Fate/All Fiction

The War for the Holy Grail

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Plus
    Posts
    126
    Anormalità
    +7
    Location
    Dal luogo in cui si fondono perfettamente Luce ed Oscurità

    Status

    Fortune-Teller-Priestess



    CITAZIONE
    Komiko si risvegliò improvvisamente, un senso di vertigini, il corpo rigido nei movimenti. Quanto tempo era passato da quando aveva chiuso gli occhi? Quello che avrebbe dovuto essere un suo lungo sonno si era concluso prima del previsto. Alcune immagini iniziarono a scorrere nella sua mente, scollegate. Probabilmente era accaduto di nuovo, qualcuno l'aveva convocata in un tempo diverso dal suo. "A quanto pare è iniziata una nuova guerra per il Sacro Graal". Poggiò le mani sul petto, per sentire le anime che portava con sé. "Il nostro lavoro non è ancora completato, dunque... L'ultima volta non è andata come speravamo, forse questa è la nostra seconda possibilità". Si alzò in piedi; si trovava in una strada deserta. Un vicolo. Dopo alcuni passi, sbucò in una strada. La sua mente iniziò a far scorrere altre immagini, aggiungendo informazioni sul luogo, tempo e avvenimenti principali. "Così questo è l'aspetto del Giappone contemporaneo, interessante. L'ultima volta eravamo in un tempo del tutto differente, in anni precedenti, sembra che il mondo sia parecchio cambiato da allora... Come dite? Sì, lo so, non dovremmo essere in grado di ricordare quanto accaduto nelle guerre precedenti. Eppure, i ricordi sopravvivono nella diversa anima di noi che partecipa come corpo principale". La donna iniziò a camminare per la strada. Sapeva esattamente dove andare. La gente la fissava con sguardi interessati e straniti: una donna vestita in abiti tradizionali, lontana da un tempio e a quell'ora della notte non si vedeva spesso.

    Komiko continuava a camminare, osservando le persone, i negozi, le insegne. Quel periodo così lontano da lei le causava una certa agitazione. O meglio, un sentimento che ancora non riusciva a definire. Ma era veramente provocato dal periodo storico in cui si trovava? O c'era qualcos'altro? Giunse ai confini di un parco, deserto. Non c'era traccia di altri esseri umani. Gli unici esseri viventi lì presenti erano dei piccoli animali, spaventati dal suo arrivo e incuriositi, probabilmente, dalla sua presenza spirituale. Al centro del parco si trovava un tempio. Il suo tempio. Curioso come sapesse perfettamente dove andare, ogni volta. Si trattava sempre di una chiesa disabitata, un tempio abbandonato. Anche questa volta tutto procedeva secondo gli schemi della grande guerra per il sacro Graal. Chi l'avrebbe conquistato? Quali sarebbero stati i Servant chiamati a contendersi quell'oggetto dal valore inestimabile? A Komiko poco importava: "Io sono qui per supervisionare questa nuova guerra... Ancora una volta, siamo state chiamate in veste di Ruler della guerra sacra; e qui, in questo luogo, monitorerò l'andamento delle battaglie e degli scontri".

    Aprì la mano destra, facendo scivolare a terra quattro piccoli foglietti di carta, intonando una preghiera. Questi presero a piegarsi e ripiegarsi, fino ad ingrandirsi. Nell'arco di poco tempo, quattro sacerdotesse dotate di arco comparvero di fronte a Komiko, inchinandosi per accogliere la loro creatrice. "Miei Shikigami, dobbiamo iniziare i preparativi all'istante". Le giovani fanciulle presero gli oggetti che Komiko aveva forgiato, densi della sua forza spirituale. "Disponete quanto vi ho dato per formare la barriera intorno al parco, io procederò con il resto del rituale" disse, attendendo poi l'inchino delle sacerdotesse. Mentre i suoi Shikigami si occupavano della messa in sicurezza della zona, Komiko entrò nel tempio. Mentre camminava, le fiamme delle torce appese ai muri si accesero una alla volta, in entrambi i lati del tempio, accompagnandola nel suo tragitto verso l'altare. Giunta a quell'arredamento cerimoniale dismesso, Komiko vi pose sopra due grandi ciotole dorate e un lungo drappo di seta rossa, ricamato con i disegni in nero della sua divinità. Versò una strana sostanza nelle due ciotole, poste ai lati, nelle quali iniziarono a bruciare due grandi fiamme. Immediatamente, il loro calore irradiò l'intero tempio. A breve, si sarebbe diffuso all'interno di tutta la barriera che circondava il parco.

    All'esterno, le quattro sacerdotesse (ovvero, i quattro Shikigami creati da Komiko), iniziarono a posizionare i bastoncini sacri, collegandoli con un filo. Su ognuno di essi, era attaccato un Ofuda (sigillo) che recava su di esso il kanji della dea Amaterasu. Tutti i materiali erano carichi dell'energia spirituale del nuovo Ruler e, una volta completato il perimetro, crearono un potente Kekkai a difesa del tempio. Gli animali, il cui animo era allietato dalla fiamma, iniziarono a radunarsi nel parco.

    Komiko si inginocchio di fronte all'altare, iniziando la preghiera. Una volta conclusa, si alzò, sollevando lo sguardo verso l'alto. "E' iniziata, a breve tutti i partecipanti e le partecipanti giungeranno in questo mondo". Dentro di lei, un forte sentimento di inquietudine iniziava a risalire dallo stomaco, fino al suo cuore. Era quello ciò che provavano le persone prima di una guerra? Probabile. Certo è che questa guerra non era una guerra comune.

    TURNAZIONE:
    Ognuno avrà a disposizione 4 giorni per rispondere, dopo di che salterà il turno (saltare tre turni comporterà l'esclusione dalla guerra per il Graal)
    L'ordine è il seguente:

    Darkdesire
    Cello
    SasoRi
    Lolya13
    Yuna
    Tabris
    Vanclau
    Micael
     
    Top
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Why so british?

    Group
    Minus
    Posts
    280
    Anormalità
    +3
    Location
    The Void

    Status
    CITAZIONE
    PREMESSA: Ho deciso che in questa role Enma assumerà le fattezze di un normale ragazzo con famiglia, pertanto se qualcosa non torna col personaggio sono modifiche volute per adattarlo a questa role. D'altro canto qualcuno il Mystic Code deve pur averglielo dato.

    CITAZIONE
    La luce lunare bagnava solo una parte del grande edificio, poiché gli alberi che la incorniciavano nella radura ne schermavano i raggi. Quelli che la colpivano però entravano anche dalle finestre, facendo brillare di scintillii d'argento le vetrate e regalando all'interno qualche zona franca dal nero che la riempiva.
    La casa era grande e spaziosa, ma anche molto antica e apparentemente abbandonata da qualche decennio, se non un secolo. Il legno marcio scricchiolava ad ogni minima pressione e persino il minimo flusso di vento poteva tra gli infissi generare un forte rumore e far gelare i corridoi. Nonostante questo però sembrava ancora in buono stato: nessun vetro rotto, nessun mobile semi distrutto, solo un forte odore di legno, tanta polvere e ragnatele, ma se ciò non dava fastidio allora l'enorme villa poteva diventare un ottimo rifugio per un magus: infatti nessuno vi si avvicinava, non per qualche assurda leggenda su streghe o demoni, né per paura di trovarvi dentro animali randagi che vi avevano posto il nido o l'avevano presa a territorio; niente di tutto questo.
    L'immobile era semplicemente troppo lontano dalla città, in una piccola radura all'interno di una foresta, e i pochi che vi entravano non si addentravano così in fondo da trovarla.
    Naturalmente la possibilità c'era comunque, e per questo Enma vi aveva imposto un incantesimo: aveva eretto dei confini illusori, sicché all'esterno la radura sembrava addirittura non esserci, al suo posto solo altri alberi. Lui solo conosceva quel posto, e lui solo poteva accedervi.
    Il nascondiglio perfetto per un aspirante incantatore come lui, che aveva bisogno di un luogo assolutamente appartato dove fare pratica nelle sue arti, e ciò per ben due motivi: il primo è che l'Associazione dei Maghi vietava che la magia divenisse conoscenza pubblica, ma questo era il motivo minore per cui aveva scelto di allontanarsi così tanto dalla civiltà; ciò che veramente a lui importava era di poter praticare indisturbato, adottando lo stile di vita del "se loro lasciano stare me, allora io lascerò stare loro".
    Non era un tipo aggressivo, né troppo riservato: alla civiltà appariva come un normale studente giapponese, frequentante una scuola ordinaria e un gruppo di amici come un altro. Non brillava particolarmente per capacità in nessuna materia, ma neppure risultava inferiore agli altri in nessuna disciplina; non era particolarmente propenso ai lavori di gruppo, eppure se c'era bisogno di lui si dimostrava paziente e disponibile.
    Insomma, un ragazzo per nulla sopra le righe e neppure un incompetente, era assolutamente neutrale e questo gli garantiva un'esistenza pacifica e serena.
    Ciò che celava al mondo però non lo avrebbe immaginato nessuno: il suo "hobby" dopo le lezioni era esercitarsi in un'arte millenaria che gli venne tramandata da suo padre, il quale l'aveva ricevuta da suo padre ed egli da suo padre e questo dal padre prima di lui. Una catena ereditaria per tramandare i segreti di un'arte magica propria della famiglia Koumori, una Family Crest come viene definito nel mondo dei maghi: un segno impresso sul corpo dell'erede che contiene in sé il codice e la conoscenza di mille grimori, le ricerche condotte dagli antenati su quel tipo di magia per aumentarne il potenziale e adattarla ai bisogni della famiglia, un processo continuo e segreto di cui i maghi andavano orgogliosi più di ogni altra cosa, e di cui più di ogni altra cosa erano gelosi.
    Ma Enma quella sera aveva deciso di dedicarsi ad altro. Giudicava di essersi esercitato abbastanza nelle arti ataviche consegnategli dal suo predecessore, ne aveva compreso l'essenza ed assorbito le potenzialità; era finalmente giunto il momento di metterle in pratica per riscattare il nome della sua gente. Voleva mettere le mani sul segreto che custodiva il mondo e dal quale il mondo era custodito, il congegno che se inserito fra gli ingranaggi del tempo avrebbe potuto far tornare a funzionare il meccanismo della storia come un tempo, con la sua famiglia a farne attivamente parte.
    Da anni infatti, dalla Seconda Guerra Mondiale per l'esattezza, la sua gente era stata spazzata via dallo scenario dei maghi di alto livello. Fu per un errore da parte loro, ne era consapevole, ma non riusciva più a sopportare di essere messo da parte in continuazione, di non poter frequentare l'Accademia di Magia più prestigiosa del mondo situata alla Torre dell'Orologio di Londra, sede anche dell'Associazione, tutto a causa di un suo predecessore che aveva condannato il clan dei Koumori ad una sotto-famiglia cadetta di terza mano.
    No, lui aspirava a far rivivere i tempi andati, a far risplendere di gloria il nome dei Koumori come un tempo, e per farlo aveva solo un modo: appellarsi allo strumento sul quale si erge la stessa magia. Per questo voleva il Graal, e lo bramava più di ogni altra cosa in quel momento. Ma richiamare un artefatto tanto mistico e potente non era cosa da tutti: bisognava infatti essere prima stati scelti dall'artefatto stesso, dunque solo una cerchia ristretta poteva accedervi. Solamente sette incantatori sarebbero stati scelti ogni settant'anni, senza possibilità di accedere alla Guerra in altro modo, sicché si può addirittura parlare di "predestinazione".
    Scese giù nel seminterrato, una grande stanza adornata da scaffali colmi di tomi di ogni tipo, libri di storia, atlanti geografici, riviste scientifiche e persino manoscritti dello stesso Enma. Illuminata solo da qualche torcia a muro, i rifulsi del fuoco si disperdevano sui muri di mattoni, riflettendo bagliori rossastri che creavano un piacevole contrasto con le ombre emesse dall'arredamento, le quali sembravano correre lungo le pareti e danzare intorno all'incantatore.
    Lui si trovava in mezzo alla stanza, davanti a un enorme cerchio rosso che stava finendo di completare col sangue di alcuni animali che aveva appena ucciso con un coltello rituale. Si apprestò poi, una volta lavatosi le mani dal liquido rosso, a prendere l'enorme libro rilegato in pelle che stava appoggiato sulla scrivania dall'altro capo della stanza, oltre il cerchio di linfa. Era il Libro delle Evocazioni, un compendio di tutti i rituali più antichi per evocare ogni sorta di creatura. Lo prese in mano e lo portò con sé dove si trovava prima, dove cominciò a sfogliarlo cercando le pagine contenenti il processo per richiamare i Servant.
    "35 litri d'acqua, 20 chili di carbonio, 4 litri di ammoniaca, 1 chilo e mezzo di calcio, 800 grammi di fosforo, 250 grammi di sale, 100 grammi di salnitro, 80 grammi di zolfo, 7,5 grammi di fluoro, 5 grammi di ferro, 3 grammi di silicio, più altri 15 elementi in minima quantità... Heh, è compito degli Einzbern creare questo tipo di obbrobri. Bambole che credono di essere umane... disgustoso. No, a me interessa ben altro, voglio un corpo reale con un'anima vera, non un fantoccio. Un guerriero proveniente dal passato pronto a regalarmi la vittoria in questa guerra e la gloria che merito!"
    Dopo aver dato un'occhiata alle pagine seguenti lanciò il libro dietro di sé, alcune pagine si dispersero intorno al volume inerte ma lui no se ne curò. Alzò le mani e le diresse verso il cerchio, e con un sorriso nervoso e un'espressione impaziente cominciò a recitare la formula che ivi descritta.
    Un lampo rosso spezzò l'equilibrio del cielo e un forte vento si levò proprio dalla stanza interrata. Il fulmine cremisi attraversò interamente l'edificio raggiungendo il centro del complesso cerchio scarlatto composto sul pavimento. Enma non volle coprirsi gli occhi, intendeva assistere al momento in cui avrebbe fatto risorgere il proprio nome all'interno della comunità dei maghi e non se lo sarebbe perso neppure a costo di perdere la vista. Restò lì ad occhi spalancati, osservando con un sorriso compiaciuto la nascita del suo servo.
    "Mostramelo, il risultato di tante avversità sofferenze! Mostrami il mio futuro!"
    Una fortissima luce rossa avvolse lui e l'intera magione, ma nessuno ne sarebbe potuto essere testimone se non lui.
    Quando il vento si fu placato e la luce tornò quella normale per una cantina Enma si strofinò gli occhi per riabituarsi alla penombra sconfitta solo da poche flebili torce. E in quel momento lo vide: davanti a sé aveva l'arma che sarebbe stata lo strumento della sua vittoria. Era immersa nell'oscurità e riusciva a comprenderne appena le fattezze, ma poteva vedere come si muovesse in modo del tutto innaturale per rimettersi in sesto, sembrava ancora intorpidita dall'evocazione.

