[SOSPESA]The Art of Chaos: Lust, Blood and Masks

Aveva dormito tutta la giornata, doveva riprendersi dalle ultime serate di fuoco che aveva vissuto in quei giorni. Spesso usciva da solo per fare alcuni giri per la città - si ritrovava a bere un bicchiere dopo l'altro, con persone che non conosceva. La sensazione che l'alcol gli donava era qualcosa a cui non si era mai abbandonato fino a quel momento. Non che non l'avesse mai provato, aveva avuto le sue esperienze qualche anno prima, soprattutto con le sue precedenti compagnie (poco raccomandabili, ovviamente). Quella sera stessa, anche, era di nuovo all'opera, ma da solo. Si guardava intorno, in quel locale che riteneva di bassa lega. Non riusciva a trovare nessuno di interessante, nessuno che stimolasse la sua attenzione o lo attraesse. C'erano moltissime coppie. Forse, ancora più gruppi di amici - lui era seduto al bancone, a sorseggiare l'ennesimo drink. La sua maschera attirava parecchio la sua attenzione, così come i suoi abiti appariscenti.
"Che noia questo posto, mi sono stufato" disse alzandosi all'improvviso.
In poco tempo, sotto lo stupore delle persone che lo tenevano d'occhio, scomparve nella folla di gente ammassata verso il bancone alla ricerca di qualcosa da bere. Nessuno di loro conosceva il suo dono, era perfettamente normale che non lo capissero. Ma ad essere onesti diventare invisibile aveva i suoi vantaggi (come ad esempio quello di non dover pagare ciò che aveva bevuto).
L'alcol iniziava a fare effetto. Provava un leggero senso di vertigini, e la sua testa sembrava stesse fluttuando nell'aria. Barcollava leggermente, e la maschera nascondeva le guance ora tinte di un colorito rossastro. "Che c'è? Non hai mai visto uno ubriaco?" disse a un ragazzo che, camminando nella direzione opposta, gli aveva rivolto uno sguardo a metà fra lo stranito e il disgustato. "Ma devo dire che la tua ragazza è molto carina" aggiunse Rufus, avvicinandosi ai due. La seduzione era sempre stata la sua arma vincente: lo sguardo carico di desiderio, i movimenti leggeri, il tono di voce. Peccato che tutto quello sotto l'effetto dei (parecchi) bicchieri bevuti si trasformò in un tentativo di molestia nei confronti di entrambi i giovani di fronte a lui. L'altro fu subito pronto a rispondere, spingendo il giovane mascherato. Questi riprese l'equilibrio in fretta, con un rapido gesto delle braccia. Certo, l'alcol nel suo corpo poteva renderlo meno cauto, ma non era sufficiente a fargli perdere la prontezza nei riflessi. E la sua memoria non si sarebbe scordata di quei due volti. Mai.

Sparì nuovamente nella folla, allontanandosi. In breve tempo si ritrovò in cima a un palazzo, ad osservare la città. Il flusso di persone per le strade diventava sempre più rarefatto con il passare delle ore, mentre la sua noia cresceva a dismisura. E fu così che, in men che non si dica, si ritrovò in un vicolo buio. Si sentivano alcune urla, provenienti da due figure immobilizzate. Rufus, invece, rideva compiaciuto. Che fosse la coppia di prima? Molto probabile. A giudicare dalle urla, il giovane non era affatto preoccupato che qualcuno li potesse sentire.

Legarli era stata la cosa più facile del mondo, dopotutto prendere qualcuno di sorpresa era qualcosa di semplicissimo per lui - dopotutto poteva diventare invisibile. Non aveva alcuna intenzione di essere molesto, anzi, in genere non lo era affatto. Di solito erano le persone ad essere interessate a lui: a volte a causa del suo aspetto, altre per quella maschera che gli donava un senso di mistero. Forse stava perdendo il suo fascino, o l'alcol non lo rendeva così sexy come pensava - in ogni caso! Stava torturando le sue due prede. Forse l'aver scelto quel vicolo non era stata una grandissima idea: e se qualcuno avesse sentito? Ma forse forse Rufus voleva che qualcuno li trovasse, quei due erano fin troppo terrorizzati.
"Dalle tue minacce sembrava fossi più forte.... Odio quando le aspettative vengono deluse" disse mentre stringeva con la mano destra il mento del giovane, che non riusciva a parlare per la stretta. La ragazza, nel frattempo, era svenuta per lo stress e la paura. La cosa divertente? Stava cercando di convincerli ad unirsi a lui per soddisfare i suoi appetiti e desideri..... Ma a quanto pareva la loro risposta era un no.
"Tante urla per niente, ma come si fa dico io?" ma forse era lui quello ad essere fuori posto, la maggior parte delle persone sembrava non capire quel suo stile di vita tanto libertino e privo di legami. Ma ne era davvero privo? Ripensandoci bene, forse un legame c'era, a prescindere dal fatto che lui volesse ammetterlo a se stesso oppure no. O forse, addirittura più di uno.
Proprio mentre era preso dalle sue riflessioni, una strana figura, vestita interamente di rosso, fece la sua comparsa in quel vicolo. Le prime parole che la donna pronunciò erano in spagnolo, e anche ben avesse parlato un'altra lingua, quell'accento sarebbe inconfondibile.
Rufus si voltò verso di lei, allargando le braccia, le mani aperte quasi al livello delle spalle: "mi dispiace, non invito gli sconosciuti alle mie feste private". Anche lei aveva una maschera, rossa come la sua.

Rufus avanzò di qualche passo verso la figura femminile, ma senza abbassare minimamente la guardia. Era intuibile a chilometri di distanza che non fosse intelligente fidarsi di lei. "Ma forse la dama mascherata ha intenzione di presentarsi! Chissà, forse avrà un'occasione di unirsi alla lista degli invitati!"