[CONCLUSA]Appuntamento con la sfortuna

[Multipla - chiusa] Enma - Galatea

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    Mhm... cosa posso fare? O meglio, come posso fare!?
    In preda all'ansia mi scolo tutto un bicchiere di cola. Uno grande però eh! E la gamba destra continua a battere nervosamente sul terreno, un tic piuttosto comune ma che rende bene l'idea e aiuta a scaricare la tensione. Come tutti i tick del resto.
    Sono piuttosto indeciso, a dire il vero non ho idea di come risolvere una situazione. Il fatto è che... mi piace. Ma non so come dirglielo. Sono seduto al bar dove mi ha portato la prima volta: che ricordi! All'epoca -all'epoca? sembro proprio vecchio! in fondo è successo circa un mese fa- se ci ripenso ero completamente diverso, ma non entriamo nei dettagli ora, non è il momento!
    Dicevo: sono in quel bar, seduto al bancone a bere latte e a pensare. Ora sono un cliente abituale, vengo spesso a stare qui e mi sono fatto amico un po' di gente, soprattutto il capo, un tipo davvero simpatico. Spero che Tatsuya non me ne voglia, ma il maid cafè ho capito che è territorio di Fuuta.
    Insomma! Sto divagando, ma solo perchè non riesco a trovare una soluzione che mi convinca...
    Alzo la mano per chiamare il barista e gli chiedo un altro bicchiere, poi quando arriva sorseggio un po' e continuo la mia ricerca interiore.
    Vediamo, è una tipa tosta... come potrei fare a chiederle di uscire?
    In effetti è un problema più grosso di quanto si possa pensare: è una ragazza particolare, dovrei fare una richiesta che le si addica e portarla in un posto che le potrebbe piacere... solo che chiederle di andare in un club di boxe a sfidare tutti i presenti mi sembra... un po' poco romantico.
    Romantico? Ma siamo sicuri che sia la scelta migliore da fare?
    Uff!! Proprio non riesco a trovare una risposta!
    Dò un altro sorso al bicchiere, e il barista si rivolge a me.
    Cosa ti turba Enma? Problemi con Galatea?
    Eh circa. In realtà il problema è che non ho idea di come chiederle di uscire... Non è affatto una tipa romantica, o almeno non mi ha mai mostrato di esserlo, però capisci che un combattimento non è l'appuntamento ideale.
    Se parli di lei, può sembrare dura all'esterno, ma sotto sotto è piuttosto soffice. Non te lo darà mai a vedere, questo è certo, ma so che ama molto i fiori.
    Sì, in effetti so che li adora particolarmente. Mi parla sempre di quanto le piacciano, dici che imparando il loro linguaggio potrei avere qualche possibilità in più?
    Sicuramente. Ma devi metterci del tuo. Se vuoi conquistare una donna la cosa migliore è sempre un gesto forte capace di stupirla! Sarà completamente tua se giochi bene le tue carte da lì. -ammicca
    Stupirla? Beh, sicuramente dopo tutti gli allenamenti fisici un gesto romantico non se lo aspetta. Ma se poi rovino tutto? Voglio dire, in queste settimane che ci siamo conosciuti ci siamo confidati molto, il contatto fisico ci ha avvicinato anche in quello emotivo, ci siamo detti molte cose e siamo entrati in una confidenza che fino ad allora ho avuto solo con mia sorella. Non pensavate mica che ci allenavamo e basta spero?!
    No no, io sono cresciuto molto in questo periodo, e lo devo solo a lei, ma presto quel sentimento di ammirazione e devozione che provavo si è trasformato gradualmente in altro, ha continuato a crescere finchè... ora sono qui a cercare un modo per chiederle un appuntamento.
    Forse un mazzo di fiori che le comunichi qualcosa potrebbe aiutarmi nella richiesta.
    Riesco quasi ad immaginarlo: io che le vado incontro, in completo bianco e con un mazzo di rose, la prendo con decisione al fianco e me la avvicino, consegnandole il bouquet e: Ciao Galaea. Ti va di uscire con me sabato sera? con voce profonda e sensuale.
    Cosa c'era in quella cola? No no, non potrei riuscire a fare una cosa del genere. Mhm, fatemi pensare...
    Ma certo! Ho trovato!
    Mi volto di scatto e scendo dalla sedia, senza nemmeno guardare chi ho di fronte per correre con ancora il bicchiere in mano ma...
    Ouch! Oh... ah, mi dispiace signorina, le ho fatto male per caso?! Lasci che la aiuti, mi dispiace tanto...
    Nella fretta ero andato incontro ad una ragazza e le avevo anche versato addosso quel poco di bibita che era rimasto nel bicchiere. Fortuna che questo non si è rotto e nessuno si è fatto male! Le porgo una mano per aiutarla ad alzarsi, ma lei alza lo sguardo, e io balzo all'indietro.
    G-G-Galatea!?!?!?!?
    Ma perchè capitano tutte a me?!
    Sei irrecuperabile...
    Non ho chiesto il tuo intervento!


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    Edited by Salvare000 - 1/2/2017, 22:52
     
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    Il centro commerciale oggi non è particolarmente affollato, ci si riesce a muovere particolarmente bene. Era da molto tempo che non facevo shopping, dato che non è proprio una delle mie passioni principali. Volevo che Kagari mi accompagnasse, ma era impegnata. Le due voci dispettose nella mia testa insistono che in realtà i miei piani erano ben altri. Cerco di farle tacere, ma continuano ad insistere.... Non li sopporto più! E va bene! Forse, in qualche remota parte di me, avrei voluto chiedere ad Enma di accompagnarmi! Ma è piuttosto occupato e non voglio distrarlo dall'allenamento..... Oltretutto non credo abbia intenzione di uscire a fare shopping proprio con me.
    Finalmente hanno desistito.... Quanto mi piace il silenzio!

    Bene questo è il terzo negozio.... Per ora ho comprato diverse cose interessanti, anche se nulla di eclatante. Quasi quasi faccio un salto fino al mio bar preferito, che si trova dall'altra parte del centro commerciale. Meglio, almeno posso fare due passi e sgranchirmi un po'le gambe.... Fare passeggiate riesce sempre a rilassarmi!
    Decido di dare uno sguardo ad alcuni libri in vendita in una libreria... Sono sempre alla ricerca di qualche nuova sfida letteraria, ma pare che la vetrina non proponga nulla di accattivante... Sarà per un'altra volta, il mio locale preferito mi aspetta.

    Cammino da un po', in genere vado piuttosto di fretta anche quando sono a fare shopping, ma oggi non so perché sono più rilassata del normale. Tanto meglio, si vede che questo mese di allenamento è servito a rilassarmi oltre che a rendermi più forte.
    Oh, eccolo finalmente!
    Apro la porta e mi dirigo verso il bancone, ormai sanno benissimo cosa ordinerò e saluto con gentilezza la cameriera, scambiando con lei due parole. Ciò che più amo di quel luogo è l'atmosfera di familiarità, è quasi come essere a casa quando sono qui!

    Cammino distratta verso il bancone per ordinare quando improvvisamente qualcosa mi spinge a terra..... Sento un leggero dolore dove mi ha colpita ed una strana.... Sensazione di.... Bagnato... Lungo il braccio....
    Dopo un paio di secondi realizzo che un ragazzo molto sbadato mi è venuto a sbattere contro, rovesciandomi addosso il contenuto del bicchiere che aveva in mano.....

    Mi alzo di scatto...... Quel ragazzino avrebbe pagato molto cara la sua sbadataggine! Senza aspettare che si scusasse e senza nemmeno guardarlo in faccia afferro la sua maglietta per il colletto e lo sollevo da terra.
    "Nessuno ti ha mai insegnato a guardare dove cammini, ragazzino!?!"

    Un istante dopo averlo sollevato in quel modo brusco e poco delicato, riconosco una voce familiare..... E - Enma?!
    Lo guardo e scopro che sì, è proprio lui!
    Mentre lo guardo, leggermente incredula (e tenendolo ancora sospeso a qualche pollice da terra) dico "M... Ma... Cosa ci fai tu qui?!"
     
