"Ma perché?" - Inseguimenti per le vie del centro.

Narrazione privata.

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    La mattina era giunta di nuovo troppo velocemente, la notte precedente non avevo quasi chiuso occhio e quindi mi aggiravo fuori dall'area scolastica con delle enormi occhiaie ed uno sguardo quasi spento. Mi sentivo rallentato nei movimenti, ma la mente risultava abbastanza lucida da concentrarsi unicamente sul pensiero che Cheria era in viaggio da sola. Di tanto in tanto prendevo il telefono per guardare l'ora e per controllare se mi fosse arrivato qualche messaggio di mia sorella, speravo di sapere il prima possibile che era arrivata a casa sana e salva.
    Le lezioni erano appena iniziate ma io, quel giorno, non sarei entrato a scuola, per la seconda mattina consecutiva. Nel pomeriggio precedente avevo parlato con Zwain e lui mi aveva dato appuntamento per il giorno dopo, ma non mi aspettavo che avesse intenzione di vedermi proprio durante la mattinata. Non mi potevo rifiutare tenendo conto che se anche lui stava saltando le lezioni, o quelli che erano i sui impegni, era proprio per colpa mia. Almeno credevo.
    Rimasi ad aspettare fuori dal cancello per svariati minuti, lui non aveva una camera al dormitorio, viveva in un appartamento abbastanza distante ed era stato categorico sul non volermi dare l'indirizzo. Mi chiedevo quanto ancora mi avrebbe fatto aspettare, iniziavo ad avere i primi pensieri su come fargliela pagare ma fui distolto da questi dal rumore di un motore due tempi: una moto, una Yamaha 250 arrivò a fermarsi davanti a me. Rimasi a fissare il conducente con un certo fastidio, mi aveva praticamente svegliato e questo non mi piaceva; lui sosteneva il mio sguardo, almeno lo immagino visto che non riuscivo a vedere oltre il casco integrale e non avevo voglia di interpretare dati, e dopo poco mi fece un gesto ripetuto con la mano che indicava come volesse sapere cosa stessi guardando. Continuai a fissarlo finché non mi fece direttamente la stessa domanda. Riconobbi, con sorpresa, la voce di Zwain.

    « Da quando in qua hai la moto? »

    « È di Zera, me l'ha prestata. »

    « Okay. Da quando in qua Zera ha la moto? »

    « Meno domande idiote. Salta su che non abbiamo molto tempo. »

    Mi porse un casco con insistenza perché lo indossassi. Non che, arrivati a quel punto, avessi molta scelta. Indossai il casco, facendo molta attenzione ad allacciarlo bene e verificando alla meglio la sua solidità, non volevo certo rischiare di farmi male, e salii sulla moto.

    « Questo mi rovinerà i capelli. »

    Quasi non ebbi tempo di aggrapparmi alle maniglie, Zwain partì immediatamente facendomi rischiare non poco di cadere giù. Era la prima volta che salivo su una moto, diciamo che fino ad allora non avevo avuto proprio molto modo di usarne una. Non mi divertii: Zwain guidava come un folle, prendeva malissimo le curve, accelerava e frenava improvvisamente e spesso senza motivo, tanto che, più che di essere su una moto, avevo la sensazione di star cavalcando un toro che tentava di disarcionarmi, fu una fortuna che non finii per vomitare. In compenso mi svegliai completamente.
    Quando ci fermammo ebbi la naturalissima reazione di gettarmi sulle ginocchia urlando “Terra!” e ringraziare ad alta voce Zeus ed Odino per avermi fatto arrivare tutto d'un pezzo.

    « Tu non stai bene. »

    Mi apostrofò Zwain visibilmente irritato per il mio comportamento, anche se anche a lui le gambe tremavano.

    « No che non sto bene! Ho rischiato la vita. Ma chi ti ha dato la patente? »
    Lui si prese del tempo per rispondere, da irritato sembrava leggermente in imbarazzo.

    « Mi hanno bocciato tre volte all'esame pratico. Però ho il foglio rosa. »

    Rimasi a fissarlo terrorizzato, balbettai qualcosa senza riuscire a pronunciare una vera parola; mi rendo conto che la mia reazione era stata anche alquanto eccessiva, dopotutto non è che mi sarebbe davvero successo qualcosa, anche se un incidente mi avesse ucciso non sarei morto o altro, però ero sconvolto per la sua mancanza di buon senso. Mi sembrò naturale che la sua sorella minore non facesse troppo affidamento su di lui, anche perché, senza rendersene conto, le avrebbe potuto causare qualche grave trauma. Decisi, comunque, di parlare con Zera e convincerlo – o obbligarlo – a non prestare mai più la moto a quel mentecatto.
    Sospirai, scrollai la testa, feci spallucce, mormorai che se si era ridotto in quelle condizioni mentali probabilmente era perché lo avevo picchiato troppo forte, quindi gli chiesi di lasciarci alle spalle quel piccolo inconveniente, gli spiegai che al ritorno avrei preso l'autobus e lo incitai ad andare avanti con i piani della giornata.
    Zwain guardò l'orologio.

    « Dovrebbe essere qui a momenti. »

    Si guardò intorno, non capivo cosa stesse cercando però sembrava teso. Dopo aver scrutato l'orizzonte per alcuni interminabili minuti che mi stavano riconducendo a desiderare un letto per dormire, sgranò gli occhi e, senza proferire parola, mi trascinò di fretta in una strada secondaria. Con le spalle al muro continuava a lanciare occhiate oltre l'angolo per tenere sotto controllo la zona senza essere visto.

    « Potrei sapere che diamine sta succedendo? »

    Protestai irritato, non sopportavo di essere coinvolto in qualcosa senza sapere di cosa si trattasse. Zwain si cacciò una mano in tasta ed estrasse un foglio piegato su se stesso tre volte. Spiegò il foglio: era una pagina fotocopiata di quello che sembrava un quaderno, alcune parole erano messe in risalto da sottolineature ed evidenziature.

