Uno strano scherzo del destino

One-shot | Sakurai Tetsuya

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    Sakurai Tetsuya
    Abnormal - 17 anni - Scheda

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    Il suono della campanella segnò il termine dell’ultima ora in quella normale giornata di scuola, uguale a tante altre l’avevano preceduta. Il trasferimento nel Liceo Hakoniwa era andato meglio di quanto Tetsu stesso avrebbe potuto sperare, e non aveva impiegato troppo tempo ad ambientarsi in una struttura dove si potevano vedere tanti studenti normali quanti erano quelli dotati di particolari abilità come lui. Certo non riusciva a riconoscerli a prima vista, non lo aveva capito neanche con Enma e Fuuta, ma la sola consapevolezza di non essere l’unico “strano” bastava a farlo sentire meglio. Del resto gli era quasi preso un infarto nell’apprendere che le sue sorprendenti capacità di valutazione e quell’ampia vista che disponeva sin dalla nascita derivavano da una cosiddetta anormalità, e sapere di non essere unico era per Tetsu piuttosto rassicurante. Lui era fatto così, e forse a un occhio estraneo poteva apparire davvero strano, ma non gli era mai interessato essere “unico nel suo genere” o un fantomatico “prescelto”, il solo dotato di poteri, quindi non si poteva di certo lamentare.
    Appoggiandosi la borsa sui libri in spalla, uscì dall’aula limitandosi a brevi saluti ai suoi compagni di classe, prima di indirizzarsi verso l’uscita. Con l’apertura di un club di basket era ancora in alto mare, purtroppo, ma sapeva dall’inizio che non sarebbe stato facile, e Sakurai Tetsuya non era mai stato uno che si arrendeva facilmente, quindi gli bastava semplicemente pensare a qualche altro espediente per attirare possibili membri. Però quel particolare giorno non aveva davvero voglia di concentrarsi sull’apertura di un nuovo club, poiché era un giorno davvero speciale per il giovane diciassettenne, che sorrise nel tirare fuori da una sacca il pallone da basket, facendo qualche palleggio di riscaldamento.
    Quella era la giornata ideale per esercitarsi, non faceva eccessivamente caldo ma anche a maniche corte si stava bene, un leggero vento fresco soffiava da qualche minuto e il cielo era sgombro di nuvole, non si poteva chiedere regalo migliore per una giornata importante come quella, o almeno era quello che pensava in quel momento Tetsu mentre palleggiava. Se doveva essere completamente sincero, però, Tetsu non avrebbe voluto trascorrere quel giorno a scuola, ma anche se avesse saltato le lezioni (con i suoi voti se lo poteva permettere), sarebbe stato difficile andare dove veramente sarebbe voluto essere, poiché si parlava addirittura di un’altra città, quindi aveva dovuto mettersi il cuore in pace.
    «Buon compleanno, Misato» sussurrò, dopo aver fermato il palleggio, apprestandosi a un tiro verso un canestro immaginario. La palla lasciò le mani del giovane, facendo un perfetto arco nel cielo prima di cadere a terra e rotolare un paio di metri più avanti. Tetsu si stava già apprestando a raccoglierla, quando notò che era andata contro i piedi di qualcuno che sembrava lo stesse osservando.
    «Mi scusi» disse con tono mortificato prima di alzare lo sguardo e incrociare gli occhi di un ragazzo che doveva avere pressappoco la sua età. Qualsiasi altra parola venne in mente al liceale morì sul nascere quando vide il sorriso si chi gli stava davanti, e riuscì finalmente a vederlo bene in volto. Apparentemente sembrava un ragazzo come tanti, vestiva con una leggera camicia bianca, blue jeans e scarpe da basket azzurre, i capelli mori erano corti e possedeva un fisico atletico, oltre a essere alto almeno quindici centimetri più di Tetsu. Il nuovo arrivato si inchinò, raccogliendo il pallone e porgendolo al ragazzo, senza mai smettere di sorridere. «Ti piace ancora allenarti da solo, Sakurai?»
    «N-Non ci credo… Dazai!» Esclamò Tetsu prendendo il pallone con una faccia a metà strada tra lo stupore e la felicità.
    «In carne e ossa!» asserì lui muovendo il braccio per indicare se stesso all’altezza del petto con il pollice della mano destra.
