Il futuro era ieri

aperta a tutti

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  1. RisingPower
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    La mattina era fredda. L'aria era pungente e penetrava nel naso ad ogni respiro. Il freddo si propagava dal naso a tutto il corpo. Tutti gli esseri umani hanno nel naso un sistema di termo regolazione; il suo scopo è di scaldare l'aria per evitare che aria troppo fredda entri all'interno del corpo umano e stabilizzare la temperatura interna in caso di freddo. Ecco il mio era sicuramente rotto. Il freddo mi avvolgeva fuori e dentro mentre a passi lenti camminavo lungo la strada che portava a scuola.

    Quel giorno mi ero coperto per bene, cappotto, sciarpa, cappello, guanti. Non avevo portato con me l'ombrello perché non sarebbe venuto a piovere nonostante le nuvole minacciavano il contrario. Il sole completamente coperto faceva capolinea qua e la illuminando a chiazze il selciato. Ogni volta che qualche raggio di sole mi colpiva mi fermavo per godermi il tepore, se pure momentaneo, che mi portava.

    Quella mattina ci stavo mettendo un tempo infinito per percorrere la strada che mi portava a scuola. Nonostante quella mattina mi fossi alzato presto stavo rischiando di essere ampiamente in ritardo. Quando avevo aperto gli occhi il sole non era ancora sorto. Mi ero alzato e con tutta calma mi ero dedicato alla mia attività preferita. Calcolare. Non ne avevo avuto per molto; non avendo dati a disposizione non avevo potuto fare altro che calcolare l'esatta temperatura che ci sarebbe stata quel giorno e se fosse venuto a piovere oppure no. Non sapevo cosa aspettarmi quel giorno ed ero particolarmente nervoso. Non poter calcolare gli eventi futuri mi rendeva irascibile e mi teneva sempre sul chi va la. Ero uscito particolarmente presto quel giorno. Avevo passeggiato a lungo nei dintorni della scuola; sempre tenendomi a debita distanza. Avevo più volte incrociato ragazzi che, con tutte le probabilità, si dirigevano a scuola. Più volte quella mattina mi ero ripetuto che fosse presto e che avevo tutto il tempo per un altro giro.

    Mentre fantasticavo nei miei flash back avevo fatto decisamente tardi e ora, che avrei dovuto accelerare il passo per non arrivare tardi, mi soffermavo al sole sprecando tempo prezioso. La verità, pura e semplice, è che ero decisamente perplesso da quella scelta. Di colpo ero andato via di casa, cambiato città, mi ero iscritto in una nuova scuola a metà anno. Cosa diavolo mi era passato per la testa? Cosa stavo pensando quando avevo preso quella decisione? Oramai era troppo tardi per tornare indietro. Prima sarei arrivato a scuola prima mi sarei tolto quel peso dallo stomaco. Quando finalmente giunsi a scuola l'orologio segnava cinque minuti all'inizio delle lezioni. Per un attimo rimasi fermo al cancello d'ingresso. Osservai il flusso di studenti che si dirigeva verso l'entrata per un attimo. Rimasi incantato pensando a come fossero tutti uguali e a come si muovessero in modo cosi ritmico e schematico. Esattamente come le formiche. Ognuno di loro crede di muoversi in modo autonomo, di decidere da solo che percorso seguire e di scegliere la strada che più gli aggrada. Niente di più falso. Non hanno più libertà di scelta di una goccia che cade dal cielo, o di un ramoscello gettato nel letto di un fiume. Da molto tempo i computer erano in grado di calcolare i movimenti di una folla usando semplici basi statistiche. Potevo farlo anche io e anche meglio a volerla dire tutta.

    Feci un lungo respiro, mi presi un momento tutto per me, rifeci i calcoli un paio di volte; giusto per essere sicuri, si sa che l'emozione può tirare brutti scherzi. Mi lanciai nel flusso di persone a passo deciso. Testa bassa e camminavo a zig zag evitando di urtare qualcuno. Non avevo bisogno di guardare il movimento delle persone, lo conoscevo già e tenere gli occhi bassi mi aiutava ad evitare di incrociare lo sguardo di qualcuno. Invece di prendere la strada diretta verso l'ingresso feci il giro lungo. Per due volte attraversai il cortile in diagonale fendendo la folla come una lama. Mentre tutti si dirigevano per la via più breve intasandola e rallentandosi io mi muovevo a seguendo un percorso più lungo ma meno affollato. Giunsi alla porta di ingresso quando mancavano pochi minuti al suono della campanella.

