[CONCLUSA] I sonni del giovane Kaito e il massacro di Mimizu

Bah, che noia... Ma quando finisce...
Inizia così la giornata di Kaito Kirisaki, ragazzo giovane ma svogliato che si sta pregustando una bella dormita durante la ricreazione immediatamente successiva all'attuale ora di lezione che, tra le altre cose, volgeva verso il suo termine, seppure in maniera lenta e dolorosa.
Passarono ancora qualche manciata di minuti prima che la campanella iniziasse a suonare, allietando il giovane per la prima volta della mattinata.

Ahhhh, finalmente disse, stiracchiandosi. Ora posso farmi una bella dormita prima della lezio-
Ma qualcosa andò storto, forse una forza maggiore voleva impedire a Kaito di dormire. Proprio mentre stava finendo i pronunciare la sua frase, gli si avvicinò Natsume, una delle sue poche amiche nonché compagna di classe dalla prima.
Ehi, Kaito! Che ne dici di accompagnarmi in mensa? Mi sono dimenticata il pranzo a casa oggi... Sono proprio sbadata!
Era una ragazza un po' più bassa di lui, con dei lunghi capelli neri raccolti in una altrettanto lunga treccia sul lato destro della testa, con gli occhi azzurri e un portamento elegante ma anche distratto. Era una delle poche che era sempre rimasta al suo fianco nonostante il carattere di Kaito e per ringraziarla di tutto questo lui era solito accontentare i suoi capricci di tanto in tanto.
Va bene, Natsume... Ma facciamo in fretta, vorrei riposarmi un poco dopo...
Va bene! Grazie mille!
Lei sprizzava allegria da tutti i pori, così tanta che sarebbe bastata per entrambi, mentre lui continuava a seguirla con il suo fare svogliato e assonnato. Una volta giunti in mensa si misero in coda per prendere da mangiare. Non era una coda particolarmente lunga ma sembrava che procedesse in maniera decisamente troppo lenta agli occhi di Kaito che, dopo qualche minuto, si appisolò in piedi, senza muovere un solo muscolo e senza mostrare cenni di cedimento, rimanendo in perfetto equilibrio. Di sicuro doveva essersi allenato per fare una cosa del genere, non avevo mai visto nessuno in grado di addormentarsi così prima d'ora...

Il ragazzo addormentato stava rallentando la fila e subito la folla si scatenò. Una strana voce la svegliò. Non l'aveva mai sentita, non che conoscesse così tante persone da potersi permettere di dire una cosa del genere, ma comunque...
Uhm?
Aprì gli occhi e scoprì di essersi addormentato in fila per il cibo. Nemmeno Natsume se ne era accorta e stava tornando indietro per recuperarlo. Fu allora che il giovane Kaito incontrò Mimizu per la prima volta quel ragazzo così energico e pieno di vitalità.
Ah, devo essermi addormentato in fila... Mi spiace, ora vado avanti. disse, dopo aver lanciato una rapida occhiata ai presenti con lo stavano guardando male. Poi abbassò la testa e vide quel ragazzino con una strana benda.
Anche tu sei qui per farmi andare avanti?
Iniziò a scrutare il suo interlocutore, sembrava una persona alquanto particolare e non gli sembrava di averlo mai visto in giro. In quel momento arrivò Natsume.
Ah, scusami, Kaito! Non mi ero accorta che eri rimasto indietro... Scusami ancora... disse lei, abbassando lo sguardo e arrossendo.
Non preoccuparti, è solo colpa mia... rispose, mettendole una mano sulla testa per cercare di confortarla. Tornò poi a rivolgersi al ragazzino.
Non preoccuparti, ora andremo avanti, torna pure dai tuoi amici...
La sua voce sembrava parecchio svogliata ma forse era solo il risultato della sua breve ma intensa dormita. Non voleva di certo essere scortese.

Cosa?
Già, questa fu la sua prima reazione. Partendo dal fatto che non aveva potuto fare la sua dormita, arrivando al fatto che si era addormentato in fila e concludendo con questo strano ragazzo che voleva seguirlo d'ora in avanti, beh, possiamo dire che quella giornata era stata fin troppo movimentata per Kaito.
Guarda, non sono proprio il tipo indicato con cui stringere una amicizia... si affrettò a rispondere, con tono pacato.
Natsume lo guardò, aspettò che lui finisse la frase e che magari aggiungesse ancora qualcos'altro ma invece Kaito rimase zitto e fermo a fissare il vuoto, ma questa volta era sveglio, visto che si muoveva.
Così la ragazza decise di prendere la parola.
Senti... Ma davvero non hai nessun amico?
Lei avrebbe fatto di tutto per aiutare Kaito e socializzare un po' con nuovi le persone e forse finalmente si era presentata una rara occasione per farlo.
E non stare ad ascoltarlo, è solo molto molto svogliato e forse anche un po' assonnato in questo momento... continuò, con un sorriso sul volto. Nemmeno lei era a conoscenza di cosa era capace il ragazzino con la benda sull'occhio e forse un giorno si sarebbe pentita di queste sue stesse parole, ma per il momento la cosa non la sfiorò.

