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.«In effetti non sarebbe male avere un aiuto per controllare queste incursioni oniriche...»
Già i sogni erano per lui una fonte, anzi la fonte, dei suoi guai, se ci si aggiungevano questo nuovo potere non sapeva proprio più che pesci pigliare.
Ma quando Kazuma gli fece una domanda su quanto spesso sognasse, non poté che mettersi a ridere – e ridere male – in risposta. Una risata amara e beffarda, più la prima che la seconda. Sapeva che Kazuma non aveva brutte intenzioni in ciò, ma non poté trattenersi. Ci vollero diversi secondi perché, finalmente, riuscisse a fermarsi e riprendere il controllo, anche se il suo buon umore per l'uscita dal sogno si era in qualche modo guastato.
«No Kazuma, non sogno spesso, tutto il contrario... A causa della mia anormalità che concretizza quello che sogno, devo trattenermi dal sognare come dal dormire. Praticamente, salvo imprevisti, sogno solo quando entro in uno stato che chiamo di “dormiveglia”, una specie di sogno controllato. Quindi, decido io quando sognare. Anche in questo caso, il sogno che abbiamo vissuto è partito dal mio dormiveglia, solo che... beh, a un certo punto ne ho perso il controllo.»
Si fermò, pensieroso, ripensando ai suoi sogni controllati.
«Ora che mi ci fai pensare, quando entro più volte di seguito nello stato di dormiveglia, come ho fatto prima, le cose, i sogni... si fanno strani e faccio difficoltà a distinguere tra sogni e realtà. Può essere collegato?»
Guardò verso la sua mano e non si sorprese a vederla fasciata con la manica che Kazuma si era strappato. Rispose quindi alla seconda domanda del ragazzo.
«Direi che spesso faccio sogni con elementi bizzarri e inquietanti, ma non li definirei incubi. Solo qualcuno, di tanto in tanto.». -
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.Qualche giorno di tempo? Haiiro ci pensò su: non era affatto un lasso di tempo impensabile. Gli sarebbe bastato evitare di entrare nel dormiveglia per quel periodo – sperando che non capitasse qualche imprevisto, e di imprevisti sembravano essercene fin troppi – e per il resto comportarsi come al suo solito. Nulla di impossibile.
Ma Kazuma sembrava non aver ancora finito di riflettere sul problema e, dopo una telefonata non propria tranquilla, almeno a giudicare dalla voce urlata della donna che usciva dall'apparecchio e che persino Haiiro riuscì a sentire, gli si rivolse con un sorriso. Neanche il tempo di finire il discorso, che il drago Aru comparve dalla boscaglia, portando con sé un ciondolo che, a detta di Kazuma, avrebbe tenuto a bada quel suo nuovo e indesiderato potere.
«Ottimo! Quindi basterà indossare questo ciondolo per evitare che compi inavvertitamente altre incursioni oniriche?»
Sorrise al comportamento del drago, come al solito sospeso tra il suo parlare grave e la complicità che lo legava a Kazuma.
«Che coincidenza, drago Aru, neanch'io sapevo prima che gli umani fossero capaci di incursioni oniriche! È incredibile quante cose si scoprano ogni notte... Comunque mi atterrerò... cioè, farò come mi ha detto Kazuma: un'avventura come questa mi basta, non voglio trovarmi di nuovo in compagnia di gatti sovrappesi e gufi bisbetici...». -
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.Quindi il ciondolo l'avrebbe aiutato, ma solo fino a un certo punto. Avrebbe dovuto imparare a far fronte a quella sua capacità da solo.
Haiiro scoprì, con sua stessa sorpresa, che non gli dispiaceva affatto. Sì, pensava a quell'allenamento nei termini di un fastidio – come reputava qualsiasi sforzo in sovrappiù che si trovava di fronte – ma era anche interessato a cosa avrebbe potuto fare una volta padroneggiato quella capacità. E ancora sperava fosse utile per usare al meglio e con meno casualità il suo Dream Teller. Imparare a viaggiare nei sogni altrui quando si è capaci di concretizzare i sogni poteva avere non pochi vantaggi.
«Capisco... allora verrò da te per imparare a controllare questa capacità.»
Ma a quello ci avrebbe pensato nei giorni successivi. Kazuma sembrava stanco ed era già salito su Aru (che stranamente non aveva fatto storie). In più l'aveva invitato a salire con lui per farsi dare un passaggio. Haiiro lo guardò incerto, il capo leggermente inclinato a destra.
