[CONCLUSA] Un caffè notturno

Multipla chiusa

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    Haiiro - Tatsuya&Muzet

    Dopo una serata più movimentata del solito, nella quale avevano conosciuto una persona molto interessante ed avevo fatto un'esperienza estremamente insolita, facendo la conoscenza di un drago, i due del team del caffè si erano ritrovati davanti alla loro terra d'origine, il Maid Caffè.
    Tatsuya, insignito da Ichi delle sacre chiavi, aprì le porte del locale con una tale solennità che sembrava fosse sul punto di spalancare i cancelli che proteggono i tesori di Babilonia.
    Mosse qualche passo nell'oscurità per raggiungere l'interruttore ed accendere le luci, quindi fece cenno ai suoi compagni di entrare.
    Muzet non si fece attendere, galleggiò dolcemente fino ad un tavolo, manipolando le correnti d'aria tolse da sopra le due sedie ribaltate, sistemandole a terra, quindi si accomodò, invitando Haiiro a fare altrettanto. Tatsuya non fece molto caso ai modi della musa, l'aveva già portata di notte al locale varie volte ed in ognuna delle visite aveva sempre fatto la stessa cosa, sembrava non voler toccare nulla con le mani che non fosse una posata o una tazza.

    « Come preferisci il caffè? » - chiese Tatsuya rivolgendosi ad Haiiro - « Con la chemex va bene? Se ti va anche un espresso preparo la macchina. »

    « Ricordati l'omelette, dolcezza. Da bere prendo lo stesso del tuo amico. »

    Ordinò Muzet godendosi ogni istante della sua esperienza da cliente. Tatsuya annuì, quindi si rivolse di nuovo ad Haiiro.

    « Uno spuntino? Offro io, scegli quello che vuoi dal menù. Anche caffè un po' più particolari, o un cappuccino. »


    Edited by CellO_o - 8/12/2016, 23:36
     
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    Haiiro Kugatsu

    Haiiro assistette in religioso silenzio mentre Tatsuya dischiudeva, con la dovuta solennità, le porte che conducevano alla loro Terra Promessa, aperta per l'occasione anche la notte.
    Per contribuire all'atmosfera si mise nell'unica posizione di rispetto che sul momento gli venne in mente: ritto in piedi, il braccio sinistro dietro la schiena, la mano destra chiusa a pugno e posata sul cuore. Rimase così un secondo, prima di seguire i passi di Tatsuya e Muzet... beh, nel caso della ragazza l'espressione non era la più corretta. Muzet infatti percorse la sala fluttuando nell'aria senza toccare terra e, sempre senza toccarle, posizionò due sedie sul pavimento. Haiiro la guardò, più incuriosito che stupito (da qualche tempo, da quando era arrivato all'Hakoniwa, si stupiva sempre meno dei poteri e anormalità che incontrava), e fece mente locale su quello che sapeva di lei e su quanto gli aveva detto prima di entrare.

    Alla domanda sul suo rapporto con Tatsuya, Muzet aveva risposto che era simile a quello tra due cugini – Haiiro cercò di recuperare un lontano ricordo di lui e dei suoi cugini, ma tutto quello che gli venne in mente fu il protagonista di Elfen Lied e la sua cugina, non la scelta migliore in quel contesto. Aveva anche sottolineato le sue particolari fattezze: orecchie a punta e ali di fata. Haiiro le aveva già notate, ma, strano a dirsi, prima che lei le sottolineasse non ci aveva dato più di tanto peso. Aveva pensato che si trattasse dell'effetto di un'anormalità e, tra draghi che si fondono con uomini e spiriti dall'aspetto di pagliacci, le aveva archiviate senza porsi tanti problemi. Ma da quanto Muzet aveva accennato, forse c'era di più.
    Per il momento però quelle riflessioni dovevano aspettare, almeno per il tempo di ordinare un caffè. Così Haiiro si sedette nella sedia che Muzet gli aveva preparato e si girò verso Tatsuya.

    «Grazie per l'offerta, Tatsuya, ma per quanto riguarda i caffè, per principio prendo sempre e solo caffè liscio – in realtà una volta aveva preso un cappuccino e, anche se non gli era dispiaciuto, gli aveva lasciato sulla lingua il sapore del tradimento – che andrà benissimo col chemex. E un toast come spuntino sarebbe ottimo: camminare la sera mette fame, inseguire e combattere draghi e spiriti vari per la scuola ancora di più.»

    Anche se, come sempre, il problema principale non era la fame, ma il sonno: ora che si era accomodato sulla sedia l'impulso a lasciarsi andare un attimo e a chiudere gli occhi era ancora più forte. Scosse più volte la testa, in modo non dissimile da come un cane scuote il corpo quando è bagnato, per allontanare il sonno. Aveva già sonnecchiato poco prima sul prato e non voleva ricaderci una seconda volta. Anche perché stavolta rischiava di essere svegliato a furia di schiaffi.
    “È meglio se mi concentro su qualcosa... magari chiedere più informazioni a Muzet... ma aveva detto di parlarne davanti al caffè e il caffè ancora non è pronto... Allora chiediamole qualcosa di diverso...”

    «Ti piace l'omelette?»
    Sul momento non gli venne altro.

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    Tatsuya non perse tempo, prese l'ordine di Haiiro e di Muzet e, con passo svelto, si diresse verso le cucine per preparare tutto.
    Anche se era solo uno, per lui non era un problema svolgere più compiti insieme, soprattutto quando non c'era nessuno nelle vicinanze e poteva sfruttare a fondo i propri poteri. Preparò prima il toast, quindi passò all'omelette mentre, emanando la propria fiamma, portava ad ebollizione l'acqua. Per versarla sul filtro ci mise la massima cura, mettendo ancora una volta in pratica tutti gli insegnamenti di Mimì per dare vita al miglior caffè possibile. Per se stesso ci mise un po' meno cura, usando per prepararsi un'omelette ed un secondo caffè il suo metodo preferito: evocò quattro catene, le plasmò sotto forma di braccia e mani e le usò per cucinare. Se dalla sala avessero potuto vederlo, sarebbe stato un vero spettacolo.
    Nel frattempo, ai tavoli, i due non si erano certo messi in sospensione ed erano andati avanti con la loro esperienza notturna.
    Muzet, gomiti sul tavolo e testa tra le mani, guardava Haiiro con grande curiosità, ansiosa di sapere cosa le avrebbe potuto chiedere un ragazzo tanto particolare, sorridendo quando lo vide combattere contro il desiderio di dormire per un po'. Il ragazzo non poteva saperlo, ma Muzet poteva sfruttare la One Heart di Tatsuya, quando era nei paraggi, per raccogliere dati, anche all'insaputa dello stesso, ma in quella situazione non aveva intenzione di farlo, voleva solo godersi una serata in qualche modo normale. Forse è per questo desiderio che accolse con piacere la domanda di Haiiro.

    « Si, mi piace molto. Ha un sapore delicato ma deciso, è gustosa e mai volgare, credo si adatti a me. Poi ha un nome tanto musicale. Omelette. Se non finissero per prendermi per stupida, userei la parola omelette come intercalare. »

    Muzet rise mettendosi una mano davanti alla bocca, aveva una risata tanto musicale che, con la giusta melodia, si sarebbe potuto credere che cantasse.

