[CONCLUSA] Fratello maggiore e fratello... maggiore

Narrazione privata

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    Al club di calligrafia era un giorno come un altro. I due membri del club – in quel momento gli unici presenti – si stavano esercitando nello scrivere, parlando intanto tra loro del più e del meno come è solito farsi in tali situazioni. Uno dei due era nel mezzo di una filippica contro il suo professore di giapponese, reo a suo dire di non aver compreso a pieno il suo tema, quando la porta dell'aula si aprì. La figura che venne avanti nel silenzio incerto della stanza era sconosciuta ai due giovani, che la guardarono sorpresi. Era anch'egli uno studente dell'Hakoniwa, come indicava la comune divisa scolastica che indossavano, ma al di sotto dei suoi occhi si estendeva una pozza di profonda oscurità, un buio che lasciava presagire lunghe notti insonni. La figura si guardò intorno, quasi fosse giunto in un luogo alieno da osservare con grande attenzione, e poi si rivolse ai due ancora immobili.

    Sto cercando l'aula di arte. Sapreste dirmi dove si trova?

    I due si guardarono tra loro per un istante, ognuno ponendo all'altro con lo sguardo l'implicita domanda “parli tu o glielo dico io?” Alla fine lo studente che prima aveva ascoltato in silenzio il suo compagno lamentarsi prese la parola, fornendo le dovute indicazioni.

    Lo sconosciuto ascoltò con attenzione, rimase qualche silenzio in silenzio e poi parlò di nuovo.

    Grazie per le indicazioni.

    Poi uscì, chiudendo la porta. Dopo qualche istante di incertezza i due ripresero a parlare, ma ormai il discorso sul professore che non aveva capito il tema era archiviato e non fu più ripreso.

    ***




    Dunque, da quello che mi ha detto il tipo del club di... del club in cui sono entrato, dovrebbe trovarsi più o meno... qui!
    Orgoglioso di essere riuscito a trovare il club d'arte senza (quasi) nessun problema, Haiiro entrò. Peccato che il suo entusiasmo fu da lì a poco ridotto in frantumi.
    Ciao Kasum...
    Sei in ritardo! Non dirmi che ti sei perso?!
    Non mi sono perso! Solo che questo posto è enorme e ci si può confondere...
    Ma se ti avevo anche fornito le indicazioni!
    Sì, beh, a dire il vero non sei stata molto precisa... In realtà, più che l'imprecisione, il problema con Kasumi era che dava troppo per scontato, senza pensare che le altre persone potevano non avere i medesimi punti di riferimento o sapere le stesse cose.
    Ho anche dovuto chiedere informazioni a quelli del club di... di uno dei club di questo piano.
    Kasumi a quella frase non rispose, preferendo limitarsi a guardarlo in silenzio con uno sguardo che sembrava dire “ma sei davvero così stupido?” Haiiro avrebbe preferito che l'avesse insultato, si sarebbe sentito meno miserabile.

    Va bene, lasciamo perdere. Vieni pure avanti, Haiiro.
    Con un po' di esitazione il ragazzo, fino allora fermo sulla soglia (avevo forse influito l'avviso sulla porta che permetteva l'entrata ai soli membri del club d'arte?), si fece avanti, guardandosi intorno.
    La stanza era più grande delle normali aule scolastiche, con qua e là qualche cavalletto su cui era posto un dipinto non ancora finito. A parte i due ragazzi, non c'era nessun altro nella stanza.
    È sempre così vuota l'aula?
    Dipende dai giorni. Di solito in questo giorno della settimana non viene mai nessuno, a parte uno strambo del primo anno, un certo Yubaru, che viene e va quando gli capita.
    Ho capito... mormorò Haiiro. Per qualche motivo l'aver sentito ciò l'aveva fatto agitare.
    Kasumi era vicino a uno di quei cavalletti, in tutta evidenza il suo, il dipinto posto sopra coperto da un panno. Era per quello che la ragazza l'aveva invitato lì. Haiiro sapeva che i quadri che dipingeva erano l'unico vanto di Kasumi, l'unica cosa che la facesse sentire veramente orgogliosa. A ben vedere secondo il giudizio del ragazzo, anche se molte persone non sarebbero state d'accordo, visto la particolarità dei dipinti di Kasumi.
    Che nostalgia... da quanto tempo è che non vedo un tuo quadro?
    Beh, considerando che sei scappato via tre anni fa... saranno tre anni, giusto?
    Anche se aveva cercato di celarlo sotto un tono leggero, era percepibile un feroce sarcasmo dietro il tono della ragazza.
    Sembra che non mi abbia ancora perdonato per quello... Sarà meglio cercare di deviare il discorso altrove.
    In effetti è stato proprio grazie ai tuoi disegni se abbiamo incominciato a stringere un legame, tre anni fa.
    Già, me lo ricordo ancora.
    Dicendo questo, Kasumi si lasciò andare a un sorriso nostalgico. Sembrava che, per una volta tanto, la strategia di Haiiro fosse andata a buon fine.

    Ero ancora arrabbiata perché Hiroshi ti aveva portato a casa senza chiedermi niente e non volevo avere nulla a che fare con te. Per sfogarmi decisi di andare a dipingere un po'. La stanza dove tenevo i dipinti era l'unica in cui godessi di una privacy assoluta, in cui nessuno entrava senza il mio permesso. Per me era una sorta di rifugio.
    E in quel mio inviolabile sancta sanctorum trovai te, la persona che in quel momento meno avrei voluto trovarmi di fronte, che senza farti problemi stavi guardando i miei dipinti.

    Haiiro annuì sorridendo, mentre quei dolci ricordi del passato si facevano più chiari nella sua mente.
    Ero pronta a saltarti addosso, infuriata, quando tu ti girai verso di me e dissi “sono stupendi!” E con solo quelle parole mi calmai. Da quel momento ti lasciai entrare quando volevi in quella stanza, a osservare i miei dipinti.
    Il sorriso di Haiiro si allargò.
    Me lo ricordo bene. Che bello che era guardarti dipingere...
    Anche perché è praticamente l'unico momento in cui sei calma. Aggiunse il ragazza tra sé.
    Piuttosto – disse la ragazza col tono che si usa per discorrere degli argomenti più ordinari – lo sai che se avessi detto qualsiasi altra cosa, probabilmente se non ti avessi ucciso, ti avrei comunque fatto molto male?
    Uh... no, non lo sapevo e avrei preferito ignorarlo, sinceramente...
    Però, è proprio perché siamo riusciti ad affrontare cose che erano sul punto di spezzarci, proprio per quello siamo riusciti a stabilire il rapporto che ora ci lega...
    Kasumi...
    La ragazza non stava più parlando di quanto accaduto tre anni fa, ma della vicenda del Divoratore che avevano affrontato di recente. Nonostante fosse ormai terminata, aveva lasciato nei due ragazzi delle tracce, forse delle ferite, che non sarebbero svanite facilmente.
    Piuttosto, non mi avevi chiamato qui per un altro motivo? Dov'è il quadro che devo “assolutamente” vedere?
    G... giusto.
    Come raramente Haiiro aveva modo di osservare, il volto di Kasumi mostrava una leggera incertezza, legata al discorso di poco prima, che ben presto però svanì.
    Riguarda te, quindi è giusto che tu sia il primo a vederlo ora che è terminato.
    Mi riguarda? Il quadro? Il ragazzo faceva fatica a capire come potesse riguardarlo. Dubitava che Kasumi avesse potuto usarlo come soggetto del dipinto, ma allora di cosa si trattava? La sua confusione dovette trapelare dal suo sguardo, visto che la ragazza, accortasene, rispose con un sorriso alla sua domanda non detta.
    Per capire devi prima vederlo.
    Detto ciò con un gesto fluido tolse il panno dal suo quadro, rivelandolo agli occhi del Sognatore.
    Haiiro, vedendolo, sussultò interiormente.