“Ci sarà da fidarsi? Dopotutto il drago non mi è mai sembrato così propenso a ubbidire a Kazuma (semmai il contrario), siamo sicuri che accetti così facilmente di farsi usare come mezzo di trasporto?”
Però, a spazzare via quel primo pensiero, venne un'altra considerazione: se adesso avrebbe rifiutato, quante altre occasioni avrebbe avuto di cavalcare un drago?
Pensando così, involontariamente le sue labbra si allargarono in un sorriso, così largo da apparire più inquietanti che entusiasta, o forse un misto tra le due.
«Certo, perché no!»
E detto questo alzò una gamba per montare in groppa al drago – rischiando di perdere l'equilibrio e di cadere dalla parte opposta e salvandosi solo afferrandosi allo sciamano per i fianchi. Però era riuscito a salire sul drago. Superato il momento lasciò Kazuma e posò le mani sul dorso del drago: aveva sempre pensato a quelle creature come a rettili tutte squame, invece Aru aveva sulla schiena un pelo folto e morbido. Era anche meglio di accarezzare un gatto.. -
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.«Mi sa che hai ragione...» Rispose Haiiro all'invito di Kazuma a tenersi stretto a lui, circondando la vita di Kazuma con le braccia. Non sapeva perché, ma aveva la sensazione che sarebbe servito...
E infatti poco dopo il drago, che fin lì si era limitato a levitare presso il suolo, partì con un fragoroso ruggito verso l'alto. Haiiro lanciò a sua volta un acuto grido per la sorpresa e per la salita vertiginosa.
“Me lo sono ricordato adesso... A me le montagne russe non piacciono!!!”
Ma era troppo tardi per i rimpianti: i tre erano saliti in alto fino al cielo stellato e – superato l'attimo di terrore – il panorama che ora si presentava agli occhi di Haiiro era fantastico. Avrebbe voluto che lì ci fosse anche Kasumi a guardarlo, era sicuro che la ragazza ne sarebbe rimasta incantata.
«Stupendo!»
Rispose e, nell'euforia, fece qualcosa che altrimenti non avrebbe mai osato: staccò la mano destra da Kazuma e la portò in alto verso il cielo (forse voleva davvero provare ad afferrarle, le stelle). Pessima idea: avendo eseguito il movimento troppo bruscamente, il suo equilibrio si sbilanciò verso destro e, in un istante sentì il suo corpo seguire la direzione del braccio, andare oltre la linea sicura del dorso di Aru e stagliarsi verso il vuoto sotto di sé. E sì che la quasi caduta al momento di salire sul drago l'avrebbe dovuto mettere in guardia e invece...
L'aver mantenuto la mano sinistra aggrappato al fianco di Kazuma lo salvò: fu quello a evitare che in un attimo precipitasse. Come se fosse un'ancora (e lo era: un'ancora di salvezza) strinse forti le sue dita intorno alla carne dello sciamano e, con uno sforzo, allungò il braccio destra: non più verso il cielo, ma verso Aru, riuscendo ad afferrarne il pelo. La sua gamba sinistra era ancora stretta, ad altezza del ginocchio, intorno al dorso del drago, mentre la destra penzolava nel vuoto. Per fortuna la velocità a cui viaggiava in quel momento Aru evitava forti scossoni.
«Kazumaaaaaaa!!!» Gridò forte e neppure lui riuscì a capire se il suo era un grido di disperato aiuto o un'esclamazione di eccitazione, né se il suo volto fosse contratto dal terrore o da una selvaggia e spericolata gioia.... -
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.Rideva Kazuma, e pur nella sua precaria posizione, anche Haiiro sentì una risata venir su. Ma questa gli rimase in gola, quando Aru, a una parola indistinta (per Haiiro) di Kazuma, si gettò in picchiata.
Haiiro ne fu così sorpreso e atterrito che la sua capacità di pensare, semplicemente, si bloccò: vedeva il terreno farsi sempre più vicino, ma non riusciva a elaborare cosa stesse accadendo né a formulare un chiaro pensiero. E poi il mondo si rovesciò: una volta e poi un'altra. Tutto si capovolse, tornò dritto, si girò ancora e poi era di nuovo come sempre.