    Una volta dentro la scuola mi ritrovai davanti un lungo corridoio. In fondo una rampa di scale; a destra e sinistra le aule e gli armadietti degli studenti. Rimasi immobile per un secondo a fissare la vastita dell'istituto dove avrei trascorso la maggior parte del mio tempo, almeno nel breve futuro. Feci un paio di piroette su me stesso cogliendo ogni dettaglio della scuola, dal numero di armadietti su ogni fila al colore delle pareti; dal rumore di passi sul pavimento lucido alla quantità di luce che trapelava dalle finestre. Ogni dettaglio veniva memorizzato nella mia testa. Non ero abituato a ricevere troppe informazioni in una volta sola, spesso in situazioni come quelle potevo metterci anche svariati secondi prima di riconnettermi con la realtà e con il mal di testa che scaturiva dall'aver immagazzinato troppe informazioni.

    Quando ritornai in me e ripresi coscenza del posto in cui ero mi resi conto di non avere la più pallida idea di cosa fare o dove andare. Avrei dovuto cercare la segreteria, scoprire in che classe fossi capitato, andare a parlare con qualcuno prima dell'inizio delle lezioni. Intorno a me non c'era nulla che potesse darmi alcuna informazione utile. Rimasi li, qusi in standby, a pensare a cosa avrei dovuto fare.
     
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    Haiiro Kugatsu
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    Haiiro stava andando a scuola, come tutte le mattine (festivi inclusi, solo che nei festivi più che andare a scuola andava al Maid Cafè all'interno del complesso scolastico). E, come tutte le mattine, arrivava a un orario diverso. A volte arrivava che la scuola aveva aperto da poco e non c'era ancora nessuno o quasi. Altre volte veniva a un orario “normale”, in cui l'affluenza degli studenti era sostenuta, ma gestibile. Altre volte arrivava in ritardo che tutti gli studenti avevano già preso posto nelle loro classi, tutti tranne lui e qualche altro sparso ritardatario. Per lui cambiava poco, tanto in ogni caso era già sveglio da tempo. Dove sveglio da tempo significa “da qualche ora” solo nei casi più favorevoli, altrimenti significa “da qualche giorno”. Se anche qualcuno avesse dubitato di queste sue condizioni, bastava guardarlo negli occhi, anzi, nelle occhiaie, per capire che era la pura realtà.

    Quel particolare giorno arrivò nei minuti di punta, quando la gran massa di studenti in procinto di entrare rendeva lento l'ingresso a scuola. Tutto sommato, non è che gliene importasse tanto. Non aveva fretta di entrare, gli bastava che il suo tempo fosse impegnato in qualche attività che rendesse difficoltoso addormentarsi. E visto che addormentarsi in piedi in mezzo alla folla di studenti era difficoltoso, andava bene. Anche così, qualcosa attrasse il suo sguardo, o meglio, qualcuno.
    Uno studente, che proseguiva tra la folla a zigzag. Incuriosito da quei movimenti, Haiiro lo osservò un po', prima di decidersi a imitarlo. Pure in questo caso non c'era una ragione specifica per imitarlo, era solo un modo come un altro per far passare il tempo. Ovviamente Haiiro non aveva idea delle specifiche ragioni per cui quel ragazzo si muoveva in quel modo, né della giusta traiettoria per passare tra la gente. Non potendo prevedere il movimento della folla, finì per urtare più di una volta altri studenti e ben presto perse di vista l'altro ragazzo. Quindi anche a imitarlo, ci mise più o meno lo stesso tempo per entrare che avrebbe adoperato altrimenti.

    Una volta entrato andò dall'armadietto per sistemare le sue cose e poi si decise ad andare verso la sua classe. Mentre si avviava notò lo stesso ragazzo che aveva visto all'entrata, quello che procedeva a zigzag. Sembrava un po' perso.
    “Uhm... un ragazzo nuovo? Capitano a volte... come è capitato a me ricoprire quel ruolo. Che sia da aiutarlo? L'ultima volta che ho provato ad aiutare lo studente dagli occhi rossi poi non so più che fine ha fatto... E anche con Satomi ho perso un altro nuovo studente... vabbe', proviamo lo stesso.”
    Deciso, si fece avanti e rivolse la parola a quel ragazzo.
    «Ehi, ciao. Ti ho visto all'entrata, eri quello che procedeva a zigzag tra la folla. Ho provato a imitarti, ma non sono riuscito a fare in fretta come te... Comunque sei per caso un nuovo studente? »

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1 replies since 8/1/2017, 17:24   29 views
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