    Era un quadro strano, ma, trattandosi di Kasumi, questo non era affatto strano. Il motivo del sussulto era un altro.
    La maggior parte della tela era di un nero steso uniformemente. Al centro tuttavia l'onnipresente colore era interrotto da una strana forma. Ma “forma” era un termine forse incorretto, in quanto essa era informe e si configurava come un aggregato di colori diversi, stesi con pennellate d'olio spesse e raggrumate, che davano l'idea del mutevole e instabile. Era così l'universo all'inizio del tempo, un insieme informe di colori che si stagliavano sulle tenebre cosmiche?
    L'altra figura che affiorava dall'oscurità del dipinto era una persona posta di spalle, l'invisibile volto diretto verso l'aggregato al centro. Si distingueva a fatica, poiché era stata dipinta con colori scuri, che emergevano appena dallo sfondo nero e i suoi contorni degradavano a tonalità sempre più scure, tanto che stabilire un confine netto tra la figura e lo sfondo era impossibile. Eppure c'era e proprio perché c'era lui esisteva l'agglomerato informe al centro.
    C'era e la sua presenza faceva formare dal buio della notte il sogno nascente – che ancora non aveva acquisito forma e che proprio per questo poteva ancora essere tutto – mentre il suo artefice lo fissava, insieme onnipotente creatore e spettatore impotente. Perché egli era il Sognatore e quello che fissava era il sogno di cui era succube artefice.
    Questo Haiiro intuì, senza neppure sapere lui perché, con un solo sguardo. Lui non lo sapeva, ma il sonno regresso che ne ostacolava il pensiero logico, allo stesso tempo favoriva le sue intuizioni prelogiche, basate su analogie inconsce che intuiva solo marginalmente. Ma questo era solo uno dei diversi motivi che, sommati, gli aveva immediatamente fatto comprendere il significato del quadro.

    Allora, che te ne pare? Di certo non l'avrai capito, ma il soggetto di questo dipinto è...
    Sono io – l'interruppe Haiiro – o meglio è il Sognatore che dà vita a un sogno ancora amorfo e in via di formazione.
    Kasumi lo guardò incredula, stupita da quella così precisa intuizione.
    Esatto, ma come...?
    Beh – rispose Haiiro con un sorriso sghembo – è il mio ritratto, in un certo senso.
    Ahah, hai ragione. Stavolta mi hai battuto. Allora, cosa ne dici?
    È... è magnifico, davvero ben fatto, ma...
    Ma cosa? Avvertendo la malcelata esitazione di Haiiro e pensando che il suo quadro non fosse piaciuto, la domanda che Kasumi voleva pronunciare in tono neutro le uscì fuori con un tono perentorio e aggressivo.
    È troppo... Voglio dire che coglie troppo nel segno. Io... mi sento come se fossi messo a nudo.
    Di fronte a quel dipinto, Haiiro si era sentito come se il suo segreto, anzi di più, il suo essere stesso, fosse stato rivelato al mondo intero, perché tutti lo potessero osservare. Si rendeva conto che nessuno, senza spiegazioni, sarebbe riuscito a comprendere il significato di quel quadro, con forse la sola eccezione (ma ci sarebbe davvero riuscito?) di Hiroshi, ma anche così sentiva che la sua intimità era stata violata. Kasumi non l'aveva fatto con quell'intenzione, eppure...
    Oh... In qualche modo la ragazza sembrava aver intuito quanto aveva fatto e i sentimenti di Haiiro.
    Io non credevo che... cioè, non avevo pensato a una cosa simile. Se vuoi, posso far a meno di mostrarlo ad altri...
    L'accondiscendenza di Kasumi sembrava persino eccessiva ad Haiiro, ma gli fece anche piacere che lei se ne preoccupasse a quel modo, pur non scacciando del tutto via l'imbarazzo provato alla vista del quadro.
    No.
    No –
    ripeté un'altra volta, ma stavolta più deciso – questo quadro è forse di quanto meglio tu abbia fatto... e non lo dico perché ritrae me. Sorrise, forse un po' forzato. Del resto le battute scherzose non sono il suo forte.
    Non mostrarlo a nessuno... sarebbe come un sogno che non si rivela ad anima viva: finirebbe per essere dimenticato e infine per morire. Non voglio che accada per un quadro simile.
    Ciò che aveva detto non era falso, ma non significava neppure che non provasse più disturbo all'idea che quel quadro fosse visto da altri. Fissò il dipinto, cercando in esso qualcosa che potesse risolvere i suoi sentimenti contrastanti, ma il suo sentire restò mutevole come il sogno al centro del quadro.
    Non distolse gli occhi da esso, almeno fin quando non sentì la mano di Kasumi appoggiata alla sua spalla.

    Grazie...
    Quasi senza che se ne accorgesse e come ipnotizzato da quella singola parola, il corpo di Haiiro ruotò verso Kasumi, in modo che la ragazza, prima alla sua sinistra, si trovasse proprio di fronte a lui. Kasumi non si mosse.
    Così vicino... Pensò Haiiro fissando il volto della ragazza che immobile lo fissava. Era così vicino che avrebbe potuto facilmente perdere il respiro, ma non era quello a impensierire il ragazzo. Piuttosto era il fatto che avrebbe potuto farsi molto più vicino.
    Cinse con le sue braccia la ragazza, con una delicatezza mista al timore di chi non sa bene cosa fare, e piano avvicinò il suo volto alle labbra di Kasumi. Si accorse che, accompagnando il suo movimento, anche Kasumi si stava avvicinando a lui.
    Il mio primo bacio con Kasumi... pensò quando le loro labbra stavano ormai per toccarsi. Non era vero, ce n'era stato già un altro, la notte in cui avevano combattuto contro il Divoratore, ma forse per le particolari circostanze o per l'assenza di romanticismo in quell'occasione, in quel momento Haiiro se ne scordò. Chissà se l'averlo ricordato l'avrebbe consolato oppure no, visto ciò che accadde subito dopo.
    Perché il bacio non ci fu. In una situazione simile, una scena che si vede spesso in manga, anime o telefilm è quella del terzo incomodo che arriva all'improvviso, proprio un attimo prima del bacio, spezzando l'idillio tra i due. In questo caso sarebbe potuto irrompere dalla porta Yubaru (la cui menzione avrebbe acquisito un senso ulteriore oltre la mera citazione) e, appena li avesse visti, sarebbe uscito in esternazioni contro il loro profanare il sacro suolo dove aveva luogo la creazione artistica. Oppure, pensando all'anormalità di Kasumi, si sarebbe potuto immaginare che la sua attivazione inconsapevole avrebbe portato allo svenimento di Haiiro. Svenire mentre si sta per baciarsi è una situazione ancora peggiore della precedente, il che è tutto dire.
    Nessuno di questi due casi si verificò: non ci fu un terzo incomodo a piombare nella stanza, né un potere adoperato maldestramente. Quello che fermò i due ragazzi fu un suono che di solito gli studenti imparano ad escludere dalla loro testa, classificandolo come ininfluente. Era un annuncio dato dagli altoparlanti dell'aula, uno di quegli annunci di routine che le persone si lasciano scivolare addosso senza prestargli particolare attenzione. In quel caso, per un motivo che i due non compresero subito, esso attirò la loro attenzione facendoli fermare. Tesero l'orecchio per distinguere le parole, giacché prima non recepirono che un confuso brusio. Stavolta invece colsero bene il significato dell'annuncio, capendo perché si erano fermati.

