A Demon's Fate - The Superbe Battle of Avarice

Bollino Rosso

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    Narrazione Solitaria dai contenuti forti, astenersi deboli di cuore. Ah, per contenuti forti intendo violenza e non sesso.

    Il fuoco stava divorando l'intera stanza. Avrei preferito rimanere al suo interno e morire bruciata anche io. Ma lui non me lo avrebbe mai permesso. No, lui aveva il controllo su tutto. Lui ERA tutto. Come poteva anche solo una creatura misera come me pensare di opporsi a QUELLO. No, non c'era alcuna speranza. Mi trascinò fuori con la forza. Lui DOVEVA sopravvivere, a qualunque costo. Con qualsiasi mezzo. Lui doveva ancora appropriarsi di tutto quello che non era ancora suo. Il mondo era il suo giardino che non aspettava altro che lui ne cogliesse i frutti. Nonostante la pazienza fosse quasi sempre la giusta via, anche l'avarizia, la forza e la superbia lo erano. La pazienza era per i pigri. Il tempo è giunto. Lui, l'unico essere che merita di camminare su questa disperata Terra, doveva entrare in azione. Io ero solo una sfortunata pedina, vittima della sua superba mania di grandezza. Uscii di corsa dall'edificio, proprio mentre stavano arrivando i soccorsi. Due pompieri mi corsero incontro. Alzai le braccia. Tagliai a metà i loro miseri corpi con un solo gesto della mano. Un taglio netto, a livello della vita, separando in maniera quasi perfetta l'intestino dallo stomaco, dividendo perfettamente a metà i reni. Urla. Dolore. Sangue. Tutti mi guardavano esterrefatti mentre mi avventavo sulle carcasse, pronta a divorare le interiora così succose. Ah, non c'era nulla che desse soddisfazione alle mie membra quanto divorare un fegato ancora perfettamente funzionante, caldo e avvolto nel denso sangue che era appena stato strappato dal suo comodo, caldo e accogliente nascondiglio. Gli altri tentarono la fuga, ma non avevo ancora finito di cogliere i miei frutti. Esatto, TUTTO APPARTIENE A ME.
    Proprio in quegli attimi di terrore, un ragazzo tutto trasandato, probabilmente sotto l'effetto di qualche sostanza allucinogena, si avvicinò alla scena, brandendo un coltello. Lo guardai con superbia. Tutto è mio, ma tutto quello che non può esserlo... Deve soltanto BRUCIARE. Così, il ragazzo prese fuoco e in pochi secondi di lui non rimase che un mucchietto di cenere. Lo sparsi all'aria con un calcio. Esseri fastidiosi. Come osano interrompere la mia festa. COME.
    Difatti tutti gli altri erano scappati. O almeno, ci stavano provando. In un solo istante, tutti presero fuoco. Non importa a che distanza da me erano arrivati. Essi bruciarono viti in pochi secondi. Tutti. Non si salvò nessuno. Tranne i due che erano davanti a me. Beh, almeno quelli sarebbero entrati a far parte dei MIEI frutti.
    Tornai così, nella ritrovata pace, a cibarmi delle loro interiora, fino a che non rimasero solo la pelle e le ossa.
    Una risata malvagia. Lacrime sul volto.
    Sto morendo...