    « Quello che sarebbe? »

    « Il diario di mia sorella, il Noriario. Leggi la parte evidenziata. »

    Mi passò il foglio continuando a controllare la zona. Lessi.

    « “Finalmente domani usciremo insieme! Dio, come sono agitataaaa! E se si annoiasse? Se mi trovasse fastidiosa e non sopportasse la mia compagnia facendo si che desideri che la giornata termini il prima possibile senza prestarmi assolutamente attenzione lasciando che faccia la figura della rompiscatole insopportabile che non deve assolutamente essere considerata altrimenti si attacca e non ti molla più tempestandoti di chiamate e messaggi ad ogni ora del giorno e magari è per questo che non mi ha dato il suo numero e ci siamo accordati di persona? E se invece non si presentasse facendomi fare la figura della ragazzina sciocca che si beve... “ »

    Mi passò un altro foglio.

    « “ ...tutto? Ci rimarrei troppo male. E se invece provasse interesse e ci provasse con me ed allungasse le mani, continuasse a toccarmi in punti strani e finisse per portarmi in una stanza d'albergo che ha già prenotato dalla scorsa settimana, perché sapeva che saremmo comunque finiti in quelle condizioni e situazioni? E se non riuscissi a dire no perché alla fine dovesse piacere anche a me e finissi per concedermi? Ah! Ho già i sensi di rimorso per averlo pensato ed il rimorso per aver provato rimorso. Forse forse è quello che voglio anche io? Naaa, ci sto pensando troppo, non dovei, non finiremo così. Ma se... se davvero... io non credo che riuscirei a tirarmi indietro. Spero solo che il mio corpo sia pronto. La mente lo è. Ma non voglio andare fino in fondo, ho paura. “ »

    Richiusi i fogli, li riconsegnai a Zwain, lui se li rimise in tasca. Ripensai a quella roba che avevo appena letto e mi sentii raggelare. Mi schiarii la voce trattenendo i brividi ed ignorando la confusione. Presi un paio di respiri profondi, poi urlai.

    « Come può questa tizia essere così assurda? Che razza di problemi ha? Ed ancora, che c'entra lei con tutto questo? »

    Trattenni tutti i miei pensieri perché sentivo che, se avessi tirato fuori tutto quello che mi passava per la testa, non avrei dato un'impressione differente da quella che mi aveva appena dato la sorella di Zwain. Mi era sembrata molto strana, non capivo chi mai avrebbe potuto già solo scrivere in quel modo sul proprio diario, non mi sembrava molto naturale ma piuttosto artificioso, per non parlare dei contenuti. Mi sembrò un po' matta, però quelle sue preoccupazioni ed ansie mi fecero riflettere un po' e mi portarono a domandarmi, come persona con tre sorelle, come avrei reagito se avessi trovato qualcosa di simile scritto da Cheria o da Sophie o da Bianca.

    « Non dirmi che è quello che penso. »

    Ero spaventato dalla possibile risposta.

    « Sono preoccupato, non vorrei si cacciasse in qualche guaio. Dobbiamo pedinarla. »

    « Non potresti farlo da solo evitando di tirarmi in mezzo a queste robe? Sono già stato seguito a mia volta e non è molto carino. »

    « Impossibile, da solo sarei troppo sospetto. Se sono con qualcuno, invece, posso dire che è tutta una coincidenza e che non sapevamo che fosse qui. »

    « Ho capito, ma non potevi chiedere a qualcun altro? Tipo a Zera in modo da far guidare lui?»

    « Certo che no! Non presenterei mai mia sorella ad un tipo poco raccomandabile come quello svitato. »

    Mi domandai come potesse proprio lui dare dello svitato a qualcun altro, soprattutto parlando di uno che mi era sembrato piuttosto equilibrato, per quanto particolare. Diciamo anche che solo sapere che uno ombroso e scontroso come lui avesse prestato la sua moto proprio a quel folle era già abbastanza stupefacente. Insieme alla questione della moto stessa.

    « Eccola! È arrivata. Dannazione, è già con qualcuno. »

    Zwain digrignò i denti con rabbia. Quella situazione gli dava fastidio ed io potevo comunque capirlo. Cercai di sporgermi per vedere ma lui mi ricacciò indietro con forza.

    « Stai fermo o ti farai vedere. »

    « Posso rendermi invisibile. O leggerle nella mente. O... »

    « Ciccio, non si risolve tutto con quei dannati poteri o con la forza, altrimenti ti avrei chiesto di massacrare quel tizio che sta con Nora nel sonno. »

    « Non voglio passere le giornate a seguire una ragazzina. »

    « Ha un anno in più di te, e poi se vuoi una risposta alla domanda di ieri farai bene ad assecondarmi. »

    A quell'ultima frase ammutolii, la risposta a quella domanda era un'argomentazione ampiamente sufficiente per convincermi a starmene buono. In quel momento sfilarono davanti ai miei occhi per un breve attimo, sulla strada principale, le figure di un ragazzo ed una ragazza; li vidi solo di spalle, ma quei codini lunghi e neri, non proprio ordinati, tenuti insieme da due nastri blu, mi bastarono per capire che era lei il bersaglio della giornata.
     
