La prima lettera, della prima parola, del primo paragrafo della prima pagina di questa storia.

Yu, Anne & Akemi

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    Una serata come tante, quella che stava vivendo, una di quelle serate che di certo non lasciavano molto su cui ricamare. Eppure non le dispiaceva: il ronzio della vita intorno a lei, il rumore dei passi di chi camminava nei dintorni. Era una musica ritmica, senza particolari arpeggi, ne arie di inaudità beltà. Semplicemente una tonalità fiabesca,che carezzava chi sapeva ascoltare. E lei, beh, lei era troppo impegnata per prestarci ascolto, preferendo di certo sprofondare su quella poltrona comoda, davanti ad una tazza fumante di Thé, dall'aroma di limone. Stimolava l'attenzione, questo diceva in giro, ma in pochi si interrogavano sul perchè di questa sua preferenza. Non aveva qualcuno con cui dialogare, così come non sembrava intenzionata a schiuder la bocca fine, stesa in un'espressione neutra, così come il suo sguardo. Le iridi piccole e scure scrutavano davanti a loro, smuovendosi da destra a sinistra e viceversa catturando e immagazzinando colori chiari e scuri che subentravano nel suo campo di interesse. Respirava con calma, l'aria profumata del bar ove si era rifugiata che l'avvolgeva in un caldo abbraccio di fine estate. Era facile, da notare, seduta ad un tavolino fra i più centrali, con le gambe incrociate e il busto ben ritto sulla poltroncina comoda, rossa e imbottita per il piacere della sua schiena. Indossava abiti comodi, come una maglia a collo alto, che risaliva lungo la sua pelle chiara, il color dell'ebano come unica caratteristica, che quasi cozzava con il grigio chiaro dei suoi pantaloni, i quali terminavano solleticando un paio di scarpette comode, le quali sparivano sotto il tavolo che aveva di fronte. Fra le mani? Beh, un semplice libro, la copertina ormai consunta che mostrava un titolo arzigogolato; fisica, il suo contenuto, l'argomento non meglio specificato per amor di voi lettori. Voltavale pagine, a gran velocità, dedicando pochi secondi a ciò che aveva davanti, coem se fosse di poco interesse, o del tutto non inerente a ciò che le serviva. Che così non fosse era un segreto relegato nella sua piccola mente, ma allo stesso modo stava a terzi decidere cosa rappresentassero quei suoi gesti. Non era però l'unica lettura alla quale sembrava volersi dedicare, con libri che creavano piccole colonnine intorno alla tazza di the, ordinati e ben disposti proprio su quel tavolo che ormai ne era completamente occupato. Una piccola muraglia, invero, che la difendeva ironicamente dagli sguardi indiscreti che i più le inviano. Non proferiva parola, come già detto, seppur non per questo fosse completamente immobile. Lo scalpitar della sua coda, che sussultava ogni tanto dietro la nuca, lasciava intendere lievi movimenti del capo...prova lampante del suo essere ancora totalmente in vita.

    Ah, ultima nota: quel il cui si trovava non era un Bar come tanti, bensì un Bar adibito a sala lettura: una manna dal cielo per coloro che amavano studiare circondati da libri, ove sugli scaffali, oltre che teiere, trovavano posto anche tomi e trattati. Una biblioteca...con ristoro. Per topi che amavano bearsi di un sorso di cafè, fra una pagina e l'altra.
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    Edited by Yuna ~ - 26/9/2017, 20:23
     
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    Il rumore del vento fra le foglie. Leggero. Una brezza che appena si riesce a percepire. Poco dopo quella sensazione di freschezza,
    che ti sfiora la pelle per un solo istante, per poi sparire in fretta. Da questa collinetta posso vedere chiaramente le stelle. Il cielo ne è pieno, come fosse tempestato di pietre luminose. In sere come questa la malinconia prende il sopravvento e guardare questa distesa brillante che mi sovrasta mi fa sentire impotente. La stessa sensazione che provo se ripenso a quanto ho vissuto fino a qui. La stessa che si impossessa di me quando ripenso a quel "prima" che non riesco a ricordare. Che probabilmente non potrò mai ricordare. Nemmeno il mio lavoro riesce più a farmi sentire in vita come prima. Ho sempre provato tutte le emozioni alla massima potenza. Paura. Gioia.
    Amore. Eccitazione. All'improvviso sono riuscita a provarle, tutte quelle sensazioni di cui non avevo alcun ricordo e di cui mi sono saziata il più possibile. Sì. Perché dentro di me vi è come una fame inarrestabile che mi chiede continuamente di nutrirmi. Senza spegnersi mai.

