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Legenda:
pensato. -
.CITAZIONEGli allenamenti si erano intensificati sempre di più, ormai quei lunghi incontri in cui si affrontavano senza esclusioni di colpi facevano parte della routine giornaliera di entrambi. E quel giorno avevano deciso di proseguire negli allenamenti comunque. Da quando avevano affrontato l'Eater, entrambi erano migliorati. Galatea ora non era solamente più un demone incontrollabile, o un angelo che poteva scacciare l'oscurità, buona fino alla fine. Non era più nemmeno la stessa ragazza che anni fa cercava una sua identità, scacciando le ombre che offuscavano il suo passato e provando a migliorare per controllare quella strana forza che possedeva. No. Non era più nessuna di quelle tre identità distinte e separate, ora era tutte e tre allo stesso momento. Era un angelo, un demone, ed era se stessa. Completamente. E anche il suo aspetto era cambiato.
Mentre pensava a tutto questo si stava dirigendo verso la Babele Fantasma. Quel luogo abbandonato era ormai diventato la loro base,
il centro in cui si ritrovavano per svolgere il loro allenamento quotidiano. Si trovava parecchio a suo agio all'interno di quel vecchio dormitorio isolato e quasi spettrale. Galatea aveva sempre amato la calma, la quiete e la solitudine. Ma forse aveva imparato anche a condividere con qualcun altro questi suoi stati d'animo.
Come al solito era arrivata in anticipo, preferiva sempre arrivare un po' di tempo prima rispetto agli altri, o in questo caso rispetto a Enma. Nella stessa stanza in cui si incontravano, ormai segnata dai vari colpi subiti. Appoggiò lo zaino in un angolo, avvicinandosi alla finestra. Scrutò l'orizzonte, per passare poi al cortile in fondo all'edificio. Vide Enma arrivare, poco dopo. Attese quei minuti, ne avvertì la presenza una volta entrato dalla porta.
"Stai iniziando ad essere più puntuale del solito, non sei migliorato solo fisicamente a quanto pare" disse mentre si voltava verso di lui. Era particolarmente orgogliosa, i risultati dell'allenamento iniziavano a vedersi. Soprattutto dal punto di vista fisico. Raramente aveva trovato qualcuno in grado di sostenere scontri così prolungati con lei. "Devo concedertelo, hai una grande forza di volontà... E direi anche una buona resistenza!" Continuò, sempre fissandolo negli occhi. Intanto aveva già preso posizione.
"Bene, iniziamo!"
Si scagliò subito contro Enma, con un attacco diretto. L'allenamento era iniziato, duro come al solito. I minuti passavano e i due continuavano a colpirsi a vicenda, evitando e attaccando in rapidissima successione. I suoni della battaglia si sentivano, risuonavano in tutta la Babele Fantasma e in tutto il cortile. Dopo l'ultimo colpo Galatea decise di saltare indietro, dando ora le spalle alla porta.
Si fermò per un momento, e non certo per concedere un po' di riposo al suo apprendista.
"Sai, non sei l'unico a essere migliorato durante i nostri incontri! Se ben ti ricordi avevo raggiunto una certa trasformazione, anzi due, quando abbiamo affrontato quell'Eater" iniziò a spiegare, mentre il colore dei suoi occhi cambiava facendosi ancora più scuro:
"quelle due forme ora sono migliorate assieme a me e, devo dirlo, assieme a te! E credo sia giunto il momento di mostrartelo". La pressione all'interno della stanza si fece molto più forte di prima, come se un vortice d'aria attorno a Galatea avesse iniziato ad attrarre tutto ciò che si trovava in quel piccolo spazio in cui avevano combattuto fino a quel momento. Il corpo della giovane si ricoprì rapidamente di una specie di oscurità, con un colore a metà strada fra il nero e il violaceo. Pochissimi istanti dopo, in quelle ombre si aprirono tutta una serie di crepe luminose. Una fortissima onda d'urto si sprigionò dopo, quando Galatea spalancò violentemente le due ali d'angelo, luminose. Sotto, un demone che impugnava due spade. L'energia sprigionata da quell'angelo demoniaco sollevò un forte vento, che ridusse in mille pezzi tutti i vetri alle spalle e devastò la stanza. Non si era resa assolutamente conto di aver sprigionato tutta la sua potenza in quel momento, investendo Enma con tutta la sua energia. Fortunatamente era solo vento che al massimo lo avrebbe sbalzato via.. -
.Enma
Seguii la stradina che serpeggiava tra le radici degli alberi contorti, forse proprio dall'aura della babele che si diceva essere infestata, fino ad arrivare alla stamberga increpata che un tempo aveva ospitato gli schiamazzi notturni di studenti un po' troppo agitati. Ormai quella via nascosta dalle foglie e proibita mi era familiare, la percorrevo da troppo tempo per perdermici, anche se chi non la conosceva poteva davvero rischiare di smarrire la via del ritorno, e sicuramente era difficile che uno studente per quanto imbranato vi capitasse inavvertitamente.