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    Nessuno ti ha mai insegnato a guardare dove cammini, ragazzino!?!
    Le primissime parole che sento dopo essere preso e sollevato da terra da una ragazza piuttosto irata sono proprio queste, e non sono di certo rassicuranti visto il modo con cui sono state pronunciate!
    Nonostante le mie scuse repentine la ragazza sembrava non voler sentir ragioni, finché non mi accorgo che forse la conosco... forse?! Ma è proprio Galatea! Allora cerco di farle notare chi sono, ma mi sembra sconvolta anche lei.
    Galatea!? Oh no... adesso ho rovinato tutto! L'ho sporcata e buttata a terra senza volerlo, sicuramente ora non accetterà, come posso pensare di chiederle di uscire insieme dopo tutto questo?! Che disastro!
    La mia solita sfortuna: un momento sono al bancone a pensare a come poter invitare una ragazza che mi piace e quello successivo la butto a terra, e fra tutte le persone con cui potevo scontrarmi proprio lei!
    Nel locale, dopo le sue parole, cala il silenzio e molti guardano verso di noi. Ma finalmente dopo un po' vede chi sono, e dopo avermi riconosciuto rimane ancora più sbalordita, balbettando parole con un tono piuttosto incerto o sorpreso.
    M... Ma... Cosa ci fai tu qui?!
    Eh... dovrei dirglielo?
    Ehm... ahahah! In realtà è una storia piuttosto buffa! Un po' lunghetta, magari te la risparmio... Praticamente sono venuto qui a passare un po' di tempo.
    Nel dirlo sorrido in modo molto imbarazzato, sto chiaramente cercando di evitare l'argomento, se saltasse fuori ora sicuramente declinerebbe l'invito, in modi che potrebbero anche essere dolorosi e spiacevoli...
    Ma scusami per quello che è successo poco fa, mi sono girato di scatto e distrattamente ti ho rovesciato addosso il bicchiere! Ti aiuto a pulirti se vuoi, avrai il braccio un po' appiccicoso immagino...
    Spero veramente che accetti le mie scuse, non so come potrebbe reagire, se non dovesse rispondere bene la capirei, però poi il problema diventa ancora più grande: come glielo chiedo? Se già prima non sapevo come chiederglielo, dopo questa figuraccia non so nemmeno SE chiederglielo.
    In ogni caso poi le chiedo anche che cosa ci faccia lei qui, cercando di cambiare rapidamente l'argomento, cosa decisamente non facile ma che va fatta. In più ora non solo devo pensare a come chiederle di uscire ma anche a come rimettere le cose a posto...


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    La risposta è piuttosto vaga..... Pare voglia evitare l'argomento..... Mentre faccio le mie riflessioni (e soprattutto mentre la rabbia si affievolisce) mi accorgo che lo sto ancora tenendo sollevato da terra. "Ah! Scusa, non mi sono accorta che ti tenevo ancora con la mano!"
    Devo iniziare a lavorare anche sul mio autocontrollo, accidenti.

    Poso il ragazzo a terra, pulendo il mio vestito in modo che fosse più o meno presentabile. "Ti prego di scusarmi, non volevo reagire in... In questo modo! Devo ancora lavorare un po'sul mio autocontrollo... Però sei stato fortunato!! Avrei potuto colpirti con un pugno!"
    Mentre pronuncio l'ultima frase sorrido, perché speravo uscisse una battuta decente, anche se in realtà fa abbastanza schifo.
    Sono riuscita ad ignorare i due rompiscatole nella mia mente, ora mi lasceranno in pace.

    "E' parecchio strano incontrarti qua, al centro commerciale e soprattutto nel mio locale preferito!"
    Beh, direi che per tanto così dovrò farmi perdonare in qualche modo per la reazione brusca. E poi ci incontriamo sempre e solo per allenarci e combattere, un po'di sana conversazione farà bene ad entrambi....
    Solo una conversazione?

    Zitto Demone, non rovinare il momento!

    "Ecco.... Che ne diresti di.... Ok, non sono brava con queste cose!! Hai voglia di entrare a bere qualcosa? Forse sarebbe bello parlare un po'senza doverci allenare!"
    Mentre aspetto la risposta mi avvio verso il bancone, chissà, forse senza dargli il tempo di decidere accetterà!
     
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    Si è accorta che ancora mi sta tenendo su, e dal tono di voce se non altro sembra essergli passata l'arrabbiatura. Lascia la presa e anche lei si scusa, ma ancora la situazione è confusa.
    Ti prego di scusarmi, non volevo reagire in... In questo modo! Devo ancora lavorare un po'sul mio autocontrollo... Però sei stato fortunato!! Avrei potuto colpirti con un pugno!
    Ah ah... io le accetto pure, soprattutto perchè il pugno non me lo ha dato!
    In effetti ha ragione, è strano incontrarci fuori dall'allenamento, penso sia la prima volta se togliamo i primi incontri. Mi sento quasi in imbarazzo ad incontrarla in un'aria ed ambiente completamente differenti.
    Sì è strano in effetti, non ci sono abituato. -ma c'è sempre tempo per rimediare!
    Tra l'altro, non è del tutto casuale che io mi sia recato proprio in questo luogo, ma meglio non accennare a nulla per il momento.
    Ma ora? Che fare? Le chiedo, già che ci siamo, di restare a farmi compagnia? O lascio correre e le faccio un'altra proposta la prossima volta? No, se ho l'occasione adesso tanto vale sfruttarla!
    Senti- Ecco.... Che ne diresti di.... Ok, non sono brava con queste cose!! Hai voglia di entrare a bere qualcosa? Forse sarebbe bello parlare un po'senza doverci allenare!
    Wow, mi ha preceduto! Forse era la scelta adatta. Rispondo con un sì deciso, quindi entriamo e prendiamo un tavolo piuttosto in fondo al locale. Io avevo già preso da bere, ma un drink in più non mi avrebbe fatto male! -parlo come se avessi preso qualcosa di alcolico...
    Una volta seduti, sento che anche lei è un po' tesa, o forse la sentivo solo io, in ogni caso devo fare qualcosa per questa situazione, qualcuno dovrà pur rompere il ghiaccio. In questi casi c'è solo una cosa da fare...
    Sai cosa fa una sardina fuori dalla doccia? Si acciuga.
    ...
    Oddio...
    Spero di non averla detta ad alta voce! In realtà volevo chiederle come mai fosse da queste parti, non dire queste scemenze! Non tutto è perduto, calma e sangue freddo, posso ancora rimediare.
    Ahem! Come mai sei venuta qui? Voglio dire, sì è il tuo posto preferito, ma... mi chiedevo se ci fosse un motivo particolare.
    Uhm, non sono convinto che vada bene questo, ma meglio di niente immagino. Cominciare le discussioni da zero non è il mio forte, e si vede.


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    Be a quanto pare la mia tattica ha funzionato, mi ha seguita. Strano, è da tanto che non mi siedo a bere qualcosa con qualcuno che non sia Kagari... E ora che ci penso, questo è il posto in cui l'ho incontrato per la prima volta! Prima di iniziare il nostro allenamento.... Coincidenze o solo uno scherzo del destino? Non saprei rispondere..

    In ogni caso non ci ha messo molto a decidere, interessante! Una volta seduta ordino il mio solito drink (ho bisogno di qualcosa di assolutamente forte in questo momento, sono del tutto fuori allenamento).... Una volta seduto cala un attimo di silenzio, uno di quei silenzi imbarazzanti in cui nessuno sa cosa dire, in cui il tempo all'improvviso sembra scorrere più lentamente. Faccio per parlare quando.... No, non può aver fatto una battuta simile.... "Si acciuga...." ripeto a bassa voce fissando il bicchiere che tengo con la mano destra, in alto di fronte a me. Non riesco a trattenere un sorriso, quell'essere impacciato infine è un lato molto apprezzabile del suo carattere.
    A quanto pare oggi è più chiacchierone del solito, oppure sta provando ad avviare la conversazione... In questo pare essere più bravo di me, dopotutto.

