Il Cacciatore

One Shot di inizio volume

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    La Luce

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    Volume 2


    Molto spesso nelle città circolano varie voci molto strane, dicerie alle quali uno difficilmente da ascolto. A volte queste voci raccontano fatti fin troppo inverosimili, vicende e protagonisti che sembrano usciti da un racconto per bambini o provenienti da una immaginazione troppo fervida. Potremmo chiamarle leggende metropolitane, storie che affascinano e che conoscono tutti, nonostante nessuno ne sia stato testimone. L'ultima storia era un po' particolare perché i testimoni c'erano, della gente sarebbe stata pronta a giurare di essersi trovata in mezzo a quegli avvenimenti, ma tutti loro venivano presi per matti o per bugiardi, quel che accadrebbe un po' a chiunque se iniziasse a parlare di mostri notturni che assalgono le persone ed un essere simile ad un angelo fiammeggiante che da loro la caccia e difende persone in pericolo. Forse era proprio per l'esagerazione della diceria che nessuno le dava retta.
    Durante la notte le strade della città erano pericolose anche senza che ci fossero dei mostri, la mostruosità degli uomini era sufficiente. Alcuni individui non potevano certo farsi spaventare da una presunta minaccia sovrannaturale e pensavano quasi di essere in obbligo di diventare loro stessi tale minaccia. Le loro risa divertite riempivano l'aria e coprivano l'ansimare affannoso di una giovane ragazza in fuga. Lei non aveva fatto nulla di sbagliato, era una ragazza tranquilla e rispettosa che cercava sempre di non apparire, desiderava non essere notata ed era ben disposta verso una vita vissuta nell'anonimato, le bastava essere un personaggio senza nome. Era molto bassa, anche se correva i suoi passi non erano lunghi ed era fin troppo semplice seguirla. Uno di quelli, spuntato da chissà dove, le si parò improvvisamente davanti e fu costretta ad infilarsi in uno stretto vicolo. Era arrivata da poco, se avesse conosciuto meglio la città sarebbe andata a destra, verso una possibile via di fuga, mai nel vicolo di sinistra che, passando tra due palazzi che contenevano unicamente uffici, portava fino alla porta di servizio del ristorante, in quel momento chiuso, che rendeva quella una strada senza uscita. La ragazza si trovava con le spalle al muro, mentre guardava avvicinarsi il gruppo di cinque ragazzi la paura cresceva e la paralizzava, non riusciva nemmeno a chiamare aiuto, e non perché temesse che nessuno potesse sentirla, in quei momenti riusciva solo a domandarsi perché dovesse capitare proprio a lei, ad una ragazza cosi piccola e misera, praticamente senza curve nonostante i suoi diciassette anni, quale soddisfazione avrebbero mai potuto ricavare da una come lei? Non poteva certo immaginare che quel gruppo fosse formato da ragazzini di due anni più giovani di lei, piccoli teppisti che avevano trovato in lei il giusto primo bersaglio di quella che nelle loro intenzioni sarebbe dovuta essere una lunga lista.
    Lei si portò la mano sul fianco sinistro, la lunga cicatrice che la deturpava fino all'altezza della terza costola le doleva ogni volta che era sotto stress. Sentiva i loro sguardi ed aveva paura, era impotente ma non lo poteva accettare, non meritava quello solo perché si era persa e non aveva trovato il coraggio di chiedere indicazioni a qualcuno, ritrovandosi così a vagare fino a tardi.
    Chiuse gli occhi e si strinse le spalle, sapeva cosa le avrebbero fatto e non avrebbe sopportato di guardare mentre si avvicinavano ed attendere che il suo supplizio iniziasse. Tuttavia sentì i loro passi arrestarsi ben prima di esserle addosso.
    Ancora terrorizzata, la ragazza aprì gli occhi per vedere cosa stesse succedendo, sperando che quelli alla fine avessero deciso di lasciarla stare, ma ciò che vide fu una incredibile luce proveniente da sopra di lei. Si girò ed alzò lo sguardo verso il tetto: Lì, in piedi, c'era una incredibilmente luminosa figura alata. Indossava una strana maschera, nelle forme essenziali ricordava un teschio di rapace al quale era rimasta solo una lunga e spessa piuma d'oro e porpora, che gli copriva la faccia fin sotto il naso e le cui ampie orbite erano tinte di un nero che non faceva passare alcuna luce. Le ali rosse di fiamme emanavano una luce intensa ma che potevi guardare senza che ti accecasse.
    Senza che lui parlasse, tutti sentirono una breve frase pronunciata con tono autoritario ed assoluto, un ordine per quei ragazzi con cattive intenzioni.