    "Servant, classe XXX. Ora io ti chiedo: sei tu il mio Master?"
    A quelle parole il cuore colmo di gioia di Enma si tuffò ancora più in fondo nel suo corpo, e lui rispose gridando per la felicità. "Sì. Sì, io lo sono!"


    Edited by Darkdesire.em - 6/6/2019, 15:58
     
    Top
    .
  3.     +1   -1
     
    .
    Avatar




    All Fiction's official memelord

    Group
    Admin
    Posts
    1,497
    Anormalità
    +7
    Location
    Internet

    Status
    In questa narrazione Goro sarà la versione contraria rispetto a quello che è ora. Non sarà necessariamente malvagio, ma darà quasi zero importanza al benessere altrui e non sarà proprio amichevole, capirete presto il perché di questa necessità.


    CITAZIONE
    Una notte come molte altre, luna alta nel cielo, un po' di vento fresco, gente che girava per la città, insomma, nulla di anormale.
    Goro aveva fatto irruzione in un'abitazione dove sapeva esservi una famiglia media, composta da padre, madre e un figlio, assicurandosi di chiudere ogni possibile porta e finestra dopo averli intrappolati nella cantina.
    Lasciaci uscire!
    Urla di quel tipo ormai gli entravano da un orecchio e uscivano dall'altro.
    Con il suo stesso sangue, ferendosi la mano, iniziò a disegnare cerchi magici dall'aspetto ben poco rassicurante su alcune pareti, principalmente quelle vicine alla cantina. Finito di disegnare il necessario, utilizzò la magia per guarire il taglio e entrò nella cantina.
    Il padre cercò subito di aggredirlo, ma lui lo spinse giù dalle scale quasi come se stesse aprendo una seconda porta, e il rumore di ossa rotte ammutolì la moglie e il figlio.
    Mentre scendeva le scale, Goro osservò il resto delle sue cavie e, prendendo per il collo il cadavere del padre, si avvicinò al centro della stanza, per poi cominciare a disegnare un ultimo cerchio magico.
    Madre e figlio tentarono di scappare, ma quando raggiunsero la porta, si resero conto che era bloccata dall'esterno.
    Non vi preoccupate, ho bloccato la porta con la magia.
    Non alzò neanche lo sguardo dal cerchio che stava disegnando, non prima di averlo finito.
    Adesso forza, venite qui, devo finire l'evocazione.
    Quando i due decisero di continuare a sbattere i pugni contro la porta, ignorando le sue parole, lui sbuffò e fu costretto a salire di persona per "preparare i materiali".

    Ok, è tutto pronto.
    I tre cadaveri erano posizionati in tre punti specifici del cerchio e, una volta scoccate le due di notte, Goro iniziò a recitare la formula di evocazione. Parole dopo parole, gocce del suo sangue per dare forma e creare un legame con il mana che avrebbe formato il corpo del suo Servant, la carne di 3 innocenti legati dal sangue per ottenere obbedienza e, infine, il suo mana per far partire il tutto.
    I cerchi disegnati per tutta la casa si illuminarono di luce scarlatta, il suolo iniziò quasi a tremare, mentre sulla mano destra di Goro si formarono tre simboli, i sigilli di comando.
    Quando il processo terminò, al centro del cerchio non vi erano più i tre cadaveri, ma un'unica figura in piedi, ancora coperta dal fumo. Goro cercò di guardare meglio, avvicinandosi poco a poco al cerchio, ma venne interrotto presto da un rapido gesto dell'entità da lui evocata...un gesto famoso, forse troppo.
    Meine grüße, mein Meister!
    Una voce tonante schiarì i pensieri di Goro, ora sapeva chi aveva evocato.
    Il fumo si dissipò rapidamente e rivelò un volto serio e concentrato.

    ...Sei chi tu penso che sia?
    Il Servant si guardò intorno, osservò i cerchi magici del suo Master e sorrise.
    Servant Adolf Hitler, classe *****, sono qui per vincere questa guerra e riottenere ciò che mi fu rubato in vita.
    Questa guerra del Graal sarebbe stata una da non dimenticare.
     
    Top
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    «Water is the best!»

    





    Group
    Admin
    Posts
    23,876
    Anormalità
    +31
    Location
    ...

    Status
    CITAZIONE
    In questa narrazione, Kuro sarà... Kuro. :satsu:




    Kuro Kamishini
    Il momento era giunto. Voci annunciavano che la guerra del Graal stava per avere inizio e che anzi, molti Servant erano già stati convocati.
    Bisognava agire, e in fretta anche, prima che le classi migliori venissero prese da qualcun altro. La reliquia che ero riuscito a recuperare dopo mesi di studi e ricerche era finalmente nelle mie mani, anche se ancora dubitavo della sua veridicità; non si è mai troppo sicuri in un gioco in cui si mette in campo la propria vita per ottenere la realizzazione dei propri desideri.
    Quella notte, dopo essermi assicurato di essere da solo in casa, tirai tutte le tende, spostai il tavolo del soggiorno in un angolo, contro il muro, assicurandomi di avere abbastanza spazio al centro della stanza. Poi presi i gessetti e iniziai a tracciare il cerchio magico per l'evocazione che avevo imparato. Bisognava essere molto precisi, altrimenti la magia non avrebbe funzionato.
    Una volta terminato il cerchio magico, presi da un cofanetto di legno minuziosamente intarsiato e che riportava, sul lato frontale, lo stemma della mia famiglia una perla perfettamente rotonda e liscia, delle dimensioni di una mela, contenente un liquido denso di colore rosso.
    La strinsi con entrambe le mani, concentrandomi su di essa e infondendola con tutto il mio potere magico. Inizia poi a recitare la formula di evocazione.

    Il sangue e l'acciaio saranno la tua essenza.
    Io lo dichiaro, qui e ora!
    Tu sarai il mio servitore
    Il mio destino sarà legato alla tua spada
    Se vorrai legarti a questa volontà allora rispondimi!
    Qui sarà compiuto un giuramento
    Io otterrò tutte le virtù del Paradiso!
    Dominerò tutti i mali di tutto l'inferno!

    Dal Settimo Cielo, atteso da tre grandi parole di potere,
    Esci dall'anello della tua detenzione,
    Protettore del Santo Equilibrio!



    Il cerchio si illuminò e una grande energia magica confluì al suo interno, rendendo la luce sempre più forte fino ad annullare tutto. Dopo quell'intenso lampo di luce, al centro del cerchio, riuscii ad intravedere la sagoma di un uomo. Man mano che la luce scemava, la sagoma diventava sempre più riconoscibile. Si trattava del mio servant, l'evocazione aveva avuto successo.
    Era un uomo piuttosto alto, circa 180 cm, con i capelli brizzolati pettinati accuratamente, barba altrettanto ben tenuta di lunghezza media sempre brizzolata e una cicatrice sull'occhio sinistro. Indossava abiti simili a quelli di un nobile condottiero militare, con tanto di giacca sulle spalle e una spada a lato della cintura.
    Servant, classe ****. Sei tu il master che mi condurrà alla vittoria?
    Sì, sono io. Il mio nome è Kuro Kamishini.
    Lui si limitò ad annuire in maniera seria. Dopo qualche istante si diresse verso il divano e si sedette.
    Uhm, chi avrebbe mai pensato che una storia non del tutto esatta del mio personaggio potesse essere quasi più interessante dell'originale? disse, con tono di voce quasi soddisfatto e un mezzo sorriso sul volto.
    Potrei provare ad adattarmi, magari ne verrà fuori qualcosa di interessante...
    Lo seguii con lo sguardo e poi lo imitai, sedendomi sulla poltrona di fronte a lui.
    Per caso ti stati riferendo a quello? chiesi, con tono curioso.
    Esattamente. Ma ora basta con i convenevoli, è ora di vincere questa guerra!


