[SOSPESA] La fine dell'inizio

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  1. theendthebeginning
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    Era passato molto tempo da quando aveva visto l'ultimo essere umano. Stranamente non gli erano mancate affatto quelle facce spaventate e imbambolate. Odiava essere fissato; di solito quando sorprendeva qualcuno a farlo tirava su il cappuccio della felpa e abbassava la benda mostrando il suo vero viso. Nessuno era mai resistito alla vista del suo vero volto.
    Quella mattina, però, era tutto diverso; non aveva voglia di spaventare nessuno. In fondo qui dovrò passarci un bel po' di tempo pensò tra se.
    L'edificio davanti a lui si estendeva in larghezza piuttosto che in altezza. Un complesso enorme, a dire il vero non era un vero e proprio complesso in quanto si trattava di un unico immenso palazzone. Era tenuto bene e la facciata ispirava pulizia e sicurezza. Aveva visto nel corso dei suoi viaggi edifici cosi grandi, più grandi anzi, più alti per la precisione. Erano tenuti male, erano decadenti e in rovina, veri e propri tuguri per i topi, ci aveva passato qualche notte, lui.
    Ma ora gli sembrava passata una vita quell'aria e quella vista gli facevano sembrare il passato cosi lontano e irraggiungibile. Non sperava in nulla, non credeva in nulla di positivo; più che altro non osava sperarci per non rimanere deluso in seguito. Cercava un posto dove non venisse guardato e additato per i suoi occhi e per le sue anormalità, non era certo di averlo trovato. La prima impressione non era delle migliori. Le apparenze ingannano, si ripeteva spesso; lui ne era la prova vivente. La prima impressione è quella che conta, si ripeteva subito dopo; e si, anche in quel caso lui ne era la prova vivente.
    Il grosso orologio al centro dell'edificio segnava le otto. Era andato a scuola quando i suoi genitori erano vivi. Ricordava che si entrasse alle 8e30 del mattino.
    Attraversò il cortile a passo lento e incerto. Si guardava intorno spaesato. Sperava che qualcuno gli andasse in contro e gli desse una mano. Non avvenne e passo dopo passo si ritrovò di fronte alla porta di ingresso. Il viavai di persone era frenetico; chi gli arrivava da dietro e non vedeva il suo volto lo spintonava credendolo uno studente qualsiasi; chi gli veniva di fronte, erano in pochi a quell'ora, lo evitava scostandosi di lato non appena vedeva la scintilla rossa sotto il cappuccio.
    Eppure Shin, nel suo profondo, sapeva di non essere uno studente; non era questione di essere normale o meno. Non era uno studente punto. Non aveva libri ne zaino.
    Beh la lista delle cose che non aveva era piuttosto lunga. Non aveva cibo, una casa, vestiti puliti. Sorrise pensando che, forse, i libri erano la cosa meno grave di cui potesse lamentare la mancanza.
    Eppure, nonostante gli mancasse tutto, veniva scambiato per uno studente. Nessuno si preoccupava di lui. Fece un lungo respiro e si fece coraggio come nei suoi momenti più bui. Tirò giù il cappuccio della felpa per nascondere i suoi occhi e spinse la porta di ingresso.
    In un attimo si ritrovò a vagare per i corridoi immensi della scuola. Prese a camminare senza una metà, si era già perso prima di partire, sperava nella sua buona sorte. In un modo o nell'altro avrebbe capito quando fosse arrivato nel posto giusto.
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    Edited by CellO_o - 30/6/2016, 12:31
     
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    Haiiro Kugatsu

    Haiiro stava sorseggiando il caffè. No, non si trovava al Maid caffè, il locale studentesco suo abituale punto di ritrovo, ma di fronte a una delle macchinette di caffè disseminati per la scuola lungo i corridoi.

    "Lo sapevo – pensò Haiiro – il caffè delle macchinette non è neanche lontanamente buono quanto quello del Maid. Anzi, non è buono e basta. Ma almeno è caffè. Più o meno. E costa meno, anche questo è certo."