Beh, come posso descrivere la situazione... Tutto accadde così in fretta, almeno per la mente di Kaito, che non riuscì a capire quello che era successo finché non si trovò quel ragazzo aggrappato attorno alla vita, come un koala sul suo albero.
Ma che..?
Si dimenò un po', cercando di staccarselo di dosso ma la presa di quel ragazzino era troppo forte e non voleva scollarsi di dosso.
Per favore, scendi... disse, con tono svogliato. Che bella seccatura, che cosa aveva fatto di male per meritarsi una simile punizione? Dopotutto lui voleva solo dormire... Ma niente, il ragazzino non si voleva staccare.
Per favore, mi stai annoiando...
Ma ancora nulla.
Natsume, aiutami, staccamelo di dosso...
La ragazza annuì, afferrando il ragazzino per i fianchi e tirando con forza per staccarlo. Alla fine ci riuscirono.
Che ti è saltato in mente? Scusami, Natsume, ti sto creando solo dei problemi, io torno di sopra, altrimenti tutti quelli in coda per il cibo se la prenderanno con me e te...
Uh, capisco... Non preoccuparti, ci vediamo dopo in classe! rispose lei, forse un po' delusa ma sorridendo comunque.
Così facendo Kaito uscì dalla fila e si avviò verso le scale della mensa, sperando che quel rompiscatole non lo stesse ancora seguendo.

Oh, questa si che era una sorpresa. Invece di seguirlo, il ragazzino si limitò a gridargli dietro qualcosa per poi scappare via. In un certo senso Kaito si sentiva sollevato, finalmente era rimasto solo e finalmente poteva tornare ad oziare. D'altro canto, però, c'era qualcosa in lui che lo trattenne. Qualcosa che continuava a ripetergli di seguirlo, che si era comportato male, che in qualche modo doveva riparare al suo errore e aiutarlo. Kaito stava maledicendo queste voci e stava per trascinarsi svogliatamente verso la sua classe, ma ad ogni passo le voci diventavano più forti.
Dannate voci. E va bene, avete vinto voi! Tanto non riuscirei a dormire con questo trambusto in testa, posso fregarmene del trambusto esterno, ma non di quello interno.
Così si voltò per cercare di seguirlo. Non aveva idea di dove si fosse diretto il ragazzino e non aveva nemmeno voglia di correre per vedere se riusciva a recuperarlo, visto che aveva le gambe abbastanza corte... Mentre camminava lungo il corridoio calpestò qualcosa. Si chinò per vedere di cosa si trattava: era la carta di un qualche dolce un po' stropicciata. Osservando attentamente il pavimento era possibile vederne anche altre a breve distanza tra loro. Non sapeva perché ma aveva l'impressione che seguendole sarebbe arrivato da lui. Così fece, e con molta calma arrivò al giardino. Le tracce proseguivano fino ad un cespuglio abbastanza grande. Ascoltando attentamente era possibile udire una voce dall'altro lato. E ascoltando ancora più attentamente era possibile capire che si trattava di quella del ragazzino di prima, era difficile da dimenticare...
Ehi, sei per caso qui dietro? disse, rimanendo in attesa di una risposta. Non voleva sbirciare, non voleva violare la sua privacy ma da quanto gli aveva urlato poco fa probabilmente stava parlando con dei pupazzi o qualcosa del genere.
Senti, capisco che posso averti offeso ma non era mia intenzione, quindi... Mi spiace.