     
    Top
    .
  5.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    25
    Anormalità
    +2
    Location
    Sono quasi sicura di abitare a casa mia...

    Status
    Leggendo dei vecchi libri di suo padre, Mei aveva scoperto della guerra del Graal e aveva immediatamente capito cosa avrebbe dovuto fare. Suo padre l’aveva scoperta mentre leggeva e aveva cercato in tutti i modi di fermarla, dicendole che era una follia e che sarebbe stato un suicidio. Lei si era arrabbiata molto per questo. La situazione in cui erano, e che lei odiava, era colpa di entrambi i suoi genitori. Per quanto lei fosse arrabbiata sentiva che era sua la responsabilità di rimediare. Non erano stati in grado di guidare la famiglia e l’avevano delusa, quindi ormai lei non si fidava più di loro.
    Inutile dire che non era riuscito a fermarla.

    Per il rituale aveva bisogno di tutta l’energia magica disponibile e perciò si era recata nel fitto di una foresta ad Okinawa. I rumori della foresta erano come una vecchia canzone che risuonava nella sua anima. Lei apparteneva a quel luogo, come quel luogo era parte di lei. Ascoltando il fruscio tra le fronde si convinse ad andare avanti, percorrendo lo stesso sentiero che aveva già percorso altre mille volte. Osservò il cielo, riusciva a intravedere delle stelle tra le fitte chiome degli alberi. In passato, quello stesso paesaggio le aveva dato tanta serenità, ma ora faceva fatica a non piangere. Avrebbe riportato la felicità alla sua famiglia e avrebbe riportato la sua guida indietro, per poterla riabbracciare e per poter condividere di nuovo con lei la vista di quelle stelle che ora le bagnavano il viso di lacrime.

    Dopo diverse ore di viaggio e di cammino giunse davanti al tempio dei suoi antenati. Quando arrivò lì si mise in ginocchio davanti alla tomba di sua nonna e rimase in silenzio per un minuto che sembrò durare un’eternità.
    Non era giusto. Perché le avevano tolto ciò a cui più teneva? C’erano mille altre cose che sarebbero potute accadere. Il Graal era ormai l’unica cosa che avrebbe potuto sistemare le cose perché lei, anche con le sue capacità, non era in grado di riscrivere il passato.

    Era quasi mattina. Il sole ancora non si vedeva, ma Mei sapeva che quello era il momento giusto per l’evocazione. Poi si alzò, pronta per il rituale.


    Con la piuma di un picchio e dell’inchiostro nero tracciò un cerchio magico, ad occhi chiusi: lasciò che l’energia magica fluisse e guidasse la sua mano. Poi tirò fuori da uno zaino i materiali che le servivano per l’evocazione: un pugnale d’argento inciso, il corno di un cervo, una vecchia asse di legno, della sabbia fine e dei petali bianchi di rosa.

    Era il momento di cominciare.

    Mei iniziò spargendo la sabbia dentro al cerchio, poi vi appoggiò sopra il corno di cervo e l’asse. Alla fine, sparpagliò i petali di rosa intorno ai due oggetti.
    A quel punto, iniziò a pronunciare le parole del rituale d’evocazione.

    In questa notte, siamo soli.
    Reminiscenze di ciò che fu la tua vita,
    di ciò che fu il tuo fato.

    In questa notte, siamo spiriti persi.
    La spuma del mare accompagna
    la tragedia della tua esistenza.

    In questa notte, siamo anime tristi.
    Ascolta il suono dei tamburi,
    che suonano ancora per te.

    In questa notte, cantiamo.
    Ascolta il suono del cuore,
    che ti porta a fare ciò che devi.

    In questa notte, siamo senza paure.
    Il cervo ti invita ad andare,
    a tornare dove c’è casa.

    In questa notte, siamo viaggiatori.
    Che il vento ti accompagni
    e porti le tue navi alla riva sicura.

    In questa notte, restiamo puri.
    Rispetta la tua guida,
    non dimenticare chi sei.

    In questa notte, siamo vittime.
    Accetta il sacrificio
    per riportare la giustizia.



    A quel punto, Mei prese il pugnale e si tagliò sulla spalla sinistra. Allungò la mano che brandiva il pugnale insanguinato e fece cadere le gocce nel cerchio.

    In questo giorno, splendiamo.
    Leggenda del passato,
    ti chiedo di farti avanti!



    In quel momento, tutti gli oggetti all’interno del cerchio cominciarono a brillare di fiamme cremisi, che si levavano verso il cielo.
    La sua spalla bruciò allo stesso modo. Proprio dove si era tagliata, ora c’erano dei simboli: le magie di comando.

    command seal


    Era ormai l’alba.
    Al posto degli oggetti rituali, ora si ergeva una figura.
    Una fanciulla candida come un fiore, ma che emanava l’energia degli spiriti di cento soldati.
    La ragazza era illuminata dai primi raggi del nuovo giorno.
    “Servant, classe XXX. Sei tu il mio Master?”

    Mei sorrise. Ora non si poteva più tornare indietro.
     
    Top
    .
  6.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Minus
    Posts
    12,371
    Anormalità
    +6
    Location
    ~ An Unseen world ~

    Status
    Una guerra per il santo Graal, chi si sarebbe mai aspettato una cosa del genere accadere qui, in questa città?
    Ho letto il diario di mia madre, esso contiene il motivo per cui è stato creato e perché le persone lo desiderino così ardentemente: esso è un ricettacolo per le anime chiamate spiriti eroici, contiene un potenziale magico altissimo e di conseguenza in grado di esaudire qualsiasi desiderio.
    Un simile oggetto farebbe gola a qualsiasi essere umano, persino a me, una semplice studentessa della scuola Hakoniwa. Sono assolutamente certa che la mia partecipazione in uno scontro simile sarà ben gradita, anche perché mi piacciono le sfide e so già cosa chiedere al Santo Graal. Ho dovuto compiere una lunga preparazione, leggere libri, fare pratica, insomma tutte quelle cose che mi avrebbero permesso di essere efficiente durante questa battaglia dato che sicuramente non potrò permettermi un fallimento.
    Mi chiedo chi saranno i miei avversari, chi dovrò affrontare e sconfiggere per mettere le mani sull'artefatto più potente mai creato: saranno studenti come me? Oppure persone già sposate con una famiglia? Certo, se partecipano ad uno scontro così importante, di sicuro non sono da sottovalutare ed io di certo non lo farò.
    Una volta comparse le mie magie di comando, compresi che finalmente era arrivata l'ora per evocare il mio servant. Non punto al migliore, ma nemmeno al peggiore voglio solo qualcuno che mi possa permettere di vincere.
    La notte che scelsi per evocare il mio servant fu al porto, a mezzanotte e sotto la luna piena che illuminava dolcemente il cerchio magico che avevo appositamente creato per l'evocazione.
    Tutto era pronto, ora dovevo solo recitare il mio canto per far sì che lo spirito eroico sorgesse dalle tenebre.

    Let silver and steel be the essence.
    Let stone and the archduke of contracts be the foundation.
    Let my Master be the ancestor I pay tribute to.
    Let rise a wall against the wind that shall fall.
    Let the four cardinal gates close.
    Let the three-forked road from the crown reaching unto the Kingdom rotate.
    Let it be declared now; your flesh shall serve under me, and my fate shall be with your sword.
    Submit to the beckoning of the Holy Grail.
    Answer, if you would submit to this will and this truth.
    An oath shall be sworn here.
    I shall attain all virtues of all of Heaven;
    I shall have dominion over all evils of all of Hell.
    From the Seventh Heaven, attended to by three great words of power,
    come forth from the ring of restraint, protector of the holy balance!



    Dopo aver recitato la formula, venni investita da una luce bianca che mi accecò completamente. Quando riaprii gli occhi, vidi dinnanzi a me un uomo alto, giovane, dai capelli bianchi come la neve e vestito in maniera decisamente singolare con un cappotto bianco ed una sciarpa colorata. L'uomo mi guardò, con i suoi intensi occhi violetti avvicinandosi allegramente a me con aria divertita. Ero rimasta a guardarlo per molto tempo: era un ragazzo bellissimo, i suoi modi di fare sembravano quelli di un principe, così come il suo sguardo ed il suo tono di voce, caldo ed avvolgente.
    « Oh, salve! Siete voi, la mia master? » sorride, non ho mai visto un sorriso così bello, supera persino quello del mio senpai. Cerco di ricompormi, devo mantenere un'atteggiamento decoroso dato che non posso certo cedere: il mio cuore appartiene solo ad un uomo e a quell'uomo apparterrà.
    « Certamente! Sono Ayane Oishiro, posso conoscere il tuo nome e la tua classe, mio Servant? »
    « Io non ho un nome, sono uno spirito eroico effimero se devo essere sincero, ma sii libera di chiamarmi xxx, la mia classe è xxx. »
    Rimasi molto colpita da ciò che mi disse, gli sorrisi mentre mi feci accompagnare fuori dal porto: se fossimo stati lì ancora un po' ci avrebbero scoperto e non ero intenzionata a farmi scoprire immediatamente.
    Non sono una dilettante.
     
    Top
    .
  7.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Master
    Posts
    1,267
    Anormalità
    +10

    Status
    Haiiro di questa narrazione sarà caratterialmente diverso da quello normale. Non l'opposto, lo speculare, neppure uguale in tutto tranne in un importante particolare. Semplicemente diverso, come una qualsiasi persona incontrata per strada è diversa da un'altra persona qualsiasi incontrata per strada. Elemento in comune: la tendenza a fare le ore piccole e all'abuso di caffè.

