Un inizio a testa in giù

Multipla - Chiusa [Lolya13, AlexMatteh, Darkdesire.em]

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  1. Darkdesire.em
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    Why so british?

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    Seguii la stradina che serpeggiava tra le radici degli alberi contorti, forse proprio dall'aura della babele che si diceva essere infestata, fino ad arrivare alla stamberga increpata che un tempo aveva ospitato gli schiamazzi notturni di studenti un po' troppo agitati. Ormai quella via nascosta dalle foglie e proibita mi era familiare, la percorrevo da troppo tempo per perdermici, anche se chi non la conosceva poteva davvero rischiare di smarrire la via del ritorno, e sicuramente era difficile che uno studente per quanto imbranato vi capitasse inavvertitamente.
    Per questo l'avevamo eletta al luogo ospite dei nostri allenamenti clandestini, perchè nessuno doveva sapere che due studenti del famigerato istituto Hakoniwa in realtà possedevano abilità fuori dal comune e si preparavano a sconfiggere entità altrettanto anormali.
    Saltata l'ultima radice che protrudeva dal terreno, troppo grossa e lunga per essere aggirata, mi avvicinai all'entrata dell'edificio e subito sentii lo sguardo imperioso della mia insegnante dalla finestra dei piani superiori. Non c'era bisogno per me di vederla: sapevo che era lì, non tanto perchè l'ora dell'appuntamento era quella, ma perchè uno sguardo così potente lo senti anche senza incrociarlo, e la severità che gravava sulle mie spalle in quel momento avrebbe fatto tremare chiunque, ma dopo mesi di allenamento con lei avevo imparato ad avere i nervi d'acciaio e a resistere almeno al suo sguardo di giudizio.
    Le sessioni mi mettevano comunque in agitazione, era una cosa a cui tenevo tantissimo: dovevo diventare più forte e superare la mia natura di negativo per riuscire a proteggere chi mi è caro dalla nuova realtà in cui ero stato catapultato a forza, per cui il cuore palpitava nel mio petto mentre salivo le gradinate, e come un fascio di nervi aprii la porta ed entrai nella stanza.
    Subito venni accolto con un apprezzamento che mi lasciò interdetto, non accadeva molto spesso che venissi ripreso in modo positivo così apertamente da colei che ora consideravo come mia maestra, e la cosa mi fece molto piacere tanto che per un istante abbassai lo sguardo.
    Ciò che lasciò ancora più stupito fu la luce che le brillava in fondo agli occhi mentre mi fissava: forse prima non ci avevo mai fatto caso, o forse era davvero la prima volta che succedeva, ma mi parve di percepire una certa fierezza in quel bagliore così luminoso, sembrava fiduciosa nei miei confronti, anche se conoscendola probabilmente non lo avrebbe mai ammesso pubblicamente.
    Galatea si complimentò ancora con me, questa volta per qualcosa di più inerente al combattimento, e a proposito decise di cominciare senza fare preamboli. I colpi si susseguivano l'uno all'altro, la rapidità con cui lei si scagliava contro di me era fuori da una qualsiasi paragone comune e misurazione umana, e più i minuti passavano, fra un rimbombo e una parete vibrante sotto i nostri affondi, più mi fu chiaro che solo lei avrebbe potuto darmi quello che cercavo, solo da lei avrei potuto imparare a combattere per difendere chi amo da quelle immonde creature che erano gli Eater. Pensare a questo mi dava la forza di colpire ancora, anche quando le mie gambe stavano per cedere sotto il peso della fatica o inciampavo sui lacci delle mie stesse scarpe per qualche colpo di sfortuna, mi sarei sempre rialzato.
    A rompere quell'armoniosa catena di attacchi e la densa atmosfera di concentrazione che avvolge due combattenti mentre studiano il nemico per comprendere la sua prossima mossa e preparare un contrattacco ci pensò proprio una frase pronunciata da lei:
    Sai, non sei l'unico a essere migliorato durante i nostri incontri! Se ben ti ricordi avevo raggiunto una certa trasformazione, anzi due, quando abbiamo affrontato quell'Eater. Quelle due forme ora sono migliorate assieme a me e, devo dirlo, assieme a te! E credo sia giunto il momento di mostrartelo
    Non feci nemmeno in tempo - anzi, non mi diede nemmeno il tempo di pensare a cosa sarebbe potuto venire dopo quella frase che subito un vorticare di energia nella stanza mi costrinse ad ancorarmi a terra piegando le gambe, mentre il suo corpo cominciava ad emettere una luce violacea così brillante che dovetti coprirmi il volto con entrambe le braccia per non rimanerne accecato. Non ero nemmeno sicuro che si potesse parlare di "luce", era più come se il suo corpo si stesse tingendo piano piano di nero assumendo qualche sfumatura viola, come se la più tetra e affascinante oscurità la stesse avvolgendo proprio davanti a me, e guardare quei colori distorti e fuori dal mondo infastidiva i miei occhi.
    La vera "luce" venne dopo, dalle crepe che percorrevano il suo corpo e che pochi istanti dopo esplosero in un'onda di energia, vento e luce di quelle stesse sfumature ultraterrene, e il suo corpo assunse la forma preternaturale di un angelo decaduto armato di lame.
    E così sarebbe questo il nuovo potere che hai ottenuto? Mi piace! - commentai, incerto se lei l'avrebbe sentito o meno.
    Che quell'affermazione la raggiungesse o meno era irrilevante, poichè non avrebbe comunque potuto rispondermi: l'onda sprigionata da tale trasformazione, che forse rappresentava la vera forma della mia maestra, bastò a scaraventarmi contro il muro, solo che dietro di me non avevo un vero muro ma la finestra.
    Così, con le braccia davanti al volto per coprirmi dall'onda e dai cocci, sfondai completamente il vetro impolverato e caddi al suolo di schiena, solo che ancora una volta sotto di me non vi era il suolo, ma una ragazza che era capitata lì per caso.
    La notai mentre ancora stavo cadendo, così feci appena in tempo a roteare in aria per girarmi verso la sua direzione e spalancare le braccia, in modo da stringerla per proteggerla dalla mia caduta e soprattutto dai frammenti di vetro che avrebbero potuto ferirla gravemente.
    Dannazione, non doveva passarci nessuno da queste parti! Eh tu, ragazza, stai bene? Niente di rotto?
    Pregai per la sua incolumità, in fondo le era comunque appena piombato addosso un ragazzo dal secondo piano, speravo solo di non avere portato con me alcun coccio che avrebbe potuto ferirla. Ma con orrore mi accorsi presto che, come da mio solito, un altro clichè si era appena concretizzato: nel rialzarmi dalla caduta le mie mani erano affondate completamente nel suo petto, che per quanto potesse non essere prosperoso come altri visti - e tastati - in precedenza era comunque il petto inviolabile di una ragazzina.
    Ora era la mia incolumità quella a cui dovevo pensare: sarei stato schiaffeggiato da quell'estranea e pestato da Galatea per quel gesto, e l'unica parola che riuscii a pronunciare in quell'occasione fu un sommesso "Scusa!".


    Legenda:
    Narrato, Parlato, Pensato, Parlato altrui, Parlato Fuuta

    Status Mentale: Sano
    Equipaggiamento: //
    6 :Action Point
    Sano :Status Fisico


    Edited by Darkdesire.em - 26/7/2018, 20:48
     
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7 replies since 28/1/2018, 18:39   154 views
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