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    Mi svegliai. Mi trovavo alla cima di un grattacielo, nel bel mezzo di quella che sembrava Tokyo. La luna era alta nel cielo ed era rossa. Non riuscivo a capire che cosa mi fosse successo, mi trovavo in un luogo completamente diverso fino a poco fa... E poi, quel sogno... Orribile...
    Vero, Miuna?
    Il silenzio fu l'unica risposta che ricevetti.
    Ehi, Miuna... Smettila di fare certi scherzi, non mi sembra proprio il momento... Che cosa sta succedendo?
    Ancora nulla. Non riuscivo a sentire altro che il fruscio del vento, un quieto ululato sinistro.
    Barcollai mentre cercai di rialzarmi. La testa mi girava un po'.
    Beh, probabilmente sto ancora sognando, visto che prima mi trovavo nella Secret House...
    Poco per volta i ricordi stavano ritornando. Ero caduto vittima della torta alla valeriana di Kofuku, per quello stavo dormendo e sempre per questo non riuscivo a risvegliarmi. Però non capivo come mai proprio il tetto di un grattacielo di Tokyo...
    Ero intento a fare i miei ragionamenti, udii un rumore provenire dall'altra parte del tetto. Un cerchio di luce comparve a mezz'aria, a circa sette metri di distanza da me e al suo interno era possibile intravedere una sagoma. Mentre aguzzavo la vista per capire chi fosse, la sagoma si mosse e con un sol balzo uscì dal cerchio. Anche questo farà parte del mio sogno? Non so perché ma la cosa mi puzzava un po' e avevo una strana sensazione. Era un ragazzo con i capelli rossi e dalla corporatura abbastanza esile; aveva anche un cerotto sul setto nasale e uno sguardo alquanto arrabbiato.
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    Come OSI! Non puoi sognare senza il mio permesso. Questo perché tutti i sogni sono miei. Se ti rifiuti di consegnarmelo, beh... Dovrò ricorrere alle maniere forti.
    Sulla sua fronte apparve una fiamma grossa come una mano che però sembrava quasi intangibile.
    Tutto quello che vedi è mio, ma se non posso averlo, allora, deve soltanto BRUCIARE.
    Assunse la posa da combattimento e balzò verso di me, con il serio intento di uccidermi, potevo percepirlo dal suo sguardo. Quando oramai si trovava a 4 metri da me gli si parò davanti un'altro cerchio luminoso, dalla quale fuoriuscì quasi istantaneamente un'altra persona.
    Ma che cos'è? Ci troviamo nel mio sogno oppure in un rave parti pieno di gente che si imbuca senza pagare il biglietto?
    Questa volta si trattava di una ragazza, sempre con i capelli rossi, di statura abbastanza sotto la media (1,50 metri, forse anche meno), con le spalle rivolte verso di me mentre guardava in faccia l'altro ragazzo. Tutto quel rosso iniziava a darmi alla testa, non poteva essere una coincidenza, ovviamente. Ma proprio tutti adesso?
    hY57q7n
    La nuova arrivata poi, iniziò a parlare al ragazzo, con tono assai altezzoso.
    No, tu come osi non invitarmi a questa festa?
    Allora vedi che non ci ero andato tanto lontano poco fa...
    Il ragazzo la guardò in maniera interrogativa e con fare annoiato. Poi, d'un tratto, come se il suo umore fosse cambiato radicalmente, si infuriò e iniziò ad urlare.
    E tu chi saresti? Se permetti stai entrando nella mia proprietà, quindi ti consiglio di rivelarti e di farti da parte, altrimenti brucerai anche tu assieme a lui...
    Ma io non ho proprio voce in capitolo? Accidenti, questo è il mio sogno, uscite tutti, dannazione!
    Lei lo guardò stupita e con un briciolo di irritazione.
    Scusa? Se permetti, il tuo comportamento è alquanto scortese, visto che ti trovi al cospetto di colei che supera tutti gli altri esseri umani!
    Oddio, un'altra megalomane...
    Lei si voltò verso di me, alquanto irritata questa volta.
    Scusa? Forse ho sentito male ma mi pare che tu abbia detto qualcosa di poco cortese all'essere umano supremo... Non mi pare molto saggio da parte tua.
    Ecco, avevo fatto un danno... Fino ad allora avevo solo pensato a cosa avrei potuto dire, ma alla fine una frase mi è sfuggita...
    Ho intenzione di eliminare quel patetico essere umano, se mi vuoi intralciare durante questa magnifica operazione allora considerati morto anche tu.
    Ostacolarti? Ma se sei tu che ti sei messa in mezzo! Io volevo ucciderlo già prima che tu arrivassi a rompere i coglioni.
    Prego? Mi ricorderò di queste tue parole... Mi dispiace ma lui è mio, l'ho visto prima io.
    Ma non è vero! Sono arrivato prima di te, cazzo sono due ore che te lo sto dicendo!
    Bla bla bla... Tanto non ti sento! Prova a prendermelo, se ci riesci...
    Sfida accettata.
    Entrambi scattarono verso di me. Perfetto, due peccati che, a giudicare dalle loro parole, potevano essere l'avarizia e la superbia si stavano per avventare su di me, pronti ad uccidermi. Io, d'altro canto, ero disarmato, senza Miuna e in svantaggio numerico... Insomma, solo belle notizie oggi...

