[CONCLUSA]L'Origine del Demone [Side story]

Narrazione privata.

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    La storia che andremo a raccontare riguarda qualcosa che è successo un po' di tempo fa, per la precisione il terzo giorno dell'attuale anno scolastico. Anche se tutti parlavano ancora dell'allarme antincendio che aveva sconvolto il programma del primo giorno, causando molti grattacapi ai docenti ed al preside, era giunto, per i borsisti, il momento di prendere confidenza con il proprio club. Questi studenti erano in un certo senso avvantaggiati, non dovevano sottoporsi all'estenuante scelta del club a cui iscriversi, essendo entrati per meriti particolari loro non dovevano fare altro che ricominciare a praticare le attività nelle quali avevano conseguito tali meriti. Il prodigio del nuoto nel club di nuoto, lo scrittore dalla spiccata sensibilità nel club di letteratura, il fumettista dal tratto leggero ma deciso nel club dei fumetti e così via.
    Ci fu qualcuno, però, che scelse diversamente. Il nostro Tatsuya Kamishiro, ammesso con una borsa di studio sportiva per le immense capacità mostrate nella boxe, dove era ancora imbattuto e si diceva non avesse mai concesso all'avversario un colpo netto e pulito, sorprese tutti quando si presentò alla porta di un club che con lo sport non aveva nulla a che vedere: il Maid Caffè.
    Prima di poter entrare in un club non sportivo, Tatsuya era andato a colloquio con il Preside per spiegare il suo desiderio, raggiungendo un accordo molto particolare, che comunicò prontamente alla presidente del consiglio studentesco: avrebbe preso parte ad un club non sportivo e condizione di dare la sua incondizionata disponibilità a partecipare a qualunque manifestazione sportiva futura, per tutta la durata della sua carriera scolastica.
    Quando quel pomeriggio Tatsuya si presentò al locale l'imbarazzo regnava sovrano: era l'unico ragazzo ad aver fatto richiesta d'entrare negli ultimi tre anni, risultando di fatto l'unico maschio in mezzo ad una folta schiera di bellezze d'ogni tipo. Come se non bastasse, in molte erano state presenti durante la sua prima visita al locale, quando prese improvvisamente servizio come sostituto di una cameriera al suo turno di prova. Alcune ragazze raccontarono la vicenda alla presidente del club, tale Ichi Nakajima, pensando che lei si opponesse all'ingresso di un tipo che si era mostrato tanto impulsivo ed imprevedibile e dal quale sembrava impossibile sapere cosa aspettarsi.
    « Vuol dire che ha già fatto il turno di prova. » – concluse Ichi, sorprendendo le altre che, ancora una volta, non furono in grado di controbattere alla sua strana logica.
    « Ben arrivate mie nuove, care cameriere. Ehm...cameriera e cameriere » - iniziò la presidente quando ebbe davanti Misaka e Tatsuya che, per pura coincidenza, si erano ritrovati insieme al loro primo turno ufficiale - « In questo turno siete voi i nuovi e voglio vedervi al più presto all'opera. Durante la prima settimana abbiamo molti clienti curiosi di scoprire le facce delle nuove cameriere e quindi più indulgenti, pertanto non dovete sentirvi sotto pressione se vedrete il locale un po' affollato. Una cameriera esperta vi affiancherà per guidarvi un po'. Tomiko-chan sarà con Kyoko, Kamishiro-kun con Hitomi. Avete domande? »
    Tatsuya alzò la mano con educazione, facendo sorridere la presidente.
    «Non serve alzare la mano. Comunque dimmi. »
    «Senpai, potresti chiamarmi per nome? Non mi piace molto se mi chiamano Kamishiro. » - chiese il ragazzo con lo sguardo un po' basso, si sentiva un po' intimorito non tanto dai clienti, ma dalle cameriere che lo fissavano con la curiosità e la diffidenza con cui si guarda un esemplare di laboratorio su cui stanno testando un nuovo farmaco.
    « Va bene, Tatsuya. Chiamo tutte le mie ragazze per nome, lo avrei fatto anche con te che sei il mio nuovo ragazzo. » - rispose Ichi, senza badare alle due cameriere che si stavano agitando per come, sul finire, era suonata ambigua la frase - «Quindi, Tomiko-chan, chiamerò per nome anche te. Misaka, giusto?» - aggiunse con una voce leggermente più acuta per richiamare l'attenzione della castana. Misaka annuì, arrossendo per l'imbarazzo che le dava essere al centro del discorso.
    « Molto bene. Qualche altra domanda? » - domandò ancora Ichi.
    Tatsuya si attivò di nuovo, guardò Misaka, intenta a fissare il pavimento mentre si stringeva il grembiule tra le mani, quindi riportò lo sguardo sulla presidente, che aveva già capito chi aveva ancora qualcosa da chiedere.