    « Haiiro, giusto? So che a te piace molto il caffè. Anzi, è più una necessità. Caffè liscio, bello forte per allontanare il sonno. Deve essere difficile non poter dormire. »

    Muzet fece una faccia molto triste, le sembrava una condizione terribile e lei era sempre stata sensibile ai problemi e difficoltà degli altri, anche se non voleva darlo a vedere.

    Di lì a poco arrivò Tatsuya, su un vassoio portava tutto quel che gli avevano richiesto, oltre allo zucchero, al latte, il tè verde e tre fette di torta di mele, avanzata il giorno prima e che, alla mattina, cameriere e camerieri del Maid avrebbero mangiato per colazione.

    « Ecco a voi. Spero di non aver interrotto nulla. »

    Disse il cameriere mentre, con lo stesso trucco usato da Muzet, prendeva una sedia per accomodarsi.
     
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    Haiiro Kugatsu

    Haiiro sorrise alla risata di Muzet e si scoprì a ripetere tra sé la parola «omelette» due o tre volte. Non aveva idea di cosa “intercalare” significasse e quindi non comprese la sua battuta, ma la risata di Muzet era bella da sentire anche senza capirla e Haiiro ne fissò quasi deliziato la bocca. Ma alla successiva affermazione di Muzet non poté nascondere una smorfia di insofferenza.

    «Sì, è proprio così. Il caffè mi aiuta a rimanere sveglio, ma anche così... è dura. Rimanere ogni istante vigile, senza potersi lasciare andare al sonno... lottando contro se stessi ogni istante. E il tempo... spesso il tempo sembra non passare mai e mi sale una specie di rabbia – contro il tempo, contro il sonno, contro di me – ma anche così non posso farci niente, no? E anche quando il tempo passa, io devo continuare a resistere al sonno e mi chiedo quando finirà, quando potrò...»
    Si fermò, forse intimorito da quanto stava per dire, forse imbarazzato per aver detto troppo a una persona che, in fondo, aveva appena incontrato.

    «È dura» concluse distogliendo gli occhi da Muzet.
    Ma non voleva lasciare che fosse quella la sua ultima affermazione, anche perché era piuttosto pesante per portare avanti una conversazione. E poi aveva imparato che stare a rimuginare su quelle cose non serviva a nulla, anzi peggiorava il tutto, quindi con uno sforzo continuò il suo discorso.

    «Beh, ci sono dei modi, dei trucchetti per stare meglio. Non pensarci, distrarsi, concentrarsi su altro. Il sonno rimane, ma in secondo piano. Di sfondo diciamo. Così è meglio, più facile da affrontare.»
    Sorrise, un sorriso non molto allegro a dir la verità.
    «Scusa, mi avevi detto di chiederti quello che volevo e invece mi sono messo a parlare di me...»

    Con un certo sollievo di Haiiro arrivò Tatsuya a distoglierli dall'attuale discorso. Portava le loro ordinazioni, e anche altro. Il tè verde, il latte e lo zucchero non interessavano ad Haiiro, ma una fetta di torta magari l'avrebbe assaggiata, dopo. Intanto prese il suo caffè e ne bevve un sorso, osservando di sottecchi Tatsuya sistemare la sedia alla stessa maniera di Muzet poco prima.
    “Uh? Ma la sua anormalità non riguardava la lettura del pensiero e simili? E le ali di prima e il fuoco e le altre cose...? Mah, ci penserò dopo.”

    «No, non hai interrotto nulla di importante: ci stavamo solo lamentando di quanto il cameriere ci mettesse a portare i nostri ordini, ma ora che sei arrivato forse è il caso di smettere... »
    Sperava si capisse che era una battuta - era ancora incerto su come rendere lo scherzo parlando con altre persone - oltretutto Tatsuya era stato piuttosto veloce a preparare tutte quelle pietanze.
    «Che ne dici Muzet? Chiudiamo l'argomento e passiamo ad altro?»

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    Muzet ascoltò tutta la spiegazione di Haiiro senza interrompere, dapprima con un grande sorriso sincero e divertito, in seguito, man mano che il ragazzo andava avanti illustrando il suo difficile stato, il sorriso si fece sempre più amaro. Quando concluse, Muzet gli rivolse un sorriso meno amaro e più gentile.

    « Non preoccuparti, mi piace ascoltare. »

    In quel momento arrivò Tatsuya con le ordinazioni, aveva avuto il giusto tempismo e ciò che aveva fortunatamente interrotto era un'atmosfera che si stava facendo pesante e drammatica.
    Alla battuta di Haiiro sul suo ritardo Muzet non poté far altro che ridere, aveva inteso che era una battuta e decise di staro al gioco, almeno per un po'.

    « È vero, dove eri finito? Sei andato a prendere Hitomi per farle preparare il toast? »

    Tatsuya, dopo essersi accomodato, guardò la sua musa con sospetto, sentiva che le parole che aveva usato non erano state accidentali, ma ben mirate per sottintendere qualcosa – conoscendo il carattere di Mimì non è difficile immaginare a cosa alludesse. Non rispose, si limitò a sbuffare.

    « Si, passiamo ad altro. » Rispose la musa ad Haiiro « Magari posso dirti qualcosa anche sulla mia condizione. »

    « Prima torna normale, con le ali è tutto scomodo. »

    La riprese Tatsuya assaggiando la torta di mele. Muzet annuì leggermente, quindi disperse le ali, riprendendo un aspetto più normale, restavano solo le orecchie appuntite, anche se meno di prima, a tradire la sua natura, pur non cambiando il fatto che fosse una gran bella ragazza.

    « Può spegnere ed accendere le ali, proprio come me. Ogni tanto se le dimentica e non si rende conto di star scomoda. »

    Osservò Tatsuya, scuotendo la testa e provocando la reazione fintamente risentita della ragazza che cercò per gioco di tirargli un calcio da sotto il tavolo.

    « Per che razza di svampita mi hai preso? »

    « Non arrabbiarti che ti vengono le rughe. »

    « Se non mi sono venute in tutti questi anni... »

    Mentre mettevano in scena questo piccolo battibecco, Muzet si rese conto di aver quasi dato un'informazione della quale non andava particolarmente orgogliosa, ovvero la sua età. Questo riportava anche all'argomento da approfondire della serata. Ma come poter introdurre un discorso così complicato e strano? Comunicandosi i pensieri, Muzet e Tatsuya si consultarono quasi istantaneamente senza, però, trovare una soluzione. Concordarono, però, che esordire dicendo “un tempo ero normale, poi la mia anormalità ha distrutto la mia esistenza” non sarebbe stato proprio il massimo.
    Si risolsero con un approccio più passivo.

    « Hai varie domande, Haiiro. Ho anche sentito che le abilità di Tatsuya ti hanno sorpreso. Ci sono molte cose da dire, ma non so da dove iniziare. Cosa ti incuriosisce di più? »

    Muzet aveva fatto riferimento ad un particolare, come la sorpresa di Haiiro, che lei non avrebbe dovuto conoscere. Tatsuya si sentì in obbligo di fare una puntualizzazione.

    « Lei può sfruttare la One Heart. Quando siamo vicini può accedere alle percezioni. »


    Scusa per il ritardo e per questo post che non vale l'attesa T_T
     
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    Muzet colse sia la sua battuta sia il suo desiderio di cambiare argomento, tornando a quello che doveva essere il tema di quel caffè notturno, ossia lei stessa e le domande che Haiiro le voleva rivolgere. Intanto già dallo scambio di battute tra i due cugini aveva appreso qualcosa: Muzet poteva mettere o togliere le ali a suo piacere. Aveva anche colto un curioso accenno sull'età della donna, ma non si soffermò a pensarci sopra, c'erano altri dettagli che lo incuriosivano maggiormente.