    ALDQSJi


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    Proprio quando pensavo di essere spacciato, dal nulla, di fianco a me, apparve un cerchio azzuro sfumato e semitrasparente con il bordo giallo ocra. Non pareva che fosse stato uno dei miei due avversari a crearlo, in quanto anch'essi interruppero la loro avanzata.
    Ehi, sei stata tu a creare quella cosa? chiese, impaziente, il ragazzo all'altra.
    Non guardare me, non sono stata io. E poi ti ho già detto di non rivolgerti a me con quel tono, idiota! rispose lei, di tutto punto, sempre più stizzita.
    Mentre i due iniziarono a discutere, io rimasi a fissare quel cerchio per qualche secondo, quasi incantato dal vorticoso colore che lo componeva; poi, all'improvviso, dal suo interno spuntò una ragazza con lunghi capelli verdi, occhi gialli come l'ambra, un viso seducente e uno sguardo misterioso. Mentre gli altri erano troppo intenti a discutere su chi mi avrebbe fatto fuori per primo, la nuova arrivata si guardò intorno, osservando il paesaggio della città notturna vista dall'alto e di quella stupenda luna rossa che brillava in maniera così prepotente nel cielo così dannatamente scuro. Io non dissi nulla, rimasi soltanto a fissarla, come incantato dal suo portamento e dalla leggiardia con la quale iniziò a compiere piccolissimi passi verso di me. Poi, quando passò il suo sguardo su di me, esitò per un attimo, come se ci fosse qualcosa che non andasse. Poi parlò per la prima volta; la sua voce era così esile, sinuosa ma al tempo stesso decisa, preponderante e dolce.
    Ehi, ma tu riesci a vedermi? disse, rivolgendosi a me.
    Io, di tutta risposta, feci un rapido cenno assertivo con la testa. Fu in quel momento che anche gli altri due ospiti si accorsero della verde. Al che, lei si girò anche verso di loro. Eravamo tutti quanti sorpresi, anche se apparentemente per motivi diversi.
    Ma anche voi riuscite a vedermi?
    CERTO! Per chi mi hai preso, scusa? Io VEDO TUTTO e posso tutto.
    Accidenti, quanto sei chiassosa... E tu chi saresti? Un'altra intrusa nel mio sogno? Sappi che tutto quello che c'è qui è mio, quindi anche tu sei mia e se ti rifiuti, beh... E fuoco sia!
    Senza nemmeno darle il tempo di replicare, il ragazzo balzò in avanti verso la ragazza con i capelli verdi, tentando di bruciarla viva con quello che sembrava uno spadone di sangue infuocato. Ma a pochi passi dalla sua vittima, il ragazzo venne sepolto vivo da una cascata di mattoni piovuti dal cielo.
    Ma che cos-
    Nono, non avete capito niente vuoi due... disse lei, mentre con un gesto della mano fece sventolare i lunghi capelli verdi. Sono io quella che comanda qui.
    Non so se anche a voi sia capitata la stessa cosa, ma in quel momento qualcosa si spezzò nell'atmosfera coinvolgente che si era creata. Basta con questi megalomani... Ma che cosa avevo fatto di male nella vita per meritarmi tutto questo? Beh, diciamo che in questa non me lo sarei meritato, mentre in quella precedente, beh... Forse non sarebbe stato del tutto sbagliato. Mi girai verso la verde, rivolgendole la parola in modo scocciato e con sguardo afflitto.
    Un'altra megalomane? BASTA, CHE PALLE! E adesso mi dirai che anche tu sei qui per uccidermi e controllare il mondo assieme al tuo assistente minuscolo e bianco.
    Io sono qui perché mi annoio a morte e mi piace curiosare nei sogni altrui.
    Ok, perfetto, quanto meno mi sentii sollevato all'udire quelle parole.
    Solo che di solito la maggior parte delle persone nemmeno si accorge della mia presenza. Evidentemente tu possiedi qualcosa di particolare e unico, proprio come me. disse lei, avvicinando il suo viso al mio e scrutando i miei profondi occhi azzurri come il cielo senza confini con i suoi curiosi occhi d'ambra intensi e attraenti come lo spazio ignoto.
    Si, è tutto molto bello, molto organizzato ma... Vogliamo tornare alla parte principale, ovvero me?
    Ed ecco che quella piccola scorbutica tornò ad intromettersi nella storia con le stessa prepotenza di un imperatore molto famoso e di mia conoscenza, creando un paio di ali rosse da pipistrello e scattando in avanti, pronta a colpirmi. Nel frattempo, quell'altro pazzo stava per riemergere dalla montagna di mattoni che l'aveva sepolto poco fa. Ma, nuovamente, l'assalto di quei due dai capelli rossi vennero bloccati dalla verde che, con un solo gesto della mano, generò una fortissima raffica di vento, scagliando l'assalitrice al suolo parecchi metri più in là.
    Ripeto, non potete fare nulla contro di me, qui.
    Poi si girò di nuovo verso di me.
    Non so perché questi vogliano ucciderti, ma siccome anche loro riescono a vedermi, credo che posseggano delle capacità straordinarie anche loro. Permettimi di darti una mano a sconfiggere questi impertinenti e irriverenti disastri umani.
    Ohoh, mia cara ragazza, mi sa che avevi scelto proprio le parole più sbagliate da dire ai tuoi avversari. Ebbene sì, riuscivo a percepirli, in qualche modo: loro due erano l'incarnazione dell'avarizia e della superbia. Quelli che stavamo combattendo erano due parti di me, sfuggite alla cancellazione. I due "contenitori", per così dire, erano vittime anch'essi.
    Oh, capisco, quindi dovremmo cercare di non ucciderli, vero? rispose lei.
    Subito rimasi confuso, ma poi, con un rapido ragionamento, capii che forse, visto quello che era in grado di fare all'interno del mio sogno, probabilmente era anche in grado di percepire i miei pensieri. Bene, un problema di meno, sarebbe stato alquanto lungo e tedioso spiegarle tutto quanto.
    Però, alla fine, questo è soltanto un sogno, no? Quindi, anche se morissimo qui, in teoria non dovrebbe succederci nulla nella realtà...
    Di solito funziona così, tuttavia... Tu sei fin troppo lucido perché questo sia soltanto un sogno. Di solito i sognatori sono meno consci e non sanno di trovarsi all'interno di un sogno.
    Già, quindi dovremmo considerare quello che stiamo vivendo come reale. In questo caso, beh, non ci tengo proprio a rimetterci la pelle, ci sono delle persone che mi stanno aspettando e non voglio di certo farle preoccupare.
    In quel momento, mi sentii come se fossi tornato nel pieno delle forze; fino ad allora ero spento e stavo subendo passivamente gli attacchi senza nemmeno essere in grado di controbattere. No, non più, ora.
    Combattiamo assieme... Accidenti, non sapevo nemmeno il suo nome...
    Mi chiamo Chisato... disse lei, con veemenza.
    ...Chisato.
    Io sono in grado di controllare il sogno nella sua interezza, tuttavia non sono in grado di svegliare il sognatore e soprattutto non posso fare nulla se non mi trovo entro un'area di 4 metri vicino al sognatore stesso... mi disse poi, a bassa voce, nel tentativo di non farsi sentire dagli altri.
    Bene, questo sarà di grande aiuto. Ti devo la vita, Chisato.
    Bene, allora lo mettiamo in conto!
    Speriamo solo che questo terribile incubo termini presto.