Per questo l'avevamo eletta al luogo ospite dei nostri allenamenti clandestini, perchè nessuno doveva sapere che due studenti del famigerato istituto Hakoniwa in realtà possedevano abilità fuori dal comune e si preparavano a sconfiggere entità altrettanto anormali.
Saltata l'ultima radice che protrudeva dal terreno, troppo grossa e lunga per essere aggirata, mi avvicinai all'entrata dell'edificio e subito sentii lo sguardo imperioso della mia insegnante dalla finestra dei piani superiori. Non c'era bisogno per me di vederla: sapevo che era lì, non tanto perchè l'ora dell'appuntamento era quella, ma perchè uno sguardo così potente lo senti anche senza incrociarlo, e la severità che gravava sulle mie spalle in quel momento avrebbe fatto tremare chiunque, ma dopo mesi di allenamento con lei avevo imparato ad avere i nervi d'acciaio e a resistere almeno al suo sguardo di giudizio.
Le sessioni mi mettevano comunque in agitazione, era una cosa a cui tenevo tantissimo: dovevo diventare più forte e superare la mia natura di negativo per riuscire a proteggere chi mi è caro dalla nuova realtà in cui ero stato catapultato a forza, per cui il cuore palpitava nel mio petto mentre salivo le gradinate, e come un fascio di nervi aprii la porta ed entrai nella stanza.
Subito venni accolto con un apprezzamento che mi lasciò interdetto, non accadeva molto spesso che venissi ripreso in modo positivo così apertamente da colei che ora consideravo come mia maestra, e la cosa mi fece molto piacere tanto che per un istante abbassai lo sguardo.
Ciò che lasciò ancora più stupito fu la luce che le brillava in fondo agli occhi mentre mi fissava: forse prima non ci avevo mai fatto caso, o forse era davvero la prima volta che succedeva, ma mi parve di percepire una certa fierezza in quel bagliore così luminoso, sembrava fiduciosa nei miei confronti, anche se conoscendola probabilmente non lo avrebbe mai ammesso pubblicamente.
Galatea si complimentò ancora con me, questa volta per qualcosa di più inerente al combattimento, e a proposito decise di cominciare senza fare preamboli. I colpi si susseguivano l'uno all'altro, la rapidità con cui lei si scagliava contro di me era fuori da una qualsiasi paragone comune e misurazione umana, e più i minuti passavano, fra un rimbombo e una parete vibrante sotto i nostri affondi, più mi fu chiaro che solo lei avrebbe potuto darmi quello che cercavo, solo da lei avrei potuto imparare a combattere per difendere chi amo da quelle immonde creature che erano gli Eater. Pensare a questo mi dava la forza di colpire ancora, anche quando le mie gambe stavano per cedere sotto il peso della fatica o inciampavo sui lacci delle mie stesse scarpe per qualche colpo di sfortuna, mi sarei sempre rialzato.