    « Hai varie domande, Haiiro. Ho anche sentito che le abilità di Tatsuya ti hanno sorpreso. Ci sono molte cose da dire, ma non so da dove iniziare. Cosa ti incuriosisce di più? »

    Ma prima che potesse fare una domanda, Tatsuya gli aveva già fornito un'altra informazione.

    « Lei può sfruttare la One Heart. Quando siamo vicini può accedere alle percezioni. »

    Haiiro annuì. Più parlavano e più cose venivano fuori. E non aveva ancora iniziato a chiedere nulla. Forse non era così sorprendente che Muzet dicesse di non sapere da dove cominciare. Quanto a Haiiro, decise di non starci a riflettere troppo e di chiedere la prima cosa che sul momento aveva in mente.

    «Allora... puoi ritirare le ali, ma hai ancora le orecchie – indicò col dito le sue orecchie appuntite – è perché non le hai volute tirare via o perché non puoi? O meglio, quello che voglio chiedere con questo è... sei una fata o un qualche altro spirito, oppure sei umana?»

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    Mentre Haiiro le indicava, Muzet si toccò istintivamente le orecchie appuntite e così poco umane. La domanda che le stava rivolgendo era in effetti quella che più di tutte richiedeva una risposta: la sua vera natura.

    « Le orecchie non posso renderle normali, è un tratto necessario che non posso nascondere con le mie sole forse, devo per forza appoggiarmi alle illusioni di Tatsuya se voglio gironzolare senza dare nell'occhio e senza indossare qualche strano cappello che me le copra. Ciò che sono... come posso spiegarlo... »

    Muzet iniziò a riflettere intensamente sulle parole da scegliere per potersi spiegare senza dover ricorrere a lezioni di storia che lo avrebbero potuto anche annoiare.

    « Forse non sembra, ma io ero umana e mi considero tale anche ora. Ciò che sono diventata è dovuto alla mia anormalità. La fata è la mia forma Origine, l'aspetto con cui la mia anormalità esprimeva il suo potenziale massimo. È anche corretto dire che sono uno spirito, dato che il mio potere mi ha ucciso. »

    Muzet fece una breve interruzione per bere un sorso della sua bevanda e per affrontare con Tatsuya un discorso mentale se fosse o meno conveniente svelare determinati segreti sull'Origine.

    « Va bene. Se pensi che sia giusto, per me va bene. »

    Concluse ad alta voce Tatsuya mentre, con un tovagliolo, le tamponava le labbra con premura. Non aveva obiezioni sulle sue decisioni, la considerava molto più saggia e si fidava della sua capacità di giudizio. Muzet lo guardò un attimo e scosse la testa.

    « Non mi sei di grande aiuto. Allora sveliamolo. »

    Tornò a guardare Haiiro, ragionando di nuovo sulle parole da scegliere per rendere il tutto il più semplice possibile.

    « Pensa di avere una lampada, la strofini ed esce un genio che ti offre la possibilità di esprimere tre desideri. Bello, conveniente, senza pericoli ed hai ben presente quanto costa ogni desiderio. Immagina ora che quello stesso potere sia una anormalità molto potente. Hai un grande potere, fai cose che tanti nemmeno si sognerebbero di fare ed in più hai la capacità di realizzare i desideri, ma pagando un prezzo: parte della tua anima. Cosa fare? Puoi esprimere desideri fino a conservare una piccola parte della tua anima, oppure rifiutarti di usarli se non per un qualche fine superiore. Ma se non sai quanto costa ogni desiderio e non hai idea di quando hai iniziato ad esprimerne? O, ancora peggio, non sai come funziona questa tua anormalità perché tutti gli altri che l'hanno avuta o sono morti o stanno cercando di ucciderti? »
    « Senza ben sapere a cosa stai andando in contro, usi un potere che ti da vantaggi, realizzi i tuoi desideri, cambi gli equilibri della realtà e la modifichi per poterli realizzare, ma allo stesso tempo ti senti sempre più vuoto. Senti che qualcosa continua a mancarti e ti manca sempre di più. Hai il bisogno di colmare quel vuoto ed ognuno lo fa in modo diverso. Con la carità, con l'altruismo, con il furto, con la ricchezza, con la guerra. O con troppo amore. »

    Su quell'ultima parola, guardò Tatsuya indicando che era a lui che si stava riferendo con quel passaggio, a lui ed alla sua situazione sentimentale tanto complicata.

    « Alla fine, quando il potere ti ha consumato, resta solo la forma che il potere ti ha dato. La mia è quella che hai visto. Un giorno, lo stesso destino toccherà anche a Tatsuya. »
    « Probabilmente ho sollevato ancora più questioni, ma spero di aver in parte risposto alla tua domanda ed essermi spiegata decentemente. »
     
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    Haiiro aveva visto giusto, pensando che Muzet non potesse cambiare le orecchie in forma umana. Ma per quanto riguardava la sua natura, la questione appariva più complessa: era stata umana, Muzet, e ancora lo era. Ma era, insieme, anche altro: una fata, e uno spirito.

    «Forma Origine? Sei...morta?»
    La guardò stupefatto. Sì, era stato lui a fare quella domanda, ma non si aspettava un simile sviluppo. Doveva aver toccato un tema delicato, a giudicare dal breve scambio di battute tra Muzet e Tatsuya sul parlarne o meno. Alla fine Muzet si decise a parlarne e lo fissò negli occhi. Istintivamente Haiiro si mise più dritto sulla sedia: sentiva che non era qualcosa che si poteva ascoltare a cuor leggero.

    Ascoltò con attenzione le parole di Muzet, così preso dal discorso che si dimenticò di bere il suo caffè. Era contento che la donna avesse adoperato un esempio come quello del genio della lampada, poiché aveva reso le spiegazioni intuibili anche per lui. Aveva anche inteso il riferimento a Tatsuya per quanto riguardava il “troppo amore”. Ma anche così rimase a rimuginare per diverso tempo su quanto aveva sentito. Non era tanto confuso, ma provava una diversa emozione. Si sentiva inquieto. Ascoltare il funzionamento di quel potere era come venir sovrastati dall'ombra di un edificio immane, ma allo stesso tempo sinistro. Una visione che colpiva per la sua grandezza, ma che allo stesso tempo atterriva. Più che un genio della lampada, quel potere sembrava assomigliare a un patto col diavolo.

    Aprì la bocca per rispondere, dire qualcosa, ma si fermò e per prima cosa finì quanto rimaneva del suo caffè. Non era più caldo come prima, anche se non l'avrebbe definito tiepido.
    «Sì... ti sei spiegata piuttosto bene Muzet. Anche se non è facile comprendere.»
    C'erano ancora diverse cose che non capiva – come funzionasse quel potere, l'Origine, l'accenno alla morte di Muzet e come tutto questo si ricollegasse al rapporto tra la fata e Tatsuya – ma non erano quelle cose a premergli, non ora.