    "Diciamo che ho deciso di prendermi una giornata libera e svolgere alcune commissioni! Il compleanno di Kagari si avvicina e ho comprato alcuni regalini, poi qualche vestito" Dico elencando, in maniera stranamente loquace, gli acquisti fatti in quella giornata,
    per poi aggiungere "Avrei voluto comprare anche un libro, ma non ho visto nulla di interessante purtroppo!".
    Bevo un lungo sorso del drink dal bicchiere, socchiudendo gli occhi e sollevando la testa. Dopo averlo posato sul bancone, con delicatezza, mi rivolgo ad Enma dicendo "E tu? Cosa ci fai nel mio bar preferito?"
     
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    Ha sorvolato sulla mia battutaccia! Incredibile, forse ha capito che ero nervoso e non ha voluto infierire?
    Questo tatto da una ragazza come lei non me lo sarei aspettato, ma è una fortuna che abbia comunque deciso di ignorarmi, per un motivo o per un altro!
    Diciamo che ho deciso di prendermi una giornata libera e svolgere alcune commissioni! Il compleanno di Kagari si avvicina e ho comprato alcuni regalini, poi qualche vestito. -disse lei con un tono leggero, elencando addirittura le cose che aveva comprato. Era strano che parlasse così liberamente di cose così normali: l'ho sempre vista come una di poche parole e più di azioni. Forse è vero che dovrei conoscerla meglio, ma allora è l'occasione giusta.
    Mi viene in mente una cosa: quindi fra poco è il compleanno di Kagari? Che carina a farle un regalo... ora che ci penso, io non so quando sia nata lei.
    Venni interrotto nel pensiero dalla sua affermazione successiva: le piace anche leggere? Ecco un'altra cosa inaspettata... forse l'ho stereotipata troppo? Dopotutto anche i migliori eroi hanno una vita oltre i combattimenti.
    Mi chiese che cosa ci facessi lì, nel suo bar preferito.
    Oh, ecco, vedi prima non conoscevo alcun posto dove passare del tempo, così me ne restavo a casa. Ma quando voglio andare da qualche parte per stare un po' da solo fuori casa, da quando mi hai portato qui ci vengo molto spesso. Mi ci trovo bene: è molto carino, non troppo affollato e il personale è gentile.
    Insomma era proprio un bel posto dove passare del tempo.
    Dunque fra poco compie gli anni? Falle gli auguri da parte mia! -parlare di un'altra ragazza mentre state cercando di conoscere meglio una sua amica? No, no. Non funziona. Ma se poi potete usare quel discorso per passare a parlare di lei... good job!
    Non te l'ho mai chiesto: quando è il tuo compleanno invece? Stiamo sempre ad allenarci e non troviamo mai il tempo di parlare di cose così normali.
    Bella mossa Enma, 100 punti al Grifon- aspetta, ho sbagliato anime. Ahem, dicevo: ben fatto giovane.
    Aspettando la sua risposta, mi arrivò il caffè col ghiaccio che avevo ordinato con un cenno al barista poco prima, portato da una giovane ragazza che -stava per rovesciarmelo addosso! O era ancora inesperta nell'arte di utilizzare i vassoi, oppure era la mia sfortuna che si mostra nuovamente... ma proprio in quel momento doveva uscire fuori?!
    Fortunatamente non cadde, me lo porse in mano e si scusò. Non ce n'era bisogno, se non altro è andata a finire bene.
    Agh! Sempre così sfortunato, è difficile fare le cose ordinarie con questo impiccio! Almeno di solito riesco a farmi due risate.
    Cercai di metterla sul ridere anche lì, non mi piace autocompatirmi o essere compatito per questa cosa, e credo che Galatea oramai lo abbia capito. Almeno lo spero!


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    Edited by Darkdesire.em - 28/7/2018, 20:43
     
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    Galatea sorrise leggermente nel notare quanto fosse impacciato anche nel parlare con lei. Nonostante durante il loro allenamento intensivo mostrasse una certa sicurezza - più che altro acquisita giorno dopo giorno, assieme a molti lividi, ma questi sono dettagli che si possono sorvolare - di fronte a lei in una situazione di quel tipo sembrava dover crollare da un momento all'altro. "Ammetti che un certo tipo di fragilità ti intriga" disse il demone nella tua mente. Galatea decise di ignorarlo deliberatamente, evitando di commentare quella battuta.
    Mentre stava riflettendo, ascoltando in parte quello che stava dicendo Enma, vide avvicinarsi la cameriera e il caffè ondeggiare pericolosamente. La sua aura di Huntress diventava sempre più forte ormai, riusciva a percepire alla perfezione persone così vicine e il loro movimenti, esitazioni comprese. Con uno scatto della mano afferrò il braccio della cameriera, bloccando il vassoio. Mentre lei incredula la osservava, si alzò in piedi per prendere il caffè: "credo sia meglio che io ti dia una mano". Leggermente sorpresa, la cameriera si scusò e se ne andò dopo aver posato la bevanda sul tavolo e ignorando l'aiuto cameriera improvvisato.
    Leggermente irritata, Galatea si sedette per rispondere al commento di Enma: "ammetto che ha un lato positivo, con te si è sicuri di non annoiarsi mai!".
    Fece una breve pausa, prima di continuare: "sai, credo sia la prima volta dopo tantissimo tempo che esco con qualcuno con tale serenità. Lo aveva detto senza farci caso, quasi come se stesse pensando ad alta voce. Non aveva programmato di fargli sentire quella frase, doveva rimanere un segreto, perso fra le pieghe della sua memoria e dei suoi pensieri. Eppure non era riuscita a trattenersi... Imbarazzata, aspettò che lui dicesse qualcosa in risposta, ormai il danno lo aveva fatto quindi tanto valeva attendere.
     
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    Il suo sorriso. Il sorriso dolce e gentile che è capace di sfoggiare è sconcertante se si conosce il tipo di persona che è Galatea, sempre dura e inflessibile, dedita al combattimento anima e corpo. Non ci si aspetterebbe che una guerriera così devota possa in realtà mostrare un sorriso simile, eppure eccolo là.
    Questo non fa altro che aumentare il mio imbarazzo: faccio fatica a reggere il suo sguardo, per quanto sia dolce in questo momento non so se sia il caso di mostrarmi così catturato... che faccio?
    Fortunatamente nel frattempo la cameriera che ci doveva portare da bere aveva cominciato a vacillare e Galatea prontamente si era alzata per reggerla, sostenendole il vassoio mentre questa appoggiava i drink sul tavolo e salvandomi dall'imminente figuraccia.
    Fiuuu... un altro clichè che si è avverato, ma questa volta è andato a mio favore! Non vorrei mostrarmi imbarazzato davanti a lei e che si faccia l'idea sbagliata... ma sarebbe poi così sbagliata in fondo?
    Come? Dice che con me non ci si annoia mai? Beh effettivamente sono pieno di sorprese, per lo più incidenti sfortunati come scivoloni e sbattimenti di testa, ma sono pur sempre sorprese. Forse non sono proprio armi che posso usare per sedurre la ragazza che mi piace.
    S-s-sedurre l-la ragazza c-che mi piace?!
    Ancora una volta è un commento di Galatea a strapparmi dal turbine di emozioni e contraddizioni che ho in testa, evitandomi un'altra figuraccia.
    Sai, credo sia la prima volta dopo tantissimo tempo che esco con qualcuno con tale serenità.
    Quel commento arriva così inaspettato che subito mi torna in mente la prima volta che ci siamo incontrati, quando qui nello stesso posto Fuuta mi spruzzò addosso il suo succo nel momento in cui Galatea mi rivelò la mia vera natura. Perchè sarebbe esattamente quella la reazione che avrei avuto in questo momento se avessi cominciato anche io a sorseggiare il mio caffè.
    Come!? Dice che è spensierata ad uscire con me? No Enma, ha detto serena, non confondere le cose... anche se di fatto la differenza è sottile. Quindi davvero è contenta?
    Non sapendo che fare mi guardo intorno, il mio volto diventa sempre più rosso nel frattempo, poi mi chiudo con le spalle verso l'interno, le braccia stese e le mani una sopra l'altra sulla sedia in mezzo alle gambe. Oh... davvero lo pensi? Mi fa piacere di essere riuscito a strapparti un giorno di calma, so che non fai altro che allenarti e quel poco tempo che hai per te stessa lo passi a leggere... ho pensato che stare in compagnia senza necessariamente picchiarsi potesse essere una buona idea...
    Cos'è quello che vedo nel suo sguardo? Non sarà mica imbarazzo?! No, impossibile, la Galatea che conosco io non si imbarazza mai come farebbe una normale scolaretta. Certo, non sorriderebbe nemmeno in modo così dolce, e di sicuro non mi farebbe dei complimenti se non riguardassero il combattimento.
    Io... ecco, beh, nemmeno io in realtà ho avuto modo di uscire in modo tranquillo con qualcuno. Anche se lo sai già che le mie giornate sono tutte impegnate nelle tue lezioni. - mi metto un braccio dietro la testa e mi gratto la nuca. È una cosa che si vede fare spesso negli anime quando i personaggi sono imbarazzati, e chissà perchè sento l'impulso di farlo anche io.
    No ma che fai? Adesso pensa che tu ce l'abbia con lei perchè non hai nemmeno un giorno libero! Forza, cerca di rimediare!
    No, nel senso... ho anche il tempo di studiare eh! Dopotutto quando non sono con te sono a lezione o a fare i compiti per casa.
    Ma ci sei o ci fai?! È ancora peggio così, le fai capire che sei sempre sotto qualcosa e penserà che tu ce l'abbia con lei perchè ti costringe ad un ciclo di studio e combattimento, studio e combattimento, e ancora!
    No, cioè, intendo dire... che cielo carino vero?
    Oh... sei un idiota!
    Riprendo fiato, questo scambio a senso unico di battute con me stesso mi sta stancando. Ora devo seriamente rimediare a queste frasacce dette senza pensare. Comincio a distendere i nervi, accavallo le gambe, appoggio un braccio sul tavolo mentre l'altro lo porto sulle ciocche di capelli di fronte, così da assumere una posizione che sembri il più disinvolto possibile, pronto ad esprimere al massimo il mio eloquio con citazioni alte e letterarie che la lascino senza fiato.
    Ahem. Naturalmente ho anche il tempo di stare con la mia sorellina, e ogni tanto vado a trovare la mamma.
    Ripeto: sei un idiota.