    Le sue quasi abituali ponderazioni sui vantaggi/svantaggi del caffè furono interrotte quando un ragazzo gli passò accanto. Non era nulla di insolito, solo che Haiiro si accorse come portasse una felpa logora e il cappuccio tirato fino agli occhi. Haiiro conosceva una sola persona che portasse il cappuccio a quel modo, l'anormale Goro. Convinto che si trattasse proprio di lui, Haiiro decise di raggiungerlo per parlargli. Il ragazzo gli dava le spalle e Haiiro dovette affrettarsi per raggiungerlo. Gli appoggiò la mano sulla spalla, come per dirgli di fermarsi, e fece per parlargli, ma, quando lo vide in volto, si raggelò.

    Quel ragazzo non era Goro. Almeno che, all'improvviso, Goro non avesse sviluppato occhi rossi, capelli argento chiari e non si fosse coperto la parte inferiore del viso. In effetti, nessuna di quelle cose sarebbe stata impossibile per lui, ma dubitava che le avrebbe fatte.
    Imbarazzato Haiiro farfugliò qualche parola inintelligibile, poi recuperata un po' la calma riuscì a dire: «Scusa, ho sbagliato persona.»
    Fece per girarsi e andarsene, muovendo un passo in direzione opposta a quello del ragazzo. Poi, spinto da un impulso improvviso, si arrestò e, girandosi su se stesso, fronteggiò di nuovo il ragazzo dagli occhi rossi, incuriosito.

    «Ma quegli occhi rossi... sono naturali o sono lenti a contatto? Non credo di averne visti mai di così, e si che ho persino visto un occhio a forma di lancette dell'orologio!»

    L'ultima parte gli è scappata. Non che non fosse vera, gli era capitato davvero di incontrare una persona con un simile, solo non avrebbe voluto dirlo. Ma tant'è. Quegli occhi rossi lo incuriosivano e non lo spaventavano. Anche perché certe volte anche lui spaventava le persone con i suoi occhi, o meglio le sue occhiaie. Ma dubitava che quei occhi rossi, a differenze delle sue profonde occhiaie, fossero dovuti a un problema di sonno.

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    Edited by Tabris_17 - 5/2/2016, 18:10
     
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  3. theendthebeginning
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    Il corridoio affollato era un brulicare di persone, tutte indaffarate, tutte di fretta. Nessuno si curava di lui e nessuno alzava gli occhi ad incrociare i suoi.
    Come aveva previsto si era perso; aveva girato per un po, corridoi e scale, poi ancora corridoi e ancora scale. Il corridoio in cui si muoveva ora era ampio ma affollato; ne aveva visti di più ampi e di più affollati. Veniva urtato in continuazione da studenti che si muovevano in senso opposto.
    Lui cercava di schivarne quanti più possibile muovendosi a zig zag e piroettando come un ballerino. A vederlo sarebbe sembrata una pallina in un flipper.
    Ad un certo punto si ritrovò con una mano sulla spalla che lo tirava verso dietro. Per un attimo fu sbilanciato; quasi istintivamente si girò cercando di svincolarsi dalla presa. Una volta che ebbe ruotato di 180 gradi su stesso si rimise in posizione verticale. Il contatto con la mano era cessato e ora Shin era più tranquillo.
    Si ritrovò di fronte un ragazzo che lo guardava con occhi spalancati. Alto più o meno quanto lui ma più magrolino e Shin non aveva certo un fisico robusto. Lo guardava con la bocca aperta e dopo un attimo ebbe modo di farfugliare che aveva sbagliato persona. Shin poteva immaginarlo, non conosceva nessuno li e nessuno si sarebbe interessato a lui, che ci fosse un errore di person era la cosa più ovvia.
    Non preoccuparti farfuglio a sua volta Shin; cercò di non far trasparire quanto fosse seccato nel tono di voce. In fondo non voleva inimicarsi nessuno e quello strano personaggio non sembrava malvagio.
    Fece per voltarsi e tornare indietro, il ragazzo, prima di avere un ripensamento e rivolgersi nuovamente a Shin; questa volta gli chiese dei suoi occhi. Beh a Shin gli si poteva dire tutto, potevano dirgli di tutto ma di certo nessuno poteva nominare i suoi occhi senza farlo incazzare di brutto.
    I tuoi non sono molto meglio; una leggera increspatura nella benda sul viso poteva far intendere una sua risata compiaciuta. In fondo non voleva essere cattivo, anzi si. Ma se ne pentì subito. Comunque si sono normali, sempre avuti cosi e a volte mi sono anche tornati comodi. Tu che hai fatto ai tuoi? Fece una pausa e poi pensando di essere stato invadente aggiunse Mi chiamo Shin, sono nuovo e sono in cerca di una classe particolare... Tu puoi aiutarmi? Magari poteva tornargli utile avere qualche indicazione e poi continuava a ripetersi che prima o poi avrebbe dovuto parlare con qualcuno, già che c'era non avrebbe perso l'occasione.
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    «I tuoi non sono molto meglio.»
    La frase del ragazzo in risposta alla domanda di Haiiro esprimeva un deciso fastidio, che tuttavia Haiiro non recepì, tanto che si limitò a pensare: “Beh, in effetti ha ragione...”
    Comunque dopo il ragazzo sembrò calmarsi, rispondendo alla domanda di Haiiro e chiedendo dei suoi occhi.

