[Evento] A concert to be stronger

Evento aperto a tutti

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    Rivolto a tutti

    Quanto tempo era passato da quando aveva organizzato un concerto?
    Una vita. Davvero troppo.
    Questo evento era però dedicato alla sua scuola, ad Hakoniwa che a causa di uno sfortunato incidente era andata distrutta. Yuuna Mishima amava profondamente la sua accademia, molti dei suoi fan provenivano da lì dunque un concerto nelle sue vicinanze avrebbe assolutamente attirato moltissimi ragazzi giovani.
    Si era preparata al meglio, aveva un intero repertorio di canzoni nuove da sfoggiare: si era allenata per bene, studiando le nuove coreografie in modo che fossero armoniose con tutto lo spettacolo. In effetti era molto emozionata, era da un po' che non si faceva vedere sul palco anche perché le voci di corridoio che avevano iniziato a girare dicevano che aveva una tresca con il suo manager Hideki. Erano gossip non confermati, ma sfortunatamente molto vere anche perché in una notte stellata, all'interno di un'automobile si erano confessati l'uno con l'altra ed avevano consumato il loro passionale ed intenso amore. A parte questo la giovane Yuuna Mishima non vedeva l'ora di salire sul palco e dare il massimo come sempre: era un po' una magia quella di cantare per qualcuno, tutti ti guardavano e facevano il tifo. C'era pure chi batteva le mani, chi sorrideva e anche chi ballava, i suoi fans erano straordinari e Yuuna li amava tutti.
    Ogni cosa sembrava filare liscia come l'olio, i tecnici avevano fatto le loro prove e lo stesso la giovane Idol che aveva fatto diverse prove prima del fatidico giorno del concerto.
    Ogni biglietto venduto rappresentava un mattone in più da aggiungere ai muri caduti dell'Hakoniwa, che presto sarebbe ritornata più bella di prima, di questo ne erano convinti tutti.
    Il palco era stato sistemato in modo da essere il più colorato e allegro possibile, vi era una passerella centrale che avrebbe permesso ai fan con i posti più fortunati di vedere Yuuna più da vicino. Per chi voleva, ad un modico costo, vi erano anche le lucine colorate da usare durante lo spettacolo per rendere gli spalti ancora più vivaci e colorati.
    Una volta che tutti gli spettatori si fossero sistemati, una volta concluso l'ultimo sound check, finalmente sarebbe apparsa lei: Mizuki, la Idol dei sogni.
    Con un abito apparentemente anonimo, la ragazza dispiegò le sue magiche ali e discese sul palco. Mentre le piume delle sue ali si disperdevano, il suo abitò cambiò rivelando qualcosa di decisamente più appariscente e adatto alla situazione.
    «EHILA'! CIAO A TUTTI DREAMERS!!!»
    Si sollevò un urlo di gioia provenire dagli spettatori, molti gridavano il nome di Mizuki che non vedeva l'ora di cominciare a cantare.
    «OK DRAMERS, LET'S DANCE!»
    E finalmente il grande spettacolo poté cominciare.



    «Parlato»
    "Pensato"

    ESN20is
    Credits to ¬SasoRi



    CITAZIONE
    Ciao a tutti!
    Benvenuti in questo piccolo evento dedicato agli studenti, al canto, al ballo e anche a qualsiasi cosa folle vi venga in mente.
    Solo qualche semplice accortezza, spero ci sia una buona affluenza ora che siamo tutti a casa e che queste semplicissimissime regole possano rendere il tutto più scorrevole e piacevole.
    - Mettete un bel Rivolto a persona a cui vi rivolgete ad inizio di ogni post, se vi rivolgete a tutti, come del caso del primo post di Yuuna, basta fare come ho fatto io.
    - Cerchiamo di non far passare troppo tempo, non dico di postare tutti i giorni ma non facciamo passare mille mila mesi.
    - Non c'è una turnazione, questo è un evento libero potete postare come e quando volete
    - Non c'è limite ai PG che potete portare, anzi più ci sono meglio è