    «Quando dici che Tatsuya è destinato a finire come te...essere consumato da questo potere e assumere la sua forma origine qualunque sia... non è possibile evitarlo? Hai detto che tu non sapevi come gestire questa anormalità, che non c'era nessuno che potesse spiegartelo... ma Tatsuya ha te, non è così?»
    Fece una pausa osservando la figura affascinante di Muzet.
    «Non che diventare come te sia un brutto destino, ma...»
    Distolse di colpo lo sguardo imbarazzato, dandosi dell'idiota: che diavolo gli era venuto in mente di dire? Cosa c'entrava col discorso? E poi era fin troppo fraintendibile!
    Diede un morso al toast, con imbarazzata rabbia (verso di sé: il toast, fino a prova contraria, era innocente – cosa che comunque non l'avrebbe salvato dall'essere mangiato).
    «...Ma comunque è possibile evitarlo o è già... destino?»
    “E io odio la parola destino...”


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    Muzet sorrise per le azioni di Haiiro e per il maldestro complimento che aveva, per caso, rischiato di farle; Tatsuya, d'altra parte, si incupì all'udire la parola “destino”.

    « Non c'è alcun destino. Alla nascita partiamo con una dotazione casuale, crescendo possiamo espanderla ed affinarla, ma alla fine è tutta una conseguenza di un'azione. Se anche esistesse il destino, qualunque esso sia, sono pronto a distruggerlo. »

    Tatsuya strinse il pugno con rabbia; odiava la parola destino, odiava il concetto che rappresentava. Non era il tipo da lasciarsi andare a fatalismi, lui era uno di quelli che aveva usato il proprio potere proprio per affrontare quello che è chiamato destino ed aveva anche riportato qualche vittoria.
    Ripensare a quel che aveva combattuto, per un attimo, gli causò un cambio di colore degli occhi, gli divennero azzurri. Muzet gli poggiò una mano sulla spalla.

    « Stai buono. Torna in te. »

    Tatsuya scosse la testa, spingendo via con la forza brutti ricordi, quindi riprese la sua normale aria serena, con gli occhi di nuovo con l'innaturale colore oro.
    Muzet si sentì sollevata nel vederlo fuori da quello stato, riuscì a dedicarsi di nuovo ad Haiiro.

    « Ti direi di si, è un potere con molte regole, ci sono diversi modi per evitarlo, ma nella pratica quelli che riguardano una Origine già attiva risultano inapplicabili. Devi liberarti dell'Origine. Tatsuya ci era riuscito, per sovvertire quello che sembrava essere il suo destino ha trovato una scappatoia, ha attivato il potere per realizzare un desiderio tanto grande che può essere pagato solo con la tua vita, eppure lui ha trovato il modo di sacrificare la sua stessa Origine. Ha realizzato il proprio desiderio distruggendo la causa dei suoi mali, ma per questo ha rischiato di perdere tutto. Per l'ennesima volta. Trius, mostragli una catena. »

    Tatsuya, rispondendo a quel nome, fece come gli aveva chiesto: alzò il braccio tendendolo di lato, nel pavimento si aprì un varco luminoso da cui fuoriuscì dolcemente una spessa catena che sembrava d'acciaio.

    « Questa è una Catena dell'Origine, il simbolo stesso della nostra condizione. Quando realizziamo i desideri ed imprimiamo le modifiche, nella nostra realtà avviene un decadimento di coerenza, aumenta il caos. Queste catene si generano per cercare di arginare questo fenomeno e preservare la coerenza. Proprio per questo, però, c'è un problema. Immaginiamo che ci sia una equazione che descrive la realtà e che questa debba mantenersi costante. Dopo la realizzazione del desiderio c'è il decadimento di coerenza, che viene annullato dalle Catene dell'Origine, ma resta un fattore da dover bilanciare, ovvero il desiderio stesso. La chiamiamo Sventura, la forza che bilancia il desiderio e che colpisce il possessore dell'Origine e tutte le persone che gli sono legate. L'unico modo per rimuovere tale sventura è fare si che l'Origine si prenda la tua anima. È vero che Tatsuya ha trovato un modo per aggirare il problema, ma non è bastato: i suoi nemici hanno saputo che si era indebolito e lo hanno attaccato. Sono qui perché lui è stato costretto ad avere di nuovo il suo potere ed io ero la più indicata. Non è un'Origine completa, quindi ora è anche più instabile e pericolosa di prima, ma è la sventura di cui deve farsi carico è questa. Il giorno in cui combatterà, quasi sicuramente il suo potere non basterà, sarà costretto a ricorrere alle abilità Stardust e dovrà compiere il sacrificio. »

    Muzet si fermò per riprendere fiato. Aveva detto tutto senza un attimo di pausa e parlare di quel potere maledetto l'aveva stremata.

    « È tutto molto complicato e contorto. In un certo senso, io sono parte della sua condanna. »
    « Non dirlo neanche per scherzo! » Proruppe Tatsuya « Tu sei la mia fortuna. Senza te mi avrebbero portato via tutto. Ringrazio ogni giorno averti al mio fianco. »

    Muzet rimase ad ascoltarlo, sorpresa ed incantata, per poco non arrossì. Guardò Haiiro.

    « La necessità di colmare il vuoto con il troppo amore. Lo chiamo “Overflowing Love”. Gli starebbe bene anche come soprannome. »

    La ragazza iniziò a ridere, lasciando Tatsuya in preda alla perplessità.

    « Ora che ho fatto? »

    « È più lento di quanto si pensi. »
     
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    Senza notare l'enfasi esasperata – o meglio notandola, ma senza dargli il dovuto peso – con cui Tatsuya aveva esternato il proprio odio verso il concetto di destino, Haiiro annuì convinto alle sue parole.

    «Già, già, anche a me piace pensare che sia così. Anche se non saprei da dove iniziare per distruggerlo.»
    Prese un altro pezzo di toast, distogliendo un attimo la sua attenzione da Tatsuya e Muzet. Così finì per non notare il cambio di colore degli occhi di Tatsuya, ma almeno si concentrò quando arrivò il momento della spiegazione di Muzet.

    “Ci 'era riuscito'? Perché l'uso del passato? E Trius cos'è, un soprannome?»
    Ma prima di parlare osservò la catena creata da Tatsuya: l'aveva già vista nel corso di quella sera, ma ora poteva esaminarla con calma. Guardandola da vicino poteva dire che... beh, era una catena. Era fatta come ci si aspettava fosse fatta una catena. Di metallo, gli anelli intrecciati tra di loro. Spessa. A parte il fatto che fuoriuscisse da un buco luminoso sul pavimento non sarebbe parsa così prodigiosa o fuori dal normale. Però, per quanto poté afferrare delle parole di Muzet, aveva un grosso compito, una specie di arginamento per il potere dell'Origine. E il resto della spiegazione... no, quella non poteva proprio capirla.

    «Aspetta, aspetta... qui a ogni parola io rischio di perdermi. Che nemici? E cos'è questo 'Stardast'?»
    Si rendeva conto che neanche per Muzet era facile parlare di questi argomenti... ma non riusciva a trattenersi di fronte a spiegazioni così intricate e terrificanti insieme!
    Tatsuya intanto, che aveva ascoltato finora silenziosamente la spiegazione di Muzet, intervenne proprio per confutare l'asserzione che lei fosse parte della sua condanna. Muzet accolse l'intervento con emozione e piacere, anche se Tatsuya stesso non se ne accorse, e si rivolse a Haiiro proponendogli un nuovo soprannome di Tatsuya – il quale, poverino, evidentemente soffriva per la penuria di soprannomi.

