La notte della fiorentina

Multipla aperta

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    La Luce

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    Non so nemmeno dove sono ora, figuriamoci se posso ricordare da dove provengo

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    Aperta a chiunque voglia mangiare un po' di carne. Nessun limite sui pg che potete portare e ruolare.

    L'ultima volta, con il concerto, non abbiamo organizzato nulla qui al Maid Caffè, nemmeno un piccolo eventicello per celebrare la cosa e lucrare un po' con bevande e dolci a tema. Una Idol cake pandispagna crema Chantilly con aromatizzazione a sorpresa e frutti di bosco, accompagnata da una bella bevanda a base di latte e caffè ghiacciati, avrebbe spopolato. È stato solo ieri, ma mi sembra così lontano nel tempo da darmi quasi un po' di nostalgia. Durante il giorno, dato che non c'era alcun evento, organizzare qualcosa di particolare sarebbe stato strano, anzi avrebbe fatto capire a chiunque che si trattava di un evento di riparazione. Ma la sera...le cose cambiano e la notte stessa può diventare l'evento. Abbiamo fatto un po' di pubblicità affiggendo un manifesto in bacheca e consegnando durane la pausa pranzo dei volantini, per fortuna Kyoko ci sa fare con Photoshop e Mimì ha, per qualche motivo che non ho indagato, la chiave del centro informatico, quindi accesso alle stampanti.
    Qual è l'evento? Semplice, la “Fiorentina di mezzanotte”. Anche se iniziamo alle 22, ma il nome “Fiorentina delle ventidue dell'orologio” sarebbe stato terrificante. Ed è quasi ora.

    « Siamo pronti? »

    Dico rivolto ai miei due colleghi che in questa serata, davanti ad un Maid Caffè illuminato a festa, con tanto di decorazioni luminose lungo il viale che porta all'ingresso e cartelli illuminati che riportano, oltre alla dicitura dell'evento, il menù speciale – oltre al delizioso taglio alla fiorentina al sangue, scaloppine ai funghi, tagliata di manzo, arrosto e contorni di insalata o patate, fritte o al forno – preparato per l'occasione, cercheranno di accogliere i clienti ed attirare i curiosi.
    Con fare da capitano li squadro da cima a fondo. Ma non tanto Jan, lui queste cose non le sbaglia. È l'altro che non mi sembra ancora in condizione.
    Infatti Jan risponde affermativamente, l'altro invece...

    « Prof, ho chiesto se sei pronto. »

    « Ho freddo. La gonna è troppo corta. »

    Mi risponde il professor Junichirou sistemandosi gli occhiali, stranamente non mi sembra imbarazzato. Quindi era solo infreddolito? Che dire...meglio così.

    « Non riesco a capire che ci faccia con noi pel di carota. Uno così non può che far scappare i clienti »

    Osserva malignamente Jan riservandogli un'occhiata di sufficienza. Il prof non sembra prenderla bene, essere chiamato in quel modo lo infastidisce molto.

    « Pel...pel di carota?!? »

    Gli fa eco con indignazione. Meglio evitare guai.

    « Jan, ma la tua ragazza non ha i capelli rosa? »

    « Non è la mia ragazza. E se anche fosse...anche Sharon ha i capelli rosa. E pure Cheria. »

    La sua risposta alla mia domanda provocatoria non mi piace.

    « Lascia stare Sharon e Cheria. Lo dico per il tuo bene. »

    « Oh? E cosa mi fai? »

    Accidenti, mi risponde con la stessa frase che mi ha detto sua sorella al nostro primo incontro.
    « Io niente, ma loro.... Sharon ha un leone enorme e Cheria ti ha già quasi ucciso una volta. »

    Gli rispondo con una certa sincerità, in effetti. Io non avrei bisogno di fare niente, loro due sono ben più pericolose di me.