    « Non potrei lavorare con Misaka? Se facciamo insieme potremmo... » - ma Tatsuya non finì la frase, e non per qualche strano motivo, semplicemente non sapeva come continuarla. Voleva lavorare con lei per non dare fastidio a quelle ragazze che lo guardavano come un intruso e che non erano molto favorevoli al suo ingresso.
    Ichi aggrottò la fronte.
    « Vi conoscete? »
    « S-si, in un certo senso. »
    Quella risposta causò una reazione quasi scomposta in Misaka
    « Come “in un certo senso”? Ma se ho già conosciuto anche le tue sorelle! »
    « Perché erano con me quel giorno ed in più sei in classe con Cheria. »
    « Quindi ora neghi di conoscermi! »
    « No, no, no! Non intendo questo. Non vorrei che le altre pensassero che ci sia troppa confidenza tra noi e si facessero strane idee. Non voglio metterti in difficoltà. »
    « Dovevi pensarci prima di chiedere di stare con lei. » - intervenne Kyoko, facendo ridere tutte le altre.
    « Ecco! Vedi che hai fatto? » - lo rimproverò Misaka con sdegno. Tatsuya voleva controbattere qualcosa, ma sospirò in segno di resa, facendo di nuovo ridere le cameriere.
    « Siete proprio due piccioncini nya~ » - disse Inaho che sembrava sul punto di fare le fusa per quanto si stava divertendo. Misaka incrociò per un attimo lo sguardo di Tatsuya e tornò fulminea a fissarsi i piedi, tanto rossa in viso da sembrare sul punto di prendere fuoco mentre il ragazzo si lasciò sfuggire una breve risatina d'imbarazzo, comportamenti che sembrarono accendere l'entusiasmo e la fantasia del personale del Maid Caffè: si erano convinte di trovarsi davanti ad una coppietta ingenua e maldestra.
    Non proprio tutte, però, sembravano gradire quelle scene: tra le ragazze ce n'era una che sembrava molto contrariata da quella scena, quasi infastidita: era senz'altro una ragazza di bell'aspetto, con un viso quasi angelico sul quale stonavano molto quel sorriso beffardo e quello sguardo di costante sfida. Hitomi, la ragazza scelta per guidare Tatsuya nel suo primo giorno, era una delle ragazze più belle ed insieme spaventose che potevi incontrare.
    « Voi due insieme? Non avrebbe senso. Dobbiamo invogliare i clienti a tornare e non farli scappare con queste inutili moine da coppietta scoppiata. »
    La voce di Hitomi suonò inespressiva e distaccata, nonostante non ci fosse andata esattamente leggera. Le altre cameriere volevano cercare di farla ragionare, che doveva essere un po' più delicata con chi non conosceva, ma un cenno della ragazza le mise a tacere, sembrava essere piuttosto temuta.
    « Le cameriere del Maid rappresentano un sogno per i clienti. Devono sembrare irraggiungibili ma lasciare che il cliente speri di poterle avere, in special modo se si tratta di una cameriera nuova. Se poi si sviluppa qualcosa, non possiamo farci nulla, non ci sono contratti con clausole come per le idol, ma una love story fin dal primo giorno? Scordatevelo. »
    Ichi dovette convenire con l'opposizione di Hitomi, non tanto per i motivi da lei esposti quanto più per la necessità di dover iniziare ad istruirli, cosa impossibile senza qualcuno con esperienza a guidarli. Hitomi, soddisfatta per aver ottenuto comunque l'appoggio della presidente, rilassò il viso marmoreo e riprese il suo sorrisetto di insinuazione.
    « Per divertirvi dovrete aspettare la fine del turno. Se volete posso farvi rientrare alla chiusura e lasciarvi giocare un po' con i vestiti da cameriera. »
    Fulminò Misaka con uno sguardo sottile, sembrava che nessuno si stesse divertendo più di lei in quella situazione; per contro, Misaka era quanto più possibile a disagio, sembrava sul punto di piangere per la vergogna, era troppo timida per poter rispondere a tono.
    « Falla finita Mimì! » – la ammonì Kyoko che si avvicinò a Misaka, sistemandole meglio il vestito ed accarezzandola sulla guancia per cercare di tranquillizzarla.
    « Non pensare a quello che dice Hitomi. » - le disse con un grande sorriso rassicurante - « Lei è matta. Quando l'avrai conosciuta meglio imparerai ad ignorarla come facciamo noi. »
    Misaka la guardò con un po' di stupore, le sembrava troppo gentile con una persona che conosceva appena, ma quel che sentiva dalla carezza non era una brutta sensazione. Kyoko approfittò della vicinanza per osservare il trucco della ragazza.
    « Non ti sei truccata? »
    Misaka annuì.
    « Anche al naturale sei così carina. Un po' ti invidio. » - Kyoko rise per le considerazioni che stava facendo mentalmente sul proprio aspetto senza il “filtro”, come ogni tanto chiamava il makeup - « Lascia fare alla sorellona Kyoko, un po' di trucco leggero e sarai pronta per fare stragi di cuori. » - la prese per mano, quindi si rivolse alle altre - « Noi andiamo. Prima le insegno a truccarsi e dopo a stare con i clienti. »

