Falling Blue

Multipla chiusa

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Master
    Posts
    1,267
    Anormalità
    +10

    Status

    Haiiro Kugatsu
    Scheda personaggio

    Da quando aveva cominciato a far judo, Haiiro non aveva mai saltato una lezione. Non importava se gli dolevano i muscoli, se era stanco oppure se pensava di essere incapace di progredire. Del resto era sempre stanco, come condizione di default, e di partenza non aveva aspettative su di sé, quindi nessuna di queste cose lo aveva mai preoccupato. Haiiro Kugatsu, che non si era mai interessato allo sport né mai aveva pensato di provarne uno, si era sempre recato alle lezioni di judo, con assiduità inconsueta anche per i normali membri. Questo, fino a quel giorno. Per la prima volta da che si era presentato di fronte alla regina dei falli, Nekomi Nabeshima, Haiiro non si era recato al club di judo.
    Non si trattava di un’assenza forzata o per causa di forza maggiore, come una qualche battaglia furiosa o simili. Né si trattava di un’esigenza legata alla sua quotidianità, come svolgere un compito di recupero per scuola. No. Haiiro era completamente libero e, invece di essere al club di judo, osservava le nuvole sopra di lui e si beava del venticello che soffiava, lì, sul tetto di un edificio scolastico, uno di quelli che nel pomeriggio non vengono adoperati. Non aveva usato le scale per salirci. Aveva invece preso la rincorsa da fuori, correndo sul muro dello stabile, fino a raggiungere il primo piano. Da lì era saltato ad afferrare i cornicioni delle finestre e, tenendosi aggrappato a quello spazio di pochi centimetri con le sole dita, aveva cominciato a scalare l’edificio, con movimenti non troppo dissimili da quelli di Prince of Persia. Infine aveva raggiunto il tetto. Solo allora aveva aperto gli occhi.

    Fighting Sleep. Era quella l’anormalità, la sua anormalità, che gli aveva consentito di compiere tutto ciò. Ed era anche il motivo per cui non si era presentato alla lezione di judo. Quel potere infatti gli permetteva di accrescere le sue capacità fisiche, ma anche di ottenere un equilibrio e una padronanza completa del proprio corpo. L’unico neo era che doveva entrare nel dormiveglia, serrando gli occhi, ma aveva scoperto come fosse meno problematico di quanto pensasse. Nel dormiveglia riusciva a elaborare, sulla base della memoria di quanto visto prima di chiudere gli occhi e delle percezioni extravisive, una mappa mentale dei dintorni. Riusciva perfino ad avvertire i paraggi in modo più chiaro che da sveglio. Per finire in quello stato poteva eseguire i movimenti del judo, che si era sforzato di imparare spendendo tempo e sudore, in modo molto più fluido ed efficace.
    “Ora che ha ottenuto una simile anormalità fisica non sente più bisogno di esercitarsi nel judo, quindi ha saltato la lezione” una simile deduzione, perfettamente logica, è anche perfettamente errata. Il motivo per cui non si era recato al club era l’opposto. La prima volta che Haiiro era entrato aveva chiesto di poter allenarsi per sconfiggere, lui che era debole, colore che erano forti. Quella era stata la sua motivazione, la sua ragione per apprendere il judo. Era anche la sua giustificazione per ricorrere a trucchi e stratagemmi, armi a disposizione dei deboli contro i forti. Ma ora non poteva più giustificarsi. Perché quell’anormalità lo rendeva, per la prima volta nella sua vita, “forte”. Non si era mai considerato tale, non per il possesso del Dream Teller, non per l’acquisizione dello Shadow Yourself. In fondo quei poteri non gli davano le caratteristiche che attribuiva ai forti, ai dotati: doti fisiche, intelligenza, talento. Ma per il Fighting Sleep era diverso. Con quello Haiiro sentiva di non appartenere più alla categoria dei deboli. Di non essere degno di rientrarvi. Allo stesso tempo non poteva più prendere parte alle lezioni di judo. E allora, cosa poteva fare…?

    Con passo incerto si avvicinò al cornicione dell’edificio. Si issò sopra di esso, si sistemò sul suo bordo. Sotto di lui solo il vuoto di una lunga caduta, poi l’asfalto. Chiuse gli occhi e, senza sapere neppure lui se fosse in dormiveglia o meno, inclinò in avanti il busto. Lentamente, senza fretta né paura. All’inizio riuscì a mantenersi in equilibrio sul cornicione. Poi l’inclinazione del torso aumentò: i talloni, fino a quel momento ben piantati a terra, si alzarono. A tenerlo ancorato erano solo le punta del piede e gli addominali. Ma prestò sentì come mille insetti che si muovevano su e giù, giù e su, dai piedi ai polpacci, alla coscia e il calore di piombo fuso gettato nel suo ventre. Non resse: i suoi addominali e le sue gambe cedettero e lui cadde nel vuoto.
    Era una botte sulle cascate del Niagara era il funambolo che cadeva senza rete di protezione era l’aquila nella sua picchiata verso la preda. Cielo e terra si rivoltavano intorno a lui e lui non ne provava vertigini. Con un braccio si afferrò a una delle finestre dell’edificio. Ma la forza della caduta era troppa: sentì il dolore attraversare il suo braccio – ossa nervi e muscoli – e lasciò la presa l’attimo prima che il muscolo si strappasse. Riprese a cader chiuso a palla intorno a sé come un riccio come un Sonic come uno di quei pokemon dorati della prima generazione di cui proprio non si ricordava il nome. A circa un terzo dell’altezza dell’edificio diede un calcio alla parete; disperse la forza prima rivolta solo verso il basso in una componente verticale e una orizzontale. Cadde a terra così com’era caduto nell’aria: raggomitolato su se stesso. Rotolò ruzzolò per distribuire su tutto il suo corpo - braccia gambe torso dorso testa fianco - l’impatto col duro terreno. Si fermò proprio a un metro su per giù da una figura umanoide respirante odorante e si alzò e la salutò ed era ammaccato ma nel complesso illeso più o meno.
    «Vuoi fare un giro sulla giostra anche te?»
    Solo in quel momento riaprì gli occhi, uscendo dal dormiveglia e dalle sue stranezze, e fissò la persona di fronte a sé. Non aveva la minima idea di cosa potesse dirle o di come si potesse giustificare, quindi disse la prima cosa che gli passò per la testa.
    «Uhm… bella giornata per cadere giù da un edificio, non trovi?»
     
    Top
    .
  2.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    25
    Anormalità
    +2
    Location
    Sono quasi sicura di abitare a casa mia...

    Status
    Ma che ha questa scuola con la gente che cade dai palazzi?!

    Ero ormai all’Hakoniwa da circa due settimane ma ancora non mi ero del tutto ambientata. Dopo quell’incasinatissimo primo giorno, però, le cose sembravano andare per il meglio, senza incidenti particolarmente gravi e senza figure particolarmente imbarazzanti.
    Essendo molto timida non ero riuscita a farmi molti amici, ma era decisamente sulla lista delle cose da fare, mi serviva solo l’occasione giusta. Nella mia testa i nuovi studenti erano come delle calamite, che attiravano tutti gli altri all’istante e diventavano super popolari nel giro di pochissimo: non che mi interessasse la popolarità – anzi - ma in qualche modo rimasi delusa. Forse quegli anime che avevo visto mi avevano dato l’idea sbagliata.
    Stavo andando ad un cafè non distante dal complesso Hakoniwa, ma visto che ero ancora nuova non avevo avuto il coraggio di chiedere a nessuno di venire con me. Avevo ricevuto un volantino che lo pubblicizzava, dicendo che avrebbero venduto per un periodo limitato dei nuovissimi Pocky al mango: li dovevo provare.
    E così, il mio amore per i Pocky mi spinse ad uscire quel pomeriggio, che sarebbe altrimenti andato sprecato. Il mio spirito d’intraprendenza – che non avevo mai avuto fino a quel giorno, in realtà – mi convinse che uscire non avrebbe fatto male, e che mi sarebbe servito ad ambientarmi meglio e ad imparare le strade della zona. E poi, chissà, avrei potuto incontrare qualche nuovo amico in questa piccola avventura.

