Le fiamme della disperazione

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  1. ‡ Officer Alex ‡
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    CITAZIONE
    Kagari era seduta su un'altalena del parco, sotto un albero. Stava piovendo e quella pioggia aggiungeva tristezza e desolazione a quelle che già la giovane ragazza provava dentro di sé. Non era una sensazione di vuoto. No. Era qualcosa di molto peggio.
    Il semplice dolore si sommava al senso di colpa. Non era stata presente quando aveva avuto bisogno di lei. Non lo aveva salvato. Era morto fra le sue braccia poco dopo che lei era arrivata.
    Perché? Era questa la domanda che continuava a ronzarle per la testa. Si chiedeva il perché proprio a lei era accaduta una disgrazia simile. Le lacrime iniziarono a sgorgare dai suoi occhi, assieme alla pioggia.... Pareva che anche il cielo condividesse il suo dolore e piangesse con lei. Non riusciva a realizzare quanto era accaduto, le sembrava ancora un brutto sogno, un incubo... Uno di quegli incubi dal quale non ci si riesce a risvegliare anche se lo si vorrebbe.

    Era finalmente felice, tutto andava per il verso giusto. Non doveva accadere quella disgrazia, non doveva morire. Perché non era morta lei invece?
    Tutte domande senza risposta e più ne cercava una più la sua mente si perdeva in infinite spiegazioni che finivano sempre per dare la colpa a lei.
    Molte persone pensano che le cose che ci accadono siano colpa del destino, del karma, di una qualche divinità, della fortuna o della sfortuna. Kagari non aveva mai creduto ad una singola di quelle sciocchezze, per lei certe cose non esistevano. Esisteva la volontà delle persone di far accadere le cose e la colpa di chi causava danni o uccideva le altre persone. Nessun Dio, nessun fato. Solo persone.
    Ed era proprio una persona che aveva causato il suo dolore...... Ed era proprio la stessa persona la cui immagina non riusciva a lasciare la mente di Kagari.

    Lo vedeva perfettamente, li... Sul suo corpo. Lo aveva sbranato vivo. Aveva mangiato il suo Kyosuke, quel mostro. Lo aveva fatto a pezzi. Quando lei era arrivata di corsa perché la chiamata era caduta di colpo con un urlo del giovane ragazzo era ormai troppo tardi. Le lacrime avevano iniziato a scendere sulle sue guance, era corsa verso i due ma l'altro si era dileguato.
    Kagari era caduta in ginocchio sul corpo esanime di Kyosuke, che se n'era andato per sempre. I suoi vestiti, le sue mani e perfino la sua guancia si erano macchiati del suo sangue. Era immerso in un lago si sangue, al centro della stanza nel suo appartamento.
    Quella sera avrebbero dovuto festeggiare il loro anniversario, era passato appena un mese da quando si erano fidanzati e Kagari provava una felicità immensa al solo pensiero. O almeno, provava.

    I suoi sentimenti ora erano confusi, indefiniti. Rabbia, dolore, paura, tristezza. Li provava tutti assieme e non riusciva a distinguerli. Con le mani stringeva la sua gonna ancora macchiata del sangue di Kyosuke. E di nuovo quella domanda faceva capolino nella sua testa: perché? Cosa aveva fatto Kyosuke per meritarsi quello? Era un ragazzo innocente. Non era nemmeno un anormale come lei, non poteva aver fatto del male a nessuno. Eppure quell'essere immondo lo aveva brutalmente ucciso, senza mostrare alcuna pietà.
    Quando Kagari si era chinata su di lui i suoi occhi erano aperti, spalancati, agonizzanti e terrorizzati. Lei glieli aveva chiusi dolcemente, fra le lacrime, ma quell'immagine non voleva saperne di lasciare la sua mente.

    Continuava a piangere ma senza rendersene conto, era impegnata a pronunciare una frase a mezza voce. Una frase intrisa di odio. E di rabbia. "Ti ucciderò"

    Quello era diventato il suo mantra.... Da un paio d'ore continuava a ripeterlo fissando il vuoto, i suoi occhi ormai erano spenti benché inondati dalle lacrime.
    Molte persone credevano nel perdono. Kagari, in quel momento, aveva completamente rimosso il significato di quella parola. Non esisteva più. l'unico termine che conosceva era vendetta.
    Pioveva. C'era acqua. Acqua ovunque. Ma avrebbe smesso.
    Kagari si era rifugiata nel parco, poco prima che arrivasse la polizia sulla scena del delitto proprio per sfruttare la pioggia. Ma quella era un'altra Kagari. Quella Kagari aveva ancora un briciolo di coscienza. Era seduta su quell'altalena da due ore, anche se lei aveva perso il conto di quanto tempo era passato. La ragazza che era li ora aveva perso completamente la ragione.

    Un'ora dopo, quando la pioggia finì, il telegiornale avrebbe riportato due notizie sconvolgenti:
    - un brutale omicidio, che aveva visto come vittima un giovane ragazzo letteralmente mangiato vivo nel suo appartamento
    - una furia infuocata che aveva devastato il parco vicino ad un istituto e che ora era ricercata dalla polizia e che stava continuando a distruggere la città un pezzo alla volta.
     