    Hitomi abbozzò una protesta, voleva essere lei a portare Tatsuya in sala per gustarsi un po' le reazioni scioccate della clientela maschile, ma la rossa le urlò un “tappati la bocca” che non lasciava spazio a repliche, quindi si portò via Misaka.
    Molto probabilmente vi starete chiedendo che fine avesse fatto Tatsuya in quella situazione, per come lo abbiamo imparato a conoscere, non avrebbe dovuto mancare di farsi sentire, dando sfogo alle sue manie di protagonismo e mostrando la sua incapacità di stare zitto. Tuttavia in quei momenti si era sentito sotto pressione come mai prima di allora, senza riuscire a dire una parola per un semplicissimo motivo: Hitomi lo aveva fissato per tutto il tempo, studiandolo in ogni particolare, con uno sguardo che non sembrava accompagnare pensieri molto puri, mordendosi un labbro. Lo aveva reso molto nervoso.
    All'uscita di scena di Misaka e Kyoko, Ichi richiamò le altre cameriere perché tornassero al loro lavoro e la smettessero di fissare il nuovo arrivato, era tempo che anche lui iniziasse a fare qualcosa.
    « Lasciamo che se ne prenda cura Hitomi. »
    Quindi le portò via, lasciando i due da soli.
    Senza nessuno tra i piedi, Hitomi si sentì finalmente libera di fare come voleva. Contando sul fatto che lui non avrebbe obiettato, iniziò a girare attorno a Tatsuya per guardarlo meglio, cercando di carpire ogni dettagli di una figura che stava tanto bene con i vestiti da cameriere da indurla a mormorare “notevole” varie volte durante quella imbarazzante ricognizione. Tatsuya rimase immobile, senza muovere nemmeno un muscolo, anche quando quella si fece più audace ed iniziò l'osservazione tramite il tatto, seguendo le linee della sua muscolatura.
    « Quindi è questo il fisico di un pugile. Deludente. » -sentenziò la ragazza - « Devi mettere su un po' di muscoli se vuoi fare servizio in piscina. »
    « Abbiamo una piscina? » Domandò stupito il ragazzo, non aveva dato alcun peso a quella considerazione ben poco lusinghiera.
    « Certo che no. Non siamo un albergo. » Rispose Hitomi alzando un sopracciglio e continuando a tastarlo.
    Tatsuya era piuttosto confuso, ormai non capiva più cosa stesse succedendo il quella stanza e cosa passasse per la testa di quella strana ragazza. All'epoca la One Heart non era ancora abbastanza sviluppata e non gli permetteva ancora di poter ricevere i pensieri altrui. Tuttavia, se non era ancora scappato era solo merito di quel potere che gli permetteva di percepire le intenzioni, quelle di Hitomi non erano cattive ed almeno questo lo rassicurava, ma la pazienza stava raggiungendo il limite.
    « Mi spieghi che stai facendo? »
    « Esploro. »
    « Esplori? »
    « Per poi raccontare a tutte che abbiamo fatto le cosacce »
    « Meglio evitare. » Le disse allontanandole la mano.
    Hitomi, però, si liberò e gli prese il polso, indirizzandogli uno sguardo malizioso.
    « Oh? Qualcosa non va? Vorresti essere tu ad esplorarmi? »
    A quel punto Tatsuya si sentì stranamente spaventato, tanto che anche Hitomi se ne rese conto e, con voce delusa, gli disse che stava solo scherzando.
    « Non sono scherzi da fare, senpai. »
    Hitomi piegò la testa di lato, ripetendo a bassa voce e con fastidio la parola “senpai”.
    « Senpai.... è così...impersonale. Mimì! Chiamami Mimì. »
    « Va bene, Mimì. »
    Quello era il primo scambio di battute normale che facevano, il ragazzo quasi non ci sperava più. Tatsuya tirò un sospiro di sollievo mentre sentiva che l'atmosfera si stava distendendo e che, probabilmente, non avrebbe subito altre molestie. Almeno per il resto di quella giornata.
    Se Kyoko stava iniziando ad istruire Misaka, Hitomi non poteva essere da meno ed anche se le era stata tolta la possibilità di preparare Tatsuya come avrebbe desiderato, c'erano un sacco di altre attività da intraprendere, ad esempio in cucina, quello che, come il ragazzo avrebbe avuto modo di apprendere in seguito, era il regno incontrastato di Mimì. Infatti fu proprio da lì che ebbe inizio l'addestramento di Tatsuya, con un primo incarico che gli giunse inaspettato.
    « Devo imparare... a fare il caffè? » Chiese con sorpresa alla sua istruttrice.
    Il ragazzo si domandava cosa ci fosse di complicato nel fare il caffè, lui già sapeva come farlo e non gli riusciva nemmeno tanto male. Cambiò completamente idea quando Mimì gli mise davanti una caffettiera Chemex.
    Tatsuya prese in mano la caraffa per esaminarla, aveva un'espressione sbalordita, come se si trovasse tra le mani un manufatto alieno dalle funzioni ignote.
    « E con questa... »
    « Ci fai il caffè. » Gli concluse Mimì.
    Tatsuya la fissò esterrefatto, come poteva fare un caffè con una roba del genere? Gli sembrava tutto fin troppo privo di senso.
    « Forse dovevamo iniziare con una caffettiera francese. »
    Il ragazzo annuì speranzoso. Su Tatsuya bisogna dire che sapeva come fare il caffè usando una caffettiera francese, la moka ed al modo degli americani e credeva che, grazie a queste conoscenze, sarebbe stato perfettamente in grado di preparare il caffè anche in un Maid Caffè come quello. Invece si trovava già davanti ad un avversario qualificato per essere l'ultimo boss.
    Mimì sbuffò spazientita.
    « Non ha il fisico e non sa come si fa il caffè. Due cose di cui occuparmi. »
    La ragazza prese in mano la situazione e, intimandogli non troppo gentilmente di guardare senza distogliere lo sguardo nemmeno per sbattere le palpebre, iniziò a mostrargli ogni passaggio necessario per raggiungere l'obiettivo.
    Con un fascino da alchimista, Mimì macinò il caffè – macinato sul momento ha un gusto migliore – posizionò il filtro nel cono della caraffa e versò l'acqua bollente per sciacquarlo e portare in temperatura la caraffa; mise il caffè macinato nel filtro e finalmente versò l'acqua per realizzare la bevanda.
    « Usando lo stesso caffè, cos'è che fa si che sia più o meno buono? »
    Tatsuya scosse la testa.
    « Come versi l'acqua. » - continuò la ragazza - « Il segreto sta in questo movimento, ma non si tratta solo di imitarlo. Quando versi l'acqua non sei tu a farlo, è il caffè che ti dice come devi fare, la tua mano deve solo imparare a farlo. Una mano esperta farà sempre un caffè migliore. »
    Mimì versò il caffè in una tazza e gliela passò perché l'assaggiasse. Era bollente, ma a Tatsuya bastò solo un piccolo sorso per rendersi conto che c'era qualcosa di diverso in quello che stava bevendo. Non si trattava della miscela usata, dell'acqua o di qualcosa contenuto nel filtro, non era soltanto quell'aroma nuovo e quel sapore unico che ti faceva sentire come se avessi assaggiato il caffè per la prima volta nulla tua vita. In quella bevanda c'era qualcosa che poteva solo essere percepita indistintamente con i sensi, ma che sembrava riuscire a comunicare direttamente con la One Heart di Tatsuya: si sentiva passione, amore, fatica, duro lavoro, soddisfazione e desiderio. Un grande calore che faceva passare ogni problema, ogni insicurezza, ogni tristezza, in secondo piano.
    Quel caffè diffondeva la gioia. In quel caffè, Mimì aveva messo un po' della sua anima.
    Tatsuya aveva sentito tutto, aveva dato un nome ad ogni sensazione di quella che sembrava più un'esperienza estatica che la degustazione di un buon caffè ed aveva capito che era quello il livello che desiderava raggiungere e poi superare. Per farlo, l'unico modo era imparare ad usare quella caffettiera che era la sola a permettere quello strano incanto.
    « Mimì....insegnami. »
    « Con vero piacere. »