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    Forse quella frase non programmata aveva suscitato un effetto ancora piu´ divertente di quanto Galatea potesse mai immaginare. La reazione di Enma la diverti´ non poco, soprattutto per il palese imbarazzo a cui aveva dato vita. Per quanto non fosse esperta di anime riconosceva benissimo quel gesto, era palesemente a disagio. Doveva ammettere a se stessa che, forse, un po' le dispiaceva di aver creato quello stato d'animo nel ragazzo, ma non poteva affatto negare che la divertisse. Sorrise ancora di piu´.
    Era quasi come se si trovasse di fronte a un fiume in piena di parole, che lo travolgeva sempre di piu´ nell'imbarazzo nel quale era sprofondato. Dopo aver ascoltato tutto quello che aveva da dire - ed essersi goduta lo spettacolo - Galatea decise che forse era giunto il momento di abbandonare quel posto e spostarsi da qualche altra parte. Non appena Enma ebbe finito di parlare, la ragazza si alzo´ in piedi, per poi rivolgere uno sguardo d'intesa a una delle cameriere dietro al bancone. Con un gesto di assenso fatto con il capo, questa si avvicino´ alla cassa facendo il conto.

    "Questo giro sta a me! Dopotutto questo e´ un posto speciale, da cui tutto ha avuto inizio" disse sorridendo. Che stava facendo? Un posto speciale? Nella sua mente, assieme ai suoi interrogativi, si affollavano anche i commenti diveriti delle altre due voci, in particolare quella di Yumil. Probabilmente non si era nemmeno accorta di aver cambiato espressione in fretta, per assumerne una piu´ cupa. Picchietto´ per qualche istante sul bancone con le unghie, persa nei suoi pensieri.
    E´ davvero un posto speciale? Per chi? Era passato cosi´ tanto tempo dall'ultima volta in cui si era sentita cosi´.... Cosa poteva significare tutto quello?
    "Significa semplicemente che anche tu puoi provare dei sentimenti umani mia cara.... Non puoi rinunciare a vivere per cio´ che e´ accaduto quella volta, e´ passato tanto tempo..."
    "Vivere nella mia testa non ti da alcun permesso di accedere ai miei ricordi, ne tanto meno di aver voce in capitolo in merito ai miei stati d'animo e al mio passato... Che tu sia una dea o no poco mi interessa, non sono affari tuoi". Quel pensiero fu seguito da un silenzio istantaneo. Possibile che non riuscisse a liberarsi di quei ricordi?
    Aveva indugiato troppo, si accorse di essersi separata per qualche attimo dalla realta´. "Ahem.... Si, comunque stavo pensando di andare a fare una passeggiata nel parco... Sempre se ti va, e´ chiaro" Disse di tutta fretta. Il parco? Perche´ il parco? Era la prima cosa che le fosse venuta in mente in quel momento.
    Cosi´ dicendo si era gia´ avviata verso l'uscita, comportandosi in modo piu´ che strano. Si volto´ ancora una volta verso Enma: "Beh, che aspetti?".
    Una volta che si fu nuovamente voltata non pote´ fare a meno di sorridere.
     
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    Sembra che lei abbia deciso di sorvolare sul mio discorso più che compiuto di poco fa, lo capisco dal fatto che al posto suo chiunque si sarebbe alzato andandosene stranito credendo di avere a che fare con un incapace. Beh, non è che io sia incapace normalmente, è solo che credo che sia... aspettate datemi un attimo che li conto... uno, due, tre... sì, sono certo che sia il mio primo appuntamento con una ragazza, quindi è normale essere agitati. Aggiungiamo il fatto che lei per prima ha avuto modo di conoscermi negli allenamenti e vedere quanto sono davvero imbranato a muovermi e abbiamo messo anche la ciliegina sulla torta di panna montata e disastri che combino sempre (ma non ero partito col dire che non sono incapace normalmente? ...).
    A me piacciono le torte, come si è capito dalla metafora di prima penso - che non è neanche tanto una metafora considerando tutti i tentativi falliti di cucinarne una alla panna montata risultati nell'evacuazione di tutti gli appartamenti del condominio... anche del vicino, però -, e ne avrei ordinata una se Galatea non si fosse distratta chiedendo alla cameriera il conto.
    Come sarebbe a dire che sta a te? Non voglio farti pagare.
    Il mio stupore è in parte genuino e in parte forzato, principalmente per mascherare il mio imbarazzo nel sentirlo chiamare un posto speciale solo perchè è stato qui che ci siamo conosciuti, e abbiamo cominciato a dare la caccia agli Eaters, e gli allenamenti... che volesse forse insinuare qualcosa? Ah detesto quando succede così, ecco perchè non ho successo con le donne: con loro non si sa mai cosa intendono dicendo una cosa, capita che ti chiedano del pane con la nutella ma in realtà hanno sete... no, forse non è questo l'esempio che cercavo, ma penso si sia capito.
    Quando mi accorgo che non c'è scusa che tenga per convincerla a farmi pagare da cavaliere le cedo il posto, ma con la promessa che la volta prossima il giro sarebbe stato mio.
    Lei si alza e corre verso l'uscita, voltandosi e chiedendomi "Beh, che aspetti?", in un modo che se avesse anche sorriso sarebbe stato così anime da far sprofondare nella dolcezza il cuore di molti otaku, compreso il mio. Se non fosse che ci stiamo dimenticando qualcosa: è di Galatea che stiamo parlando, di dolcezza in quel bel corpo atletico e attraente ce n'è poca, in compenso molti pugni. Mhm? Ho detto qualcosa? ... Non intendevo... non fatevi strane idee insomma, non penso mi piaccia così tanto, non credo almeno...
    Sì, certo che mi va. Ma non correre! - rispondo alla domanda sulla passeggiata al parco, accorgendomi solo dopo di quanto tempo sia passato da quando me l'aveva proposta.