    E' da parecchio tempo che questa fame mi permette di andare avanti. Ma ultimamente mi sta abbandonando. O forse sono diventata più fredda io, chi lo sa. Lancio un ultimo sguardo al cielo sopra di me, appoggiata all'albero alle mie spalle. Un tempo questo luogo mi rilassava. Da qui si può osservare l'intera città, le luci delle case e degli appartamenti che lentamente si spengono. Da qui inizio sempre la mia caccia. E allora perché stasera non sento quell'istinto che mi spinge, feroce e affamata, a trovare qualcuno a cui rubare lentamente le emozioni per farle mie?
    Le mie orecchie sono tese, grazie ad esse posso sentire qualunque cosa. Forse proprio per questo amo questo luogo. Qui regna la pace più assoluta, non vi sono rumori a parte quello del vento e della città lontana. "Forse ho solo bisogno di qualche nuovo stimolo"
    sospiro infine, allontanandomi dall'albero. Dopo qualche passo raggiungo il limite della collinetta. "Tsk!" digrigno i denti mentre scatto verso la città, il vestito ondeggiante attorno alle mie gambe, l'aria che sferza il mio viso, le mie braccia e il petto.

    Quante prede. Perché non mi interessate? Perché?
    Continuo a correre per i vicoli. Veloce. Quasi impercettibile. La mia agilità mi consente di fare acrobazie incredibili, saltare sui tetti,
    calarmi da essi. Eppure dov'è quel brivido lungo la schiena che sento quando le uso per uccidere l'obiettivo di uno dei miei tanti incarichi?

    Atterro in mezzo ad un vicolo, per poi uscire sulla strada principale. Quel flusso di persone non mi nota nemmeno. Potrei uccidervi tutti,
    ma voi non battete ciglio. Perché non li uccido?
    Faccio per tornare indietro, nell'ombra da cui sono uscita. Quell'ombra che da sempre mi protegge, da quando ne ho memoria. Ma...
    Non mi muovo... Qualcosa mi blocca, quel buio mi spaventa. Il mio miglior alleato ora sta diventando il mio peggior nemico. Com'è possibile? "Va bene, vorrà dire che ti eviterò per un po'"
    Mi sento quasi come se fossi completamente nuda di fronte alle persone che passano per la strada. Eppure qualcosa dentro di me,
    in un punto remoto, nascosto e inesplorato, mi spinge ad immergermi in mezzo a loro in questo viavai continuo.
    Camminando decido, presa dall'istinto, di entrare in un Bar. Ne ho visitati parecchi, in genere è il luogo perfetto per studiare i miei obiettivi e adescarli facilmente. Cosa potrei farci ora da sola?

    Una volta entrata mi rendo subito conto che non si tratta di un Bar qualsiasi. Libri ovunque. Leggere è sempre stato uno dei modi per sfogare la mia fame insaziabile. Essere qualcun altro. Un po' come vivere la sua stessa vita e le sue stesse emozioni. Dopo aver ordinato prendo una copia di un libro, Dracula di Bram Stoker. "Mph... Forse sono davvero la versione femminile del Conte Dracula" dico presa dall'ossessione che ho per questo romanzo. La prima volta in cui l'ho sentito nominare era durante la lettura di un altro romanzo, in cui era citato. L'incredibile voglia di sangue mi ha subito fatta sentire a casa. Quella sensazione incredibile in cui i due corpi sono uniti e la vita di uno passa in quella dell'altro. Inquietante, ma nulla mi ha mai fatto sentire così viva come in quei momenti.
    Eppure l'eccitazione del momento per aver finalmente trovato quel testo non mi impedisce di distrarmi. Mentre mi siedo, a un tavolo di distanza noto una ragazza letteralmente sommersa dai libri, come se avesse eretto un muro contro il resto dell'umanità.
    Apro il libro, iniziando a leggere la prima pagina. Con la coda dell'occhio continuo a osservarla, così presa da ciò che sta leggendo.
    Pare non avermi notata, mentre gli alcuni ragazzi mi fissano con insistenza. Forse il mio solito abbigliamento attira un po' troppo gli sguardi altrui. O forse sono le orecchie e la coda di Volpe?
    Data la mancanza di interesse nei loro confronti, ritorno al mio libro. Ancora uno sguardo alla ragazza al tavolo vicino.

