ed uno strano bruciore mi rende ancor più difficile il tornare nel mondo dei sogni.
    Però non riesco a tirarmi su, c'è un peso che me lo rende difficile.
    Qualcosa è avvolto attorno al mio braccio destro e me lo blocca saldamente. Probabilmente devo essere ancora un po' intontito dal sonno perché ho bisogno di tastare con la mano sinistra quella presa morbida e calda per capire che sono braccia. Ciò a cui queste mi tengono stretto, invece, lo capisco non appena un po' di lucidità si degna di tornare nella mia mente, giusto il tempo per farsi poi distrarre da quello stesso pensiero. Immagino che Bianca si sia di nuovo introdotta nel mio letto, anche se non escluderei subito Sophie. Cerco di capire dalla lunghezza dei capelli di chi si tratti, la poca luce che rende appena visibile la sola fronte di quella ragazza, quasi completamente riparata sotto le lenzuola, mi rende impossibile capirlo in altro modo, e poi così può essere un po' più divertente. Già che ci sono posso un po' giocare.
    Inizio dalla lunghezza maggiore e capisco che non può essere Sophie, se fosse lei avrei sentito i capelli e non la nuda schiena.
    Eh? Non ci sono vestiti?
    Risalgo velocemente, con una maggiore agitazione, ma ancora non sento capelli. Non è Bianca.
    I capelli sono più corti, devo arrivare fino alle spalle prima di riuscire a sentirli. Non può essere Misaka! Ieri sera non ci siamo visti e non abbiamo potuto ubriacarci fino a perdere coscienza di noi, non beviamo nemmeno, per poi portarla nella mia stanza....non è la mia stanza! Io non ho un letto così grande! No, non posso averla portata, senza nemmeno rendermene conto, in un love hotel, non può essere così la nostra prima volta.... non me la ricordo nemmeno! No, no, calma. Calmati Tsu-kun, ieri sera sei uscito con Bianca e non con Misaka e lei non ti ha drogato visto che abbiamo già stabilito che non è lei questa che è con te. Andiamo avanti con questo gioco dei capelli. Affondo la mano tra di essi e non sono quelli lisci di Misaka, non è lei. Sono morbidi, scostandoli ho permesso di diffondersi di più al loro buon profumo, sono così folti e mossi. Mossi?!?
    Sollevo di scatto le lenzuola ed un fascio di luce lunare attraversa le fessure delle persiane illuminando pienamente il suo volto.

    Cheria?!?

    Mi lascio sfuggire ad alta voce per lo stupore.
    Un leggero mugolio accompagna il suo fastidio per averla disturbata, mentre si stringe ancor di più attorno al mio braccio, che inizia un po' a dolermi, come se non volesse correre il rischio di vedermi fuggire, idea che effettivamente mi sta passando per la testa.
    Che ci facciamo qui? Come abbiamo fatto ad arrivarci? Cosa ho fatto con mia sorella? No, non voglio nemmeno pensarci...
    Non posso muovermi troppo, per come mi tiene stretto finirei per svegliarla ed ora non riuscirei ad affrontarla. E non credo che potrei rimettermi a dormire come se nulla fosse.
    Che sta succedendo qui?


    Una voce nel Vuoto



    Inizia la seconda saga. Questa è un po' la copertina.
     
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    Con gesto meccanico della mano, giro il cucchiaino nella tazza di caffellatte per far sciogliere lo zucchero, mentre sgranocchio un biscotto al burro con uvetta e cioccolato. Sul tavolo, tra cornetti, cereali, marmellata, pan brioche, biscotti, latte caldo, caffè, succo d'arancia ed un'infinità di altre cose, c'è talmente tanta roba che ho difficoltà ad accettare di star facendo colazione in casa, anche se questa non dovrebbe essere casa mia.

    ”Non mangiarne troppi, se no poi chi la sente quella...”

    Guardo Cheria, alle prese con i fornelli mentre mi parla, e mi sembra così lontana. Questa cucina è troppo grande. Bevo un sorso dalla tazza e guardo verso le tende bianche che filtrano la chiara luce mattutina, che scopre, oltre le finestre, un panorama urbano che non riconosco. Da quel che vedo sembra che sia tardo autunno, forse fine novembre. Il mio compleanno è già passato da un po', qui dovrei avere già i diciassette anni. Pensare che fino a ieri attendevo quello che sarebbe stato il nostro primo compleanno quadruplo e nel mentre mi godevo il piacevole caldo della primavera. Ora mi trovo a non sapere più cosa pensare. Sembra tutto diverso.
    Torno a posare gli occhi su Cheria. Tutto ciò che sembra indossare è una maglia che avrei sempre voluto comprare e che, a quanto pare, è davvero mia. Quel motivo a righe verticali bianche e nere le sta davvero bene.
    Non so più da quanto tempo la sto guardando, il suo ancheggiare mentre canticchia uno strano motivetto mi ha come ipnotizzato. Sembra essere davvero di buon umore.

    ”Cosa mi prepari oggi?”

    Le chiedo. Stare in silenzio per tutto questo tempo non credo sia normale.

    ”Uova strapazzate e bacon, la colazione salata che ti piace tanto. Se avessimo avuto un po' di pasta sfoglia ti avrei anche preparato un croustade.”

    Cheria mi sembra ancor più impeccabile del solito con la cucina, non avevo nemmeno idea che conoscesse certi termini forse francesi. La colazione salata mi piace davvero, ma non ho mai tempo per prepararmela e quando siamo tutti insieme preferiamo sempre la colazione dolce per Sophie. E per Bianca. Vedendo tutti questi dolci, il tavolo non può che essere apparecchiato per loro due.
    Ecco, Cheria ha finito ed ora sta impiattando. Lo fa con grande sicurezza e decisione, quasi con esperienza. Ora si avvicina e mi porge il piatto; faccio per afferrarlo, ma lei evita le mie mani e lo adagia davanti a me con gentilezza, piegandosi un bel po' in avanti per raggiungermi. I miei occhi erano proprio nella direzione del suo petto e non nascondo la sorpresa ed un certo imbarazzo nel notare che, sotto la maglia, non indossa altro.