A rompere quell'armoniosa catena di attacchi e la densa atmosfera di concentrazione che avvolge due combattenti mentre studiano il nemico per comprendere la sua prossima mossa e preparare un contrattacco ci pensò proprio una frase pronunciata da lei:
Sai, non sei l'unico a essere migliorato durante i nostri incontri! Se ben ti ricordi avevo raggiunto una certa trasformazione, anzi due, quando abbiamo affrontato quell'Eater. Quelle due forme ora sono migliorate assieme a me e, devo dirlo, assieme a te! E credo sia giunto il momento di mostrartelo
Non feci nemmeno in tempo - anzi, non mi diede nemmeno il tempo di pensare a cosa sarebbe potuto venire dopo quella frase che subito un vorticare di energia nella stanza mi costrinse ad ancorarmi a terra piegando le gambe, mentre il suo corpo cominciava ad emettere una luce violacea così brillante che dovetti coprirmi il volto con entrambe le braccia per non rimanerne accecato. Non ero nemmeno sicuro che si potesse parlare di "luce", era più come se il suo corpo si stesse tingendo piano piano di nero assumendo qualche sfumatura viola, come se la più tetra e affascinante oscurità la stesse avvolgendo proprio davanti a me, e guardare quei colori distorti e fuori dal mondo infastidiva i miei occhi.
La vera "luce" venne dopo, dalle crepe che percorrevano il suo corpo e che pochi istanti dopo esplosero in un'onda di energia, vento e luce di quelle stesse sfumature ultraterrene, e il suo corpo assunse la forma preternaturale di un angelo decaduto armato di lame.
E così sarebbe questo il nuovo potere che hai ottenuto? Mi piace! - commentai, incerto se lei l'avrebbe sentito o meno.
Che quell'affermazione la raggiungesse o meno era irrilevante, poichè non avrebbe comunque potuto rispondermi: l'onda sprigionata da tale trasformazione, che forse rappresentava la vera forma della mia maestra, bastò a scaraventarmi contro il muro, solo che dietro di me non avevo un vero muro ma la finestra.
Così, con le braccia davanti al volto per coprirmi dall'onda e dai cocci, sfondai completamente il vetro impolverato e caddi al suolo di schiena, solo che ancora una volta sotto di me non vi era il suolo, ma una ragazza che era capitata lì per caso.
La notai mentre ancora stavo cadendo, così feci appena in tempo a roteare in aria per girarmi verso la sua direzione e spalancare le braccia, in modo da stringerla per proteggerla dalla mia caduta e soprattutto dai frammenti di vetro che avrebbero potuto ferirla gravemente.
Dannazione, non doveva passarci nessuno da queste parti! Eh tu, ragazza, stai bene? Niente di rotto?
Pregai per la sua incolumità, in fondo le era comunque appena piombato addosso un ragazzo dal secondo piano, speravo solo di non avere portato con me alcun coccio che avrebbe potuto ferirla. Ma con orrore mi accorsi presto che, come da mio solito, un altro clichè si era appena concretizzato: nel rialzarmi dalla caduta le mie mani erano affondate completamente nel suo petto, che per quanto potesse non essere prosperoso come altri visti - e tastati - in precedenza era comunque il petto inviolabile di una ragazzina.
Ora era la mia incolumità quella a cui dovevo pensare: sarei stato schiaffeggiato da quell'estranea e pestato da Galatea per quel gesto, e l'unica parola che riuscii a pronunciare in quell'occasione fu un sommesso "Scusa!".Legenda:
Narrato, Parlato, Pensato, Parlato altrui, Parlato FuutaStatus Mentale: Sano
Equipaggiamento: //6 :Action Point
Sano :Status Fisico
Edited by Darkdesire.em - 26/7/2018, 20:48. -
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Legenda:
Parlato di Mei
Parlato altrui. -
.CITAZIONECome al solito aveva esagerato. I suoi poteri si erano attivati con una potenza tale da scagliare via Enma e devastare una delle finestre. Pareva proprio che non fosse ancora in grado di conrollarli pienamente, soprattutto quando si trattava della loro attivazione: quelle due forze aliene nel suo corpo si manifestavano con una scarica di energia tale da essere praticamente impossibili da contenere. Una volta riguadagnato il controllo sul suo corpo, si affacció alla finestra alla ricerca del suo compagno di allenamento. Dov'era finito? Lo vide qualche metro piú in lá rispetto alla torre ma.... Non era solo? C'era un'altra persona alla Babele Fantasma? Questo non era di certo un buon segno... In genere andavano lí proprio per la riservatezza che quel luogo poteva offrire: coinvolgere dei civili nei loro allenamenti era una cosa da evitare assolutamente. E se si fosse ferito qualcuno?
