[Contest] A Christmas Carol: Riunione di famiglia.

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    da casa mia?

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    Shizuka: Io!
    Emi: Tu!
    Zes: Lui
    Tipa strana: Egli
    CITAZIONE
    SHIIIIIIII! Grazie mamma! Grazie papà! È proplio quello che desideravo!
    La piccola di tre anni abbraccia commossa la scatola contenente il suo regalo: il kit del piccolo meccanico. Una roba innocua, con solo vari particolari e strumenti da lavoro molto inoffensivi.
    Sono inginocchiato di fianco alla mia piccola maschiaccio, sto subendo con molto piacere il suo abbraccio, ricambiandolo con altrettanto trasporto.
    Subito dopo abbraccia la madre con la stessa passione con cui ha abbracciato me. Il viola e l’argentato dei capelli delle due donne accostate fanno strano contrasto… sono l’unico ad avere i capelli normali in questa casa.
    Finito di abbracciare anche il cane che dormicchiava davanti al termo della sala, Shizuka prende il suo regalo e corre verso il tavolo in sala, pronta ad aprire la scatole e iniziare a giocare con i pezzi.
    Io e mia moglie rimaniamo davanti all’albero sorridendo come due ebeti… è sempre bello vederla contenta. Anzi, è sempre bello vederle contente direi.
    Hey! Sta attenta a non sporcare troppo che tra un’ora arrivo il nonno!
    Shi mamma!
    La piccola lo dice girandosi verso di noi, sorridendo felice come una pasqua. Rido, vedendo che la piccola si è già sporcata la guancia con qualcosa di nero.
    È senza speranza.
    Non dire così! Ha solo tre anni, di sicuro più migliorare.
    Nel dirlo, la donna dai capelli argentati mi da un pugno scherzoso sulla spalla, ridacchiando anche lei.
    Se è come te, di sicuro non ha speranze.
    Ma come osi! Se è come TE – sì, sottolinea molto questa parola – non ci sono speranze. Con me può solo migliorare!
    Ma sentite cosa dice quella donna poco vanitosa che è moglie!
    Io vanitosa? Senti, caro marito, qui se c’è qualcuno di vanitoso, quello sei tu!
    Lo scambio di battute dura un altro po’, concludendosi con un abbraccio e risate da parte dei due partecipanti. Uno scambio di battute che continuiamo a perpetrare nonostante i quindici anni di frequentazione, di cui quattro anni di matrimonio.
    Ti amo.
    Ti amo anche io, scemo.
    Suggelliamo il tutto con un lungo bacio romantico.
    Bleaaaaaah.
    La piccola si è girata giusto in tempo per vedere il gesto romantico, rispondendo come scritto sopra.
    Che ‘chifo!
    Scappa sia a me che a Emi una piccola risata. La donna si allontana da me per andare verso la piccola, andando ad abbracciarla per poi sollevarla.
    Forza signorina! Ti sei già sporcata abbastanza, ora bisogna andare a fare il bagno!
    Nooooooooooooo! Papà, aiutoooo!
    Mi dispiace Shizu, ma devo pensare al pranzo!


    C’è freddo fuori. Un freddo pungente, di quello che ti entra dentro le ossa e ti congela. Mi sono dovuto vestire pesante per poter uscire sul balcone per fumare una sigaretta o due. Tuttavia, continuo ad adorare questa cosa. Sarà che ho passato tanti anni con una temperatura più alta della media di molto, ma amo il freddo.
    Ammiro il fumo che si alza dalla sigaretta lentamente. Sottile, grigio, saporito…
    Mi viene da ridere, ricordando la mia prima sigaretta, fumata un bel po’ di anni fa, per poi rattristirmi al motivo per cui ho iniziato a fumare.
    Faccio un tiro di sigaretta rabbioso, sperando che il fumo, riempiendo i miei polmoni, mi calmi un pochino, ma senza successo.
    Riprendo ad osservare il fumo passivo, assorto nei miei pensieri.
    Mi sembra strano pensare a tutto quello che ho dovuto sopportare e fare quando ero più giovane.
    Mi mancano quei bastardi. Sat, Hi, Alice, il trio pazzo, il rapper stonato e tutti gli altri.
    Inspiro, espiro, inspiro, espiro, inspiro, espiro.
    Finisco la sigaretta con un’ultima grande inspirata, lasciandomi cullare dal sapore del fumo e dalla sensazione di pienezza che da ai miei polmoni.
    Prima di buttarla dentro al posacenere che abbiamo messo in balcone della nostra casa, noto due cose: la prima è che ho praticamente masticato il filtro della sigaretta mentre ero sovrappensiero, la seconda…