    «I miei...? Diciamo che, negli ultimi tempi, non ho avuto molte occasioni di concedermi una sana dormita. E con ultimi tempi intendo gli ultimi tre anni.» Non era che non avesse mai dormito negli ultimi tre anni, ma poco ci mancava.
    Avrebbe voluto chiedergli in che modo i suoi occhi rossi gli erano tornati utili, ma intuì che la domanda avrebbe potuto non fargli piacere e lasciò perdere. Piuttosto sembrava che lui, Shin, avesse bisogno di aiuto.

    «Molto piacere Shin, io sono Haiiro. E riguardo all'aiutarti a trovare la tua classe...»
    Si prese un momento per rispondere. L'ultima volta che aveva acconsentito a una richiesta del genere, la persona che gliel'aveva formulata era sparita e lui si era trovato invischiato in un'epica sfida tra la divinità del Bene e il demone del Male (sì, bene e male con le lettere maiuscole), il cui l'esito ancora attendeva di essere scritto.
    Visto l'antecedente, la risposta non poteva essere che una.
    «...certo, non c'è nessun problema.»

    Provò anche a sorridergli fiducioso, ma quel genere di sorrisi non erano il suo forte e il risultato finale era quantomeno incerto. Per di più uno studente, cercando di superarlo, lo urtò facendolo traballare e, senza dire nulla, proseguì per il corridoio. Haiiro lo guardò un attimo allontanarsi, risentito e senza più sorridere, prima di rivolgersi di nuovo a Shin.

    «Purtroppo la mattina a quest'ora la scuola è proprio affollata, stare fermi in mezzo al corridoio a parlare non è la scelta migliore... Meglio se mi dici in quale classe devi andare, così ci tiriamo via da qui. Anche se non so quanto cambi...»
    Vista l'ora era piuttosto difficile trovare luoghi della scuola calmi, salvo la parte riservata ai club. Ma muoversi era sempre meglio di star fermi, almeno dava l'impressione di sta facendo qualcosa.

