[Contest] C'era una volta... La bianca e la nera bestia

Kuro e Miuna

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    "Giù le zampe da quelle rose nere! Come ti permetti?"
    Una voce, un rombo, riecheggiò nell'aria. Il malcapitato si girò, tremando per la paura, e vide una enorme bestia, alta almeno due metri, un folto pelo nero dal quale emergevano, ai due lati della testa, delle corna bitorzolute.
    "Io ti ho ospitato e tu mi ripaghi così?"
    Rabbia. Una incolmabile rabbia traspariva dalle sue parole, tramutatesi quasi in grugniti. Alzò la sua altrettanto enorme zampa, dotata di artigli molto affilati e in grado di ridurre a brandelli la carne come se fosse un foglio di carta.
    "A-A-Aspetta! Non è co-come credi... Ecco, io..." blaterò il povero mercante, mentre tratteneva a stento l'impulso di iniziare a correre via a gambe levate "Mi-mia figlia, ecco... Mi aveva chiesto di portarle una rosa come dono. Siccome lei mi è molto cara, vorrei tanto poterla rendere felice..."
    "Oh." mormorò la bestia, abbassando momentaneamente la zampa. "Quindi è per questo che dovrei risparmiarti la vita? Uhm... Non credo che lo farò." aggiunse poi, risollevando la zampa e preparandosi a troncare l'inutile vita distrutta di quell'uomo.
    "Ti supplico, no!! Non posso lasciare le mie figlie senza un soldo, non posso..." L'uomo si inginocchiò e iniziò a supplicarlo. Nonostante non fosse solitamente suscettibile a tali pratiche, la bestia alla fine si decise.
    "E così sia, ma dovrai mandare una delle tue figlie qui, nel mio castello, altrimenti distruggerò tutto quello che hai di più caro e ti costringerò a guardarmi mentre lo faccio"
    L'orrido mostro, senza il minimo scrupolo, pronunciò tale frase con sguardo risoluto e iniettato di sangue. L'uomo accettò l'offerta, anche se non gli era stato detto che cosa ne sarebbe stato di quella figlia che avrebbe preso il suo posto.
    "Assicurati che raggiunga il mio castello entro la terza notte dalla tua partenza, altrimenti verrò a reclamare il mio premio".
    E fu così che l'uomo, nel silenzio della notte, abbandonò il castello, diretto verso casa e con una rosa nera stretta nella mano destra.
    *******
    "Il mio nome è Miuna..."
    Così si presentò la giovane ragazza al cospetto dell'orrida bestia. Abbastanza alta per la sua età, con dei lunghi capelli neri raccolti dietro alla nuca, occhi azzurri e luminosi, sguardo freddo ma allo stesso tempo dolce. In mano teneva la stessa rosa che aveva lasciato portare via a suo padre qualche notte prima.
    "Prima di lasciare che tu faccia quello che voglia di me, vorrei porti un quesito."
    Molto educata, cortese, gentile. Impaurita sì ma allo stesso tempo consapevole e pronta ad accettare tutto. La bestia non seppe dire di no ad una tale richiesta.
    "Prego."
    Lei dimostrò la sua gratitudine con un inchino
    "Come mai questa rosa è nera?"
    La bestia rimase colpito dalla sua domanda. Di tutto si sarebbe aspettato ma non un quesito del genere. In pochi minuti quella giovane ragazza era già riuscita ad aprire una piccola breccia nel cuore nero e avvolto di spine della bestia. Il suo sguardo lo intrigava e gli occhi rossi di lui non riuscivano a staccarsi da quelli azzurri di lei.
    "Hanno perso il loro colore, così come io ho perso la mia anima" rispose, con tono freddo e voltandole le spalle. "Da questa parte, ti mostro la tua stanza"
    Lei pensava che l'avrebbe uccisa, quindi esitò per un istante, ma subito dopo si decise a seguirlo verso l'ala est di quell'enorme castello così vuoto, così freddo, così nero.