    Da quanto tempo sei lì?
    Nessuna risposta interrompe il silenzio notturno che si è creato, però so che Lei è qui.
    Non far finta di non esserci. Sappiamo entrambi che sei qui, o dietro di me o sul tetto. La sigaretta non mente.
    Passa ancora qualche secondo, il silenzio torna, ma opprimente. Una macchina sfreccia sotto la casa, illuminando la strada con i suo fari. Quando la macchina non è più udibile, qualcos'altro interrompe il silenzio.
    Non hai smesso di fumare, a quanto vedo.
    Come sospettavo, la voce proviene da dietro di me, esattamente dove punta il fumo di sigaretta.
    Potrei farti la stessa domanda, anche se sarebbe una pessima battuta.
    Dei passi soffici avvengono sempre alle mie spalle, seguiti da una sbuffo e al rumore di una persona che si appoggia alla ringhiera del balcone, alla mia sinistra.
    Non mi volto a guardarla, non ho voglia di rivedere la sua faccia dopo tutti questi anni. Farebbe troppo male.
    Comunque, non hai risposto alla mia domanda. Da quanto tempo eri lì?
    Che cazzo te ne frega? Hai paura che ti abbia spiato mentre servivi il pranzo formato da sei portate escludendo il dolce? Oppure che abbia visto la fottuta faccia contenta della tua figliola mentre scartava il regalo del nonno? Pensi che tua-
    In uno scatto rabbioso ruoto il corpo di novanta gradi, tenendo solo la mano destra sulla ringhiera, il volto sfigurato dalla rabbia e con gli occhi che ardono ira.
    NO! Non dire quella parola! Tu non hai più alcun diritto ad essere chiamata in quel modo, soprattutto dopo tutto quello che ci hai fatto passare.
    La figura femminile non si gira. Rimane ferma sul posto a fissare il vuoto. Non si riesce a vederla in volto, come anche molto della sua figura… è come se non fosse ben definita la sua figura.
    Incazzato nero, prendo un’altra sigaretta dal pacchetto e la accendo con le mani tremanti dalla rabbia.
    Passa qualche minuto in cui entrambi stiamo zitti a fissare il paesaggio che si distende dal balcone di casa mia. Non so cosa fa lei in quei minuti, so solo solo che ho fumato rabbiosamente la sigaretta, con il fumo che dolcemente si dirige verso la donna.
    Da quanto tempo hai perso i poteri?
    Mi concedo di fare un lungo tiro di sigaretta prima di rispondere.
    Da quando sono stato Purificato.
    Sento una piccola risata provenire alla mia sinistra.
    Non prendermi in giro. Li avevi ancora dopo quella cosa.
    Erano più deboli, da personaggio secondario. Poi da lì hanno iniziato a scemare sempre di più e lentamente. Ho iniziato a non riuscirli più usare definitivamente nove anni fa. Poi piano piano hanno iniziato ad andare via anche le personalità. L’ultima, Sat, è andata via tre anni fa, lo stesso giorno in è nata la piccola.
    Per questo gli hai dato quel nome?
    Fumo un altro tiro di sigaretta e ammiro il fumo che si dirige, andando controvento, alla mia sinistra.
    Emi era d’accordo. Anche senza poteri ha capito quello che è successo e ha deciso di sua spontanea volontà di dargli quel nome.
    La sento ridacchiare un pochino, una volta sentita questa notizia.
    Siete proprio fatti per stare insieme.
    Faccio un altro tiro di sigaretta a quella affermazione. Non so se essere lusingato per il complimento o incazzato per via della persona che lo dice.
    Decido che il preambolo è durato troppo e decido di fare la domanda che mi preme di più.
    Cosa ci fai qui?
    Sento che la donna ha un sussulto, forse si è anche irrigidita sul posto.
    Non posso fare una visita ai miei unici parenti ancora in vita?
    Ringhio alla parola parenti. Mi fa veramente schifo pensare al grado di parentela che ho con quella persona, dopo quello che ha fatto.
    Sei scomparsa un bel po’ di anni fa. Nessuna notizia o altro. Speravamo che fossi morta in qualche modo. Magari Camilla ha fatto il suo cruento dovere da protagonista e ti aveva eliminata, forse un qualche tuo esperimento è andato male ed eri esplosa… non sapevamo cosa immaginare.
    La sento sbuffare dopo tutte queste supposizioni non più valide a questo punto.
    Lo pensavi talmente tanto che non mi hai più dato la caccia, neanche mettendo un dipendente sulle mie tracce. Non so se essere fiera delle mie capacità o delusa per quello che pensa il mio povero-
    Ti ho già detto di non usare quel nome! Non siamo più fratello e sorella, fratellastro o sorellastra o altro. Non lo siamo più da quando hai tentato di uccidere me e i miei amici dell’epoca! Per cui smettila di chiamarmi fratellino/ fratello/ fratellastro o altro! Ci siamo capiti?!
    La sto guardando negli occhi. Dopo anni, la sto di nuovo guardando negli occhi. La sigaretta che risiede nella destrina sta indicando lei mentre arde millimetro per millimetro la carta che avvolge il tabacco.
    Nella penombra riesco a vedere il suo volto. È invecchiata anche lei, le prime rughe solcano la sua pelle mentre delle occhiaie si delineano sotto i suo occhi grigi. Il fumo l’avvolge completamente, lasciando scoperto solo il volto e le mani piene di cicatrici.
    Non so per quanto tempo rimaniamo a fissarci negli occhi, ma il tutto viene interrotto quando la porta vetro del balcone si apre.

