[CONCLUSA] Prima della scatola: La Mela Marcia

Narrazione privata

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Master
    Posts
    1,267
    Anormalità
    +10

    Status
    Erano seduti loro tre, sempre gli stessi, Haiiro, Kasumi e Hiroshi, sempre nello stesso posto, il locale gestito da Hiroshi.
    Ma ciò che stavano per raccontare era forse diverso: erano storie in cui uno di loro tre era stato coinvolto, ma di cui gli altri due non sapevano nulla.
    Bene – come spesso accadeva, era Hiroshi a fare da cerimoniere – allora, prima di cominciare a raccontare le nostre storie, direi di riepilogare ciò che vogliamo fare e le regole che abbiamo deciso.
    Io ancora non capisco come siamo potuti passare da quell'argomento a questo...
    Non c'è nulla di cui stupirsi, Kasumi. Quando mai una discussione tra le persone segue un unico, e per giunta logico, binario? Accadde solo in qualche opera di narrativa, e neanche in tutte per giunta.
    Sarà, ma non sono ancora sicura che l'idea sia buona.
    Allora dovrai convincertene in fretta, perché dopo il breve racconto di Haiiro – il ragazzo nominato stava intanto sorseggiando l'ennesimo caffè – tocca a te raccontare una tua storia.
    Non ho proprio alternative, eh?
    Direi di no.
    Kasumi sospirò, ma non sembrava così infastidita come le sue parole potevano far pensare.

    Intanto riepiloghiamo: abbiamo deciso che ognuno di noi racconterà una storia curiosa o comunque interessante che ha vissuto in passato e di cui gli altri non sono a piena conoscenza. Poiché questi racconti potrebbero riguardare persone non presenti e non conosciute dagli altri, non si dirà il loro nome, ma si chiameranno con qualche locuzione o con un soprannome. Nel caso di anormalità, è possibile darne una descrizione o anche dirne il nome, ma solo se è richiesto per la comprensione della storia. Siete d'accordo?
    Mah, per me va bene.
    Anche per me è ok...
    Speravo in un po' più di entusiasmo... ma bene comunque! Allora, Kasumi, ti cedo la parola.
    Bene. Non ho storie di viaggi in altre dimensioni o cose simili...
    Dicendo così guardò verso Haiiro. Che non fosse convinta del racconto del ragazzo?
    Anzi, la storia che voglio raccontare riguarda sì un altro anormale, ma i suoi contenuti e le sfide che ho dovuto affrontare sono state piuttosto normali. Non per questo significa che siano state meno pericolose di una viaggio al di fuori del tempo e dello spazio.
    Ma che l'ha ancora con me?
    Partiamo però dal personaggio che ha fatto scatenare l'avventura che vi racconterò. Nel raccontarne i fatti ho deciso che, per il tempo del racconto, la chiamerò “la Mela Marcia”.

    Come avrebbe capito, questa role si situa dopo un altro evento. Tuttavia questo evento è legato a un'altra role in cui sono impegnato - forse potete intuire quale - e quindi lo posterò in seguito.
     
    Top
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Master
    Posts
    1,267
    Anormalità
    +10

    Status
    La storia che segue è il racconto fatto a voce di Kasumi, in quanto tale è in prima persona e al passato. Eventuali commenti al racconto da parte di Hiroshi e/o Haiiro saranno riportati tra parentesti quadre [esempio]

    La incontrai un giorno, al club di arte. Eravamo nella seconda metà del semestre del mio primo anno, io facevo parte del club da poco meno di quattro mesi ed ero stata tra le ultime ad iscrivermi. A quel punto la maggior parte degli studenti interessati si era già iscritta, eppure ogni tanto qualche studente veniva ancora nell'aula d'arte a chiedere informazioni sul club e se poteva provare.
    Lei, la Mela Marcia era una di quelli. Di gran lunga, tra i vari studenti che avevo visto in quell'aula, era la più strana e la più inquietante. Ma era anche tra le più interessanti, almeno all'inizio.

    La prima volta che venne dipinse un quadro usando solo due colori – il rosso magenta e un verde limone se non sbaglio, un'accoppiata che faceva male agli occhi – stesi con una tecnica dozzinale. Aveva cercato di dividere i contorni in modo netto, ma non c'era riuscito, per cui nei punti di contatto tra le diverse figure i colori si erano sovrapposti. Anche le volte successive usò sempre due soli colori, ma differenti dai precedenti, e il suo modo di pitturare non migliorò neanche un po'. Non che a lei importasse: disegnava come le pareva e nel modo che voleva lei. Quando qualcuno le chiese perché usasse due soli colori, rispose che per lei esistevano solo quei due colori e nessun altro. Quando le si fece notare che ogni volta usava una coppia di colori diversi, disse che invece usava sempre gli stessi, il bianco e il nero. Per lei, esistevano solo quei due colori, nero e bianco.
    Le chiesi se soffrisse di daltonismo, ma lei rispose che quella distinzione stava solo nella sua mente, non nei suoi occhi. Non capii cosa volesse dire e la questione fu lasciata così.

    Un'altra volta ci fu una discussione sui suoi dipinti. Alcuni dei membri le dissero che quelli che dipingeva non potevano essere chiamati quadri, ma piuttosto scarabocchi da bambino, indegni del club d'arte.
    Davvero? E i vostri invece lo sono? Voi, che vi limitate a dipingere la realtà così com'è, senza darle alcun spessore personale. Vi sentite orgogliosi se ciò che disegnate assomiglia al reale, ma una cosa simile non serve a nulla, se non al vostro autocompiacimento. Se ciò che volete è una copia del reale, andate piuttosto a iscrivervi al club di fotografia. Ciò che io cerco è diverso... ed è ben più simile ai suoi dipinti che ai vostri.
    Così replicai. Non molto diplomatico, [Perché, quando mai è stata diplomatica? Domandò sottovoce Hiroshi ad Haiiro. Kasumi fece finta di non averlo sentito] ma era quello che pensavo. Solo un'altra persona del mio stesso anno, pur rimproverandomi per il mio discorso e rammaricandosi per l'uso sbrigativo che la nuova arrivata faceva dei colori, stette dalla nostra parte.

    Dopo quel giorno la nuova ragazza non venne più al club. La rividi però qualche giorno dopo. Senza esitare mi si fece di fronte e cominciò a parlare.
    L'altro giorno tu ti sei mostrata interessata ai miei quadri, non è così?
    Beh sì... Ero un po' confusa da quel suo approccio improvviso, anche perché non è che avessimo parlato molto in precedenza. Diciamo che sono inconsueti e particolari, per questo mi hanno attirata.
    Lei sorrise.
    Quei quadri erano un modo per mostrare agli altri la mia visione del mondo. Volevo mostrare a tutti quanto straordinario è un mondo bicolore come il mio... ma non l'hanno apprezzato. Ma tu sei diversa, io l'ho capito. E per questo ti voglio fare un dono.
    Sentendo quelle parole capii che c'era qualcosa di strano e sospettoso... eppure ero interessata. Volevo sapere di cosa stesse parlando.
    Un dono? Cosa sarebbe?
    Te l'ho detto. È il modo in cui vedo il mondo, tutto qua. Vedrai, ti piacerà.
    E poi, mentre ancora cercavo nei suoi occhi un indizio per capire cosa volesse dire, lo vidi.
    Un mondo in cui esistevano solo il bianco e il nero, diviso da contorni netti e invalicabili. Un mondo tetro e algido, in cui tutto perdeva di significato e nulla v'era di buono, né nel nero, cupo e minaccioso, né nel bianco, apatico e indifferente.
    Quella ragazza aveva ragione: era davvero una visione straordinaria e fuori dall'ordinario!
     
    Top
    .
  3.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Master
    Posts
    1,267
    Anormalità
    +10

    Status
    Quella che passai fu una giornata straordinaria. Ogni cosa che vedevo era diversa dal solito e mi provocava sensazioni inconsuete. Oggetti e paesaggi visti mille volte assumevano contorni e significati diversi. Tutto sembrava cambiare di senso. Credo che alle altre persone io sia sembrata un po' strana, ma ero così concentrata su quel modo di vedere che non me ne curai.
    Andai a dormire con il cuore che mi batteva forte per l'emozione e feci persino difficoltà ad addormentarmi. La mattina dopo però quella visione, nonostante non fosse ancora passato un giorno, stava scemando. A tratti vedevo in bianco e nero, a tratti normale. Ma anche quella doppia visione intermittente aveva il suo lato affascinante. [, pensò Haiiro tra sé, questo modo di pensare è proprio tipico di Kasumi]
    Infine mi incontrai con la Mela Marcia (questo è come chiamerò la ragazza, per non svelare il suo vero nome) come avevamo concordato.