    ”N-non dovresti piegarti così. Ti ho visto le...”

    Sto facendo del mio meglio per trattenermi dall'arrossire, se dico quella parola rischio di avvampare. Cheria si copre il petto con le mani, chiudendo la scollatura che si era creata, poi mi guarda con aria curiosa.

    ”Che c'è? Di solito ti piacciono.”

    E non escludo assolutamente che sia così, solo che è fin troppo strano detto da lei.

    ”È che sei mia...so..rella?”

    Ecco, l'ho detto. Cheria sembra pensierosa, piega un po' la testa di lato e stende l'indice sulla guancia.

    ”Direi di no. Oh! Forse ho capito! È una di quelle fantasie otaku di cui mi ha parlato Misaka. Il complesso della sorella ed il complesso del fratello. Dopotutto a te piacciono i giochi di ruolo.”

    Come un bagliore ha attraversato i suoi occhi, il suo sguardo si è fatto ammiccante mentre si piega verso di me.

    ”La prossima volta potrei anche farmi scappare un 'onii-san', o magari preferisci 'onii-sama'?”

    Sì, ho capito a cosa si riferisce, ma non riesco ad articolare alcuna risposta. Vederla rialzarsi mi toglie un po' di pressione, ma le parole ancora non escono. Però mi incuriosisce l'anello al suo dito che ora sta guardando così intensamente, con un immenso sorriso che le illumina il viso.

    ”Ti capisco, anche io mi sento un pochino strana questa mattina. Ancora non mi sembra vero.”

    Davvero, non ho assolutamente idea di cosa stia parlando. Però se questo, ai suoi occhi, riesce a spiegare il mio strano comportamento – come se fossi io ad essere strano... – mi sta comunque bene, non farò domande sul perché, guardando l'anello, si sia lasciata andare ad un sospiro sognante ed ora stringa al cuore la mano che lo indossa.
    Un fugace sguardo all'orologio la scuote dalle fantasie nelle quali si stava perdendo.

    ”Vado subito a farmi una doccia, non posso arrivare proprio oggi in ritardo al caffè. Mangia, prima che si freddi.”

    Mi saluta con un leggero bacio sulle labbra ed esce dalla stanza, ridacchiando un po' mentre continua a tenersi l'anello. Così nella cucina troppo grande restiamo solo io, tutti questi dolci, le uova ed il bacon che mi guarda dal piatto; per fortuna che questo non ha espressione, altrimenti non so che faccia avrebbe potuto fare vedendo lo schiaffo che mi sono appena tirato. Dovevo essere sicuro di non star dormendo, mi sembra tutto così irreale. Il dolore, però, mi dice che sono sveglio.
    La mano va da sola alla forchetta ed assaggio quel che mi ha appena preparato. Non sono convinto di avere davvero fame, anche se uova e pancetta di mattina danno una grande carica, ma non credo che ci sia altro da fare in questo momento. Sono buone, non c'è che dire. Qualunque cosa succeda, che Cheria sappia cucinare sembra essere una costante. Questa situazione, però, mi confonde, non la capisco.

    ”Oggi le cose sembrano piuttosto strane.”

    La forchetta mi sfugge quasi dalle mani, sentire la voce di Bianca dietro di me mi ha fatto sobbalzare. Mi giro subito verso di lei e non so davvero cosa aspettarmi. Mi guarda seria, ma il dubbio che sia io a sembrarle strano c'è.

    ”Ti sembro diverso?”

    Le chiedo come se fosse un test. Lei aggrotta la fronte contrariata.

    ”Io ti sembro diversa?”

    Sento che anche lei ha il mio stesso dubbio.

    ”Quindi...sei normale?”

    Lei sospira, allentando tutta la tensione che si stava accumulando sul suo volto.

    ”Se ho capito cosa intendi, sì, sono normale. E credo lo sia anche tu.”

    Sentirle pronunciare quelle parole mi inonda di gioia, tanto che scatto in piedi per abbracciarla non riuscendo a trattenermi.

    ”Ehi! Piano! E stai attento.” - mi dice - ”Dopo quelle ultime cose che vi siete detti, se Cheria torna e ti trova avvinghiato a tua sorella potrebbe andare su tutte le furie e rincorrerti, in accappatoio, per tutto il quartiere lanciando fulmini, come è effettivamente accaduto nel vostro ultimo litigio.”

    La lascio andare quasi di scatto, l'idea di dare un simile spettacolo non mi solletica più di tanto.

    ”Si...scusa...”

    Lei, una volta libera, non esita e prendere posto a tavola e fiondarsi su un vassoio di biscotti. Mi siedo anche io e cerco di tornare a mangiare. Anche se si sono un po' raffreddate, le uova restano buonissime e la pancetta croccante e saporita; tutto questo gusto, e le presenza di Bianca, mi aiutano a riprendere un po' il controllo sulla mia mente, sento che inizia un po' a schiarirsi ed a tornare attiva.

    ”Cosa sta succedendo?”

    Le domando posando la tazza di caffellatte.

    ”Non lo so. Mi sento come se qualcuno avesse forzato delle cose nella mia testa, ci sono ricordi che non sono miei e so cose che non dovrei sapere. Questo mondo è strano.”

    Lei continua a mangiare mentre parla, trovarsi davanti a questa montagna di roba credo che non le sembri vero. Comunque sapere che lei conosce qualcosa di questo mondo mi tranquillizza. Ora tocca a me ottenere informazioni.

    ”Dove ci troviamo?”