    * * *



    Il Parco Hijifu, un posto dove ho fatto tante nuove conoscenze, adesso ci stavo portando Galatea e per la prima volta non per un allenamento all'ultimo colpo. Sotto questa luce sembra ancora più strana del solito; non in senso negativo, anzi: per la prima volta riesco a godermi la sua compagnia in tranquillità senza che la frenesia degli allenamenti me lo impedisca in qualche modo.
    Così riesco a vedere da vicino i suoi lunghi capelli corvini fluttuare nell'aria ad ogni passo in modo leggero, il suo passo veloce, le sue forme per nulla dure e anzi molto femminili e sinuose... e più che mai mi chiedo: davvero una ragazza del genere in realtà nasconde tutta quella forza estrema e deve costantemente fronteggiare pericoli inumani? Mentre ci penso mi sale un po' di angoscia, e decido di chiederle qualcosa in più.
    Galatea... non vorrei sembrarti scortese, e preferirei che non rispondessi se pensi che potrebbe metterti a disagio o rovinare la tranquillità di adesso, ma vorrei chiederti come mai combatti. Come sei finita in tutto questo?


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    Ormai erano praticamente giunti al Parco Hijifu. Era strano che si vedessero in quella situazione, semplicemente per fare una passeggiata e senza doversi allenare. Ora che ci pensava, ogni volta che pensava agli allenamenti erano sempre accompagnati dal verbo "dovere", quasi fosse diventato ormai un obbligo quello di imparare a difendersi. E ogni volta non poteva fare a meno di pensare come quella necessità fosse una conseguenza del suo passato, di ciò che era accaduto anni prima e di cui ancora ne portava il peso e le conseguenze. Nella sua mente, però, una domanda affiorava continuamente: "è giusto che io coinvolga altre persone in questa situazione?". Eppure, quella creatura aveva attaccato Enma anche quando lui non era ancora apertamente coinvolto. Lo avevano trovato ugualmente e, con tutta probabilità, lo avrebbero ucciso. Ma se lei non si fosse trasferita in quella scuola probabilmente non avrebbe coinvolto persone innocenti - ma questo poteva applicarsi a qualunque luogo o spazio del loro mondo. E se lei avesse deciso di sparire, o di farla finita, avrebbe eliminato l'unica (o quasi) persona in grado di fermare tutto ciò. Porsi tutti quei quesiti, quei se e quei ma era solo controproducente e non serviva assolutamente a nulla.
    Era totalmente immersa in questi suoi pensieri quando, durante la passeggiata, Enma le pose una domanda che non si sarebbe mai aspettata.... O meglio, che poche persone le avevano posto e a cui non si era ancora abituata a rispondere. Come era arrivata a quel punto? Forse un quesito migliore avrebbe potuto essere "cosa ti spinge ad andare avanti?".

    Galatea si prese un attimo prima di rispondere, sollevando lo sguardo verso il cielo azzurro e chiudendo gli occhi per un istante. Trasse un profondo respiro, rivolgendosi poi ad Enma: "è davvero una storia molto lunga, e ricca di spiegazioni.... Ma cercherò di riassumerla nel più breve modo possibile! Ma come tutte le lunghe storie, raccontarla in piedi non è certo l'ideale" disse mentre si avvicinava a una delle panchine del parco, sedendovisi sopra. Si prese ancora qualche istante prima di iniziare a raccontare quanto era accaduto nei mesi precedenti al loro primo incontro.
    "Non saprei nemmeno da dove iniziare, se proprio devo essere onesta - ma potrei dire che tutto questo risale a molto tempo fa, a un periodo precedente a quello attuale in cui viviamo. Forse addirittura ad un spazio totalmente diverso ed alieno a quello in cui stiamo vivendo e abbiamo vissuto noi e tutti gli altri che conosciamo. Per rispondere alla tua domanda dovrò anche parlarti della persona che ha dato vita a tutto ciò: Akane... Penso proprio che di lei potrebbero raccontarti molto anche Tatsuya e Haiiro, che l'hanno conosciuta personalmente, o perlomeno ciò che era..." accavallò le gambe dopo aver pronunciato questa frase, appoggiando entrambi i gomiti sullo schienale della panchina, la testa rivolta verso il cielo. I lunghi capelli corvini sciolti e rivolti all'indietro che ondeggiavano leggermente al vento leggero di quel pomeriggio. "Devi sapere che molti anni fa, in un luogo lontano, un grande gruppo di anormali e persone con poteri special si riunì per sfuggire alle persecuzioni e poter vivere in un ambiente sicuro in cui venivano accettati e accettate, senza il costante pericolo di doversi giustificare se le loro abilità sfuggivano al loro controllo. Credo di poter affermare con un certo grado di sicurezza che i primissimi fondatori di quel villaggio fossero quasi esclusivamente Minus, incapaci di controllare i loro poteri e quindi in cerca di un luogo in cui avrebbero potuto imparare a farlo (o almeno provarci) senza causare danni o essere incolpati ed emarginati. Col passare del tempo crebbe sempre di più, includendo un crescente numero di anormali e minus che riconobbero la causa come giusta e che decisero di unirsi per preservare quell'unico approdo di salvezza - come ogni città, villaggio, o organizzazione di tipo umano, vennero stabiliti una gerarchia, un metodo di successione e di governo, occupazioni e i rituali di quella società, tanto che da villaggio si trasformò in una grossa città, grazie alla costante costruzione di case, edifici, monumenti e quant'altro". A questo punto trasse un profondo respiro, riportando lo sguardo verso il parco: "ma come tutte le società umane, i personaggi corrotti sbucano prima o poi - quel nuovo spazio geografico e sociale era estremamente attraente, specie per chi era interessato al progresso e all'avanzamento della specie umana. Venne stipulato un patto, per il progresso della comunità la tecnologia e la scienza iniziarono a serpeggiare: laboratori, strutture, analisi, esperimenti.... Presto tutti i maggiori scienziati al mondo vollero studiare questa nuova "colonia tecnologica" popolata da esseri speciali". Si voltò leggermente verso di lui, tanto da poterlo osservare direttamente negli occhi, prima di proseguire: "non prenderla nel modo sbagliato, questa non è una campagna contro la scienza... Ma l'entusiasmo può sfuggire di mano, e così il progresso. Fu così che durante un esperimento definito come "fallito", un gruppo di persone e di anormali riuscirono a creare due entità pressoché terrificanti. Il loro obiettivo era quello di separare il bene e il male, cercavano un'utopia dove tutti fossero uguali, senza pregiudizi... E se una cosa non può essere ne giusta ne sbagliata, se il male ed il bene non esistono, allora non si può essere giudicati. Si può dire che questa non fosse altro che una vera e propria follia, e una via comoda per non dover far aprire gli occhi alle altre persone che forse avrebbero semplicemente bisogno di conoscere la realtà dei fatti piuttosto che farsi fare un lavaggio del cervello... Ma ciò che venne creato fu, probabilmente, uno dei più grandi abomini del genere umano".

    Fu a questo punto che, fissando i suoi occhi, i suoi occhi assunsero prima un colore ed una tonalità luminescente, che trasmettevano pace e serenità. Dopo un istante, però, fu l'oscurità ad impadronirsene assieme ad un senso di disperazione. Fortunatamente, ritornarono normali in un attimo. "Una creatura costituita di puro male ed una costituita di pura energia positiva. Queste due entità possedevano un'energia terrificante, che si manifestava fisicamente, occupando lo spazio a loro circostante, cambiandolo, distorcendolo e assieme ad esso gli esseri umani che erano al suo interno. Il mito del Demone e della Dea sono solo quello: miti. Le due entità (che si, nel tempo hanno iniziato ad assumere una forma umana, evolvendosi) che controllo e che porto dentro di me sono due forze create un giorno di diversi anni fa, che per essere mantenute sotto controllo vanno inserite in uno stesso corpo fisico e vivente, in modo che possano annullarsi a vicenda. Alla morte di quel corpo, si ha pochissimo tempo per poterle riunire in un altro. Se, invece, un corpo ospita una sola di queste due essenze, quel corpo non ha molte speranze di sopravvivenza..." disse, mentre le venne in mente Satomi e la prima volta in cui si erano incontrate. Decise di spostarsi nuovamente, stava parlando troppo... Tutte quelle informazioni sicuramente erano difficili da processare e digerire, ma erano, di nuovo, necessarie.