Aru aveva rallentato l'andatura e il vento che prima lo sferzava ora, per contrasto, gli sembrava un brezza leggera che lo fece tornare piano ai suoi sensi. Si mise a ridacchiare piano, in modo prima nervoso e poi più sereno. Superata l'ebbrezza e lo spavento, ora si sentiva bene. La sferzata d'aria inoltre l'aveva lasciato con l'illusione di essersi liberato dal sonno, anche se era consapevole di quanto fosse una sensazione effimera che poteva svanire in un momento.
Una sensazione rotta dall'atterraggio di Aru che, con un sobbalzo del corpo, lo mandò disteso dritto per terra. L'impatto col terreno non fu certo morbido, ma la dura terra aveva un vantaggio rispetto a stare in groppa ad Aru: non si muoveva. Ora capiva perché si parlava di “terraferma”. Chissà se oltre ai marinai, anche i piloti usavano quel termine? Di certo lo usavano i cavalieri di draghi.
«Non ti preoccupare, sto bene... più o meno.»
Si girò a pancia in su e guardò la mano tesa di Kazuma, ma non la prese e invece scosse la testa.
«Lasciami così ancora un po'... come una cosa presa e poi dimenticata sul pavimento.. Qui a terra si sta bene, non si rischia neppure di cadere...»
E si stava proprio bene lì: dopo essersi eccitato con le piroette di Aru, aver affrontato il giro della morte e poi essersi goduto il vento sulla faccia, ora finita la giostra poteva rilassarsi sulla terra ferma...
«Eh no! Non ci tengo ad addormentarmi di nuovo!»
Urlò all'improvviso e si alzò di scatto, tanto che non si sarebbe stupito se avesse fatto prendere un colpo a Kazuma. Erano proprio quei momenti quelli in cui era più facile dormire. E infatti ci era cascato proprio la sera in cui aveva incontrato la prima volta Kazuma.
Si strofinò gli occhi, guardandosi poi intorno ancora confuso.
«Kazuma? Non te l'ho neanche chiesto... dove si ferma il dragotreno?». -
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.Aru lo rimproverò per come l'aveva definito, anche se visto il suo sorriso non doveva essere così seccato come dava a intendere il suo tono.
«Certo che lo so, Aru, tu sei una gi... – Si fermò appena in tempo prima di risponder, ancora mezzo intontito com'era, “una giostra” e poté correggersi – un possente e leggendario spirito dragone.»
Si guardò intorno e finalmente decifrò, nei colori soffusi di un'alba precoce, il complesso dell'Ovile, il dormitorio pubblico dell'accademia Hakoniwa dove gli studenti passavano le proprie notti... ma non tutti gli studenti, né tutte le notti, come dimostrava bene lo stesso Haiiro...
«Beh... grazie del passaggio Kazuma... e grazie anche a te Aru del viaggio movimentato. Se hai sonno non ti trattengo oltre, Kazuma. Verrò a trovarti nei prossimi giorni per imparare a controllare queste mie incursioni oniriche... magari di giorno, sarà una novità incontrarci alla luce del sole per una volta.»
Gli lanciò un sorriso e, come per contraddirlo, un raggio solare lo colpì agli occhi costringendolo a socchiudere le palpebre. Il cielo già prima si era colorato delle prime luci dell'alba – quelle che precedono l'ascensione del disco solare – ma finalmente il sole si era deciso a far capolino da est. Haiiro alzò la mano a coprirsi gli occhi e con lo stesso movimento fece un gesto di saluto a Kazuma e Aru. Poi si girò e si incamminò verso la vicina porta dell'Ovile.
Il giorno era cominciato e Haiiro, capovolgendo l'ordine consueto, si dirigeva all'appartamento dove si va per dormire proprio quando le prime persone cominciavano a svegliarsi.SPOILER (clicca per visualizzare)Direi che possiamo chiuderla qui, Rune. Se vuoi fai un ultimo post per concludere e poi chiediamo ai master di valutare.. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)Possiamo chiuderla anche qui, altrimenti scriverei un post striminzito e non è molto da me. Grazie mille della role e alla prossima caro ^^.
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.CITAZIONEEcco il vostro vecchio valutatore risorto dal mondo delle ombre... Contenti, vero?
Sarò sbrigativo perché quasi non sono più capace a scrivere, quindi vi sarò subito gli EXP:
TABRIS: 16 EXP
RUNE: 15 EXP.