    Ecco, quello che accadde proprio mentre pensavo a queste cose non era esattamente quello che mi sarei immaginata.
    Camminavo sovrappensiero, già pregustando i Pocky al mango, quando vidi una cosa proprio davanti a me: un’altra persona che cadeva da un palazzo. Sembrava una pallina da flipper impazzita, che cadeva ad una velocità impressionante da un edificio scolastico. Scattai all’indietro e colta dalla sorpresa urlai.
    Dopo la caduta rotolò, fermandosi proprio davanti a me, si alzò come se niente fosse e borbottò ad occhi chiusi "Vuoi fare un giro sulla giostra anche te?" Sembrava addormentato, come se non sapesse neanche cosa stesse facendo. Subito dopo aprì gli occhi, come se si fosse svegliato all’improvviso, mi guardò e la sua espressione fece subito capire che si era reso conto di cosa era appena successo.
    Uhm… bella giornata per cadere giù da un edificio, non trovi? - mi disse.
    Io ero ancora sconvolta da quello che avevo visto, e non riuscii esattamente a rispondere.
    M-ma… tu… come…? S-sì bella giornata…
    Quando riuscii a elaborare l’accaduto, mi svegliai anch’io.
    Oh cavolo, ma stai bene?!
    In quell’attimo riuscii a guardarlo meglio, in effetti non l’avevo osservato bene in un primo momento. Era un ragazzo magro con i capelli neri, ma ciò che coglieva subito l’attenzione erano le occhiaie: sembrava che non dormisse da anni, però io pensai subito che fosse carino. Aveva anche diversi lividi e ferite un po’ ovunque, cosa che mi preoccupò ulteriormente.
    Sei pieno di ferite! Chissà da quanti metri di altezza sei caduto…ah! Ma stai sanguinando! Dobbiamo fare qualcosa!
    Poi mi rircordai del Deceptive Reverse.
    Oh! Aspetta, fammi provare una cosa...
    Senza aspettare che il ragazzo mi desse il consenso, gli presi il braccio dove si era procurato una ferita. Non era profonda, però era abbastanza lunga e sanguinava leggermente. Durante le prime settimane all’Hakoniwa, mi ero prefissata un secondo obbiettivo, oltre al farmi qualche nuovo amico: volevo imparare a sfruttare meglio il Deceptive Reverse, perché dentro di me sentivo che c’era molto più potenziale di quanto sembrasse. Mi ero esercitata con oggetti rotti, oggetti lanciati lontano e con i miei capelli disordinati, ma ancora non avevo mai provato a richiudere una ferita. La ferita del bell’addormentato non sembrava grave, ma volevo provare a guarirla comunque.
    Mi concentrai sulla ferita e successivamente sulla pelle sana che c’era intorno. In quel momento non mi stavo neanche curando di quanto assurda fosse quella situazione: un ragazzo cade da un edificio e io gli prendo il braccio senza preavviso per guarirlo… sicuramente non è qualcosa che la gente racconta normalmente durante i pranzi di famiglia.
    Con la mano sinistra gli tenevo il braccio, e con la destra passai sopra alla ferita, lentamente. La percorsi tutta, e quando sollevai la mano la pelle era come nuova. Mi sentii realizzata.
    Evvai! Ce l’ho fatta!
    Ero entusiasta, come primo tentativo non era andato affatto male!
    Subito dopo tornai alla realtà, rendendomi conto del fatto che avevo appena preso il braccio a un perfetto sconosciuto, e lo lasciai andare. Arrossii.
    Ah! Ehm… sì, scusa… sicuramente avrai preso una bella botta, forse dovrei accompagnarti da un dottore...


    Legenda:
    Parlato di Mei
    Parlato altrui
     
    Top
    .
  3.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Master
    Posts
    1,267
    Anormalità
    +10

    Status

    Haiiro Kugatsu
    Scheda personaggio

    «M-ma… tu… come…? S-sì bella giornata…»
    La risposta della ragazza fu piuttosto incerta… com’era più che normale in una situazione del genere. Ma poco dopo sembrò riprendersi e si preoccupò delle sue ferite, a cui lo stesso Haiiro non aveva ancora prestato attenzione.
    «Oh cavolo, ma stai bene?!»
    «Bene…? Riesco a muovermi e non ho arti piegati ad angoli inusuali o normalmente non riscontrabili negli esseri umani, quindi direi di sì.»
    La ragazza, tuttavia, per qualche motivo non pareva condividere il suo parere.
    «Sei pieno di ferite! Chissà da quanti metri di altezza sei caduto…ah! Ma stai sanguinando! Dobbiamo fare qualcosa!»
    In effetti, pur avendo attutito la caduta, Haiiro si era comunque ferito. Del resto si era pur sempre lasciato cadere dal tetto di un edificio; considerando questo le sue ferite ammontavano a poca cosa. Erano per lo più lividi vari, oltre a tagli e graffi più o meno estesi che si era fatto rotolando sul terreno. Il più vistoso era sul braccio sinistro. Proprio a quello si indirizzò l’attenzione della ragazza, che esclamando «Oh! Aspetta, fammi provare una cosa...» gli afferrò il braccio con una mano, mentre faceva scorrere l’altra lungo la ferita.
    «Uh… certo, perché no? Tutti ci divertiamo a provare a fare cose: io ho appena provato a fare bungee jumping da un edificio senza bungee, quindi perché tu non dovresti provare a fare quel che vuoi provare a fare?»
    Mentre così blaterava, qualcosa cominciò a succedere alla sua ferita. Quel qualcosa era la sparizione stessa della ferita. Quando lei finì, del taglio non rimaneva nessuna traccia. Haiiro non riusciva a vedere neppure il segno della cicatrice. Accanto a lui, la ragazza esultava.
    «Evvai! Ce l’ho fatta!»
    «Ce l’hai fatta…? Significa che era la prima volta che l’usavi su un essere umano e non sapevi se avrebbe avuto effetto e mi hai usato come cavia umana?»
    Il suo tono mentre commentava era però divertito, segno che non ce l’aveva certo con la ragazza. Del resto, lei gli aveva guarito la ferita. Questa però si allontanò, lasciandogli il braccio, e arrossì. Haiiro la guardò, stupito per quella reazione.
    “Che se la sia presa…?”
    Mentre si interrogava su quello, provò a tirare all’aria tre pugni in rapida successione col braccio prima infortunato, ad altezza di naso, gola e plesso solare di un immaginario nemico. Il resto del corpo gli doleva in vari punti, ma il braccio stava bene e non gli dava fastidio.
    «Scherzo, grazie a te sto meglio.»
    Ma la ragazza pareva ancora preoccuparsi per lui.
    «Ah! Ehm… sì, scusa… sicuramente avrai preso una bella botta, forse dovrei accompagnarti da un dottore...»
    «No, figurati, questo non è niente. E poi… un dottore?» Haiiro non era abitualmente sarcastico, ma in questo caso non si poteva usare altro aggettivo per definire le sue parole (tranne, ovviamente, quelle che sono sinonime di sarcastico, e neanche tutte).
    «E perché un anormale come noi dovrebbe andare da un dottore? In pochi secondi mi hai appena guarito un taglio. Un dottore potrebbe farlo? No, che poi… se io fossi un dottore e mi si presentasse un anormale di fronte, mi arrabbierei con lui. “Voi avete i vostri poteri per guarirvi, perché venite da me? Lasciatemi curare i pazienti normali che ne hanno veramente bisogno e non fatemi perdere tempo”. Sì, direi qualcosa del genere.»
    Per sottolineare la sua convinzione, annuì tra sé. Nel frattempo si era messo a camminare in cerchio attorno alla ragazza, come se bruciasse di un’energia – era forse frustrazione? – che le parole non bastavano a dissipare. Anche dopo aver finito di parlare, fece un altro giro prima di fermarsi, accorgendosi seppure in ritardo di quanto strano dovesse sembrare.
    «Scusami – disse sincero – ma oggi sono di umore un po’… altalenante. Del resto ti confesso che non è mia abitudine lasciarmi cadere giù dagli edifici. Anzi, oggi era la prima volta.»
    Distolse lo sguardo da lei e lo portò all’edificio da cui era caduto, ricordando un simile evento di non troppo tempo prima.
    «Seconda, ora che mi viene in mente. Ma la prima volta è stato un incidente.»
    Si schiarì la gola, imbarazzato, e provò a cambiare discorso.
    «Comunque io sono Haiiro Kugatsu. Primo anno, seconda classe. Club di judo. Amante del caffè. Gruppo sanguigno… beh, sul momento il gruppo sanguigno non me lo ricordo. Ma tanto non è così importante. Piacere di conoscerti» concluse facendo un leggero inchino.
     