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    Passò poco prima che mi imprimessi nella mente quei codini e quella schiena, trascorsi un bel po' di tempo a guardarla da dietro tanto che l'avrei potuta riconoscere vedendola di spalle senza sapere nemmeno che faccia avesse. Quell'inseguimento era noioso, non era affatto come me lo sarei immaginato, non c'era alcuna emozione o divertimento, dovevamo solo stare alla giusta distanza, abbastanza lontani per non farci notare ed abbastanza vicini per non perderli d'occhio, sempre pronti a nasconderci in caso fosse sul punto di girarsi. In varie occasioni mi ritrovai in situazioni spiacevoli per le azioni improvvise e sconsiderate di Zwain ogni volta che eravamo costretti a nasconderci. Per rendere l'idea, in una di queste mi spinse dentro un negozio e dovetti comprare un panino per tener calmo il negoziante, rinunciando anche al resto dei mille yen. In un'altra... dirò solo che una mamma coprì gli occhi al proprio bambino mentre questo diceva che c'erano due ragazzi che erano come lei ed il papà. Promisi a Zwain che, una volta fuori da quella faccenda, gli avrei rotto braccia e gambe, gliele avrei curate e le avrei rotte ancora. Per quattro volte. Poi sarei passato alle cose cattive. Non mi dette molta retta nonostante sapesse che ne ero realmente in grado.
    Dicevo che era una attività tutt'altro che divertente, stavamo pedinando due che non stavano facendo nulla di strano o di sospetto, anzi i sospetti eravamo noi, temevo che qualcuno potesse chiamare la sicurezza da un momento all'altro per farci arrestare con qualche accusa fantasiosa.
    Entrarono in una caffetteria per rilassarsi un po', ordinarono entrambi un cappuccino e lo attesero parlando e ridendo. Naturalmente la sorella di Zwain continuava a darmi le spalle anche da seduta, dalla posizione dove eravamo – ovvero appostati sull'altro lato della strada in un punto dove potevamo vedere una porzione di vetrata appena sufficiente per intravedere i due – riuscivo solo a scorgere il volto del suo accompagnatore, soggetto che mi dette una strana impressione, non negativa ma semplicemente strana. C'era qualcosa che non mi convinceva in lui.

    « Non mi sembra interessato a lei in quel senso. »

    Esordii dopo aver cercato di dare un minimo senso alle mie sensazioni.

    « È una tattica. Aspetta che lei abbassi la guardia per fare la mossa giusta. Al minimo cenno gli spacco la faccia. »

    Mi rispose Zwain tirando fuori da non so bene dove un panino al salame. Scossi la testa con disappunto, sia per le sue intenzioni verso quel tizio, sia per la semplicità con cui iniziò a mangiare in mezzo alla strada, senza alcun ritegno e sotto gli sguardi di biasimo della gente del posto. Probabilmente il trovarsi nel pieno del distretto commerciale, quindi circondati da locali, bar, ristoranti e piccoli chioschi, non aiutava molto la sua immagine, non dico la nostra perché mi ero nascosto allo sguardo di tutti gli altri, al mio posto la gente poteva unicamente vedere un termometro gigante. Probabilmente nemmeno io ero molto d'aiuto.

    « Non credi che le tue intenzioni siano un po' esagerate? »

    « Se tu vedessi qualcuno provarci spudoratamente ed allungare le mani con Sophie, cosa faresti? »

    « Banchetterei con la sua anima, ma qui è diverso. »

    « Perché sarebbe diverso? »

    « Perché quando beve, invece di sfruttare l'occasione e gli occhi bassi per guardarle il petto, si concentra sul cappuccino! »

    « Quel dannato! È tanto esperto che nemmeno un Harem Master come te riesce a sgamarlo! »

    « No, non credo di essere... un Harem Master... »

    « Credimi che lo sei e per questo ti invidio anche un po'. »

    « Ehm...grazie? »

    Restammo nascosti ad osservare per varie decine di minuti, cosa che mi stava iniziando anche a fare innervosire un po', anche perché quando le decine si sommano si arriva facilmente all'ora e guardare gente che mangia e beve quando il tuo “complice” mangia a sua volta e tu sei lì senza aver nemmeno fatto colazione, non è esattamente il massimo. Il panino che avevo comprato quando abbiamo fatto irruzione in un negozio come ho accennato poco fa? Naturalmente lo aveva mangiato Zwain.
    Quando finalmente quei due si decisero ad uscire, accolsi l'evento quasi con entusiasmo, almeno la sofferenza per la mia fame non saziata poteva giungere a termine; tuttavia riprese il pedinamento. Li seguimmo fino all'ingresso di un cinema.

    « Che film ci sono nelle sale? »

    Gli domandai sbadigliando.

    « Non lo so. Non seguo molto i cinema. »

    « Troppo impegnato a fare il piccolo stalker con tua sorella? »

    « E tu sei troppo impegnato a farti tua sorella? »

    « Che scortese! Ormai abbiamo raggiunto un accordo: massimo tre volte a settimana e due lo stesso giorno. »

    Non trovò nulla con cui controbattere. Entrammo nel cinema senza quasi rendercene conto. Ci mettemmo in fila per fare il biglietto e, una volta arrivato il nostro turno, il panico: non sapevamo quale film dovevamo vedere. Non avevamo idea di dove fossero andati quel tizio e la sorella di Zwain e se eravamo lì era solo per non perderli d'occhio, dopotutto il cinema era il luogo perfetto per tentare un approccio e l'oscurità avrebbe garantito anche una certa intimità. Ci guardammo intorno spaesati mentre la ragazza della biglietteria tentava disperatamente di venderci un biglietto per far scorrere la fila.

    « Una coppietta alla prima uscita che film andrebbe a vedere? »

    Chiese Zwain alla bigliettaia, agendo di propria iniziativa ed evidentemente senza pensare davvero a cosa stesse dicendo. La ragazza lo guardò con grande sorpresa, quindi guardò me quasi in cerca d'aiuto, solo che la sua mente aveva continuato ad elaborare arrivando alle conclusioni sbagliate. Lei arrossì e si coprì il volto non per l'imbarazzo ma per coprire l'espressione oscena che aveva assunto.