    «Ammetto che dubito l'utilizzerei mai – l'inglese non era il suo forte (qualcuno ha notato 'Stardust' scritto con la 'a' al posto della 'u'? Non era un errore di battitura) ed era troppo lungo – ma... ne vedo le ragioni.»
    Sorrise anche lui alla risata di Muzet e ancora di più allo smarrimento di Tatsuya. Non gli dispiacevano quegli intervalli divertenti e rilassanti in mezzo a un discorso altrimenti troppo pesante. Anzi, avrebbe voluto che continuassero tutto il tempo, eclissando le preoccupazioni per il domani e ritardando all'infinito il sopraggiungere degli eventi che Muzet aveva descritto. Ma era impossibile e per tale motivo, lui voleva sapere. Dell'Origine e di quello che sarebbe accaduto a Tatsuya.

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    Quel siparietto tra i due cugini era riuscito nell'impresa di allentare la pressione e rendere quella conversazione meno pesante da sostenere. Haiiro aveva ragione a sentirsi disorientato, perdersi in quel mare di parole era più che comprensibile ed i due lo sapevano bene. Muzet era in difficoltà sulla scelta delle parole, sentiva di aver detto più o meno tutto quello che era più facile da accettare e comprendere, per quanto si rendesse conto che tutto quel mondo era impossibile da concepire per qualcuno che vi veniva tirato dentro tutto d'un tratto. Per fortuna Haiiro era un anormale ed era abituato ad avere a che fare con l'impossibile; inoltre l'incontro con Kazuma era stato uno di quegli eventi capaci di ampliare i tuoi orizzonti – perfino Muzet ebbe questa impressione – fatto che aveva comunque preparato il giovane all'idea di dover integrare la propria concezione della realtà con altre informazioni. La difficoltà di fondo, però, era sempre la stessa ed era ben conosciuta da Tatsuya: dopotutto lui stesso era relativamente nuovo a certi concetti.

    « Sarà... »

    Disse Tatsuya in risposta all'osservazione di Muzet sulla sua lentezza mentale, quindi prese un altro po' della torta di mele e sorseggiò di nuovo la propria bevanda.

    « La spiegazione di Muzet è un po' spaventosa, secondo me esagera sempre troppo. Dopotutto noi siamo qui, a mangiare e chiacchierare di notte nel nostro bel locale. Non è certo la fine del mondo, l'Origine è una anormalità, ne più ne meno. Ha qualche problematica, lo ammetto, ma quali poteri possono dirsi completamente sicuri? Certo, se non sto attento rischio di implodere, ma dall'altra parte ci sono tante belle ragazze ad aspettarmi. Ricordi quando siamo stati chiamati da... come si chiama... insomma, quel sovrano di quella dimensione dove avevamo preso tutti un aspetto diverso ed erano cambiati tutti i nostri poteri. Ad aspettarmi dall'altra parte c'è anche lo spirito della mia spada. Sapessi che bella ragazza che è. L'ultimo volta che l'ho vista ci siamo tipo sposati, ma non dirlo a nessuno. Soprattutto a Sharon, in teoria sono sposato anche con lei. Mi correggo, soprattutto non dire niente a Cheria! Se scopre che ho due moglie mi uccide tre volte. E pensare che con una non ho nemmeno consumato...ma con un'altra sì. »

    Tatsuya prese la sua tazza di caffè e finse di bere, gli serviva solo una scusa per smettere di parlare e poter guardare Muzet di sottecchi, bramando di vedere la sua reazione al riferimento piccante che aveva appena fatto e che riguardava proprio loro due. Purtroppo non fu una reazione spettacolare come sperava, la ragazza si era limitata a scuotere la testa ed a sussurrare un “quanto sei idiota” che sembrava pronunciato con un respiro proveniente dal cuore per quanto sinceramente lo pensava. Una piccola vendetta di Tatsuya per averlo messo, poco prima, in una situazione nella quale aveva fatto un po' la figura dello stolto.

    « Prima Muzet mi ha chiamato Trius. È come un nome di battaglia, diciamo. Anche quello di Muzet è così, però se dico il suo nome originale c'è il rischio che riveli il mio, quindi lo voglio evitare. Si, anche se abbiamo l'Origine non abbiamo niente di meglio da fare che trovare il modo in cui farci chiamare dagli altri possessori. »

    Il tono allegro e scanzonato che stava tenendo si infranse contro l'accenno che aveva fatto agli altri possessori di Origine. Tatsuya posò la tazza, si pulì con il tovagliolo, quindi infastidì Muzet cercando di pulire anche lei mentre era intenta a divorare la torta,

    « Già, gli altri. Possiamo dire che nell'Origine ci sono alcune famiglie di potere. Io e Muzet apparteniamo alla stessa famiglia, per questo diciamo di essere cugini e siamo tanto compatibili. Non siamo parenti biologici ma parenti nel potere. Stardust è il nome che diamo ad alcune abilità che ci caratterizzano come famiglia e che ora non sono in grado di utilizzare. Nemmeno lei può. Al momento la nostra è una Origine incompleta, ma è probabile che vicino ad altri possessori possa sfruttare la loro energia per recuperare quei poteri, anche se non ho ancora avuto modo di provare. Prima Muzet ha parlato di nemici. Diciamo che la nostra non è una famiglia proprio ben voluta perché siamo molto potenti. La mia vecchia Origine, il Trismegisto, era una roba esagerata ed incuteva terrore. Sapevano che era in giro, ma non sapere dove fosse e chi l'avesse rendeva tutti inquieti. Quando l'ho sacrificata non aveva idea che, invece di lasciarmi stare, avrebbero cercato di sfruttare la mia debolezza per attaccarmi. Sono stato rinchiuso in una realtà fittizia creata apposta per me. Grazie a Muzet sono riuscito a liberarmi e questo ha reso alcune persone molto scontente. Si, ci odiano perché siamo più fighi di loro. E perché storicamente gli freghiamo le donne, ma ehi! Non possiamo certo sposarci tra fratello e sorella, no? »

    Su quelle ultime parole Muzet quasi si strozzò con il tè: aveva preso a ridere senza più un contegno, con molta meno eleganza e molta più spontaneità. Rise fino alle lacrime, finché non iniziò a tenersi lo stomaco per il dolore del troppo ridere.

    « Non ci credo. Proprio tu. »

    Si riusciva a capire quando la musa riusciva a prendere fiato.

    « Proprio io...cosa? » La confusione di quel povero ragazzo era massima.

    « Hai baciato tua sorella! »

    <b> « Baciai Cheria quando avevo forse undici anni. Chi, a quell'età, non ha baciato la propria sorella tanto carina ed adorabile? »


    « Le hai baciate tutte e tre. »

    <b> « Sophie non conta! Inciampammo contemporaneamente mentre ci venivamo incontro ed il caso ha voluto che ci scontrassimo di faccia sfiorandoci le labbra. Dai, non essere ridicola. »


    « E con Bianca che ti inventi? Poche settimane fa. Nel letto della tua camera. Con Kuro che dormiva di fianco. E Goro alla porta. E Bianca che... »

    « Potresti smetterla? Non è una R18. Ed eravamo confusi. Cribbio. »

    « Non mi sembravate così confusi. »

    « Smettila di entrarmi nella mente! Hai distrutto la serietà del mio racconto. Come puoi pensare sempre a certe cose? E parlarne, poi. Metti a disagio Haiiro. Che cugina sciagurata che ho. »

    Muzet si guardò intorno, guardò Haiiro, guardo il suo toast, il caffè, quindi il tè che l'aveva quasi uccisa, quindi Tatsuya e tenne sotto controllo l'istinto di prenderlo a schiaffi. Si girò sulla sedia per dargli le spalle, accavallando le gambe, puntò il gomito sul tavolo ed appoggiò il mento sulla mano con disappunto.