    Top
    .
  4.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    25
    Anormalità
    +2
    Location
    Sono quasi sicura di abitare a casa mia...

    Status
    Bene…? Riesco a muovermi e non ho arti piegati ad angoli inusuali o normalmente non riscontrabili negli esseri umani, quindi direi di sì.

    La risposta del ragazzo in effetti non faceva una piega, visto che dopotutto riusciva ancora a stare in piedi. Nonostante questo io non ero convinta e non riuscivo a fare a meno di preoccuparmi.
    Quando gli presi il braccio non feci molto caso a quello che disse lui.
    Uh… certo, perché no? Tutti ci divertiamo a provare a fare cose: io ho appena provato a fare bungee jumping da un edificio senza bungee, quindi perché tu non dovresti provare a fare quel che vuoi provare a fare?
    Non credo di poter tutt’ora condividere questo suo concetto di divertimento: buttarsi da un palazzo non rientra esattamente tra i miei hobby…
    Quando riuscii a guarirgli la ferita ero quasi più sorpresa di lui. Dopo tanto allenamento i risultati si stavano finalmente manifestando. Probabilmente fu proprio questo mio entusiasmo a suscitare dei dubbi nel ragazzo: Ce l’hai fatta…? Significa che era la prima volta che l’usavi su un essere umano e non sapevi se avrebbe avuto effetto e mi hai usato come cavia umana?
    Mettendola così sembrava davvero un’azione sconsiderata e pericolosa, ma lui non sembrava agitato o arrabbiato. Al contrario, sembrava divertito… in fondo, uno che si butta da un palazzo per fare “bungee jumping senza bungee” forse non è il tipo di persona che si scandalizza per cose così. Nonostante questo, mi sentii un po’ in colpa per averlo usato come cavia...
    Una volta guarito il braccio, provò a tirare qualche pugno in aria, forse per controllare che fosse davvero tutto a posto.
    Scherzo, grazie a te sto meglio.
    Sembrava sincero e vedere che stava meglio mi fece tirare un sospiro di sollievo. Egoisticamente parlando, ero soprattutto contenta di essermi resa utile.
    Ma un braccio guarito non era sufficiente, era comunque caduto dal tetto di un palazzo… ma quando gli proposi di andare da un dottore lui rifiutò.
    No, figurati, questo non è niente. E poi… un dottore?
    Me lo chiese come se fosse la cosa più assurda del mondo.
    E perché un anormale come noi dovrebbe andare da un dottore? In pochi secondi mi hai appena guarito un taglio. Un dottore potrebbe farlo? No, che poi… se io fossi un dottore e mi si presentasse un anormale di fronte, mi arrabbierei con lui. “Voi avete i vostri poteri per guarirvi, perché venite da me? Lasciatemi curare i pazienti normali che ne hanno veramente bisogno e non fatemi perdere tempo”. Sì, direi qualcosa del genere.
    Iniziò a girarmi intorno mentre borbottava queste cose tra sé e sé. Annuiva pure. Sembrava molto convinto di quello che diceva.
    Ma che mucchio di sciocchezze – pensai. - solo perché abbiamo delle abilità speciali non significa che siamo immortali, e di sicuro non significa che non meritiamo assistenza medica...
    Ma, ovviamente, non potevo dire una cosa del genere a una persona appena conosciuta, quindi lasciai perdere. Non senza lasciarmi sfuggire un’occhiata decisamente poco convinta, purtroppo.
    Oh, hai ragione… vedi, io sono nuova di qui, non sono ancora abituata al concetto di “Anormali”. in effetti, quella parola non mi piace per niente. Fino a poco tempo fa ero convinta di essere l’unica con qualcosa di… diverso.
    Cercai di non incrociare il suo sguardo. La sensazione di essere soli, sentirsi diversi ed esclusi, era qualcosa che mi aveva tormentata fino al mio arrivo all’Hakoniwa. Una sensazione che non augurerei a nessuno. Pensare a quelle cose mi aveva fatto assumere un’espressione più seria, ma solo per un attimo.
    Riuscii a scrollarmi di dosso quei brutti ricordi e continuai.
    Quindi vedere le persone cadere dai palazzi è ancora una cosa sconvolgente per me.
    Mi sfuggì una risatina nervosa.
    Ma è il tuo corpo, quindi immagino che tu possa stabilire da solo se ti serve un dottore o meno. Sono contenta di vedere che stai bene.
    Sorrisi.
    Scusami ma oggi sono di umore un po’… altalenante. Del resto ti confesso che non è mia abitudine lasciarmi cadere giù dagli edifici. Anzi, oggi era la prima volta.
    Mentre lo diceva guardava il palazzo da cui si era appena buttato.
    Seconda, ora che mi viene in mente. Ma la prima volta è stato un incidente.
    E qual è la novità? Pensai.
    Nonostante le inusuali circostanze, il ragazzo cercò di cambiare discorso e si presentò.
    Comunque io sono Haiiro Kugatsu. Primo anno, seconda classe. Club di judo. Amante del caffè. Gruppo sanguigno… beh, sul momento il gruppo sanguigno non me lo ricordo. Ma tanto non è così importante. Piacere di conoscerti.
    Concluse con un leggero inchino. Non mi sembrava una cattiva persona.
    Io mi chiamo Mei Kitsutsuki. Sono del secondo anno, classe decima. Ancora non sono in nessun club purtroppo… piacere di conoscerti. Mi annotai mentalmente di aggiungere “unirsi a un club” alla lista delle cose da fare.
    Inoltre, sono un’amante dei Pocky. A proposito...
    In quel momento mi ricordai del volantino, e lo tirai fuori dalla tasca. Era tutto spiegazzato, ma si leggeva bene. Glielo mostrai. Non so cosa mi venne in mente, ma guardando Haiiro pensai che forse non era stato un caso che mi fosse caduto proprio davanti.
    Prima che tu ti lanciassi da quel palazzo io stavo andando a un cafè non lontano da qui, perché vendono dei nuovi pocky al mango. È un’offerta limitata. - mi si illuminò lo sguardo solo parlandone.
    Quindi stavo pensando… visto che a te piace il caffè e a me piacciono i pocky, potresti venire con me, se ti va. Sempre che tu non abbia altro da fare. Sì, cioè, qualcosa che non sia buttarsi giù da un altro palazzo. Poi, sì, insomma, se ti diverte farlo ed era il tuo piano per la giornata io di sicuro non giudico. Oppure forse non sei il tipo di persona che prende il caffè con una sconosciuta. Non giudicherei neanche questo, ovviamente.
    Che disastro! Ecco perché non avevo chiesto a nessuno di venirci...