    Lo studente Haiiro Kugatsu è pregato di recarsi in sala docenti. Ripeto, lo studente...

    Era stato il nome pronunciato dall'altoparlante, udito meccanicamente, ad attirare la loro attenzione. E ora che l'avevano sentito non potevano ignorarlo.
    Ti stanno chiamando.
    Già... rispose a denti stretti Haiiro
    Devi andare.
    …Già... I denti di Haiiro erano ora così stretti che si sarebbero potuti rompere.
    Attese ancora un attimo, prima di capire con irritazione che non poteva far nulla per cambiare la situazione.
    Allora io vado.
    Senza attendere la risposta di Kasumi, se ci fu, Haiiro uscì dall'aula.

    ***




    Ma porc... Ma è possibile che accadano cose del genere?! È come se qualcuno l'avesse organizzato di proposito! Se fosse così, vorrei sapere chi è e se si diverte a fare cose del genere...
    Chissà poi perché mi vogliono... spero che sia qualcosa che possa giustificare quanto accaduto... ma non vorrei fosse qualcosa di grave, che possa impensierirmi... però se fosse una cosa ininfluente mi arrabbierei ancora di più, quindi... oh, al diavolo! Speriamo finisca presto, qualsiasi cosa sia!

    Giunto davanti alla sala docenti, il fastidio provato non ancora svanito, trovò il docente responsabile della sua classe.
    Professore, io...
    Oh, sei giunto Kugatsu! Rilassati, non sei sotto esame, ahahaha!
    Chissà perché, non riesco a trovarlo divertente... Anche pensando così, la bocca di Haiiro si piegò in un sorriso sghembo. Più che di autoironia, era di auto-sbeffeggiamento. Quando lo vide, il suo professore smise improvvisamente di ridere.
    Ehm, sì, torniamo a noi. È abbastanza inconsueta come cosa, ma una persona ha chiesto di poter parlare con te. Visto che a quanto sembra non ha molto tempo, gli abbiamo dato modo di usare per questo fine la struttura scolastica, con l'annuncio all'altoparlante e via dicendo. Ti aspetta al di là della porta, quindi... buona fortuna!
    E se ne andò, non senza avergli fatto, per quale motivo Haiiro non lo sapeva, un occhiolino.
    Io non ci sto capendo nulla...
    L'unica cosa chiara era che qualcuno lo voleva vedere, quindi spinse la porta della sala docenti ed entrò.

    Nella sala c'erano solo lui e un'altra persona, evidentemente colui che l'aveva fatto chiamare. Questi, chino a osservare un qualche dettaglio della stanza, dava le spalle ad Haiiro che poté solo notare come indossasse un abito elegante e ricercato. Quando il Sognatore chiuse la porta da cui era entrato, la persona si girò mostrando, piuttosto sorprendentemente visto l'abito che indossava, un volto giovane: doveva avere, se non la stessa età di Haiiro, al massimo un paio d'anni in più.
    Lo sconosciuto sorrise giovale, l'ampia faccia distesa in un'espressione amichevole, facendo qualche passo verso Haiiro. Il ragazzo notò distrattamente i suoi capelli castano scuri e il suo corpo ben in carne. Più che grasso, egli appariva ben messo, dando un'idea di abbondanza e benessere.
    Haiiro! Tuonò in un tono che al ragazzo parve fin troppo amichevole.
    Quale enorme, immenso pleasure, è rincontrarti! You don't know quanto mi sei mancato!
    Quasi paralizzato da quella prorompente dichiarazione d'affetto e confuso dalla maccheronica combinazione delle due lingue, Haiiro fu incapace di adoperare la sua, di lingua, rimanendo muto a guardare lo sconosciuto.
    Ahah! I understand la tua sorpresa! You didn't know del mio arrivo, did you? Ma, ora che sono qua, you can talk freely!
    Scusa, ma tu... – esitò un attimo prima di pronunciare le fatali parole – chi saresti?
    Davanti a sé, Haiiro vide l'espressione del suo sconosciuto interlocutore mutare radicalmente e farsi scura. C'era da chiedersi se Cesare non avesse fatto un'espressione simile, quando vide Bruto tra i congiurati.
    You... you non mi riconosci?
    Ehm...
    Haiiro guardò il volto dello sconosciuto con attenzione. In effetti i suoi lineamenti gli davano una certa famigliarità, che tuttavia non riusciva a inquadrare. Ogni volta che provava ad afferrare i ricordi legati a quella sensazione di famigliarità, questi gli sfuggivano, come se stesse cercando di catturare la luna riflessa sul lago.
    Lo sconosciuto si lasciò andare a un profondo sospiro.
    Well, sono passati già three years, so I can understand that tu possa non ricordarti di me. Immagino che anch'io sia changed. But, anche così... Nevermind.
    Cercando di recuperare il suo sorriso, egli guardò fisso verso Haiiro.
    You may be sorpreso, but I sono...
    Spero non dica “io sono tuo padre”...
    Your beloved fratello, Kazuhiro Kugatsu!

    Whaaaat?!
     
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    Kasumi... dipinto... bacio... inglese... tipo strambo... Fratello... Kazuhiro... che cazzo sta succedendo!!
    Haiiro aveva sempre trovato assurdi i paragoni tra i computer e il cervello umano, ma ora non avrebbe saputo che altra similitudine usare per come si sentiva, se non quella di un computer che per le troppe informazioni rallenta e rischia di bloccarsi.
    Guardò la faccia di quello sconosciuto, quello sconosciuto che era suo fratello, un fratello sconosciuto. Cosa avrebbe dovuto provare adesso che lo vedeva dopo più di tre anni? Gioia per il rincontro inaspettato? Nostalgia per i ricordi legati alla loro infanzia? Rabbia per l'improvviso ritorno dopo che per tutto quel tempo l'aveva abbandonato?
    Haiiro non provava nulla del genere. Guardava quella faccia e cercava di farla combaciare a quella del fratello con cui aveva passato i suoi primi dodici anni di vita, ma scopriva con sorpresa che di quel periodo non aveva che ricordi sfocati. Anche il suo nome, Kazuhiro, suonava distante e insieme famigliare, come il nome di un parente lontano incontrato poche volte.