    Detto questo vi auguro buona role


    Edited by Yuna ~ - 7/5/2020, 15:18
     
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    AF's Master of the End
    La Luce

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    Non so nemmeno dove sono ora, figuriamoci se posso ricordare da dove provengo

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    « Yuuna Mishima... »
    « E chi è? La conosci? »
    « Non ne ho idea… »
    Rendendosi conto della voce differente, Tatsuya sobbalzò: da sopra la sua spalla si era affacciata Sophie che, curiosa, stava scrutando i biglietti che il fratello teneva in mano.
    « E quando sei arrivata? »
    « Proprio ora insieme alle sorellone. »
    « Ma loro non ci sono. »
    « Si. Più o meno insieme. Insomma, quelle due sono troppo lente! E quando si mettono lì che passeggiano, e si guardano intorno, e rallentano, e si fermano per parlare, e mi stavano facendo impazzire!Ma che vi fermate a fare? Se camminiamo vuol dire che si cammina ed anche veloce che non ho tempo da perdere! Così sono andata avanti, tanto ho le mie chiavi ed eccomi qui! »
    In un attimo Sophie era già riuscita a fargli venire il mal di testa con tutte quelle parole e per l’aver scoperto così che anche lei aveva una copia personale delle chiavi della stanza. Se non avesse avuto dei coinquilini avrebbe già cambiato la serratura della porta anche se forse sarebbe stato più dannoso che altro: Sophie non era qualcuno che poteva essere fermato da una semplice porta chiusa.
    Domandò a Foxy se per caso l’aveva sentita entrare ma anche lei non si era accorta di niente. Era come avere a che fare con un ninja.
    Non passò molto e arrivarono Cheria e Bianca ed anche la loro attenzione, dopo i soliti discorsi a Sophie, destinati a perdersi nel vuoto, su come non dovesse lasciarle lì in quel modo, fu attratta da quei biglietti che Tatsuya teneva in mano.
    « Non mi hai ancora detto chi è questa Yuuna Mishima » gli fece Foxy con un finto disinteresse, rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita e guardandosi i piedi. Che fosse un po’ gelosa? Di certo la rendeva adorabile. Quel nome ebbe però un effetto differente su Bianca e Chieria, con questa che sembrò un po’ irrigidirsi e la prima che sollevò un sopracciglio: era un nome di donna.
    « Se è un’altra a cui vai dietro ti spezzo le gambine » anche se detto con un sorriso, la minaccia di Cheria era oltremodo credibile e preoccupante.
    « Ti assicuro che non è niente del genere. »
    « Allora è una che ti viene dietro »
    « Non le vado dietro e non mi viene dietro e per favore Bianca, non stringere i pugni. Non vorrai certo menare una idol »
    « Ora che so che è una idol non voglio, devo! »
    « Ma insomma mi fate spiegare? »
    Fermando la frustrazione crescente, Tatsuya riuscì a parlare di questa idol, ex studentessa della loro scuola, che aveva organizzato un concerto per raccogliere fondi da destinare alla ricostruzione del liceo. Ci furono tre sospiri di sollievo, quattro contando quello di Tatsuya che era riuscito a placare quelle matte prima che degenerassero – Sophie alla parola “idol” aveva preso a ballare e cantare un motivetto improvvisato sulle parole, e relativo ritmo, delle minacce delle sorelle.
    « Così ho preso i biglietti. Ci andiamo? »
    Le ragazze non ebbero nulla da ridire, non era il loro genere musicale ma sarebbe stato interessante assistere ad un evento del genere qualche volta. Cheria cercò rapidamente il nome della idol sul cellulare, guardò qualche sua foto notando quanto fosse ben messa sul davanti, segno che se fosse stato organizzato in qualunque altro contesto in un simile concerto si sarebbero trovati circondati da una folla di otaku con l’ormone a mille e vecchi pervertiti maleodoranti d’un fetore di sigarette misto a alcol scadente con un po’ di tanfo corporeo dovuto al sudore causato dai battiti accelerati dei loro cuori da pervertiti che si affannano dietro a delle ragazzine...ma quella non era una ragazzina visto che era già diplomata, in più tutti quelli non ci sarebbero stati con Unzen ad occuparsi del servizio d’ordine. Riprodusse da Youtube qualche brano della cantante e forse non era nemmeno tanto male. Certo per Bianca furono pugnalate multiple tanto da costringerla a mettere un po’ di Iron Maiden per riuscire a riequilibrare le sue onde celebrali evitandole così un malessere fisico. Che esagerate che erano.
    In mezzo a quel quotidiano caos fatto di idol, metal e Vocaloid – perché Sophie non voleva essere da meno – Tatsuya notò che Foxy era piuttosto giù di corda.
    « Che c’è? Sei triste? » Tatsuya le accarezzò dolcemente la guancia. Foxy appoggiò la testa sulla mano, beccandosi un’occhiataccia di Bianca, con un mezzo sorriso forzato.
    « Non sono mai andata ad un concerto. Per una volta vorrei venire con voi ma so che la mia condizione non me lo permette. Dovrei già esserci abituata ma vedervi così entusiasti mi fa… »
    Mi fa stare male. Non finì di dirlo e nemmeno di pensarlo.
    Tatsuya le mise in mano i biglietti.
    « Contali »
    « Sono… cinque? Voi siete in quattro, chi altro ti porti? »
    « Ma mi porto te, sciocca. È un concerto idol, nessuno avrà da ridire se qualcuno ci va in cosplay, no? »