    Allora? Allora? Che ne pensi?!
    Sorrisi. Sembrava proprio impaziente di sentire il mio giudizio, mi fece venire in mente un cagnolino che aspetta un gesto dal suo padrone.
    Avevi ragione, una visione del genere è stupefacente. Poi il tuo potere, la capacità di far percepire il mondo al tuo stesso modo... già da solo è magnifico! Ti devo ringraziare, mi hai fatto proprio un bel dono.
    Ah! Lo sapevo che l'avresti apprezzato! E quindi ti sei decisa?
    La guardai un po' confusa. Non capivo di cosa stesse parlando.
    Decisa a far cosa, di preciso?
    Ma è chiaro, no?
    No, non è chiaro per niente.
    A condividere per sempre la mia visione! Ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno, ogni giorno, ti donerò la mia vista del mondo. Condivideremo, noi due, solo noi due, questa visione che le persone normali non apprezzano. Anzi, sono sicura che prima o poi smetterà di essere necessaria la mia capacità e tu incomincerai a vedere il mondo come lo vedo io anche senza. Diventerai come me, vedremo le stesse cose. Non è stupendo, sorella?
    Il mio volto, senza quasi che me ne accorgessi, si contorse in un sorriso storto. Che peccato, pensai, questa ragazza è così interessante eppure non ha capito proprio niente...

    Stupendo? Credo che tu non comprenda bene cosa ci sia di stupendo. La tua visione è straordinaria perché si discosta dalla normalità. E io adoro ciò che è lontano dalla normalità, dal consueto. Io desiderò mettere in discussione, deformare e distorcere ciò che è abituale. La tua visione mi fornisce, letteralmente, un altro punto di vista sulla realtà. Un punto di vista che mi fa vedere quanto ciò che riteniamo normale e, in un certo modo, assoluto, sia in realtà parziale. Ma se la tua visione diventasse permanente... allora io assumerei solo quel particolare punto di vista. Potrei vedere la realtà solo in quel modo. Così la tua visione, che ora io considero stra-ordinaria e in-consueta, diventerebbe ordinaria e consueta. E ciò sarebbe noioso. Quindi no, non voglio, e del resto non lo mai desiderato, che tu mi impianti ogni giorno il tuo modo d vedere.
    La faccia che fece quando rifiutai la sua offerta... anche per me è difficile da descrivere. Direi tra l'esterrefatto, l'incredulo e il ferito. E poi, quando me ne stavo per andare, si mise a ridere. Una risata isterica e che già da subito mi parve piena di rifiuto, il rifiuto di accettare il mio rifiuto.
    No, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no, no...
    Sei ripetitiva lo s... venni interrotta prima di finire la frase.
    Non ci posso credere! Tu... ero sicuro che avresti capito, che avresti accettato! Invece... invece sei come gli altri, incapace di...
    Non penso affatto di essere come gli altri... Inutile, non mi ascoltava.
    ...comprendere la reale bellezza di questa visione.
    Ma sì...
    Disse subito dopo la Mela Marcia con altro tono, ora apparentemente calmo. Come si dice, era la quiete prima della tempesta.
    Se non capisci... basta che ti convinca. Basta che te lo faccia vedere... sì, in modo più approfondito...
    Ti ho già detto che non sono interessata.
    Oh, ma ti prometto che stavolta sarà diverso... stavolta avrà tutto un altro significato.

    Allora feci uno sbaglio. Mi incuriosii, chiedendomi se stesse mentendo o se poteva davvero mostrarmi qualcosa di diverso. E così la guardai negli occhi: quando incrociai il suo sguardo di nuovo il mio mondo divenne bianco e nero. Ma era diverso: i colori, bianco e nero, mi assalirono con tutta la loro forza. Ma “assalirono” è troppo vago: quei due colori erano sempre lì, come la prima volta, ma le emozioni che mi davano erano soverchianti. Tremai di fronte al nero, piena di terrore come una bambina che ha paura dei tuoni, e il bianco mi tolse le forze per reagire, come se tutto nella vita, anche la mia stessa autodifesa, avesse perso di significato.
    La stessa figura della Mela Marcia, nera su sfondo bianco a parte l'abnorme sorriso sul suo volto, mi dava un'infinita inquietudine. Eppure, non fui del tutto sopraffatta. Anche in quella situazione trovai qualcosa che non era affetto né dal bianco né dal nero, né da altri colori. Il respiro.
    Dovevo solo fare un passo, ma era un passo più lungo di un'intera maratona, presa com'ero tra la paura e l'apatia che mi spingevano a fermarmi. Eppure lo feci, feci quell'unico passo che mi metteva alla giusta distanza. E, a quindici centimetri da lei, col mio invisibile Breath-Taker le tolsi qualcos'altro che non ha colori: la vita.
    Avvertii le sue energie calare sempre più, finché non ebbe difficoltà a rimanere in piedi. Il bianco e il nero erano ancora là, nei miei occhi, ma non mi davano più le stesse sensazioni di prima. La afferrai per le spalle, insieme sostenendola e bloccandola vicino a me, il mio Breath-Taker ora messo a freno.

    Ora ascolta, perché sarà l'ultima volta che te lo dirò: non ho alcun interesse a condividere il tuo modo di vedere. Ciò che volevo l'ho già ottenuto e tanto mi basta. Non venirmi più a scocciare per questa ragione, perché le cose per te si potrebbero metter male. Il mio potere non fa alcuna differenza tra bianco e nero, ma tra vita e morte sì. Stai attenta, perché rischi di scoprirlo nel modo peggiore per te. Io ti ho avvertita.
    La lascia e mi avviai lontano da lì. Ma prima di andarmene le parlai ancora una volta.
    Ah, non azzardarti a chiamarmi di nuovo sorella. Ho già degli stupidi fratelli a cui badare, non mi serve una stupida sorella da aggiungere. [Ha incluso anche me tra i fratelli? A quanto pare sì... e brava la mia sorellina!]
    Me ne andai senza neppure guardarla in faccia. Per tutto il mio discorso era rimasta immobile, quasi inerte. Pensavo che fosse per la paura, ma purtroppo non era così: era qualcosa di ben diverso e peggiore. Era ammirazione, o forse dovrei chiamarla adorazione.
    Per le due settimane successive, la Mela Marcia mi seguì come una stalker.
    A credere alle sue parole, si era presa una cotta per me.
     
    Top
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Master
    Posts
    1,267
    Anormalità
    +10

    Status
    Dopo l'ultima "rivelazione", Haiiro fissava stupefatto Kasumi. Niente di strano in questo, solo che erano già passati diversi minuti da quando Kasumi aveva interrotto il suo racconto per bere il caffè che Hiroshi le aveva porto e il ragazzo ancora non aveva reagito.
    …Stai scherzando, vero? Disse infine.
    Oh, finalmente, parli dopo cinque minuti e questa è la prima cosa che chiedi! No, non sto scherzando.
    Ma...
    Suvvia Haiiro – Hiroshi cercava, senza grande successo né impegno, di nascondere il sorriso che gli copriva la faccia – è presuntuoso da parte di noi maschi il credere che le donne non possano innamorarsi di altre donne. Anche se, certo, con lei sei stata veloce a passare da sorella a qualcos'altro... Dovresti imparare anche tu da questa Mela Marcia, Haiiro.
    Guarda che io non sono interessata a cose simili! Sul volto di Kasumi era possibile distinguere il rosso dell'imbarazzo. Anzi mi dava parecchio fastidio.
    Allora perché non te ne sei liberata?
    Ci ho provato! Dai commenti sarcastici agli insulti diretti, fino a chiederle di smetterla di seguirmi. Non ha avuto alcun effetto.
    Mi sorprende che non gli hai usato contro il tuo potere un'altra volta.
    Ho pensato di farlo, ma in fondo non ha più usato la sua anormalità, né mi ha chiamata “sorella”. Non mi sembrava giusto usare il mio Breath Taker in simili circostanze. In fondo lei non faceva che ammirarmi...
    Haiiro la guardò stranito: un'affermazione del genere gli sembrava stonare col carattere di Kasumi, che su certe cose non andava tanto per il sottile. E un pensiero simile l'ebbe anche Hiroshi.
    Ho capito. In pratica la sua perseveranza, per quanto fastidiosa, ti faceva piacere in qualche modo.
    Non... non è proprio così! Tuttavia il tono debole con cui aveva reagito e il suo imbarazzo facevano pensare il contrario.
    Comunque riprendiamo il discorso. Lei mi seguì in continuazione per due settimane, ma dopo scomparve. Pensai che si fosse arresa, ma invece...