    ALDQSJi


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    Edited by ¬SasoRi - 24/5/2018, 01:28
     
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    Vi aspettereste, ora, una descrizione dettagliata di quanto avvenne dopo, vero? Beh, in realtà non ci fu un vero e proprio scontro, in quanto i due, che non vollero proprio saperne di cooperare, non riuscirono mai ad elaborare una vera e propria strategia e passarono la metà del tempo a litigare tra di loro,, mentre io osservavo la scena, indeciso se ridere o piangere per quello che stava accadendo. Anche Chisato sembrò divertirsi parecchio e lasciò loro il giusto spazio per picchiarsi a vicenda, prima di sconfiggerli in maniera totale e assoluta. Era così maestosa, sembrava proprio una regina, la sovrana del mondo dei sogni. Poco dopo averli completamente immobilizzati e aver fatto perdere loro i sensi, venni investito da un doppio raggio di luce rossa cremisi che partiva dai corpi dei nostri due avversari; la luce era calda, quasi ustionante. Urlai, urlai di dolore mentre questa attraversava il mio corpo come una scarica elettrica da diecimila volt. Persi la cognizione di quello che stava succedendo intorno a me e caddi a terra.


    «Un giovane ragazzo di circa dodici anni, capelli rasati, sguardo fermo. Stava tenendo in mano una Beretta calibro .22 e stava mirando da un bersaglio mobile nella steppa. Dopo circa un secondo, durante il quale prese la mira, egli sparò e lo colpì proprio alla testa, facendo cadere a terra l'uomo che stava provando a scappare. Senza alcuna reazione emotiva visibile sul suo volto, abbassò l'arma e si girò: alle sue spalle c'era un uomo adulto, di circa quarantacinque anni, con sguardo austero, capelli leggermente ingrigiti e una divisa militare indosso. Quest'uomo si complimentò con lui, dandogli una pacca sulla spalla e dicendogli che, se avesse continuato così, sarebbe stato abbastanza fortunato da entrare in possesso di un potere straordinario.