    Legenda:
    Pensato
    Parlato di Mei
    Parlato altrui
     
    Top
    .
  5.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Master
    Posts
    1,267
    Anormalità
    +10

    Status

    Haiiro Kugatsu
    Scheda personaggio

    «Oh, hai ragione… vedi, io sono nuova di qui, non sono ancora abituata al concetto di “Anormali”. in effetti, quella parola non mi piace per niente. Fino a poco tempo fa ero convinta di essere l’unica con qualcosa di… diverso.»
    Haiiro annuì a quelle parole, ma non si accorse del farsi più serio della ragazza.
    «No no, non sei affatto sola, in realtà siamo in molti. Beh, non proprio in molti, o meglio è solo qui all’Hakoniwa che puoi trovare anorma… persone con poteri speciali in quantità. Ci incontriamo, parliamo, a volte combat… litighiamo. È divertente.»
    Infine la ragazza, seguendo il suo esempio, si presentò.
    «Io mi chiamo Mei Kitsutsuki. Sono del secondo anno, classe decima. Ancora non sono in nessun club purtroppo… piacere di conoscerti.»
    Amante dei pocky… ho paura che abbia ben poco da spartire con un amante del caffè come me.” Questo pensò, ma si sbagliava come Mei gli dimostrò tirando fuori un volantino. Parlavano di un nuovo prodotto, pocky al gusto di mango, un’accoppiata che giudicò inconsueta. Ma il fatto rilevante era un altro: il volantino era di un cafè non molto distante. Il viso di Haiiro si rasserenò, i muscoli delle spalle, che durante il discorso di prima si erano tese, si rilassarono e un sorriso gli comparve sul volto. Quel sorriso non scomparve per tutto il discorso di Mei, mentre gli pareva che le sue papille gustative già pregustassero l’aroma del caffè.
    «Sì, vengo volentieri!» Rispose appena la ragazza ebbe finito di parlare. Non credeva di aver mai rifiutato l’offerta di recarsi a un cafè e non avrebbe certo cominciato quel giorno.
    «Altre cose da fare oggi? Ogni cosa può aspettare di fronte a un caffè. E credo di aver incontrato la maggior parte dei miei amici e conoscenti proprio prendendoci un caffè assieme. Se non l’avessi fatto solo perché erano sconosciuti, non li avrei mai conosciuti e sarebbero rimasti tali.» In effetti erano poche le persone che non avesse conosciuto in quel modo o con cui non era finito poco dopo a bersi un caffè.
    «La strada per quel cafè è di qua, no?» Disse incamminandosi. Ovviamente conosceva quel locale. Conosceva tutti i cafè nei dintorni, tanto che avrebbe saputo arrivarci a occhi chiusi. E non era una metafora, in quel momento più che mai.
     
    Top
    .
  6.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    25
    Anormalità
    +2
    Location
    Sono quasi sicura di abitare a casa mia...

    Status
    Il viso di Haiiro sembrò illuminarsi quando gli proposi di accompagnarmi: nonostante l’invito decisamente imbarazzante l’idea di un caffè sembrava piacergli molto.
    E credo di aver incontrato la maggior parte dei miei amici e conoscenti proprio prendendoci un caffè assieme. Se non l’avessi fatto solo perché erano sconosciuti, non li avrei mai conosciuti e sarebbero rimasti tali. Ascoltando quelle parole mi sentii… bene. Per la prima volta dopo tanto tempo sentivo di far parte di qualcosa e non volevo sprecare questa opportunità. L’Hakoniwa stava già diventando una nuova casa per me.
    Haiiro conosceva quel cafè, infatti si incamminò subito dopo aver accettato il mio invito. Mentre camminavamo, pensai che fosse una buona idea cercare di conoscere un po’ meglio il mio soon-to-be compagno di caffè.
    Quindi… hai detto di essere un anormale anche tu, no? E’ per questo che ti sei buttato da quel palazzo..? Fa parte del tuo potere? visto che esistono persone con i poteri non mi sorprenderebbe
    Poi pensai che forse il motivo poteva essere un altro.
    O forse ti sei buttato perché qualcosa non va..? Mi pentii di averglielo chiesto subito dopo e mi sentii in colpa, non ero sicura che una domanda così personale fosse appropriata per un ragazzo appena conosciuto.
    Ovviamente non sei costretto a rispondere, se non ti va... Cercai di rimediare, ma ormai la domanda aveva raggiunto le sue orecchie.
    Proprio quando smisi di parlare arrivammo davanti al cafè. Sembrava un posto tranquillo e non c’era molta gente. Sul vetro c’era attaccato lo stesso volantino che avevo io in tasca.
    L’ombra degli alberi circostanti che si abbatteva proprio sul cafè, il cinguettio degli uccellini e l’aria fresca di quel momento mi ricordarono le foreste di Okinawa e mi venne un po’ di nostalgia. Guardai attraverso la porta di vetro del cafè e vidi un piccolo stand con file e file di scatolette di pocky: la nostalgia sparì in un baleno.
    Speravo di non aver offeso Haiiro con la mia domanda inopportuna ma allo stesso tempo speravo che mi avrebbe risposto onestamente. Non saprei spiegare cosa fosse, ma sentivo di potermi rispecchiare un po’ in lui. Come se fossi in grado di capirlo e come se sapessi che lui avrebbe potuto capire me. O forse stavo solo viaggiando troppo con la fantasia. Anche a me avrebbe fatto bene un caffè.