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    Benvenuti in questa nuova puntata di pome- zap.
    -e la riposta è “sì”, non esitate. Prendete il telefono e chiamate i professionisti! Gli acchia- zap.
    Chi sei tu? Io sono- zap.
    Per me il sole è il retro della lun- zap.
    Hey, dov'è la colli- zap, zap.
    Non c'è niente di interessante…
    Già, sto provando a guardare la tele, ma non c'è niente di interessante. Però almeno la posso vedere con entrambi gli occhi adesso.
    È passato qualche giorno da quando sono stato reclutato dai minus, mi sono fatto visitare dal dottore e adesso sono meno fasciato e con tutti e due gli occhi liberi. Il braccio invece è ancora ingessato, anche se dimostra dei miglioramenti.
    Mi alzo dal divano scrocchiando un pochino il corpo, o comunque quello che si muove.
    La pioggia che imperversava fuori sta finalmente smettendo di scendere. Forse mi conviene fare un giro fuori per spezzare questa noia pomeridiana?
    Mi avvicino all'angolo cucina lasciando la tele accesa su un canale a caso. Non presto neanche attenzione a quello che sta trasmettendo.
    Prendo un bicchiere pulito e lo appoggio su un ripiano, prendo dell'acqua frizzante dal frigo, ne verso un pochino nel bicchiere e rimetto l'acqua al suo posto.
    Poi mi dovrei girare, andare verso il bicchiere, berlo, metterlo dentro il lavandino della cucina e poi fare qualcos'altro.
    Non riesco a farlo perché un qualcosa di scuro e fumoso mi sta osservando da dietro la porta a vetri che porta al balconcino.
    Non tocca per terra, sembra che stia galleggiando per aria, come se stesse nuotando.
    Lentamente e con circospezione mi avvicino alla porta, ma l'essere scompare, tramutandosi in una frase.
    “Sta venendo a prenderti.”
    Subito dopo la tele si sincronizza da sola su un canale sta andando in onda un telegiornale.
    La conduttrice dai capelli neri e corti sta comunicando una notizia.
    “È stato ritrovato un giovane ragazzo, Kyosuke Naginara, mangiato vivo all'interno del suo appartamento nel complesso residenziale del famoso liceo Hakoniwa...”
    Mangiato vivo. Hakoniwa. Le immagini mostrano l'Ovile. Sta venendo a prendermi…
    Corro via. Infilo le scarpe velocemente, senza le calze, ed esco dall'appartamento. Me ne frego del fatto che sono in tuta e con una maglietta a maniche corte, l'importante è scappare.
    Appena arrivo nel corridoio controllo subito se lui è nei paraggi. Infatti lui è li.
    Ha il cappuccio abbassato sul volto, con indosso la stessa felpa bianca dell'altra volta, ma stavolta riesco a vedere i suoi occhi. Rosso sangue e macchiati di viola.
    È vicino. Molto vicino. Troppo vicino. Riesco a vedere bene la sua bocca sporca di sangue, i denti aguzzi e il sorriso che fa da contorno a quella bocca che parla solo di morte e fame.
    È la prima volta che lo vedo in volto, ma ho subito capito chi è. Per questo motivo inizio a correre a perdi fiato. Ho solo un pensiero in testa, ed è “correre”. Non voglio morire.
    Sento che qualcuno mi sta inseguendo. Di sicuro si è messo a correre per raggiungermi e uccidermi.
    Continuo a correre, vado a destra, scendo le scale saltando gli ultimi gradini. La mano buona è attaccata alla ringhiera e la uso per aiutarmi a girare più velocemente.
    Una volta al piano terra ricomincio a correre al massimo, cercando di mettere più spazio possibile tra me e l'inseguitore.
    Mi getto fuori dal dormitorio senza smettere di correre. Ho aperto la porta con una spallata e mi sono ritrovato fuori. Non posso riposarmi.
    Correre, correre, correre, non mi deve prendere.
    Mi infilo in vie strette, cambiando strada all'ultimo secondo ma niente. Lui continua a correre dietro di me.
    Lui continua a inseguirmi e io sto raggiungendo il mio limite.
    La salvezza si presenta mentre mi infilo dentro l'ennesimo vicolo mentre cerco di seminarlo. All'interno trovo l'essere di fumo che mi ha avvisato prima.
    Mi fa segno di seguirlo e inizia a volare in una direzione.
    È l'unica speranza che ho di salvarmi, quindi mi ci aggrappo con tutte le mani.
    Inizio a inseguire la figura fumosa, sperando il meglio.
    Ci metto poco a perdermi. Mi porta in una zona della scuola che non ho mai frequentato, tra i vicoli oscuri e no. Non so più dove sono… so solo che devo continuare a seguire il fumo.
    Continuo a seguirlo per un'altra decina di minuti. Abbiamo rallentato il passo perché siamo riusciti a seminarlo, ma continuo a girarmi per controllare, aspettandomi di vederlo spuntare da un momento all'altro.
    Ad un certo punto usciamo dal cunicolo di edifici, per trovarmi davanti il parco.
    Non mi metterò a descrivere com'è il parco. Tutti sappiamo com'è un parco.
    Bene, il parco che ho davanti a me sta bruciando. Sta bruciando con in mezzo questa ragazza dai capelli neri che mi viene subito da riconoscere come quella del mistero.
    Non serve un genio o leggergli la mente per sapere che è fuori di testa in questo momento.
    Mi sta osservo, si vede. Dopo pochi secondi alza leggermente lo sguardo e guarda qualcosa dietro di me. Immediatamente mi giro, aspettando di trovare il cannibale, ma completamente fuori strada.
    “Questo è il tuo assassino.”
    Sono queste le parole che stanno galleggiando davanti a me, appena sopra la mia testa.
    Sono stato fregato.
    Brutti figli di putt...

     
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  3. ‡ Officer Alex ‡
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    CITAZIONE
    Le fiamme divampavano in tutte le direzioni, il parco stava lentamente e poco per volta venendo ridotto in cenere. Il desiderio di vendetta cresceva sempre di più e assieme ad esso il desiderio di morte e distruzione. Era la prima volta che Kagari perdeva il controllo dei propri poteri a questi livelli. Essendo influenzati dalle sue emozioni, una grande rabbia potrebbe potenziarli a dismisura. In questo caso però, Kagari stava provando il dolore più grande che potesse mai aver provato. Qualcosa nel suo cervello era andato in tilt, un po'come in quei grandi film apocalittici in cui ad un certo punto qualcuno impazzisce completamente a causa dello stress, del dolore, della paura e diventa irragionevole. Ecco la situazione è proprio quella.