    Il ragazzo era in una stanza buia, legato ad un letto; accanto a lui v'era sdraiata un'altra persona, anch'ella legata e imbavagliata. Il lenzuolo attorno al suo esile corpo era completamente zuppo di sangue e le gambe di lei si muovevano freneticamente, nel tentativo di liberarsi oppure soltanto a causa del dolore. Per la prima volta, dopo tanto tempo, il giovane con i capelli rasati provò quello che possiamo definire un attacco d'ansia: iniziò anche lui a dimenarsi e a provare a fuggire, ma senza riuscirci. Fu allora che, con la vista ancora leggermente sfocata, vide la faccia del signore anziano di prima, che lo incitava a non provare a fuggire perché d'ora in poi sarebbe stato un uomo con capacità sovrumane. Senza preavviso, mentre si tranquillizzava, vide dei signori con dei camici bianchi mentre rompevano il cranio della donna legata con lui con una mazza, per poi prendere una parte del suo cervello, ancora insanguinato. Dopo averla osservata attentamente, questi signori si avvicinarono a lui, slegarono il bavaglio e lo forzarono ad ingoiare il pezzo in un sol boccone. Il sapore aspro della personalità di qualcun altro si insinuò nelle sue papille gustative, inebriando i suoi sensi. Trattenne ben cinque conati di vomito, mentre i signori in bianco lo monitoravano e si assicuravano che mangiasse il tutto senza rigettarlo. Dopo aver inghiottito il cervello, si sentì pervaso da una strana energia, che iniziò a scorrergli nelle vene al posto del sangue, riempiendo ogni singolo capillare all'interno del suo corpo. Preso da terribili spasmi, i signori cercarono di tenerlo fermo, ma senza troppo successo. Quando riaprì gli occhi, essi erano iniettati di sangue, del quale avevano assunto perfino il colore. Un urlo disumano assordò tutti i presenti nella stanza, che furono costretti a tapparsi le orecchie con le mani, smettendo così di tener fermo il ragazzo. Con una forza impensabile, egli si liberò dai lacci che lo immobilizzavano e iniziò a colpire tutti con dei pugni devastanti, in grado di far volare i malcapitati contro i muri e di farli svenire. Non si curò nemmeno del signore con i capelli brizzolati, distruggendo la sua testa con un solo colpo. Una volta compiuto il massacro, egli si fermò ad osservare le sue vittime con fare curioso, prendendo anche alcuni appunti su un taccuino che si trovava sul tavolo, scrivendo con il sangue. Con un ghigno soddisfatto, si girò e uscì dal posto, mentre il sangue dei morti prese fuoco spontaneamente, distruggendo ogni cosa, la carne, gli oggetti, l'edificio stesso, che crollò mentre il ragazzo si allontanava. »


    Riacquistai conoscenza; cercai di sedermi e nel mentre notai che Chisato era ancora accanto a me con le lacrime agli occhi. Era davvero così preoccupata per me?
    Chisa-
    Non riuscii a terminare la frase e caddi nuovamente a terra, di nuovo in preda a convulsioni, come se fossi stato colpito da una scarica potentissima di energia elettrica e persi nuovamente i sensi, con Chisato che allungava la sua mano verso di me...