    Haiiro...
    Con un sussulto, Haiiro si accorse che Kazuhiro si era avvicinato a lui sfiorandogli il braccio.
    So che sei sorpreso, ma non c'è bisogno di reagire così. Abbiamo un po' di tempo per parlare, io e te da soli.
    Era la prima frase che pronunciava solo in giapponese e con un tono lontano dall'esuberanza di poco prima, quasi dolce. Forse fu proprio per questo che Haiiro riuscì a calmarsi almeno un po'.
    Sì...
    Bene! – Kazuhiro sorrise amichevole, tornando al suo tono chiassoso di prima. – Allora let's talk a bit! Dimmi, hai provato il vestito che I sent a te?
    Il vestito... Quale vestito?
    Già di solito Haiiro non è lesto di mente, ancor di più in quella situazione in cui si sentiva ancora stordito. Non ci sarebbe stato nulla di cui meravigliarsi che Haiiro non ricordasse un simile particolare come il vestito proveniente dalla Russia (ma realizzato in Italia) che gli era arrivato. Però suo fratello se ne meravigliò eccome, tanto che nel suo volto si formò un'espressione di sconforto così cocente da far tornare in mente ad Haiiro quel pacco.
    Ah, sì... il vestito! Ora ricordo...! Un bel vestito, uno smoking, giusto? E c'era anche qualcosa di argentato... ah, giusto, le mie iniziali in metallo argentato! È davvero bello, solo che... non ho ancora avuto occasione di metterlo su, sai, è talmente elegante...
    Il volto di suo fratello in qualche modo si ricompose a quelle parole.
    Mi fa piacere that you like it. Ho pensato che un simile pensierino fosse adatto alla tua entrata al liceo. È un traguardo importante e un primo passo verso il mondo adulto. Anche se io ho scelto una strada un po' diversa...
    Attese un po', nella speranza che Haiiro gli chiedesse che strada avesse intrapreso. Non accadde.
    Ahem, sì, a ogni modo non equivocare: non è un metallo argentato, ma vero, autentico silver. Per la precisione è argento sterling: 925 parti di argento e 75 di rame. Il rame è necessario per dargli durezza e per poterlo lavorare, ma non né diminuisce il valore: pensa che è la lega standard per l'argenteria. Quindi don't worry about it.
    Oh... capisco...
    Non che la percentuale di argento fosse in cima alle preoccupazioni di Haiiro.
    Ad ogni modo... parlami di yourself! Non ci vediamo da more than three years! Abbiamo tanto, many, di cui parlare!
    Haiiro sorrise incerto.


    ***




    Haiiro uscì dalla stanza. Non era meno stordito di quando vi era entrato, ma molto più stanco. Parlare con suo fratello, per quanto per poco più di mezz'ora, era stato sfibrante. Non perché avessero discusso di chissà quali argomenti, anzi avevano parlato di sciocchezze che Haiiro già non ricordava più, eppure quella semplice chiacchierata l'aveva lasciato consumato.
    Ancora non ci credeva che Kazuhiro fosse riuscito a parlargli lì, a scuola. A sentire la sua versione, era tutto grazie all'incontro fortuito tra lui e la presidentessa del consiglio, Medaka Kurokami. Quando Kazuhiro aveva parlato a lei del suo fratello che non vedeva da anni, quel mostro di donna aveva messo a disposizione le strutture della scuola perché potessero incontrarsi. In realtà la presidentessa avrebbe voluto allestire un palco enorme, con striscioni celebrativi e un rinfresco, ma Kazuhiro in qualche modo l'aveva convinto a fare qualcosa di più intimo e contenuto. Per fortuna.
    Fatti qualche passi fuori dall'aula, Haiiro si accorse di un'altra cosa inaspettata. Ad attenderlo c'era Kasumi. La ragazza, dopo aver sistemato l'aula del club doveva essere venuta là e aver aspettato che uscisse.
    Allora? Com'è andata? Sei ancora a scuola o ti hanno già espulso?
    Haiiro scosse la testa in segno di diniego. L'incontro inaspettato con suo fratello gli era sembrato irreale, qualcosa di fuori dal mondo. Ora però, dopo quell'incontro, era la quotidianità ad aver perso il suo senso, tanto che l'usuale scherno di Kasumi gli suonava distante e insensata.
    Sono ancora dentro.
    Kasumi lo guardò interrogativa con un sopracciglio sollevato.
    Ehi, cos'hai? Sei strano anche considerando che si tratta di te. Non... non è successo nulla di grave, vero?
    La voce della ragazza, nel pronunciare l'ultima frase, si era addolcita e fatta più seria, quasi preoccupata. Haiiro, perso nei suoi pensieri, non ci fece caso.
    Ho incontrato mio fratello.
     
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    Tuo... fratello? Intendi Hiroshi? Ma come fa a essere a scuol...
    Hiroshi? Haiiro guardò confuso Kasumi, come se la ragazza non fosse lì con la testa. Hiroshi mica è mio fratello. Cioè... lui dice di esserlo, ma...Intendo Kazuhiro. Ho incontrato Kazuhiro.
    Kazuhiro? E chi è?
    È mio fratello.
    La ragazza stava per reagire con rabbia a quel circolo vizioso, quando si ricordò che Haiiro in passato le aveva detto di avere un fratello maggiore.
    Tuo fratello... ma non l'avevi mai visto lungo questi tre anni?
    No. Oggi è stata la prima volta.
    E... come è andata? Chiese titubante Kasumi. Era evidente dalla faccia di Haiiro che quell'incontro non era stato proprio piacevole.
    Beh, abbiamo parlato di varie cose... e poi... e poi... basta, tutto qui.
    Haiiro scosse la testa, come se questo potesse bastare a mettere in ordine i suoi pensieri.
    Scusami Kasumi, per oggi posso andare? Magari ci vediamo un altro giorno...
    La ragazza esitò un attimo osservando l'espressione frastornata di Haiiro. Poi lo afferrò per il bavero della giacca e lo strattonò vicino a sé, a pochi centimetri dalla sua faccia.
    Se devi andare vai. Se devi riflettere fallo. Ma datti una mossa a rimetterti in forma. Sei così miserabile che fa male agli occhi guardarti.
    Come l'aveva afferrato all'improvviso, così all'improvviso lo lasciò. Distendendo le braccia come un funambolo sopra una corda, Haiiro riuscì a stento a mantenere l'equilibrio.
    A... allora grazie Kasumi. E... alla prossima.
    Senza replicare la ragazza lo guardò allontanarsi. Poi quando fu ormai fuori dalla sua vista, Kasumi si girò dalla parte opposta e tirò un calcio al muro.
    Maledizione! Ma perché... perché a me non vuole dire niente di come si sente? Eppure glielo avevo detto... gli avevo detto che, per una volta, volevo essere io ad aiutare e sostenere!
    Merda...!

    Camminando un po' traballante sul piede dolorante e ignorando lo sguardo degli altri studenti, Kasumi si diresse verso il locale del fratello.

    ***



    Kasumi?
    Cosa vuoi?
    Capisco che tu sia scontenta perché Haiiro ti ha dato buca, ma potresti cercare di comportarti meglio coi clienti? Sei fin troppo brusca.
    La ragazza si girò di scatto verso il fratello. Era arrivata da circa mezz'ora al locale, di evidente malumore, e senza spiegare nulla a Hiroshi si era messa al lavoro. Ma il suo modo di relazionarsi coi clienti, che non celava il suo fastidio, aveva costretto il fratello a redarguirla.
    Perché pensi che Haiiro mi abbia dato buca? Rispose brusca.
    Ho buttato a caso – ammise Hiroshi senza esitare – ma non senza indizi. Mi avevi detto che saresti stata a scuola per più tempo del solito e questo capita solo se c'è di mezzo il club d'arte o Haiiro. Inoltre ti vedo rare volte così di malumore, quindi deve riguardare Haiiro.
    Ma davvero ti ha dato buca o è altro? No, perché non è proprio il tipo da dar buca, almeno di non perdersi lungo la strada...

    Non ho detto che mi ha dato buca. Anzi, non l'ha fatto. Non proprio. Comunque non ne voglio parlare.
    Come vuoi... però devi comportarti in un certo modo qua al lavoro. Puoi pure prenderti dieci minuti di tempo per calmarti se devi, ma ricorda che i clienti e i bambini non hanno colpa se ti è accaduto qualcosa di spiacevole.
    Io... non importa, non mi servono i dieci minuti. Torno subito a lavorare.
    Hiroshi annuì, soddisfatto. Eppure non poteva non chiedersi cosa avesse messo Kasumi così di malumore. La risposta, inaspettata, venne a ridosso dell'orario di chiusura, con l'entrata nel locale vuoto di un inaspettato cliente.