    CITAZIONE
    Le cuffie a tutto volume gli sparavano dentro la testa le note di I need a hero di Bonnie Tyler, la mano destra tracci trafficava col mouse, rigirando e modificando il progetto di un edificio su AutoCAD. Ogni tanto lasciava il progetto per navigare su internet o rispondere ai messaggi su skype; pause che si riprometteva essere rapide ma che finivano per dilungarsi diversi minuti. Ogni tanto inoltre malediceva il sostanziale disinteresse della maggioranza dei maghi per le nuove tecnologie e la mancanza di un corrispettivo per il mondo degli stregoni di AutoCAD che implementasse le modifiche realizzabili tramite la sua magia. Infine, ogni tanto sollevava la tazza di caffè mezza piena e ormai fredda e la portava alla bocca, traendone brevi sorsi. Poi la riappoggiava sulla scrivania, stando attento a non far cadere nulla sulla superficie ricolma di libri, carte, disegni, matite, penne e un piatto con sopra solo delle briciole che si riprometteva di riportare in cucina sul lavello da un’ora e mezzo ma per cui trovava sempre un buon motivo per non farlo in quel momento.
    A riscuoterlo da questa routine fu un rapido sguardo al bordo inferiore destro del desktop, lì dov’era scritto l’ora. La fissò prima con incredulità, poi con qualcosa di simile al terrore. Si tolse di scatto le cuffie, così di scatto che la spina si staccò dal laptop e fece risuonare a pieno volume la canzone. Imprecando chiuse il video di youtube responsabile della musica, urtò la tazza di caffè e la fece finire oltre la scrivania. Riuscì ad afferrare la tazza per il manico prima che si sfracellasse a terra, ma non il (poco) contenuto che si rovesciò sul pavimento. Imprecò di nuovo. Il bersaglio del suo sfogo, come gli capitava di sovente, non era altro che il tempo.
    Tempo, tempo, tempo! Quando te ne serve non ne hai mai abbastanza, quando vuoi che passi non finisce mai!” Era un’ingiustizia. Per la precisione era la più grande delle ingiustizie. Non poteva sopportare l’inclemente transito del tempo, che non tiene conto dei nostri desideri o delle nostre speranze e trascorre inesorabile. “Perché” si chiedeva “il tempo non si può piegare ai nostri desideri: allungarsi fin quasi a stendersi all’infinito eventi quando lo richiediamo, passare come un lampo quanto non ne abbisogniamo?” Il suo desiderio non era quello dell’immortalità, ossia di un tempo che si estende fino all’infinito. Perché un immortale vive il tempo come lo vivono tutte le altre persone, secondo per secondo, con l’unica differenza che il suo tempo non finisce mai. Lui, Haiiro, chiedeva qualcosa di diverso: un tempo che si modulasse ai suoi bisogni e desideri. Che scorresse piano tanto da parere immobile o che corresse veloce tanto da non coglierne i contorni nel suo passaggio, a seconda dei casi. Solo questo.
    La maggior parte delle volte gli pareva un desiderio umile, una piccolezza. Ma altre volte gli pareva il più ingordo e sfrontato dei desideri possibili per un essere umano, giacché anche un re, un imperatore o un eroe avevano questo in comune col più umile delle persone: di vivere lo scorrere del tempo allo stesso modo. Il suo desiderio, invece, l’avrebbe elevato e distinto pure dal più grande degli uomini. Ma era in ogni caso solo un desiderio. Non basta volerlo per realizzarlo. Quel desiderio sarebbe rimasto una pia speranza, un’illusione o una fantasia in cui rifugiarsi nei momenti di sconforto. Questo sarebbe stato il caso, se non fosse per il segno inciso nel suo corpo. Un segno che lo designava come uno dei partecipanti alla guerra del Graal. Come uno degli eletti che avrebbe potuto guadagnarsi la realizzazione del proprio desiderio. Non gli piaceva combattere, ancora meno gli piaceva mettere a rischio la propria vita. Ma per realizzare quel suo desiderio, altrimenti inesauribile, l’avrebbe fatto. Avrebbe evocato un servant, l’eroe che l’avrebbe condotto alla vittoria, e avrebbe affrontato gli altri sei master e sei servant per ottenere il Graal.
    Era proprio per quello che si affannava ora: per evocare il suo servant all’ora più propizia, in cui la sua magia raggiungeva l’acme. Si era preparato in tempo, così in tempo che si era trovato con tre quarti d’ora in anticipo. Visto che non si poteva certo girare i pollici per più di quaranta minuti, aveva deciso di andare avanti col suo progetto d’architettura magica. Però aveva finito per impiegare fin troppo tempo e ora doveva correre per aver tutto pronto al giusto momento. Ecco perché desiderava la modularità del tempo!
    Dallo studio corse all’altro studio. Mentre il primo era quello per le attività di tutti i giorni, che poteva svolgere alla luce del sole – o della luna, visto la sua tendenza a rimanere alzato fino a tarda notte – il secondo era dove svolgeva le sue attività magiche e teneva gli strumenti più preziosi. La porta di quel secondo studio era protetta da una piccola magia, che la rendeva indistinguibile dal muro allo sguardo diretto. L’unico modo per scorgere questa porta era in modo indiretto: attraverso uno specchio, ma anche, più prosaicamente, la telecamera del proprio cellulare, come fece Haiiro. La stanza era ben diversa dal resto dell’appartamento: mentre questo era in linea con quanto ci si poteva aspettare da un liceale (onnipresente disordine incluso), l’altro studio rappresentava l’ingresso in un mondo diverso, fatto di libri e pergamene antiche, bastoni intarsiati con arcane gemme, circoli di evocazione, un’odiosa clessidra a sabbia, un grande e antico specchio sulla parete.
    Haiiro accese la luce, diede una rapida ripassatina ai libri con le formule di evocazione per essere certo di non sbagliare nulla, controllò l’ora, prese i materiali per l’evocazione, controllò l’ora, pose la reliquia che aveva acquistato sottobanco e che sperava fosse autentica nel circolo di evocazione, controllò l’ora e accertò di avere preparato tutto l’occorrente e che mancavano ancora due minuti. Due minuti che passò a controllare e regolare il proprio respiro e il battito del proprio cuore. Oltre che a controllare l’ora. Quando questa giunse entrò nel cerchio – nonostante il tentativo di calmarsi gli scappò qualche battito del cuore – e cominciò a cantillare la formula d’invocazione. Funzionò.
    Di fronte a lui si condensò una figura dai tratti indistinti e quasi abnormi, ma che presto si fissarono nei contorni di un giovane dallo sguardo fermo, armato di tutto punto. Questi si guardò attorno, osservando il luogo in cui si trovava e il suo evocatore. Costui intanto provava una gioia selvaggia e inaspettata alla vista del servant che aveva evocato.

    «Io ti chiedo: sei tu il mio servant, l’eroe che mi porterà alla vittoria?»
    Il servant lo squadrò, soppesandolo. Inaspettatamente il suo viso si aprì in un sorriso e i tratti del volto si distesero.
    «Sono il tuo servant, master, ma ti sbagli se pensi che io solo ti possa condurre alla vittoria. Dopotutto siamo in due a combattere questa guerra.
    Tuttavia questo ti posso assicurare: io, ****, servant di classe **** combatterò al tuo fianco per far sì che la vittoria ci arrida.»

    Haiiro sorrise.
    «Può bastare.»
     
    Top
    .
  8.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Plus
    Posts
    3,285
    Anormalità
    +4
    Location
    Teyvat

    Status
    CITAZIONE
    E così un’altra guerra per il Sacro Graal stava per cominciare. Da giorni Akiko non riusciva a pensare ad altro, a chi poteva essere il suo Servant e fin dove sarebbe riuscita a spingersi in quel conflitto. Ovviamente, per come era lei, avrebbe puntato alla vittoria finale battendosi al massimo delle sue capacità, ma sapeva che dei sette partecipanti tutti avevano più o meno le stesse possibilità di vittoria; non sarebbe stato facile.
    La maschera ancora giaceva a terra al centro del cerchio magico che avrebbe usato per l’evocazione del Servant. Non sapeva a chi fosse appartenuta, a quale spirito eroico l’avrebbe legata per tutta la durata della guerra, ma sembrava molto antica. L’aveva trovata a casa di suo nonno per puro caso e si era sentita attratta istintivamente da quell’oggetto, capendo quasi subito che sarebbe stato perfetto per l’evocazione di un Servant.
    E quindi eccola lì, nel piccolo appartamento che aveva preso in affitto, pronta a fare la sua evocazione. Il cerchio era stato tracciato meticolosamente al centro della sala da pranzo, con tavoli e sedie lasciate contro le pareti per creare uno spazio maggiore, e sperando soltanto non fosse un Servant troppo imponente che avrebbe potuto causare diversi danni all’abitazione; come lo avrebbe spiegato alla padrona di casa?
    «Sono pronta» disse dopo un breve sospiro iniziando con il rituale. Le parole, inizialmente pronunciate con qualche tentennamento, iniziarono a uscirle una dopo l’altra sempre con maggiore sicurezza, il cerchio che andava a illuminarsi con maggior intensità finché un brevissimo lampo non illuminò a giorno l’appartamento nonostante le luci spente e la penombra della notte che filtrava dalle finestre. Al lampo seguì un denso fumo dal quale si poteva a malapena intravedere la silhouette di una figura, i tratti celati da quello che sembrava un mantello da viaggio grigio, di quelli che si potevano vedere in tanti film fantasy, il cappuccio calato sopra la testa.

    La figura di inchinò a raccogliere la maschera mentre il fumo si diradava, rivelando come il Servant non sembrava troppo differente da un normale umano, nonostante la maschera ora apposta a celare il suo volto gli dava comunque un’aria alquanto misteriosa.
    Akiko si avvicinò al frutto della sua evocazione, il cuore che aveva accelerato i battiti non riuscendo a credere di esserci davvero riuscita, e solo in quel momento il Servant sembrò accorgersi di lei. Nonostante il volto coperto, Akiko ebbe l’impressione dal movimento degli occhi che stesse sogghignando ma cercò di non badarci.
    «Mi aspettavo qualcuno di più alto come mio Master» esordì con voce femminile (per colpa del mantello Akiko non si era accorta fosse una donna) e un tantino sprezzante. «Sono dunque la tua Servant, la mia classe è XXX e il mio vero none…» La guardò un attimo dall’alto in basso prima di posarle una mano sulla spalla. «Scusami, voglio vincere questa guerra e non conosco le tue qualità come Master e mago, dunque per il momento… Credo tu possa chiamarmi Leía anche se non è il mio vero nome.»
    Akiko rimase basita da quelle parole, ma non tanto per quel che le aveva appena detto. C’era qualcosa in quella donna, nel suo tono di voce… Riusciva quasi a percepire una certa somiglianza con se stessa e una forza per affrontare le avversità di c’ero non comune.
    «E allora andiamo a vincere questa guerra insieme» sentenziò Akiko porgendole la mano. Leía ricambiò, stringendo la mano di Akiko e annuendo.