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  5. theendthebeginning
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    Bastava davvero non dormire per tre anni per avere occhi del genere? Fu un dubbio che Shin tenne per lui. Non gli sembrava il caso di dare troppa confidenza ad uno sconosciuto. In fondo anche lui sembrava un po titubante a riguardo.
    Esitazione che mostrò quando dovette rispondere alla sua domanda. A metà della frase si prese una lunga pausa; Shin temette in un diniego alla sua richiesta e stava già per andarsene spazientito dal tempo che aveva perso quando Haiiro gli disse che lo avrebbe aiutato. Shi socchiuse gli occhi squadrandolo dalla testa ai piedi. Per un attimo si punto i suoi occhi nei suoi; quella lunga pausa lo aveva fatto rimanere di stucco e la cosa, sinceramente, gli puzzava non poco.
    Il sorriso forzato che seguì a quelle parole lo rese ancora più pensieroso. Si limitò a pensare che quel ragazzo fosse molto più strano di lui e che forse era capitato nel posto giusto.
    Quando stava per rispondere qualcuno urtò Haiiro che di contrò smise di sorridere lanciando un occhiataccia al ragazzo che lo aveva appena urtato. In realtà Shin non era certo quella fosse un occhiataccia forse, semplicemente, era il suo modo di vedere visto gli occhi che si ritrovava.
    Shin lo aveva visto arrivare, era un ragazzo bassino e robusto. Probabilmente più robusto di loro due messi insieme. Per un attimo lo aveva seguito con lo sguardo. Lo aveva osservato urtare Haiiro e poi sfilare oltre di loro. I loro sguardi non si erano incrociati, Shin teneva il suo piuttosto basso.
    Un attimo dopo che quel ragazza fu sfilato via Haiiro tornò a concentrarsi su Shin. Gli disse che sarebbe stato meglio muoversi e che il corridoio era piuttosto affollato a quell'ora. I due presero a camminare uno di fianco all'altro. Shin aveva il cappuccio basso sugli occhi e lo sguardo rivolto a terra, le mani nei grossi tasconi della felpa e le cuffiette erano ancora nelle orecchie sebbene non emettessero alcun suono.
    Ogni tanto qualcuno urtava lui o Haiiro e ogni tanto lui o Haiiro urtavano qualcuno. Camminarono per qualche passo cercando di stare fiano a fianco. Sono nuovo qui, sono arrivato stamattina. Mi hanno detto di una classe per ragazzi speciali. Tu sai di che si tratta? Girò la testa verso Haiiro quanto bastava per guardarlo con la coda dell'occhio. Non era certo di aver fatto la domanda giusta, non era nemmeno certo di poterne parlare cosi tranquillamente ma non temeva nessuna reazione da parte di Haiiro quindi si sentiva sicuro.
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    Shin non rispose subito, ma prese a camminare, subito seguito da Haiiro. Si scontrarono inevitabilmente con la marea umana degli studenti, ma tanto che si stesse fermi o si camminasse era lo stesso, almeno la seconda dava l'impressione di star facendo qualcosa. Haiiro procedeva con il corpo di tre quarti e la spalla sinistra in avanti per infilarsi meglio tra gli studenti e offrire meno spazio per eventuali scontri: sapendo già che con i suoi lenti riflessi non sarebbe stato in grado di evitarli, cercava almeno di ridurne il numero.
    Dopo qualche passo, Shin si decise a rispondere alla domanda di Haiiro sulla sua destinazione. In realtà la risposta stessa non era che un'altra domanda. E riguardava uno degli aspetti più importanti, ma anche celati, dell'Hakoniwa.

    «Ah, sei nuovo, capisco... – Solo dopo che Shin l'ebbe detto, Haiiro si accorse, lanciandoli un'altra occhiata, che non portava nessuna borsa con i libri – Una classe per ragazzi speciali... oppure stai parlando di una per anormali? Sai, la cosa non è uguale.»
    Lasciò la frase in sospeso, senza spiegarla e continuando a camminare in silenzio. Quel non parlare poteva essere inteso come scortesia, ma non era quella l'intenzione di Haiiro. Era solo che da un lato stava pensando a come spiegarsi dall'altra non desiderava parlarne lì. Fatti qualche passo infatti aggiunse: «Mah, forse ti posso aiutare, ma aspetta che arriviamo a un posto migliore per parlare.»