    Le fiamme si stavano espandendo e dall'interno di esse comparivano creature fatte di pure fiamme che iniziavano a muoversi per la città distruggendo tutto quello che trovavano sul loro cammino. Ma ad un certo punto qualcuno era arrivato nel parco. Qualcuno l'aveva raggiunta.

    Kagari si voltò a guardare quel ragazzo, il suo sguardo era perso nel vuoto ma il dolore e l'odio trasparivano da esso. Guardò poco oltre la spalla del giovane e quella strana figura fatta di fumo le disse proprio quello che lei voleva sentirsi dire in quel momento

    "Questo è il tuo assassino"


    "Il.... Il mio..... L'assassino...." Le parole erano confuse, difficile capire esattamente cosa stesse dicendo la ragazza. La voce era gutturale e quasi metallica a sentirla bene. Dava tutta l'impressione di non essere nemmeno umana.
    "Tu.... Tu..... TUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU!" Quello era l'assassino di Kyosuke! Era li a portata di mano! E lei non se lo sarebbe fatto scappare nemmeno per sogno, avrebbe posto fine alla sua esistenza li e in quel preciso istante.
    "Ti ridurrò in cenere dannato bastardo!!!" Quest'ultima frase venne urlata con ancora maggior forza e potenza di prima.

    Le fiamme all'interno del parco fremettero per un istante e in quell'istante parve che il tempo di fosse fermato. A quel punto la ragazza alzò la mano e tutte le fiamme si riunirono in una enorme sfera di fuoco sospesa sopra il parco. Il caldo era insopportabile, tutto bruciava e la sfera di fuoco gigante non aveva di certo migliorato la situazione perché quel concentrato di fiamma alzava di parecchio la temperatura.

    La ragazza schioccò le dita della stessa mano che aveva appena alzato, facendo un gesto rapido e secco. La sfera di fuoco esplose e si frantumò in tantissime sfere di diametro minore (ma comunque più grandi di una persona). Aveva appena creato un vero e proprio sciame di meteoriti. Non appena la ragazza ebbe schioccato le dita, le sfere di fuoco partirono e si diressero nella zona dove si trovava il ragazzo. Avrebbero colpito in modo casuale, ma avrebbero interamente devastato la zona.
     
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    Non finisco l'offesa. La ragazza di fuoco incomincia a dire qualcosa. Parla a voce troppo bassa, non riesco a sentire. Finché non esplode in un urlo.
    "Tu.... Tu..... TUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUU!"
    le gambe incominciano a tremare. Quell'urlo era carico di rabbia, disprezzo, ira, furia barbarica cieca…
    "Ti ridurrò in cenere dannato bastardo!!!"
    … e dolore. E sono io il bersaglio di tutte quelle emozioni negative.
    Le fiamme che stanno divampando all'interno del parco fremono, si fermano, smettendo di mangiare quel poco che rimane del parco. Ma rimangono immobili per pochi secondi, per poi innalzarsi verso il cielo, accumulandosi in un'enorme sfera genkidama.
    Una- fottuta- sfera- di- fuoco-grande- quanto- non- so- cosa.
    No ragazzi, non sono così stupido da rimanere qua in bella mostra, pronto a farmi uccidere per un brutale omicidio che non ho commesso.
    Faccio l'unica cosa che posso fare, ovvero girarmi e iniziare a correre di nuovo.
    Il caldo è insopportabile, sono un bagno di sudore e non è solo perché ho corso.
    Seriamente, non so quanta paura sto provando in questo momento. Il mio cuore batte fortissimo, la testa fa fatica a formulare dei pensieri coerenti e che non siano immagini di me che viene bruciato in mille modi.
    L'unica cosa che riesco a realizzare è che devo continuare a correre, il più lontano possibile dalla sfera di fuoco.
    Avrò fatto si e no una decina di metri quando mi trovo costretto a fermarmi.
    Davanti a me c'è lui. Lui, con la sua giacchetta bianca, i denti aguzzi e sporchi di sangue.
    Sta ridendo. Mi sta prendendo in giro e sta giocando al gatto con il topo.
    Davanti a me c'è un pazzo assassino cannibale, dietro di me una pazza infuocata. Entrambi mi vogliono uccidere.
    La mia unica scelta è provare a scappare tramite un piccolo cunicolo che c'è a lato.
    Lo percorro senza alcuna esitazione, devo riuscire a mettere più distanza possibile tra me e loro.
    Una volta percorsa la via, spunto in un'altra via, molto più grossa.
    Ero nella via principale che porta al parco. A destra potevo ammirare la sfera nella sua completezza, a sinistra potevo vedere di nuovo il cannibale che sghignazza, mentre si prepara ad assaporare un nuovo pasto. Da dove sono uscito, la figura fumosa che mi ha ingannato.
    Sono bloccato. Non c'è nessun'altra via di uscita.
    Mi volto verso la figura fumosa, incazzato nero.
    Contento? Non so chi tu sia ma grazie. Veramente grazie. Spero che con la mia morte tu riesca a ricavarci qualcosa, perché altrimenti ti aspetterò nell'aldilà e ti farò pentire tutte le pene che l'inferno non riesce a farti provare, brutto figlio di putt-
    Per la seconda volta vengo interrotto. Un dito fumoso si poggia sulle mie labbra costringendomi a zittirmi.
    L'essere di fumo si è praticamente teletrasportato davanti a me, a cinque centimetri dal mio volto, sorridendo.
    Non si dicono certe parole.
    Uno schiocco secco risuona nell'aria. Mi volto subito verso la fonte, spaventato da quello che potrei trovarmi davanti. Non ero preparato per niente.
    Lo spettacolo che mi si para davanti è di per se bellissimo. La sfera di fuoco si divide in tante sfere più piccole ma ugualmente letali. Tutte si dirigono verso l'area in cui mi trovo, con l'intenzione di uccidermi, rompermi, sbriciolarmi, carbonizzarmi…
    Sono bloccato. Non posso andare in nessuna direzione. Sono letteralmente un topo in gabbia che può pensare ad una sola cosa.
    “Non voglio morire.”