    Edited by Vanclau - 12/6/2019, 12:51
     
    Top
    .
  9.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    AF's Master of the End
    La Luce

    Group
    Admin
    Posts
    3,788
    Anormalità
    +21
    Location
    Non so nemmeno dove sono ora, figuriamoci se posso ricordare da dove provengo

    Status

    -20 Giorni


    “Sventurata la terra che ha bisogno di eroi.”
    L’aveva letta da qualche parte, non era ben sicuro di dove o quando, o se l’avesse effettivamente incontrata durante la lettura, quella frase che continuava a tornargli in mente impedendogli di ascoltare il rumore del silenzio. Si massaggiò il dorso della mano sinistra, secondo l’abitudine che aveva preso negli ultimi giorni ogni volta che la testa si affollava di pensieri su quei segni, su quelle stigmate che gli erano comparse. Non appena le vide, nonostante non avesse alcuna idea di cosa fossero, ebbe la certezza che si trattasse di qualcosa di grosso, che quella volta non l’avrebbe fatta franca tanto facilmente.
    La manifestazione di quei tre segni era coincisa con la scomparsa della maggior parte dei suoi poteri, come se avessero reagito agli influssi di un potere più grande, una maledizione. O forse una benedizione. Non c’era un unico punto di vista da cui guardare quel miracolo.
    « Sei un mago Harry. »
    « Per questa citazione dovrei fustigarti con la corda bagnata. »
    L’eccentricità alla quale aveva risposto introdusse la spiegazione di quello che significavano quei tre segni, quelle magie di comando: lui era stato scelto dal Graal, era stato ritenuto degno da quel manufatto divino di partecipare al più grande rituale, una guerra tra sette master per far materializzare la coppa che avrebbe esaudito qualunque desiderio. Era stato scelto per evocare un eroe del passato come suo famiglio e scendere sul campo di battaglia per uno scontro all’ultimo sangue.
    « Se esisteva qualcosa del genere, era inevitabile che venissi scelto. Quanto odio essere un protagonista. » - aveva sospirato sarcasticamente. Avrebbe voluto trovare il modo di sdrammatizzare ma non ne fu in grado.
    Appresa la notizia, Cheria pianse per tre giorni mentre Sophie si affannava inutilmente cercando di consolarla. Bianca invece non si mosse più dal suo fianco, rimanendogli accanto ogni istante, così come stava facendo anche in quel momento. Reclinò leggermente di lato la testa vedendolo di nuovo tanto assorto, gli prese la mano tra le proprie, spolverandone il dorso con movimenti delicati per quanto rapidi, con l’indice percorse i contorni di quei segni che tanto lo affliggevano.
    « All’inizio questo disegno non mi piaceva, ma ora più lo guardo e più mi sembra bello. Mi viene voglia di tatuarmelo per averlo anche io. »
    Scoppiò a ridere vedendo la sua espressione improvvisamente tanto accigliata.
    « Hai delle mani troppo belle per poterle rovinare così. »
    Vedere con quanta serietà aveva risposto, senza capire che stesse scherzando, la fece ridere ancora di più. Quel dolce suono fu sufficiente perché anche il ragazzo potesse tornare a mostrare un sorriso, per quanto leggero.
    « Cos’è che ti spaventa tanto? » - gli domandò quando si furono quietati ed il silenzio ripiombò nella camera - « quando sarà finita i tuoi poteri torneranno e potrai rimettere tutto a posto. »
    « Non è questo. »
    « Allora la magia? Hai paura di non riuscire ad usarla? Domani inizi le lezioni e ricorda che tu sei sempre tu. »
    « Ho fatto e visto cose che un mago sognerebbe. »
    « Hai paura… per noi? Possiamo sempre nasconderci in chiesa. »
    Tatsuya scosse la testa, non si trattava nemmeno di quello.
    « Mi ha spiegato come funziona il Trono, che esiste fuori dal tempo. Ciò che mi terrorizza, e che spero con tutto il cuore non accada, è che qualcuno possa evocare me. »

    - 48.00.00 ore



    « Diciotto giorni! Sono passati solo diciotto giorni e già riesci a fare questo! Ci sono maghi che in tutta la loro vita non riescono a raggiungere risultati che tu hai ottenuto in nemmeno tre settimane. Quando racconterò di te alla Torre dell’orologio non ci crederà nessuno. È un peccato averti incontrato in queste condizioni. Uno spreco di talento! Se solo potessi portarti a Londra e renderti mio discepolo, se solo avessimo il tempo, che grande mago che diventeresti. Certo dovresti prima scontrarti con i pregiudizi delle famiglie più antiche che si tramandano le conoscenze da decine di generazioni, loro ti odierebbero perché incarni la negazione di tutto ciò che rappresentano e li obbligheresti a darmi ragione. »
    Il giovane mago dai lunghi capelli neri continuò a commentare in un misto di incredulità, orgoglio ed eccitazione i risultati ottenuti dal suo più giovane allievo. Lui, che insegnava, ne aveva visti molti di giovani maghi ma mai nessuno aveva lasciato su di lui una simile impressione.
    « Professore… » - il ragazzo interruppe quel monologo pronunciato a voce sempre più bassa fino a confondersi con un pensiero - « Per quanto riguarda loro… »
    « Tranquillo. Come ho detto, domani le porterò con me a Londra e le faro proteggere. Parola di El-Melloi. »

    0.00.00


    I preparativi erano finiti, il cerchio era pronto, tutti i vari simboli erano stati disegnati dalla sua mano che si era fatta sempre più precisa e sicura.
    Si gettò uno sguardo alle spalle: dalla finestra, oltre le fronde degli alberi, ondeggianti seguendo il ritmo imposto dal respiro, fino a scorgere il punto dove aveva riscoperto Cheria; poco più in là aveva impartito a Sophie le prime lezioni di pugilato. Più lontano, lì dove lo sguardo non poteva arrivare, le stelle erano state le uniche testimoni del suo amore per Bianca.
    La sua casa si trovava in uno snodo, detto in altri termini era attraversata da una grande quantità di energia magica, il ché la rendeva il posto perfetto per il rituale che doveva compiere.
    « Dovrò pulire per bene dopo che avrò fatto, ho conciato da schifo la casa. Ed il ho usato il succo di ribes per disegnare tutto. Voleva che usassi il sangue di pollo, quel pazzo rintronato. A pensarci però, forse, se avessi usato il gesso… ma adesso basta pensare al ribes… al latte versato. E smettiamola di parlare che qui non c’è nessuno. Ribes… ma che mi è saltato in mente… »
    Prese il libro su cui aveva letto la formula. Era scritta troppo in piccolo, tutti quei disegni lo distraevano, era notte ed aveva sonno. E fame. E mal di pancia per tutti i ribes che aveva mangiato. Con il libro sotto il braccio, un blocco per gli appunti ed una matita, corse in bagno per sgomberarsi dai dubbi e ricopiare la formula su una pagina del blocco, scrivendola bella grande. Esplicate tutte le funzioni, ricopiò di nuovo la formula: le stelline che aveva disegnato sulle “i” erano troppo stimolanti.
    Lesse e rilesse mentalmente la formula per memorizzarla, ma qualcosa sembrava sempre sfuggirgli, una parola quando non una frase intera svanivano dalla sua memoria ogni volta che provava a ripeterla. La situazione iniziava ad esasperarlo.
    « Fanculo, me la scrivo sulla mano. »
    Tutto era pronto, la reliquia, o ciò che era quell’affare che aveva trovato, per non dire trafugato al museo – per non dire sottratto ad alcuni che l’avevano trafugata in un museo, nel quale era giunta dopo essere stata rubata durante la guerra e quindi venduta, scontrandosi con questi ed abbattendoli a colpi di karaoke, ringraziando la provvidenza per avergliene messo a disposizione uno appena gettato da una sala karaoke per l’appunto – non restava che una cosa da fare.
    Con un pensiero fisso - “Garibaldi ma una ragazza è meglio, Garibaldi ma una ragazza è meglio” - tese in avanti il braccio e recitò la formula.

    Heed my words, My will creates your body,
    And your sword creates my destiny. If you heed the Grail's call,
    And obey my will and reason, Then answer my summoning!
    I hereby swear, That I shall be all the good in the world,
    That I shall defeat all evil in the world!
    Then let thine eyes be clouded, With the fog of turmoil and chaos,
    Thou, who art trapped in a cage of madness, And I, the summoner, who holds thy chains!
    Seventh heaven clad, And the great words of power,
    Come forth from the circle of bindings, Guardian of Scales!



    Una rapida successione di fulmini si abbatté tutt’attorno la casa mentre dal cerchio rituale esplodeva violentemente un immenso bagliore, una luce così intensa da sembrare materiale, tanto da poterla sentire sulla pelle. Si spensero le luci della casa e con essa il bagliore.
    Quando il generatore entrò in funzione, tra il fumo, rimasto dall’esplosione, che andava via via diradandosi, emergeva la figura di un ragazzo forse ventenne, dai lunghi capelli biondi, occhi azzurri, l’aria di chi era fiducioso della sua forza. Quello era il servant che aveva evocato.
    I due si guardarono a lungo, fissandosi alla ricerca di un qualche indizio che solo loro sapevano di voler trovare.
    « Dimmi. Sei tu il mio master? »
    « Si. Sono io. »
    Ripresero di nuovo a fissarsi in silenzio con sempre maggiore diffidenza finché, con una sincronia unica, sbuffarono entrambi.
    « Mai che mi capiti una ragazza. »
    In quello stesso istante seppero di aver instaurato il loro legame tra master e servant.
    « Prima di tutto ho bisogno di una risposta. Perché vuoi il Graal? »
    « E chi ha mai detto di volerlo? Voglio solo fare casino. »
    Quella risposta gli piacque più di quanto sarebbe stato disposto ad ammettere.
    « Master… o preferiresti essere chiamato il altro modo? »
    « Chiamami Tatsuya. »
     
    Top
    .
  10.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Member

    Group
    Plus
    Posts
    126
    Anormalità
    +7
    Location
    Dal luogo in cui si fondono perfettamente Luce ed Oscurità

    Status
    CITAZIONE
    Komiko si trovava ancora all'interno del tempio. Le fiamme continuavano a bruciare riscaldando tutto il parco; all'esterno, le sue Shikigami sorvegliavano la barriera e giocavano con gli animali, sempre più numerosi. Probabilmente, ad attirarli erano non solo il calore, ma la sensazione di sicurezza generata dalle fiamme di Amaterasu, la dea a cui Komiko aveva scelto di dedicare il suo lavoro e il suo spirito. Una delle Shikigami entrò all'interno del grande salone, per porle una domanda: "Komiko-sama, è iniziata?". Prima che la sacerdotessa potesse rispondere, però, accadde qualcosa che diede alla giovane la risposta senza che fosse necessario l'intervento della sua creatrice: dai due enormi vasi, contenenti le fiamme, iniziarono a uscire degli Ofuda intrisi di fiamme azzurre. Ogni volta, la rispettiva fiamma scoppiettava e si alzava verso il tetto dell'edificio, per rilasciare un foglietto che ricadeva, proprio come se fosse stato una foglia, sull'altare. Gli Ofuda si disposero in ordine perfetto e, non appena ebbero toccato la seta rossa, le fiamme azzurre si spensero.

    Komiko si voltò verso l'altare, avvicinandosi lentamente, consapevole del significato di quanto era appena accaduto. Il rito non poteva essere interrotto, e la Shikigami si spostò di lato. Qualche istante dopo, anche le altre tre si riunirono nel salone del tempio, disponendosi due su ogni lato dell'altare. Dopo che tutto fu pronto, Komiko passò dolcemente le mani sugli Ofuda, poggiati sulla seta rossa, spenti ma carichi di energia spirituale. "Sì, è iniziata... Sono tutti qui, nessuno escluso - sembra che siano stati richiamati più spiriti eroici rispetto al passato, il che potrebbe rivelarsi interessante". Abbassò leggermente il suo kimono, lasciando scoperta la schiena. Poco sotto le spalle, un disegno nero e bellissimo si era appena completato, forgiato con il fuoco della dea del sole. "E anche le magie di comando sono apparse, è tutto pronto ora - non ci resta che aspettare e vedere che cosa faranno i nostri eroi e le nostre eroine, dunque". I ricordi affollati delle vecchie guerre scorrevano nella sua mente. O meglio, nelle loro menti. Komiko sentiva le anime delle altre sacerdotesse inquietarsi.