    ”Tokyo. Questa è casa nostra, un attico in pieno centro. Se te lo stai chiedendo, siamo assurdamente ricchi. Con le quotazioni attuali, una casa di questo tipo costa più di quattro miliardi di yen.”

    ”Mamma e papà?”

    ”Fuori per affari, come dall'altra parte.”

    ”Cheria prima ha nominato Misaka.”

    ”Sì, si tratta proprio di lei. Cheria e Misaka sono sorelle nate da madri diverse, ma sono cresciute insieme da quando sono nate.”

    ”Cosa ne è stato degli altri? Voglio dire, che ne è di Kuro, di Goro, di Lili...”

    ”Lili abita in periferia, non se ne è mai andata. Kuro è nella tua classe e con le donne è molto più impacciato di quello che conosci, mentre Goro... è uno stolto che si crede un latin lover e ci prova incessantemente con me. Ma io so come trattarlo.”

    Dicendo questo stritola nella mano un biscotto.

    ”E Sophie?”

    Non mi risponde. Abbassa lo sguardo sulla sua tazza e cerca di far finta di nulla giocherellando con un altro biscotto, facendolo rotolare lungo il bordo. Non mi piace che stia prendendo tempo. Anche non averla ancora vista è una cosa che non mi fa certo stare tranquillo.

    ”Dov'è Sophie?”

    La incalzo, non sopporto il suo silenzio.

    ”Non lo so. Lei...non c'è.”

    ”CHE VUOL DIRE CHE NON LO SAI? COSA VUOL DIRE CHE NON C'È?”

    Urlo scattando in piedi, senza quasi accorgermene. Bianca si è molto spaventata e l'espressione nei suoi occhi mente mi fissano è quasi di terrore. Dio, non è da me comportarmi così, urlare contro di lei. E nemmeno da lei spaventarsi così. Il minimo cenno di movimento della mia mano la porta a chiudere gli occhi, come se si preparasse a sentire dolore, ed a difendersi la faccia con le mani. Vederla così mi fa soffrire. Le accarezzo un attimo le testa, le sposto un po' le mani e la bacio sulla fronte.

    ”Scusa. Non volevo urlare. Ti prego, perdonami.”

    Ma vedere come svela, tra le mani tremanti, i suoi occhi d'oro velati di lacrime, mi fa stare malissimo. Non l'avevo mai sgridata prima e non credevo che l'avrei mai fatto. Mi accascio sulla sedia, come sfinito. Con gli occhi chiusi mi reggo la fronte. Mi fa male la testa. Vorrei piangere.
    Trasalisco leggermente quando sento un peso sulle mie ginocchia. Riapro gli occhi e vedo Bianca che mi prende il viso tra le mani, mi sorride con tristezza.

    ”Sei confuso per quello che sta succedendo. Non preoccuparti.”

    Le sue parole, però, hanno l'effetto contrario. L'ho sgridata ed ora è lei a farmi forza.

    ”Bianca, io...io ho paura.”

    Ora le lacrime mi scendono davvero.

    ”Perché siamo qui? Come possono stare così le cose? Il nostro mondo è cambiato in questa maniera, Cheria non è nemmeno più nostra sorella, i nostri amici sono le stesse persone ma sono diversi. E se siamo caduti vittima di una Origine? Se ha fatto tutto questo, Sophie....Sophie potrebbe non esistere. Se ci ha colpiti un'Origine così potente cosa possiamo fare? Cosa posso fare ora che non ho più il mio Trismegistos?”

    Tra i singulti Bianca mi abbraccia. Ora che conosco l'ordine di grandezza di certe forze, sapermi completamente impotente contro di esse mi terrorizza.

    ”È vero, non hai più il Trismegistos, ma tu hai me e io ho te. Sai bene che se siamo insieme allora nulla è impossibile.”

    Mi dice a bassa voce. La sua dolcezza, il suo calore mi fanno calmare un po'.

    ”E poi non è ancora detta l'ultima. Sai che i tuoi occhi sono blu?”

    Blu? Sgrano gli occhi, le lacrime non scendono più, non sento più terrore o paura, solo un fremito, un impulso irrefrenabile. Faccio scendere Bianca e scatto a tutta velocità, seguito da lei, verso la mia camera, verso lo specchio.

    ”Blu...”

    Mormoro esaminando il mio riflesso. Ho gli occhi blu. Non azzurri, proprio blu con delle sfumature tendenti al viola.

    ”Non è possibile...”

    ”Sono molte le cose impossibili accadute oggi.”

    Seguo il suo riflesso nelle specchio, ma non perdo di vista i miei occhi.

    ”L'ultima volta che li ho avuti di questo colore è stato quando ho viaggiato tra i mondi e le possibilità. Quando ero nella mia vera forma. Ma ora non ho più quei poteri.”

    ”Non li hai nel nostro mondo normale. Qui...chissà? Non sappiamo cosa possiamo fare in questo posto.”

    Mi stropiccio gli occhi, asciugandoli, fino quasi a farli bruciare.

    ”Cosa facciamo?”

    ”Molto semplice, dobbiamo indagare. Entriamo nei panni dei nostri alter ego di questo mondo, caliamoci nella parte ed esploriamo il mondo nel quale viviamo. Scommetto che se ci appropriamo della quotidianità, allora sarà più facile capire le differenze con il nostro di mondo. Ora però usciamo da qui, tra poco Cheria avrà finito di lavarsi e per allora dovremo sembrare normali ai suoi occhi. Oppure preferisci restare qui per prenderla appena esce dalla doccia?”

    Le ultime parole, dette con un ghigno, mi risollevano definitivamente il morale. Ha ragione, dobbiamo calarci nelle nostre parti in questo mondo e cercare di capirci qualcosa. Magari, mentre cercheremo, potremmo anche imbatterci nella nostra Sophie.
     