    « Una coppia di ragazzi! Aaaww! »

    Se quel mentecatto non mi avesse trattenuto me ne sarei andato in quel preciso istante.

    « No! No! Niente del genere! Vogliamo solo sapere che film potrebbe andare a vedere una coppietta maschio femmina! »

    Ancora una volta aveva scelto le parole sbagliate per esprimere un concetto che anche lui sembrava iniziare a non avere più ben chiaro. La ragazza cambiò espressione in una di profondo disgusto.

    « Siete dei maniaci che spiano le coppie di adolescenti mentre si baciano. Fate schifo. »

    « Non voglio che si bacino! »

    « Mio Dio! Siete dei disturbatori che ostacolano i rituali che precedono l'amplesso. »

    La conversazione stava diventando ridicola, mi sentivo a disagio, avevo fame e gli altri in coda avevano iniziato a rumoreggiare dato che il film stava per iniziare e rischiavano di non riuscire a prendere in tempo il biglietto. Mi avvicinai allo sportello della biglietterie e lessi il nome sul cartellino della tipa.

    « Senti, Sakurai, poco fa ha comprato un biglietto una coppia con una ragazza dai codini neri legati con nastri blu. Non puoi non averla notata. Bene, questo idiota al mio fianco è suo fratello ed è molto preoccupato per lei, vuole assicurarsi che vada tutto bene e che non le succeda niente di spiacevole. Vorresti davvero biasimare qualcuno solo perché vuole tanto bene alla propria sorella minore? »

    Lizzie scosse la testa, seppure non sembrasse esattamente convinta.

    « Bene. Allora puoi capire perché siamo così in difficoltà. Potresti dirci che film sono andati a vedere? »

    « No. »

    Rispose immediatamente, senza esitazione, con tono deciso e definitivo.

    « Facciamo così. Entrambi lavoriamo al Maid Caffè dell'Hakoniwa. Facci questo piccolo favore e potrai andare a prendere una qualunque cosa tu voglia al locale, ti basterà solo dire che ti manda Tatsuya. »

    « Il Maid? Il locale a sfondo yaoi? »

    In quel momento mi sentii assestare una violenta pugnalata al petto. Su quel punto non potevo accettare, ma se avessi iniziato una disputa avremmo perso troppo tempo e magari avrebbero chiamato qualcuno per farci allontanare prima che la gente in coda rivendicasse il nostro scalpo. Poi ricordai un piccolo particolare che mi riguardava.

    « Ricordi che film hanno scelto? »

    Lei annuì. Le entrai nella mente e recuperai da lì il titolo; dieci secondi dopo avevamo il biglietto per il film. Comprai una cesto enorme di popcorn ed una Coca Cola per potermi finalmente sfamare ed entrammo in sala. Per nostra fortuna avevamo i posti dieci file più in alto dei nostri bersagli, potevamo continuare a tenerli d'occhio senza rischiare di farci vedere, anche se lei continuava ancora a darmi le spalle.
     
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    Finii i popcorn durante i trailer, ancor prima che iniziasse il film, la Coca Cola subì la stessa sorte nel giro di poco tempo. Al termine del film Zwain era ancora più agitato, nonostante quel tizio non avesse fatto alcuna mossa strana o “sconveniente”, al contrario di una coppietta seduta di fianco a noi e che si era mostrata tanto spinta da mettere a disagio anche uno come me, disagio che sfogai proiettando nella loro mente immagini non proprio rassicuranti e che, per bontà, non starò a descrivere. Insomma, per quel che avevo visto, e che gli altri avevano fatto, o che io stesso avrei fatto, quel tipo sembrava abbastanza serio.

    « Sta cercando di farle abbassare la guardia. La porta a vedere un film come questo solo per addolcirla e prendersi il dolce. Non lo sopporto. »

    Continuava a dire con insistenza. In quanto a me, avevo i lacrimoni agli occhi per il film, una storia strappalacrime di un amore finito male che faceva alla grande il suo lavoro, e Zwain si innervosiva di più solo guardandomi.

    « Era raccontata troppo bene, una storia commovente. Questa sera ci torno con Bianca, devo farglielo vedere. »

    « Così non mi sei d'aiuto. E per l'amor del cielo, asciugati le lacrime! Ti comporti come una ragazzina innamorata! »

    Mi rimproverò per la mia emotività, ma credo si sia subito conto che cosa mi rendesse particolarmente soggetto a quei temi, dopotutto solo il giorno prima avevo rotto una relazione alla quale tenevo molto; Zwain cercò di guardare altrove, sapevo che stava cercando le parole per scusarsi, ma non avevo assolutamente intenzione di farglielo fare, non c'era nulla da farsi perdonare, richiamai l'attenzione su sua sorella ed il suo accompagnatore: avevano iniziato di nuovo a muoversi e non potevamo rischiare di perderli.
    Il nuovo pedinamento non era diverso dal prima, si trattava di nuovo di seguire una coppia mentre si divertiva, cercando di non farsi notare e vegliando costantemente su di loro, pronti ad intervenire nel caso il tizio avesse provato ad allungare le mani. Quindi di nuovo una passeggiata che era una afflizione per me più che per altri ed un appostamento davanti ad un locale. Proprio all'uscita da quest'ultimo locale le cose presero una piega leggermente diversa: i due smisero di passeggiare lentamente, non si stavano più godendo il piacere della passeggiata, ma affrettarono il passo come se avessero una meta ben precisa in mente.

    « Non mi piace. Non mi piace per niente »

    Ripeteva Zwain ed in quel caso non potevo che condividere in parte la sua preoccupazione, il loro comportamento mi sembrò singolare.

    « Devono essersi detti qualcosa al locale. »

    Dissi facendo notare l'ovvio.