    « Che maledetto. Ha ribaltato tutto contro di me. Ma me la pagherà. »

    Tatsuya fece spallucce alle minacce di Muzet, ormai ne aveva ricevute così tante che non lo tangevano minimamente. Tornò finalmente a rivolgersi ad Haiiro.

    « È meglio se parlo io, con lei sembra sempre che debba finire il mondo. Capisco le sue circostanze, ma non può essere così tragica. Almeno noi sappiamo di avercela. Tanti non lo sanno nemmeno e le usano comunque e sono più di quelli che potresti pensare. Basta solo stare un po' attenti, diventare più forti, continuare a vincere e liberare tutti dalla loro prigione nell'Heaven Feel. La giornata tipica di un po' tutti. Se il caffè è freddo te ne faccio un altro. »

    Tutte quelle parole gli uscirono quasi come un flusso di coscienza, quasi senza una logica e senza differenze di tono. Per tranquillizzare Haiiro, voleva che sembrasse che per lui le maledizioni dell'Origine avessero la stessa importanza di un caffè che si era raffreddato, ma era chiaro che anche lui era agitato e ben poco tranquillo, poteva solo sperare che non se ne rendesse conto anche se non era difficile da capire dal suo comportamento anomalo nel contesto o da cogliere dal tremolio negli occhi.
     
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    “In effetti Tatsuya ha ragione nel dire che sono a disagio... ma la colpa è prima di tutto sua!"

    Haiiro aveva ascoltato in sostanziale silenzio come quel discorso fosse deragliato dai risvolti fin troppo seri sull'anormalità di Tatsuya a quelli fin troppo pepati sulle sue vicende amorose. D'accordo, era quello che si era aspettato di sentire, anzi quello che aveva chiesto di sentire, a inizio di quel caffè notturno... ma non credeva di venire a conoscenza di due matrimoni da parte del ragazzo – per giunta segreti a quanto pareva – e della conferma dei pettegolezzi sulla sua condotta verso le sorelle. Perché baciarne una poteva essere un caso, due una coincidenza, ma tre erano una prova. E per di più nell'ultimo caso – in cui il bacio pareva il minimo – con Kuro a fianco e Goro alla porta?! A essere presenti ce ne sarebbe stato di che morire dalla vergogna. O dal ridere (come stava per accadere a Muzet). O da entrambe. Ma Haiiro preferiva non esserci stato, probabilmente non avrebbe saputo che faccia fare.
    E a proposito di facce, neanche in quel momento era sicuro di quale esibire. Nell'incertezza, aveva esibito un sorrisetto che voleva sembrare complice, ma che in realtà era solo mooolto imbarazzato. Era anche confuso da quei nomi: Sophie doveva averla vista al Maid qualche volta, ma per il resto era buio assoluto. L'unica cosa certa era che avrebbe cercato di evitare che Kasumi conoscesse Tatsuya. Tanto per sicurezza. (Ancora non sapeva che i due si erano già incontrati)
    Solo alla fine di quel discorso, quando Muzet si girò arrabbiata dando le spalle a Tatsuya, parlò.

    «Overflowing love, eh? - disse con un sospiro senza badare al suo contraddirsi. – Ma non prendertela con Muzet per la serietà del tuo discorso, quella se n'era andata da lungo tempo, se mai c'è stata...»
    E a confermarlo venne l'ultimo monologo di Tatsuya, a mischiare insieme rassicurazioni, confuse speranze di vittoria e caffè freddo. Haiiro guardò verso quest'ultimo, ma come si aspettava la tazza era vuota: doveva averlo finito già due post fa o giù di lì.

    «In effetti così com'è non si può più bere... fammene pure un altro.» Disse in tono normale e senza aver effettivamente mentito.
    Si era inoltre accorto che il discorso di Tatsuya era piuttosto bizzarro e che probabilmente aveva cercato di minimizzare la questione, quindi perché non approfittare del tempo in cui Tatsuya preparava il caffè per chiedere ulteriori informazioni a Muzet, apparentemente ben più propensa a parlare della cosa?

    “Cribbio, ma da quand'è che riesco a elaborare simili fini strategie? Io stesso sono orgoglioso di me stesso!”
    Per ricompensarsi finì il toast e allungò la mano verso la fetta di torta che toccava a lui, prendendone un primo morso.

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    Con lo zelo di chi fa gli onori di casa più che con la diligenza del cameriere, Tatsuya “prese l'ordine” di Haiiro, si alzò, ascoltando anche l'imbronciata Muzet che gli chiedeva un succo d'arancia ed un ghiacciolo di lacrime per poter sperare di ricevere il suo perdono, si sbrigò a dirigersi di nuovo in cucina.
    Muzet seguì Tatsuya con la coda dell'occhio, finché non fu finalmente fuori dalla sala, a quel punto poté di nuovo rilassarsi e tornare a sedere normalmente, volta verso Haiiro. La torta era ormai finita, come anche l'omelette.

    « Almeno ho mangiato. »

    Sbuffò infastidita. Non aveva molto gradito il modo in cui Tatsuya aveva preso la parola per rovinare tutto il discorso che aveva fatto in precedenza e che le era costato tanta fatica nella scelta delle parole e nella costruzione delle frasi.

    « Certe volte vorrei che si limitasse a servirmi invece di blaterare in continuazione. Parla tanto ma non ha davvero idea di come spiegare una cosa. Se si ascoltano tutte le sue parole come minimo vengono le vertigini. Almeno ha introdotto un argomento importante: le famiglie dell'Origine. Non sono vere famiglie quanto più classi di potere ognuna con le proprie peculiarità. Io e lui apparteniamo, quindi, alla stessa classe e per semplicità diciamo d'essere cugini. La sua vera cugina non l'ha nemmeno mai conosciuta. »

    Citando un aspetto della situazione particolare e tormentata dalla vera famiglia del ragazzo, la musa sentì invadersi di una improvvisa tristezza. Avendo unito le esistenze, lei conosceva tutti i pensieri di Tatsuya e sapeva bene cosa significava per lui la famiglia, quanto si era sacrificato e quanto tutti loro si impegnassero giorno dopo giorno per essere normali. Anche se lo aveva fatto, se le aveva baciate, non era il caso di farlo sembrare un degenerato.

    « Per il fatto delle sorelle... non sono stata molto buona. Quando non è stato un incidente, ha avuto i suoi buoni motivi per fare quello che ha fatto. Ed è acqua passata, non giudicarlo male per questo. »

    La voce del suo pentimento la fece sentire in un modo piuttosto strano. Non riusciva a credere di essere così preoccupata per lui da voler provare a rimediare ai danni che aveva recato lei stessa alla sua reputazione. Forse anche lei stava un po' cambiando.