    Avevo appena finito il dipinto realizzato su ispirazione della visione bicolore mostratami dalla Mela Marcia. Il soggetto era l'edificio scolastico in cui si tengono le lezioni, dipinto in un modo che potremmo definire tradizionale, con tutti i colori normali. Su questa prima tela avevo attaccato dei pezzettini di carta bianca e nera che andavano a coprire parte del disegno originale, mantenendone la forma base, ma modificandone i colori. Queste parti in bianco e nero partivano dal centro, per poi allargarsi verso i diversi lati in maniera simile a un vetro che si crepa. In tal modo ero riuscita a garantire la compresenza di entrambe le visioni, con le parti in bianco e nero che a sprazzi si sovrapponevano ai normali colori.
    Visto che senza la Mela Marcia quel quadro non sarebbe mai nato, volevo almeno dirle grazie. Provai a cercarla, ma senza successo. Così andai a chiedere informazioni ai suoi compagni di classe. Ciò che scoprii fu allarmante: aveva saltato numerose lezioni e le volte che era venuta aveva diverse escoriazioni sul corpo, inoltre erano passati già quattro giorni senza che venisse a scuola. Ma quello che mi fece imbestialire fu l'indifferenza e il lassismo che vedevo nel loro atteggiamento: sapevano, ma facevano finta di non sapere. Arrivai a minacciare uno di essi perché mi dicesse di più... e non me ne pento affatto.

    Mi disse che erano stati visti degli studenti di un'altra scuola intorno a lei. La aspettavano fuori dal complesso scolastico (avventurarsi dentro la scuola era pericoloso a causa, a quanto ho capito, di un non precisato protettore, che però nessuno conosceva o ricordava) e la perseguitavano, anche colpendola fisicamente. In breve, non era una situazione che potevo tollerare.
    Andai dall'insegnante responsabile della classe e mi feci dare il suo indirizzo, spacciandomi per una sua amica preoccupata. L'insegnante sembrò contenta di accontentarmi, come se in quel modo passasse a me la patata bollente e insieme si mettesse a posto la coscienza, potendo sostenere di aver fatto qualcosa per aiutare quell'inquietante ragazza della sua classe.
    La Mela Marcia risiedeva in un appartamento fuori dal complesso scolastico. Non so perché non si era servita del dormitorio messo a disposizione dalla scuola. In ogni caso andai lì, ma suonando al campanello non mi rispose nessuno. In compenso notai degli studenti, tutti con la stessa divisa, diversa da quella dell'Hakoniwa, che gironzolavano nella zona. Dovevano essere loro gli studenti dell'altra scuola che l'avevano presa di mira. Feci finta di non essermene accorta e mi allontanai dall'appartamento, ma poco dopo quei tizi, erano tre o quattro, mi circondarono in modo aggressivo, chiedendomi chi ero e perché fossi andata a cercare la Mela Marcia.

    Io... ecco... sono del club d'arte dell'Hakoniwa. Sono venuta perché lei era passata dal nostro club con l'intento di iscriversi e il nostro presidente mi ha mandata a verificare se aveva ancora intenzione di iscriversi... Mischiai la massima verità rivelabile con il minimo di bugia necessaria, assumendo un atteggiamento intimorito. Funzionò.
    Io ti avverto – mi disse uno di essi, avvicinandosi a me e costringendomi con la sua mole ad addossarmi al muro di un vicoletto – non devi avvicinarti a quella ragazza. Lei è... diversa. In senso negativo. Una simile esistenza non va che eliminata. Hai capito?
    Mentre diceva questo si era avvicinato alla mia faccia, tanto che sentivo il puzzo del suo respiro. Ah, poterlo colpire col mio Breath Taker! Purtroppo dovevo trattenermi, almeno per il momento.
    Sì, io... a dir la verità non volevo neanche venire... lei è inquietante, mi fa anche un po' paura... Continuai a recitare la parte della “fanciulla indifesa” (ruolo che odio dal profondo del cuore), sperando che mi dessero più informazioni. Purtroppo così non accadde, anzi.
    Ah, ti capisco... io lo dico sempre che simili persone... ma lasciamo perdere un discorso così spaventoso. Parliamo piuttosto di te...
    Oh no, devo sorbirmi anche questa seccatura...
    Il suo intento, mentre fissava il mio corpo con occhi vogliosi, era piuttosto chiaro. Senza notare la smorfia di disprezzo che non ero riuscita a celare, mi sfiorò i capelli con la mano. [Haiiro mentre ascoltava si era irrigidito e aveva contratto le mani a pugno, teso. Ma Kasumi non se ne accorse, i suoi occhi ardenti di rabbia rivolti a quel episodio del passato che ancora la faceva infuriare] Ancora una volta, poterlo colpire! Non col mio Breath Taker, ma con i miei pugni! La soddisfazione fisica che ti dà prendere a pugni qualcuno è ben maggiore dell'invisibile sollievo della mia anormalità. Ma aspettai, tergiversando, che i suoi compagni se ne andassero, non prima di averci rivolto allusivi commenti.

    E allora, quando non c'era più nessuno, lo colpii col mio potere, lasciandolo per terra, svuotato di ogni forza e privo di sensi. Presi il suo portafoglio e lo nascosi lontano, inoltre mi intascai il suo cellulare, intuendo che più tardi mi sarebbe potuto essere di aiuto. Mi recai a un vicino konbini dove comprai una bottiglia di birra, convincendo con un solo sorriso suadente il commesso a non chiedermi l'età (per fortuna prima di andare dalla Mela Marcia mi ero cambiata e non indossavo più la divisa scolastica) e ritornai dal ragazzo, ancora a terra svenuto. Versai metà della bottiglia sulla sua faccia (non direttamente in bocca perché avevo paura che si soffocasse) sul terreno e sui suoi abiti, in modo che ne prendesse l'odore, e lasciai il resto della bottiglia vicino a lui. Poi me ne andai, non senza avergli prima regalato due calci in pancia. Con un po' di fortuna qualcuno l'avrebbe visto e quella scena equivoca avrebbe potuto dargli più di qualche grattacapo.
    [Kasumi esibiva un sorriso piuttosto soddisfatto mentre rievocava quel fatto. Haiiro non era più così teso, realizzando che preoccuparsi della ragazza non era così indispensabile]
    Purtroppo il resto della vicenda non fu così piacevole...
     
    Top
    .
  5.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Master
    Posts
    1,267
    Anormalità
    +10

    Status
    Avevo ancora il cellulare di quel tizio in tasca. Ora era il momento di servirsene. Aprii i suoi messaggi e vidi se c'era qualcosa che riguardava la Mela Marcia. Lessi tutti i messaggi recenti che aveva inviato e tutte le risposte. Molti non c'entravano nulla con la faccenda, ma il contenuto di altri invece era allarmante. Ad esempio in uno trovai scritto “È come pensavamo, quella cagna ha davvero una di quelle deformazioni”. Leggendo ancora capii che quella che chiamavano deformazione era un'anormalità, ma il peggio venne quando lessi un messaggio più vecchio che diceva: “Forse ne abbiamo trovata un'altra. È sempre di quel liceo, una tizia lugubre che non piace a nessuno. Dobbiamo verificare se è quel che sembra, te ne puoi occupare tu?”.
    "Ne abbiamo trovata un'altra": quella frase era significativa. La Mela Marcia non doveva essere la prima anormale che perseguivano, se avevano usato il termine "un'altra". Ben presto scoprii che quei tali davano la caccia agli anormali, considerandoli “sbagliati”. Non cacciavano però tutti, ma solo quelli che credevano di poter sopraffare agendo in branco e che non disponevano di abilità adeguate alla lotta. In pratica, erano una masnada di codardi e ipocriti.
    Ma la cosa che mi sorprese era un'altra: stando a quello che avevano scritto, quei tizi erano tutti dei normali. Che normali in gran numero possano avere la meglio su un anormale è meno assurdo di quanto possa sembrare, del resto non tutte le anormalità sono fatte per combattere e il mio stesso Breath Taker è piuttosto inefficace contro un gran numero di nemici. Ma che quei tizi fossero riusciti a continuare la loro caccia per circa, da quanto lessi, cinque mesi e che nessuno di loro si fosse seriamente fatto male, beh, quello sì che era insolito. Pensai che fosse giunto il momento di cambiare la situazione. Però non dimenticai che il mio obiettivo primario era la Mela Marcia.

    Dovevo fare la mia mossa. Proprio in quel momento arrivò un nuovo messaggio, inviato dai suoi compagni, in cui si diceva che se aveva finito con il “piacere” doveva recarsi al solito posto per fare la guardia alla Mela Marcia. Dunque era stata rapita. Purtroppo il messaggio non diceva dove fosse quello che chiamava il solito posto, né veniva affermato nelle mail precedenti. Mi pentii di aver fatto svenire quel tizio, invece di lasciarlo cosciente per potergli fare domande, ma ormai era troppo tardi. La soluzione che mi venne in mente era azzardata, ma non ne avevo altre in mente.
    Decisi di chiamare i suoi compagni, svelando la mia presenza.
    Chiamai, usando il telefono del tizio che avevo fatto svenire, la persona che aveva mandato il messaggio. Al terzo squillo quello rispose.
    Ehi, Yosuke! Hai finito lì o sei ancora impegnato con quella ragazza? Che fortuna sfacciata la tua, peccarsi una simile sventola, mentre io devo fare da guardia a questa cagna ripugnante! E dire che...
    Pronto? Sono la sventola di cui stavi parlando.
    Lo sbigottito silenzio che seguì dall'altra parte aveva per me il dolce sapore della vendetta.
    Ti informo che il tuo compagno è svenuto e si trova alla mia mercé. Se vuoi salvarlo dimmi dove si trova la “cagna” di cui parlavi. Altrimenti il tuo compagno farà una brutta fine. Sai, noi “deformati” abbiamo un brutto carattere...
    Tu... ma... non può essere...
    Starei ore ad ascoltare il tuo balbettare incerto e senza senso, ma purtroppo non ho tempo. Dimmi dove si trova o saranno guai. Del resto hai letto il numero da cui ti sto chiamando e più o meno ti sarai fatto un quadro della situazione.
    Il mio compagno...
    Le condizioni le detto io. Dimmi dove si trova la Mela Marcia.
    Aspettai un po', in silenzio. Quel tale doveva essere solo un gregario e non sembrava avere la determinazione e la prontezza d'intelletto per far fronte a quella situazione. Mi rivelò quello che volevo sapere e poi mi chiese dove si trovava il suo amichetto. Misi giù senza rispondere, poi mi diressi al luogo indicatami.