    « Andate via. »

    L'essere alato saltò dal tetto ed atterrò dolcemente davanti alla ragazza, dandole le spalle, quindi rimase in attesa che quei tipi reagissero alle sue due semplici parole. Quei ragazzi si guardarono tra loro non nascondendo la confusione per l'improvvisa piega che aveva preso il gioco. Non servì molto prima che il più impressionabile di loro iniziasse a pensare a quelle voci che aveva sentito, quello che avevano davanti poteva essere il cacciatore.
    Ma come poteva essere vero? Quella era solo una storiella inventata da un pazzo e che era stata ripresa e diffusa da dei deboli, persone troppo spaventate dai forti e che avevano bisogno di qualcosa di ancora più temibile verso cui indirizzare le paure e di una figura salvatrice che si facesse carico delle loro speranze. Ma erano solo storie,i forti erano forti ed i deboli erano deboli, era ovvio che i forti si approfittassero dei deboli. Dopotutto non era cosi anche con quella ragazza? Approfittarsi di lei era nell'ordine delle cose e per lei, un personaggio senza nome, essere usata e gettata via non poteva che essere l'unico ruolo.
    Erano solo storie, però quel tizio che era comparso dal nulla non sembrava essere umano e non poteva essere lì per caso. L'idea che lui fosse quello vero era difficile da accettare perché avrebbe significato la veridicità dell'intera storia. Se c'era un cacciatore doveva esserci una preda,e se anche non fosse stata un vero e proprio mostro poteva essere un mostro figurato come la cattiveria ed il tradimento, più che un cacciatore sarebbe potuto essere un vendicatore.
    "Ed allora perché?", iniziarono a domandarsi, "perché è venuto qui? Non stiamo facendo niente di male, vogliamo prenderci ciò che ci appartiene, perché dovremmo rinunciarci? Siamo noi le vittime."
    Il loro però fu solo un attimo di smarrimento, non potevano credere a certe storielle, quel tipo doveva essere un esaltato che aveva preparato qualche trucchetto e voleva sfruttare l'occasione per farsi bello davanti ad una ragazza. Si, questa era la spiegazione più probabile. Improvvisamente risero tutti insieme, la logica conclusione alla quale erano arrivati li aveva calmati e rassicurati, c'era quasi riuscito, quel tipo, a spaventarli. Era intollerabile, dovevano punirlo ed in un modo esemplare, ci mancavano solo degli idioti con il costume a rovinare il divertimento a ragazzi per bene.
    Sicuramente la ragazza avrebbe avuto qualcosa da ridire sul loro punto di vista ma era troppo spaventata per farlo. La comparsa del tipo alato aveva aggiunto un altro protagonista alla scena e non poteva sapere se fosse amico o nemico. Sembrava volerla difendere ma dopo lui avrebbe potuto anche pretendere dei compensi particolari. Sotto stress, una mente attiva come quella della ragazza aveva iniziato ad elaborare abbandonando la logica ed aveva già visualizzato i due epiloghi che le sembravano possibili: In uno era vittima dei teppisti, nell'altro doveva ripagare l'essere alato per la protezione. Non si dava vere possibilità di scampo, tuttavia il secondo scenario le sembrava un po' meno spiacevole, forse perché uno in quella maniera sembrava uscito da una sua fantasia.
    Ma tra tutti era proprio la mente di quest'ultimo ad essere imperscrutabile, sembrava semplicemente essere lì ed ascoltare i pensieri degli altri e che questi non lo turbassero minimamente, come se lui avesse già intravisto l'epilogo e stesse aspettando che si avverasse.