    «Una ragazzina, o forse una donna molto bassa. Una vita di miserie, un pesante fardello, una maledizione. Ma oramai era giunta la sua ora, il momento della liberazione. Era legata ad un letto, vicino ad un ragazzo. Sanguinava copiosamente da ogni singolo poro della sua pelle e si dimenava per il dolore. Fu così che, mentre sollevò lo sguardo con un barlume di speranza, venne colpita in piena fronte da una mazza che le apre letteralmente il cranio come un uovo di pasqua. La sua morte non avvenne all'istante e anzi rimase cosciente di tutto, mentre inpronunciabili urla di dolore riecheggiavano nella sua mente. Riusciva però ad osservare tutto con fare distaccato, come se non fosse più sul loro stesso piano di visione: i medici le asportarono la parte del cervello all'interno del quale era contenuta la maledizione e la fecero ingerire al ragazzo davanti a lei. Ma qualcosa andò storto e in lui si risvegliò una forza mostruosa. Uccise tutti, nessuno escluso, per poi dare fuoco al locale. Finalmente era libera, finalmente avrebbe potuto andarsene da questo mondo crudele e spietato, che non le aveva riservato altro che rancore, odio, morte e sofferenza. Avrebbe potuto rivedere sua madre e suo padre, riabbracciarli, oramai libera di ciò che l'aveva portata ad ucciderli in quella notte oramai lontana.
    Ma il destino è crudele, molto più crudele di quanto ci si possa immaginare: qualcosa stava strisciando attraverso le fiamme. Un'immagine raccapricciante: il maggiore con la sua divisa stava andando a fuoco e la sua testa non era più attaccata al suo corpo. Tuttavia, questo si muoveva lentamente verso di lei, quasi come se avvertisse ancora un barlume di vita all'interno del suo corpo. Lei capì che cosa stava per succedere e cercò in tutti i modi di muovere il suo corpo, di gettarsi nelle fiamme prima che il maggiore la raggiungesse, ma fu tutto inutile, in quanto non era più padrona del suo corpo. Dopo qualche istante si trovò faccia a faccia (quasi) con l'uomo strisciante e mentre le sue carni si scioglievano rivelando parti dello scheletro e i muscoli, egli si avvicinò al cranio aperto, facendoci cadere dentro un bel po' di sangue proveniente dal suo collo troncato.
    Proprio in quell'istante, l'edificio iniziò a crollare su se stesso. La fine?
    Quando riaprì gli occhi, la ragazza era ancora viva: due enormi ali da pipistrello fatte di sangue e dure come il diamante l'avevano protetta. La sua testa era di nuovo completamente intatta e la sua pelle non perdeva più sangue. Era tornata in vita, un miracolo, alcuni oserebbero dire. Ma così non fu per lei, che fu maledetta con un nuovo peccato superbo e amaro, come il sapore della libertà quasi conquistata che ti scivola lentamente tra le mani per poi schiantarsi al suolo e disintegrarsi. Voleva urlare, voleva scappare, ma non lo fece. Non avrebbe mai potuto farlo, dopotutto lei era l'essere perfetto, colei che era destinata a governare questo mondo, calpestando tutto e tutti pur di riuscirci. »


    Mi ripresi e scattai in avanti, come quando ci si risveglia dopo un terribile incubo. I corpi dei due giovani giacevano, ancora privi di sensi, poco distanti da loro. Chisato, invece, era in ginocchio accanto a me e mi abbracciò non appena vide che mi ero ripreso. Aveva nuovamente le lacrime agli occhi. Senza riuscire a pronunciare una parola, come se il mio fiato fosse spezzato, mi limitai a stringerla in un abbraccio liberatorio e ad accarezzarle i lunghi e lisci capelli verdi.
    Perché... disse, singhiozzando. Perché il mondo è un posto così crudele?
    Fu solo dopo quelle parole che capii il vero motivo del suo pianto: la sua telepatia le aveva permesso di vedere i ricordi dei due ragazzi, senza volerlo ma senza nemmeno poterlo evitare. Ritrovai la voce e provai a consolarla.
    Mi dispiace... Sei stata costretta ad assistere a cose terribili quest'oggi... Non era mia intenzione... Io... Sono un ragazzo maledetto dal destino, proprio come loro. Soltanto che, tentando di fuggire, ho condannato tantissime altre persone innocenti a subire il destino che sarebbe toccato a me... Sono io la causa di tutto...
    Chisato mi diede un forte colpo sulla schiena.
    Non dire queste sciocchezze. Se fosse davvero così, allora perché staresti piangendo?
    Non me ne accorsi fin quando non me lo fece notare. In qualche modo, mi sentii sollevato: avevo mantenuto la mia umanità e ora stavo rimediando ai miei peccati salvando quante più persone possibili dal mio fardello. Non tutti siamo perfetti, ma impegnandosi al massimo è possibile colmare le proprie lacune.
    Il mondo intorno a me, senza che me ne accorgessi, stava iniziando a sgretolarsi: Chisato, invece, lo notò e mi lasciò andare.
    Mi sa che per noi è giunto il momento di salutarci, caro Kuro... È stato un onore conoscerti, se saremo fortunati ci incontreremo di nuovo, in sogno
    Mi sorrise, mentre anche lei stava iniziando a scomparire. Protesi il mio braccio verso di lei, cercando di afferrarla ma senza riuscirci.
    Aspetta, Chisato! Come posso rintracciarti nel mondo reale? Sono sicuro che anche tu hai bisogno di aiuto! Dimmelo, i prego, voglio ricambiare il tuo favore!
    Tuttavia lei non mi rispose e si limitò a sorridermi, scomparendo nel nulla. Rimasi solo, circondato dal bianco.
    Un attimo prima di svegliarmi, nella mia mente passarono alcune immagini, come dei flash di una memoria non mia: un ospedale. Stanza 14, letto 8. Una ragazza sul letto, che guardava fuori dalla finestra i ciliegi in fiore. Lacrime amare.