    Si trattava di un casermone disabitato, posto lungo una strada poco trafficata. C'erano due studenti fuori che facevano da palo, muovendosi lungo i suoi muri, ma solo guardandoli mi accorsi del loro nervosismo e disattenzione. Aspettai un po' finché uno dei non si mise a parlare con l'altro, cosa che mi permise di avvicinarmi all'edificio senza farmi vedere, aggirandoli dall'altro lato e giungendo nel retro dell'edificio. Purtroppo sembrava esserci solo un'entrata, dal lato in cui erano poste le guardie. Era impossibile entrare senza farmi notare. Ma anche da fuori riuscii a sentire le urla che risuonavano dall'interno. Una persona stava gridando contro un'altra, accusandola di aver rivelato informazioni preziose. Non sentii le risposte dell'accusato, probabilmente espresse a mezza voce, ma capii che si trattava di chi mi aveva rivelato la posizione di quel luogo. Quello che lo stava redarguendo poteva essere un capo o qualcuno in posizione superiore. Ma la cosa interessante era l'agitazione che traspariva dalla sua voce. Dovevo approfittarne.
    Decisi per un'altra mossa rischiosa. Mi presentai davanti all'ingresso e sorrisi in modo malevole alle due “guardie”.
    Salve, dovreste essere informati che una ragazza ha steso un vostro compagno e lo tiene in ostaggio, inoltre sa che detenete qui la Mela Marcia. Ebbene, quella persona sono io. Ora, voi potete decidere se combattere contro di me e la mia anormalità, anzi, la mia “deformità”, di cui non sapete niente se non che è stata in grado di mettere KO uno dei vostri, oppure se andare dentro e portare fuori la Mela Marcia e il vostro capo, con cui voglio parlare.
    Scegliete liberamente.

    Ora, un simile discorso sembra un'assurdità. Nessuno si presenterebbe così di fronte ai nemici, soprattutto se dispone di un'anormalità come la mia che è più efficace contro chi ha la guardia bassa. Ma proprio per questo l'avevo scelta. So bene come di fronte a comportamenti inaspettati e fuori dalla normale logica, le persone si bloccano. Nel loro modo di agire gli individui seguono, che ne siano consapevoli o meno, degli schemi mentali più o meno duttili a seconda dei casi. Tuttavia, messi di fronte ad azioni che prescindono da quegli schemi, non sono più in grado di agire, perché non riescono ad inquadrare la situazione e quindi a prevederne il probabile sviluppo. Era proprio quel clima di incertezza che volevo creare e in parte ci riuscii. Ma in parte no.

    Che cazzo stai dicendo?! Figurati se ti lasciamo la Mela Marcia così facilmente!
    Mentre una delle due guardie era ancora immobilizzata, l'altra trovò la prontezza di spirito per reagire. Poteva essere un problema.
    Ah, davvero? Allora immagino ti vorrai occupare di me...
    Pur sudando freddo, cercai di mostrarmi determinata, continuando a sorridere minacciosa. Quello deglutì rumorosamente ma dopo prese coraggio. Non so se fosse meno vigliacco dei suoi compagni o solo più scemo, ma fece un passo avanti e mi prese con una mano per il colletto, gridando minaccioso e alzando a pugno l'altra mano. Prima quel tizio che ci provava con me, ora questo... sembrava che i miei nemici facessero di tutto per mettersi nelle mie mani, o meglio nel mio respiro. Senza ritrarmi o provare a difendermi avvicinai la mia faccia a lui e attivai il mio Breath Taker. La distanza stavolta era maggiore e quello sembrò intuire qualcosa perché cercò di retrocedere. Ormai però era tardi: non riuscii a farlo svenire, ma cadde con il culo per terra, respirando affannosamente e senza le forze per rialzarsi.
    Guardai il suo compagno che era ancora immobilizzato, ma che ora sudava copiosamente. Dietro di lui c'erano altri di quella banda, attirati fuori dal rumore.
    Sorrisi, metà soddisfatta e metà minacciosa. Era perfetto: li avevo colto di sorpresa, avevo dato dimostrazione della pericolosità della mia anormalità e lì vicino c'era una persona senza forze che in caso avrei potuto usare come ostaggio. Era il momento giusto per esprimere la mie richiesta.
    La Mela Marcia. Portatela fuori. Ora.
     
    Top
    .
  6.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Master
    Posts
    1,267
    Anormalità
    +10

    Status
    Davanti a me c'erano otto persone (nove, contando quello steso a terra che prima aveva provato a fermarmi). Mi stavano guardando interdette, senza riuscire a decidere cosa fare.
    Magari un piccolo incitamento potrebbe aiutarli...
    Allora? Volete muovervi, oppure devo convincervi ancora un pochino?
    Dicendo così afferrai il piede della guardia stesa a terra e mi avvicinai minacciosa a lui. Quello, ancora carponi, cercò di retrocedere, il suo coraggio apparentemente svanito insieme alle sue forze.
    Va bene, va bene! Ti daremo quello che vuoi! Però ora lascia il nostro compagno!
    Conoscevo quella voce, era della persona che prima aveva sentito gridare. Doveva essere uno dei loro capi o qualcosa del genere, anche a giudicare dalle sue parole successive.
    Andate a prendere la Mela Marcia, subito!
    Due dei suoi sgherri scattarono, mentre lui si rivolse a me.
    Avevi detto di aver rapito Yosuke. Dov'è ora?
    Non ti preoccupare, l'ho lasciato svenuto in un vicolo, ma sta bene.
    Come faccio a fidarmi di ciò che dici?
    Non puoi. Non hai altra scelta che fare quanto ti dico.
    Davvero?
    Sollevò un sopracciglio, facendo un'espressione di retorica sorpresa. Era piuttosto irritante avere a che fare con quel tipo, a differenza dei suoi gregari sembrava riuscire a mantenere il sangue freddo e a non scomporsi. Intanto la Mela Marcia era uscita, un po' camminando sulle sue gambe, un po' trascinata e guidata dai due tipi che la portavano tenendola per le spalle. Vidi che l'avevano bendata. In effetti la sua anormalità si era manifestata solo quando la guardavo negli occhi, tuttavia mi sorpresi che quei tizi fossero stati in grado di scoprire e bloccare questa particolarità. Il loro capogruppo dette loro l'ordine di fermarsi, con la Mela Marcia ancora dal loro lato.

    Bene, adesso consegnatemela.
    I due ragazzi che tenevano stretta la Mela Marcia ebbero un moto di disagio, ma quello che li guidava restò immobile.
    No, non ho intenzione di farlo.
    Come?! Mi hai sentito? Se non la liberi...
    Se non la libero cosa succede? Ci hai chiamato dicendo di voler la Mela Marcia in cambio del nostro uomo, Yosuke. Ma ora ci dici che è già libero, pur senza darcene prove.
    Bene, se davvero è libero, allora non ha senso procedere: uno scambio di ostaggi – se vogliamo usare questo lessico così da poliziesco – ha senso solo se entrambe le parti hanno un ostaggio da scambiare e tu dici che non è così. Se ci fidiamo delle tue parole non abbiamo motivo di rilasciare la Mela Marcia. Se invece non ci fidiamo e presupponiamo che stai mentendo e che Yosuke ancora da qualche parte sotto la tua custodia o di un tuo alleato, non possiamo eseguire comunque lo scambio, perché non abbiamo elementi per credere che dopo lo lascerai andare.
    Quindi cosa dobbiamo fare?