    Legenda:
    Pensato
    Parlato di Mei
    Parlato altrui
     
    Top
    .
  7.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Master
    Posts
    1,267
    Anormalità
    +10

    Status

    Haiiro Kugatsu
    Scheda personaggio

    Mentre si dirigevano verso il cafè, Mei si mise a fargli delle domande sul suo potere. Sembrava piuttosto curiosa, forse perché non aveva ancora incontrato molti anormali, o forse perché quella del lasciarsi cadere giù dal palazzo era stata una scena davvero strano (e qui Haiiro non poteva darle torto).
    «Quindi… hai detto di essere un anormale anche tu, no? E’ per questo che ti sei buttato da quel palazzo...? Fa parte del tuo potere?»
    «Non proprio… cioè, ho utilizzato il mio potere per, diciamo, non sfracellarmi al suolo, ma non è che ne faccia parte. Era più un modo per mettermi alla prova…» cominciò a rispondere in modo evasivo, ma la nuova affermazione di Mei lo prese di sorpresa.
    «O forse ti sei buttato perché qualcosa non va...?»
    Avrebbe voluto mantenere la sua compostezza e non mostrare che era stato colto sul vivo, ma appena sentì quella domanda si incespicò sui suoi stessi piedi, rischiò di cadere per terra e si salvò solo sbandierando le braccia per aria e trovando un equilibrio instabile.
    «Qualcosa del genere…» rispose rivolto a Mei, come se nulla fosse successo. La ragazza dovette intuire la sua ritrosia… beh, non che fosse difficile.
    «Ovviamente non sei costretto a rispondere, se non ti va...»
    «No, no, non ti preoccupare, è solo che… neanch’io so bene cosa pensare.»
    E poi si mise a parlare a tutto spiano.
    «Io ho questo potere, di concretizzare nella realtà quello che sogno – alcune persone potrebbero pensare che rilevare la propria anormalità alla prima incontrata non sia una grande idea, ma Haiiro aveva sempre fatto così e non pensava di cambiare. – Magari uno lo sente e pensa che sia una figata o altro. Invece no. Perché significa che non si può dormire, non senza il rischio di provocare disastri. E anche se in parte lo posso controllare e ho trovato dei modi per poter dormire, rimane un supplizio.»
    Non era la prima volta che faceva quel discorso, ma adesso veniva la parte nuova.
    «Ma non è questo potere il problema. Ho un'altra anormalità, ora: questa non mi dà nessun tipo di problemi, non mi rende la vita un inferno, non mi impedisce di dormire. Al contrario mi rende più forte, più agile, più abile di quanto sia mai stato in vita mia.»
    Fece una pausa. Aveva difficoltà a spiegare a parole come si sentiva. Perché a spiegarlo sembrava ridicolo. Ma per lui non lo era.
    «Già, posso essere più abile di quanto sia mai stato nella mia vita. Posso buttarmi giù da un edificio e uscirne vivo. Senza alcuno sforzo o impegno. Mi basta chiudere gli occhi. È questo il problema.»
    Chiuse gli occhi e, benché non ci vedesse, tutto intorno a lui divenne più nitido. Poteva individuare la posizione delle persone dai loro passi e dal loro chiacchierio, quella degli uccelli dal loro cinguettio. L’odore era altrettanto ricco di informazioni: avvertiva la resina degli alberi, il diverso profumo dei vari fiori, il vicino aroma di caffè, persino il sudore delle persone. Il vento che soffiava e l’umidità che avvertiva sulla pelle gli davano indicazioni sul tempo atmosferico. Allo stesso tempo tutte queste sensazioni, così vivide, erano filtrate e attraversate da altre fittizie rappresentazioni della sua mente, che nel dormiveglia si mischiavano alla realtà. Senza badare alle altre persone se non come ostacoli da evitare corse verso il tronco più vicino a lui. Balzò come scoiattolo tra le sue fronde le mani che afferravano traevano sospingevano i piedi che si appoggiavano issavano scalavano. Il suo equilibrio era perfetto il tatto così acuto da individuare le scanalature sul legno e i rami più adeguati a sostenerlo. E lui era l’eroe che scalava l’albero del mondo assurgeva alle sue vette. Rumori di uccelli che si disperdevano al vento spaventati dalla sua scalata. Haiiro comprese qual era la sua prova si lanciò verso l’esterno e guidato dallo spostamento d’aria catturò un uccello. Cadde da sopra l’albero con il passero in mano stretto la testa del volatile tra indice e pollice ché non potesse beccare. Aveva imparato come cadere e l’altezza stavolta era minore e non si fece male. E poi raggiunge la sua bella a cui rendere omaggio e le prese la mano per baciarla e stese l’altra per porgerle l’uccello.
    Aprì gli occhi – il passero volò via pigolando miseramente e sbattendo le ali alla massima velocità – e distolse lo sguardo imbarazzato.
    «Scusa – biascicò – quando uso questo potere divento incapace di distinguere sonno e veglia e finisco per… fare cose strane. Comunque questo è l’anormalità che mi ha un po’ “buttato giù”. Il Fighting Sleep.»
    Parlando e scalando, erano ormai di fronte al cafè.
    «Beh, ormai che siamo arrivati entriamo a parlare. E bere il caffè. E i pocky, certo.»
    Entrarono e si sedettero a un tavolino. Haiiro notò che il cameriere li guardava, anzi, guardava lui in tralice. “Mi sa che pure lui ha visto la mia piccola performance là fuori…” Non era sicuro se la cosa lo infastidisse o lo divertisse. Forse entrambe.
    «Cameriere – lo chiamò – per me un caffè. Liscio. Non azzardarti a metterci dentro dello zucchero.»
    Lo vide sobbalzare e mormorare qualche parola in merito. Sì, c’era decisamente un lato divertente della cosa.
     
    Top
    .
  8.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    25
    Anormalità
    +2
    Location
    Sono quasi sicura di abitare a casa mia...