    Mi risvegliai. Ero sdraiato sul divano della secret house, probabilmente qualcuno mi aveva spostato lì. Potei nuovamente sentire la presenza di Miuna accanto a me e questo mi rincuorò come mai prima d'ora.
    MIUNA! urlai, cogliendola di sorpresa.
    AAAAAAAAAAH! MA CHE CAZZO URLI, SCEMO!
    E incominciammo a battibeccare, mentre gli altri attorno si misero a ridere. La ragazza che si era introdotta alla festa, in quanto senza una casa a cui fare ritorno, aveva deciso, dietro consiglio di Kofuku, di rimanere con loro nella Secret House. Voleva a tutti i costi ripagarmi per averla liberata, dicendo che presto avrebbe trovato un modo per farlo. Non era necessario, tuttavia, visto che fui proprio io, indirettamente, a provocarle tutto quel dolore dalla quale l'avevo finalmente liberata. Finimmo così la festa con un nuovo aggiunto al gruppo, anche se io ero ancora abbastanza immerso nei miei pensieri. Non raccontai a nessuno di Chisato, nemmeno a Miuna, anche se ella aveva avvertito dei cambiamenti all'interno del mio corpo a causa dei due nuovi peccati, ma non chiese altro. Dopo essere tornati ognuno nella propria stanza, mi addormentai, nella speranza di rivederla.