    Cazzo se era irritante. Con una logica tanto contorta quanto impeccabile mi aveva messo alle strette. Col senno di poi, rivelare che quel Yosuke era libero era stato un errore, perché avevo perso una carta da giocare. Ma non ero ancora a mani vuote.
    Dici che non ho un ostaggio da scambiare? Alle mie orecchie è una sentenza parecchio opinabile, visto che il mio ostaggio è proprio qui, a due passi da me.
    Sorrisi minacciosa e allungai la mano verso la guardia ancora stesa a terra. Dovevo stare attenta: anche se forse lui stesso non se ne accorgeva, con lo scorrere del tempo stava riguadagnando energie.
    Non toccarlo! Non osare toccarlo con quelle tue mani.
    Lo ammetto, il suo grido mi fece esitare. Mentre mi guardava i suoi occhi non mostravano cedimento: oltre a capacità oratorie sembrava fornito anche di una certa determinazione. Però quella insistenza sul “toccare” mi fece suonare un campanello d'allarme: lui probabilmente credeva che toccando le persone potessi succhiare via l'energia. Era una supposizione logica e che mancava il bersaglio di poco, molto poco. Mi chiesi se quella imprecisione nel valutare la mia anormalità mi sarebbe stato d'aiuto, ma per il momento il fattore saliente era un altro: quelle persone non si sarebbero più avvicinate imprudentemente a me. Poteva essere utile per minacciarle e farle esitare, ma significava anche che avrei avuto più difficoltà a usare la mia anormalità. Nel complesso, i svantaggi sembravano superare i vantaggi.

    Va bene, non lo tocca, ma il problema rimane: cosa vuoi fare?
    Prima che dicesse qualcosa, un'altra voce rispose al suo posto.
    Ehi Kasumi, è un piacere sentirti. Peccato però che non possa vederti.
    Non ti preoccupare, fra poco farò in modo che tu possa di nuovo vedermi...
    No, non serve. Per quanto mi riguarda puoi anche fare a meno.
    Cosa?
    Cosa?
    Reagimmo insieme, io e il capo del gruppo. Eravamo entrambi piuttosto sorpresi, per usare un eufemismo.
    Cos'è questa reazione? Kasumi...
    Avrei voluto gridarle “non dire il mio nome, stupida!” ma ormai era tardi...
    …in fondo tu non mi conosci da tanto e non sembri voler corrispondere alle mie attenzioni. Perché ti preoccupi così per me?
    Perché...? Esitai, ma solo per poco.
    È semplice, ho finito il quadro che ho composto grazie alla tua visione e volevo fartelo vedere. Quindi non posso lasciare che ti rapiscano e ti bendano.
    Stavolta toccava alla Mela Marcia guardarmi interdetta, ma anche la sua esitazione durò poco.
    Tutto qui?
    Tutto qui. Ti servono altre motivazioni?
    Rise, con un suono quasi stridulo.
    Oh, no, per me è più che abbastanza. È più che naturale voler far vedere i frutti del proprio lavoro. Spero che il quadro sia all'altezza.
    Dubiti forse di me?
    Le persone, incluso il loro capo, ci stavano guardando incredule, senza capire se stessimo scherzando o se eravamo serie. Prima che si riprendessero dovevo prendere la balla al balzo, usando il loro stesso stupore.

    Che c'è? Siete sorpresi? Non pensate che il mostrare un quadro a una persona sia un motivo sufficiente per fare tutto questo casino? Che ingenui, noi “deformati” facciamo questo e altro! Ferire perché siamo annoiati, usare le nostre anormalità perché siamo di buon umore, mettersi nei guai per un guizzo della nostra mente, è la norma per noi! E voi ci affrontate senza neppure sapere questo? Il buon senso, vi avviso, non vi servirà a niente contro di noi!
    Buon senso o no, la situazione non è cambiata! Abbiamo sempre la Mela Marcia con noi e...
    No, forse sei tu che non capisci bene... Mi avvicinai, minacciosa, e ora fu lui a esitare e retrocedere, spaventato. La sua attenzione era così concentrata su di me che si era dimenticato di un “piccolo” particolare: il mio attuale ostaggio, steso per terra.
    Mi portai vicino alla sua faccia e mi abbassai, ma senza toccarlo, obbedendo al suo ordine precedente. Attivai però il mio Breath Taker a una distanza di circa quarantacinque centimetri, abbastanza per evitare che riprendesse energie per muoversi e allo stesso tempo sufficiente perché non se ne accorgesse.
    Non avete capito che io e la Mela Marcia possiamo perdere, ma che anche voi non ne uscirete indenni se vi mettete contro di noi. Quindi, prima che possa fare qualcosa di irrimediabile – sollevai la mano e feci come per porla sopra il petto del tizio a terra, fermandola in aria – è meglio se la rilasciate.
    Il loro capo mi stava guardando con attenzione. Per me, quel gruppo non era altro che una marmaglia di sfaticati ipocriti violenti, che travestivano le loro azioni come una distorta giustizia. Eppure credo che quell'uomo fosse un buon capo, capace di mantenere la calma quando serve, di ragionare e di mostrarsi determinato. A quel punto, l'unica cosa da sperare è che fosse il tipo di capo che tiene ai suoi uomini.
    Yosuke. Dov'è.
    Per mia fortuna, sembrava esserlo.
    Nello stesso vicolo in cui mi ha fermato, i tizi che erano con lui sanno dove. Gli ho versato della birra addosso, in modo da suscitare qualche perplessità nei passanti, e l'ho lasciato là. È possibile che si sia ripreso, così come che qualcuno l'abbia visto e abbia avvertito la polizia. Inoltre gli ho nascosto il portafoglio.
    Non nascosi nulla. Del resto speravo che una simile abbondanza di dettagli lo convincesse che stavo dicendo la verità: è difficile inventarsi balle credibili e dettagliate in situazioni di tensione.
    Ci fu una lunga e sgradevole pausa prima che il loro capo rispondesse. Col senno di poi ho capito che non era dovuto alla sua indecisione, ma che aveva tentennato per mettermi ulteriore stress, consapevole di quanto un'attesa fosse snervante.
    Va bene, affare fatto. Tu ti allontani dal nostro uomo e noi in cambio ti rilasciamo la Mela Marcia.
    Siamo d'accordo.

    Non mi dilungherò su come ci organizzammo per eseguire quello scambio, vi basti sapere che fu fatto con notevole sospetto di un colpo di mano all'ultimo secondo da entrambe le parti, ma che alla fine andò tutto bene: io mi allontanai dal tizio a cui avevo tolto le forze e la Mela Marcia mi raggiunse.
    Vedendola da vicina mi accorsi che aveva diverse escoriazioni sulla pelle. La mia rabbia verso quei tipi si accese ancora più, ma cercai di contenermi. Non era quello il momento. Le tolsi la benda che le copriva gli occhi e le chiesi se stesse bene, ma prima che mi rispondesse fummo interrotti.
    Bene, ora che questo affare è stato eseguito, passiamo al sodo. Ti do dieci minuti per andartene, poi io e gli altri uomini ti inseguiremo. Ringraziami per questa concessione.
    Ringraziarti? Certoooo. Immagino che il non voler attirare troppa attenzione in questa zona – può essere poco frequentata, ma siamo pur sempre in pieno giorno e abbiamo già fatto troppo clamore – non centri nulla con questa tua gentile concessione.
    Sei acuta... un vero peccato che tu sia una deformata. Ricorda, dieci minuti.
    Senza più badarlo, mi allontanai, portando sottobraccio la Mela Marcia.
    Svelta, per quanto tu non sia in piena forma dobbiamo sbrigarci e...
    Kasumi, ho una cosa importante da dirti. Dobbiamo andare al liceo Hakoniwa.
    Mi sembra un po' scontata come scelta...
    No, ci sono due ragioni per andare là.
    E sarebbero?
    La prima è che, anche se non so perché, quelle persone hanno paura ad andare all'Hakoniwa per compiere qualcosa di male. Ho sentito più volte nelle loro discussioni dire che quell'area è off-limits.
    Uhm, ok – dissi non del tutto convinta – e la seconda?
    Beh, l'hai detto tu, no? Dobbiamo andare a vedere il tuo quadro.
    La guardai stupefatta, ma nel giro di un attimo stavo già sorridendo.
    Oh sì, hai ragione. Allora, che Hakoniwa sia.
     
    Top
    .
  7.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Master
    Posts
    1,267
    Anormalità
    +10

    Status
    Cercammo di passare per aree affollate, dove non saremmo state assalite, e appena possibile salimmo su un autobus. Giunti alla fermata dell'Hakoniwa scendemmo e ci rifugiammo nel complesso scolastico. La nostra meta, ovviamente, era l'aula del club di arte. Purtroppo, ci accorgemmo presto che non sarebbe stato così facile. All'interno del complesso, a quell'ora di solito poco affollato, si muovevano studenti di un'altra scuola, una scuola che nelle ultime ore ero stata costretta a conoscere.
    Non avevi detto che non sarebbero entrati nell'Hakoniwa?
    No, io avevo detto che non avrebbero compiuto nulla di male, non ce non sarebbero entrati...
    In effetti, pur essendo in superiorità numerica, non ci stavano attaccando. Si limitavano a osservarci, oppure ad assemblarsi per bloccare certi percorsi. Molti di loro tenevano in mano un cellulare. Probabilmente volevano evitare che ci recassimo dal comitato disciplinare o al dormitorio, per spingerci invece in qualche posto poco affollato. Potevano essere “solo” dei normali, ma la loro organizzazione era invidiabile.
    Ho dei dubbi sul fatto che non vogliano farci male, credo stiano solo attendendo il momento – e il luogo – giusto...
    Che facciamo quindi?
    La nostra meta è sempre la stessa. Solo che, prima di arrivarci, al mio segnale ci metteremo a correre. Poi, quando saremo dentro l'edificio dei club, proveremo a nasconderci. Non possono conoscere la struttura dell'edificio meglio di noi.
    La corsa non è il mio forte...
    Impegnati.
    Le risposi in tono perentorio, ma dentro di me ero insicura. Il fatto che ci avessero seguiti fin là e che fossero in gran numero non mi tranquillizzava. Se fossimo state in un liceo normale, forse un numero così alto di studenti di un'altra scuola avrebbe suscitato dei sospetti, ma all'Hakoniwa, con tutte le sue stranezze, era una questione risibile.

