[CONCLUSA]Dreamers' Meeting

Haiiro, dopo un istante di stupore, ricambiò l’abbraccio di Chisato.
«Sì. Penso lo sia, Chisato.»
Lei si allontanò e, con uno schiocco di dita svanì. Anche il sogno di Haiiro si dissolse e lui si ritrovò sul sedile del treno, il collo indolenzito per la postura assunta mentre dormiva.
Stavano passando sotto una galleria. La luce era poca, non sufficiente a distinguere i colori. La sagoma di Haiiro era nera come quella dell’ombra di fronte a lui, indistinguibile da essa. Due ombre poste l’una di fronte all’altra, due riflessi dello stesso specchio. Forse fu proprio quella duplicità a riportare alla mente di Haiiro il sogno, a non lasciarlo scorrere via, perso, nei meandri effimeri della memoria.
Ricordò la lotta contro sé stesso, ricordò ciò che aveva compreso su Shero. Ricordò la ragazza dai capelli verdi, la viaggiatrice dei sogni, Chisato. Ricordò il sogno sereno che non sarebbe mai divenuto realtà.
Quando il treno uscì dal tunnel, Shero era già svanito. Haiiro estrasse il thermos e si gustò un po’ di caffè. Tirò fuori il cellulare e guardò l’ora. Le sette e venti del mattino. Gli pareva di aver dormito, sognato, per molto di più. Il suo viaggio sarebbe stato ancora lungo. Nell’attesa chiamò Kasumi.
«Sei appena partito e già sentì la mia mancanza?» Furono le prime parole, ancora impastate dal sonno, di lei. Haiiro ridacchiò. Parlarono per un po’, finché Kasumi non lo salutò: doveva andare a scuola. Il resto del viaggio passò senza eventi particolari.
Scese alla stazione. I suoi genitori gli avevano suggerito di prendere l’autobus per arrivare da loro, suo fratello Kazuhiro invece gli aveva raccomandato un taxi: avrebbe pensato lui a coprire le spese. Haiiro andò a piedi. Non gli dispiaceva camminare.
Arrivò a casa dei suoi genitori, una casa che lui non conosceva e sul cui uscio stanziò per incerti secondi come un estraneo. Poi suonò. Fu suo fratello ad aprire. Haiiro lo seguì, oltrepassando la porta d’ingresso. Il sorriso sul volto dei genitori gli parve incerto e timoroso, ma meno tirato di quando aveva fatto loro visita l’ultima volta. Parlarono del più o del meno, con lunghi momenti di silenzio imbarazzante, di solito coperti dal chiacchierio di Kazuhiro. Haiiro aveva l’impressione che i suoi genitori esitassero a parlargli di qualcosa. E aveva ragione.
«Diventerai un fratello maggiore.»
Haiiro guardò confuso suo padre, senza comprendere il senso delle sue parole.
«Tuo padre sta cercando di dirti che sono incinta. Dovrebbe nascere tra sei mesi.»
«Ah… congratulazioni.»
Ora comprendeva cosa avesse voluto dire il suo non-più-tanto-immaginario fratello minore nel sogno. Ci vediamo più tardi.