    -------------

    Mi piace osservare le cose. Soprattutto se sono stata io a provocare queste… cose.
    In questo determinato caso, dovrei aver provocato la forza latente di Zeshin. Tranne se succede quello che non spero. In quel caso il mio piano va a puttane, visto che avrei solo un cadavere carbonizzato.
    Le meteore si abbattono con violenza su tutta l'area. Dei negozi vengono distrutti, altri alberi vengono bruciati e la strada diventa piena di buche.
    Il mio fantoccio di fumo dalle fattezze del cannibale sparisce, travolto dalla furia della ragazza. Per fortuna l'originale si trova al sicuro distante da qua!
    Il fumo si leva da tutta l'area, come se fosse appena stata bombardata. Uno spettacolo talmente eccitante da farmi diventare un lago solo con il pensiero di questa visione.
    Piano piano la materia di cui sono fatta inizia a svanire, mostrando una strana cupola nera dove prima c'era il mio bersaglio…
     
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    L'area era stata rasa al suolo. Non bastava. No non era abbastanza. Non l'aveva ricompensata di tutto il dolore che aveva e che stava provando. Di più, doveva distruggere di più. Quella città doveva cadere assieme al bastardo che aveva ucciso Kyosuke.
    Le meteore avrebbero dovuto aver già ucciso il ragazzo. Ma non ne era sicura. Nella zona dove lui si era spostato c'era molto fumo, a causa dei colpi sferrati dalle meteore e dagli edifici che erano crollati a seguito degli impatti. Kagari non era sicura che questo bastasse.

    Attivò il suo potere, lei poteva percepire la temperatura delle persone nell'area circostante, per capire se ci fosse qualcuno o se ci fossero esseri viventi in quell'area. Attivò il suo potere, era amplificato dall'aumento di potere che aveva ricevuto, come tutte le sue altre abilità. Percepiva gente che fuggiva, che si allontanava, che scappava. Si concentrò nella zona dove aveva visto rifugiarsi il piccolo bastardo omicida. Percepì qualcosa. Si. Era li.

    "GYAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA SEI ANCORA VIVO!!" L'urlo sfogò tutta la sua furia omicida e risuonò per il parco devastato e desolato. Il corpo della ragazza si coprì di fiamme, urlò ancora e quest'ultime si concentrarono davanti a lei e ad un certo punto esplosero allargandosi a dismisura creando un muro di fiamme gigantesco che si spostava velocemente in linea retta davanti a lei, verso la zona dove si trovava il ragazzo bruciando e distruggendo qualunque cosa si trovasse sul suo cammino. Il muro era largo circa una ventina di metri e alto quanto un palazzo di diversi piani.

    Mentre il muro avanzava Kagari camminava verso di lui. Si stava godendo quella distruzione. Quel dolore.
    "Si... Provatelo anche voi... E soprattutto provalo tu. Sei ancora vivo lo so. Ma sto arrivando. Sto venendo a prenderti."
    La ragazza camminava come in trance, non ragionava più ormai.

    "Mi senti???? STO VENENDO A PRENDERTI!!"


    L'avvertimento era stato lanciato. Non lo avrebbe risparmiato. O no quello mai. L'avrebbe raggiunto, il muro l'avrebbe bruciato vivo. Ma non sarebbe bastato. Aveva generato quel muro apposta per non ucciderlo ma per farlo soffrire atrocemente. Una volta raggiunto l'avrebbe lentamente ridotto in cenere. Poco per volta. Come lui poco per volta aveva mangiato il suo Kyosuke lei poco per volta l'avrebbe polverizzato.

    CITAZIONE
    Satomi stava correndo. Affannata. La città era un delirio, le fiamme ed il fumo si vedevano dall'altra parte della metropoli, la gente osservava spaventata. Aveva sentito la notizia al telegiornale e si parlava di una furia infuocata che stava radendo al suolo la città intera a partire da un parco vicino all'Istituto a cui si era appena iscritta. Si era vestita di corsa ed aveva iniziato a correre verso quella zona.

    Il problema era la sua empatia. Non aveva percepito solamente emozioni negative. Paura. Agitazione. Terrore. Aveva sentito delle emozioni spegnersi e questo voleva dire che molto probabilmente c'erano state delle vittime.
    C'era però un'emozione, molto negativa, che prevaleva su tutte le altre. Era talmente forte da portare quasi alla follia anche Satomi stessa, che non riusciva a mantenere la calma. Ma se non altro stava sfruttando quell'enorme emozione come riserva di energia praticamente infinita, stava correndo molto più velocemente del normale e senza stancarsi. Ad un certo punto però evocò un piccolo campo di forza, a forma di disco e vi salì sopra mentre ancora stava correndo e partì volando con quello.

    ............



    Ci mise circa 10 minuti per attraversare l'intera città e arrivare al parco. Quello che vide fu uno spettacolo orribile. Tutto era distrutto. Ma più che altro era quasi impossibile capire chi ci fosse nell'area.
    Atterrò lontano dalla ragazza che stava al centro del parco. Ad un certo punto però qualcun altro si avvicinò, Satomi lo vide e lo percepì. La rabbia della ragazza con i capelli neri raggiunse un picco quasi insopportabile e generò una gigantesca sfera di fuoco. Il ragazzo iniziò a correre. Una pioggia di meteore si abbatté sulla zona.
    Satomi non riusciva a tenere gli occhi aperti quindi vedeva queste scene a scatti. La sua testa stava esplodendo. Ma riusciva comunque a percepire il ragazzo. Era innocente. Aveva percepito le sue emozioni di stupore, di paura. Non era colpevole, era un tipo diverso di paura. Una paura innocente.