    "Ora sai come sono nati i due poteri che si trovano dentro di me. Ma la loro storia non finisce qui, purtroppo" proseguì, dopo aver ripreso di nuovo la parola, questa volta alzandosi in piedi per continuare il suo discorso: "è qui che entra in gioco Akane... Vedi, devi sapere che lei in realtà era mia madre. Si trattava di una donna molto potente, nata con poteri enormi che condivideva con una sorella gemella, di nome Asako. A separarle, però, fu la sete di potere di mia madre, cosa che la portò a lasciare la città per vivere nella foresta circostante che, all'improvviso, aveva iniziato ad appassire rapidamente. Asako fu una governante dalle capacità eccezionali, senza precedenti nella (ormai enorme) comunità - ma l'entità che incarnava il male aveva già iniziato a corrompere lo spazio in cui vivevano, o per lo meno parte di esso. Sospetto che mia madre ne fosse stata influenzata in qualche modo, ma quando Asako decise di affrontarla era ormai troppo tardi: fu sconfitta, Akane assorbì l'entità oscura, e la comunità si trasformò in un regno del terrore". A questo punto fu costretta a fare una nuova pausa, durante la quale il suo sguardo si abbassò verso il terreno. "Ciò di cui Akane non era a conoscenza era il fatto che Asako riuscì a sigillare quel luogo, con l'aiuto di alcuni personaggi di spicco che avevano progettato un modo per sbarazzarsi o tentare di limitare ciò che avevano creato. Nemmeno lei era in grado di attraversare il limite di quell'area, ma riuscì comunque a contattarmi. Sono stata fortunata ad aver avuto Tatsuya ed Haiiro: insieme l'abbiamo affrontata, sconfitta e posto fine a tutto quello. Ma ci sono state anche gravi perdite, come tutto il resto della mia famiglia di cui non so assolutamente nulla: in quel viaggio nel passato ho solo scoperto di avere una sorella, probabilmente morta durante l'ascesa al potere di Akane".

    Era giunto il momento dell'informazione principale: "è stata Akane a creare gli Eaters. Stando a quello che sono riuscita a scoprire da quelli che ho affrontato, c'era un uomo accanto a lei, un anormale o minus in grado di dare vita a ciò che disegnava, o che comunque possedeva un potere simile. Non so se sia stata Akane a fargli il lavaggio del cervello, se fosse malvagio, so solo che ha contribuito alla creazione di questi esseri, umani ma non umani, succubi della loro fame ma con emozioni umane e una loro intelligenza, spesso superiore a quella del genere umano.... Pensavo fossero strani ibridi, ma ora inizio a capire che si tratta di qualcosa di più. Non ho la minima idea di quanti ne esistano, ma so che si è creata una frattura nel limite di quell'area, una frattura nello spazio da cui possono passare, anche se non tutti assieme.... Ecco perché devo fermarli, ecco cosa mi spinge a combattere".
    Mentre raccontava quest'ultimo pezzo della storia, ormai dava le spalle ad Enma, ed era sempre in piedi. Voltò leggermente la testa verso di lui, in modo che fosse di profilo rispetto al ragazzo, ma senza girarsi del tutto verso di lui: "ma c'è un altro punto oscuro nel mio passato, che forse è la vera ragione per cui voglio continuare a combattere e giungere alla fine di tutto questo... Le mie cellule possiedono un gene particolare, chiamato Huntress. Da questo gene derivano la mia forza, il mio fisico e la mia resistenza, e a quanto pare è in grado di neutralizzare le mutazioni delle due entità, rendendole totalmente innocue senza che io debba compiere alcuno sforzo: anzi, posso addirittura sfruttarle a mio piacimento. Non ho idea di come io sia entrata in possesso di quel gene, so solo che non è un elemento naturale del mio corpo, non sono nata con quel componente. So che Akane lo voleva disperatamente. Probabilmente è stato creato in laboratorio assieme alle due entità, per contrastarle o per creare un essere vivente definitivo, o queste cavolate da film di fantascienza... Il fatto è che devo sapere cosa hanno fatto al mio corpo, devo sapere perché sia stato iniettato in me e se è stato fatto con altre persone, probabilmente mi servirà anche a distruggere il "Demone" e la "Dea" una volta per tutte, ponendo fine a questo falso mito una volta per tutte - non che mi dispiaccia essere così forte, non mi sento meno umana solo perché potrei essere un prodotto di laboratorio o perché sono stata plasmata tanto quanto gli Eaters, anzi forse è il motivo per cui sotto un certo punto di vista li rispetto, soprattutto Anne Redfox, la loro leader, con cui ho avuto parecchi incontri e con cui ho parlato spesso, anche se non in modo amichevole". Finito. Aveva concluso il racconto della sua storia, del suo passato e di quello che era il suo presente in quel momento. "Ora sei a conoscenza di tutti i perché, e penso che gli Eaters vogliano esattamente ciò che voleva Akane: il bene, il male e il gene. A questo punto è facile per loro, li ho tutti io - ma penso che la loro esistenza sia ben più profonda e che nascondano molti altri segreti, anzi probabilmente hanno anche abbandonato questa missione del tutto, ora che ci penso". Tornò a sedersi, questa volta rimanendo in silenzio, in attesa di una risposta. Per la prima volta avvertiva tutto il peso di quelle parole, di quel suo passato che tanto stava condizionando il suo presente e, con tutta probabilità, il suo futuro.
     
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    La sua reazione alla mia domanda inizialmente mi fece rabbrividire: sollevò gli occhi al cielo e li chiuse, restando così per un po', come fosse sul punto di piangere mentre brutti ricordi le tornavano alla mente. Fortunatamente ancora non ho fatto piangere una ragazza al primo appuntamento: si stava preparando ad un lungo discorso.
    Così comincia a parlarmi di popoli lontani e persi nel tempo; di come la magia incontra la scienza e di come da questo incontro sia nata una dicotomia tra bene e male, una contraddizione assorbita dal corpo umano; di una mamma che creò un esercito di demoni, di come questa si sia scontrata con la sua gemella e che venne sconfitta dai suoi enormi poteri che pure la sigillarono... ma che furono anche la causa della venuta al mondo degli Eaters. Il mistero del gene Huntress, invece, è l'unica cosa che non riesce a spiegare.
    So tutto di lei. O meglio, non so ancora niente di lei, emotivamente -nei combattimenti a differenza di cosa dicono gli anime non si incanalano le emozioni -, ma conosco la sua storia di tormento: la cosa più di valore ad ogni persona è il proprio passato e lei ha deciso di condividerlo con me. Non so se sia perchè siamo compagni di lotta e abbiamo un nemico comune, o per altri motivi, ma la cosa mi fa così tanto piacere che devo soffocare un sorriso di compiacimento per non sembrare divertito di fronte ad una storia di disastri come questa.
    Ora sei a conoscenza di tutti i perché, e penso che gli Eaters vogliano esattamente ciò che voleva Akane: il bene, il male e il gene. A questo punto è facile per loro, li ho tutti io - ma penso che la loro esistenza sia ben più profonda e che nascondano molti altri segreti, anzi probabilmente hanno anche abbandonato questa missione del tutto, ora che ci penso
    Metto in ordine le idee e mi riprendo dalla felicità che lei abbia deciso di condividere con me delle cose così personali sul suo conto. Ma se quella era la loro missione principale cosa significa che l'hanno abbandonata del tutto? Quello che cerco di dire è che dentro di te ci sono il Bene e il Male incarnati, e oltre a ciò hai anche il gene necessario a controllarli... cosa potrebbero stare cercando più di questo?
    Scruto Galatea cercando di non farmi notare da lei, cerco di percepire e decifrare i suoi cambiamenti di umore, voglio capire se davvero non le pesi rivelarmi queste informazioni o se lo ha fatto solo per aggiornarmi in quanto suo compagno nella lotta contro gli Eaters, e quindi se si sia sentita forzata a rivelarmi il suo passato.
    In ogni caso grazie. Mi fa piacere che tu abbia deciso di condividere il tuo passato con me, così tanto nel dettaglio poi...
    Spero solo che non mi prenda per un sentimentalone e che per questo non decida di allontanarsi: non sembra il tipo di ragazza a cui piace il romanticismo, però è pur vero che sono felice di sapere che si senta così tanto in confidenza con me.


