[Contest] A Christmas Carol: Rosso Natal

Kuro Kamishini

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    Piccola premessa: il seguente è un natale futuro che potrebbe accadere. Ebbene sì, questo potrebbe essere il Natale di Kuro Kamishini alla fine del corrente anno scolastico (se mai riusciremo ad arrivarci). Questo vuol dire che potrebbero esserci delle cose difficili da capire al livello della trama del mio pg ma alla fine non è questo l'importante in questa shot, ci tenevo solo a farvelo sapere, ecco... Buona lettura.

    La neve imbiancava i tetti in quella fredda giornata di Dicembre: era il 25, per la precisione. Esatto, il giorno di Natale. Dove mi trovavo? Difficile da dire, avevo vagato per tutta la notte precedente in cerca di un luogo isolato. Il dormitorio era chiuso, non avevo più una casa in cui tornare, amici su cui contare. Ero solo, in cerca di un posto dove passare quella brutta giornata in pace, lontano dalle mie responsabilità, lontano dalle voci anche se, in questo caso, era quasi impossibile, quelle non mi abbandonavano mai. Alle prime luci dell'alba trovai un enorme tubo di cemento, aperto soltanto da un lato e completamente vuoto. Mi ci infilai e mi accovacciai nella parte più interna, per evitare di essere visto da eventuali passanti sfortunati. Al suo interno vi erano alcuni rametti secchi che raccolsi e ammucchiai davanti a me: li utilizzai per accendere un fuocherello usando una goccia del mio sangue infuocato. Non avevo veramente bisogno di quel misero falò per scaldarmi ma quella tenue fiamma che però si sforzava e cercava in tutti i modi di non spegnersi da un momento all'altro mi trasmetteva un certo senso di familiarità, di tranquillità, di calore umano. Me ne stavo lì, a fissare il tremolare del fuoco che mi incantava e mi faceva allontanare dai miei pensieri quando all'improvviso sentii una voce provenire dall'esterno del tubo. Era molto vicina, ma non sembrava minacciosa, anzi. Una bambina. La sua tremolante voce mi ricordò la fiamma davanti a me. Sembrava che stesse cercando la madre, probabilmente si era persa. Non avevo però alcuna intenzione di uscire dal mio confortevole rifugio per aiutarla. Fu lei a trovarmi.
    "Scusi, signore... Mi puoi dare una mano? Mi sono persa..."
    La sua voce era riluttante, i suoi occhi erano rossi: aveva chiaramente pianto. Io scossi la testa.
    "Scusami ma non sono proprio dell'umore adatto..."
    "Oh, capisco..." sussurrò lei, girandosi e iniziando a piangere sommessamente. "Non troverò mai la mamma..."
    In quel momento, però, il mio cuore agì da solo, scavalcando tutto il resto.
    "Va bene, ti aiuterò. Dov'è che l'hai vista l'ultima volta?
    La bambina si girò verso di me, con le lacrime agli occhi ma sorridente.
    "Davvero mi aiuteresti? Grazie mille, grazie davvero... Ecco, io, non mi ricordo bene... Eravamo appena usciti da un negozio di giocattoli e poi, in mezzo a tutta quella gente, ci siamo persi di vista..."
    Rivolse il suo triste sguardo verso la terra, mentre faceva dei piccoli solchi nella neve fresca con la punta del suo stivaletto rosso. La guardai e annuii; in realtà per me non sarebbe stato molto difficile localizzare la madre di quella povera bambina, dopotutto oramai ero in grado di percepire il battito del cuore delle persone attorno a me e il raggio d'azione di questa capacità si era espanso parecchio negli ultimi tempi. Mi concentrai e chiusi gli occhi: cercavo un battito abbastanza vicino, molto accelerato e in continuo movimento casuale, come se fosse alla ricerca di qualcosa. È vero, c'era molta gente per le strade in quel giorno però per un esperto come me non era comunque così difficile distinguere i soli dati che mi erano necessari. Difatti eccola lì, proprio quello che cercavo. Era davvero vicina, nella strada principale. Riaprii gli occhi e guardai la bambina che stava ricambiando il mio sguardo con fare curioso.
    "Aspettami qui, ti porto subito tua madre." le sussurrai mentre quasi sparii, data l'alta velocità con la quale mi mossi. Raggiunsi il battito in pochissimo tempo: era una signora disperata che stava cercando la figlia, in preda al panico e alla paura. Mi avvicinai con fare pacato e le rivolsi la parola con fare altrettanto calmo e distaccato.
    "Mi scusi, ha per caso perso sua figlia?"
    Lei si girò, sorpresa.
    "Sì, ma lei come fa a saperlo? Mi dica, per caso l'ha vista?! Dove?"
    "Stia calma, mi segua che la accompagno subito da lei."
    La donna annuii e mi seguì con passo svelto. Una volta arrivati dalla bambina lei le corse in contro e la abbracciò.
    "Mamma!! Mamma!"
    "Amore mio! Ecco dove eri finita!"

    La donna prese sua figlia in braccio, stringendola forte a sé e poi mi guardò, con lacrime di gioia che le scorrevano lungo le guance.
    "Grazie mille, signore, non so davvero come ringraziarla..."
    "Grazie mille, signore in nero!"
    urlò la bambina.
    "Kirino, non dire così! Non essere scortese!"
    "Non si preoccupi, alla fine quello è il mio nome..."
    Salutai lei due mentre si allontanavano e sentii qualcosa di umido cadere lungo il mio viso? Che cos'era? Un fiocco di neve? Eppure avevo il cappuccio... Passando il dito sulla guancia destra capii che era una lacrima, una mia lacrima. Di gioia? No, non era così semplice... Era una lacrima di rammarico, di tristezza, di invidia... Invidia... INVIDIA. INVIDIA!

    *** No, ti prego, non puoi farlo, non oggi, non adesso, ti prego.
    Le mie dita erano ricoperte di sangue.
    Non farlo, Non puoi.
    Non meritano di essere felici, io lo merito, perché non posso esserlo.
    No, non dirmi che lo hai fatto.... Perché?
    Perché non possono. ***

    Mi trovavo davanti a due cadaveri, o meglio, davanti a quel poco che ne rimanevano. Erano stati letteralmente fatti a pezzi e le mie dita erano diventate delle spade ed erano sporche, probabilmente dello stesso sangue che imbrattava quella neve che fino a poco fa era immacolata.
    Disperato, feci tornare le dita alla normalità e tirai nuovamente su il cappuccio, sparendo nei vicoli bui, sempre più bui, in fuga da una cosa dalla quale non sarei mai riuscito a scappare: me stesso.

    Buon Natale, Kuro Kamishini, buon Natale...
     
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