    « Tornando a noi, ogni famiglia si distingue per delle caratteristiche particolari ed alcune anche per gli obiettivi. Due famiglie sono praticamente in guerra con noi, generazione dopo generazione finiamo per affrontarci. So che il termine non piace, ma il nostro destino è combatterci fino ad esaurire le nostre anime. Ultimamente sembra che qualcosa stia iniziando a muoversi, per questo Tatsuya è più nervoso che mai. »

    Muzet fece una pausa per schiarirsi la voce, stava parlando così tanto che iniziava a farle male la gola. Si mise la mano davanti la bocca e dette un colpetto di tosse.

    « È comparsa un'altra minaccia, un tipo di Origine di cui non si ha memoria e che attacca la gente di notte. Sono giorni che non dorme, che rimane vigile per darle la caccia. In tutto questo si inserisce anche un altro pericolo, forse il più grave: una persona che conosceva è ricomparsa e presto farà la sua mossa. Questo tizio sta cercando di reclutare gente, potrebbe avvicinare anche te. Lo so che non c'entra nulla con l'Origine, ma anche questo è importante: se qualcuno che non hai mai visto prima dovesse offrirti di entrare in un gruppo di Minus, promettendoti indicibile sfortuna e di cancellare qualunque danno tu possa fare dormendo, rifiuta. Non è questo il momento di dividersi. »

    Muzet concluse con tono grave, era molto seria e preoccupata per la situazione che aveva appena abbozzato, non aveva ancora molti dati e sentiva che era giusto mettere Haiiro in guardia. Contro quell'Origine perché lui è un tipo notturno, potrebbe incontrarla passeggiando di notte e non se la passerebbe bene. Contro i reclutatori, perché lui stesso era un Minus, lo aveva inteso dalle percezioni di Tatsuya.
    Mentre Muzet taceva, cercando di mettere su un flebile sorriso che celasse in parte la sua amarezza ed il dolore per certi ricordi che avrebbe preferito non riaffiorassero, Tatsuya era in cucina che indugiava. Sapeva cosa stava succedendo in sala, sentiva ogni parola prima che fosse pronunciata, e lo agitava. Fu sul punto di colpire con un pugno lo sportello di un mobile dove tenevano le pentole, ma fermò la mano a pochi centimetri dalla superficie lignea.
    Sapeva che le questioni dell'Origine le avrebbe risolte lui insieme al team che aveva già messo insieme, non poteva fare diversamente perché era qualcosa che aveva iniziato lui ed a cui avrebbe dovuto porre fine. La vera ansia veniva dalla minaccia rappresentata da quell'altra persona. Nonostante la grandiosità del proprio potere, contro di lui sentiva di non avere speranze. Era frustrato, nervoso, preoccupato, ansioso, infuriato, benevolo nei suoi confronti, provava ogni sentimento insieme e questo aumentava lo stress. Continuava a fare il buffone, a negare la gravità di quel che stava succedendo ed era in procinto di iniziare, e questo non poteva perdonarselo.
    Prese un coltello e, mettendo mano a tutto il suo coraggio, spinto dalla consapevolezza di dover cambiare, se lo conficcò in profondità nell'occhio sinistro.
    Faceva male, tanto da voler urlare, da volersi contorcere a terra e sperare di perdere i sensi, ma non era affatto paragonabile al dolore che aveva già provato, sia per mano amica che nemica, però poteva essere sufficiente per espiare quell'ultima colpa. Estrasse il coltello e lo lanciò nella vasca del lavabo. Le fiamme si erano già accese ed avevano finito di ripararli l'occhio ancor prima che il coltello facesse risuonare la superficie metallica.

    « Odio dirlo, ma è giunto il momento di essere seri. »

    Senza attendere oltre, Tatsuya si mise a fare il caffè mentre, con mani forgiate da catene, spremeva delle arance.
     
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    Tatsuya andò a prendere l'ordine suo e di Muzet, lasciando soli la musa e il sognatore. Non ci fu bisogno che Haiiro chiedesse maggiori informazioni, perché la donna, forse cogliendo il suo desiderio, si mise a parlare. Se all'inizio si lamentò di Tatsuya, ben presto passò a difenderlo e a spiegarne la delicata situazione.

    «Sta tranquilla, non cambierò la mia idea di lui solo perché in passato ha baciato le sue sorelle...»
    Era vero: trovava quel fatto una curiosità su Tatsuya, la scoperta di qualcosa di nuovo che lo riguardasse, al limite un modo per punzecchiarlo come aveva fatto Muzet, ma non ne pensava particolarmente male. Anche se in realtà quell'accenno a una R18 lo incuriosiva, avrebbe voluto sapere di più, ma si sarebbe imbarazzato troppo a chiedere.

    «Comunque la situazione che mi hai descritta sembra molto pesante per lui, dover rimanere svegli la notte per cacciare quest'essere... beh posso capire come si sente sotto questo aspetto. Anche troppo bene.»
    Fece una pausa, chiedendosi se quel sentimento di empatia e di piacere che aveva provato sentendo che anche Tatsuya non dormiva nelle ultimi notti fosse positivo o negativo, ma senza darsi risposta.

    «E dire che stasera mentre ci confrontavamo contro gli spiriti si è mostrato piuttosto scanzonato, affrontando la situazione ma prendendola alla leggera... ah.»
    Dopo quell'ultima esclamazione Haiiro si era fermato all'improvviso, colto da una rivelazione. Mentre ci rifletteva sopra, si mise a grattarsi la guancia.
    «È la stessa cosa che ha fatto adesso, giusto? Prenderla alla leggera e scherzarci, come se non fosse un grosso problema...»
    Provò a riflettere se magari anche in altre situazioni, in passato, Tatsuya si era comportato allo stesso modo. Sul momento però non gli veniva in mente nulla di preciso.

    «Riguardo ai minus... non devi preoccupartene. Hanno già provato a reclutarmi, ma ho rifiutato.»
    Il fatto che Muzet gli avesse detto di rifiutare la loro offerta lo fece sentire un po' meglio: ancora adesso, dopo che molto tempo era passato dal suo incontro con un membro della classe -13, si chiedeva se avesse fatto bene. Non poteva cambiare la sua scelta, lo sapeva, ma non per questo riusciva a evitare di ripensarci, a pentirsi della sua scelta e a ripentirsi di essersene pentito. Così come faceva per la scelta di fuggire da casa. Così come faceva per la scelta di abbandonare Kasumi e Hiroshi. Ma forse se una persona come Muzet diceva che quella era la scelta migliore da fare, allora davvero era così. Forse.
    “Sto pensando troppo, mi sto allontanando dalla conversazione... Concentrati Haiiro, concentrati.”

    «Però non era stato un tizio a cercare di reclutarmi, ma una tizia. Capelli corvini, un occhio a forma di orologio che avanza velocemente: inquietante ma parecchio figo. Mi aveva promesso anche lei che qualsiasi mio sogno, qualsiasi mio danno, sarebbe diventato nulla. Ma ho rifiutato... ah, questo l'avevo già detto.»
    Si era perso verso la fine, ma a parte quello aveva recuperato bene il filo del discorso. Incoraggiato, continuò a parlare.
    «Non credo che mi faranno un'altra proposta. Sai, l'ultima volta quando l'ho rifiutata, mi ha lasciato con parole piuttosto minacciose, del tipo “la prossima volta il nostro incontro potrebbe essere molto meno piacevole”.»
    Concluse con un sorriso: un po' perché anche lui non voleva appesantire ulteriormente l'atmosfera già troppo seria, un po' perché quell'incontro con la minus, così sofferto e difficile, aveva avuto davvero dei momenti che ricordava come piacevoli.