    Attraversarono due corridoi e una rampa di scale, prima di raggiungere il posto di cui parlava Haiiro. Si trattava di un'altra macchinetta del caffè, ma per una volta Haiiro non era lì per prendere la bevanda. Il fatto era che quella macchinetta si trovava presso una rientranza del muro e aveva accanto un piccolo spazio isolato dal corridoio in cui si poteva bere il caffè in pace. Lì sarebbero stati al riparo dal viavai di studenti. Certo, c'erano altri studenti che sostavano lì a concedersi un caffè per svegliarsi o parlottare tra di loro, ma almeno non c'era quel frenetico e continuo muoversi e urtarsi. Haiiro si piazzò lì, non troppo distante da un duo di studenti che parlottavano tra loro sorseggiando le loro bevande. Comunque, presi com'erano dai loro discorsi, non pensava che i due avrebbero prestato orecchio al discorso tra lui e Shin.

    «Per tornare al discorso di prima, in effetti all'Hakoniwa sono presenti degli studenti diversi dal normale. Anormali, appunto. Questi frequentano la sezione 13, anche se frequentare non è la parola giusta, visto che non devono neppure venire a scuola o studiare, fortunati loro...»
    La sua voce lasciava trapelare l'invidia che provava verso quegli studenti privilegiati. Per qualche secondo la sua mente divagò, pensando a quanto sarebbe stato bello essere in quella classe. Certo, per sue caratteristiche pure Haiiro sarebbe potuto rientrare nella 13, ma circostanze l'avevano spinto a frequentare una classe diversa.

    «Io frequento una delle classi, diciamo, normali, quindi non so cosa sia necessario per accedere alla sezione 13. Credo che solo la scuola ti può accreditare come studente della tredicesima sezione. E solo dopo che hai dimostrato di non essere... normale.»
    Scrutò di nuovo Shin, fissandolo negli occhi rossi. Il ragazzo aveva detto che quei suoi occhi erano normali, ma dalla sua domanda su quella particolare classe, Haiiro si sentiva legittimato a dubitarne. Alla fine però alzò le spalle.

    «Mi spiace quindi, credo di non poterti aiutare più di così. Dovresti rivolgerti a... beh, io comincerei dalla segreteria. Oppure potresti mandare una richiesta al consiglio studentesco, basta mettere una lettera dentro una qualche scatola, mi sembra si chiami Medaka Box, e loro ti aiuteranno.»
    Anche su quest'ultimo punto Haiiro non era molto informato, sapeva solo dell'esistenza di questa scatola e che ogni richiesta veniva accolta dal consiglio, anche se da quanto aveva sentito la presidente, Medaka, aveva un modo tutto suo di risolvere le questioni.

    «Comunque – aggiunse dopo aver pensato un po' se parlare o no – si dice anche che ci siano studenti anormali iscritti nelle classi normali, persone che per vari motivi celano il loro essere speciali. Ma potrebbe essere solo una diceria.»
    Con quell'ultima frase Haiiro aveva mentito per la prima volta in quella conversazione: sapeva che non era solo una diceria e lui stesso ne era una prova. Ma non voleva rivelare tutto subito ed era curioso di vedere come si sarebbe comportato Shin.