    Buonasera... ma, aspetta, sei tu? Da quanto tempo! Cosa ordini?
    Kasumi, intenta a pulire un tavolo, per nulla sorpresa si avvicinò a Hiroshi.
    È un tuo conoscente? Vi devo lasciare soli? Chiese sottovoce.
    Non era raro che amici di Hiroshi venissero al locale, di solito vicino all'orario di chiusura, e che Hiroshi si fermasse a parlare con loro. Di solito in quei casi Kasumi li lasciava soli, ma talvolta rimaneva là anche lei. Tuttavia, non fu Hiroshi a rispondere alle sue domande.
    You devi essere Kasumi, aren't you? Che bello, poterti finally see you!
    Un altro strambo... ma mio fratello non può avere amici normali?
    Il piacere è mio – replicò con un sorriso affettato – Hiroshi ti ha per caso parlato di me?
    Il suo tono stentatamente cortese lasciava trapelare a chi la conoscesse bene una certa velenosità. Il messaggio per il fratello era “perché hai parlato di me a un tizio tanto equivoco?”
    Oh, yes. Da many, many, tempo. Devo molto, anche se tu don't know, sia a te che a Hiroshi.
    Non credo di...
    I'm Kazuhiro, il fratello di Haiiro. Vi devo ringraziare per esservi presi cura del mio fratellino.
     
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    Sentendo quelle parole, il sorriso di affettata cortesia nel volto di Kasumi si trasformò, secondo un processo graduale e insieme rapido, in una smorfia di avversione.
    Il fratello di Haiiro, certo – il tono della ragazza era così algido che persino Hiroshi se ne stupì. – Posso chiederle cosa ci fai qui, se sono tre anni che non ti fai vedere da tuo fratello?
    Oh... io, cioè I, sono già stato a meet Haiiro e...
    Questo lo so. Ero fuori dall'aula ad aspettarlo.
    Kazuhiro a quella rivelazione guardò la ragazza stupito e ancora frastornato per come la situazione stesse degenerando.
    E allora why questa domanda...
    Un'altra cosa che io so, mentre tu l'ignori, è la condizione in cui si trovava Haiiro dopo averti incontrato. Frastornato, assente, a stento riusciva ad articolare una risposta. Era come se con la mente non fosse neanche lì!
    Dalla tua descrizione non mi sembra così diverso dal solito...
    Intervenne Hiroshi. Ma un'occhiataccia da parte della sorella, che subito dopo tornò a rivolgersi a Kazuhiro, fu sufficiente a fargli capire che non era momento per battute di spirito.
    Cos'è? Pensavi forse che, dopo tre anni e passa di lontananza, potevi tornare come nulla fosse, parlare come se non vi vedeste dalla sera precedente e tutto a posto? Se è così hai fatto un bel errore, perché certe cose non si cancellano così facilmente!
    Man mano che la voce di Kasumi si alzava di volume, il volto di Kazuhiro si faceva più pallido.
    Io...
    Ma non aggiunse altro, incapace di replicare al tono e alla verità presente nelle parole di Kasumi. A intervenire fu invece Hiroshi.
    Kasumi, per quanta ragione tu possa avere, non ti sembra scorretto riversare su Kazuhiro i sentimenti che tu hai provato, solo poco tempo fa, verso Haiiro?
    Di cosa stai parland... oh. Accortasi di quello che Hiroshi intendeva dire, stavolta toccò a Kasumi non saper cosa replicare.
    Scomparso per circa tre anni. Tornato senza nessun avvertimento. Apparentemente convinto che si potesse sistemare tutto senza problemi.
    Non era stato solo Kazuhiro, ripresentatosi al fratello, a comportarsi così, ma lo stesso Haiiro aveva seguito quei passi, quando dopo l'iscrizione all'Hakoniwa si era ricongiunto con Hiroshi e Kasumi.

    È... è diverso. Per quanto io non sia d'accordo con il suo gesto, Haiiro aveva i suoi motivi per allontanarsi da noi. Ma questo...! – con il dito puntato indicò Kazuhiro. – Lui non ha scusanti per aver lasciato solo Haiiro, proprio nel momento del bisogno. E se posso capire la sua paura a raggiungere il fratello responsabile della distruzione della loro casa, non posso perdonare la faciloneria con cui si ripresenta come niente fosse!
    Hai ragione. Kazuhiro, dopo quell'attacco verbale inatteso, sembrava essere riuscito a riprendere il controllo.
    Non voglio portare davanti a me scuse per il mio comportamento. Tre anni fa non feci nulla per soccorrere Haiiro. Non voglio nemmeno immaginare cosa sarebbe successo se non ci fosse stati voi con lui, a sostenerlo. Eppure... è così sbagliato che un fratello cerchi di rincontrare il suo fratellino dopo tanto tempo?
    Lo è – replicò dura Kasumi – se in precedenza lo ha abbandonato. Una simile ipocrisia mi fa solo vomitare.
    Hiroshi, in ottemperanza al ruolo che si era scelto, aveva assistito in silenzio a quel confronto, ma con un'espressione triste in volto. Solo quando sua sorella fece segno di starsene per andare, lui ruppe il suo mutismo.
    Dove vai?
    Da Haiiro. Visto che tu sembri preferire passare in tutta amicizia la serata con quell'essere, non rimango che io a poterlo sostenere.
    Come vuoi. Non credo però che Haiiro sia così debole da aver bisogno di sostegno. Inoltre pensavo che ultimamente avessi acquisito un po' di comprensione verso gli altri, ma forse non è così...
    Il volto di Hiroshi non mostrava né rigore né severità mentre diceva così, ma solo dispiacere. In cambio dell'ammonimento Kasumi gli rivolse un'espressione di avversione. Con il rumore eccessivo di una porta che sbatte, Kasumi annunciò la sua uscita.

    Ahah, con una sorella così, you must be molto impegnato, non è così?
    Si sforzava di sorridere, Kazuhiro. Hiroshi apprezzò lo sforzo.
    Esatto. Potrei dire che con lei non ci si annoia mai. Però devo ammettere che anche tu... “tre anni fa non feci nulla per soccorrere Haiiro”, non hai forse detto così?
    Senza rispondere, Kazuhiro lo guardò in silenzio con espressione neutra.
    Eppure, se tre anni fa io e Kasumi ci incontrammo con Haiiro e demmo vita alla nostra piccola famiglia, fu solo grazie all'intervento tuo e della tua anormalità.