Senza disattivare i suoi poteri, Galatea attraversó la finestra rotta, spalancando le ali d'angelo per atterrare vicino ai due - al momento dell'atterraggio, le sue ali sollevarono una leggera brezza che avvolse sia Enma che la nuova ragazza (probabilmente una studentessa). Da lontano non aveva visto esattamente cos'era accaduto, ma una volta giunta a terra inizió a parlare: "mi spiace molto Temo sia stata colpa mia, i miei poteri sono ancora piuttosto difficili da controllare! Spero che tu non ti sia fatta male!" Le disse (senza accorgersi di non aver disattivato Equilibrium: aveva conservato l'aspetto di angelo demoniaco), mentre rivolgeva uno sguardo anche ad Enma. Improvvisamente e per qualche breve istante l'aria si fece incredibilmente pesante: come se una gigantesca e fitta aura fatta di puro miasma oscuro si fosse posata sulla Babele Fantasma. I movimenti di mani di Enma non erano sfuggiti a Galatea: lo sguardo di lei lasciava intendere infinite torture e dolori atroci. Non erano necessarie parole, l'aria era diventata irrespirabile e opprimente.
Il corpo di Galatea ritornó alla normalitá subito dopo: intorno a lei comparvero una serie di piume candide come la neve, che svolazzarono nell'aria per poi sparire una volta toccato il suolo.
"Se stai cercando l'edificio principale credo tu sia nella zona sbagliata! Questa zona é abbandonata da anni, ed effettivamente puó risultare un po' inquietante - se ti puó essere d'aiuto possiamo farti visitare il liceo noi, per sdebitarci per questo inconveniente" Si rivolse poi verso Enma, "l'allenamento é finito per oggi, riprenderemo un'altra volta, magari domani".
Prima di continuare, aggiunse ancora un dettaglio che si era dimenticata di illustrare alla nuova arrivata: "il mio nome é Galatea, e sono una studentessa del Liceo Hakoniwa, piacere di conoscerti!" e, mentre si presentava, allungó la mano verso la giovane studentessa. Il suo sguardo, peró, manteneva tutta la severitá che l'aveva sempre contraddistinta.. -
.Enma
Defenestrato e precipitato su una ragazzina del liceo, non era esattamente come mi aspettavo un allenamento con Galatea, per lo meno non per l'ultima parte - capitava spesso, anzi, che venissi catapultato da qualche parte, e data la forza della mia compagna di allenamenti non è una cosa che augurerei a nessuno.
La ragazza che mi fece da cuscino era un misto di imbarazzo e stupore, parlava a raffica e a malapena potevo distinguere le sue parole, ma da quel poco che riuscii a capire sembrava sconcertata dalla mia caduta.
Ah, quella? No, tranquilla, è una cosa normale, mi succede spesso. Più o meno ogni venerdì, soprattutto alcuni... - dissi abbassando sconfortato lo sguardo. Sfruttai l'occasione per darle un'occhiata: sembrava piuttosto carina, magra e non troppo alta, il colore dei suoi capelli mi ricordava il mio, ma sicuramente i suoi erano naturali. Non che i miei siano artificiali, ma quando è la tua anormalità a renderli così bianchi non puoi nemmeno considerarli del tutto "normali".
In ogni caso sembrava una ragazza mingherlina e all'apparenza gracile, non aveva quasi petto - effettivamente me ne accorsi anche poco fa -, insomma tutto il contrario di Gal-
Mi spiace molto Temo sia stata colpa mia, i miei poteri sono ancora piuttosto difficili da controllare! Spero che tu non ti sia fatta male!
Non mi sfuggì l'occhiata con cui mi linciò, sapevo anche il motivo e la densità dell'aria che ora era più simile a sciroppo di caramella non aiutava a regolarizzare il battito e a calmarmi, anzi. In ogni caso notai qualcosa che riuscì a distogliermi da quella sensazione di soffocamento - sapevo che poi io e lei avremmo fatto i conti su questa storia, ma è stato solo un incidente!