    *******
    Erano passati alcuni giorni e la curiosità della giovane Miuna cresceva sempre di più, tanto che alla fine non riuscì più a trattenersi.
    "Come mai hai questo aspetto? Come hai fatto a perdere la tua anima?"
    "Non sono affari che ti riguardano." rispose lui, troncando subito il discorso e lasciando la ragazza da sola vicino al caminetto per ritirarsi nelle sue stanze.
    Doveva aspettarsi una reazione del genere, dopotutto possedeva un animo così chiuso, così avverso, non poteva pretendere che rivelasse simili cose a lei, una ragazza senza alcun pregio o importanza conosciuta qualche giorno fa.
    *******
    "Vorrei davvero sapere come sta mio padre..."
    Ogni tanto, Miuna sentiva nostalgia di casa, ma soprattutto era preoccupata per il padre e voleva sincerarsi del suo stato di salute. La bestia dunque, le mostrò uno specchio magico, in grado di esaudire il suo desiderio. Il povero mercante si era ammalato e le sue sorelle non si prendevano sufficientemente cura di lui che quindi rischiava di morire. Miuna iniziò a piangere e abbracciò lo specchio, invocando il nome del padre ad alta voce, mentre le lacrime si facevano sempre più copiose.
    Nel corso dei mesi che Miuna aveva trascorso presso il castello della bestia, la breccia nel suo oscuro cuore si era fatta sempre più grande, tanto che anche quel mostro nero e spietato si commosse di fronte a quella scena.
    "Ho perso la mia anima tanto tempo fa, a causa dei miei peccati: ira, odio, avarizia, omicidi. La mia furia era incontenibile, tanto che iniziai a tramutarmi in una vera e propria bestia, quella che sono diventato ora e sono stato segregato in questo castello." La ragazza, ancora con le lacrime agli occhi, si staccò dallo specchio e abbracciò il mostro.
    "Ma ora sei cambiato, posso percepirlo"
    "Non ancora, no. Sento ancora quella voglia di distruggere e di uccidere che cresce in me. Ma ora hai cose più importanti da fare che badare ad un mostro come me."
    La bestia le diede un anello, in grado di ricondurla a casa sana e salva e la lasciò andare, con la promessa che sarebbe tornata entro dieci giorni dalla sua partenza, altrimenti lui si sarebbe completamente abbandonato ai suoi istinti distruttivi, uccidendo anche lei se si fosse ripresentata al suo cospetto dopo quella data. La ragazza accettò e partì per salvare sue padre, avventurandosi nella foresta in quel freddo pomeriggio invernale.
    *******
    Rabbia. Distruzione totale. Uccidere. Questi erano gli unici pensieri di quella bestia che si era oramai abbandonata al suo essere animale. Era diventata persino più grande, raggiungendo quasi i tre metri di altezza, e più spaventosa e orribile di qualunque altra cosa presente sulla faccia della terra. Gli occhi quasi fuori dalle orbite, completamente rossi e perennemente infuriati. Aveva iniziato a distruggere tutto quello che gli capitava a portata di mano all'interno del castello: mobili, piatti, finestre, porte, lampadari. Era passato poi a distruggere addirittura le pareti, a sradicare le colonne, a scardinare l'enorme portone d'ingresso. Erano passati ben venti giorni dalla sua partenza ma non era ancora tornata. Lei chi? Oramai la sua mente era annebbiata, gli risultava discernere qualsiasi cosa di diverso dalla voglia di distruggere. Aveva già danneggiato l'intero castello, l'unica cosa che rimaneva era in giardino delle rose nere, verso la quale si era diretto per ultimo, ululando e correndo a quattro zampe. Sfondò la porta e si diresse verso le rose, pronto a farle a brandelli. Tuttavia non ne fu in grado. Nel frattempo riuscì ad udire una voce in lontananza che lo chiamava. Lui conosceva quella voce, fin troppo bene, ma aveva dimenticato. Lei lo trovò lì, in quello stato e corse verso di lui per cercare di placarlo. La bestia non la riconobbe e sollevò la zampa per colpirla. Miuna non si fece intimorire e continuò a correre verso di lui, saltando per abbracciarlo all'altezza della vita.