    Status
    Proprio come pensavo, Haiiro aveva cercato di evitare il discorso con risposte vaghe, ma le mie domande lo colsero di sorpresa al punto da farlo inciampare. Dovetti soffocare una risatina decisamente poco gentile.
    Nonostante questo, decise comunque di aprirsi con me.
    Io ho questo potere, di concretizzare nella realtà quello che sogno.
    Prima che potessi dire qualcosa, mi tolse le parole di bocca.
    Magari uno lo sente e pensa che sia una figata o altro.-
    Ecco.
    - Invece no. Perché significa che non si può dormire, non senza il rischio di provocare disastri. E anche se in parte lo posso controllare e ho trovato dei modi per poter dormire, rimane un supplizio.
    A sentirla così in effetti sembrava un vero strazio da sopportare, una cosa a cui inizialmente non avevo affatto pensato.
    Dev’essere orribile non riuscire a dormire in pace… come farà con gli incubi?
    Ma, prima che potessi chiedergli chiarimenti, aggiunse ciò che veramente lo turbava.
    Ho un'altra anormalità, ora: questa non mi dà nessun tipo di problemi, non mi rende la vita un inferno, non mi impedisce di dormire. Al contrario mi rende più forte, più agile, più abile di quanto sia mai stato in vita mia.
    Poi si fermò un momento. Sembrava che non sapesse neanche lui come spiegarsi.
    Già, posso essere più abile di quanto sia mai stato nella mia vita. Posso buttarmi giù da un edificio e uscirne vivo. Senza alcuno sforzo o impegno. Mi basta chiudere gli occhi. È questo il problema.
    Detto ciò chiuse gli occhi, ma da come si muoveva sembrava che ci vedesse anche meglio di prima. Sembrava un animale notturno, agile e veloce.
    Solo che teneva gli occhi serrati.
    A un certo punto balzò su un ramo e da lì catturò un uccellino, tenendolo stretto tra due dita. Poi mi piombò davanti, mi prese una mano come se volesse baciarla e con l’altra mi porse la preda che aveva appena acchiappato.
    Io non riuscii a mantenere un’espressione indifferente davanti a quella scena. Era stato formidabile e inquietante allo stesso tempo.
    Aprì gli occhi e lasciò andare il passero, cercando di nascondere l’imbarazzo per la scena stravagante, scusandosi.
    Entrati nel cafè, mi fiondai allo stand con i pocky e ne afferrai un pacchetto. Poi seguii Haiiro ad un tavolo e ci sedemmo.
    Lui ordinò un caffè rigorosamente senza zucchero, mentre io decisi di prendere un cappuccino.
    Visto che ormai eravamo a metà del discorso, decisi di andare avanti.
    Beh mi hai fatto vedere in cosa consiste questo altro potere e me lo hai spiegato, ma non sono sicura di capire perché sia un problema. Dopotutto, un potere così sembra molto utile, ti rende più agile eccetera.
    A quel punto il cameriere ci portò i due caffè, senza lasciarsi sfuggire un’occhiata perplessa verso Haiiro.
    Che abbia visto la scena qui fuori, poco fa?
    Mi fermai a riflettere. Avevo appena conosciuto questa persona e nel giro di pochissimo ero finita a prendere un caffè con lui. Come era successo? Io, così timida e poco fiduciosa, ero arrivata a quel momento, in cui prendere un caffè con uno sconosciuto sembrava la cosa più normale del mondo. E probabilmente era davvero la cosa più normale del mondo.
    Non ero abituata ad essere normale e a fare cose normali, anche se mi sarebbe sempre piaciuto. Ma ora, nella più assurda ironia, due anormali erano seduti a un tavolo di un normale caffè a parlare come persone normali di cose anormali.
    In due avremmo potuto distruggere quel posto se avessimo voluto, solo perché ne avevamo le capacità. Però non avevamo motivo di farlo. Invece, eravamo lì a capire come far uscire Haiiro da questo suo momento blu.
    Lì pensai a come sarebbe stata diversa la mia vita senza il Deceptive Reverse. Non avrei mai conosciuto Haiiro o Enma o Galatea. Ripensai a tutte le mie sventure e a quanto il mio potere mi avesse portato tristezza negli anni. Era davvero colpa del Deceptive Reverse? Se non lo avessi avuto, sarei stata una ragazza estroversa e popolare? Non c’era modo di saperlo e, per assurdo, non potevo tornare indietro per riprovare.
    Poi tornai al presente. Quel ragazzo mi aveva mostrato fiducia parlandomi del suo potere e aveva deciso di confidarsi con me anche se non mi conosceva. Pensai che forse avrei potuto fare quel passo anch'io.
    La mia anormalità mi permette di invertire ogni cosa. Concetto, processo fisico, tutto quello che vuoi. E’ il Deceptive Reverse. E’ così che ti ho curato la ferita prima, ho invertito il processo che ha lacerato la tua pelle e l’ho riportata allo stato originale. Allo stesso modo io… - Esitai. Ammettere le capacità manipolatrici del mio potere non mi piaceva affatto. Mi convinsi comunque a finire la frase. - Allo stesso modo, io posso invertire i sentimenti e le percezioni delle persone. Se ora sei triste, potrei farti sentire felice in un istante. Sarebbe una soluzione decisamente facile per il tuo problema. Però io non credo che sia quella giusta. Dovresti avere il diritto di sentirti triste, motivo per cui non mi sono permessa di fare niente. Io credo che tu debba risolvere il tuo problema senza scorciatoie.
    Sospirai.
    Però sono le tue emozioni e non posso decidere per te. Ti ho parlato del mio potere così che potessi prendere in considerazione questa opzione. Ti ho detto come la penso io, ma questo non significa che tu sia d’accordo. Se vuoi smettere di preoccuparti di questa cosa che ti affligge, posso farlo. La scelta è tua.
     
    Top
    .
  9.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Master
    Posts
    1,267
    Anormalità
    +10

    Status

    Haiiro Kugatsu
    Scheda personaggio

    «Beh mi hai fatto vedere in cosa consiste questo altro potere e me lo hai spiegato, ma non sono sicura di capire perché sia un problema. Dopotutto, un potere così sembra molto utile, ti rende più agile eccetera.»
    A quelle parole, certo comprensibili, Haiiro si lasciò andare a un profondo sospiro. La domanda di Mei era normale, ma non era quella normalità che lui voleva. Forse da qualche parte in lui aveva sperato che, essendo pure lei dotata di un potere, lo capisse senza ulteriori spiegazioni?
    L’arrivo del caffè gli diede l’occasione per prendere un po’ di tempo e riorganizzare i pensieri – oltre che per bere un sorso dell’eccellente bevanda – ma non dovette essere risolutorio, se subito dopo si buttò all’indietro sulla sedia scompigliandosi i capelli con una mano.
    «Aah… come fare a farlo capire…?» Disse a mezza voce, rivolto più a sé stesso che alla ragazza. Ma non rimase così per molto e presto riprese a sedere normalmente.
    «Ecco, proviamo a metterla così. Io mi sono sempre considerato debole. Fisicamente, certo, ma anche rispetto a diversi altri anormali che ho incontrato. Non per questo mi sono tirato indietro quando c’era da combattere. Anzi, ero orgoglioso di essere debole ma non mollare.
    Poi ho cominciato ad allenarmi. A judo per la precisione. E, con mio stupore, ho scoperto di poter diventare più forte. Di poter cambiare. Non avevo mai veramente creduto di esserne capace. Invece mi sbagliavo. Ho visto che, con duri allenamenti, anch’io potevo migliorare. Ho detto di provare orgoglio verso il mio essere debole, ma ne provavo altrettanto verso il me debole che cercava di diventare più forte.»

    Nuovo sorso di caffè e piccola pausa nel discorso.
    «E poi acquisto questo nuovo potere. E di colpo non ho più bisogno di allenamenti per diventare forte. Non ho più bisogno di esercitarmi, di sforzarmi, di faticare. Posso avere tutta l’agilità e la prestanza che voglio solo chiudendo gli occhi.
    E… così è troppo facile. E non è giusto. Pensa a chi si allena ogni giorno e sputa sangue per diventare più forte. Per lui io non sarei altro che un imbroglione, un cheater che usa i codici per diventare più forte senza meritarselo. E neanch’io penso di meritarselo. Ecco, è questo il problema che mi butta giù, diciamo.
    Spero di essermi fatto capire stavolta»
    aggiunse dopo una nuova pausa (leggesi: un altro sorso di caffè).
    Finito quel discorso, fu la volta di Mei di parlare della sua anormalità.
    «La mia anormalità mi permette di invertire ogni cosa. Concetto, processo fisico, tutto quello che vuoi. E’ il Deceptive Reverse. E’ così che ti ho curato la ferita prima, ho invertito il processo che ha lacerato la tua pelle e l’ho riportata allo stato originale.»
    “Quindi non era una semplice guarigione…”
    Non sapeva che pensare del potere di Mei. Gli dava la sensazione di essere forte, ma non riusciva nel concreto a capire esattamente come si potesse adoperare nel concreto, fatta eccezione per la cura di cui era stato soggetto e ‘cavia’. Ma la ragazza, pur esitando, diede un altro esempio di utilizzo per quel potere.
    «Allo stesso modo, io posso invertire i sentimenti e le percezioni delle persone. Se ora sei triste, potrei farti sentire felice in un istante.»
    «Comodo se stai attraversando un periodo no…» Commentò senza neppure starci a pensare. Ma subito dopo aver detto quelle parole sobbalzò, rendendosi conto dell’implicazione e del perché Mei gliene stesse parlando in quel momento. Era una proposta rivolta a lui, come le sue successive parole confermarono. Ma lei aggiunse anche altro: che ha suo dire quella non era la giusta soluzione al suo problema. Tuttavia…
    «La scelta è tua.»
    Haiiro prese un sorso di caffè, l’ultimo, poi rispose.
    «No, grazie.»
    Appoggiò la tazzina ormai vuota sul tavolo e si ripulì la bocca con una tovaglietta di carta.
    «Come dici tu, non è una soluzione. Solo una comoda scorciatoia che non fa vedere il problema.»
    Picchiettò con l’indice contro la tazzina, un suono minuto ma ripetuto.
    «Ecco, il problema è questo. Queste anormalità, sia il tuo Deceptive Reverse che il mio Fighting Sleep, permettono in un attimo di superare le proprie difficoltà. Ma quello che si acquisisce così, senza difficoltà, che valore può avere?»
    Lasciò che la domanda si librasse nell’aria, mentre si portava la tazza alle labbra. Solo per ricordarsi che il caffè era finito, cosa di cui prese atto con uno schioccò di disappunto della lingua.
     