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  7. theendthebeginning
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    La moltitudine di studenti che gli venivano incontro era impressionante, sembravano non finire mai. Haiiro e Shin camminavano piuttosto distanti nonostante provassero a tenere il passo e stare vicini. La voce di Haiiro era sovrastata dal brusio di tutti quei ragazzi tanto che Shin faceva quasi fatica a seguire le sue parole.
    Capì che Haiiro si trovava piuttosto a disagio a parlare in quella confusione per cui quando terminò la frase invitandolo a seguirlo in un posto più tranquillo non fece obiezioni. In fondo non aveva di meglio da fare per quella mattina; qualsiasi aiuto, inoltre, sarebbe stato ben accetto. Haiiro sembrava conoscere bene la scuola, sapeva quello che faceva e dove andare, Tutto sommato mi è andata bene... potevo incontrare qualcuno di molto peggio.
    Attraversarono due corridoi e salirono una rampa di scala, passarono alcuni minuti in silenzio concentrandosi solo sull'evitare gli altri studenti. Shin in silenziò seguì Haiiro tenendo il passo e standogli dietro giusto di qualche centimetro. Arrivarono, infine, in una piccola saletta, più un incavo nel muro che una stanza, poco più grande di uno sgabuzzino a dire il vero. Si erano fatti largo fin la sgomitando e ora potevano essere tranquilli. Nel piccolo spazio c'erano una macchinetta per l'erogazione di caffe e alcuni studenti che parlottavano tra loro. Sembravano presi nel loro discorso e non fecero caso a Shin ed Haiiro.
    In quel frangente Haiiro sembrava più a suo agio, ora sembrava pronto a parlare. Infatti, di li a pochi attimi, prese ad illustrare a Shin la situazione. Shin ascoltò attentamente le parole di Haiiro cercando di non farsi distrarre dalla confusione tutto intorno a loro. Fu un po sollevato quando Haiiro ammise che i ragazzi di quella sezione non dovevano frequentare le lezioni anche se non poteva fare a meno di chiedersi cosa avrebbero imparato in quel modo, pensò anche Che senso ha una scuola in cui non occorre frequentare? Il proseguo del discorso, purtroppo, non fu per Shin altrettanto soddisfacente. Haiiro ammise che non poteva aiutarlo in quanto non faceva parte della classe; Si in fondo Shin poteva crederci. A prima vista Haiiro non sembrava una persona anormale e solo ora Shi si rese conto di quanto fosse stato imprudente parlare con uno sconosciuto di quella classe. Ancora una volta non poté fare a meno di pensare che era stato fortunato ad incontrare Haiiro e non un altro.
    Quando Haiiro ebbe finito di parlare Shin non pensava più che fosse molto esperto di certe faccende nonostante le sue buone proposte non aveva fornito fatti concreti, solo dubbi e incertezze.
    Nonostante tutto i suoi consigli erano sensati e Shin non poté fare altro che apprezzare. Grazie dell'aiuto. Mi sei stato molto utile, Shin provò a fare un sorriso di ringraziamento ma il risultato fu a dir poco imbarazzante. Molto più del tentativo di Haiiro di poco prima. Si guardò un attimo intorno i ragazzi che erano con loro continuavano a parlare, il fiume di studenti sembrava leggermente scemato ma era ancora vivo, tornò con lo sguardo su Haiiro Mi sembra la cosa più logica da fare passare in segreteria... Magari li potranno darmi una mano, grazie del consiglio; e.... Fermò la frase così a mezzo, non sapeva se andare avanti o meno, aveva approfittato fin troppo del tempo di quel ragazzo e non voleva rischiare di spazientirlo. Almeno non il primo giorno. Ci pensò su per un attimo ma poi si convinse che doveva chiedere quell'informazione. Tu sai dove si trova la segreteria? Sai... sono sempre nuovo qui e non so affatto come muovermi... Pronunciò quelle parole con tono incerto sperando di non essere troppo insistente. Alzò un po' gli occhi osservando Haiiro da sotto il cappuccio attendendo una reazione del ragazzo.
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    Haiiro Kugatsu

    Shin lo ascoltò in silenzio finché non ebbe finito, per poi ringraziarlo. E quel mutamento della sua espressione era forse un sorriso? Difficile da dire, quando una persona indossa delle bende a coprirgli la bocca.

    «Non c'è di che, anch'io sono stato un nuovo studente...» La sua mente prese di nuovo a divagare, pensando al suo primo giorno in quella scuola, ma fu riportata dai giorni passati a quelli presenti dal continuo del discorso di Shin.

    «Sì, anche a me l'idea di andare in segreteria sembra ottim... ah, non sai dov'è? Giusto, se sei nuovo è normale... Aspetta che guardo l'ora...»
    Tirò fuori dalla tasca il suo cellulare e dette un'occhiata per vedere che ore erano. Mancavano ancora venti minuti all'inizio delle lezioni. Venti minuti che sarebbero passati lentamente, tra un caffè e lo strascinarsi senza meta per la scuola, nell'attesa che quel tempo passasse. Oppure poteva aiutare Shin a raggiungere la segreteria, dare un senso a quel tempo inerte in modo che passasse più velocemente. Per Haiiro la mancanza di tempo era raramente stata un problema, la sua eccessiva presenza costituiva invece un'afflizione quotidiana. Per questo non ebbe molti dubbi a scegliere la seconda opzione.