    « Vorrei sapere COSA si sono detti. »

    « Non possiamo fare altro che continuare a seguirli. »

    Da quel momento il pedinamento divenne più teso, avevamo entrambi la sensazione che stesse per succedere qualcosa di grave, che non volevamo si verificasse. Parlo al plurale perché anche io mi ero in un certo qual modo affezionato alla ragazza dei codini neri, sentivo di tenere a lei nonostante non sapessi nemmeno che faccia avesse. Probabilmente questo di affezionarsi velocemente a chiunque è un problema da affrontare seriamente, ma di certo in quel momento non ne avevo il tempo. Non so dire per quanto camminammo, forse una quindicina di minuti a passo svelto, ricordo solo che loro entrarono all'interno di un grande edificio e noi restammo fuori, all'ingresso, sconvolti e spaventati da ciò che leggemmo sull'insegna, non tanto dal nome ma da una parola che descriveva la funzione: hotel.
    Quel tipo, proprio lui che mi era sembrato piuttosto serio ed affidabile, quello che avevo definito per niente interessato a lei in quel senso, che battezzai come essere attratto più intellettualmente che carnalmente, aveva portato la ragazza in un hotel.
    Non riuscii ad anticipare le intenzioni di Zwain, che in questo caso erano anche di facile lettura, e lui mi sfuggì, entrando nell'edificio.
     
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    Inseguii Zwain ed entrai anche io nell'hotel, ma in quei pochi passi che dovetti percorrere prima di varcarne l'ingresso mi ritrovai a considerare una possibilità, che io non stessi inseguendo Zwain per fermarlo ed impedirgli di fare una scenata, in fin dei conti perché lo avrei dovuto seguire? Era sua sorella, doveva sbrigarsela lui ed io non avevo alcun diritto di immischiarmi o di cercare di fermarlo, appunto di impedirgli di fare una scenata. Io stesso avrei dato di matto se mi fossi trovato nella sua stessa situazione, se avessi visto un perfetto sconosciuto portarsi in un albergo una delle mie sorelle. Avevano sedici, quindici e quattordici anni, l'età in cui sarebbe successo si stava avvicinando, non lo avrei potuto impedire ed io odiavo profondamente quel pensiero. Solo io sapevo cosa avevamo passato, cosa ho passato, nessuno poteva amarle come me.
    Pensai che di Zwain non sapevo nulla, non conoscevo il suo passato, cosa gli fosse successo nella sua vita, che tipo di legame avesse con sua sorella, della quale avevo appreso l'esistenza solo il giorno prima, e se avessero affrontato difficoltà simili alle nostre.
    Se con quei passi avevo intuito che non stavo seguendolo per fermarlo, negli ultimi mi balenò nella mente l'idea che lo stessi facendo per me stesso: ero io a voler impedire che quel tipo si approfittare della ragazza dai codini mori. Provavo qualcosa per lei? Come poteva essere possibile? Non l'avevo nemmeno vista in faccia. Mi sembrò più sensato che io tenessi a lei solo perché era la sorella di Zwain. Forse stavo iniziando a considerarlo un amico.
    Una volta nell'atrio, però, dovetti cancellare ogni pensiero perché lui aveva già iniziato a dare spettacolo prendendo a chiamare a gran voce la sorella che, d'altro canto, stava cercando di fare di tutto per ignorarlo.
    Mi misi davanti a Zwain quasi sperando che interrompendo il contatto visivo con la sorella lo avrei potuto calmare.

    « Stai buono. Non è il caso. »

    Gli feci, ma la mancanza di convinzione nella mia voce non poteva certo persuaderlo.

    « È ancora una bambina. Nora! Vieni subito qui! »

    Zwain sembrava già fare del suo meglio per controllarsi, ma i risultati non erano molto incoraggianti dato che mi sembrava di vedergli pulsare una vena sulla tempia. Brutto segno. Nora, però, sembrò fare uno sforzo dato che smise di stare in silenzio.

    « Un fratello scemo come te deve solo lasciarmi stare »

    Affermò improvvisamente con un tono molto aggressivo. Zwain tirò in ballo il suo essere il maggiore ed i poteri che questo gli dava su di lei. Un litigio tra fratello e sorella in piena regola, con lei che gradualmente prese ad avvicinarsi per potersi confrontare meglio con lui e più da vicino, come se in quel modo le sue parole potessero essere più taglienti. Tentai in ogni modo di non farmi coinvolgere. Alla fine presi Zwain con la forza.

    « Andiamo via di qui prima che chiamino la polizia. »

    Non stato esagerando, il rischio era concreto dato che avevo già sentito qualcuno parlare dell'eventualità e ciò mi aveva fatto agitare e messo in allarme. Poi arrivarono parole che si riferivamo a me.

    « Ecco! Dai retta al tuo fidanzatino e vattene. »

    Fui gravemente infastidito dalle parole di Nora per il semplice motivo che mi aveva tirato in ballo quando non avevo fatto nulla. Ero pronto a sbottare contro di lei.