La sua strana reazione l'aveva quasi fatto addormentare dallo spavento. Dal suo comportamento di prima di certo non si aspettava di vedere questo. Tuttavia era visibilmente distratto e non notò la cicatrice sull'occhio resa visibile dallo spostamento della benda da parte del ragazzino. Rimase a fissare la scena come uno stoccafisso fino a quando non si calmò e tornò a fissarlo, anche se con uno sguardo un po' strano. Kaito pensò che lui non avesse sentito quanto aveva detto poco fa, perciò ripeté le stesse identiche parole.
Senti, capisco che posso averti offeso ma non era mia intenzione, quindi... Mi spiace.
Dopodiché si accorse di una cosa, una cosa così palese che non gli era nemmeno passata per la testa.
Tu sai il mio nome ma io non so il tuo. Come ti chiami? chiese, senza dare troppo peso alle sue stesse parole. A quanto pare non aveva nemmeno sentito quello che il ragazzino aveva detto poco fa e decise comunque di non fare domande su quella strana reazione, deve aver avuto i suoi buoni (o cattivi) motivi e questo forse non era il momento più adatto per ficcare il naso negli affari degli altri.
E poi, esci da lì che ti sporchi tutto e non farai una bella figura quando arriverà il momento di tornare in classe...
Il tono della sua voce andava scemando man mano che la conversazione proseguiva. Si stava addormentando di nuovo, così per evitare che succedesse si mosse un po', stiracchiandosi le braccia e sbadigliando subito dopo.

Mimizu...
Non c'era nulla di strano nel suo nome, ma in qualche modo Kaito sentiva che si adattava alla sua strana personalità. Ora, però, sorgeva un altro problema: voleva che lo accompagnasse in un posto. Kaito pensava di essere a posto ora ma a quanto pare avrebbe dovuto annullare la sua dormita di oggi e rimandarla a data da definire. Con fare svogliato annuì.
Ok, va bene... Ma facciamo in fretta, non manca molto alla fine della pausa.
Poi Mimizu gli tese la mano, farfugliando qualcosa su una suo possibile viaggio nel mondo dei sogni lungo il tragitto.
Oh no, non ce ne è bisogno, non cado a terra quando mi addormento quindi non dovresti comunque tirarmi su... tagliò breve, il fatto è che era assonnato e diventava un po' drastico e a volte intrattabile quando si sentiva così.
Forza, fammi strada.

Mimizu lo aveva portato davanti alla fontana del parco, sedendosi sul bordo di pietra per poi immergere la mano nell'acqua.
Sì, lo so che buttano delle monetine dentro la fontana, anche se più volte il consiglio ha ribadito che non si potrebbe fare.
Poi sospirò.
Comunque sì, so perché lo fanno... Esprimono dei desideri, credendo che questa fontana possa realizzarli...
Siccome era molto scettico su queste cose aveva adottato un tono di voce abbastanza insofferente, anche se non era dovuto alla domanda del ragazzino. Ma subito dopo venne sommerso da una valanga. Di neve? No... Di sabbia? No... Di parole? Sì, nello specifico una valanga di domande tutte di fila sparate a velocità supersonica, manco fossero dei proietti di una qualche pistola futuristica.
Ohi, con calma... Non posso rispondere a tutto in così poco tempo... Comunque, come ti ho già detto, non credo in queste cose perciò non so come funziona proprio nello specifico, ma a giudicare dal tipo di monete che ci sono qua dentro disse, sporgendosi un po' oltre al bordo e avvicinando un po' la faccia all'acqua per vedere meglio sul fondo direi che la gente non ha mai buttato qua dentro più di qualche spicciolo, magari il resto del pranzo preso in mensa...
Stava parlando decisamente tanto però in quel momento gli sembrò una buona cosa.
Non so chi l'ha deciso ma oramai è così e noi da soli non possiamo farci nulla...
Sempre molto realista e diretto, non esitò e diede quella secca risposta senza pensare effettivamente al profondo significato che la domanda del suo interlocutore poteva avere. Poi Mimizu scartò una caramella e la gettò nella fontana, molto probabilmente esprimendo anche lui un desiderio, ma come era prevedibile fin dall'inizio la caramella si sciolse di lì a poco, lasciando un amaro sorriso sul suo volto. Kaito stava cercando un modo per tirargli su il morale quando Mimizu gli lanciò un po' della gelida acqua della fontana in faccia, forse per cercare di svegliarlo un po'. Ma non poteva sapere che Kaito odiava queste cose: difatti il ragazzo biondo reagì male, facendo un passo indietro, coprendosi il viso con la mano sinistra e attivando involontariamente il suo potere, rendendo le unghie di quella stessa mano molto lunghe e affilate. In questo modo Mimizu le avrebbe notate di sicuro. Per fortuna si accorse della cosa e si affrettò a farle tornare normali, sperando che in qualche modo non se ne fosse accorto. Rimase poi in silenzio, in attesa di una eventuale reazione da parte del ragazzino.