    Edited by .Micael. - 7/8/2016, 23:59
     
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    Per un'ora Tatsuya non fece altro che esercitarsi con la nuova caffettiera. Lui e la ragazza si erano messi in un angolo delle cucine, dove non c'era altro che un piano di lavoro improvvisato e l'occorrente per fare il caffè. L'esperienza maturata negli anni spingerà il lettore a credere che i primi tentativi di Tatsuya con la caffettiera Chemex siano stati disastrosi, ma non è questo il caso. Fin dal primo momento riuscì a fare un caffè che non era affatto male, abbastanza buono da impressionare le stessa Mimì, anche se la sua espressione impassibile non tradiva lo stupore per aver trovato un allieva superiore alla media. Il più critico verso quel caffè era lo stesso Tatsuya: tentativo dopo tentativo, assaggio dopo assaggio, continuava a dire che non andava bene. Il suo metro di paragone era il caffè che gli aveva fatto assaggiare la sua istruttrice ed il divario era enorme. Nel suo non riusciva a sentire tutto ciò che aveva trovato in quello di Mimì.
    Dopo il caffè, passarono ad altre attività della cucina, come la composizione del piatto, la guarnizione, la preparazione del vassoio ed il comportamento da tenere in un ambiente tanto delicato quale è una cucina dove si prepara cibo per clienti paganti. Anche un corretto esercizio della propria attività da parte del cameriere è un grande aiuto per la cuoca ed i suoi aiutanti.
    « Hai fatto un discreto lavoro. Meno peggio di quel che credevo. »
    Gli disse Mimì alla fine della giornata. Era il miglior complimento che sarebbe riuscita a fargli, ma la diversa luce nei suoi occhi lasciava intendere che era molto più soddisfatta di quanto voleva mostrare. Grazie alla One Heart, Tatsuya riuscì ad ascoltare le vere parole che avrebbe voluto dirgli e la ringraziò con più entusiasmo di quanto sarebbe stato lecito aspettarsi.

    ***



    « Quella matta ti ha dato problemi? »
    Gli chiese Misaka mentre percorrevano insieme la strada che porta ai dormitori.
    « All'inizio ero preoccupato anche io, ma alla fine non è tanto male. Anche se non mi va giù come ti ha trattata. »
    « È acqua passata. Certo, se la becco in un vicolo buio gliela faccio pagare comunque, ma non è il caso di pensarci troppo. Però... »
    Misaka lo voleva ringraziare per essersi preoccupato per lei, le faceva davvero molto piacere, ma non lo disse. In quel momento per la sua testa erano passati molti pensieri, si era domandata se lui glielo stesse dicendo solo per gentilezza oppure se tenesse davvero a lei. E se fosse stata la seconda, perché doveva tenere ad una sconosciuta che aveva visto prima solo due volte ed in entrambe non era stata affatto amichevole? E perché mai a lei doveva importare che cosa lui pensasse? Se avesse frainteso tutto, se quelle parole erano in realtà solo di semplice cordialità, avrebbe fatto intendere qualcosa che non voleva assolutamente far capire ed avrebbe rischiato di sembrare una ragazza alla disperata ricerca di affetto. E frenarla, poi, c'era anche stato il pensiero che a lui potesse piacere Mimì. Dopotutto loro due avevano trascorso un bel po' di tempo insieme e nei giorni seguenti avevano la possibilità di conoscersi meglio e magari diventare intimi fino ad un punto che imbarazzava Misaka solo al pensarci.
    Se le cose fossero andate in modo diverso, forse ci sarebbero stati proprio gli sviluppi che quella povera ragazza temeva: non aveva modo di sapere che non sarebbe successo proprio perché nella mente e nel cuore di Tatsuya tutto lo spazio se l'era già preso la stessa Misaka.
    Non hanno mai avuto, però, il coraggio di parlarsi aprendo completamente i loro cuori e di riconoscere i piccoli segnali che si sono mandati per diverso tempo.
    Probabilmente anche il silenzio d'imbarazzo che li accompagnò fino all'ingresso dei dormitori, il nervoso inchino con cui Misaka lo ringraziò per la compagnia e si congedò e la corsa con cui cercò di sparire dalla vista di Tatsuya il più velocemente possibile, per poi restare nascosta dietro l'angolo cercando di spiare il ragazzo per vedere dova andava, facendosi anche notare da lui per sbaglio, potevano essere un indizio.
    Il giorno successivo al Maid Caffè andò in scena la riproposizione delle attività del precedente, con Tatsuya e Mimì in cucina e Misaka con Kyoko in sala.
    « Oggi niente prova tattile? » - Domandò Tatsuya ad un tratto, si riferiva alle mancate molestie di Mimì - « Ho fatto gli addominali solo per te. »
    Hitomi/Mimì adorava essere affrontata in quello che definiva il suo campo da gioco; le altre cameriere lo sapevano ma avevano sempre evitato di sfidarla per timore di poterla spingere ad essere ancora più “estroversa”, per questo quelle che sentirono si spaventarono un po' e si sorpresero per aver saputo che c'era già stata una “interazione da contatto” e lui non l'aveva denunciata. O almeno, non era fuggito.
    La risposta di Mimì, però, le sorprese ancora di più: quella mosse le labbra ripetendo le parole di Tatsuya, quindi piegò leggermente la testa di lato come se non avesse ben compreso il senso di quel che aveva appena sentito.
    « Perché dovrei? Ho già sentito ieri e qualche esercizio non può certo renderti meno deludente in un solo giorno. O sei uno di quelli a cui piace farsi toccare dalle ragazze? »
    Tatsuya trovò quella risposta piuttosto curiosa ed intrigante.
    « Credo che a tutti piaccia il dolce tocco di una bella ragazza. »
    « Oh? Quindi vorresti vedere ciò che sanno fare queste mani? »
    Dal sorrisetto che tinse l'espressione di Mimì e lo sguardo di uno che non vuole certo perdere di Tatsuya, possiamo dire che sia stata una vera fortuna che Ichi sia entrata nella cucina proprio in quel momento, ponendo di fatto fine ad una conversazione che rischiava di degenerare e diventare ben poco appropriata per essere sostenuta in pubblico.
    Alla fine della seconda giornata Tatsuya, nell'incredulità dall'intero corpo del personale del Maid Caffè, aveva padroneggiato alla perfezione tutto ciò che gli era stato insegnato da Mimì, anche se il caffè continuava a non soddisfarlo. Del rapporto conflittuale che aveva con la caffettiera Chemex, Mimì sembrò rendersene conto, così spinse il ragazzo a far assaggiare a tutte il suo caffè appena fatto. Le ragazze riuscirono a berne solo un piccolo sorso, dopo di che non poterono fare altro che fissare Tatsuya con tutto lo stupore esprimibile da una espressione facciale: era incredibile, uno dei caffè più buoni che avessero mai assaggiato. Soltanto uno era migliore del suo ed era proprio quello che era quasi stato sul punto di diventare un'ossessione per Tatsuya. Infatti dopo quel giorno, grazie alla reazione delle ragazze ed ai loro complimenti sul suo lavoro, Tatsuya decise di smettere di inseguire quella specie di idolo in caffeina. Forse ci si aspetterebbe che con il progredire della storia lui riesca a raggiungere la sua maestra ed a superarla in tutto, ma questa non è quel tipo di storia. Era bravo, al Maid tutte lo avevano riconosciuto, ma non poteva competere con Mimì. Se a dare quel sapore unico era stato qualcosa di tanto intimo e personale come l'animo della ragazza, allora Tatsuya non avrebbe mai potuto raggiungerlo o superarlo, quel che poteva mettere del proprio animo era completamente diverso e di gran lunga meno radioso. Non poteva replicare l'animo altrui, nemmeno con la One Heart, poteva solo comprenderlo ed adattarsi di conseguenza. Il tratto distintivo anche del suo caffè e che avrebbe dovuto cercare di far emergere il giorno dopo, quando avrebbe iniziato a servire in sala.
     