    Le meteore colpirono il terreno distruggendo tutto quello che incontrarono sul loro cammino. Ora la ragazza con i capelli neri aveva creato un muro di fiamme e stava avanzando verso un punto preciso, urlava di vendetta, ceneri e distruzione e sicuramente il ragazzo era proprio in quel punto.
    "Accidenti.... Devo... Reagire... Forza!" Satomi si schiaffeggiò talmente forte che il colpo risuonò nello spazio circostante, doveva riprendersi. Riprese la concentrazione, creò un campo di forza e si gettò verso il punto in cui percepiva il ragazzo ancora vivo. O meglio, non capivacosa stava percependo. Percepiva qualcosa. Ma era sufficiente.

    Atterrò li davanti, il muro si avvicinava. Doveva fare in fretta. Si voltò verso il muro di fuoco, sollevò le mani e le puntò in quella direzione. Dopo di che sfruttò il suo potere di empatia, da sola non poteva farcela, per questo attinse alla rabbia della giovane ragazza per potenziare se stessa. Si lasciò invadere da quella potenza, da quell'energia smisurata e la utilizzò per plasmare un campo di forza grande il doppio del muro di fuoco. I due muri si scontrarono, con violenza, la terra tremò leggermente e Satomi percepì lo stupore della ragazza dai capelli neri.

    "Il tuo dolore è grande e lo capisco, ma stai uccidendo degli innocenti, non posso permettertelo. Il dolore non è mai una giustificazione per vendicarsi su chi non ha colpa. Adesso è ora di finirla, devi tornare in te! Non ti lascerò prendere altre vite, fosse l'ultima cosa che faccio!"



    Satomi aveva urlato queste frasi per farsi sentire sopra il crepitare delle fiamme e dal rumore che facevano i due muri che si stavano scontrando. Purtroppo però la ragazza ora era bloccata, perché doveva sostenere lo sforzo e bloccare le fiamme.
    Disse ad alta voce sperando che il ragazzo la sentisse "Ehi tu!!! Sei ancora vivo?? Riesci a sentirmi???!"
     
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    Nero. Sto galleggiando in questo spazio nero. Sembra acqua. Acqua dei fondali marini, tuttavia dolce, che ha invaso i miei polmoni. Sto soffocando, eppure sono calmo. Forse bramavo la morte in cuor mio?
    L'acqua è dentro di me, mi impedisce di respirare. Nel frattempo, la superficie si allontana, mentre il fondale si avvicina.
    I ricordi si mischiano alle visioni, creando un mal di testa assurdo. Vedo me che ricevo la psp, che vengo frustrato dalla sorella, il mio primo omicidio, gli allenamenti per controllare la mia anormalità sotto gli occhi vigili e la frusta di mia sorella, la sua morte, altri allenamenti, lei che…
    Mi alzo di scatto e urlo. Urlo finché non sono costretto a prendere fiato. Cosa erano quelle visioni? Perché ho avuto visioni simili? Non mi sono mai allenato con mia sorella… Perché mi ricorda terribilmente i sogni che sto facendo ultimamente?
    Mi accorgo che ho toccato il fondo del lago. Sono arrivato al livello più basso. Ma non è un fondo normale… questo è lastricato. Sembra una strada, tipo quella che porta al… parco.
    Un momento! Perché sono in mezzo a dell'acqua se i miei ultimi ricordi riguardano quella pioggia di meteore? Soprattutto… perché riesco a respirare sott'acqua?
    Approfittando dell'acqua, mi metto in piedi utilizzando solo una mano. Giusto per ricordarlo, l'altra è ancora dentro il gesso appeso al mio collo.
    Appena sono in piedi e respiro. Respiro a pieni polmoni, come se fossi sulla cima di una montagna.
    L'acqua entra, occupa spazio nei polmoni, per poi essere spinta fuori. Riesco a respirare sott'acqua. È come se avessi delle branchie o qualcosa di simile.
    Alzo la mano funzionante verso il cielo, la dove l'acqua finisce e la luce crea mille giochi con questa acqua scura.
    La mia mano infrange la superficie e scivola oltre, uscendo da questa cupola acquosa per tornare in un luogo più consono alla vita. Immediatamente la faccio rientrare, c'è troppo caldo la fuori.
    Tuttavia, con questo mio gesto, la struttura di nero liquido si sfalda, crolla e si sparge per terra, lasciando me, completamente asciutto e senza alcuna traccia di acqua addosso, in mezzo ad una pozza nera.
    Intorno a me il fumo.
    Fumo che esce dai crateri, fumo che esce dalle case e fumo che esce dalle macerie. C'è solo desolazione adesso.
    "Ehi tu!!! Sei ancora vivo?? Riesci a sentirmi???!"
    Questa voce mi riscuote dai miei pensieri. Proviene da aldilà delle colonne di fumo, verso il parco, là dove risiede quella pazza.
    Prima di rispondere do un'altra occhiata intorno. Ci sono vari corpi, alcuni indossano la divisa degli studenti, altri hanno degli abiti normali. Nessuno di essi mi ricorda il cannibale.
    Tuttavia una cosa attira la mia attenzione. Un pezzo di vetro. Molto probabilmente è di uno specchio, visto che riflette la mia immagine. È proprio questa la cosa che mi colpisce.
    Ad un colpo d'occhio sembro uguale a prima, ma gli occhi non lo sono.
    Le iridi, che prima erano di un bel rosso sangue, adesso sono nere. Nere come la notte più buia, nere come l'acqua che mi proteggeva prima.
    Senza dire alcuna parola, mi dirigo verso la dove ho sentito la voce sconosciuta prima. Ci arrivo camminando, con uno sguardo serio e calmo disegnato sulla mia faccia.
    Attraverso senza nessuno problema le colonne di fumo e quello che mi si para davanti mi lascia stupito.
    Un enorme muro di fuoco si para davanti a me, fermo, immobile. Arde violentemente sul posto, consumando violente tutto il materiale che si trova sul loco, ma non ha alcuna intenzione di spegnersi o diminuire di intensità.
    Davanti a me, una ragazza, forse quella che ha urlato prima, sta con le mani sollevate per aria, verso il fuoco. Sembra quasi che lo stia alimentando con qualche energia… oppure lo sta fermando.
    Sempre con questa strana calma che ancora non mi spiego, mi avvicino a lei finché non la affianco.
    Solo ora pronuncio qualche parola, quattro per la precisione.
    Cosa serve che faccia?
    Posso fare solo una cosa: aspettare una sua risposta.