    Ma non accadde, si sa, il destino è crudele. Iniziai così a cercare un modo per collegare i miei flash di memoria ad un luogo reale e dopo parecchi giorni di ricerca sulle cartine e su internet riuscii a trovare un posto che era uguale identico a quello che avevo visto: era un ospedale di a Chuo, nella prefettura di Yamanashi. Senza pensarci troppo, mi recai in loco con l'ausilio dei mezzi pubblici. Una volta arrivato, chiesi alla reception se vi fosse una paziente con i capelli verdi ricoverata qui da molto tempo, che ora si trovasse nella stanza 14, letto 8 di un qualche reparto. La donne sembrò sorpresa in un primo momento e non c'era di stupirsi, data l'imprecisione e le mezze informazioni che le fornii, ma dopo poco comprese e capì subito di chi stavo parlando. Mi indicò come raggiungere il reparto di neurologia e la stanza da me indicata, in quanto esisteva soltanto una paziente che era ricoverata da molto tempo all'interno della struttura con i capelli verdi. Dopo averla ringraziata, raggiunsi la camera e, una volta entrato, la vidi: lunghi capelli verdi, lisci come la seta, occhi d'ambra, vuoti ma sognatori, il viso delicato. Non poteva che essere Chisato. Subito lei non mi notò, continuando a fissare la finestra, dalla quale era possibile vedere un ciliegio. Mi avvicinai di più al letto e notai che era magrissima. Lei si girò verso di me e dopo qualche istante realizzò chi io fossi, dato che sorrise in una maniera così sincera che mi venne voglia di piangere.
    Kur-- Kuro... Io... f-f-elice che tu è qui.
    Il suo modo di parlare mi spezzò l'animo. Faceva fatica a pronunciare ogni singola lettera e muoveva le mani in maniera del tutto insensata e senza uno scopo ben preciso. In quel momento entrò un'infermiera: ella era stupita dal fatto che Chisato avesse ricevuto una visita, visto che nessuno di solito andava a trovarla da quando la madre si era impiccata in casa sua, circa due anni fa. Mi spiegò anche che Chisato era affetta dalla sindrome di Angelman, una rara malattia genetica neurologica che colpiva la crescita, le capacità motorie e intellettive del soggetto già a pochi mesi dalla nascita. La ragazza aveva praticamente passato tutta la sua vita in diversi ospedali, ma senza recuperare l'uso delle gambe. Ottenne tuttavia un miglioramento nelle capacità intellettive e il suo sonno disturbato guarì del tutto dopo la morte della madre.
    Il destino è crudele a volte, spietato oserei dire. Un povero neonato, costretto a subire una simile punizione e a trascinarla avanti fino alla morte, senza aver fatto nulla di sbagliato. Colpii la mia gamba con un forte pugno, trattenendo a stento le lacrime quando l'infermiera uscì dalla stanza. Lei si preoccupò e allungò la sua mano verso la mia, facendomi sciogliere il pugno.
    N-Non fa così tu... Ho sogni... disse, con le lacrime agli occhi.
    Raccontai a Miuna tutto quello che successe all'interno del sogno e sentii anche la sua frustrazione scorrere dentro di me.
    Mi avvicinai a Chisato e la strinsi forte, scoppiando a piangere.
    Mi dispiace di non poterti... aiutare come... tu hai fatto con... me, Chisato. Sei una.... persona davvero speciale...
    Anche lei mi strinse con le sue poche forze, accarezzandomi la testa, proprio come feci io nel sogno qualche giorno prima.
    Il destino è crudele, ma a volte noi abbiamo la forza per cambiare tutto. Gli esseri umani hanno sempre dimostrato di essere in grado di superare qualsiasi limite, qualsiasi barriera imposta dalla logica, dalla natura, e dagli stessi Dèi. E forse, un piccolo uomo di nome Kuro Kamishini, sarebbe stato in grado di compiere questo passo, sacrificando se stesso per gli altri.
    Un lampo di luce rossa avvolse i nostri due corpi abbracciati l'uno all'altro, facendoci perdere i sensi. Al mio risveglio, avevo tante immagini sofferenti che ritraevano una bambina con i capelli verdi su una sedia a rotelle in un giardino, assieme alla madre e al padre, o di una bambina nel letto di ospedale, incapaci di alzarsi per andare in bagno, immagini di solitudine, sofferenza ma collegate tutte da un sottile filo azzurro di speranza, che non hanno mai abbandonato Chisato, nemmeno nei momenti più bui. Alla fine, quel filo si era legato al mio petto, avvolgendomi completamente.
    Ero accasciato sulla sedia di fianco al lettino, mentre Chisato era monitorata dall'infermiera di prima che ne controllava il battito e la respirazione. Era viva, potevo sentirlo. Lo sguardo dell'infermiera sembrava incredulo, anche se non ne comprendevo il motivo. Così, mi girai verso il letto, non notando nulla di strano. Ma quando la ragazza con i capelli verdi parlò, tutto mi apparve chiaro.
    Non so come sia successo ma... sento dei formicolii alle gambe... Finalmente posso sentirle!


    Non chiedetemi come oppure perché fosse successo ma i medici riscontrarono un drastico cambiamento all'interno dei geni di Chisato, come se qualcosa avesse sostituito i geni difettosi con geni sani, cosa del tutto impossibile con le attuali tecnologie. Eppure accadde, davanti ai loro occhi. La ragazza riusciva a parlare normalmente e dopo qualche ora riusciva perfino a muovere le dita dei piedi.
    Un miracolo, non v'era altro modo per definirlo; nonostante tutto, i medici dissero che ci sarebbe voluto parecchio tempo per la riabilitazione ma che presto sarebbe stata in grado di abbandonare quell'ospedale che le aveva fatto da casa per così tanto tempo con le sue stesse gambe.

    Tornando a casa con il cuore colmo di gioia, avvertii che qualcosa era cambiato dentro di me, anche se non riuscivo a discernere con precisione di cosa si trattasse, ma anche Miuna aveva uno strano presentimento. Nulla, tuttavia, fu in grado di abbattere la mia felicità, che contagiò anche la mia compagna di vita.

    Il destino crudele aveva perso, anche solo per una volta.
    O forse, aveva soltanto rimandato la sua vittoria, per un breve periodo di tempo.
    Coded by ¬SasoRi



    FINE



    Edited by ¬SasoRi - 10/7/2018, 13:41
     
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    E la mia prima role da valutare come neo-master, non poteva che essere legata ai sogni :asd:
    Dunque, la role introduce non uno ma due nuovi tasselli, anzi peccati. Eppure a ricoprire il ruolo principale non sono né loro né Kuro, ma la ragazza dei sogni, la cui drammatica vicenda è l'apice della role. La quale è come sempre ben scritta e scorrevole e ti permettere di beccarti
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3 replies since 4/5/2017, 20:47   84 views
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