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    Il terzo giorno al Maid Caffè iniziò in un modo un po' particolare. Appena arrivato al locale, Tatsuya salutò e fece per andare verso i bagni, in assenza di uno spogliatoio maschile andava sempre lì per cambiarsi e mettersi la divisa, ma Kyoko lo fermò dicendogli che avevano una sorpresa per lui.
    Con tanto di mani sugli occhi per impedirgli di vedere, lei ed Inaho lo guidarono verso il corridoio che portava ai locali nel retro del Maid. Gli liberarono gli occhi davanti ad una anonima porta un po' logora che lo esortarono ad aprire: si trovò in uno stanzone quasi completamente vuoto, dentro c'era solo un piccolo armadietto, una panca un po' malandata e Mimì, seduta sulla panca con una espressione che non celava una certa impazienza. Quello era il regalo delle ragazze del Maid Caffè: uno spogliatoio tutto suo.
    « Meglio che cambiarsi in bagno, eh? »
    Gli fece Kyoko, visibilmente soddisfatta per l'espressione di sorpresa e stupore di Tatsuya, e gli passò una mano tra i capelli per scompigliarglieli affettuosamente.
    « È uno spogliatoio spoglio, ma puoi spogliarti. »
    Gli disse Inaho con un gran sorriso, che poi mutò in una espressione corrucciata per come le era suonata la frase, quindi in una di imbarazzo per il brutto gioco di parole che aveva accidentalmente fatto.
    « Ragazze, non so cosa dire. Vi adoro. »
    « Dì che userai, anzi abuserai della privacy che potrai avere » - Mimì si alzò dalla panca - « Magari con una certa camerierina morettina tanto carina che è rimasta sull'uscio. »
    Con un cenno della testa Mimì indicò la porta dove si affacciava timidamente Misaka che, essendo stata scoperta, fuggì per nascondersi nello spogliatoio femminile.
    Kyoko iniziò a rimproverare Mimì per il suo atteggiamento verso Misaka, doveva assolutamente smetterla di punzecchiarla e metterla in imbarazzo in continuazione, ma lei non le stava prestando minimamente attenzione, era impegnata a guardarsi intorno.
    « Lo spazio è tanto. Potresti arredarlo per adattarlo alle tue esigenze » Gli consigliò.
    L'idea piacque molto a tutti, con tutto quello spazio a disposizione avrebbe potuto fare quel che voleva, dopotutto per cambiarsi gli bastava un piccolo angolo. Poteva recuperare un tavolino, qualche sedia e fare una specie di salottino per stare con gli amici, o per mangiare con qualcuno in privato. Ad Inaho sarebbe piaciuto molto poter fare qualcuno di quei giochi che richiedono spazio, come il twister che voleva provare da sempre. Ciò che propose Mimì, con tono fin troppo serio e che rendeva la cosa quasi inquietante, è meglio non riportarlo.
    Tuttavia nella mente di Tatsuya aveva preso forma la parola “ufficio”, con quelle virgolette di cui non sarebbe più riuscito a liberarsi.