     
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    Quella rabbia è troppo potente, la sta consumando e sta consumando anche Satomi. Non riesce a controllarla, prova a non farsi invadere, a non venirne soggiogata interamente, a non provarla lei stessa. Si concentra su altro, su altre persone, su altre emozioni ma nelle vicinanze c'è solamente paura. Paura, terrore, angoscia. Certo tutte emozioni mille volte meno pericolose di quella rabbia incessante che sta divorando quella ragazza proprio come le sue fiamme stanno divorando l'intera zona del parco.
    Satomi chiude gli occhi, trattiene il respiro, prova di nuovo concentrarsi, ma la rabbia ritorna, arriva di nuovo. Giunge a ondate, calde come quel fuoco che le si para davanti e che sta tentando disperatamente di bloccare. La invade completamente e rischia di mandarla fuori controllo, non riesce a canalizzarla ne tanto meno a impedire di venirne controllata.
    Il ragazzo in mezzo al fumo non ha risposto, non risponde e lei non sente le sue emozioni... Morto?

    Fu all'improvviso che provò qualcos'altro, qualcosa non di suo ovviamente, ma di qualcuno che si trovava molto vicino a lei, a qualche metro di distanza per la precisione. Calma. Una calma immensa, immensa quasi quanto la rabbia che vi faceva da contrasto. Satomi si gira e vede dietro di lei il ragazzo che emerge dal fumo e che si dirige verso di lei. Non ha tempo di fare domande, sa cosa deve fare.
    Si concentra sui sentimenti del ragazzo, su quella calma e quella pace interiore, si fa completamente invadere, fa in modo che quella calma diventi sua, che la conquisti interamente. Ora può escludere quella rabbia, per la maggior parte e avvertirla solo come un qualcosa di lontano, distante. Quella pace non era umana, era qualcosa di più. Satomi non riesce a spiegarsi come possa esistere un tale sentimento, sa solo che riesce a canalizzarla e a farla sua. Finalmente.
    Abbassa le braccia, il suo campo di forza regge, è diventato più potente. Quella calma è servita ad aumentare i suoi poteri ed a stabilizzarli più di qualunque altra cosa. Ora si volta verso il ragazzo e inizia a parlare "Stai bene? Credevo fossi morto! Non mi rispondevi più!" Dice con estrema calma... Mentre il ragazzo si avvicina le pone una semplice domanda, le chiede cosa deve fare..
    "Cosa devi.... Ma come fai ad aver raggiunto questa calma? In una situazione del genere? Dopo essere quasi stato fatto a pezzi?" Immagini strane le invadono la mente non appena lei prova a leggere la sua.... Voci, acqua, sensazioni strane, paura, agitazione, l'immagine di un uomo pericoloso che lo insegue, un qualcosa che pare essere un'ombra o un essere fatto di fumo... Chi è quel ragazzo?

    Si avverte un sonoro crack nell'aria, nel campo di forze di Satomi si apre una profonda crepa che lascia passare delle fiamme. Sta cedendo.
    Satomi si gira verso il muro di fuoco, con lo sguardo serio "No so chi tu sia, ne cosa hai fatto, ma so che sei innocente... Non chiedermi come, ma lo so, ti spiegherò tutto a tempo debito e lontano da qui... Purtroppo ora non siamo in grado di fermarla, la sua mente è preda di una rabbia incredibile, ma ho provato a sondarla e ho capito su per giù cosa le è successo" e detto questo evocò un campo di forze circolare e orizzontale, una sorta di disco, e ci saltò sopra.
    "Ti porto via da qui, ora ho bisogno che tu salga qui sopra e venga con me.... Ecco quello che devi fare!"
    Un altro crack, più potente, poi un altro e un altro ancora... Il campo di forze stava cedendo rapidamente e si stava spaccando sempre di più, le fiamme stavano passando e se quel muro fosse riuscito ad avanzare li avrebbe travolti e ridotti in cenere entrambi.