    ***



    Seduto su una sedia, all'interno del suo appartamento, Haiiro stava distrattamente sorseggiando il caffè che si era preparato.
    È tiepido... non vado matto per il caffè tiepido. Chissà poi quando si è raffreddato...
    Vagamente cosciente del proprio turbamento, il ragazzo continuava a baloccarsi con simili pensieri, quando un insistente bussare lo scosse suo malgrado. In modo automatico si recò alla porta ad aprire. La persona che vide lo sorprese.
    Kasumi? Credevo che...
    Sì, lo so che ti ho detto che oggi non ti avrei disturbato, ma... Sono passate diverse ore da quando ti ho lasciato, come stai ora?
    Il tono era mite, ma Haiiro, ricordandosi la minaccia della ragazza, si mise in allerta cercando di mostrarsi normale. Cosa tutt'altro che facile.
    Be'... sto bene immagino, ancora un po' scosso, ma credo di essermi ripreso.
    Capisco... ti dispiace se resto qua per cena? Non ho voglia di tornare da Hiroshi, adesso.
    Mentre andava da Haiiro, Kasumi aveva pensato di parlargli di Kazuhiro, ma vedendo che il ragazzo era ancora frastornato aveva lasciato perdere. Così, senza sapere cos'altro dire, aveva proposto di restare là per cena. Ovviamente Haiiro di tutto ciò era all'oscuro.
    Certo, nessun problema.
    Bene... spero però che non passerai tutto il tempo a rimuginare sopra quel tuo fratello.
    Non ti preoccupare, è già uscito dalla mia testa. Rispose Haiiro con un vacuo sorriso.
    E in effetti il ragazzo in quel momento stava pensando a tutt'altro.
    Io e Kasumi da soli nel la mia stanza... Io e Kasumi da soli nella mia stanza... Io e Kasumi da soli nella mia stanza... Io e Kasumi...
     
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    Tre anni fa... mi ricordo bene quello che accadde. L'incendio che distrusse la nostra casa, la fuga di Haiiro poco dopo e quello strano sentimento che provavo, al di là della preoccupazione per il futuro, di una confusa felicità e di un ancor più confuso senso di colpa.
    Kazuhiro alzò gli occhi, quasi stesse assistendo alla scena in quel momento.
    Sai, a causa della sua anormalità, Haiiro ha fatto sempre preoccupare i miei. In quanto normali, loro non avevano idea di quello che potesse fare, ma in qualche modo lo percepivano. Per questo lo tenevano a distanza, però allo stesso tempo non facevano che parlare di lui. Qualsiasi cosa io facessi, qualsiasi risultato io conseguissi, non era mai abbastanza per spostare la loro attenzione su di me. E io, da bambino qual ero, ne soffrivo e provavo invidia. Per questo quando scappò, in maniera colpevole ne fui felice. Ma allo stesso tempo un pensiero mi affliggeva: avevo di nuovo ottenuto quel che volevo, quello che desideravo. Ma allora, tutto questo, l'incendio, la fuga, non erano forse stati provocati dal mio desiderio?
    Ti stai riferendo – osservò brevemente Hiroshi – alla tua anormalità.
    Kazuhiro annuì.
    Dreams come true: l'anormalità che permette di realizzare i propri sogni.
    Rispetto alla maggior parte delle anormalità, così eccessive ed evidenti, è qualcosa di praticamente invisibile. Eppure c'è e funziona. Questa anormalità mi permette di aumentare le probabilità di successo di una certa azione, in maniera proporzionale alla fiducia che ho io che si realizzi. In pratica, più io credo di poter riuscire, più aumentano le possibilità di riuscire effettivamente.
    Certo, non basta dire tra sé di credere di potercela fare, per farlo realmente. È necessaria una reale fiducia, una convinzione profonda. Dire di poterci riuscire, ma pensare dentro di sé che è impossibile non porterebbe a nulla. Inoltre questa anormalità da sola non garantisce il successo. Per quante siano le possibilità di riuscita, se non si agisce non serve a nulla. Solo chi ha la fiducia e l'intraprendenza di mettersi in gioco, può avere successo.

    Quasi dimentico del discorso originale, Kazuhiro si era messo a spiegare con orgoglio il funzionamento del suo potere.
    È grazie a essa, combinata con le mie capacità e la mia intraprendenza, che sono riuscito a impressionare un importante uomo d'affari giapponese attivo nel commercio internazionale e a entrare nella sua compagnia, viaggiando a lungo all'estero.
    E tu temi che, desiderando dentro di te l'allontanamento di Haiiro, tu l'abbia in realtà provocato attraverso il tuo potere?
    All'epoca sì, era quello che pensavo. Ora, che comprendo meglio come funziona la mia anormalità, ne dubito. Quello che influenza sono le mie azioni, non quelle degli altri, mentre l'incendio fu provocato dal solo Haiiro. Però tre anni fa pensai che fosse colpa mia e perciò decisi che dovevo ripagare in qualche modo il danno causato. Così scappai anch'io di casa e mi misi alla ricerca di Haiiro.
    Ripensandoci ora, mi accorgo di quanto fosse una pazzia –
    tra sé Kazuhiro scosse la testa.
    Cercare una persona, con i soli mezzi a disposizione di un ragazzino e senza indizi... impossibile anche con la mia anormalità. O meglio, adesso di sicuro penserei così e questo è precisamente il motivo per cui mi sarebbe impossibile ripetere quell'impresa.
    Ma all'epoca però non la pensavo così: era animato da una cieca speranza, una convinzione di riuscirci che non era basata su logiche razionali e che perciò non poteva essere scalfita da ragionamenti logici. Fu proprio quell'impossibile speranza, combinandosi con la mia anormalità e la mia caparbietà a garantirmi il successo. Così riuscii a trovare Haiiro. Ma proprio quando lo vidi, le mie certezze crollarono.
    Qual era la cosa giusta da fare in quella situazione? Farlo tornare a casa? Ma così saremmo tornati alla stessa condizione di prima e non era ciò che volevo. Per di più, devo ammettere che temevo il suo potere. Così me ne andai senza che Haiiro mi avesse visto e trovai un'altra soluzione: trovare qualcun altro che badasse a mio fratello al posto mio.

    Mentre diceva quelle parole, Kazuhiro guardava fisso Hiroshi, il quale tuttavia non replicò.
    Era un'impresa ancora più impossibile dell'altra: quante erano le probabilità che nelle vicinanze ci fossero degli anormali, che avessero le giuste caratteristiche e che avrebbero accettato di accogliere Haiiro con sé? La mia anormalità influenza solo le mie azioni, quindi non aveva modo di aumentare queste probabilità. Poteva solo aiutarmi a trovare questi anormali, se c'erano. E io non avevo la minima idea se c'erano o no.
    Ma noi, io e Kasumi, c'eravamo. Ed è solo perché tu ci hai cercato, perché hai cercato degli anormali come noi, e ci hai trovato, che noi abbiamo potuto incontrare Haiiro. Altrimenti è quasi sicuro che non l'avremmo mai incontrato. E anche se l'avessimo incontrato, le cose sarebbero andate diversamente. Non saremmo mai diventati la famiglia che, per quanto brevemente, siamo stati.
    Kazuhiro sorrise, di un bel sorriso autentico.
    Hai ragione, voi c'eravate e io vi ho trovato. O meglio, ho trovato te. Sai – nella sua espressione, di solito sicura, una certa titubanza si mescolava al tono ora scherzoso – se avessi parlato con tua sorella al posto che con te, dubito che avrebbe accolto così facilmente la mia richiesta di allevare Haiiro come hai fatto tu.
    Ahah, decisamente no! Anch'io ho preferito prima accogliere Haiiro e poi dirlo a mia sorella, altrimenti non l'avrebbe mai accettato. In effetti, il primo a non dire niente a Kasumi di te e del tuo ruolo, sono stato proprio io...
    E di questo te ne sono grato. Sai, io preferisco così.
    Inoltre, anche se tua sorella ne venisse a conoscenza, non credo che cambierebbe idea. In fondo io ho scelto di affidare a voi Haiiro e mi sono dedicato alla vita che volevo vivere, libero dal pesante fardello costituito da mio fratello. Per questo non ho replicato prima: per quanto sia vero che sono stato io ad aver permesso il vostro incontro con Haiiro, è altrettanto vero che così facendo l'ho abbandonato.