    Giunti a forse cinquecento metri dall'edificio in cui c'era il club, dissi alla Mela Marcia di mettersi a correre. Speravo che quel cambio repentino di moto mettesse in confusione i nostri inseguitori, ma così non fu. Se alcuni gruppetti ci inseguirono anche loro correndo, altri rimasero in disparte, avanzando senza fretta. Saggia mossa: un gruppo troppo numeroso che si butta insieme in una gran corsa genera preoccupazione e attenzioni indebite negli astanti, mentre gruppetti singoli di solito danno solo l'idea di qualcosa di bizzarro, ma che si può ignorare.
    Riuscimmo a giungere dentro l'edificio e salimmo verso il nostro club. Incontrammo anche qualche oppositore, ma usando i nostri poteri riuscimmo a cavarcela senza troppi problemi. Col senno di poi ho capito che non cercavano davvero di catturarci, ma di prendere tempo per riunire i vari gruppi e chiuderci dentro l'edificio.
    Arrivammo davanti alla porta del club, sfinite dalla corsa, dalla tensione e dagli scontri. Ma sapevamo che il peggio doveva ancora venire: ormai i nostri inseguitori si erano raggruppati attorno e dentro l'edificio e, seguendo la traccia dei loro compagni che avevamo sconfitto, ci avrebbero presto trovate. Già sentivamo i passi che risuonavano pesanti, ma senza fretta, di persone che si muovevano sui piani, un rumore così insolito per quell'ora. Entrai nel club, sperando che gli altri membri se ne fossero tutti andati via. Ma mi sbagliavo: era rimasta una ragazza del mio stesso anno, l'unica persona che, oltre a me, era stata dalla parte della Mela Marcia nella discussione avuta diverse settimane prima.

    Buongiorno, o forse a quest'ora dovrei già dire buonasera. Dal vostro aspetto direi che avete passato diverse vicissitudini. Posso fare qualcosa per aiutarvi?
    A dirci queste parole sorridendo gentile, non era altro che Suzuka Yasuda, colei che sarebbe diventata la vittima del Divoratore.
     
    Top
    .
  8.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Master
    Posts
    1,267
    Anormalità
    +10

    Status
    Suzuka...
    Per un attimo la sorpresa mi tolse la facoltà di articolare le frasi. Ma subito dopo mi ripresi.
    Grazie per l'offerta, ma è meglio se non fai niente. Anzi, forse se te ne andassi saresti più sicura.
    Per quanto stessero cercando solo noi “deformati” (all'epoca non sapevo che anche Suzuka fosse un'anormale), non volevo rischiare. Però lei non me lo permise.
    Mi spiace, ma credo che resterò qua. Anzi, quando quegli uomini arriveranno, potrò coprirvi.
    Tu sai...?
    No, io non so niente di quanto sta accadendo. È solo che dalla finestra ho visto gruppetti di studenti di un'altra scuola radunarsi ed entrare in questo edificio e ora vedo voi, che avete l'espressione di due cervi braccate dai cacciatori. Non è che possa fare a meno di trarne qualche conclusione...
    Però noi...

    Prima che finissi la frase alzò la mano a intimarmi silenzio. Sentii che i passi erano più vicini.
    Mettetevi là, vicino all'armadietto. Vi metterò dei quadri davanti e sopra un telo per coprirvi.
    Cosa?! Non funzionerà mai! Non sono mica scemi! Almeno, non così tanto da...
    Fidati di me.

    Con quell'unica frase mi calmò. Non che mi avesse convinta, ma che altre possibilità avevo?
    Facemmo come aveva detto. Suzuka rimase un po' a trafficare col telo e i quadri per coprirci, poi quando dai passi capì che erano alle porte si rimise dal suo cavalletto, come se avesse dipinto per tutto il tempo.
    La porta si aprì. Sentii il suo sbattere, ma non sapevo quante persone fossero entrate.
    E voi chi siete? Domandò Suzuka. Non siete di questa scuola... e tra l'altro non avete bussato prima di entrare.
    "Ci scusi"
    - replicò quello - "siamo qui per uno... scambio culturale tra scuole."
    Che pessima scusa... pensai tra me e me.
    "Purtroppo uno dei nostri compagni sembra si sia perso in questo edificio e lo stiamo cercando. Ha il cellulare scarico e non sappiamo dove sia finito."
    Davvero? Dalla voce di Suzuka trapelava un certo stupore, che immaginai essere finto. E allora perché non fate un annuncio con gli altoparlanti della scuola per dirgli di tornare?
    "Preferiremmo evitare di scomodare la scuola se possibile..."
    Certo, è comprensibile. Comunque sono stata qui a dipingere da quando ho finito le lezioni e posso assicurarvi che nessuno è entrato.
    "Vorremmo lo stesso controllare."
    C'era una ferma e sottilmente minacciosa volontà in quelle parole. Suzuka rimase un attimo in silenzio a pensare, prima di rispondere.
    Va bene, ma state attenti a non danneggiare nulla.
    Con un breve ringraziamento, il gruppetto si mise a cercare. Erano piuttosto metodici, ma quando giunsero davanti a noi non ci degnarono che di un'occhiata per poi allontanarsi. All'epoca pensai a qualche miracolo, come se davvero potessero esistere, ma ora capisco che è stata Suzuka con il suo Light Play, l'anormalità di giocare con la luce e creare miraggi, a salvarci.

    Aspettammo comunque mezz'ora in quella posizione, prima che Suzuka annunciasse che sarebbe uscita a vedere cosa stava accadendo. La notizia che ci portò al suo ritorno aveva dello sconvolgente.
    Potete uscire se volete. Non c'è nessun pericolo.
    Ne sei sicura?
    Sì, uscite pure.

    Così facemmo.
    Allora, cosa è successo?
    Le persone che vi inseguivano, circa una cinquantina in totale, sono tutte fuori.
    Fuori? Vuoi dire che hanno smesso di inseguirci?
    Non potevo crederci.
    Più che altro, anche volendo non possono farlo. Non so chi sia stato, ma sono tutti k.o.
    Cosa?! Cosa?!
    Sono state sconfitte da qualcuno, ma non so dirvi chi. Ho provato a chiedere, ma nessuno ricordava chi è stato a farlo.

    Ci guardammo, io e la Mela Marcia. Com'era possibile?
    Poi un'altra cosa. C'era un'altra persona, della stessa scuola, l'unica ancora in piedi, incolume. Ha detto di essere in attesa di due persone. Credo si riferisse a voi due.
    Sì, senza dubbio stava parlando di noi due. Grazie Suzuka, se tu non fossi stata qua...
    Non ti preoccupare, non ho fatto nulla di che. Piuttosto, mi piacerebbe se noi tre ci vedessimo ancora, magari per dipingere un quadro...
    Sì, mi sembra un'ottima idea.
    Veramente a me non interessa più...
    Silenzio, ormai è deciso.
    Mah, se lo dici tu va bene.

    Però, quel dipinto non fu mai realizzato.


    La persona di cui Suzuka ci aveva parlato stava attendendo all'entrata dell'edificio. La mia prima impressione fu che avesse una faccia insignificante, una di quelle espressioni noiose da bravo ragazzo e gli occhi sempre semichiusi. Eppure capii che era lui, doveva esserlo, il capo di quel gruppo.

    Salve, voi dovete essere voi il duo che mi ha fatto tanto tripolare, giusto? Il suo tono era noncurante, come se stesse parlando di un momentaneo fastidio poco più che seccante.
    E tu devi essere il capo di questa masnada di ipocriti e idioti, giusto?
    Che paroloni. Ipocriti? Idioti? Non sono né l'uno né l'altro. Del resto, pur sotto la mia guida e col mio aiuto, sono stati capaci di mettere sotto dei deformati come voi.
    Sì, scelti apposta tra quelli che avevano poteri inadatti a combattere! Questa non è ipocrisia?!
    Ipocrisia? A te dunque appare così? Ma a me sembra diversa. Loro sono dei normali, senza abilità, senza poteri, cosa possono fare se non radunarsi in gruppo e scegliere le prede alla loro altezza? È quello che fanno le persone normali, ordinarie. Siete voi quelli sbagliati, fuori posto.

