CITAZIONE
Più ascoltava quel racconto, più sentiva qualcosa di profondo nascere dentro di lei, qualcosa che arrivava dal cuore e che difficilmente era riuscita a provare durante quel lungo periodo.... Quand'era l'ultima volta che aveva provato delle vere emozioni, senza doverle reprimere, senza ignorarle, senza farne a meno? Si era quasi dimenticata di cosa si provasse, di cosa significasse quell'emozione, o di cosa significasse provare emozioni in generale, tranne la rabbia. Di quella ne aveva provata tantissima, tanto che ne era stata posseduta per un lunghissimo periodo della sua vita. Ed era la prima volta che si lasciava coinvolgere da un'emozione tanto forte e tanto umana quanto la sofferenza di Enma in quel momento. Aveva sofferto tantissimo, ma ciò che lei provava in quel momento era composto da un insieme di sensazioni, molte delle quali contrastanti: dentro di lei, la rabbia che per tanto tempo l'aveva oppressa stava iniziando a risalire dal profondo, assieme alle altre emozioni. Ma questa volta non era rabbia verso il suo passato, verso se stessa, ma era diretta nei confronti di chi aveva fatto tanto soffrire quel ragazzo che le stava di fronte. Strinse i pugni, mentre lo lasciava terminare quel lungo e doloroso racconto.
Tuttavia, quando lo vide assumere quella posizione, quasi come se tentasse di abbracciarsi da solo, non riuscì a trattenere il nuovo impulso: si mosse verso di lui, veloce come sempre, per abbracciarlo lei stessa. "Il mondo è pieno di dolore, sofferenza, incontreremo sempre nella nostra vita persone cattive, che altro non fanno che godere del dolore altrui, talmente egoiste da non essere in grado di aprire gli occhi alla sofferenza delle persone di cui distruggono le vite.... Ma è anche vero che, per un motivo o per un altro, incontriamo anche tante persone il cui amore ci può riempire la vita, tanto quanto noi possiamo riempire la loro" mentre parlava, intorno alla loro panchina iniziarono a crescere una serie di rovi, con tanto di spine, come se fosse una specie di barriera, ma senza toccare nessuno dei due.
"Il dolore che proviamo, a volte, sembra distruggerci, sembra essere insopportabile e soprattutto non ci permette di uscirne, proprio come questa gabbia di rovi: attraversala è doloroso, ci può ferire, ma può anche tenere le cose buone all'esterno" continuò, scostandosi da quell'abbraccio, ma lasciando le mani appoggiate sulle sue spalle. "Ma questa gabbia di spine, se lasciata crescere, compresa, e accettata come tale, perché noi siamo sempre la somma di tutto ciò che abbiamo vissuto e subito, può portare a qualcosa di meraviglioso" e mentre parlava, lungo tutta la gabbia di rovi iniziarono a sbocciare rapidamente tutta una serie di rose, dal profumo intenso e dolcissimo, con colori diversi, quasi a diventare un arcobaleno.
"Le spine non possono sparire, così come non spariranno mai le ferite che queste spine ci hanno provocato, ma i fiori che ne nasceranno saranno ancora più intensi, profumati e meravigliosi, e ci riempiranno la vita non solo esteticamente, ma possono coinvolgere tutti i nostri sensi e le nostre emozioni, non solamente il dolore fisico o mentale".
La gabbia di rovi continuò a salire, riunendosi in un punto, assieme alle rose, per concentrarsi un punto solo. Il profumo, le spine, i petali, si riunirono tutti in un unico, piccolo fiore, in alto. Galatea aprì il palmo della mano destra, pronto a ricevere il fiore che cadde dolcemente sulla sua mano: una rosa nera, cristallizzata, ma che emanava comunque i profumi di prima se annusata con attenzione e sul piccolo gambo delle piccole spine, appena percettibili. "Noi siamo tutto questo, e questa rosa, in questo momento della tua vita, sei tu" disse aprendo la mano di Enma e appoggiandola con delicatezza: "questa rosa non è un semplice fiore di cristallo, perché conserva il profumo dei fiori e le sensazioni belle e brutte... Inoltre, se lo terrai con te, riprenderà i suoi colori, diventando un fiore colorato" concluse avvicinandosi, per dargli un leggero bacio sulla guancia. Una volta allontanata e in piedi, si rivolse a lui nuovamente: "ma questa volta, sarai tu a scegliere che colori assumerà e faranno parte di lei, ma ti prego di conservare almeno uno dei petali di colore nero, perché voglio che il mio colore faccia sempre parte di questo tuo fiore".
Sollevò gli occhi al cielo, ora dandogli le spalle. Si alzò una leggera brezza, le sue emozioni erano di nuovo libere, tutte assieme. Forse, anche il suo fiore era tornato a sbocciare.