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    Enma le aveva fatto una domanda che pareva più che lecita e giusta: perché avrebbero dovuto rinunciare al suo gene e a ciò che il suo corpo conteneva? Galatea si prese qualche istante prima di rispondere, per pensare ad una possibile soluzione ed elaborare il suo pensiero: "a quanto pare i loro movimenti sono cambiati parecchio, il numero di attacchi si è ridotto notevolmente, mentre le notizie riguardanti la loro leader sono aumentate.... Probabilmente si sta muovendo da sola per un qualche strano motivo, oppure si stanno preparando a sferrare un attacco decisivo con nuove forza. Ricorda che la frattura è sempre e ancora aperta, nessuno sa bene cosa ci sia aldilà di quel limite spazio-temporale". Fece una pausa, per poi riprendere: "recentemente sto lavorando con una ragazza piuttosto interessante: si chiama Rino Satomi. Tu non puoi saperlo, ma una delle due entità si era fusa con il suo corpo (quella benevola), iniziando a consumarlo. E' stato così che è riuscita a trovarmi, proprio nel momento in cui ero più a rischio: infettata dall'entità maligna, ho messo a dura prova le vite di tutti quanti, Haiiro e Tatsuya compresi, addirittura Akane se l'era vista parecchio brutta tentando di fermarmi... Satomi ha poteri e abilità alquanto interessanti, è stata in grado di raggiungere la frattura per analizzarla con il suo Network, scoprendo alcuni dettagli... Ma purtroppo stiamo ancora ricercando un modo per chiudere quel passaggio una volta per tutte. Chi lo sa, magari un giorno potrei fartela conoscere, è una persona molto interessante.... E' empatica, ed il suo potere è sviluppatissimo". La seconda frase, però, la interessava molto di più. Pensandoci, era la prima volta che raccontava di quanto era accaduto, a qualcuno che non era presente durante gli avvenimenti.
    "Sei il primo a cui racconto nei dettagli la mia storia, il mio passato e ciò che mi ha portata a questo punto.... E devo dire che l'ho fatto molto volentieri, sento di poter riporre una fiducia senza precedenti in te, e credimi non lo dico spesso" concluse sorridendo.

    "Inoltre, non pensare che tu sia esente dal raccontarmi un po' di te! Siamo sempre presi con minacce e allenamenti che non abbiamo mai trovato il tempo di parlare come si deve: qual è la tua storia?" Chiese, senza poter mascherare un tono di genuino e forte interesse.
     
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    La risposta è più che soddisfacente, sembra plausibile che un generale come Akane voglia prendere tempo per organizzare le sue truppe e risolvere il conflitto in una volta sola. Inoltre mi parla di Satomi, è la prima volta che le sento nominare questo nome ma da come parla è chiaro che sia una persona a lei importante.
    Sei il primo a cui racconto nei dettagli la mia storia, il mio passato e ciò che mi ha portata a questo punto.... E devo dire che l'ho fatto molto volentieri, sento di poter riporre una fiducia senza precedenti in te, e credimi non lo dico spesso.
    Uhm... calma, non ha detto niente di strano. Non c'è motivo per agitarsi in questo modo, ha solo detto che le è piaciuto raccontarti il suo passato, cosa che non ha mai fatto con nessun altro e che... uhm, ha piena fiducia in te. Non c'è motivo per sentirsi sotto pressione.
    Arrossisco mentre timidamente mi chiudo metaforicamente - ma non troppo - a riccio, ma la sua richiesta successiva mi coglie molto di sorpresa.
    Inoltre, non pensare che tu sia esente dal raccontarmi un po' di te! Siamo sempre presi con minacce e allenamenti che non abbiamo mai trovato il tempo di parlare come si deve: qual è la tua storia?
    Effettivamente quando è stata l'ultima volta che ho raccontato la mia storia a qualcuno? Solo Fuuta la conosce, non ne ho mai parlato con nessun altro... ma anche io sento di potermi fidare pienamente di lei. Inoltre, dopo che lei per prima si è aperta così tanto con me, il minimo che possa fare è espormi a mia volta.
    La mia storia eh...? Ad essere sincero la mia storia è piena di buchi, ci sono cose che nemmeno io conosco o ho capito bene... ma proverò a raccontarti tutto quello che mi ricordo. - detto ciò chiudo gli occhi per qualche secondo e lascio che i ricordi fluiscano nella mia mente, cercando di discernere il prima e il poi nel corso degli eventi. Vorrei evitare un racconto rapido e confuso, meglio mettere in ordine le idee prima di parlare.
    Fin da quando ho memoria, sono stato cresciuto in un orfanotrofio molto fuori da questa città. Non mi ricordo nemmeno il nome di quel luogo terribile, da tanto è lontano nel tempo ma anche per via di quanto ero stanco di stare lì. Eravamo tutti stanchi. Più che essere "cresciuto" lì, forse dovrei dire che sono stato "allevato" lì dentro, così come tutti gli altri bambini: non conoscemmo mai il direttore di quel luogo infame, ma mi ricordo ancora con estremo terrore delle suore che dovevano accudirci...
    Faccio una pausa. Ricordare certe cose fa male, anche a distanza di anni.
    Non ci davano tregua. Già le regole erano strettissime: non svegliarti oltre le sei del mattino; non andare a dormire oltre le otto di sera; durante il giorno sono vietati i giochi e le attività ricreative; non mangiare più di quanto ti viene messo nel piatto, ma neanche di meno; durante il giorno lavora, pulisci e metti in ordine la Casa - così la chiamavano, ma di casa lì c'era ben poco - per i giorni delle visite; durante i giorni delle visite sorridi e asseconda le persone che vorranno adottarti. La lista continua, ma vuoi sapere qual'era la parte peggiore? ... Nessuna persona venne mai ad adottarci, nemmeno uno di noi riuscì ad andarsene da lì.
    I giorni passavano così, senza che noi potessimo chiedere più cibo quando avevamo fame, o dell'altro quando non ci piaceva quello che veniva messo in tavola. Qualunque minimo sgarro a quelle regole dittatoriali veniva severamente punito: quelle donne trascinavano nelle celle del seminterrato chi trasgrediva, e di lui non v'era più traccia per la settimana successiva. Si sentivano solo le urla di dolore e gli schiocchi delle fruste provenire da lì sotto. Quando quello tornava non aveva meno di un centinaio di bruciature per le vergate, e molto spesso tornava anche con qualche cicatrice o taglio suturato, come se lo avessero addirittura curato chirurgicamente da tanto male gli avevano fatto.
    Ma se chiedevi a quel bambino cosa fosse successo lì sotto per dargli tutti quei segni... la maggior parte scoppiava in lacrime e non si fermava per ore, altri invece abbassavano il capo con tristezza dicendo di essere stato frustato e torturato in altri modi, ma di non ricordare nulla di quelle cicatrici. Ed era vero: successe anche a me molte volte di essere trascinato lì sotto, spesso perchè offrivo del cibo dal mio piatto ad un mio amico che non sopportava la sua razione così misera...