    Top
    .
  10.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Junior Member

    Group
    Member
    Posts
    25
    Anormalità
    +2
    Location
    Sono quasi sicura di abitare a casa mia...

    Status
    Mi sentii sollevata sentendo che non avrebbe voluto prendere la strada più semplice e sorrisi. In cuor mio avevo davvero sperato che rifiutasse.
    Lui aveva cercato di spiegarmi cosa lo affliggesse, però io continuavo a non capire.
    Si sentiva come un cheater, che poteva raggiungere risultati incredibili senza sforzo; pensava che fosse troppo facile e ingiusto nei confronti di chi si allena duramente.
    Ecco, il problema è questo. Queste anormalità, sia il tuo Deceptive Reverse che il mio Fighting Sleep, permettono in un attimo di superare le proprie difficoltà. Ma quello che si acquisisce così, senza difficoltà, che valore può avere?
    Il suo ragionamento aveva perfettamente senso, ma ancora non ero del tutto convinta.
    Io invece non la penso così.
    Appoggiai la tazza sul tavolo.
    Guardai fuori dalla finestra del bar e notai uno scoiattolo che agilmente si arrampicava sulla corteccia di una quercia, che mi fece ripensare alla scenetta di Haiiro di poco prima. Era stato divertente, ma senza dubbio impressionante. Un’agilità e dei riflessi simili raramente li avevo visti, e riuscivano solo ad avvicinarsi a quello di cui era capace lui.
    Vedi, tu hai questo potere che ti permette di essere agile e forte senza sforzo e, per quanto ti sembri ingiusto, secondo me ti stai concentrando sulla cosa sbagliata.
    Spostai la mia attenzione su di lui e lo guardai dritto negli occhi.
    Hai provato a considerare l'idea che potresti fare ancora di più? Se ci pensi, con del duro allenamento, una persona normale potrebbe raggiungere un livello simile di agilità, anche se non proprio lo stesso.
    Esitai un momento. Non mi piaceva quello che stavo per dire, ma era la verità.
    Ed è qui che vorrei correggerti. Come hai detto tu prima, noi siamo Anormali, il che significa che abbiamo delle capacità che vanno oltre il normale. Ma se questo potere ti rende agile quanto basta per essere appena oltre la normalità, vuol dire che forse c'è di più. Quello che sto cercando di dire è che puoi puntare più in alto.
    Hai appena acquisito questo potere, ma non significa che sia completo, dovrai ancora imparare a padroneggiarlo. Io credo che ci sia sempre spazio per migliorare e il tuo caso non fa eccezione.
    Non dovresti smettere di impegnarti e provare, non dovresti metterti dei limiti, non dovresti pensare di aver raggiunto il massimo delle tue potenzialità.
    Se ti senti così in colpa per aver raggiunto questi risultati così facilmente, allora devi dimostrare di meritartelo, sfruttandoli al meglio.

    Lì mi tornò in mente anche il discorso dei dottori che era venuto fuori poco prima. Inizialmente non avevo voluto parlargliene, ma forse lo avrebbe aiutato a capire ciò che volevo dire.
    Prima, hai detto che se fossi un dottore non vorresti curare degli Anormali. Hai detto che un Anormale dovrebbe sapersela cavare da solo, visto che ha delle abilità speciali, e che dovrebbe lasciare spazio alle persone normali affinché vengano curate loro. Io non capisco perché la pensi così. Certo, abbiamo delle anormalità che ci consentono di fare cose assurde, ma non siamo imbattibili. Ci procuriamo delle ferite anche noi e abbiamo delle difficoltà anche noi. Siamo Anormali, ma siamo pur sempre persone. Anche noi abbiamo il diritto di essere curati. Allo stesso modo, abbiamo anche il diritto di esercitarci e migliorare.
    Le abilità che abbiamo ci permettono di essere un gradino più in alto, ma non significa che siamo in cima alla scalinata. C’è sempre della strada da fare. E quando saremo sempre più in alto su questa scalinata, la domanda da farsi non dovrà più essere “me lo merito?” ma “lo sto usando nel modo giusto?”.

    A quel punto speravo solo che il mio ragionamento lo raggiungesse. Sembrava una cosa da poco, ma io avevo percepito quanto fosse importante per lui. Parlare così tanto non era da me, però in quel momento non sapevo cosa altro fare. Oltre a presentargli il mio punto di vista, non mi veniva in mente altro che avrei potuto fare per lui. Però se fosse servito qualcosa, forse avrebbe potuto dirmelo lui stesso.
    Se c'è qualcosa che posso fare per aiutarti, fammelo sapere.
    Lo dissi senza pensarci troppo: in effetti non sapevo esattamente come avrei potuto essergli d’aiuto, ma volevo davvero che riuscisse a superare quel momento. Sentivo che avrei davvero voluto applicarmi al massimo per aiutarlo, anche se non sapevo spiegarmi perché.


    Legenda:
    Pensato
    Parlato di Mei
    Parlato altrui
     
    Top
    .
  11.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    Advanced Member

    Group
    Master
    Posts
    1,267
    Anormalità
    +10

    Status

    Haiiro Kugatsu
    Scheda personaggio

    «Io invece non la penso così.»
    Questo affermò Mei in risposta alla domanda, pure in odore di retorica, di Haiiro. Vorrei dire che l’affermazione catturò immediata l’attenzione del ragazzo e che lui, con occhi pieni di interesse, sospetto e forse la segreta speranza di venire smentito, rivolse la propria concentrazione alla ragazza. Invece in quel momento Haiiro si stava chiedendo se, con il potere di Mei, si potesse riportare il caffè dentro la tazza vuota, se ciò avesse pure cancellato la sensazione di piacere causata dal caffè e replicò solo con un borbottio di cortesia che poteva essere interpretato come un “vai avanti”.
    «Vedi, tu hai questo potere che ti permette di essere agile e forte senza sforzo e, per quanto ti sembri ingiusto, secondo me ti stai concentrando sulla cosa sbagliata.»
    Ecco: se dire che i suoi occhi erano pieni di interesse, sospetto e quell'altra roba là sarebbe eccessivo, quantomeno in quel momento aveva riportato la sua attenzione su Mei e la ascoltava sul serio, restituendole lo sguardo.
    «Hai provato a considerare l'idea che potresti fare ancora di più? Se ci pensi, con del duro allenamento, una persona normale potrebbe raggiungere un livello simile di agilità, anche se non proprio lo stesso.»
    «Certo che ci ho pensato. Ma non vedo cosa cambi.»
    La vide esitare un attimo prima di continuare. Ma poi prese a parlare come un torrente. Quando l’aveva incontrata non aveva pensato fosse il tipo di persona che faceva discorsi simili. Del resto incontrarsi in seguito al volo dal tetto di un edificio rischia di falsare la prima impressione. Non si è soliti agire in modo normale di fronte a circostanze anormali.
    «Ed è qui che vorrei correggerti. Come hai detto tu prima, noi siamo Anormali, il che significa che abbiamo delle capacità che vanno oltre il normale. Ma se questo potere ti rende agile quanto basta per essere appena oltre la normalità, vuol dire che forse c'è di più. Quello che sto cercando di dire è che puoi puntare più in alto.
    Hai appena acquisito questo potere, ma non significa che sia completo, dovrai ancora imparare a padroneggiarlo. Io credo che ci sia sempre spazio per migliorare e il tuo caso non fa eccezione.
    Non dovresti smettere di impegnarti e provare, non dovresti metterti dei limiti, non dovresti pensare di aver raggiunto il massimo delle tue potenzialità.»