    ***



    Alla fine era giunto il momento di prendere servizio in sala per la prima volta. Mimì, che aveva iniziato ad avere grande fiducia in lui, lo stupì per la leggerezza con cui lo preparò: solo alcuni consigli sul portamento da avere, su come camminare tra i tavoli per essere insieme veloce ed elegante e come parlare con i clienti per prendere gli ordini. Nessuna prova, neanche un secondo di allenamento su come scrivere gli ordini o portare vassoi e piatti. Impiegò più tempo a sistemargli con cura i vestiti ed a pettinarlo come si deve, più che la sua preparatrice sembrava sua madre. O una fidanzata troppo apprensiva.
    La sua presentazione alla clientela fu, però, meno memorabile di quanto ci si sarebbe potuti aspettare. La sala non era gremita, non cadde alcun silenzio quando entrò, non ci furono mormorii. Cinque clienti per tre tavoli, tre ragazze e due ragazzi.
    « Meglio così. Se dovessi sbagliare ci saranno meno risate. »
    Sentenziò Mimì cercando a modo suo di incoraggiarlo. Quel giorno lei avrebbe preso posto dietro al bancone, Tatsuya ed Inaho avrebbero servito ai tavoli. L'inizio fu noioso, tutti si facevano gli affari loro, non erano scioccati di trovare un cameriere, come aveva simulato Tatsuya nella mente. La voce che un ragazzo era entrato nel club era già circolata ma non aveva destato molta curiosità: i ragazzi preferiscono le cameriere mentre le ragazze che frequentano il Maid Caffè sono lì per i dolci. Una nuova torta, quella si che avrebbe attirato la loro attenzione.
    Anche in una situazione del genere, però, lui non poteva che avere l'occasione per potersi mettere lo stesso in mostra, e tale occasione gliela servì accidentalmente Inaho.
    Lui aveva appena preso l'ordine della ragazza da sola, mentre lei stava portando una fetta di torta al tavolo dei due ragazzi. Stavano per incrociarsi quando Inaho, distrattasi per un attimo, finì per perdere l'equilibrio inciampando sul nulla:. Il vassoio le volò via di mano, lei chiuse gli occhi preparandosi a finire a terra di faccia, ma in mezzo si erano messi i riflessi fulminei di Tatsuya e l'estrema coordinazione di cui era capace: lanciò in aria il blocco per gli ordini, quindi la cinse con un braccio seguendo leggermente il suo movimento, per fermarla dolcemente e reggerla, bloccandola nella posizione esatta per far cadere il blocco che aveva lanciato direttamente nella tasca del grembiule, contemporaneamente afferrò il vassoio senza far cadere nulla. Finì il movimento con una rotazione che corresse la posizione di Inaho tanto che alla fine il tutto sembrò un passo di danza concluso con un casquet. Una scena che fece cadere un silenzio di stupore nel locale, senz'altro aveva accentrato l'attenzione con una eleganza unica.
    « Stai bene? »
    « S-si. Sono solo inciampata. »
    « Stai più attenta. Potrei non esserci sempre prenderti. »
    Ci si potrebbe aspettare che abbia usato un tono di voce suadente e sensuale, ma nella voce di Tatsuya non c'era niente del genere, si sentiva solo apprensione ed un grande affetto verso la ragazza. Forse un altro avrebbe sfruttato la situazione per cercare di far colpo su una ragazza bella come Inaho, ma Tatsuya era un caso completamente a parte: lui non cercava mai di fare colpo, con le sue azioni ed il suo modo di essere gli capitava e basta.
    Aiutò una imbarazzatissima Inaho a tornare con i piedi per terra – se in quel momento ci avesse provato lei sarebbe all'istante caduta sua vittima – e le consegnò il vassoio. La torta era in perfette condizioni, non aveva risentito minimamente delle sollecitazioni, l'unica nota storta era stato un ciuffetto di panna, aggiunta da Inaho per guarnire il piatto, che era volato via per andare ad adagiarsi sulla guancia della ragazza seduta con la sua amica al tavolo alle sue spalle che, a bocca aperta per quello che aveva appena visto, non sembrava essersene accorta. Tatsuya le si avvicinò con un gran sorriso che sentì un attimo vacillare per dei dati che la One Heart aveva raccolto da lei. Riuscì a nasconde la breve esitazione che ebbe e, prendendosi dei rischi, si risolse nel fare un'azione molto spavalda, anche se con gentilezza: con un dito raccolse dolcemente la panna dalla guancia della rossa e la mangiò.
    « Deliziosa. Non ho mai assaggiato nulla di più buono. In pochi la sanno apprezzare davvero ed è un vero peccato, ma mi consola sapere che lì fuori c'è sicuramente qualcuno capace di apprezzarla, bisogna solo avere un po' di pazienza ma alla fine lo si troverà e quando l'avrà assaggiata non vorrà più pensare ad altro. »
    Dopo una frase quasi enigmatica, Tatsuya si congedò con un inchino ed andò in cucina a portare la comanda. Pensava di potersi intrattenere un po' lì, dopotutto in sala era tutto sotto controllo e non erano arrivati nuovi clienti, ma si sentì presto chiamare da Mimì. Dalla voce sembrava preoccupata.
    Poco dopo che Tatsuya era andato in cucina, la ragazza della panna si era avvicinata a Mimì e le aveva chiesto di chiamare il cameriere. Lei, sorpresa, iniziò a pensare al peggio, magari che quella potesse essersi sentita offesa dal comportamento di Tatsuya, quasi molestata, e si stava mentalmente già preparando ad una giusta punizione per un indisciplinato com'era lui.
    Il ragazzo accorse anch'esso con una brutta sensazione, ma le cose andarono meglio di quanto temessero: la ragazza lo abbracciò e lo ringraziò.
    Quando Tatsuya si allontanò, Mimì si fece spiegare la situazione: la ragazza era appena stata lasciata dal fidanzato. Lui l'aveva tradita con un'altra, lei lo aveva scoperto ed il ragazzo, in tutta risposta, aveva scaricato la responsabilità su di lei, dicendo che la colpa era solo e soltanto sua se lui era stato costretto a guardarsi intorno e le disse che la lasciava perché quell'altra ragazza era di gran lunga migliore di lei.
    Era entrata nel locale che era completamente distrutta, trascinata lì dall'amica convinta che una fetta di torta l'avrebbe tirata un po' su. Era convinta che nulla l'avrebbe consolata, invece le erano giunte quelle parole improvvise, da un cameriere che non aveva mai visto prima, capace di trasformare una caduta in un passo di danza, in grado di suscitarle un calore che l'aveva davvero fatta sentire meglio.
    La frase di Tatsuya era criptica, quasi strampalata, ma conteneva proprio ciò che la ragazza desiderava sentirsi dire: lei è speciale e merita qualcuno capace di rendersene conto.
    Appena ebbe un po' di tempo, Mimì prese in disparte il suo allievo e gli chiese se per caso sapeva ciò che era successo a quella ragazza che aveva quasi molestato – parole di Mimì.
    Tatsuya non sapeva nulla di lei, non aveva idea di cosa potesse esserle successo, era la prima volta che la vedeva, ma aveva sentito che era state ferita nei sentimenti e nell'autostima.
    « Ho sentito che aveva bisogno di quelle parole. Era triste e volevo che sorridesse. Alla fine mi ha anche abbracciato ma il suo sorriso sarebbe bastato a dare un senso alla mia giornata. »
    Mimì sollevò un sopracciglio, quelle parole non avevano senso, quel modo di comportarsi non aveva senso. Aveva preso un rischio troppo grosso con la panna, la reazione della ragazza era imprevedibile e lui aveva solo avuto una grande fortuna. Tuttavia non riuscì a dirgli nulla, la luce che illuminava i suoi occhi color dell'oro non ammetteva repliche e contestazioni, la loro fermezza e la convinzione che mostravano, la pura e determinata decisione che emergeva direttamente dalla sua anima, fermarono Mimì. Immerse i propri nei suoi occhi, alla ricerca di quale fosse il segreto dietro a quello sguardo, e sentì il cuore saltarle un battito. Perse il respiro per ciò che stava sentendo.
    Distolse lo sguardo, se non lo avesse fatto sarebbe sicuramente arrossita e questo non sarebbe stato appropriato ad una come lei, il rossore sarebbe stato assolutamente fuori luogo sul suo viso di marmo.
    « Ben fatto. » - gli disse mentre tornava alla propria posizione - « Più tardi ci daremo dentro. »
    Tatsuya fissò Mimì nella più completa confusione. Cos'era quella frase tanto equivoca? Che le passava per la testa? Perché dire una cosa così fraintendibile con tanto di rischio che qualche cliente potesse pensare male? E perché era tanto particolare? Eppure si era comportata da persona normale fino a quel momento
    « Non sono un oggetto! »
    Rispose, infine, con una indignazione che strappò più di un sorriso ai presenti, che avevano di fatto sentito. Solo i due ragazzi non sembravano molto contenti.
    In definitiva, la prima giornata in sala di Tatsuya fu un successo assoluto.
    Il nostro racconto potrebbe finire qua, se aggiungessimo che la ragazza che aveva tirato su di morale era Shizuka Junichirou, la sorella minore del suo professore, questa diventerebbe anche la storia del loro primo incontro.
    Tuttavia manca ancora un elemento: il suo soprannome.
    La spiegazione è racchiusa nel suo quarto giorno al Maid Caffè.
     