    Abbasso lo sguardo e prendo un respiro profondo. Quel bambino era uno dei miei migliori amici, mi ricordo ancora di quando, durante le ore di lavoro e pulizia, riuscivamo a scherzare anche sulle cose più stupide e ridevamo ugualmente, rendeva tutto più leggero. Ma era di costituzione debole, magro e pure con deficienze immunitarie, capitava spesso che si ammalasse e gli venisse la febbre alta per giorni costringendolo a letto.
    Ogni volta riuscivo a fare in modo che sembrasse che fossi stato io a rubare del cibo dal suo piatto: a lui non ridavano la razione persa, ma almeno non lo portavano di sotto. Succedevano cose orribili nelle celle: il loro metodo preferito era quello di legarci in piedi ad un palo, e lasciarci lì a digiuno e a osservarle banchettare su una gigantesca tavola davanti ai nostri occhi. Ogni tanto si avvicinavano a noi e ci sfioravano con del pollo arrosto o altre cose del genere, ma quando stavamo per cedere alla tentazione di darci un morso ecco che ci arrivava una ginocchiata nello stomaco.
    Altre volte invece ci bloccavano ad un tavolino di legno scheggiato, così se anche ci fossimo dimenati ci saremmo fatti più male, e cominciavano a posare su di noi carboni ardenti o anche ragni e insetti per chi ne aveva la fobia; le frustate erano imperative, almeno una ventina alla mattina e un'altra ventina al pomeriggio...
    - mentre dico questo mi aggrappo alle mie stesse braccia, come per abbracciarmi, ma in realtà afferratele con le mani comincio a stringerle sempre più forte per sopportare tutti quei ricordi.
    Il dolore fisico, la speranza di essere adottato e portato via da quell'inferno che poi scoprivi essere vana ad ogni giorno delle visite che passavi a fissare una porta che mai si apriva... alcuni di noi non reggevano a questi ritmi e perivano da sè, altri invece dopo essere stati portati lì sotto non facevano più ritorno... - il mio tono diventa più aggressivo con le parole successive, la rabbia è resa evidente dal mio stringere i denti - E nessuno con poteri anormali positivi è mai venuto a salvarci. Nessun super eroe che percepisse il male di quel luogo deviato è mai corso in nostro aiuto, e nessuno di noi ha mai sviluppato il minimo potere per salvarsi da sè! Eravamo completamente in balia di quelle persone orribili, che ci maltrattavano per il loro mero gusto personale e senza il minimo ritegno ci trattavano come oggetti di cui potevano disfarsi o che potevano rimpiazzare facilmente!
    La mia voce si fa esitante, non voglio che mi compatisca ma neanche fare una scenata di fronte a lei, quindi capisco che è il momento di chiudere quel capitolo e passare al successivo.
    Questo finchè... finchè uno di noi non commise l'estremo sacrificio. Un atto eroico che nessuno di noi pochi rimasti alla fine di quel tormento - anche se venivamo continuamente rimpiazzati, ad un certo punto le uscite cominciarono a superare le entrate... - potrà mai dimenticare: era uno dei più anziani, che avevano vissuto lì dentro da più tempo; ubbidiva sempre a quei folli ordini, ma si addossava sempre le nostre colpe e nell'ultimo mese in particolare venne portato di sotto sette volte, e ogni volta vi rimaneva per quattro giorni. Finchè non scoprimmo che in quel mese la sua mente aveva cominciato a degenerare e prima che se ne accorgesse era diventato un Minus: il suo potere era quello di sprigionare la stessa violenza che aveva sopportato fino a quel momento ma in un un'unica botta: vi fu un'esplosione, fu come se un angelo avesse deciso finalmente di punire quelle scellerate con la stessa forza con cui loro punirono ingiustamente noi.
    Quel giorno noi eravamo di turno a pulire il giardino sul retro, l'esplosione distrusse l'edificio fin dalle fondamenta e l'onda d'urto, che penso venne molto ammortizzata da quelle mura, divelse le altissime recinzioni elettrificate del giardino e... finalmente eravamo liberi.
    Ma non sentimmo più parlare di quel ragazzino.

    Cerco di calmarmi. L'inferno è finito, lo so, ma rievocare certe situazioni è come riviverle, e riviverle comporta dolore. Tanto dolore, spesso più di quanto si sia disposti a sopportare.
    Successivamente dovemmo affrontare un'altra urgenza: eravamo in sei e nessuno di noi aveva un posto dove andare, nè del cibo con cui nutrirsi, gli unici vestiti che avevamo erano quelli che avevamo addosso dalla fuga, sporchi di polvere e sangue. Due non
    riuscirono a reggere nemmeno la fuga, noi altri quattro invece ci disperdemmo per la città a fare i mendicanti. D'altronde non potevamo fare altrimenti, l'unica scelta era vivere in quel modo sperando che questa volta qualcuno venisse a raccoglierci da terra... ma se tu vedi un senzatetto per strada lo passi con sdegno, pensi che sia una delle solite richieste-truffa da parte di gente che non vuole lavorare e li liquidi in quel modo.
    Non sai quanto sia stato frustrante passare quei due anni a vivere degli scarti trovati in giro, dopo aver sopportato la ferocia di quelle arpie per tutta la mia vita la prima volta che ho l'opportunità di vivere come si deve devo invece sopportare gli sguardi freddi e privi di compassione dei passanti, costretto a rannicchiarmi nel mio angolo di strada...
    Io fui fortunato: una sera - spero che la tua opinione su di me non cambi per questo - mentre stavo saccheggiando la spazzatura nel retro di un ristorante conobbi lo chef che nelle ore di chiusura portava gli ultimi sacchetti da buttare. Per un po' ogni sera mi portava degli avanzi lasciati dai clienti, e talvolta addirittura qualcosa di fresco appena cucinato ma che qualcuno aveva lasciato lì. Non poteva portarmi con sè perchè faceva già fatica a mantenere sua moglie e i suoi due figli, però già quei gesti per me rappresentarono... letteralmente, il mondo: fu il primo atto di gentilezza che una persona fece nei miei confronti da quando nacqui, la prima volta che qualcun altro mi considerò come un essere umano come lui... scoppiai a piangere davanti a lui, e non mi fermai finchè il sonno non ebbe la meglio.

    Sollevo gli occhi al cielo cercando di far asciugare una lacrima che minaccia di scorrermi lungo il viso, ma non le permetto di rovinarmi davanti a lei. Quando sono sicuro di essermi calmato davanti a quel fiume di ricordi, continuo.
    E poi... poi arrivò lei: Reina. La donna più dolce del mondo, quella che mi vide per strada ridotto in quel modo e piuttosto che farmi la carità o sdegnarmi chiese a sua figlia "lo vuoi un fratellino?". Lì per lì pensavo che mi avesse preso per un cane, un animaletto da compagnia... onestamente mi sarebbe andato bene anche quello, ma davanti a tutti mi guardò negli occhi, mi abbracciò e decise che mi avrebbe accolto nella sua famiglia dove mi assicurò che venissi curato e coccolato come meritavo - a detta sua.
    Un giorno le chiesi come mai avesse deciso di adottarmi ufficialmente, era come addossarsi un peso in più, ma lei rispose che credeva ciecamente nel fiuto di sua figlia Fuuta, che dopo aver visto i miei occhi vuoti e privi di luce... disse che... che avevo bisogno di un po' di felicità e... le strattonò la gonna chiedendole di portarmi con loro.

    Questa volta è troppo chiedere di frenare le lacrime, queste sgorgano dai miei occhi portando tanta acqua quanta ne può portare un alluvione sul mio visto, i solchi lasciati da una lacrima vengono coperti dalla successiva, le mie guance non hanno nemmeno il tempo di rigarsi di lacrime secche che subito le tracce vengono coperte da nuova acqua.
    Ma il mio tono, seppur balbettante, rimane lo stesso. Magari penso che se faccio finta di niente anche lei ignorerà i miei singhiozzi e il mio pianto, o forse cerco solo di riprendere ad essere composto forzandomi ad ignorarle. In ogni caso, quando finalmente questa imbarazzante scenata cessa, mi asciugo gli occhi e concludo.
    Fuuta è davvero una ragazza d'oro. E sua... la mamma ha un cuore enorme. Nessuna delle due era obbligata nè a fermarsi a considerarmi nè a prendermi davvero con sè: chiunque si sarebbe limitato a lanciarmi una monetina, al massimo un boccone di pane, ma loro no, loro hanno voluto portarmi nella loro famiglia, riuscirono a farmi passare il terrore delle donne e sebbene non riuscirò mai a dimenticare il dolore che ho provato fino a pochi anni fa posso sicuramente dire che sarà loro eternamente grato. Gli devo davvero la vita, tutto, e sono disposto a tutto pur di proteggerle da qualunque cosa possa minacciarle.


    Legenda:
    Narrato, Parlato, Pensato, Parlato altrui, Parlato Fuuta

    Status Mentale: Sano
    Equipaggiamento: //
    6 :Action Point
    Sano :Status Fisico
     
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