    Era un discorso abbastanza lungo, ma scontato nella sua sostanza. Di nuovo, avrebbe voluto chiedere cosa cambiasse. Sapeva di poter allenarsi. Sapeva di poter migliorare ancora di più se voleva. Ma non capiva come questo rendesse giusto qualcosa che di base era sbagliato. Grazie a quell’anormalità lui era di base più agile delle persone normali. Allenarsi e diventare ancora più agile di quanto già fosse, accrescere ancora di più il divario, come poteva renderlo moralmente giusto?
    Poi arrivò. Di recente Haiiro aveva accumulato una certa esperienza in risse, quindi ne conosceva gli effetti. Il colpo inaspettato, quello che non vedi arrivare. Stai lottando, sei in vantaggio o credi di esserlo e poi tutto il mondo comincia a girare intorno a te. Sei stato colpito e non ti sei neppure reso conto del pugno che ti ha atterrato.
    «Se ti senti così in colpa per aver raggiunto questi risultati così facilmente, allora devi dimostrare di meritartelo, sfruttandoli al meglio.»
    Sdeng. Eccolo lì, il colpo. Quello che ti prende alla sprovvista e cambia tutte le carte in tavola. In quel caso era una semplice affermazione, eppure ribaltò il modo in cui Haiiro vedeva la questione. Anche il discorso appena precedente di Mei, che aveva bollato in fretta come ‘scontato’, acquisiva tutto un nuovo significato. La sua bocca si aprì in una O, ma il suono ne uscì un secondo dopo. «Oh.» Appunto. E, a proposito di suoni, lo sdeng di prima non era solo metaforico del colpo ricevuto, ma il rumore della tazzina di caffè che Haiiro aveva preso a far dondolare da un lato all’altro durante il discorso di Mei, per lasciare cadere al momento della fatidica frase (sottolineo che la tazzina non si era rotta né scheggiata – non è un qualche escamotage per far riusare il suo potere a Mei – ma ci tenevo a inserire pure questo piccolo dettaglio).
    Se Haiiro era meditabondo, Mei continuava nel suo discorso, che a quel punto aveva sì catturato appieno la sempre fluttuante attenzione del Sognatore.
    «Prima, hai detto che se fossi un dottore non vorresti curare degli Anormali. Hai detto che un Anormale dovrebbe sapersela cavare da solo, visto che ha delle abilità speciali, e che dovrebbe lasciare spazio alle persone normali affinché vengano curate loro. Io non capisco perché la pensi così. Certo, abbiamo delle anormalità che ci consentono di fare cose assurde, ma non siamo imbattibili. Ci procuriamo delle ferite anche noi e abbiamo delle difficoltà anche noi. Siamo Anormali, ma siamo pur sempre persone. Anche noi abbiamo il diritto di essere curati. Allo stesso modo, abbiamo anche il diritto di esercitarci e migliorare.»
    Haiiro si dimenò sulla sedia, a disagio e un po’ in imbarazzo.
    «Beh, no… Quella parte sul dottore magari ho esagerato. Sai com’è, l’adrenalina per la caduta e una certa confusione… Credo di avere pure sbattuto la testa cadendo (Nota dell’Autore: falso) quindi non ero proprio in me. Meno del solito voglio dire.»
    Cominciava a confondersi e impappinarsi da solo.
    «Comunque mi riferivo a quelli anormali che si possono curare da soli. Voglio dire, se mi fossi rotto un braccio cadendo e tu non fossi stata presente, sarei andata in infermeria o al pronto soccorso.»
    Ma Mei non aveva ancora finito il suo discorso. Haiiro, fin troppo preso dalla sua metafora, si chiese se lei fosse il tipo di persona che, dopo aver atterrato l’avversario, continuava a picchiarlo impietosamente.
    «Le abilità che abbiamo ci permettono di essere un gradino più in alto, ma non significa che siamo in cima alla scalinata. C’è sempre della strada da fare. E quando saremo sempre più in alto su questa scalinata, la domanda da farsi non dovrà più essere “me lo merito?” ma “lo sto usando nel modo giusto?”.»
    Haiiro si mise una mano tra i capelli, poi si alzò, mosse qualche passo, si ricordò che era in un cafè pubblico con altre persone e si risiedette.
    «Scusa, a volte per riflettere mi viene da camminare, ma direi che ora non è il caso. È che mi hai detto anche troppe cose… ah, non che te ne voglia fare una colpa.»
    Non potendo camminare e non avendo un altro caffè sottomano (il fatto che non se ne approfittasse per ordinarle un altro dimostrava quanto fosse sovrappensiero), si mise a dondolare sulla sedia. Dondolò, dondolò e quasi cadde. Il suo primo istinto fu di chiudere gli occhi e adoperare il Fighting Sleep. La sedia si fermò, come sospesa a mezz’aria, in un equilibrio tanto perfetto da parere impossibile.
    “Sul serio? Sono diventato tanto debole, tanto dipendente da questa anormalità da usarla per una cosa del genere? È questo il “modo giusto” di adoperarla?”
    Aprì gli occhi. Il fragile equilibrio si ruppe e lui si sentì cadere all’indietro. Per evitarlo buttò il suo peso in avanti: la sedia colpì il pavimento con forza e un tonfo secco risuonò per tutto il locale, facendo girare verso di lui più di un paio d’occhi. Il volto di Haiiro era soddisfatto.
    «Ho capito Mei. Credo. Comunque ho preso una decisione.
    Non adopererò il Fighting Sleep contro i normali. Né per fare cose che riuscirei a fare anche senza. Non importa cosa mi dici, ma non lo trovo giusto. Invece lo userò contro altri anormali o in quelle situazioni che non potrei risolvere senza.»

    Si sentiva sollevato. Se quell’anormalità gli dava un vantaggio ingiusto verso le persone normali, bastava non usarlo contro i normali. L’avrebbe invece adoperato solo contro i forti, i dotati, gli anormali: coloro insomma che godeva del suo stesso ingiusto vantaggio.
    «Se c'è qualcosa che posso fare per aiutarti, fammelo sapere.»
    «Uh? No, direi di no… anzi, credo che hai già fatto abbastanza. Mi sento… come dire… più leggero. Sì, è quella la sensazione.» Per dare maggiore enfasi alla sua affermazione annuì tra sé.
    «Anzi. Se tu hai bisogno di qualcosa non esitare a chiedermelo. Ti aiuterò. Se posso farlo. Ma prima… cameriere, mi puoi portare un altro caffè?»
    Si girò verso Mei.
    «Tu vuoi altro? Magari un altro pacchetto di pocky?»
     
    Top
    .
10 replies since 16/4/2019, 14:09   106 views
  Share  
.
Top