    « Non hai tutti i torti. »

    Mi fa con sguardo pensoso. Se c'è qualcosa su cui siamo sempre d'accordo è il pericolo mortale rappresentato da una Cheria che si arrabbia o perde il controllo. Ormai ho perso il conto delle volte in cui mi sono trovato in pericolo. Di solito mi sarei voltato per guardare alle mie spalle con il terrore che lei fosse stata presente per tutto il tempo ed avesse sentito ogni parola, come è effettivamente successo svariate volte, ma per fortuna al momento non è qui, è tornata a casa per stare con i nostri....
    Comunque mi giro lo stesso, ma con sconcerto invece che con terrore.
    Il prof ha poggiato la mano sulla spalla ad entrambi e, con una faccia estremamente decisa, prende in mano la situazione.

    « Ho detto che ho freddo, quindi facciamo ciò per cui siamo qui: cantare e ballare. »

    Io e Jan ci guardiamo ed annuiamo con decisione. Ormai è ora, dobbiamo iniziare.
    Ci mettiamo in posizione, io e Jan con la divisa da butler e Junichirou con quella da maid, ed iniziamo a cantare ed a ballare.

    « Notte bisteeecca. Ho l'acquolina in bocca. E stasera c'è. Carne di manzo per me! »

    Restiamo fermi in posa plastica per un paio di secondi, con le braccia tese in avanti quasi a voler abbracciare tutto il giardino. Jan si aggiusta gli occhiali, che gli erano leggermente scivolati, e quindi ricominciamo a cantare.
    Quando inizieranno ad arrivare un po' di clienti lascerò la posizione e mi dedicherò all'accoglienza e ad accompagnare ai tavoli. Tanto io non mi stanco per un ballo del genere e non sudo nemmeno. E se pure dovessi sudare, posso sembra far rinascere l'illusione dell'odore che la controparte trova più gradevole. È strano essere me, vuol dire poter fare le peggio cose e non sentirsi nemmeno in colpa.
     
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    Kozue Kaoru

    Notte bistecca. Nome quantomeno particolare, aveva pensato Kozue quando l'aveva sentito, ma non le dispiaceva affatto, tanto che aveva deciso di andarci pur non essendo una cultrice della carne. Ma una scaloppina non le sarebbe affatto dispiaciuta.
    Per quella serata aveva indossato dei pantaloni blu scuri attillati e una camicia bianca. Una scelta quasi suicida, quel bianco candido così facile da macchiare, visto il tipo di cena, ma come il suo solito Kozue aveva assecondato la sua subitanea pulsione senza pensare alle conseguenze. E poi le piaceva l'effetto che faceva quella camicia: visto gli abiti unisex che portava e i capelli corti, sapeva che qualche ragazzo si sarebbe chiesto se lei fosse maschio o femmina e, per rispondere all'interrogativo, avrebbe guardato proprio al suo petto. Il suo seno non era abbondante, ma le sue piccole forme trasparivano bene da quella camicia e non lasciavano dubbi di sorta a chiunque avesse dato un'occhiata. E dire che, per capire il suo sesso, sarebbe bastato guardare agli orecchini che portava o al rossetto sulle sue labbra. Ma Kozue lo sapeva: quando poteva andare a loro vantaggio le persone fingevano sempre di non notare dettagli altrimenti rivelatori.

    Così vestita Kozue si recò verso il Maid caffè. Erano in estate, ma la sera, quando si levava il vento, faceva quasi freddo se si era vestiti leggeri. Kozue sentiva il vento frizzante sulla pelle, sotto la camicia, ma non le dispiaceva, anzi la faceva sentire viva, tanto che si mise a canticchiare un motivetto qualsiasi lungo il tragitto. Ma quel motivetto, qualunque fosse, subito svanì, quando sentì la canzone cantata dal trio. Le parole, la melodia, l'immagine dei tre assieme e soprattutto del professore (perché era un professore, l'aveva riconosciuto!) vestito da maid... era tutto troppo... troppo...
    Kozue non si contenne e scoppiò in una sonora risata con le lacrime agli occhi, infischiandosene delle persone che si girarono a guardarla. Proprio non le capiva, perché guardare lei quando avevano quell'esilarante spettacolo davanti agli occhi!
    Si mise a applaudire e gridò «Bis, bis!» anche se avevano già ricominciato a cantare. Intanto proseguì verso i tavoli.
     
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1 replies since 30/1/2016, 02:15   66 views
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