    Kazuhiro tacque e un lungo silenzio pervase la stanza. Si era dilungato a lungo nel rievocare quegli eventi e Hiroshi aveva l'impressione che l'avesse fatto non per illustrargli tutti i dettagli, ma per chiarire a se stesso quanto avvenuto. D'altra parte, come gestore di una caffetteria, Hiroshi sapeva che spesso le persone necessitano di raccontare certi fatti per sentirsi meglio e far chiarezza nella propria mente. Quando il silenzio si prolungò per un tempo che Hiroshi riteneva lungo abbastanza perché Kazuhiro avesse messo ordine nei suoi pensieri e prima che diventasse pesante, si decise a parlare.
    Ho capito, in effetti non hai torno. Però non dimenticare che io sono felice che tu abbia abbandonato Haiiro, perché così io e Kasumi abbiamo potuto stringere un legame con lui, come una famiglia. Anche se non è durata quanto avrei voluto. Da questo punto di vista non ho fatto molto meglio di te.
    Forse no, ma non posso certo fartene una colpa. Inoltre, per quanto imbarazzante sia per me, quando dopo tre anni Haiiro ha deciso di rincontrarsi con qualcuno, è stato con voi che l'ha fatto, non con me.
    Questo è vero... Cambiando discorso, perché prima con Kasumi parlavi in quel modo strano, mischiando il giapponese a parole in inglese?
    Kazuhiro sorrise un po' imbarazzato.
    Volevo solo far bella impressione, mostrando quanto fossi international. Mi chiedo se ci sia riuscito, almeno un po'...
    Hiroshi gli sorrise comprensivo. Ma non gli rispose: sapeva che a Kazuhiro non sarebbe piaciuta una sua risposta sincera e a lui non piaceva mentire.
     
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    Hiroshi e Kazuhiro parlarono ancora un po', prima che quest'ultimo se ne andasse. A quanto pareva doveva recarsi a prendere un treno. Non sarebbe rimasto lì.
    Allora sei sicuro?
    Sicuro di cosa?
    Di non voler dire nulla sulla tua anormalità e del tuo ruolo di tre anni fa a Haiiro?
    Avevo l'opportunità di dirglielo questo pomeriggio quando ci siamo incontrati. Non l'ho fatto e non è giusto che ora io...
    Perché non sarebbe giusto? Il fatto che non gliel'hai detto prima non significa nulla. Se vuoi farlo, fallo. Sei tu che devi scegliere la tua via.
    Kazuhiro assunse un'espressione tormentata. Era evidente che una parte di lui voleva rivelarlo al fratello, ma un'altra parte si opponeva. Hiroshi non sapeva le ragioni che lo spingevano a stare in silenzio, ma, qualunque fossero, le avrebbe accettate. Alla fine Kazuhiro scosse la testa.
    No, non voglio che lo sappia ancora. Forse un altro giorno, più avanti, glielo dirò. Ma non oggi.
    Ho capito. Ti auguro un buon viaggio, Kazuhiro.
    Grazie. Mi ha fatto piacere parlare con te, Hiroshi.
    Così Hiroshi rimase solo, con i suoi pupazzi, nel locale. Kasumi ancora non era tornata.
    Chissà cosa starà facendo con Haiiro...

    ***



    Sadly, Haiiro e Kasumi non stavano facendo granché. Dopo aver cenato si erano seduti sul divano dove avevano conversato per qualche tempo. Ma ben presto tra i due si era instaurato un silenzio piuttosto penoso che, momentaneamente rotto da qualche commento casuale, si restaurava l'attimo successivo. Haiiro si pentì di non avere una televisione, la cui visione avrebbe coperto almeno in parte l'imbarazzo tra i due. E di certo non poteva offrirle, per una quarta volta, del caffè.
    Kasumi?
    Sì? Flemmatica e un po' annoiata, la voce della ragazza gli rispose con quel singolo monosillabo.
    Prima non te l'ho chiesto, ma perché sei venuta da me? Mi è sembrato, come posso dire, un po' insolito. Non che mi dispiaccia, s'intende – aggiunse subito dopo.
    Niente di che, da Hiroshi c'era una persona che mi sta antipatica e ho preferito svignarmela – rispose evasiva Kasumi.
    Oh... Esclamò un po' deluso Haiiro.
    Anche se l'aveva chiesto principalmente per rompere il silenzio, il ragazzo aveva covato dentro di sé il segreto desiderio che Kasumi gli dicesse che era venuta per continuare quanto stava avvenendo quel pomeriggio. Da qui il suo tono deluso.
    Di norma Kasumi si sarebbe accorta sia della delusione di Haiiro, sia del motivo alla sua base e avrebbe risposto con un commento sarcastico e provocatorio. Il fatto che così non avvenne, dimostra quanto Haiiro non fosse l'unico scosso dalla comparsa improvvisa di Kazuhiro.

    Ehi – disse invece – cosa credi stia facendo tuo fratello, quel Kazuhiro?
    Lui? Un poco stupito che Kasumi lo nominasse, dopo aver detto a Haiiro che non doveva pensarci, il ragazzo ci mise un po' per recuperare il filo dei suoi pensieri. Vediamo, a quest'ora starà prendendo il treno per... com'è che si chiamava quel posto? Non me lo ricordo già più, eppure me l'aveva detto...
    Il treno?! Ma... parte di già? Che fratello inaffidabile!
    Inaffidabile? Il tono di Haiiro era evidentemente sorpreso. Perché?
    Beh, ti lascia di già...
    E perché dovrebbe trattenersi?
    È tuo fratello, mi sembrerebbe normale che stia con te.
    Perché? Io ho la mia vita, lui la sua. Mi ha accennato a qualche incarico d'affari che non ho ben capito, sembra che abbia dovuto fare una bella deviazione per venire fin qua.
    Ma... non sei arrabbiato? Insomma, tre anni fa ti ha abbandonato, poi ritorna qui oggi senza nessun preavviso né spiegazione e subito dopo se ne riparte! Non ti fa rabbia?!
    Haiiro continuava a guardare esterrefatto la ragazza, senza capire il motivo della sua subitanea esplosione di ira.
    Rabbia? Io non sono arrabbiato con lui. Certo quando l'ho visto, beh, non sapevo che pesci pigliare. È stato troppo inaspettato: era lì, mio fratello, un importante pezzo del mio passato che giungeva senza preavviso e io non sapevo cosa dire, né come comportarmi. Sono rimasto spiazzato. Anche perché, strano a dirsi, non mi ricordo molto di quanto avvenuto prima dell'incendio della mia casa. Solo qualche ricordo frammentato e poco più. Ma di questo fatto , della mia mancanza di ricordi, me ne sono accorto solo quando ho visto Kazuhiro e la cosa deve aver accresciuto il mio smarrimento, almeno credo. Però... non sono arrabbiato. Più che altro è come se, dopo aver finito un puzzle, ti trovi un altro pezzo in mano e non sai come incastrarlo tra gli altri pezzi.
    Haiiro annuì tra sé, convinto lui stesso da quella metafora che aveva appena trovato.
    Quindi – stavolta a suonare incredulo era il tono di Kasumi – mi stai dicendo che non sei arrabbiato nonostante lui ti abbia abbandonato?
    Ma lui non mi ha abbandonato. Sono stato io a fuggire di casa. Per altro, dopo averla inavvertitamente dato fuoco. Non posso certo pretendere che venisse con me o mi cercasse, ti pare?
    Perché no? Hiroshi con me l'ha fatto. E questo nonostante avessi rischiato di uccidere i miei genitori.
    Hiroshi è eccezionale – non c'era traccia di ironia nelle parole di Haiiro. – Basta pensare che mi abbia accolto senza sapere nulla di me. Però non posso mica pretendere la stessa eccezionalità anche da Kazuhiro.
    Kasumi appariva ancora dubbiosa, se non combattuta. Dopo le parole di Haiiro, la ragazza provava un retrogusto amaro ricordando la sfuriata che lei aveva fatto a Kazuhiro. A tratti le sembrava fosse stata eccessiva, per altri pensava invece che Haiiro era troppo morbido e che Kazuhiro se le meritasse. Haiiro la guardava, cercando di pensare a qualcosa da dire. E alla fine lo trovò.