    Komiko sospirò profondamente, guardando verso l'alto. Sopra il tempio, sentiva il cielo rannuvolarsi rapidamente. Fuori, il vento stava diventando più forte. "Lo percepite anche voi? Questo senso di inquietudine?". "No, Komiko-sama" risposero le tre in coro, perplesse da quella domanda. La sacerdotessa si voltò, iniziando a percorrere il salone. Ad un certo punto, però, le fiamme iniziarono a tremare, spegnendosi per un attimo ed oscurando il tempio. Si era trattato di una frazione di secondo. Un bagliore. Repentino. Komiko e le Shikigami si voltarono di scatto. In aria videro un altro Ofuda, che volteggiava verso l'altare: man mano che raggiungeva gli altri sigilli, questo si consumava, rilasciando nell'aria della cenere nera. Prima che toccasse la seta rossa, si era interamente consumato. Granelli di cenere nera come la pece raggiunsero Komiko con una brezza leggera, per poi superarla e uscire dal tempio. La sacerdotessa si mise a correre per uscire dal tempio e controllare il parco: gli animali non avevano notato nulla. Nella sua barriera regnava ancora il silenzio.

    TURNAZIONE:
    Darkdesire
    Cello
    SasoRi
    Lolya13
    Yuna
    Tabris
    Vanclau
    Micael

    Siete liberi di muovervi come volete e di scegliere di fare ciò che volete. Spostatevi per la città, discutete con il Servant: insomma, la guerra ha davvero inizio.
     
    Top
    .
  11.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Why so british?

    Group
    Minus
    Posts
    280
    Anormalità
    +3
    Location
    The Void

    Status
    CITAZIONE
    Poté riconoscerla solo quando la figura avvolta dalle ombre gli si avvicinò, a passo lento e incerto, come se non camminasse da secoli, o forse millenni. Sapeva che non poteva basarsi sul suo aspetto fisico per tentare di avere qualche informazione per capire chi avesse davanti, molto spesso accadeva che le figure evocate dal Santo Graal venissero distorte e adattate ad un particolare aspetto della loro leggenda, sicché si astenne dal trarre conclusioni affrettate.
    A dire il vero anche volendo tentare di indovinare la sua identità ad una prima occhiata non ci sarebbe riuscito, nulla di lei avrebbe potuto rivelarla. Né dal lungo abito di seta bianca adornato da graziosi merletti, né dal corpetto che le stringeva la vita con cinghie dorate, né dai lunghissimi capelli biondi che le cadevano disordinatamente sul volto coprendole parzialmente gli occhi avrebbe potuto individuare uno Spirito Eroico a cui ricondurre quel corpo.
    Ciò che più lo faceva rabbrividire però era il suo sguardo: per quanto fosse nascosta dai lunghi filamenti aurei che le crollavano disordinatamente dalla testa la sua espressione riusciva a penetrare nel suo animo, insinuandovi il germe dell'inquietudine che a poco a poco cresceva e lo scuoteva dal profondo.
    Aveva lo sguardo di chi era pronto a balzare fuori da quell'antica magione per partire subito alla ricerca del Graal. Naturalmente anche lui fremeva per buttarsi nella mischia, era il motivo per cui aveva deciso di rispondere alla chiamata dei tre segni che portava sulla mano, ma in lei c'era qualcosa di animalesco e famelico. Era quel tipo di sguardo, ma Enma non aveva paura.
    Benvenuta. Io sono Enma, della nobile famiglia – ormai decaduta – dei rinomati maghi Koumori, e sono colui che ti ha evocata. Sono il tuo Master. Chi ho il piacere di aver evocato?”. La sua domanda riecheggiò sul marmo della stanza e subito piombò il silenzio. Un silenzio profondo che durò pochissimi istanti eppure era carico di una forza opprimente, durante il quale la creatura davanti a lui scrutò i suoi dintorni, mentre l'unico suono che si poteva udire era quello dei loro respiri affannati, quello di Enma per le energie spese per evocarla, e quello di lei che senza apparente motivo era pesante e trafelato.
    Io... io sono XXX. Ti sono grata... per avermi evocata”. Dopo aver proferito queste parole, la ragazza si accasciò a terra appoggiata sulle ginocchia. Il mago ora cominciava a preoccuparsi, naturalmente non aveva mai compiuto un incantesimo simile, né tanto meno ci aveva mai provato ad evocare un'entità tanto complessa e potente come un Servant, era un'impresa che risultava semplicemente impossibile a chi non fosse aiutato dal Santo Graal. Era sicuro però che ci fosse qualcosa che non andava e accorse in suo aiuto tendendole un braccio per aiutarla a rialzarsi, ma sentì il suo affanno farsi singhiozzo e si accorse presto che sul suo volto colava una lacrima.
    Non disse nulla, attese una mossa da parte del Servant prima di commentare, e la reazione non si fece attendere: una volta riaperti gli occhi infatti la fanciulla smise di singhiozzare, si osservò con stupore le mani, poi passò a studiare le braccia, infine con lo sguardo colmo di meraviglia constatò che poteva rialzarsi in piedi, e dopo aver passato un eterno minuto a scrutare minuziosamente ogni parte delle sue gambe si voltò verso Enma e urlò: “Uno specchio! Dammi uno specchio!”.
    Il suo Master rimase in piedi, interdetto. Non capiva il perché di quella strana pretesa espressa in modo così accorato, ma non era il tipo che avrebbe lasciato incompiuta una richiesta da parte di una giovane ragazza, men che meno se si trattava della compagna con cui avrebbe dovuto andare in guerra. “Ce ne è uno proprio lì”, le rispose, indicando uno specchio da muro appeso di fianco alla scrivania dov'era appoggiato il grimorio.
    Ancora una volta una reazione da parte della bionda fanciulla non si fece attendere, la quale con un balzo si portò di fronte alla superficie riflettente gustandosi il riflesso con bramosa veemenza. “Sì... sì! Oh, per tutti gli dei, sono bellissima!”. La giovane continuò ad tessere lodi sperticate guardando la propria immagine riflessa dallo specchio, toccandosi in ogni parte del corpo che riusciva a vedere. “La mia pelle è così morbida, e rosa... i miei capelli sono solidi e fermi, e che occhi grandi!”. Enma la osservava confuso dall'altro capo della stanza mentre lei si accovacciava per massaggiarsi le gambe, la vide tornare eretta per pizzicarsi le guance, poi abbracciarsi e girare su sé stessa ammirando le proprie fattezze.
    Quando prese a toccarsi in posti più intimi lui si voltò, occhi serrati e coperti dalla mano, cercando di lasciarle l'intimità con sé stessa di cui evidentemente aveva bisogno. “Mhm... è così piacevole quando le massaggio così... oh, e com'era qui sotto invece...?”. Al gemito di piacere che emise al raggiungere posti proibiti decise che era ora di fermarla e chiedere spiegazioni.
    Ah, scusami, Master... sono secoli che non ho un corpo così giovane e avvenente, mi ero dimenticata di che aspetto avessi...”. Nonostante le mortificate scuse, non poteva nascondere il malizioso ghigno che le illuminava il volto. “Non credevo potessi avere problemi del genere. Pensavo che sul Trono degli Eroi aveste tutta la conoscenza del tempo, non immaginavo che poteste dimenticare quale fosse il vostro aspetto”, rispose lui incuriosito.
    È così, ma se conosci il mio mito saprai a che sciagurato destino sono andata incontro... dunque comprenderai la mia gioia nel rivedere il mio amato corpo ancora intero e così bello!”. La fanciulla non riusciva proprio a contenere il proprio entusiasmo, tanto che appena finito di rispondere alla domanda del suo Master si voltò ancora una volta a specchiarsi e abbracciarsi.
    Enma, sbigottito, non poteva far altro che guardare quella stranissima scena e sentire quanto il suo Servant si fosse mancato.
    Veniamo alle cose importanti”, la interruppe ancora, mostrando il simbolo rosso che portava impresso sul dorso della mano destra: la V, simbolo del numero cinque, tagliata a metà da una falce di luna, ogni linea rappresentava un sigillo. “Ti ho convocata perché mi aspetto che tu combatta con me, ma anche al costo di sembrarti inopportuno devo dirtelo: non mi sembri molto potente. Quali sono le tue qualità?”. Il suo scetticismo era comprensibile: l'aveva evocata da poco più di mezz'ora e tutto ciò che aveva fatto era rimirarsi allo specchio e palparsi.
    Qual è il problema, Master? Non ti fidi delle mie capacità?”. “È ben diverso: non ho proprio idea di quali esse siano, e sono molto curioso di sentire cosa hai da offrire”. Il tono con cui rispose alla sua domanda colse l'attenzione del suo Servant, tanto che lei cessò di adorarsi e rivolse a lui la mente e procedette a fare l'elenco delle sue abilità e, orgogliosa, decise che gli avrebbe mostrato immediatamente il suo Noble Phantasm.
    L'orribile rumore di carne strappata dalle ossa che si stavano rompendo riecheggiò per tutta la magione, mentre la cartilagine sfregava con i nervi e i fasci di muscoli si squarciavano lei provvedeva a mostrargli le abilità di cui andava più fiera. Alla fine di quel macabro spettacolo, fatto di rumori osceni e sensazioni terrificanti, la fanciulla stava lì in piedi davanti a lui, una falce di luna scomposta formava un ghigno terribilmente perverso su quel volto già deformato.
    Come vedi... qualcosa la so fare anche io. Anche se... ciò in cui eccello è...”. Il suo respiro tornò a farsi affaticato e i suoi respiri stavano tornando piano piano più profondi. Ma come disse lei stessa non era per via del dispendio di energie derivante dall'uso della sua arma segreta, che a suo dire invece non era abbastanza per sfinirla, era piuttosto dovuto al fatto che era rimasta troppo tempo senza ammirare la bellezza di un corpo femminile ben delineato.
    Era come una droga per lei, ne aveva bisogno per stare tranquilla, probabilmente col tempo la sua mancanza si era trasformata in ossessione, e forse era su questo punto che il Santo Graal aveva deciso di costruire il Servant che ora stava davanti ad Enma.
    Un sorriso estatico si fece largo questa volta tra le gote del Master. “Le tue abilità sono decisamente fuori dal comune, penso che mi sarai di grande aiuto. Fai pure quello che devi fare, ma prima dimmi, qual è il tuo desiderio? Per cosa sei tornata in vita?”.
    Voglio riprendermi ciò che mi è stato tolto... vendicarmi di chi me l'ha sottratto... dimostrare al mondo che non è stata colpa mia come invece i miti tramandano, e godere una volte e per sempre di tutto questo... questo voglio: una vera reincarnazione che riscriva la mia storia e dimostri a tutti come è andata realmente!”.
    Enma sorrise, si sentiva soddisfatto e in sintonia con l'entità che aveva evocato. “Comincio a capire perché il Santo Graal ci ha accoppiati”, disse sospirando per il sollievo.
    E tu, invece? Per quale miraggio saresti disposto a dare la tua vita in questa guerra maledetta, Master?”.
    Si potrebbe dire che condividiamo gli obbiettivi: anche io miro a ristabilire un ordine passato ora scomparso. Il mio sogno è far tornare in auge il nome della mia famiglia nel mondo dei maghi, dove ormai sono famosi solo per il fallimento di uno e non per i successi di molti. Inutile dire che non ci sto a far continuare questa ingiustizia, mia madre mi ha insegnato a nascondermi per evitare lo sguardo inquisitore degli altri maghi, o peggio; mio padre mi ha insegnato a tacere il nostro cognome e a praticare in silenzio; io voglio insegnare ai miei figli a camminare a testa alta in mezzo a tutti gli altri e a portare avanti fieri la magia con cui sono nati e cresciuti”.
    Si prospetta una guerra interessante...”, fu il commento della fanciulla, che tornò ad ammirare il proprio riflesso quasi considerandolo un partner migliore del proprio Master, soprattutto in certe situazioni. Intanto, Enma di fianco a lei era troppo occupato a osservare il tatuaggio che portava sul dorso della mano destra per accorgersene. Era finalmente iniziata, era giunto il momento della sua rinascita.