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    <somebody please tell me that I'm dreaming
    It's not easy to stop from screaming
    The words escape me when I try to speak
    Tears flow, but why am I crying...>

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    Spengo lo stereo con il telecomando, è il secondo cd di Bianca che sento e non mi va più di ascoltare musica. Avevo davvero bisogno di scaricare un po' lo stress che ho accumulato, il rischio di esplodere era alto e non mi avrebbe certo permesso di seguire la linea di condotta concordata. Per questo scoprire di avere una piccola palestra più che sorprendermi, mi è sembrata una cosa molto conveniente. Ci sono molti attrezzi dei quali non conosco nemmeno il nome, forse usati da atleti professionisti, ad esempio c'è questo affare da spingere con la spalla che credo di aver visto negli allenamenti delle squadre di football. Bianca, però, ha ragione, qui le nostre capacità sono un po' differenti dalle solite, forse per una determinazione del presente basata su delle premesse diverse. È più di un'ora che vado avanti e non mi sento per niente stanco. Cinquanta piegamenti sulle braccia senza alcuno sforzo, due serie da sessanta addominali ed i muscoli non mi bruciano, tapis roulant impostato sulla massima inclinazione e 23 km/h ed ho smesso per sopraggiunta noia dopo quindici minuti, ho sollevato manubri da 20kg con grande semplicità. Non sono mai stato così in forma. Ora devo solo scoprire dove teniamo i sacchi da pugilato di riserva. Ho provato ad allenarmi un po' senza guanti e, non sentendo comunque nulla, ho forzato troppo. Credevo che si potessero rompere in questo modo solo nei film. Ricco, bello, filantropo e dannatamente in forma, avrò mica anche una bat caverna? A parte gli scherzi, inizio a sentirmi meglio. Non posso lasciarmi abbattere in questo modo, dobbiamo riuscire a capire cosa sta succedendo e devo essere pronto a lottare con tutte le mie risorse per riprendermi ciò che è mio, ciò che è nostro.
    Anche se non sono stanco, sarà bene che mi faccia una doccia.


    Avrei anche un bagno privato in camera con la doccia, ma in questo momento non mi va di usarlo. Cheria ci si è fatta la doccia quasi due ore fa, ma per qualche motivo sento che avrei un po' di disagio di gli ultimi avvenimenti. Forse temo di sentire il suo odore ed avere qualche strana reazione. Se teniamo conto che vivo con lei da sempre è davvero assurdo.
    Quest'oggi dovrò usare il bagno grande. Ci vado in modo quasi meccanico, senza badare ai miei passi, e sempre meccanicamente lancio via la maglia non so bene dove. Solo ora faccio davvero caso alla differenza delle linee della mia muscolatura, davvero molto più definita e sviluppata, eppure non abbastanza da giustificare le prestazioni in palestra. Fatto sta che faccio invidia a me stesso, sono davvero notevole. Forse è perché ero perso proprio in questi pensieri che faccio caso al canticchiare proveniente dal bagno solamente dopo aver aperto la porta ed aver sorpreso Bianca nella vasca, cosa prontamente accompagnata dal classico urlo femminile della situazione. Io resto di sasso, non so esattamente come comportarmi ora, anche perché lei non urla più e mi fissa con sguardo indagatore.

    ”Davvero notevole” mi dice dopo qualche secondo.

    ”È quello che ho detto anche io. E guarda che addominali!” rispondo pavoneggiandomi.

    ”Fa sentire.” e qui segue una scena alquanto paradossale con io a sentirmi in imbarazzo mentre lei, nuda nella vasca, anche se completamente coperta dalla schiuma, tasta le linee in rilievo dei muscoli del mio addome. ”Davvero notevole” ripete senza fermarsi.
    ”Non è solo a te che sono successe cose positive. Ho una taglia in più.” mi fa mostrando grande soddisfazione e compiacimento.

    ”Fa vedere.” le dico senza particolare malizia, mi sono solo limitato a chiedere una cosa simile a ciò che lei ha chiesto a me, senza rendermi davvero conto di che tipi di richiesta fosse. Per tutta risposta mi trovo a schivare un lancio di schiuma, che termina il suo volo contro lo specchio con un sonoro splash, che era diretto ai miei occhi.

    ”Esci!” ed io le ubbidisco senza discutere.

    Anche se non volevo, sono obbligato ad usare la mia doccia privata, ma qui è esattamente come temevo, ogni cosa mi ricorda Cheria. Ma non è solo per l'odore del suo shampoo, qui è pieno di roba sua, c'è davvero di tutto, come se si fosse trasferita in pianta stabile da me. Credo che a casa nostra la situazione fosse esattamente la stessa, questi pochi mesi nel dormitorio devono avermelo quasi fatto dimenticare, è l'unica evenienza che può in parte giustificare la mia attuale reazione. Questa e l'immagine di cosa è molto probabilmente successo la scorsa notte. Qui Cheria non è mia sorella, mi sembra così assurdo eppure è vero. Io che sto con Cheria... stando così le cose mi sembra fin troppo plausibile, non è un segreto che tra di noi le cose siano sempre state fin troppo complicate a causa della nostra eccessiva compatibilità. Se poi ripenso a quel che ci siamo detti in quella notte, sospesi nei cieli, quando anche il tempo sembrava fermarsi. Se ripenso a tutto quello che abbiamo passato in questi anni di convivenza senza adulti ed a come siamo riusciti a cavarcela. Se ripenso a quando l'ho persa ed a come ho distrutto il tempo per riportarla da me...
    Chissà quali altre sorprese ha in serbo per me questo mondo.
     
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    ”Aspetta, mi stai forse dicendo che ho un maid caffè ad Akihabara?”

    Deve essere uno scherzo, questo non è possibile.

    ”Proprio così, è stato il regalo per i tuoi sedici anni. Ecco, siamo arrivati.”