    Uno dei fanciulli si avvicina. Non troppo alto, mi scruta stando in piedi. Sospiro, appoggiando la testa sulla mano sinistra e posando il libro. A giudicare dalle risatine degli altri devono aver fatto un qualche tipo di scommessa. La nebbia rosa si solleva dal mio corpo,
    leggera, in una lieve quantità visibile solo da un occhio attento e si dirige verso il ragazzo. Il profumo, però, si sente eccome. "Un assaggio di quello che potresti avere, ma che non avrai mai" concludo sorridendo e ritornando al mio libro. Il giovane senza parole rimane immobile davanti al tavolo, con gli occhi persi nel vuoto e la bocca spalancata, in preda alla mia illusione.
     
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    Si partì con una semplice premesa, facilmente intuibile, visto il tipetto con cui si aveva a che fare: non le fregava di ciò che succedeva intorno a lei. Non le interessava di chi camminava, di chi scherzava, di chi decideva che era interessante fare "cose" che esulavano oltre ciò che stava facendo. Non era tipa da distrarsi facilmente e di certo quattro chiacchiere di persone lontane da lei e dalla sua schiera di interessi, beh, non l'avrebbero fatta distrarre dalla sua lettura. Neanche quel risolino poco distante, l'avvento di una donna volpe non meglio definita e chissà che altro riuscivano effettivamente a distaccarla da quella lettura.
    Super cocentrata? Non esattamente. Come già detto: non ne aveva interesse.
    Tanto che mentre il chiacchiericcio aumentava, lei si limitò a sollevare una tazza di thé fumante, per poi portarlo alle labbra, berlo senza battere ciglio e posar nuovamente il tutto sul piattino che le era stato fornito. Le pagine scorrevano, così come le righe, divorate con rapide occhiate e poi scansate con un piccolo cenno del dito. E proprio nel momento in cui ogni riga arrivava al proprio inizio, facendo si che l'iride sfiorasse la propria "coda", ricambiava quelle occhiate che l'altra donna le inviava.
    Il motivo? Curiosità, probabilmente, forse cercar di capire perchè le stesse tanto addosso, con lo sguardo. Magari aveva qualcosa in faccia, ma la cosa non le interessava, al momento. Per quanto riguarda le caratteristiche bislacche che dimostravano, beh, quelle erano già impresse nella propria mente, stipate e consolidate in luoghi specifici di quel suo cervello. Non aveva mai avuto problemi a ricordare le cose e il proprio dono le permetteva una capacità di analisi superiori...per non dire perfette.