    « Ehi! Ragazzina! Occhio a ciò che dici. »

    Dissi voltandomi verso di lei. Non riuscii a dire altro. In quel momento per me tutto si fermò, in quell'istante in cui la vidi per la prima volta il suo viso. Dimenticai tutto, abbandonai ogni dolore, ogni rabbia, ogni frustrazione, tutta la sofferenza che mi ero portato dietro da altri tempi ed altri luoghi e che reprimevo sotto il mio sorriso ipocrita, persi me stesso nei suoi occhi. Come posai lo sguardo su di lei nella mia mente non ci fu spazio che per Nora. Rimasi incantato a fissarla, non riuscivo a toglierle gli occhi di dosso e pensavo solo che una tale bellezza non potesse essere reale, che una ragazza simile non potesse davvero esistere e che non potevo davvero incontrarla in quel giorno così strano in condizioni così particolari. Con lo sguardo percorsi i morbidi contorni delle sue labbra e chiesi quale gioia irrefrenabile potesse comunicare il baciarle. Risalii lungo le sue gote che avrei voluto accarezzare e ricoprire ancora ed ancora con mille baci, fissandomi nei suoi occhi senza più riuscire a andarmene, occhi luminosi come rubini che nascondevano un grande dolore e che non avrei mai voluto veder piangere. Il viso che mi era stato negato per tutto il giorno era la prima immagine che avrei desiderato vedere ogni mattina e l'ultima che avrei voluto vedere ogni sera prima di addormentarmi. Era la prima volta che la vedevo, eppure mi sembrava di conoscerla da sempre, che il suo aspetto fosse quanto di più familiare al mondo pur non conoscendola; avrei potuto giurare di aver visto quella faccia tutte le mattine nelle specchio per quanto mi era nota e cara. La desiderai fin dal primo istante.
    Ad un tratto tutto ebbe senso: il litigio con Misaka, la mia depressione, il mio coinvolgimento, la mia preoccupazione, il desiderio di proteggerla ed impedire che quel tipo si approfittasse di lei, era tutto necessario affinché la incontrassi.
    Un fremito scosse il suo labbro inferiore e mi sentii percorrere da un brivido, da un piacere quasi estatico. Mi bastava guardarla per sentirmi appagato, quella ragazza mi aveva stregato. Sentii un peso sullo stomaco, una sensazione di disagio perché io la desideravo e desideravo essere ricambiato. Poi mi resi conto che anche lei non stava parlando, che si era come immobilizzata e sembrava non trovare le parole per interrompere il silenzio. Sentii il cuore battermi più forte perché anche lei mi stava guardando.
    Volevo avvicinarmi, volevo toccarla, volevo che lei mi toccasse, volevo essere certo che un simile angelo fosse reale e non una mia fantasia. Solo nei miei sogni era esistita una ragazza che mi aveva fatto sentire in quel modo ed ho rinunciato a lei per sempre quando l'ho fatta vivere davvero.
    Persi il respiro quando la vidi fare un passo verso di me. Rimasi ad osservarla mentre si avvicinava ed alzava una mano. Trovai la forza per muovermi ed avvicinai una mia mano alla sua, finché non si toccarono. Le dita si intrecciarono e Nora si ritrovò tra le mie braccia, lì dove doveva stare.

    « Tatsuya. Ti ho trovato. »

    Mi disse trattenendo i singulti. La accarezzai e le baciai la fronte.

    « Era da tanto che ti aspettavo. »

    Mi sorrise mentre le asciugavo le lacrime gioiose e le baciavo ripetutamente gli angoli della bocca. Mi avvicinai finalmente per baciarle le labbra ma mi risvegliai dal sogno ad occhi aperti in cui ero finito. Tutto quello che avevo visto era stato solo un inganno della mia mente, troppo stimolata dalla meraviglia che il mio sguardo aveva appena conosciuto. Non sapevo quando aveva avuto inizio quel distacco cognitivo dalla realtà, quindi non riuscivo nemmeno a dire con certezza se il suo sguardo fisso su di me fosse stato vero oppure una mia semplice illusione. Qualunque fosse la verità restava la certezza che quella ragazzina era stata capace di infiltrarsi prepotentemente nella mia testa e di prenderne quasi il controllo. Immagino che se mi avesse rivolto una parola dolce, allora il Principe dell'Origine sarebbe capitolato, un simile essere, una entità tanto potente da non poter entrare in un mondo nella sua interezza, sarebbe divenuta sua schiava. Forse fu una fortuna che le sue parole non avessero alcuna gentilezza, benché meno dolcezza.
    Difatti mi guardò con una certa aria di sfida ed una sua risposta al mio precedente avvertimento non si fece attendere.

    « Oh? Che succede? Vuoi dimostrare di avere le palle ed essere tu l'attivo? »

    Il suo linguaggio riuscì perfino a turbarmi, pensai di averla idealizzata un po' troppo in quelle mie rapide fantasie.

    « Presta attenzione a ciò che dici »

    Risposi con un grande controllo delle passioni e degli istinti.

    « Mi stai forse minacciando? »

    « Prova ad indovinare. »

    Tutta la magia con cui avevo vissuto l'incontro era stata spazzata via dai suoi tentativi inspiegabili di irritarmi. E non era ancora finita: infatti a quel punto lei rise e dai suoi occhi pativa uno sguardo di sufficienza.

    « Certo che sei proprio una bella ragazzina. Si, sei tu quello che porta la sottana. »

    Mi stava stuzzicando di proposito, era chiaro, ed io ci stavo anche cascando. Mantenni la calma ma nella voce iniziò a farsi largo una punta di aggressività.

    « Prendiamoci una stanza così vediamo chi è la donna. »

    « E cosa fai? Mi sculacci? »

    « Bi esse o di. »

    « Blue screen of Death? »

    « Bi esse di emme »

    « Ti sei forse drogato? »

    « Ti incateno ad una sedia e poi si che mi diverto. »

    « Sai dove te le infilo quelle catene? »

    « Non aver paura, dopo i primi trenta minuti inizi a divertirti anche tu. »

    « Te le strappo a mano »

    « Non riuscirai a camminare per una settimana. »

    « Le getto ai cani e ti obbligo a guardare. »

    « L'unica cosa che riuscirai ad urlare sarà il mio nome. Anzi, lo ululerai. »

    « Non posso nemmeno maledirlo se non lo conosco. »

    « Tatsuya. »

    « Nora. »

    Dopo quel serrato scambio di battute ci interrompemmo e restammo un attimo a riflettere su ciò che era appena accaduto. Zwain stava per dire qualcosa ma entrambi gli urlammo contemporaneamente di stare zitto perché stavamo ragionando. Rendendoci conto di aver detto esattamente le stesse parole e con lo stesso tono, io e Nora ci ritrovammo a guardarci con una certa sorpresa, poi finimmo per ridere come degli stupidi. Sembrava che stessimo per litigare violentemente ed invece finimmo per presentarci. Certo, è stato abbastanza strano, però è in quel modo che ho conosciuto una persona che, di lì a poco, avrebbe significato moltissimo per me.
     