     
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    Le fiamme continuano a rimanere ferme sul loco, provando ad avanzare ma senza riuscirci, bloccate da una barriera azzurra.
    Il come possa reggere tutta quella potenza infuocata è un mezzo mistero per me. Che la tipa abbia una volontà piuttosto forte?
    Non riesco a trovare la risposta alla mia domanda mentale, distratto anche dalla raffiche di domande che la rossa mi sta ponendo. Aspetto con calma che lei finisca di parlare, in modo tale da poter iniziare a rispondere alle sue domande, ma un sonoro rumore improvviso, come se qualcosa si fosse appena crepato, irrompe, impedendomi di iniziare a parlare. Lesta, la ragazza dagli occhi scuri mi rassicura dicendo che sa che non sono colpevole e che tenta di giustificare quella che è evidentemente una sua amica. Subito dopo sale sopra qualcosa di azzurro, aggiungendo al discorso di prima il fatto che dovrei salire anche io su qualcosa di color azzurro per terra, lo stesso azzurro che sta formando una parete che si sta rompendo sotto la potenza delle fiamme della tipa.
    Con un balzo arrivo sulla piattaforma esattamente quando si sente un altro crack, seguito da un altro rumore fastidiosamente rumoroso.
    Il disco inizia a volteggiare per aria, tuttavia, appena prima di partire, decido di provare una cosa.
    La mano buona punta verso le fiamme, tracciando poi una linea retta seguendo la base delle fiamme, là dove inizia lo scontro con la barriera azzurra. Mi concentro. Mi concentro tanto. Devo focalizzare l'acqua che mi ha protetto prima e utilizzare la calma come propulsore per crearla.
    Alla fine ci riesco. Riesco a materializzare dell'acqua nero che sgorga direttamente verso il cuore delle fiamme.
    Appena le prima gocce di acqua entrano a contatto con le fiamme, il liquido oscuro si vaporizza, creando i primi accenni di vapore acqueo, che si moltiplica a dismisura appena il grosso dell'acqua si scontra con le fiamme.
    Continuo a materializzare acqua a pieno regime, spingendo questi miei nuovi poteri fino a limite da subito. In questo modo creo abbastanza nebbia per nasconderci e diminuisco di molto l'intensità delle fiamme, dandoci più tempo per andare via e in modo tale che faranno meno danni quando il muro scomparirà.
    Forza, parti.
    Mormoro questo alla attraente ragazza, aspettando che prenda una direzione.
    Solo quando siamo abbastanza lontani smetto di creare l'acqua, permettendomi di aprire gli occhi che tenevo chiusi per concentrarmi meglio.
    Finalmente posso respirare tranquillamente a bocca aperta, scaricando tutto lo stress che ho accumulato grazie a questa situazione.
    Grazie per avermi salvato. Per rispondere alle tue domande di prima, non ero morto, solo svenuto… credo. Non so come sto facendo a mantenere questa calma, so solo che c'è ed è meglio di essere in preda alla furia. Non so neanche come riesca a evocare questa acqua nera.
    Una mano si apre con il palmo rivolto verso il cielo e il braccio direzionato verso l'orizzonte, subito dopo un liquido scuro si materializza sopra la mano, sospesa in aria. Il liquido non ha forma, continua a i muoversi come se fosse un grosso budino, solo più liquido.
    Hai capito che sono innocente sondandomi la mente?

     
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  9. ‡ Officer Alex ‡
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    In qualche modo si erano salvati, il muro non aveva ceduto ed erano riusciti a scappare, anche grazie all'aiuto del ragazzo che aveva escogitato uno stratagemma per coprirli mentre si allontanavano e per rallentare le fiamme inarrestabili della ragazza che stava devastando la città.
    Satomi atterrò un paio di edifici più in la, lontani dalla ragazza anche se dalla loro posizione si potevano ancora scorgere il parco e le fiamme che avanzavano. La ragazza si sedette sul bordo del tetto sul quale si trovavano e fece un profondo respiro, aveva abusato troppo del suo potere e ora ne stava pagando le conseguenze. Si sentiva debole e stremata, aveva bisogno di prendere fiato qualche minuto. Il ragazzo rispose intanto alla sua domanda, ovvero da dove arrivava quella calma interiore. Non lo sapeva. E lei non aveva la minima intenzione di sondare la sua mente per scoprirlo, non ne aveva le forze.
    Ed ecco qui la domanda chiave....

    "Si, ho letto la tua mente, è uno dei miei tanti poteri.... Leggere nella mente, campi di forza, empatia, invisibilità... Diciamo che posso fare parecchie cose ehehe" Rise, ma era un sorrise forzato, perché le girava leggermente la testa. La rabbia che l'aveva invasa aveva quasi prosciugato interamente le sue forze.
    "Quella ragazza.... Prova una rabbia.... A dir poco devastante, per poco non mi uccideva... Anzi non CI uccideva, credo di essere arrivata appena in tempo" Fece un altro respiro profondo, stava iniziando a recuperare "Non sono riuscita a sondare la sua mente, ho potuto farlo solo in parte e ne ho colto visioni molto confuse, ma ho capito che ad essere ucciso è stato il suo ragazzo o qualcosa di molto simile... Ma non ho capito come... Per quanto riguarda te lasciatelo dire, in testa hai una gran bella confusione e parecchie voci!" Concluse.
    Si alzò in piedi e fece un largo sorriso "Beh... E'una fortuna che ci siamo qua noi due a risolvere la situazione!! Ma prima avrei bisogno di sentire bene la tua versione dei fatti e cosa sai di questa storia, non mi va di leggere la mente delle persone, preferisco molto di più il dialogo.... Però credo che dovremo fare in fretta, la situazione sta degenerando"

    Dal parco si sollevò un'enorme colonna di fuoco, poi un'altra e un'altra ancora, ad ogni colonna di fuoco era come se il suono di una sonora esplosione risuonasse nell'aria circostante. Iniziarono a sentirsi le sirene dei vigili del fuoco e le auto della polizia, stavano andando verso il parco.

     
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    Una mia versione dei fatti… Sono rimasto in piedi a fissare il parco infuocato assorto mentre la ragazza si siede sul bordo della casa e incomincia a parlare, dicendo in poche parole che ha capito poco di quello che è successo alla sua amica, che ho un bel casino di voci in testa (su questo approfondiremo più tardi, dire che due voci sono un casino è tanto) e che vuole la mia versione dei fatti. Raccolgo per bene le idee, cercando di riassumere quello che è successo nell'arco dell'ultima ora, cercandolo di collegare a quando ho perso i poteri. Passo un minuto in silenzio, passeggiando avanti e indietro sul tetto del palazzo, un paio di volte mi fermo, cercando di mettere bene a fuoco un particolare a cui sto pensando in quel momento. Infine, una volta che mi sento pronto, mi siedo vicino a lei molto lentamente (ho pur sempre un braccio ingessato, non voglio cadere giù), senza nessun pensiero malizioso, con le gambe che ciondolano nel vuoto.
    Sotto di noi le auto della polizia, dei pompieri e delle ambulanze sfrecciano verso il parco, magari credendo di riuscire a domare la crisi.
    Allora… purtroppo, devo iniziare a raccontarti tutto spiegandoti anche come mi sono rotto questo braccio.
    Qualche giorno fa ho disturbato un cannibale mentre stava pasteggiando tranquillamente dopo aver ucciso una persona. Purtroppo è scappato e io mi sono trovato ad andare contro dei… cacciatori di taglie. Credo che si possano chiamare così. Comunque, sono andato contro questi cacciatori usando la mia anormalità di allora, ovvero il Blood fire, perché loro erano convinti che fossi io l'assassino.
    Sono sopravvissuto allo scontro con qualche costola incrinata, un braccio rotto, un occhio nero e senza poteri perché loro, nonostante abbiano capito che ero innocente, mi hanno iniettato qualcosa che mi neutralizzasse.