    «Potrei spiegartelo, ma... non sono molto bravo con le indicazioni. Credo che ti farei perdere. Forse è meglio se ti ci porto, tanto di tempo ne ho ancora un po'. Comunque la strada non è difficile, la segreteria è vicina all'ingresso e accanto a quella grande stanza delle macchinette, decisamente più grande di questa.» Disse indicando lo spazio in cui si trovavano in quel momento. Del resto per Haiiro le macchinette del caffè erano i punti di riferimento che gli permettevano di muoversi per la scuola, dove non c'erano si trovava sempre un po' perso.
    Si mise di nuovo in marcia, con e contro la marea umana di studenti, forse un po' meno pressante adesso. Scese le scale che poco prima avevano salito, ma prese un'altra direzione da quella per cui erano venuti prima. Mentre camminavano, ormai deciso a giocare la parte dello studente normale, fece un'altra domanda a Shin.

    «Se vuoi entrare nella sezione 13, devi avere qualche dote eccezionale. Mi sono sempre chiesto, cosa possono fare di tanto diversi questi anormali? In cosa sono, o meglio siam... siete differenti dagli studenti normali?» Per uno stupido sbaglio di coniugazione rischiava di farsi tradire, che stupido! Per sviare l'attenzione di Shin da quel lapsus, oltre che per non sembrare troppo un impiccione, aggiunse subito dopo: «Se te la senti di dirmelo, altrimenti non fa niente. È solo una mia, normale, curiosità.»

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  9. theendthebeginning
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    Haiiro rimase ad ascoltarlo in silenzio ponderando le sue parole. Sembrava perplesso ma alla fine si trovò d'accordo con Shin. Tirò fuori dalla tasca un cellulare e lo guardò per un attimo. Shin non ne aveva avuto mai uno suo. Nessuno lo avrebbe mai chiamato e lui non aveva nessuno da chiamare. Un telefono per lui era la cosa più inutile del mondo ma capiva bene che per altre persone, magari più normali di lui e non ci voleva poi molto per esserlo, un cellulare poteva essere davvero importante.
    Haiiro si offrì di accompagnarlo e alle parole Shin si limitò ad un semplice cenno del capo.
    Prese a spiegare dove si trovasse la segreteria e Shin fu un po' confuso, aveva capito che Haiiro lo avrebbe accompagnato. Per giunta non sapeva dove si trovasse la sala del caffe vicino all'entrate e aveva seri dubbi sul fatto che potesse ritrovare l'entrata stessa. Indicò l'ambiente angusto in cui si trovavano e lo sguardo di Shin, per un attimo, cadde sui due ragazzi che ancora parlavano e non avevano intenzione di spostarsi da li.
    Senza preavviso si tuffò nel fiume di gente che ora era decisamente scemato. Shin lo seguì di corsa allungando il passo e facendosi largo a spintoni per poterlo raggiungere e non perdere la sua guida. Quando lo ebbe raggiunto rallentò il passo adattandosi a quello di Haiiro.
    Subito dopo la domanda di Haiiro lo lasciò perplesso. Si guardò intorno e ovunque gettava lo sguardo vedeva studenti, si chiese se fosse opportuno parlare di certe cose in un luogo affollato come quello; dopo tutto poco fa Haiiro aveva evitato di rispondere alla sua domanda in merito alla sezione 13 nel corridoio affollato e aveva trovato un posto più appartato. Ora in modo così aperto ne parlava senza curarsi degli altri.
    Per Shin, ovviamente non c'erano problemi a parlare delle sue capacità, non le aveva mai nascoste e per questo non aveva mai avuto legami affettivi ne amici. Usava spesso quelle capacità sia per fini benevoli che non. Non si era mai fatto problemi spinto dalla necessità e dalla sua condizione di vagabondo. In quel caso ebbe un minimo di remore. Si spinse verso Haiiro urtandogli la spalla. Non mi sembra il caso di parlarne qui. Ti basti sapere che ho qualcosa di veramente speciale... gli altri non so ma posso certamente parlare per me. Tu portami in segreteria e poi, magari, avrai dimostrazione di quello che so fare. Fece un cenno di assenso con il capo come a suggellare una immaginaria promessa nei confronti di Haiiro e riprese a camminare come se nulla fosse.
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    Haiiro Kugatsu