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    Il nuovo giorno al Maid Caffè, il quarto da quando aveva iniziato la preparazione sotto la supervisione di Hitomi, riservò qualche piccola soddisfazione al nostro Tatsuya: a scuola erano circolate un po' di voci riguardo il nuovo cameriere e c'era curiosità di vedere questo tipo che sembrava capace di entrare nel cuore delle ragazze. In breve, quel giorno la maggior parte delle clienti chiese espressamente di essere servita da lui. Si ripresentò anche la ragazza del giorno prima, colei che abbiamo detto chiamarsi Shizuka Junichirou, che gli disse il proprio nome e gli dette un regalo un po' particolare: occhiali con lenti finte. Li indossò ed ebbe una ulteriore soddisfazione: già il suo aspetto normale non era affatto male, la divisa gli donava, i suoi occhi catturavano gli sguardi e l'ammirazione ed i suoi modi piacevano molto, ma quando lo videro con gli occhiali il successo fu tanto grande da mettere in subbuglio l'intero Maid Caffè, sia la clientela che le cameriere. Quell'esperienza lo portò ad includere gli occhiali tra i suoi accessori ed ispirò l'idea del “Servizio Special” in cui lui si dedica completamente ad una singola cliente, indossando gli occhiali, coccolandola per trenta minuti in cui può sentirsi apprezzata ed amata. Preciso che, incredibilmente, l'idea l'ha avuta Ichi, la presidentessa del Maid Caffè, ed il servizio è diventato quasi subito un'attrazione di successo del locale. Tatsuya lo ha sempre fatto con gioia: se con una cosa tanto semplice può donare un sorriso ad una ragazza alla ricerca di conforto emotivo, allora lui non può che essere felice di prestarsi.
    Le male lingue, però, lo definiscono un “fidanzato in affitto”. Queste male lingue sono tutte maschili.
    Dato, però, che nessuno è interessato a sapere come è andata quella giornata per filo e per segno, saltiamo un po' di avvenimenti per dedicarci ad una situazione più di nostro interesse.
    Visto che avevano cambiato i turni, quel giorno al banco c'era Kyoko, ed affiancare Tatsuya nel servizio in sala c'era Mimì. Tra i clienti, più numerosi del giorno precedente, c'erano gli stessi due ragazzi che non avevano riso alla scenetta tra Tatsuya e Mimì. Il nostro cameriere aveva percepito da loro dei dati che non lasciavano presagire nulla di buono, aveva puntato su di loro l'attenzione della sua One Heart in attesa di ulteriori percezioni che tradissero le loro intenzioni.
    Dopo un po' che li teneva sotto controllo sentì aumentare il flusso di dati negativi quando passo vicino a loro Mimì: era lei il loro interesse. Tatsuya seguì praticamente la sua ombra e, nel momento in cui percepì l'intenzione, la sposto quel tanto che bastava per impedire che uno di loro la toccasse. Quello mancò il bersaglio, ma non andò completamente a vuoto: palpò il sedere di Tatsuya.
    « Ma come siamo audaci. Le tue attenzioni mi lusingano, ma non sei il mio tipo e non ho quelle tendenze. Mi spiace. » Fu la pronta risposta di Tatsuya.
    Non percepì altro da quei due, probabilmente non stavano pensando a cose buone e stavano trattenendo la voglia di fargliela pagare subito per essersi messo in mezzo, ma la sua mente era concentrata completamente su un suono che non aveva mai sentito prima: la risata di Mimì.
    Hitomi, in quei giorni, non aveva mai riso davanti a Tatsuya, lui stava iniziando a dubitare che ne fosse capace, forse quel suo viso era tanto perfetto perché non rideva mai. Invece in quel momento stava ridendo di cuore, con sincerità.
    « Ti ha...toccato...il.... pff» E continuava a ridere.
    « No, non puoi dire...hai un ammiratore non devi fare il prezioso. Devi dire “prendimi qui sul tavolo, davanti a tutte” »
    « Che? Ma non ci penso nemmeno. E per cosa hai preso questo locale? Non è mica un set a luci rosse! »
    Andarono avanti con un finto battibecco per alcuni minuti, Tatsuya adorava sentirla ridere e stava cercando di far durare quella sua risata il più a lungo possibile. Quei due, invece, non si stavano divertendo.