U-uhm... shishou... - cercavo di attirare la sua attenzione indicandomi dietro le spalle, facendole capire che aveva ancora le ali e tutto l'aspetto di un angelo decaduto. Una persona normale non vede certe cose tutti i giorni, in più lei si era messa immediatamente a parlare di poteri. A quel punto non ero più sicuro di cosa fare, quindi inventai.
Hai dimenticato le ali attaccate, sai, non vorrei che tutto il nostro lavoro andasse rovinato perchè ti metti a saltare dai balconi. C'è voluto tanto tempo per attaccare quelle piume al cartone, se fai movimenti troppo bruschi potrebbero staccarsi o peggio, il cartone si spezza...
- Koumori Enma: providing quality excuses since 2015 ©
Dalla tensione che mostravo in volto avrebbe sicuramente capito cosa intendevo dire, e speravo che avrebbe agito di conseguenza. Intanto, per non dare alla sconosciuta il tempo di realizzare che cosa stava succedendo, le feci un lieve inchino introducendomi.
Comunque io sono Enma, è un piacere fare la tua conoscenza. Lei è la mia ins- ehm, no, sì, è giusto, la mia insegnante di teatro. - sorrisi imbarazzato, ma cercai di distrarla dalla mia preoccupazione tornando a parlare. Galatea, questa ragazza stava cercando l'edificio principale. Evidentemente deve essersi allontanata troppo dal sentiero ed è finita qui. Dici che possiamo accompagnarla?Legenda:
Narrato, Parlato, Pensato, Parlato altrui, Parlato FuutaStatus Mentale: Sano
Equipaggiamento: //6 :Action Point
Sano :Status Fisico. -
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Legenda:
Pensato
Parlato di Mei
Parlato altrui. -
.CITAZIONE"Molto piacere di conoscerti Mei, e benvenuta nella nostra scuola - anche se forse questo non è il miglior edificio da cui cominciare le visite il primo giorno di scuola" disse Galatea, mentre lanciava uno sguardo alla Babele Fantasma. "Normalmente è chiusa agli studenti, ma siamo qui perché il nostro spettacolo teatrale ha a che fare con un'ambientazione horror e gotica, quindi avevamo bisogno di un'area che richiamasse almeno in parte un edificio infestato.... E' uno spettacolo davvero interessante, se dovessimo davvero riuscire a portarlo a termine sarai la prima a ricevere l'invito" concluse con un sorriso. Indicò poi la strada, indicando il percorso da seguire: "prego, da questa parte". Voltandosi, i suoi lunghi capelli neri ondeggiarono.
Mentre stavano camminando, ritenne opportuno cercare di conversare un po' con la nuova arrivata. Per questo motivo iniziò a fare qualche domanda, tipo "come mai hai scelto il liceo Hakoniwa?" e "hai già qualche su quale club potrebbe essere di tuo interesse? Ho visto che la lista di attività disponibili è aumentata parecchio rispetto ai primi anni". Non poté fare a meno di pensare che tutte quelle domande fossero un po'..... Meccaniche. O meglio, che il modo in cui le poneva non sembrasse esattamente naturale. "Devo iniziare a lavorare sui rapporti interpersonali" pensò poi, mentre ascoltava le risposte. Che non fosse molto brava a stringere amicizie era ormai più che noto. Quando si trovava in compagnia di persone che conosceva da molto tempo era parecchio più sciolta: tuttavia, le sue difficoltà diventavano evidenti nel momento in cui si trovava a tu per tu con qualcuno di nuovo.
Per questo motivo, sperando che la camminata durasse meno del previsto, rivolse un paio di sguardi ad Enma, invitandolo a unirsi alla conversazione.
Inoltre, era curiosa di sapere come mai quella ragazza avesse scelto proprio l'Hakoniwa: che avesse anche lei qualcosa di speciale? Estrasse il telefono per controllare se ci fossero nuovi messaggi: Satomi le aveva scritto. Ripose il dispositivo nella tasca e si rimise a conversare. Nel frattempo avrebbero raggiunto l'edificio principale della scuola..