    * * *


    La congiunzione astrale doveva essermi favorevole se sono riuscito ad evocare un Servant come te, con la tua classe e le tue capacità”. Il commento di Enma destò l'attenzione della diretta interessata, che prese forma fisica – da spirito che era diventato – dietro di lui, intenta ad osservare il lavoro che stava compiendo sulla scrivania.
    Tutto ciò mi lusinga, Master. Ma dimmi, quando hai intenzione di uscire da questo posto per andare a cacciare qualche anima eroica venuta dal passato? Qui è umido e non mi piace”.
    Il Master lasciò le scartoffie a cui stava lavorando sul tavolo in legno e si concentrò interamente sul risponderle. “Presto, molto presto. Vorrei cominciare già questa notte, ma naturalmente sarebbe più sicuro se io me ne stessi qui lontano almeno per i primi scontri, dove il tuo obiettivo non sarà di vincere ma di carpire più informazioni che puoi, dalle quali poi partiremo per costruire un piano d'azione”.
    Lei annuì, da questo aveva capito che non le era capitato l'ultimo mago fra i più inesperti. Certo, per vedere quanto valeva realmente non bastava una frase del genere, ma la rincuorava sapere di avere al proprio fianco un Master che ragiona prima di buttarsi a capofitto sulle cose, quello sarebbe stato il compito di qualcun altro.
    Interessante, aspetterò tue istruzioni, ma non aspettarti che mi contenga se mi lanci in città senza guinzaglio. Non potrai ritenermi responsabile delle mie azioni”. Lui la fissò intensamente prima di risponderle con tono perentorio. “Il mio desiderio è far tornare forti e potenti i Koumori, non di farli bandire dalla comunità dei maghi per i secoli a venire solo per la condotta impulsiva della stessa persona che dovrebbe essermi alleata nel raggiungimento di questo scopo. Tu ti conterrai, ed io da parte mia ti posso assicurare la massima collaborazione, ma non dovrai rendere pubblico a nessuno questo mondo né mettere in pericolo i civili, intesi?”.
    La giovane sembrò rabbrividire per un istante, ma doveva essere un brivido d'estasi vista la risata compiaciuta con cui riempì le vuote pareti della stanza. “Ahahahahah bene! Sì, sì tu mi piaci, hai carattere, Master! Ora mandami da qualche parte, che ho voglia di una bella carneficina!”.
    Enma sospirò dimostrando il suo disappunto, ma non si arrese alle voglie incontenibili del suo Servant, rimarcando con insistenza che non avrebbe ceduto alle sue richieste. “Ci andrai questa sera, dalle 22, e sarà solo per un sopralluogo. Inoltre ti voglio in forma spirito, e al primo civile che coinvolgi o al primo segnale che lo scontro si fa serio ti rivoglio qui nel giro di un secondo. Altrimenti sai bene cosa ti aspetta” puntualizzò, mettendo in mostra il proprio tatuaggio in tre sezioni. “E tu sai bene quanto questi tre piccoli sigilli siano essenziali e non vadano sprecati, vero?”.
    La giovane replicò estatica e tornò nella sua forma spirituale per permettere a entrambi di risparmiare energie, aspettando con ansia la sera, momento nel quale il proprio Master le avrebbe concesso di abbattersi sulla città... seppure per fare solo da sentinella.
     
    Top
    .
  12.     +1   -1
     
    .
    Avatar




    All Fiction's official memelord

    Group
    Admin
    Posts
    1,497
    Anormalità
    +7
    Location
    Internet

    Status
    CITAZIONE
    Goro stava ancora ragionando su come avesse fatto ad evocare, tra centinaia e centinaia di spiriti eroici, proprio Hitler.
    Qualcuno potrebbe dire che ho fatto qualcosa di particolarmente malvagio...uhm, non penso.
    Mentre pensava a questo, stava ricoprendo tutta la cantina con del liquido infiammabile, non poteva certo lasciare tracce.
    Mein Meister, è proprio necessario?
    Lui si voltò, quasi perplesso.
    Non...non mi aspettavo una domanda del genere proprio da te, sai?
    Hitler ridacchiò.
    Nein, nein! Non era ciò che intendevo, mi chiedevo solamente quanto potesse essere rischioso lasciare intatta la loro abitazione.
    Goro mise a terra la tanica che stava usando e lo fissò, un po' deluso nello sguardo.
    Se lasciamo tracce del rituale di evocazione, qualche mago minimamente abile potrebbe manipolare la traccia magica residua e rintracciarmi, per questo non voglio rischiare.
    Hitler sorrise compiaciuto.
    Gut, sehr gut, mein Meister. Mi solleva vedere che non sei uno sprovveduto.
    Goro era un po' confuso.
    Vedendo la qualità di questi cerchi magici, pensavo di avere a che fare con un ciarlatano, ma ora capisco che si trattava solo di una facciata, e come si usa dire, mai giudicare un libro dalla copertina.
    Hitler si mise sull'attenti.
    Per mio errore ti ho giudicato male, ma le tue parole hanno cambiato il mio primo giudizio, dunque io ti chiedo: come ti chiami, Meister? Cosa desideri dal Graal?
    Sembrava effettivamente interessato a Goro, ora che sapeva di non essere capitato nelle mani di un tizio qualunque.
    Semplice, la chiaroveggenza di Salomone.
    Hitler rimase un attimo interdetto.
    Con il termine dell'era degli Dei, la capacità magica di noi umani ed il collegamento con essa sono diventati una misera ombra di quello che erano, per questo voglio la capacità di vedere passato, presente e futuro, in modo da trovare una soluzione a questo handicap e permettere alla famiglia Nishimura di regnare suprema sul mondo dei maghi con la nostra superiore conoscenza.
    Finì di riempire la cantina di benzina e si voltò a guardare i suoi cerchi magici.
    Una volta vista e studiata la magia del passato e scoperto come evitare i pericoli del futuro, cosa potrà mai mettersi tra la famiglia Nishimura e il posto che le spetta di diritto nella comunità magica?
    Hitler iniziò un lento applauso per il suo Master.
    Come si chiama il ragazzo che con le sue parole ha risvegliato il desiderio di conquista di questo vecchio dittatore?
    Sono Goro, Nishimura di 5° generazione e futuro capo famiglia.
    C'era un motivo se si riferiva a se stesso come "Nishimura di 5° generazione", ma in quel momento Hitler era interessato ad altro.
    Il mio desiderio è semplice, mein Meister, ottenere un corpo fisico per poter nuovamente portare l'intero mondo ai miei piedi, e so che non esiste cosa più giusta di questa, ma ora so anche che dovrò lasciare spazio per voi Nishimura, sempre che la tua ambizione non sia un caso isolato.
    Goro preparò i fiammiferi e guardò il suo Servant.
    La chiamerei una dote di famiglia.
    Hitler sorrise nuovamente e, mentre Goro lasciava cadere il fiammifero e iniziava ad uscire, entrò in forma spirituale per non drenare il mana del suo Master più del dovuto.
    Presto andrai in esplorazione, rimarrai in forma spirituale finché necessario, entra in conflitti aperti solo se sei sicuro di poterne uscire vittorioso, in caso contrario, ritirata immediata.
    La casa alle loro spalle era ormai avvolta dalle fiamme.
    Lo scopo principale non è lo scontro, per ora scoprire più informazioni possibili sui nostri nemici è la chiave per la vittoria.
    Jawohl, mein Meister.
    Non mi abituerò mai a farmi chiamare così...
     
    Top
    .
  13.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    «Water is the best!»

    





    Group
    Admin
    Posts
    23,876
    Anormalità
    +31
    Location
    ...

    Status



    Kuro Kamishini
    Sai, io credo che per riuscire ad elaborare delle strategie di battaglia funzionati ci sia bisogno di collaborazione e sincerità tra di noi, per cui ti rivelerò subito il mio vero nome.
    Ascoltai con attenzione le sue parole e quando me lo rivelò rimasi un po' sorpreso.
    Davvero? Non mi aspettavo che questo fosse il tuo aspetto... Sai, non intendo come quello, però dovresti essere un po' più-
    AH! Beh non ti preoccupare di questi inutili convenevoli. L'aspetto fisico non è importante. Piuttosto vorrei informarti che di norma preferirei agire da solo. Nel senso che vorrei evitare di collaborare con altri servant, in quanto poi potrebbero sorgere dei conflitti di interessi piuttosto importanti...
    Beh, di sicuro quello non rientrava nei miei piani principali, sai? In un tutti contro tutti le alleanze potrebbero anche essere pericolose, soprattutto se stipulate con le persone sbagliate.
    Sono pienamente d'accordo... Ma che mi dici della tua magia e della tua famiglia?
    Beh, io non ho una vera e propria famiglia di maghi alle spalle, diciamo che sono stato molto fortunato nella vita e sono riuscito ad entrare nell'accademia della torre dell'orologio con metodi... Alternativi.
    Mi piace la tua determinazione, insieme faremo grandi cose, io e te!
    Poi si appoggiò allo schienale del divanetto e si stiracchiò.
    Perché vuoi il Graal? chiese, con sguardo molto serio e attento.
    Ehi, non dovrei essere io a chiederti questa cosa per primo? Dopotutto io sono il tuo Master.
    Ehi ehi, non fraintendermi, non voglio metterti in difficoltà, ma sono uno che va subito al sodo.
    Sospirai rumorosamente.
    Lo avevo notato... Comunque io desidero il Graal perché voglio correggere alcuni gravi errori che ho fatto nella mia vita passata. So che potrebbe sembrarti strano ma è una lunga storia e non ho molta voglia di raccontarla, non al momento...
    Lo annuì silenzioso, come per indicarmi che accettava la mia decisione.
    E tu che cosa desideri dal Graal? chiesi, con tono curioso. Davvero, non sapevo che cosa avrebbe potuto volere di più dalla vita un tipo come lui. Di sicuro aveva qualche piccolo conto in sospeso, certo, ma comunque....
    Io desidero fama e gloria! Sai, nel passato tutto questo non mi è stato concesso e sono stato relegato nell'ombra. Sono stato trasformato in un personaggio di second'ordine e ora è finalmente giunto il momento per me di ottenere la notorietà e l'ammirazione che tutti quanti mi devono! AHAHAHAH!
    La risata finale non fu inquietante per nulla, anzi risultò essere molto più uno sfogo, come se stesse già pregustando tutto quello che aveva appena detto.
    Ti vedo molto convinto e la cosa mi piace. Faremo grandi cose insieme.
    Ne sono convinto anche io rispose lui, annuendo e sorridendo soddisfatto.
    Ora dobbiamo organizzare un piano d'azione. Tu dovrai cercare di rimanere in incognito per quanto più possibile.
    Non preferisci che rimanga in forma spirituale?
    Beh, quella è una cosa che faranno tutti gli altri master. Cerchiamo di non uniformarci e di fare qualcosa di stravagante, così' da dare meno nell'occhio. Potrai utilizzare dei vestiti di mio padre e passare per lui.
    Mi piace l'idea! rispose, dandomi una forte pacca sulla spalla.
    Ehi, vacci piano! Comunque è meglio che tu vada a prepararti, stanotte usciremo in avanscoperta. Cerca di non utilizzare le tue tecniche per il maggiore tempo possibile. È meglio mantenere segreta sia l'identità che la classe.
    Agli ordini, Master!
    Detto ciò, lo accompagnai di sopra, in camera dei miei, che in quel periodo erano fuori per un viaggio di lavoro. Scelsi qualche abito piuttosto elegante ma comunque piuttosto comune, per mescolarci meglio con la massa.
    Una volta che il servant ebbe finito di prepararsi uscimmo dalla mia abitazione, diretti verso il centro.
    Senti un po'... Ma come vorresti essere chiamato, per ora? chiesi, con fare dubbioso.
    Uhm... Beh, potresti chiamarmi Meito...
    OK, se è questo quello che desideri...
    Ci incamminammo per le strade notturne, chiacchierando del più e del meno come se fossimo davvero padre e figlio.