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    Probabilmente avrei potuto concludere qui il racconto di quella vicenda, con il mio primo incontro con Nora ed il modo in cui ci siamo conosciuti. Il problema, però, è che la vicenda non è affatto conclusa. In tutto questo ci siamo dimenticati di un personaggio molto importante per quella giornata, ovvero il tipo che era con Nora, sul quale ci fu un fraintendimento estremamente imbarazzante per Zwain, ma anche io non posso dire di esserne uscito indenne. Ma andiamo con ordine. Dopo la scenetta tra me e Nora che vi ho raccontato, la discussione tra fratello e sorella era ripresa, anche se con toni più pacati, con Zwain che continuava ad illustrare le sue grandi teorie sul potere conferitogli dalla vecchiaia. Già, non si parlava più di essere più grandi di pochi anni, dalle sue parole sembrava che ci fosse una differenza di qualche migliaio d'anni dato che usava la sua esperienza “immensamente superiore” per pontificare e dare fondamento ad una sua convinzione che sembrava incedibile: doveva essere lui a decidere della vita di Nora.
    Quale fosse la mia posizione in merito già lo sapete, però cercavo di essere un po' più elastico, di convincerlo che ormai lei era abbastanza grande da poter prendere le sue decisioni, ma non illudetevi che improvvisamente fossi diventato un buon samaritano che cercava di fare del bene agli altri solo per il piacere di farlo: cercavo di addolcirlo unicamente perché io stesso avevo un certo interesse per Nora ed avrei fatto ben volentieri con lei le stesse cose che lui stava cercando di scongiurare così ossessivamente e se, in caso, lo avesse fatto anche con me parte chiamata in causa, sarebbe stato piuttosto spiacevole. Sia le mie che le sue preoccupazioni, però, erano futili.
    Quando finalmente Zwain si decise a parlar chiaro, all'ennesima richiesta dell'esausta sorella di spiegarsi come una persona normale, confessò che non avrebbe mai permesso a quel tipo di prendersi la prima volta di Nora al primo appuntamento ed in una stanza d'albergo in pieno giorno. Non approfondii la sua visione del giorno come non adatto all'espressione fisica dell'amore perché, tra imbarazzi, violenti arrossamenti, insulti ed imprecazioni che per poco non sfociarono nell'espressione fisica dell'odio tramite lancio di piccola oggettistica, mobilio, spettatori e lettori, giunse una notizia piuttosto rilevante: il tale che accompagnava Nora si chiamava Colette ed era una ragazza.
     
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    Dite che era prevedibile? Per noi non più di tanto dato che eravamo assolutamente convinti che fosse un ragazzo, certo con tratti marcatamente efebici ma sempre un ragazzo che poteva avere un certo desiderio per una ragazza tanto attraente. I capelli corti traevano in inganno e l'abbigliamento da maschio non aiutavano, fosse stata in groppa ad un cavallo sarebbe stata un principe azzurro molto iconografico. Ammetto che è sconvolgente apprendere che io, capace di percepire i pensieri, leggere le intenzioni ed accedere all'animo, ottenere informazioni microscopiche come il tendersi di un tendine e scomode come la percentuale di grado corporeo e le vere misure, non mi sia accorto che fosse una donna. Per tutto il tempo non avevo usato la mia anormalità e questo aveva portato a quella situazione e mi sarei anche sentito piuttosto a disagio se Zwain non avesse approfittato dell'occasione per cercare di mettersi nelle condizioni di non poter più mostrare la propria faccia in pubblico. Riconosco che è una esagerazione ma questo non rende domande come "lo sapevi che non era un uomo?" meno stupide ed imbarazzanti. Tutto il suo scandaloso intervento può essere riassunto nella frase che rappresenta l'apoteosi del delirio e si riferisce al concetto di reverse trap -donna che sembra un uomo - illustrandolo come "pensare di andare sul monte Everest e ritrovarsi invece nella fossa delle Marianne", un paragone assolutamente imbarazzante che lasciò senza parole anche me. Non so quanto quel doppio senso cosi articolato fosse voluto ma l'indignazione che suscitò fu autentica ed a nulla valsero le parole gentili che dovevano servire per scusarsi con Colette, molto turbata da tutta la faccenda e noi solo dall'ultima frase.
    Comunque la si guardi, fu proprio una pessima figura.
    Al momento resta ancora una domanda senza risposta: Perché sono andate in quell'albergo? È presto detto: Sono andate li per la torta. A quanto pare oltre al ristorante nell'edificio c'è anche una pasticceria che ha come specialità la torta al cioccolato nero fondente, con crema Chantilly al cioccolato anch'essa fondente e scaglie di cioccolato altrettanto fondente, il dolce preferito di Nora. Ero certo che ci sarei tornato con Sharon per farle assaggiare quello che è anche il mio dolce preferito.
     