    L'auto di una polizia rotola via, arrivando quasi sotto al palazzo su cui siamo, per poi esplodere. Poco lontano il rumore delle esplosioni si fa più insistente.
    Arriviamo ad oggi: l'assassino cannibale ha ucciso e mangiato il ragazzo della ragazza, per poi spingermi, tramite l'aiuto di una figura fumosa che mi ha ingannato, verso appunto la ragazza impazzita, facendole poi credere che sia io l'assassino.
    Non so il perché di tutta questa voglia di fare. Se volevano uccidermi potevano farlo subito, soprattutto prima che ero ancora senza poteri.

    C'è qualcosa di importante che mi sfugge in tutto questo quadro. Troppo importante. Forse se mi distraggo e penso ad altro magari mi viene in mente.
    Prima hai detto che la mia testa era un gran casino… Quante voci hai sentito?
     
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  11. ‡ Officer Alex ‡
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    Come sospettava. Tutto quello era un inganno progettato da qualcuno. E quel qualcuno doveva avercela parecchio con questo ragazzo per lanciarlo, privo di poteri, contro quella furia inarrestabile che stava bruciando la città intera. Ora che aveva sentito la sua versione dei fatti la situazione quadrava abbastanza. Ma il problema non veniva risolto in questo modo.
    "Ne ho sentite parecchie. Io ho il potere di leggere nella mente delle persone, di scandagliarla e di percepire cose che a volte nemmeno loro sanno essere nella loro testa. Ho sentito parecchie voci nella tua mente, alcune attive, altre no.... Non so come spiegartelo, ma credo che all'interno di te ci siano ancora molte cose che tu debba scoprire.. Ma siccome il momento era critico non ho potuto scoprire di più e visto che la situazione peggiora sempre di più credo che ora non sia il momento per indagare ulteriormente."
    A quel che il ragazzo le stava dicendo lui conosceva più o meno l'uomo o l'essere responsabile di aver eliminato il ragazzo della furia di fuoco. Ne deduceva che quello era una specie di cannibale, che si nutriva delle persone. Che cosa disgustosa.

    "Non credo che saremmo in grado di fermarla noi due, prima sono riuscita a resistere per miracolo attingendo alla sua rabbia, ma mi ha quasi sopraffatto... E questa volta non penso proprio che sarebbe sufficiente usare la tua calma... Inoltre ci servirebbero dei poteri più forti in grado di fermare quelle fiamme.... Ho avuto tempo di leggere vagamente la sua mente, nonostante fosse preda della furia e della rabbia. E all'interno di essa ho scorto un nome, Galatea.... Dovrebbe essere la sua migliore amica o qualcosa di simile... L'ho già sentita nominare prima, ma io non so dove andare a cercarla.... So che frequenta l'Hakoniwa, come te... Sapresti trovarla? Credo che lei possa aiutarci a fermarla una volta per tutte."
     
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    Tante voci? Due di sicuro sono di Shizuka e Sat, ma le altre? Ok, non è il momento di parlarne, tuttavia non è rassicurante come notizia. Non sono mai rassicurante le notizie sui luoghi oscuri del tuo cervello.
    Perché diavolo ho così tante cose strane in testa? Ok, ho detto che non è il momento di pensare a queste cose adesso, però qualche domanda viene spontanea. Purtroppo.
    Alla fine di tutto il discorso, la ragazza mi chiede se conosco un’altra ragazza (credo che se ci fosse Sat, lui avrebbe detto qualcosa riguardante al fatto che non sono un playboy o una roba del genere), ragazza che conosco!
    Galatea? Si, l’ho incontrata un paio di volte. Per la precisione la ho incontrata una sera nell’istituto quando… oddio, lasciamo stare. Quella sera qualcuno si è divertito un po’ troppo con i suoi poteri. Per altre informazioni ti conviene fare un giretto nella mente mia e di Galatea a fine partita. Comunque, rimane il fatto che non ho nessuna idea di dove si possa trovare la giardiniera. Tuttavia ci conviene ragionare. Se l’indemoniata vuole Galatea per calmarsi, allora molto probabilmente si conoscono a vicenda. Se si conoscono a vicenda, o sono acerrimi nemici o migliori amiche. In entrambi i casi, se Madame Galatea fosse in un luogo con sottomano televisore o radio, anche solo Facebook o altri social, di sicuro verrebbe qua, o per vincolo morale o amicizia.
    Sospiro mentre davanti a me , seguendo i miei gesti veloci e preciso, compare uno schema davanti a me con segnati i concetti che ho appena detto.
    Galatea è una ragazza buona. Di sicuro interverrebbe per porre fine a questo casino. Ma non è intervenuta, quindi non è raggiungibile.
    Quali potrebbero essere i posti non raggiungibili della città? Biblioteca in primis.
    Le voci dello schema continuano a crescere, aggiungendo dettagli che mi vengono in mente ma che non dico, come appunto la sua anormalità sui fiori il fatto che sia stata anche un’evocatrice. Tutto questo portò ad una conclusione.
    Esiste una serra sotto effetto della gabbia di Faraday?
     
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    Non so nemmeno dove sono ora, figuriamoci se posso ricordare da dove provengo

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    Narrazione sospesa per inattività prolungata.
    Tutti i giocatori coinvolti ricevono EXP: 5 come risarcimento.
    Nel caso in futuro dovesse riprendere, verranno scalati dalla valutazione finale.
    Grazie per l'attenzione.
     
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12 replies since 2/8/2015, 21:11   173 views
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