Nuovi problemi

Narrazione privata

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    Anormalità
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    Haiiro Kugatsu
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    È difficile definire cosa, nell’istituto Hakoniwa, fosse normale, ma stando alla definizione usuale di questo termine, la giornata di Haiiro fino a quel momento poteva dirsi normale. Si era recato a scuola al mattino, al pomeriggio aveva partecipato all’allenamento del club di judo e ora si stava recando al cafè presso il parco Hijifu. Tutto assolutamente normale. Almeno finché un giovane di forse vent’anni che camminava nella direzione opposta alla sua lo salutò mostrandogli una mano deformata in un artiglio demoniaco e, con l’altra, gli indicò di allontanarsi dalla stradina in ghiaia per dirigersi in un’area verde libera da altre persone. Haiiro fece “ciao ciao” con la manina alla normalità e lo seguì.
    Mentre camminavano si tenne a qualche metro di distanza dal tipo. Seguendo l’insegnamento di Nabeshima lo osservò per cogliere qualche elemento particolare che avrebbe potuto essergli utile in uno scontro. Notò che indossava jeans strappati, maglietta nera con il logo e il nome di una band che Haiiro non aveva mai sentito nominare e due bracciali con borchie su entrambe le braccia. Nell’orecchio sinistro aveva un auricolare – quello destro pendeva inutilizzato – da cui anche a quella distanza Haiiro poteva sentire la musica. Opera lirica. Doveva essere dotato o di peculiari gusti musicali e di vestiario o di un altrettanto peculiare senso dell’umorismo.
    “Non che questo mi sia utile in qualche modo…”
    Nel frattempo si mise a osservare i dintorni. Anche quello gli avrebbe potuto essere utile. E quando le altre persone, quelle libere di camminare nella loro normalità senza venir disturbati da strani esseri artiglianti, furono fuori dalla vista, evocò la propria Ombra, Shero, perché camminasse al suo fianco. Il metal-lirico la guardò e sorrise, senza dire nulla.
    Arrivarono in un’area interna del prato, meno curata ma lontano dal via vai di gente – Haiiro adorava la convenienza di quei luoghi in cui anormali come loro potevano confrontarsi senza che nessuno li notasse. Il metal-lirico si tolse gli auricolari e li ripose con cura in tasca. Poi parlò per la prima volta, con voce calda, piena, da tenore. Solo, in growl.
    «Ti devo ringraziare, Haiiro.»
    «Allora ti consiglio di offrirmi un caffè. Ottimo modo per sdebitarsi di qualsiasi cosa tu mi debba.»
    Lui esitò un attimo, poi continuò il discorso come se Haiiro non avesse detto nulla.
    «Ti devo ringraziare per aver sconfitto Sensui e avermi così restituito i miei poteri.»
    «Allora me ne puoi offrire anche dieci, di caffè. Non sai che fatica è stata…»
    Colse a malapena il movimento rapido con cui il metal-lirico annullò la distanza tra loro due. Non vide per nulla le mani, trasmutate in grotteschi artigli, tracciare un semicerchio il cui arco intersecava il suo petto. Perché, nel momento in cui quell’attacco partiva, Haiiro aveva già chiuso gli occhi. Quindi non vide gli artigli dirigersi verso di lui, ma ne sentì il sibilo mentre fendevano l’aria. Basandosi su quel suono, individuò la loro posizione e afferrò le braccia del matal-lirico. Gli artigli si fermarono a pochi centimetri di distanza dalla sua pelle.
    «Lotta, combattimento… se vuoi questo dillo, dannata donnola taccagna… combattiamo danzando tra le tazze di caffè bollente.»
    Il Fighting Sleep attivo, la sua mente nel dormiveglia ma il suo corpo più efficiente che mai, Haiiro Kugatsu era pronto per combattere.
     
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