    Dazai Eichi, diciotto anni, era considerato da tutti un prodigio del basket giovanile. Aveva portato la sua squadra alla vittoria durante il suo primo anno di liceo mostrando impareggiabili doti di pivot e di trascinatore, capace tanto di andare in schiacciata quanto di tirare da tre punti; carismatico e dotato di un’elevata forza di volontà, era sempre l’ultimo ad arrendersi sul campo di basket. L’unico difetto che Tetsu conosceva di quel ragazzo, era la sua inclinazione a non saper risolvere le dispute in maniera civile, fuori da un campo di basket. Durante le partite sapeva giocare lealmente e in anni di liceo i falli commessi da Dazai potevano essere contati sulle dita di una mano, ma fuori dal campo se lo si faceva arrabbiare l’unica lingua che conosceva era quella dei pugni. Alcuni avrebbero potuto trovarlo strano, ma Tetsuya immaginava fosse perché anche Dazai come lui amava il basket, e non gli piaceva quindi giocare scorretto. Sebbene le sue grandi doti, comunque, dall’anno successivo al trionfo dei campionati regionali della sua squadra, non riuscì mai a ripetersi per un solo motivo, una squadra mersa quasi dal nulla, la Shinkyo Academy guidata alla vittoria da un eccezionale playmaker chiamato Sakurai Tetsuya.
    Tetsu era senza parole, ritrovarsi Dazai davanti all’Hakoniwa era l’ultima cosa che avrebbe potuto immaginare, soprattutto nel giorno del compleanno di Misato. Quel giorno gli aveva riservato proprio uno strano scherzo del destino!
    «Quando mi hanno detto che ti saresti trasferito non riuscivo a crederci, affrontare la Shinkyo senza di te non sarebbe stata la stessa cosa» disse il ragazzo facendo qualche passo in avanti, fino a superare Tetsu, dandogli le spalle. Quest’ultimo non si voltò, continuando a fissare il pallone che ancora stringeva tra le mani con uno sguardo perso nei ricordi delle numerose partite che avevano disputato l’uno contro l’altro, così come le sfide fuori dalle competizioni ufficiali che Dazai gli aveva lanciato. Tetsu doveva essere sincero con se stesso, era arrivato fin lì sfoggiando un’abilità sovrannaturale che lo aiutava non poco in una partita di basket, e alcuni avrebbero potuto affermare che era stato piuttosto sleale, ma lo stesso Tetsu per buona parte della sua “carriera” non sapeva di possedere un’anormalità; c’era però da dire anche un’altra cosa, la motivazione dietro l’ammirazione e il rispetto che provava per Dazai come giocatore. Lo aveva detto lo stesso Sakurai a Enma e Fuuta, esisteva un 2% di possibilità che la sua capacità non gli permettesse di prevedere le azioni altrui, e Dazai Eichi incarnava quel punto debole alla perfezione: In anni di sfide e partite, mai una sola volta Tetsu era riuscito a prevederlo utilizzando la sua anormalità. Era il suo rivale naturale, agli occhi degli altri una persona normale con un grande talento, ma non secondo Tetsu, che per sconfiggerlo aveva più volte dovuto rinunciare alla sua abilità, sebbene questo non lo avesse mai detto a Dazai.
    «La tua abilità è sempre stata una spina nel fianco, anche se non posso biasimarti, visto che io stesso ti chiesi di utilizzarla contro di me.»
    Era un avvenimento di diversi anni prima, dopo la loro prima partita da avversari, e durante una sfida uno contro uno lanciata dallo stesso Dazai Eichi. Vedendo l’amore per il basket del ragazzo, Tetsu non aveva usato durante la partita la sua anormalità, ma Dazai aveva capito che mancava qualcosa rispetto agli altri incontri della Shinkyo e così, dopo la sconfitta subita dalla sua squadra in finale, costrinse Tetsu a dirgli tutta la verità.
    «Mi sono ripromesso che un giorno l’avrei sconfitta, ma so di essere ancora debole per riuscirci. Comunque mi sono traferito in questa scuola solo per avere l’occasione di riprovarci.»
    «A tanto ti sei spinto pur di superarmi, eh? Non credevo di contare così tanto per te.» Finalmente Tetsu si voltò, nel medesimo istante in cui lo fece anche Dazai, e i loro occhi si incrociarono. Lo sguardo del suo più grande rivale non era cambiato di una virgola, e la cosa lo rese per qualche strana ragione felice.
    «Sei il mio rivale, è ovvio che per me conti così tanto. Comunque, visto che ora non possiamo risolvere la faccenda sul campo da basket, che ne diresti delle vecchie maniere?» A quelle parole la mano di destra di Dazai si sollevò stretta a pugno, imitato subito dopo da Tetsu.
    «Direi che non ci sono problemi, ma non aspettarti sconti.»
    Qualche istante dopo i due pugni partirono contemporaneamente.