    «Per l'altra questione, l'Origine sconosciuta che caccia di notte... se volete posso aiutarvi. Non sono sicuro di quanto possa fare con il mio Dream Teller, ma stare sveglio la notte è quello che faccio di solito.»
    E qua sorrise in modo più sincero di prima ma meno bello a vedersi, uno strano sorriso storto che mescolava amarezza e una sorta di orgoglio per la sua capacità di sopportare notti insonni come nessun altro riusciva.

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    Con tutte quelle informazioni, alcune anche molto riservate se non soggette all'obbligo di segretezza, Muzet sentiva che Haiiro iniziava a comprendere meglio Tatsuya, in seguito probabilmente sarebbe stato in grado di vedere oltre la sua maschera e capire il suo vero stato d'animo. Ironico che gli avesse fornito gli strumenti per leggere la verità nelle parole e nell'espressione di qualcuno in grado di ricevere informazioni direttamente dall'animo delle persone.
    La musa trovò comunque molto curioso il proseguo del discorso, la scoperta che il ragazzo era già stato avvicinato dai minus e che lui l'aveva declinata la sollevò per la risposta, ma al contempo la mise in allarme: erano già entrati in azione.
    Tatsuya credeva di essere stato il primo, di essere ancora in tempo, invece si trovavano già un passo indietro. In più quel tipo delegava il reclutamento anche agli altri del suo gruppo.

    « Kuruki. Dovevo aspettarmelo. Dannata..chissà da quanto va in giro sperando di catturare qualcuno nelle maglie della sua rete di braccia e fascino. Tatsuya l'ha conosciuta il primo giorno di scuola ed hanno condotto insieme una puntata di un programma radiofonico, oltre ad aver già avuto occasione di combattere con lei, anche se all'epoca lui era privo delle sue abilità. È potente quanto bella, oltre che sadica e cattiva. Però siamo più forti. »

    Gonfiò il petto per d'orgoglio, tra tutti erano proprio lei e Tatsuya quelli su cui avevano meno informazioni, nonostante il loro “capo” lo conoscesse molto bene e fosse al corrente della One Heart. Poi, però, il suo entusiasmo scemò e si ritrovò a riflette su un qualcosa che non aveva ancora mai visualizzato, nonostante fosse così sotto gli occhi di tutti.

    « Tutte le personalità problematiche non solo le conosce ma ci fa anche amicizia. Chissà come fa ad essere sempre in mezzo a tutto. »

    L'improvviso dubbio si era abbattuto su di lei con una falce sul raccolto, per fare un paragone a tema bucolico completamente estemporaneo, ma non era quello il momento giusto per pensarci.

    Provando però ad avventurarmi in una considerazione prettamente personale, quello della pericolosità connaturata ad un sottoinsieme della sfera delle sue conoscenze, esprimendoci per perifrasi inutilmente lunghe e complicate, era un problema che andava assolutamente affrontato perché, se la situazione che si era venuta a creare poteva avere una valenza scientifica, la possibilità che i suoi prossimi nemici fossero persone conosciute, o che avrebbe conosciuto da lì a poco, sarebbe stata molto concreta e, con un'opera di analisi dei dati, avrebbero potuto avvantaggiarsi per le future battaglie o scongiurarle. Qualcosa però mi dice che l'ipotesi su cui si basa il ragionamento si rivelerà errata, ma al futuro penseremo nel momento opportuno.

    Tornando al tempo del racconto, Muzet mise forzatamente da parte quei dubbi per concentrarsi su Haiiro che si era offerto di aiutare nella lotta contro l'Origine anomala. La bella musa non si aspettava che si proponesse per prendere parte ad uno scontro tanto rischioso, sorrise per nasconde lo stupore e per cercare di prendere tempo per riflettere, ma non si sentiva in grado di esprimersi. L'intenzione era quella di avvisare Haiiro del pericolo che avrebbe potuto correre durante una delle sue notti insonni, non aveva preso in considerazione una sua partecipazione attiva, eppure era una possibilità molto sensata: Haiiro aveva capacità uniche che lo mettevano nella lista delle persone che Tatsuya non avrebbe mai voluto affrontare, ma era anche sulla lista di quelli con cui poteva collaborare al meglio; nel caso specifico, l'interazione tra le loro anormalità potenzialmente poteva mettere Haiiro nelle condizioni ottimali per sfruttare il proprio potere al meglio, con Tatsuya e Muzet in prima linea a gestire la difesa e, grazie alla One Heart, ispirare i sogni di Haiiro, garantendogli la miglior difesa ed il controllo totale sul potere. Almeno in via teorica.
    Restava il dubbio sull'esporlo o meno ad un simile rischio.

    « Non so come risponderti. Vorrei accettare il tuo aiuto, ma non voglio esporti a questo pericolo. Quell'essere è veloce, potente, si rigenera, manipola la propria forma biologica e chissà che altro. »

    Muzet era nervosa, era realmente in difficoltà, non vedeva l'ora che tornasse Tatsuya per sentire il suo parere.

    « Ci saresti molto più utile di quanto credi. »

    Silenzioso come un'ombra, quasi invisibile, Tatsuya era infine riemerso dalla cucina. La musa fu sollevata dal sentirlo – anche se la risposta non se l'aspettava – e stava per fargli una battuta un po' acida tanto per dargli il bentornato e rimproverargli il ritardo, ma appena i suoi occhi si posarono sulla figura del ragazzo ogni intento bellico scomparve: sulla camicia c'era del sangue.

    « Cos'hai fatto? » Gli chiese.

    « Il caffè e le spremute. »

    « Mi riferisco a quello » Muzet indicò la chiazza rossa.

    Tatsuya non si era reso conto di essersi macchiato del proprio sangue, non si sarebbe mai fatto volontariamente vedere in simili condizioni. Fece spallucce, servendo il caffè e le spremute, e si tolse la camicia sporca.

    « Non è niente, solo un piccolo memento. »

    L'improvvisa serietà delle sua voce spaventò la musa.

    « Proprio ora? »

    Tatsuya annuì deciso, quindi si mise a sedere. Prese un sorso della propria spremuta, mostrandosi anche soddisfatto per il risultato del suo lavoro, quindi fissò Haiiro per concentrare i propri pensieri.

    « L'Origine potrebbe essere vulnerabile al tuo potere. Non abbiamo alcuna certezza, ma se io, che ho la One Heart, non ne sono immune, non c'è motivo di credere che non possa funzionare su di essa. »

    Tatsuya era serio e risoluto come raramente si mostrava. Muzet era ammirata ed incantata, non lo avrebbe mai ammesso ma era una grande fan delle versione seria del ragazzo, quella che chiamava “Trius”. In cucina doveva essere successo qualcosa, ma sentiva di non voler sapere cosa.

    « Dolcezza, hai pensato al pericolo? » Fu ciò che la musa domandò cercando di nascondere quello che sentiva in quel momento.

    « La chiave è Sharon, con lei posso raggiungerlo ovunque. Se dovesse incontrare quell'essere basterebbe una chiamata ed accorrerei immediatamente. Inoltre posso garantirgli una via di fuga. Haiiro, da domani inizieremo ad avere un presidio notturno proprio qui al Maid, potrai passare quando vorrai, anche se dovessi semplicemente annoiarti durante la notte. Avere un posto dove andare è sempre una gran cosa. »

    Alzò il bicchiere cercando un improbabile brindisi con succo d'arancia e caffè.
     
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