    La porta del balcone si è aperta, ed una folta chioma color viola fa capolino da dietro le tende, osservando spaesata quella che è la sua zia.
    Papà, la mamma ti vuole… Chi sei tu?
    La voce della piccola squilla nel silenzio, non capace di comprendere la situazione.
    Prima che la mia sorellastra possa rispondere intervengo io, cercando di fare comunque una voce dolce.
    Shizuka, cosa ti ho detto di non fare con gli sconosciuti?
    La bambina abbassa tristemente lo sguardo e mormora qualcosa del tipo:” non pallale con gli sconosciutti...”.
    Esatto. Ora torna dentro e dì alla mamma che sono impegnato adesso.
    Sempre con lo sguardo abbassato, la piccola rientra dentro la casa strisciando le ciabatte che avvolgono i sui piedini piccini.
    Non devi essere molto duro con tua figlia. Io non lo ero e guarda come sei venuto su bene!
    Non rispondo, non devo dargli la soddisfazione di vedermi perdere le staffe un’altra volta.
    Uno rumore di ciabatte più forte rispetto a quello della piccola inizia ad avvicinarsi, divento sempre più forte. Alla fine Emi esce dalla porta incazzata nera con un coltello giallo trasparente in mano.
    Dov’è quella puttana?
    Ho distolto lo sguardo dalla donna fumo per vedere mia moglie entrare in scena, quando riposo lo sguardo sulla ringhiera del balcone, scopro che mia sorella se né già andata.
    Tornando ad osservare la mia donna, scorgo subito la nuova posizione dell’intrusa, molto probabilmente la stessa che aveva prima che iniziassimo a parlare.
    Con un dito la indico ed Emi, girandosi, inizia subito a inveire contro di lei.
    Scendi da lì, lurida sgualdrina e affrontami se ne sei capace!
    Per tutta risposta, l’agglomerato di fumo ride, mostrando un dito medio per contornare le risate.
    Scusa, ma non ho intenzione di morire grazie ad un coltello d’ambra!
    Faccio qualche passo in avanti e appoggio una mano su una spalla di mia moglie, che si gira a fissarmi con il volto deformato dalla rabbia. Pian piano si calma, ma mantenendo i sensi all’erta.
    Solo ora mi rivolgo di nuovo a quella che dovrebbe essere la mia sorellastra.
    Che cosa vuoi veramente?
    Dalla figura fumosa proviene uno sbuffo di rassegnazione… finalmente.
    Sono venuta a farvi un ultimo saluto. Molto probabilmente entro la fine della prossima settimana sarò veramente morta, per la vostra gioia.
    E pensi che questo ci freghi qualcosa?
    Ho ho, Emi è veramente incazzata direi.
    Non lo so, però speravo, essendo natale, di potervi dare un ultimo saluto e vedere almeno una volta vostra figlia.
    Tieni lontana quelle tua manacce dalla nostra piccola!
    Stringo leggermente più forte la mano sulla spalla. Lei capisce immediatamente quello che vorrei che lei facesse e si quieta un po’. A questo punto parlo io.
    Cosa ti fa pensare questa cosa?
    Ho ho ho! Ecco una fottuta domanda intelligente! Comunque, c’è una persona che si sta divertendo a uccidere dei parassiti dormienti. Solo i dormienti, per questo non sai niente, caro fratellino.
    Per prevenire la tua prossima domanda, no. Non dovrebbe riuscire a rintracciarti. E non è un membro della tua Gestapo, quindi non hai nessun contatto con lui.

    Vediamo che da accovacciata si mette più comoda, a gambe incrociate.
    Per questo sono qui: per avvisarvi e darvi un ultimo saluto, anche se sembra che vi abbia solo creato guai, ascoltando madame Emi Aida in Sakamoto. Seriamente questo è il tuo cazzo di nome adesso? Un pochino più corto no?
    Fortunatamente Emi non abbocca alla provocazione, anche se la sento fremere grazie al dente avvelenato che ha sviluppato contro la mia sorellastra.
    Detto questo, è stato un piacere rivedervi, barra parlare con voi. Vi direi arrivederci, ma visto che la morte è dietro l’angolo, mi tocca congedarmi con addio.
    Mentre pronuncia l’ultima frase inizia ad alzarsi piano, con calma, sempre mentre è sopra il tetto.
    I secondi scorrono e finalmente è ritta, pronta ad andare via. Si concede un ultimo sguardo attorno, per poi fissare seriamente me.
    Tenete d’occhio la piccola. Nessun Corrotto dormiente ha avuto una prole, soprattutto se è stato Purificato. State attenti.
    Detto questo, scompare, lasciando i due coniugi al freddo.
     
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