    Mi stavo decisamente arrabbiando, più di quanto fossi già. Il suo tentativo di giustificarsi e la sua apparente indifferenza mi davano su i nervi e mi spingevano ad essere sempre più aggressiva.
    Fuori posto?! Cosa significa?! Solo per questo noi dovremo essere...
    Cacciate? Punite? Colpite? Certo!

    Per mia gioia, la sua maschera di noncuranza svanì in un istante, mostrando un volto contratto da una rancorosa ira. Finalmente aveva mostrato la sua vera faccia.
    È così che deve andare! La società non può ospitare quelli come voi, talmente diversi, deformi, fuori dal normale, da non poter essere integrati in essa. Le persone devono adeguarsi a dei canoni per vivere nella società, devono uniformarsi a essi per il lieto vivere di tutti... ma voi! Voi non cercate neppure di adeguarvi, ma con la vostra visione sbagliata del mondo e il vostro agire incompatibile con le altre persone, non fate che sputarci sopra!
    Canoni? Adeguarsi? Cazzo, sono proprio quelli come te, così fissati con le regole che impediscono alle persone di vivere come vogliono...
    Hai detto che “loro” sono normali, giusto?
    La Mela Marcia, che fino a quel momento aveva osservato in silenzio, si intromise. Quindi, in quel “loro” tu non sei compreso non è così?
    Mi voltai sorpresa verso il nostro interlocutore, osservando come si era irrigidito. La Mela Marcia intanto continuava.
    Questa tua ossessione verso di noi... puoi anche spacciarla come normale, ma va ben oltre l'ordinario. Ora ricordo, io ti ho già visto: negli ultimi tempi eri sempre là a fissarmi, come se cercassi qualcosa...
    Brava, hai indovinato. Sembra che questa mia... ossessione
    – sputò quella parola come si sputa un grumo di saliva per spregio – sia andata ben al di là del normale. Di conseguenza anch'io sono diventato uno di voi deviati, ma con un potere particolare: il potere di riconoscervi a vista, di poter vedere le vostre deformità – o anormalità come le chiamate voi – le loro caratteristiche e come funzionano.
    Ad esempio tu, ragazza – con la mano stava indicando me – Toguro credeva che avessi il potere di indebolire l'avversario toccandolo, ma non è così. È il tuo respiro il vero pericolo, ma ancora c'è dell'altro, già...
    Aveva aperto gli occhi ora, che erano di un verde brillante e innaturale. Mi stava fissando con quel suo sguardo penetrante, ma più che guardare me, era come se guardassero dentro me. Una sensazione insieme spiacevole e intrigante.
    Ora capisco... le tue labbra tolgono la vita, questo è il tuo potere originale. E poi, come un tumore che si sviluppa da questo primo potere, hai dato vita a una seconda deformazione, questa davvero maligna, che toglie l'energia vitale attraverso il tuo fiato, come un lento veleno che pian piano succhia via le forze.
    Potere... originale? Che stai dicendo, è sempre il mio stesso potere, quello di togliere l'energia vitale... più sono vicina, più è forte, è solo questo...
    Davvero? Forse hai ragione e sono solo due funzioni distinte, due lati della stessa moneta se vuoi.

    Il suo tono era quello di chi dà a parole ragione all'interlocutore, pur non essendo d'accordo, tanto per tagliare corto il discorso.
    Eppure sono diversi. Il potere di dare la morte con un bacio e quello di togliere l'energia vitale con il respiro, io posso vedere le differenze e come agiscano in modo diverso.
    Che dolce ironia, tu stessa non comprendi la tua deformazione...

    C'era un disgustoso piacere nel modo in cui aveva pronunciato questa frase. Era evidente che traesse godimento dal vedermi confusa e all'oscura. Ancora adesso non ho compreso ciò che mi ha detto, se fosse solo un modo per provocarmi o se nascondesse una certa verità. Però questa sua dissertazione mi colpì.
    E poi, ho intravisto anche altro qua, oggi. La persona che ha messo fuori gioco i miei compagni... l'ho intravista, abbastanza per allontanarmene prima di fare la stessa fine, ma troppo poco per inquadrarla. È come se il suo ricordo mi sfuggisse...
    Assunse un'espressione pensosa, come se riflettesse tra di sé.
    Non stai forse sbagliando approccio? Ora sei solo, davanti a noi due, cosa credi di fare?
    Cosa voglio fare? Niente, ma lo stesso vale per voi due.
    Cos...
    Pensi di uccidermi? Quella è l'unica cosa che potresti fare in effetti, ma oltre a quella non c'è nulla. Farmi svenire non cambierà nulla, né mi farà desistere e se credi che il potere della Mela Marcia possa farmi cambiare idea, perché non ci provi? Che sia bianco o nero, continuerò sempre a pensare che questo mondo non può ammettere voi anormali.
    Anche tu sei anormale. Seguendo il tuo ragionamento, non dovresti suicidarti?
    Non hai torto, ma non serve arrivare a qualcosa di così estremo come un suicidio. Vedi, la mia anormalità esiste solo perché esiste la mia ossessione verso voi anormali. Così la mia ossessione esiste perché esistete voi anormali. Quando vi avrò eliminati tutti, sia la mia ossessione che la mia anormalità svanirà.
    Davvero sarà così semplice? Io vedo solo due colori, per me sono tutto il reale. Se anche tutti i colori del mondo svanissero, nulla cambierebbe nella mia visione. Se anche riuscissi a eliminare tutti gli anormali, ormai l'ossessione esisterebbe dentro di te, farebbe parte di te e tu non potresti più annullarla.
    Mh... devo proprio dirlo: stare a sentire i discorsi di voi deformati mi fa vomitare. Ma per correttezza vi informerò del vostro destino. Abbiamo appurato che non possiamo venire qua all'Hakoniwa. Quindi aspetteremo che usciate per occuparci di voi. A meno che non volete rimanere chiuse per tutte la vita qua dentro, prima o poi dovrete uscire. E noi saremo lì ad aspettarvi. Tutto qui.

    Lo guardammo, in parte intimorite. Era ovvio che la facesse troppo semplice, non poteva mica stare tutto il tempo ad aspettare, ma c'era una reale minaccia nel suo discorso.
    Comunque dovreste avere dei giorni liberi. La maggior parte dei miei compagni deve riprendersi, inoltre domani una certa persona si trasferirà nella mia scuola. Ho sentito delle chiacchiere su di lui: sembra me ne dovrò occupare, ma non dovrebbe essere un problema, mi hanno infatti riferito che è solo un debole. Finiti questi affari, tornerò a occuparmi di voi. Godetevi quanto vi rimane.
    E così dicendo se ne andò. Io non riuscii a fare niente per fermarlo.
    Aveva ragione: che lo malmenassimo o che usassimo i nostri poteri su di noi, quel tipo non avrebbe cambiato idea. Non quando il suo odio era così forte da aver dato luce a un'anormalità. Avrei potuto usare il mio Breath-Taker per ucciderlo? No, in realtà no: forse potevo in teoria, ma nella pratica sapevo di non poterlo fare. Quel tipo aveva fatto molto di male, ma non tanto da meritare di morire. Sapevo di non poter donargli il bacio che da la morte. Lo sapevo. E quindi, non feci nulla. Lui se ne andò e noi rimanemmo a fissarlo mentre si faceva sempre più distante.
     
    Top
    .
  9.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Master
    Posts
    1,267
    Anormalità
    +10

    Status
    Nonostante ci avesse detto che nei successivi giorni potevamo essere tranquille, anzi forse proprio perché ce l'aveva detto, io e la Mela Marcia prendemmo alloggio presso il dormitorio. Ci dettero una stanza provvisoria, dicendo che per regolamento potevamo starci cinque giorni, dopodiché avremmo dovuto decidere se fermarci stabilmente, previa richiesta, o se lasciare il dormitorio. Per il momento, temporeggiammo. Chiamai Hiroshi, dicendogli che non sarei tornato a casa per quei giorni [me lo ricordo, allora era per questo...] e poi con la Mela Marcia andammo al centro commerciale per comprare l'occorrente per quei giorni. Nonostante fossimo riuscite a sfuggire a quel tipo e alla sua banda, ci sentivamo inquiete e sotto tiro, insicure su ciò che sarebbe successo. Avevamo la sensazione che quella storia non sarebbe mai finita. Invece, finì persino troppo presto.