    Ed è così che ci ritroviamo davanti all'ingresso di quello che è il mio paradiso. Sapevo che ci sarebbero state altre sorprese, ma mai mi sarei aspettato una cosa simile. Un caffè. Con le maid. Tutto mio.

    ”Ma ne sei proprio sicura? Non mi starai mica facendo uno scherzo di cattivo gusto per vendicarti di qualcosa?”

    ”Entra e vedrai.”

    Non che me lo faccia ripetere due volte, entro immediatamente trattenendo a stento la foga, ma appena dentro mi sembra quasi di sciogliermi sentendo le belle vocine di queste graziose camerierine che ci accolgono.

    ”Benvenuto padroncino. Benvenuta, padroncina.”

    Fino a qui tutto nella norma, il solito saluto con il quale accolgono i clienti.

    ”Ma è lui! Ragazze, venite!”

    Questo forse è un po' meno della norma, tutte le cameriere si radunano attorno a noi come estasiate, preda di una grande eccitazione che le porta a fare una confusione nella quale non capisco cosa stanno dicendo. Guardo Bianca, ma lei mi fa spallucce. Tra le ragazze riconosco alcune che erano anche nell'altro locale, come Inaho, Kyoko e Mimì; proprio da questa riesco a capire qualche parola, ma non fanno altro che confondermi ancora di più.

    ”Non ci credo, alla fine l'hai fatto davvero. Ah! Che cosa stupenda! Come sono gelosaaa!”

    L'unica cosa che davvero capisco è che sembra completamente diversa dalla Mimì che conosco.
    Arriva un'altra cameriera, riconosco anche lei nonostante non ci fosse nell'altro locale: è Mogana Kikaijima, il tesoriere del consiglio studentesco, almeno per quello che sapevo io.

    ”Il locale non è chiuso. Tornate al lavoro e lasciatelo respirare.”

    Controvoglia, le altre fanno come ha detto. Ancora una volta cerco aiuto in Bianca ed intendo dal suo labiale che Mogana è la direttrice e capo cameriera del locale. Una volta che tutte si sono allontanate, Mogana mi invita a seguirla e mi fa strada fino ad un tavolo un po' più appartato.

    ”Aspettami un attimo”

    Dice prima di allontanarsi. Io e Bianca prendiamo posto.

    ”Poi spiegarmi meglio?”

    Le chiedo.

    ”Mogana è la tua persona di fiducia, dirige il locale ed ha fatto sì di legarlo alla sua immagine. È davvero in gamba ed ha molti meriti se il caffè funziona.”

    ”Perché non lo dirigiamo direttamente noi?”

    ”Perché siamo italiani. Se si scoprisse che il caffè è gestito da stranieri e che tutte queste ragazze lavorano per loro, c'è il rischio che la clientela non la prenda bene. Sono locali giapponesi tipici di questa zona, sapere che il più rinomato appartiene ad un gaijin potrebbe generare scontento ed alimentare una specie di spirito patriottico. Con Mogana, invece, è tutta un'altra storia. Eccola che torna.”

    Mogana ricompare con un piccolo fascicolo tra le mani e si siede al nostro tavolo, indossa in suoi occhiali ed apre il fascicolo.

    ”Allora, questi sono i risultati dell'ultimo mese, come vedi i ricavi sono aumentati circa del 1,6%, l'idea delle yandere continua ad avere un buon impatto sugli affari. Anche se la crescita è stata inferiore a quella dello scorso mese è un risultato di tutto rispetto, soprattutto se consideriamo che non abbiamo proposto eventi particolari. Comunque sono riuscita a discutere un po' con i nostri fornitori ed ho ottenuto alcuni prezzi più vantaggiosi, ho allegato lo schema riepilogativo delle spese precedenti e quelle attuali con i prezzi ritoccati. In questo modo gli utili netti sono aumentati del 3,2%. Ecco, controlla tu stesso e guarda se ti torna tutto.”

    Mogana mi passa il fascicolo e si toglie gli occhiali, pulendoli delicatamente. Dirò la verità: non ho nemmeno capito cosa è successo, mi ha dato troppe informazioni tutte insieme su una situazione che non conosco minimamente, so solo che le percentuali erano tutte positive e non si trattava del debito, quindi dovevano essere una cosa buona. Sfoglio un po' il fascicolo provando, già che ci sono, a capirci qualcosa in questo rapporto così ben dettagliato e datato con gli estremi del periodo in considerazione, sembra che sia capitato proprio nel giorno dei resoconti. Bianca si protende per leggere anche lei queste pagine, con curiosità più che con interesse.
    Ora però cosa le dico? Mogana si è rimessa gli occhiali e mi fossa con serietà, in attesa delle mie impressioni, solo che non ho delle impressioni ed essermi appena accorto di quanto sia ancor più attraente con gli occhiali non mi ha messo nelle migliori condizioni per pensare. Devo improvvisare qualcosa.

    ”Ben fatto Mogana, davvero un ottimo lavoro, come sempre del resto. Sarò sempre grato di averti qui. Direi che ti meriti anche un altro piccolo riconoscimento.”

    Apro il mio portafogli e per poco non mi viene un colpo. Ma quanti soldi sono? Contiamo tutte queste banconote, vediamo...10...60...100.000 yen!! Non ho mai avuto in mano tutti questi soldi insieme ed ora me li porto con tranquillità nel portafogli come se nulla fosse. Immagino che anche questo sia... normale per me in questo...non so più come chiamarlo. Va bene, facciamo davvero finta di nulla e procediamo con il piano.

    ”Tieni, questi sono per te. Non ho potuto comprarti un regalo e se lo facessi ora non sarebbe la stessa cosa, quindi prendi questi ed usali per comprarti qualcosa che ti piace, è un piccolo segno del mio apprezzamento per te.”