    Prima di rispondere alla sua domanda, Shin gli urtò la spalla, forse per attirare la sua attenzione? Non voleva parlargli in quel momento del suo potere – che anche lui come Haiiro non amasse parlare in mezzo a quella confusione? – ma gli fece presagire la possibilità di mostrargliela dopo che Haiiro l'avesse condotto in segreteria.
    “Ero già deciso a portarlo in segreteria anche senza una controparte, ma immagino che così sia più interessante...”

    «Come vuoi – gli mormorò in risposta a mezza voce – allora facciamo così.»
    Continuarono a camminare verso la segreteria. Man mano che le si avvicinavano la gente diminuiva: non mancava molto tempo all'inizio delle lezioni e gli studenti preferivano entrare in aula o restare nei suoi pressi a parlottare con amici e compagni. Haiiro non aveva altre domande da fare a Shin, quindi si limitò a camminare in silenzio, lanciando di tanto in tanto delle occhiate al ragazzo per verificare che fosse sempre al suo fianco.
    Dopo alcuni minuti giunsero davanti ai locali riservati alla segreteria, segnalati da una porta e da una targa su cui era scritto, appunto, segreteria. Indicandola, Haiiro si rivolse a Shin.

    «Ecco, la segreteria è quella lì. Io allora ti aspetterò dalle macchinette – con un cenno del capo indicò una saletta poco più avanti con diverse macchinette – in modo che dopo tu mi possa mostrare... tu-sai- cosa.»
    Provò a fargli un occhiolino – non voleva neanche sapere che effetto avesse fatto – e poi lo osservò entrare. Terminata quell'incombenza, Haiiro si diresse dalle macchinette a prendersi un caffè.

    Rispetto alla rientranza del muro di poco fa, in quella saletta c'era decisamente più spazio, oltre che alcune sedie di fronte alle macchinette su cui sedersi. Di norma era frequentata più dagli addetti alla segreteria che dagli studenti – cosa che forse spiegava le sue migliori condizioni – e anche al momento c'era un uomo sulla quarantina che, seduto, si beveva un caffè. Senza badare alla differenza di età, Haiiro si sedette accanto a lui, sorseggiando il caffè e lasciando vagare i pensieri.

    “Chissà che tipo di potere avrà Shin... da come ne parlava, sottolineando il suo essere speciale, sembra qualcosa di cui è orgoglioso, altro che il mio..."
    Sentì una punta, anzi più di una punta, di invidia per quell'anormalità che ancora non conosceva neppure. Essere orgogliosi di qualcosa che gli altri non avevano era un sentimento sconosciuto ad Haiiro, mentre l'invidia verso chi non portava un peso simile al suo, normali o anormali che fossero, quello era un sentimento fin troppo famigliare, più amaro del caffè senza zucchero che stava bevendo. Ma come si era abituato a quel gusto amaro, al punto di non poterne fare a meno, così avrebbe coabitato con quel sentimento di invidia.
    Sorrise, ora più a suo agio. Non vedeva l'ora che Shin avesse finito. Accanto a lui, l'uomo gli gettò un'occhiata, trasalì e, forse memore di un urgente impegno, si alzò e se ne andò frettolosamente.

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    A causa di una lunga inattività, la narrazione "La fine dell'inizio" viene sospesa.
    I partecipanti potranno riprenderla in futuro, se desiderano, ma per il momento guadagnano entrambi 5 PX.
     
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