    Dopo pochi attimi, però, si prese del tempo per staccarsi dal libro, sollevando la testa di qualche centimetro, prima di rotear effettivamente i bulbi oculari, piantandoli senza troppi problemi sulla figura della Volpe. Neanche dedicò di un'occhiata la persona che aveva tentato approccio, elemento più che superfluo, in quella scena, preferendo ovviamente dedicar la propria concentrazione al "problema" principale. < Per caso ho qualcosa fra i denti? > fu la sua neutra domanda, il tono che non lasciava trasparir emozione alcuna.
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    Chissà cosa sta provando questo ragazzo, imbambolato di fronte a me, con un rivolo di bava che cola dal lato della sua bocca, gli occhi sognanti. Ammetto che usare le mie illusioni su questo tipo di persone mi diverte tantissimo. Soprattutto vedere le loro stupide convinzioni di superiorità crollare. "Potrei ucciderti in meno di un secondo, sai? Mi basterebbe un movimento, mentre sei così immobile. Un semplice gesto per tagliarti la gola e saresti morto" Dico con un sorriso, divertita. Siamo in un luogo pubblico,
    ma a guardare ci sono solo i suoi amici in lontananza, stupiti per la sua immobilità e questa ragazzina sommersa dai libri. Tutti possibili testimoni. "Pfffff, non ne vale la pena" Aggiungo con un sospiro, per poi sciogliere l'illusione e lasciare libero quel piccolo codardo. Spaventato, corre via senza saper cosa dire.
    Una voce, però, sopraggiunge a distrarmi da quello spettacolo a dir poco ridicolo. Mi giro, stupita. A quanto pare si è accorta del mio interesse: allora non è poi così concentrata su quei libri. Rivolgo il mio sguardo verso la ragazza del tavolo vicino, incuriosita ancora di più. "Per caso ho qualcosa fra i denti?". Del tutto inaspettato.

    Faccio ondeggiare la coda, dietro la schiena, mentre socchiudo gli occhi. Appoggio con fare stanco la testa sulla mano sinistra, prima di rispondere "Oh no, assolutamente no, direi che i denti non mi interessano assolutamente..... Mi ha incuriosita, diciamo, la muraglia di libri che hai eretto intorno al tavolo" Dico, sfiorando con l'altra mano l'unico libro che ho scelto io. "A quanto pare sono in netto svantaggio nel numero di romanzi (o qualunque altro libro tu abbia ammassato su quel tavolo" Concludo senza staccare lo sguardo. Per quale motivo sono così interessata?
     
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    Ignorò, ancora una volta, la presenza di altre persone. Il dire dell'altra? Neanche lo calcolò, più di tanto. Di minacce ne sentiva in continuazione e, una più, una meno, non erano altro se non parte della società di questi tempi, dove l'apertura con la rete aveva dato vita a fin troppi mostri della tastiera e non. Insomma, ancora una volta le righe di quelle pagine erano ben più interessanti di ciò che la circondava, che le viveva intorno. Senza neanche pensarci, infatti, continuò a smuover le iridi con smania, archiviando ogni singola informazione nel suo cervello. Le sarebbe servito, in futuro. Fino a che, almeno, l'ultima pagina non mostrò i suoi contenuti, così che la giovane potesse chiudere il libro e posarlo sul tavolino li davanti, così da poterlo sostituire con il primo che si trovava a portata di mano.
    < Non sono romanzi > spiegò, sempre particolarmente neutra, carezzando le prime pagine di quel tomo che, probabilmente, era collegato al precedente. < Ho raccolto tutto ciò che ho trovato riguardante la fisica applicata o la quantistica. Speravo di trovare qualcosa di più dettagliato, ma immagino che in una zona abitata per lo più da giovani studenti, sia difficile avere accesso a informazioni di grado universitario o superiore. Magari avrò fortuna, in uno di questi libri, ma non ci spererei troppo. > aggiunse, con la solita calma, allungando la mano per sollevar nuovamente la tazzina e portarla alle labbra. Un rapido sorso venne prelevato, caldo e morbido nel suo aroma, con tanto di labbra che si piegarono in un sorriso soddisfatto. < Comunque non si tratta di una mole di informazioni così esagerata. Calcolando la mia velocità di lettura e ipotizzando una media di quattrocento pagine per ognuno di questi libri - ovviamente immaginando un carattere medio-piccolo e una densità di immagini ridotta al minimo indispensabile - posso stimare che potrei averne per una manciata d'ore. Tolta l'elaborazione di tutti i dati e il loro consolidamento nella mia testa. Ma questo è scontato. > e no, non si stava vantando. Le bastava veramente poco per incidere a fuoco le parole nella propria mente, così da inserirle nel proprio archio personale e potendole analizzare con la dovuta calma durante la vita di tutti i giorni. Un piccolo database, questo era il suo cervello. < Se proprio ti aggrada, comunque, puoi continuare a fissarmi. L'importante è che non venga disturbato il mio leggere. > e si, era il suo modo per essere "gentile".
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