    Ho preso banconote a caso ed ho tirato fuori 20.000 yen che le metto in mano senza darle il tempo di rispondere, solo che la reazione è un po' strana.

    ”Ah! Io... io non me li merito... sono troppi ed ho fatto così poco...” dice mentre inizia a guardarsi intorno quasi in preda al panico ”Devo darti qualcosa per compensare, ma cosa? Ah! Va bene, ho capito, ballerò nuda per te.” Conclude con..eh?!?

    ”M-ma non serve...”

    Con le parole io non sono convincente, ha molto più effetto Bianca che quasi salta in avanti per impedirle di togliersi i vestiti.

    ”Il locale è aperto, ci sono dei clienti e le ragazze guardano, questi spettacolini fateli in privato e nell'orario di chiusura, se proprio dovete.”

    La parole di Bianca devono essere sembrate stranamente sagge all'orecchio di Mogana che si ricompone e si scusa per il suo comportamento negativo.

    ”Con permesso, torno a lavoro. Se hai bisogno di me vieni quando vuoi.” dice mentre si alza, poi aggiunge ”Congratulazioni per aver deciso di fare il gran passo, Cheria non la smette un attimo con quell'anello, l'hai resa la ragazza più felice. Ora è nel retro, le dico che sei arrivato”

    Cosa intende? Non glielo chiedo mentre si allontana, suonerebbe sospetto e sento che è un qualcosa al quale posso arrivare con un po' di ragionamento, solo che anche il comportamenti di Mogana mi lascia piuttosto perplesso.

    ”Ma è sempre stata così?” Chiedo a Bianca

    ”Più o meno, anche se me la ricordavo un po' più timida.”

    ”Capisco...” però mi balza alla mente un altro dubbio Quanto hai nella borsa?

    Senza domandare nulla, Bianca controlla e, dopo un iniziale stupore, mi fa ”300.000 yen”
    Quindi oggi, tra noi due, siamo usciti di casa con un totale di 400.000 yen liberamente spendibili. Potrebbe non essere tanto male questo posto.
     
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    Mogana Kikaijima ci ha lasciati da una decina di minuti ed in questo tempo ho imparato il nome di un paio di cameriere che non conoscevo, una che si fa chiamare Nep ed il cui nome è Yuuko Sakamoto che è passata da me dandomi un affettuoso pizzicotto sulla guancia mentre apprezzava come non sia uno che perde tempo, e Rikka Suminoe che ci ha portato due frappè per farci assaggiare la sua ultima creazione. Certo che avere un maid caffè tutto mio è piuttosto 'vantaggioso'. Sono passati altri cinque minuti ora che Cheria, raggiante, è sbucata dalle cucine. È la prima volta che la vedo con il vestito da cameriera e devo dire che le sta davvero benissimo, ha un gran fascino.
    Anche se il locale è quasi pieno, lei non si trattiene dal sedersi sulle mie ginocchia e baciarmi, avvolgendomi tra le sue braccia. Mi fa sempre uno strano effetto, ma non devo darlo a vedere.

    ”Oggi mi hanno tenuta tutto il giorno nel retro, dicono che sono un po' distratta” La dolcezza della sua voce mi scalda il petto, di lei è tutto irresistibile. ”È solo che non riesco a concentrarmi, non dovevi farmelo.” Ride ed io rido con lei, non sapendo bene perché. Mi accorgo ora che la sua gonna mi sembra un po' corta e che sta attirando più di qualche sguardo, per questo cerco di lisciarla con un movimento leggero e di tenerla ferma con la meno, anche se mi sa che questa mattina non riesco davvero a rendermi conto di quello che faccio. Cheria si abbandona sul mio petto sussurrandomi parole d'amore, è davvero cotta e questo suscita in me una sensazione di colpa: non so assolutamente nulla su un sentimento che per lei è così grande, voglio e devo conoscere almeno qualcosa.

    Ricordi quando ci siamo conosciuti?

    Cheria risponde con un sospiro sognante, ma questo è un segno che mi va più che bene, sta ricordando ed io posso vedere quel ricordo attivando la mia One Heart. È davvero molto bello.

    ”Il locale era prossimo all'apertura, stavamo creando il corpo del personale ed eravamo nel pieno della selezione delle candidate. Avevi fatto richiesta per entrare nelle cucine, ruolo dove eravamo già coperti, ma sentivamo di doverti incontrare comunque. Il giorno che ti sei presentata a tenere i colloqui c'erano Bianca e Mogana e non facesti proprio una bella impressione. Ti sedetti davanti a loro con i capelli scompigliati dal vento e pieni di foglie, avevi anche una mascherina perché eri raffreddata ed il tempo non ti aveva certo aiutato. Eri così impacciata da non riuscire a rispondere alle domande e stavano per congedarti, quando per caso sono arrivato. Quando ti vidi mi misi a ridere.”

    Ho praticamente la scena davanti agli occhi e devo dire che era davvero buffa. Non chiedetemi perché sto raccontando il ricordo ad alta voce, è solo che non riesco a fermarmi, sento di doverlo fare.

    ”Cercasti di mollarmi uno schiaffo, ma io ti bloccai la mano e fu lì che sentii qualcosa. Non conoscevo quella sensazione, avevo bisogno di capire meglio cosa fosse, così, senza chiederti nulla, ti trascinai nel retro del negozio dove avevo allestito un piccolo ufficio improvvisato. Una volta lì ti tolsi le foglie dai capelli e cercai di lisciarteli come potevo. Ti sfilai la mascherina, strinsi una tua mano tra le mie e ti guardai negli occhi. Non ti chiesi nulla, avevo visto lo splendore della tua anima e ne ero stato incantato. È lì che mi sono innamorato.”