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    Chiarito l'equivoco, respinta all'unanimità, anche da me, la proposta di Zwain di unirci a loro, ci toccò sloggiare per lasciarle finalmente in pace, anche se Zwain sembrava non aver ancora archiviato l'idea che quello fosse un appuntamento romantico.
    Ormai avevo capito che era un fratello estremamente geloso e sospettoso, mentalmente avevo già simulato alcune situazioni che vedevano me protagonista con Nora - in una lui ci pedinava, come avevamo appena fatto d'altronde, in un'altra ci beccava a letto insieme - ed in ognuna di queste le cose prendevano delle pieghe tutt'altro che piacevoli, quando, mentre percorrevamo le stesse strade del centro che ora, forse per la luce del sole calante o forse perché ci sentivamo diversi da prima, ci apparivano nuove e diverse, Zwain iniziò improvvisamente a fare uno strano discorso su quanto lui tenesse alla propria sorella, quanto lei significasse. Il mio primo pensiero fu che lui avesse intuito l'interesse quasi istintuale che nutrivo per Nora e che stesse cercando di farmi capire indirettamente che da lei dovevo stare lontano. Visto però che, come ben sapete, riesco ad essere duro di comprendonio, nonostante una anormalità quasi onnisciente, chiesi esplicitamente cosa intendesse.

    « Ricordi la domanda che mi hai fatto ieri? »

    Anche se non ci stavo pensando, il mio pensiero andò subito all'ultima cosa che gli avevo domandato, se credeva che fossi un tipo inaffidabile. Annuii.

    « Vedi Nora? La affido a te. Se dovesse succedermi qualcosa, se dovessi assentarmi per un qualunque motivo voglio che sia tu a badare a lei. Questa è la mia risposta. »

    Rimasi senza parole. Per tutta la strada non avevo fatto altro che pensare che lui non mi avrebbe nemmeno permesso di avvicinarmi a Nora ed invece lui la stava affidando proprio a me, ad un tipo con una storia personale tutt'altro che semplice, con una situazione familiare che definire anomala era un complimento ed una situazione sentimentale oltremodo confusa. Pensai che dovesse esserci un errore, dovevo aver capito male, ma alla mia richiesta di ripetersi lui pronunciò di nuovo le stesse parole. Il giorno precedente non avevo capito perché non avesse riposto a quella domanda, ma ero troppo sconvolto per pensarci molto, in quel momento però mi resi conto di un'altra cosa che non avevo mai sospettato: a lui importava davvero di me ed una risposta cosi spettacolare non era altro che una diretta conseguenza di ciò. Quella risposta mi confortò molto ed allo stesso tempo mi mise in grave difficoltà, non sapevo come rispondergli. Scelsi la via della battuta.

    « Naturalmente intendi come guardiano o tutore »

    Vidi Zwain ragionare attentamente sulla mia affermazione, sembrava che stesse considerando varie possibilità alle quali non aveva ancora pensato. Si risolse facendo spallucce come se tutti quei pensieri fossero superflui.

    « Se si mettesse con te, un tizio forte, in grado di proteggerla e che personalmente approvo, sarei soddisfatto. »

    Asserì convintamente. Sorrisi imbarazzato, mi sentivo lusingato per una tale considerazione
    Non è facile per un fratello molto geloso immaginare la propria sorella con qualcuno, io nemmeno ora riesco a pensare di concedere Cheria o Sophie a qualcuno, invece Zwain mi aveva praticamente dato la sua benedizione. Sorrisi anche perché era la seconda volta in vita mia che mi capitava di sentirmi dire qualcosa di simile, non mi sarei mai aspettato che sarebbe successo di nuovo. Mi restava un dubbio.

    « Perché io andrei bene? Non molto tempo fa eri un mio nemico, ti odiavo per aver messo in pericolo le ragazze e te le ho suonate varie volte. Perché io? »

    « Proprio per questi motivi. Non siano amici si vecchia data, per questo ti ho giudicato con distacco. Mi odiavi non per quel che avevo fatto a te, ma per quel che poteva succedere a loro e preoccuparsi per gli altri è una qualità che apprezzo. Me le hai suonate, ti sei dimostrato più forte di me e se non ci si fida di chi ti riempie di botte allora di chi altro? »

    Ricordo di aver riso. Era una motivazione molto strana, forse condivisibile da qualcuno, che mi prese davvero alla sprovvista. Gli attriti che c'erano stati tra noi erano proprio i principali motivi per cui si fidava di me e mi rispettava. Questo era il tipo di persona che era Zwain: uno che rispettava ed apprezzava chi usava la propria forza per proteggere gli altri e non aveva timore di rischiare in prima persona per loro. Da quel giorno iniziai davvero a chiamarlo amico e ad usare il suo vero nome, Jan, anche se il nostro modo di fare non cambiò di una virgola.
    Mentre ci allontanavamo gli chiesi un'ultima cosa.

    « Ti piacciono le persone altruiste e che si mostrano più forti di te. Non è che ti piace Cheria? »

    « Cheria? Non posso dire che mi dispiaccia, per quanto è bella chiunque la vorrebbe, ma preferisco più le tipe come Sharon Nighty. Anche se tra le due è impossibile dire chi è la migliore. »

    Rispose più o meno come avevo previsto. Probabilmente Sharon era un po' fuori dalla sua portata. Il suo aspetto è molto attraente e sensuale, è gradevole anche caratterialmente, ma lei è la ragazza che è stata affidata a me, ben prima di Nora, era stata con me fin troppo tempo e non avrei potuto cederla ad altri. Era anche l'unica che avrebbe potuto resistere al mio fianco, come aveva già ampiamente dimostrato.
    Eppure, nonostante tutti quei discorsi sulle ragazze ed i desideri che avevo e che ho riportato, al me stesso dell'epoca era ben chiara un verità: per il loro bene, nessuna di loro doveva ritrovarsi troppo coinvolta con me, le mie condizioni non mi consentivano di avere una ragazza, soprattutto non una normale. Avrei potuto dare molto, desideravo molto, ma la ragione riusciva a tenermi a bada, almeno quando ero lucido.


    Fine del volume 1
    Continua nel prossimo

     
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