    Inoltre non ho bisogno di un altro fratello che mi stia accanto. Adesso, proprio di fianco a me, ho una splendida sorella.
    Un po' incerto, Haiiro cinse il suo braccio intorno alle spalle di Kasumi e le si fece più vicino. La ragazza, sorpresa ma anche divertita e, sotto sotto, lusingata, lo lasciò fare. Ora che la situazione si stava evolvendo in quella maniera, Kasumi non voleva più pensare a Kazuhiro e all'alterco che aveva avuto con lui.
    Ti metti a imitare Hiroshi ora? Non credo ti convenga chiamarmi così, le persone prima o poi potrebbero farsi qualche pensiero...
    E da quando in qua ti interessa cosa dicono le altre persone? Indagò provocatorio Haiiro.
    Oh? E quando ho detto che mi interessa?
    Kasumi si sporse verso Haiiro come per baciarlo, ma, all'ultimo momento, deviò verso la sua guancia, dandogli un bacetto lì. Poi, intuendo la palpabile delusione del ragazzo, gli diede altri due baci sul collo, che mandarono dei brividi lungo il corpo di Haiiro.
    Non era esattamente quello che desideravo, ma non è male lo stesso...
    Senza ulteriormente pensare ai motivi che avevano portato Kasumi a quel cambio di rotta, Haiiro si godette il momento. Kasumi dopo quei baci si era adagiata sul fianco del ragazzo e aveva deposto la testa sulla sua spalla. Carezzandole dolcemente prima l'incavo del collo e poi la nuca e i capelli, gesto che alla ragazza non sembrava dispiacere, Haiiro continuava a lanciare occhiate di sottecchi a Kasumi, quasi non credesse che tutto quello fosse reale.
    Haiiro...
    Sì? Mormorò dolcemente il ragazzo.
    Hai qualcosa che si muove nei tuoi pantaloni...
    Cosa?!
    Il tuo cellulare. Stava vibrando.
    Dicendo così, Kasumi riprese la sua posizione precedente sul divano, distaccandosi dal fianco di Haiiro e allontanando la mano del ragazzo, gesto che Haiiro non sapeva se interpretare come infastidito, deluso o neutro.
    Oh... non me n'ero accorto.
    Ma era proprio come la ragazza aveva detto: gli era arrivato un messaggio nel cellulare, facendolo vibrare.
    È di mio fratello...
    E con questo sono due i momenti con Kasumi interrotti per causa sua.
    Cosa dice?
    Improvvisamente curiosa, Kasumi si sporse per leggere il messaggio, mentre Haiiro leggeva ad alta voce il messaggio.
    “Caro fratellino, per quanto sia stato breve sono stato veramente contento di essere riuscito a parlare con te. Purtroppo devo andare e non so quando potremmo rivederci. Spero che per il nostro prossimo incontro non siano necessari altri tre anni. O meglio, ho intenzione di fare di tutto perché ciò non accada.”
    Un saluto carino da parte sua. E, soprattutto, senza nessuna parola in inglese.
    Subito dopo averlo detto, Kasumi si accorse di aver fatto un errore: Haiiro non gli aveva mai detto che Kazuhiro parlava in un maccheronico giapponese-inglese. Ma il ragazzo non fece caso a quel particolare e si limitò a scorrere il testo in basso, mostrando l'ultima riga del messaggio. C'era scritto “Best wishes, Kazuhiro”.
    Almeno si è trattenuto fino all'ultimo...
    Già. Assentì divertita Kasumi.
    Era strano, ciò che prima l'aveva fatta ulteriormente infuriare, quello strano miscuglio di lingue, ora la divertiva.
    Kazuhiro se ne sarebbe andato quel giorno e chissà quando sarebbe tornato. Haiiro ci aveva parlato per poco più di mezz'ora, Kasumi per molto meno. Eppure quel breve incontro aveva influenzato profondamente quella giornata e, con tutta probabilità, avrebbe lasciato un leggero eco anche in quelle successive.

    Bene, prima che ti venga in mente di offrirmi un altro caffè, direi che è ora di tornare a casa.
    L'espressione di Haiiro esprimeva così bene la domanda “te ne vai di già?” che il ragazzo non dovette neppure aprire bocca per ricevere una risposta da Kasumi.
    Sì, di già. Del resto se speravi in qualche ulteriore “sviluppo” - pronunciò quella parola con la giusta dose di malizia – tra noi due potevi muoverti prima, invece di aspettare l'ultimo momento...
    A quella uscita di Kasumi, Haiiro si sentì avvampare e distolse lo sguardo dalla ragazza.
    Odio quando mi rispondi così. Non so mai come replicare.
    Qualsiasi risposta sarebbe andata bene, a parte quella che mi hai appena dato. Ma anche se diceva così, il suo tono era scherzoso.
    Kasumi salutò Haiiro nell'uscio della porta con un altro bacio sulla guancia (chissà perché, ma stavolta me lo aspettavo...) e se ne andò. Almeno per quella sera era finita.


    ***



    Kazuhiro, a bordo del treno, guardò di nuovo il suo cellulare, rileggendo il messaggio che aveva mandato a suo fratello. Sapeva che il suo comparire nella vita di Haiiro era fin troppo repentino e transitorio, ma aveva scelto comunque di mostrarsi. Sentiva di non poter andare avanti nella sua vita, se prima non avesse affrontato quel tassello a lungo lasciato da parte e affidato ad altri. Per Kazuhiro, che nutriva grande fiducia in se stesso, scegliere di non affrontare la questione sarebbe stato come arrendersi e dichiarare di non essere all'altezza: una cosa simile lui non poteva permetterselo.
    Ma non si era presentato da Haiiro solo per questo motivo egoistico. Aveva davvero sperato che la sua visita, per quanto breve, potesse portare qualche beneficio a suo fratello. Era una speranza slegata dalla sua anormalità, il cui raggio d'azione era limitato a Kazuhiro stesso, ma che ugualmente discendeva dall'alta considerazione che Kazuhiro aveva di sé, talmente elevata da portarlo a credere che la sua sola presenza potesse portare dei benefici al fratello. Per questo, sia quando si era presentato a scuola, sia quando gli aveva mandato un messaggio, era convinto che quei brevi interventi sarebbero andati a favore di Haiiro.
    Non seppe mai che, al contrario, entrambe le sue uscite avevano rotto una felice atmosfera tra Haiiro e Kasumi e sarebbero state abbastanza per essere odiato da suo fratello. Senza sospettare ciò, Kazuhiro uscì di scena, andandosene dall'istituto scolastico Hakoniwa, in cui non era mai veramente entrato.


    Fine

     
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    Interessante e divertente :asd: Anche ben scritta. come al solito, anche se ho pesudodiato (?) l'italish v.v

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