    Proprio il suo silenzio rendeva i teppisti sempre più inquieti, ma non sembravano essersi resi conto della sua estrema superiorità in termini di forza. Infatti loro commisero l'errore che avrebbe portato all'epilogo previsto dall'essere alato: lo sfidarono. Uno di loro estrasse un coltello e, urlando propositi bellicosi ed irripetibili minacce, si lanciò all'attacco. Guardando quella carica cosi sgraziata lui non si scompose, rimase immobile senza mostrare alcuna intenzione di difendersi. Il teppista non lo raggiunse mai: a due metri da lui cadde in avanti, bloccato al piede da una catena, del coltello non c'era più traccia. Il teppista alzò lo sguardo verso di lui, per la prima volta si sentiva realmente spaventato ed urlò di terrore quando la catena lo trascinò via per poi issarlo a testa in giù sul muro di fianco a tutti gli altri. Di questi quello che pensò per primo alle storie sul cacciatore perse i sensi e si accasciò, altri due cercarono di scappare ma un muro comparso dal nulla bloccava l'unica via di fuga e si ritrovarono incatenati sui muri laterali uno difronte all'altro. L'ultimo rimasto estrasse una pistola.
    Quando vide l'arma, la ragazza iniziò a piangere e fece l'unica cosa le poteva riuscire in quel momento, si mise a pregare. Ma il ragazzo alato si girò verso di lei e la ragazza si sentì stringere in un abbraccio fiammeggiante. In quel momento lei fu travolta da un improvviso calore che la scaldava nel corpo e si insinuava fin nel suo intimo. Era avvolta da ali incandescenti che la rassicuravano e quell'odore di rose e di biscotti le facevano volare lontano la mente tanto che il fragore dei colpi esplosi dall'arma le giunsero ovattati e distanti.
    Quando il teppista ebbe finito i colpi, il suo nuovo angelo protettore la lasciò andare, le ampie orbite scure non erano più spaventose, le fece una carezza gentile sulla guancia e la bacio sulla fronte; nella mente senti una voce dolce che la rassicurava, lui non avrebbe permesso a nessuno di farle del male.
    L'angelo si voltò verso uno spaventatissimo teppista che, in preda al terrore per aver appena sparato ad un tizio che non era stato nemmeno raggiunto dai colpi, gli lanciò contro anche la pistola che fece la stessa fine dei proiettili, svanendo nel nulla appena prima di toccarlo. Mentre si alzava un forte vento e da terra spuntavano catene, la ragazza svenne, non aveva retto ad un improvviso carico di emozioni che l'aveva sopraffatta, accasciandosi tra le braccia di una nuova indistinta figura.
    La ragazza si svegliò qualche ora dopo, convinta di trovarsi ancora in quel vicolo, rimase sbigottita nel ritrovarsi nel letto della sua stanza solinga, con tanto di pigiama e capelli ben pettinati. Per un attimo dubitò che quella disavventura fosse stata reale, poteva essersi benissimo sognata tutto, ma quel calore che aveva sentito, quella pace, quella sicurezza, che non aveva mai provato prima, non potevano essere finti, lei lo aveva incontrato davvero. Lei era stata salvata dal Cacciatore.
    Grazie a quell'incontro la ragazza decise di noi voler più essere un personaggio senza nome, voleva cercare anche lei di vivere la sua storia. Con l'obiettivo di incontrare ancora il Cacciatore prese un rapido appunto sul suo cellulare e poi si addormentò sperando di poterlo sognare.
    Sul cellulare aveva scritto, con il proposito di rendere quelle due le prime parole della sua storia, solo il suo nome.
    Alice Claradei.


    Continua.

     
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