    «Ah, non ci credo! Non solo possiedi un abilità fenomenale ma hai anche una fortuna sfacciata!» si lamentò Dazai cingendo le mani dietro la testa, mentre i due ragazzi, rivali sul campo ma amici fuori, passeggiavano lungo la pista d’atletica. «Vada per la morra cinese, dove potresti aver intuito le mie intenzioni con la tua anormalità, ma non puoi aver vinto tre lanci di moneta su tre!»
    Tetsu rise a quelle parole, facendo di tanto in tanto qualche palleggio con la mano che non reggeva la borsa dei libri. «Cose che capitano, Dazai» commentò divertito, mentre vagava tra i ricordi del passato. Non era la prima volta che, dopo una partita, Tetsu e Dazai se ne andavano in giro come quel giorno, e a vederli ridere e scherzare nessuno avrebbe potuto intuire che erano rivali sul campo da basket; avrebbero anzi potuto dare l’impressione di due migliori amici.
    «Dunque tocca a me pagare da bere, oggi» disse Dazai guardando il portafoglio.
    «Da bere, eh? So bene consa intendi con “bere”, e ti ricordo che siamo ancora minorenni. Dubito qui troverai qualcuno disposto a venderti anche una sola bottiglia di birra.»
    «Beh, tentar non nuoce, no?»
    Mezz’ora dopo, i due ragazzi si ritrovarono seduti su una panchina, con Tetsu che beveva una semplice aranciata mentre un avvilito Dazai doveva sorbirsi il proverbiale “te l’avevo detto”, guardando la sua bevanda gassata quasi in lacrime. Quando sembrò essersi ripreso, lo sguardo tornò a essere serio mentre si rivolgeva all’amico. «Ehi Sakurai» disse come per attirare la sua attenzione.
    Tetsu si voltò guardandolo con fare interrogativo. «Come mai questo tono serio, ora?» chiese, guardando il braccio di Dazai che teneva la lattina sollevarsi.
    «Oggi ci siamo rincontrati, è quello che ho sempre desiderato da quando ti sei trasferito, ma non per questo si può dire che sia una giornata importante, vero? Non è il compleanno di quella tua amica di cui mi parlasti?»
    Tetsu annuì. Lui e Misato erano coetanei, ma lei era più piccola di qualche mese, e se fosse stata ancora viva avrebbe compiuto 17 anni.
    «Allora un brindisi è d’obbligo. A Misato.»
    «A Misato» ripeté Tetsu facendo impattare la sua latina contro quella di Dazai. E rimasero così, senza dire nient’altro, guardando davanti e pensando a quello che sarebbe potuto essere il loro futuro in quella scuola. Una rivalità nata dall’amicizia, o un’amicizia nata dalla rivalità, questo Tetsu non avrebbe saputo dirlo, ma era felice di aver rivisto Dazai. Era stato proprio uno strano scherzo del destino.

    Legenda: Narrato - «Parlato» - "Pensato"

    «La vita è come il basket... Il risultato può cambiare in una manciata di secondi»


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    Edited by Vanclau - 13/8/2017, 22:49
     
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    Non so nemmeno dove sono ora, figuriamoci se posso ricordare da dove provengo

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    Ed eccoci, dopo mille peripezie ed una serie di eventi che non sto ad elencare per non invadere il topic con una enumerazione sconfinata di casualità et similia, pronti per la valutazione.
    Mi terrò breve, il tempo che ho impiegato è già fin troppo lungo per poterci dilungare con le parole aumentando l'attesa per un numero che fa fare follie (tipicamente ma non da queste parti, siamo cultori della scrittura più che delle attribuzioni patrimoniali... wait!).
    Il mio giudizio complessivo: estremamente positivo per tutto, per l'esposizione, la scrittura, il linguaggio utilizzato, il carico emotivo che traspare dalle parole.
    EXP: 15
    È sicuro che tornerò a leggerla più volte in futuro.
     
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1 replies since 13/8/2017, 16:31   74 views
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