    ***



    Accadde tutto alla fine del turno, Misaka non c'era e Tatsuya sarebbe tornato al dormitorio da solo. Dopo pochi passi lo avvicinarono da dietro proprio quei due che aveva sorvegliato, pensando di coglierlo di sorpresa.
    « Ehi, amico, cammina un po' con noi. » Gli disse uno dei due, mettendogli un braccio attorno alle spalle. Tatsuya non fece resistenza e li seguì, lasciando che lo guidassero in un vicolo deserto e nascosto. I due lo misero in mezzo per non dargli possibilità di fuggire.
    Tatsuya non fece una piega, rimase fermo e composto, sembrava che quello che percepiva da quei due non lo sfiorasse minimamente. Poi sospirò.
    « Che cosa volete da me? » Provò a darsi un tono preoccupato, ma la sua voce era più che altro annoiata.
    « Abbiamo visto che ti sta avvicinando un po' troppo a Tatsuta e questo non ci piace. »
    « Tatsuta? Mi chiamo Tatsuya. »
    La risposta del nostro non piacque particolarmente, uno lo prese violentemente per il colletto della divisa.
    « Non mi piacciono i furbi. Hitomi Tatsuta. Devi starlo lontano. Lei è nostra. »
    « Hitomi si chiama Tatsuta? Questa è bella! »
    A quella rivelazione, Tatsuya era davvero sgomento.
    « Tatsuta e Tatsuya. Per fortuna è la moglie a prendere il cognome del marito, se dopo il matrimonio mi chiamassi Tatsuya Tatsuta, quello si che sarebbe un bel guaio. Kamishiro Hitomi, invece, suona bene. Ed i nostri figli avranno il doppio cognome, sia Kamishiro che Tatsuta. Spero che mi conceda di chiamare il maschio Tatsuya jr. Kamishiro Tatsuta Tatsuya. Si, così è meraviglioso. Ma immagino quanto sarà bella la bambina, con i suoi capelli ed i miei occhi. Aaaww! Solo a pensarci mi vien voglia di sposare Mimì oggi stesso e mettere su famiglia, già nove mesi sono troppi non potrei attendere degli anni per conoscere i nostri figli. »
    Disse tutto con un gran sorriso di sfida che mantenne anche quando si ritrovò scaraventato a terra da un pugno.
    « Dannato. Tu proprio non capisci. Sei davvero un cameriere idiota che non sa stare al proprio posto. Tatsuta la vogliamo noi, e visto chi siamo lei è nostra, da farci quel che vogliamo. Proviamo a metterla in altri termini. La bella ragazzina con i codini viola, è tua sorella ,vero? Facciamo così, se non ti allontani dalla nostra ragazza la sua prima volta sarà una dolorosissima doppia esperienza. E tu non vuoi che accada, vero? »
    Convinti di averlo messo con le spalle al muro, fiduciosi sulla forza derivante dall'essere in due, iniziarono a ridere soddisfatti ed eccitati dalle loro fantasie.
    Tatsuya si alzò lentamente, si sistemò i vestiti e si guardò intorno per assicurarsi che il vicolo fosse vuoto.
    « No. Così non va bene. »
    Scuoteva la testa, cercava di mantenersi calmo ma la rabbia stava crescendo. Si toccò la guancia, dove aveva preso il pugno, e sbuffò di nuovo al pensiero che gli si sarebbe arrossata.
    « Vedete, per avere a che fare con me ci sono alcune regole da rispettare. Prima regola, non devi provare a privare del sorriso una ragazza. Seconda regola, le mie ragazze, le cameriere e tutte le appartenenti al Maid Caffè non si toccano e non si includono nelle proprie fantasie senza il loro, o il mio, consenso. Terza regola, mai, e ripeto mai, minacciare le mie sorelle. »
    Quelli però non lo prendevano sul serio, non si rendevano minimamente conto del pericolo che stavano correndo con un pugile anormale che non aveva mai perso un round. Con qualcuno che dentro di sé custodiva un potere che non doveva esistere.
    « Siamo in due contro uno, cosa pensi di fare? »
    « Sentirmi un po' vigliacco, dovreste essere in venti per poter dire di combattere alla pari. Facciamo in fretta che devo buttare la spazzatura. »
     
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    Tatsuya riemerse dal vicolo trascinando i due, erano talmente mal ridotti che sembravano precipitati dal terzo piano di un palazzo anche se gli erano state risparmiati i danni più gravi e dolorosi, un mese e sarebbero di nuovo stati in forma. Mentre camminava parlava con quei due, nonostante fossero chiaramente svenuti. Diceva che non era colpa sua, che lui odiava ricorrere alla violenza ma il loro comportamento era imperdonabile. Lo avevano attaccato. Avevano minacciato sua sorella. Avevano offeso l'onore di una delle sue cameriere. Le ragazze del Maid Caffè erano sotto la sua protezione, se a qualcuno non stava bene lo avrebbe convinto tutte le volte che voleva.
    Li trascinò fino ai cassonetti della spazzatura e li gettò dentro.
    Tatsuya si allontanò, aveva percepito che qualcuno aveva visto la scena e ci avrebbe pensato lui a chiamare i soccorsi, se proprio voleva.
    Quei due erano conosciuti per essere delle persone poco raccomandabili, dei teppisti della peggior specie, violenti e rissosi, sempre pronti a cercare di attaccar brighe con chiunque incontrassero, non disdegnavano aggressioni e scippi. Che avessero avuto una bella lezione era una notizia che rendeva felici un bel po' di persone.
    Le voci iniziarono a diffondersi, correvano veloci sulle bocche di tutti.
    Quello che aveva assistito alla scena aveva riconosciuto Tatsuya e, nel suo racconto, non mancò mai di citare quello che gli sembrò di scorgere nei suoi occhi in quel breve attimo in cui incrociò il suo sguardo: uno spaventoso bagliore rosso.
    Quelli non potevano essere degli occhi umani.
    Erano gli occhi di un demone che proteggeva un angolo di paradiso.
    Se avevi cattive intenzioni, era con lui che dovevi fare i conti.
    Lui era il Demone del Maid Caffè.



    Fine

     
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    Narrazione (forse fin troppo) esaustiva che spiega come sono andate le cose quando Tatsuya si è iscritto al maid club e che riprendono un po' quella vecchissima role che si era svolta in tempi e forum lontani :asd: Eccoli, dopo tanto tempo finalmente ti arrivano gli exp v.v

    EXP: 16
     
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5 replies since 28/7/2016, 00:24   54 views
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