    "Scusami, sono qui! Non mi sono dimenticata di te!" urlò lei, stringendolo forte. Ma dalla bocca di lui uscirono solo versi disumani. Aveva oramai perso il controllo e Miuna si ricordò che lui le aveva detto che avrebbe ucciso anche lei. In quel momento ebbe un attimo di esitazione e fu proprio allora che la bestia nera colpì: forte, rapida e letale. L'artigliata squarciò il ventre alla giovane che venne sbalzata all'indietro mentre sputava sangue. Cadde a terra, in fin di vita. Dapprima la bestia non mostrò alcun sentimento, ma dopo qualche secondo si fermò a fissare il corpo immerso nel sangue. Poco alla volta le sue dimensioni diminuirono e i suoi occhi tornarono ad essere non rossi ma bensì azzurri, il loro colore naturale. La bestia nera aveva riacquisito coscienza di sé e si era subito accorto di quello che aveva fatto. Con un rapido balzo saltò verso la ragazza e la alzò da terra, abbracciandola.
    "Oddio, che cosa ho fatto... Tutto a causa di questo stupido potere e questo destino maledetto! Ho ucciso l'unica cosa a cui tenevo, l'unica cosa per cui valeva la pena di vivere! L'unica che mi voleva bene! Guardala, è tornata indietro nonostante il pericolo e io... Io...
    UUUUARRRRRGGGGGGGHHH"

    Un ululato selvaggio di dolore emerse dalle fauci della bestia. Si ferì alle zampe mentre le sbatteva a terra per cercare di calmarsi. Continuando a disperarsi non si accorse che il sangue che fuoriusciva dalle sue ferite stava fluttuando e si dirigeva verso il corpo esanime di Miuna, riparando le sue ferite in maniera miracolosa. La vista annebbiata dalle lacrime e la mente annebbiata dai troppi pensieri: venne richiamato alla realtà da una flebile voce femminile a lui molto familiare.
    "Ugh... Ehi..."
    "Miuna!" esclamò lui, alzando lo sguardo verso di lei. "Come?"
    "N-non lo so... Però forse..." disse a stento e indicando poi il sangue che fluiva dalle ferite della bestia.
    "Il mio... Sangue? È stato il mio sangue a guarirla? Sono davvero in grado di ridare la vita oltre che a toglierla?"
    "A quanto pare si..." disse lei, accennando un sorriso, mentre la sua pelle riacquistava man mano il colore.
    "Non ti sforzare..."
    "Tranquillo, sto bene... Piuttosto... Guarda!" disse, indicando un punto imprecisato del giardino. La nera bestia di girò in quella direzione e vide le rose, quelle che aveva protetto così a lungo, il segno della sua maledizione. Ma erano diverse dal solito. Il loro colore... Beh, alcune lo erano già del tutto, alcune sono in parte ma stavano ritornando ad essere rosse, rosse come il sangue che rappresenta la vita e il legame vitale indissolubile che si può creare tra due persone. Ma le sorprese non erano finite: man mano anche il corpo della bestia stava tornando umano. La peluria scomparve, assieme alle corna e alle zanne, i lineamenti si fecero più delicati e le zampe tornarono ad essere mani, braccia, gambe e piedi. L'unica cosa che rimase, quasi come un monito, fu il colore dei suoi corti capelli: nero pece, colore che un tempo apparteneva anche al suo nome.
    Miuna rimase stupefatta da tutto ciò e non appena ebbe le forze per rialzarsi, abbracciò il giovane uomo che un tempo fu una bestia. Il sortilegio generato dal suo stesso potere era oramai svanito.
    "C'è una cosa che voglio chiederti, da molto tempo... Qual è il tuo nome?"
    "Io... Io mi chiamo Kuro." rispose lui, prima di afferrarla dolcemente e baciarla, mentre nell'aria si diffondeva un dolce profumo di rosa.

     
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