    Anche ora, attraverso i suoi occhi, sto rivivendo le emoziono di quel giorno. Per me è stato amore fin da subito, al primo contatto, lo sento attraverso lei. Cheria resta in silenzio, non dice nulla, vuole solo godersi il racconto ed abbandonarsi ai ricordi.

    ”Ti ho assunta subito, ignorando i pareri di Mogana e di Bianca, e da quel giorno mi sono occupato direttamente io di te, ti ho spiegato tutto, ti ho insegnato quel che non conoscevi ed abbiamo imparato insieme molte cose. Mi trattenevo sempre fino a tardi e non mancavo d'esserci ad alcuno dei tuoi turni. Questo è durato per tre settimane, fino a quella volta in cui ci siamo ritrovati da soli alla chiusura del locale. Abbiamo mandato via tutte le altre e siamo rimasti solo noi due a pulire e sistemare”

    ”Quel giorno mi sei stato dietro ancor più del solito” mi dice d'un tratto, interrompendo il mio racconto ”Ho avuto la sensazione che fossi ovunque, per dove mi girassi o andassi mi sembrava di vederti sempre, forse era perché non sopportavo l'idea che tu fossi lontano da me. Ero sovrappensiero, distratta quasi come oggi, e quando ho spento le luci della sala, quando mi hai baciata per la prima volta, quando ho capito che era successo davvero, non ho trattenuto le lacrime.”

    Sento dalla sua voce che si sta emozionando e lo stesso è per me. La baciai io, è vero, ma fu solo uno schiocco, timido ed incerto. Fu lei a non farmi allontanare, a cercarmi con le labbra. Era per entrambi il primo bacio ed eravamo impacciati ed incapaci, non avevamo mai amato prima. Ci staccammo dopo quasi due minuti senza fiato, ci eravamo dimenticati di respirare. La presi per mano e la portai nella cucina. Quella notte non lasciammo il caffè.
     
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    ”Devo tornare al lavoro, altrimenti il mio superiore potrebbe prendermi in antipatia.”

    Mi dice Cheria facendomi l'occhiolino. La bacio e la guardo mentre si allontana quasi saltellando. È troppo meravigliosa. Una pallina di carta in un occhio mi riporta alla realtà.

    ”Ahia! Fa male! Maledetta, l'hai anche tirata forte, ora mi verrà l'occhio rosso. Il mio bell'occhio azzurro....”

    ”Cos'era quello?” Bianca mima un bacio ”E non dirmi che l'hai fatto per non destare sospetti, ti piaceva troppo per essere solo questo.”

    ”Cosa c'è di male?”

    ”Forse che è tua sorella?”

    Ammutolisco per qualche secondo, Bianca ha ragione, mi sono lasciato troppo trasportare ma non posso farci niente.

    ”È una cosa che non dipende da me. È uno degli effetti collaterali del potere che mi hai dato, quando ho guardato il suo ricordo del nostro incontro ho visto tutto quel che ricordava lei dal suo punto di vista, ho acquisito i ricordi nel modo in cui riaffioravano nella sua memoria ed oltre a questi ho sentito le sue emozioni. Ho provato quel che ha provato lei e ciò non ha fatto altro che sommarsi a quelli che sono da sempre i miei sentimenti per lei. Questa non è altro che una conseguenza di un potere troppo intimo.”

    ”Ti rendi conto che rischi di perdere di vista il nostro obiettivo ed innamorarti davvero di lei? Non puoi sentire come tue le emozioni di una ragazzina innamorata, è pericoloso.”

    ”Lo so che è pericoloso, ma cos'altro posso fare? Ci sono cose che devo sapere, come i bei momenti trascorsi con lei, quel che abbiamo passato insieme altrimenti non potrò mai essere un me stesso credibile e non voglio rischiare di rovinare la situazione, nel caso...”

    ”Nel caso?”

    ”Nel caso non riuscissimo più a tornare alla normalità.”

    ”Quindi...stai davvero considerando la possibilità di rinunciare a Sophie?”

    ”No, io a lei non rinuncio, però non sappiamo cosa è successo e cosa potrà succedere. Se è come penso, dovremo affrontare qualcosa di grosso e non dovremo destare sospetti. Ho la sensazione che sia opera di qualcuno che mi conosce bene e conosce le mie capacità residue.”

    Lo avevo tenuto nascosto ma ho formulato qualche ipotesi. Bianca naturalmente è interessata e non aspetta altro che io continui.

    ”Sappiamo che il mondo è stato riscritto, che questa non è la nostra realtà, e di quelli che conosciamo solo noi ne siamo al corrente. A tutti è stato fatto quel che hanno tentato di fare anche a te, hanno cambiato i ricordi per alterare la loro persona. Però tu hai mantenuto la tua personalità e riesci a riconoscere i falsi. Questo fa di me l'unico al quale non hanno tentato di mettere ricordi falsi. La domanda è: perché? Se questo è stato fatto da un'Origine, perché lasciare intatto proprio il Trismegistos? Le risposte non sono molte. Prima possibilità: sull'Origine non funziona, ma allora perché darsi il disturbo di fare questo se c'è qualcuno capace di disfarlo con molta più semplicità? Seconda possibilità: sa che non ho più la mia Origine, quindi non rappresento una minaccia al suo piano ed ha ritenuto più soddisfacente farmi soffrire, forse per un qualche risentimento, mostrandomi un mondo diverso e senza Sophie, ma anche questo non mi sembra molto credibile perché la mia vita qui è fin troppo agiata, ha realizzato tutto quel che avrei potuto sognare quasi come a volermi indennizzare per la mancanza della mi sorellina minore ed inoltre corre un rischio inutile perché, se come ipotizzo conosce anche la mia One Heart, sa che potrei sempre trovare un modo.”

    ”E quindi cosa può essere?”

    Bianca è sulle spine, è insofferente al mio prendere tempo, ma oramai ho quasi finito.