    Tutto iniziò da una voce che prese a circolare a scuola due giorni dopo il nostro scontro: si diceva che una persona, proveniente dallo stesso liceo che frequentavano i nostri persecutori, fosse impazzita all'improvviso. Non si capiva perché: stava andando a lezione come tutti i giorni quando, dopo aver visto una persona, uno studente appena trasferitosi, aveva perso il senno. Tutto qua. All'inizio rimasi interdetta, senza sapere se la questione fosse collegata a quanto avevamo vissuto io e la Mela Marcia. Poi venne fuori il nome dello sconosciuto studente impazzito, Sensui Hagiri, e il suo volto. Se il primo non mi diceva niente, il secondo non potevo dimenticarlo. Era la stessa persona che ci aveva causato tante preoccupazioni, colui che era a capo di quell'assurda crociata, l'anormale che odiava gli anormali e che poteva sviscerarne i poteri. E ora non era più una minaccia: era stato portato a un'ospedale psichiatrico e non era più in condizione di danneggiarci. Senza di lui anche la sua banda perdeva gran parte della sua minaccia.
    Però non festeggiammo. Come potevamo, quando a malapena comprendevamo quello che era successo? Passammo i restanti giorni sempre dentro al complesso Hakoniwa, come se non fosse cambiato niente. Poi, al quinto giorno, quando stavamo per andarcene, giunse un'altra notizia: il liceo da cui provenivano quei tipi non esisteva più. Era stato distrutto, o forse è meglio dire cancellato, proprio come se non fosse mai esistito. Non ne era rimasto nulla.

    Ci sentimmo anche in seguito, io e la Mela Marcia, ma non riuscimmo a scoprire nient'altro su quella strana vicenda. Non subimmo altri attacchi. Non sentimmo più nulla su quelle persone.
    E così finì la nostra storia, senza che ce ne rendessimo conto, senza aver fatto nulla, senza comprendere le ragioni, né i motivi. Ma forse in questa storia non sono mai esistiti né uno scopo, né un motivo, ma solo l'intricarsi di un capriccioso caso.


    Di nuovo, quando Kasumi finì di parlare, si fece silenzio nella stanza. Ma era un silenzio ben diverso dal precedente, pensoso e in qualche modo pesante.
    Che strano finale... Un commento quasi scontato quello di Haiiro, fatto per infrangere il silenzio.
    Non dirlo a me! Figurati come ci siamo sentite io e la Mela Marcia...
    In effetti è troncato in modo piuttosto brusco, con alcuni elementi piuttosto strani. Ad esempio chi è stato a sconfiggere gli studenti che vi avevano preso di mira? E perché il loro anormale capo... come hai detto che si chiamava?
    Sensui.
    E perché Sensui è impazzito così all'improvviso? Riguarda le dinamiche del suo potere oppure c'entra lo studente trasferito di cui parlava? Magari le cose sono intrecciate...
    Kasumi alzò le spalle, con aria sconsolata. Aveva anche lei riflettuto molte volte su tali questioni, senza giungere a nessuna apprezzabile risposta.
    Chissà, per come stanno le cose è difficile dirlo.
    Comunque, come fratello maggiore, la domanda che mi preme di più è un'altra. Kasumi, perché quando mi hai chiamato non mi hai spiegato la situazione e non hai chiesto il mio consiglio? È vero che non agisco in prima persona, ma avrei potuto darti dei suggerimenti. Anzi, avresti potuto chiamarmi anche prima, dopo che avevi recuperato la Mela Marcia. Tanto più che nel mio locale avreste trovato un rifugio meno scoperto della scuola...
    Mentre faceva quella domanda il suo volto era attraversato da un'ombra di tristezza, come se la cosa l'avesse davvero ferito. Kasumi, per una volta, non riuscì a sostenerne lo sguardo, che puntò verso un angolo della stanza.
    Non potevo. Non volevo che anche tu fossi coinvolto. Cosa sarebbe successo se avessero scoperto un locale come questo, gestito da un anormale? E poi che consiglio mi avresti mai potuto dare? Di mettermi a parlare amichevolmente con loro? Di lasciare che facessero tutto quello che volevano sorridendo beata?
    Le ultime domande erano state pronunciate in un crescendo di rabbia, come se Kasumi cercasse di sfogare l'irritazione che quella situazione le aveva provocato e che ancora provava. Ma Hiroshi non ne fu impressionato.
    No, di chiamare la polizia.
    Kasumi si voltò verso di lui, guardandolo stupefatta.
    Chiamare... la polizia?
    Esatto. La polizia. Del resto quella banda aveva rapito una persona e l'aveva picchiata, lasciandole delle escoriazioni. Con queste evidenze, se non l'arresto – dopotutto dovevano essere minorenni – comunque serie ammonizioni le avrebbero ricevute e non si sarebbero più potuti muovere con tanta libertà.
    Kasumi aprì la bocca, poi la richiuse, intimandosi di stare calma. Solo dopo qualche istante parlò, con un tono simile a quello usato quando si parla con un bambino piccolo che non capisce qualcosa di ovvio.
    Hiroshi, noi siamo anormali. Non possiamo chiamare la polizia. Se delle normali persone venissero a conoscenza dei nostri poteri, sarebbe la fine.
    E come avrebbero fatto a scoprirlo?
    Come?! Glielo avrebbero detto loro, i tizi che ci hanno braccato! Dopotutto ho usato la mia anormalità contro due di loro!
    Bene, allora tu prova a immaginare: sei un poliziotto, ricevi la segnalazione da due persone che una banda ha rapito e picchiato una di loro e che al momento le sta braccando. Riesci facilmente a verificare che quanto ti è stato detto è vero (sarebbe bastato vedere le escoriazioni e le giornate di assenza della Mela Marcia), ma gli aggressori si difendono dicendo che quelle persone hanno poteri paranormali e che li hanno usati per attaccarli. Cosa penseresti?
    Penserei... penserei... Il tono di Kasumi andò indebolendosi, mentre la ragazza capiva di poter dire solo ciò che Hiroshi voleva che lei dicesse.
    Penserei che sia solo una scusa, peraltro piuttosto stupida, per giustificare dei loro atti di bullismo e aggressione che sono andati oltre il limite.
    Esatto, è questo ciò che penserebbe qualsiasi ragionevole poliziotto con i piedi per terra. Di certo non si metterebbe a chiedersi se è possibile che dei ragazzi delle superiori abbiano davvero qualche super-potere. Anche se avessero ritrovato la persona che hai fatto svenire – sempre se nel frattempo non si fosse già destata – senza segni esteriori di lotta o altre indicazioni che gli hai fatto qualcosa non avrebbero potuto incriminarti. Segni che il tuo Breath-Taker però non lascia.
    Kasumi, non avendo nulla da controbattere, rimase in silenzio. Quello che reagì fu invece Haiiro, che dopo il suo primo commento era rimasto in silenzio.
    Quindi si può agire anche in questo modo...
    Sì, esatto. Certo, contro degli avversari anormali, per gli stessi motivi, sarebbe molto più difficoltoso. Inoltre tra gli anormali che ne sono di abbastanza forti da sconfiggere la polizia... e abbastanza folli per farlo alla luce del sole, uscendo allo scoperto. Diciamo che nel caso specifico vissuto da Kasumi, avendo degli avversari che agivano secondo metodi normali, era possibile reagire in modo normale. Inoltre, proprio perché la polizia agisce e ragiona seguendo criteri normali, era possibile celare le proprie mosse anormali, soprattutto con poteri come quello di Kasumi e, presumo, della Mela Marcia, che non lasciano tracce dopo il loro utilizzo.
    Se Kasumi non ha pensato a una simile controffensiva, è perché, abituati come siamo ad aver a che fare con anormali e a mantenere la segretezza, chiamare la polizia finisce per diventare qualcosa che esce dai nostri schemi mentali. Ma spesso sono proprio queste mosse, fuori dai percorsi preordinati, le più efficaci... non è vero, Kasumi?

    La ragazza accolse la frecciatina con la massima indifferenza che le era possibile, pur non riuscendo a celare una smorfia di stizza.
    Sì, hai ragione, è come dici tu. Ero così concentrata a pensare in modo anormale, da non riuscire a pensare a una simile, normale, possibilità. Pur a denti stretti, Kasumi ammise con sincerità il suo errore. La cosa non passò inosservata.
    Incredibile, Kasumi che ammette un suo sbaglio...
    Guarda che non ho problemi a dire quando sbaglio. Solo – aggiunse la ragazza in tono tagliente – avendo a che fare con te non mi è mai capitato di sbagliare... e dubito che mi capiterà di farlo anche in futuro.
    Su, su, calmatevi. Ora è il mio turno di narrare una storia, ma prima... pausa caffè!

    Fine

     
    Top
    .
  10.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    «Water is the best!»

    





    Group
    Admin
    Posts
    23,876
    Anormalità
    +31
    Location
    ...

    Status
    CITAZIONE
    Bene, eccoci qua, non avevo notato che la role era finita ma ehi, meglio tardi che mai :asd: Comunque, mi è piaciuta molto, sempre ottimo il tuo modo di scrivere e descrivere. Interessante l'idea di agire con dei normali e ho adorato Hiroshi nel finale che evidenzia quello cheho pensato io durante la role :asd: Beccati 'sti exp dunque v.v

    EXP: 19
     
    Top
    .
9 replies since 30/4/2015, 15:38   90 views
  Share  
.
Top