     
    Top
    .
  14.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    25
    Anormalità
    +2
    Location
    Sono quasi sicura di abitare a casa mia...

    Status
    È davvero iniziata, eh?
    Mei sospirò.
    Guardando fuori dal finestrino del treno, si vedevano le luci della città che si affievolivano fino a spegnersi, sostituite dalla luce dell’alba.
    Non poteva tornare a casa.
    Non aveva una casa dove tornare, non ancora. Non poteva tornare indietro prima di aver ottenuto il Graal e riportato la pace nella sua famiglia. Non era colpa sua se era stata maledetta e non doveva essere sua la responsabilità di porvi rimedio, però sapeva che se non l’avesse fatto lei non lo avrebbe fatto nessuno.
    Si era stancata di aspettare immobile che qualcosa cambiasse.

    ***


    Qualche ora prima

    Quel gioco di luci e fiamme si spense, rivelando la presenza del Servant che ora si ergeva di fronte a lei.
    Sì, sono io il tuo Master. Puoi anche chiamarmi Mei, se preferisci.
    È un piacere fare la tua conoscenza, Master.
    Fece un inchino e cercò di presentarsi.
    Io sono-
    Mei la interruppe con un gesto della mano.
    So chi sei. Meglio non pronunciare affatto il tuo nome, non si può mai sapere chi stia ascoltando. In queste foreste gli alberi hanno le orecchie.
    Il Servant sorrise.
    Come desideri, Master. Sono felice di vedere che sei una persona cauta. Quale sarà la nostra prima mossa?
    La sua veste ondeggiava al vento, schiacciandosi contro le forme del suo corpo giovane. I suoi occhi ambrati erano così vivi da sembrare infuocati.
    Restare qui non servirà a molto. Dobbiamo spostarci.
    Dove andremo?
    Ho in mente un posto isolato dove poterci fermare. Per quanto io sia determinata ad ottenere il Graal, non voglio che degli innocenti vengano coinvolti. La tua priorità è evitare che succeda. Credo che tu possa capirlo molto bene.
    Il sorriso sul volto della ragazza si spense.
    Sì, è così. Ci presterò la massima attenzione. Se non conserviamo la nostra morale, non potremo mantenere puri i nostri desideri. Macchieremmo il Graal e noi stesse.
    Mi fa piacere vedere che sei d’accordo.
    Il Servant tornò in forma spirituale e Mei raccolse lo zaino da terra, prima di incamminarsi sul sentiero per uscire dalla foresta.
    Una volta in città, le due si avviarono verso la stazione.
    Master, posso farti una domanda?
    Mei annuì.
    Che cosa desideri dal Graal?
    Lei si fermò.
    Ci sono delle questioni che devo risolvere. Questioni di famiglia. Sono stata maledetta per mano dei miei stessi genitori. Voglio che questo cambi. Voglio una famiglia normale.
    Esitò un momento, poi riprese.
    E tu, invece?
    Sai, Master, credo che abbiamo molto in comune noi due. Desidero anch’io una famiglia normale. Desidero che possiamo vivere in pace. Nient’altro.
    Beh, considerando la tua storia direi che è un desiderio più che legittimo. Però onestamente pensavo che avresti bramato vendetta, visto quello che ti hanno fatto.
    La ragazza si irritò molto a quelle parole.
    Giammai! Non potrei mai desiderare vendetta! Ciò che è stato fatto era per il bene superiore! Sono fiera di aver servito la mia patria! L’onore è il padre di ogni virtù.
    Anche se seguire l'onore significa morire?
    Sì.
    Bah. Che stupidaggine. La vita di un individuo viene sempre prima del resto. Morire per onore sarebbe uno spreco. Un insulto alla vita.
    Ritiro ciò che ho detto prima. È evidente che non abbiamo niente in comune.
    Calò il silenzio.

    ***


    Mei scese dal treno e indicò una montagna in lontananza.
    C’è un tempio abbandonato là. Non ci va mai nessuno, è sconsacrato. In più, non è semplice da raggiungere. Non dovrebbe esserci il rischio di coinvolgere degli innocenti. È l’unica struttura nel raggio di alcuni chilometri, quindi dovrebbe andar bene per quello che serve a noi.
    Le gambe le facevano male. Sentiva che avrebbero potuto cedere da un momento all’altro, ma ormai erano così vicine che riusciva a vedere l’entrata del tempio in cima a una breve salita.
    Si fece coraggio e raggiunsero la cima.
    Entrando, sembrava di essere in un luogo maledetto: dei graffiti imbrattavano le mura e la polvere faceva da tappeto nelle stanze. Nonostante fosse mattina, l'interno del tempio era completamente buio.
    Appoggiò lo zaino su un altare e si lasciò cadere su una sedia.
    Il Servant si materializzò e le si avvicinò.
    Stai bene, Master?
    Sì. È stata una lunga notte.
    Ora cosa facciamo? Vuoi che vada in ricognizione?
    No, non è necessario. Ora è più importante prepararci qui. Saranno loro a trovarci, quindi dobbiamo essere pronte. Sai cosa devi fare.
    Come desideri, Master.
    La ragazza fece un inchino e uscì.

    Le luci del mattino erano accecanti.
    I suoi occhi bruciavano. Era davvero stanca.
     
    Top
    .
  15.     +1   -1
     
    .
    Avatar


    Group
    Minus
    Posts
    12,371
    Anormalità
    +6
    Location
    ~ An Unseen world ~

    Status


    Trovai il mio servant intento a leggere delle riveste quando tornai dal bagno. Eravamo tornati insieme a casa, lui sembrava stranamente a suo agio come se tutto fosse per lui naturale e normale.
    "Non preoccuparti, mia Master..." aveva detto lui con un bellissimo sorriso "La mia epoca non è poi così distante da quella attuale. Il vostro attuale progresso scientifico è impressionante..."
    Gli sorrisi, era un uomo davvero dolce e modesto, il genere di persona che piace a me e se non fossi innamorata del mio Senpai... Beh direi che forse avrei potuto benissimo pensare a questo bellissimo principe azzurro.
    "Sentiti come se fossi a casa tua, non fare complimenti..."
    "Grazie mia Master.... Sei davvero gentile..."
    Improvvisamente il principe si alza, e osserva le foto appese di Daichi Nakura, il mio senpai: è da quando è entrato che le osserva, forse prova curiosità verso di lui ed infatti mi chiede chi possa essere il ragazzo che continuo a fotografare di nascosto.
    "E' il mio senpai, l'uomo di cui sono perdutamente innamorata..." dico io senza tanti complimenti "Tu sei mai stato innamorato, mio Servant?"
    Lui si gira e mi sorride nuovamente, il suo sguardo è luminoso proprio come un sole splendente in una calda giornata primaverile.
    "Certamente, è il motivo per cui sono diventato uno spirito eroico. Senza l'amore la vita sarebbe sterile."
    Non mi aspettavo di evocare qualcuno di così simile a me, qualcuno che potesse comprendere i sentimenti d'amore che provo e che fosse diventato uno spirito eroico per una ragione così nobile come questa. Sono assolutamente certa che insieme vinceremo questa guerra in men che non si dica.
    Mi metto il pigiama, successivamente mi siedo sul letto ed inizio a prendere toni più seri: avevamo bisogno di una strategia e questo lo sapeva anche il mio Servant. Bisognava decidere quale nemico affrontare per primo ed agire di conseguenza. Lui comprese bene la situazione e posò sia la foto che il giornale, facendo scomparire il suo sorriso disinvolto e mostrando un'espressione seria.
    "La classe che più mi metterebbe in difficoltà è certamente Berserker..." dice lui con calma "Se mi dovessi scontrare con lui, perderei lo scontro in partenza. "
    "Tranquillo, le mie arti magiche esistono per un motivo. Se ce ne sarà bisogno ti assisterò come meglio potrò."
    Gli parlai della mia magia, di cosa ero capace con le mie capacità e lo stesso fece lui esponendomi anche i suoi crucci, specialmente per quanto riguarda certi servant.
    "Ho un'idea.." mi dice "Ma per attuarla ho bisogno di chiedere il permesso a Ruler."
    "Ruler?"
    "Il giudice, l'arbitro della guerra. Se qualcuno fa qualcosa di scorretto, lui è qui per questo"
    Non ricordavo ci fosse questa classe, negli appunti di mia madre non c'era scritto a riguardo... O forse mi è solo sfuggita la cosa. In ogni caso sono davvero curiosa di vedere il piano del mio Servant in azione, sono sicura che sarà entusiasmante.
    "Se vinciamo, cosa chiederai al Graal?"
    "Ti ho già detto come l'amore sia stata la ragione che mi ha spinto a diventare spirito eroico, giusto?"
    "Sì, me lo ricordo."
    "Beh... A causa di quell'amore ho commesso degli sbagli. Vorrei cancellarli. Ora dormi mia master, domani andremo da ruler e tu hai bisogno di riposo. Veglierò su di te."
    Mi appoggia al cuscino e mi sdraiai sul letto, lasciando che il dolce sonno venisse a raccogliermi e farmi sognare l'uomo che amo ancora una volta.


    Layout creato da Starlight. Vietata la copia.


    Edited by Yuna ~ - 4/8/2019, 01:32
     
    Top
    .
47 replies since 26/5/2019, 10:25   1277 views
  Share  
.
Top