    ”Terza possibilità: sull'Origine non funziona, sa che non l'ho più ma temeva comunque che se avesse cercato influenzarmi ci sarebbe potuta essere una reazione. Però una cosa non la conosceva, il tipo di legame che ci unisce.”

    E con questo concludo. Si, sono pronto a rispondere alle sue domande e mi godo trionfante il silenzio che segue il mio ragionamento. Tuttavia non sono preparato allo schiaffo che mi tira.

    ”Non ci ho capito niente!”

    Sono stato davvero così contorto?

    ”Cercherò di essere più chiaro e più breve. Come abbiamo già detto, è pressoché sicuro che sia stata l'attivazione di una Origine a creare questa situazione. Tra tutti, nonostante abbia sacrificato la mia Origine, sono l'unico al quale non hanno tentato di alterare i ricordi. Chiunque sia stato, sospettava che fosse comunque rimasto qualcosa in me ed ha preferito non rischiare che il suo potere potesse influenzare in qualche modo il mio. Però non sapeva che tu, Bianca, sei legata indissolubilmente a me tramite il mio potere perduto, per questo tu hai conservato i tuoi ricordi. Probabilmente è per aver tentato di influenzare te che i miei occhi ora sono azzurri.”

    ”Quindi vuoi dire che in te è davvero rimasto qualcosa che ha reagito?”

    ”In questo modo si spiegano un po' di cose.”

    ”E quando hai pensato a tutto questo?”

    ”Quando mi hai tirato quella pallina nell'occhio”

    Bianca ride, ma a me fa ancora male.

    ”Ragioni meglio di quanto pensassi.”

    Spero che sia da intendere come complimento.

    ”Non si tratta solo di questo. Io ho molta più esperienza di quanto credi. Non hai idea di cosa abbia dovuto affrontare nonostante l'abbia fatto per te. Non puoi immaginare in cosa mi sono trovato, situazioni che mi costringevano a prendere decisioni complicate in pochi istanti. Ho combattuto e distrutto decine di Origini, sbarazzandomi degli orrori che erano capaci di creare e sovvertendo l'ordine di innumerevoli realtà.”

    ”Non mi hai mai raccontato cosa hai vissuto in quando hai viaggiato tra i mondi.”

    ”Un giorno lo farò. Ma avremo bisogno di tanto tempo, sono quasi cento anni di storie.”

    ”Odio anche quando fai così il misterioso.”

    Bianca sbuffa, in effetti è da tanto che avrei dovuto affrontare con lei questo argomento, ma non ne ho mai avuto veramente l'occasione; inoltre ci sono molti ricordi tristi ed addii dolorosi, non ho davvero tutta questa voglia di nominare e raccontare di persone che non vedrò più, gente che non esisterà mai o che è già svanita. Quei tempi sono perduti per sempre e preferirei non vivere ripensando a ciò a cui ho rinunciato. Sì, ho detto addio a troppe persone, ho lasciato troppe cose, per questo non posso permettermi di perdere anche... Sophie!
    Oltre la finestra, con la coda dell'occhio credo di aver visto qualcosa, è stato solo per un istante ma l'ho visto. Non ascolto le parole di Bianca, vane osservazioni su quanto sia strano, la mia attenzione è su tutt'altro. Esco in fretta dal locale, tra la sorpresa delle cameriere, e mi guardo intorno in cerca di un indizio. Ecco che lo vedo! È solo un'immagine fugace, ma l'ho visto, ho davvero visto un ciuffo di capelli viola che girava l'angolo della strada. Riconoscerei quel colore e quello svolazzare ovunque. Bianca si è precipitata dietro di me, ma non riesce a raggiungermi perché io riparto di nuovo all'inseguimento di quella visione. È lei, non so cosa mi dia la certezza ma è lei. Continuo a rincorrerla attraverso i quartieri, probabilmente per più di due chilometri, finché non vedo più quel ciuffo che mi ha attirato per tutta quella strada, Continuo a guardarmi intorno ma non succede altro, non noto niente di strano tranne una persona in fondo alla strada con una mantella rossa ed il cappuccio alzato, ma non mi sembra poi così degna di nota.
    Bianca mi raggiunge trafelata, mi afferra per un braccio mentre riprende fiato, per evitare che possa di nuovo scappare.

    ”Ma cosa.....ti è...preso?” Mi chiede non appena trova un po' di fiato.

    ”Niente, ero convinto di aver visto Sophie. Che sciocco che sono stato. Credo che tornerò a casa, la stanchezza mi gioca brutti scherzi.”

    ”Okay, vengo con te.”

    Le faccio un cenno d'assenso con la testa e stiamo per incamminarci, lentamente per la stanchezza di Bianca, quando sento una voce pronunciare delle parole che mai mi sarei aspettato di udire.

    ”Trius!”

    Mi volto di scatto, non credevo di poter sentire ancora una volta quel nome. Quella parola l'ha pronunciata quella figura con la mantella che ci ha appena raggiunti, ne sono certo. Vorrei chiederle come faccia a conoscere quel nome e se si stesse davvero riferendo a me, ma quella si abbassa il cappuccio e le parole mi si bloccano in gola per lo stupore. Non credo ai miei occhi, non può essere vero.

    ”Sharon?!?”

    È tutto ciò che riesco a dire. Quella ragazza china il capo e fa un gran sorriso, è per forza lei.

    ”La conosci?” Mi chiede Bianca.

    ”Lei è Sharon, è stata la mia partner per più di ottant'anni. La Strega Scarlatta. Forse è giunto il momento che ti racconti qualcosa.”


    Una voce nel vuoto - parte 1: Fine

     
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    È stranamente "corta" e meno contorta del previsto :asd: Anche se quando c'è di mezzo l'Origine nulla è semplice :asd: Che dire, aspetto di vedere che diamine è successo, il mio povero pg stravolto così :asd:

    EXP: 17
     
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