    La sera era giunta, il concerto per la raccolta fondi stava per cominciare ed i Claradei erano quasi arrivati allo stadio. Per tutta la strada Foxy, raggiante, era stata stretta al braccio di Tatsuya. Per tutta la strada Foxy aveva raccolto gli sguardi ammirati di coloro che incrociavano e la curiosità per come si muoveva la sua coda da volpe da tanto da sembrare vera. Il mondo del cosplay aveva fatto dei balzi avanti incredibili, qualcuno aveva pensato pure di procurarsi il set coda più orecchie per regalarlo alla propria ragazza. Quel tipo doveva essere fortunato, avevano pensato. Troppo fortunato, erano in quattro attorno a lui! E lo avevano anche riconosciuto.
    Per tutta la strada Tatsuya aveva raccolto sguardi d’odio ancora più intensi del solito – segno che Foxy aveva fatto colpo – ed era stato tirato per la mano da Sophie perché rischiavano di fare tardi.
    Raggiunsero i loro posti appena in tempo per vedere accendersi i riflettori su Yuuna Mishima ed il suo spettacolo.
     
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    «Parlato Haiiro»
    «Parlato Kasumi»

    Haiiro & Kasumi

    Calca s. f. – Grande affollamento di persone pigiate l'una sull'altra.
    Questa descrizione, spudoratamente copiata dal dizionario online del Corriere, ben esprime l’ammassarsi di gente che si muoveva all’interno del centro concerti per prendere ognuno il proprio posto. Visto dall’alto, il muoversi, mescolarsi e accalcarsi delle persone avrebbe ricordato molto il frenetico affaccendarsi delle formiche all’interno di un formicaio; solo molto più caotico. Da tale visuale le persone si sarebbero tutte confuse le une con le altre, solo un poco più indifferenziate tra loro rispetto alle formiche per la multiformità del loro vestire. Abbandonando quella privilegiata posizione e calandosi più in basso, le differenze di atteggiamento tra le persone sarebbero aumentate, in misura tanto maggiore quanto più si restringesse il campo d’osservazione.
    Tra tutta la folla – o calca – di persone, prendiamo a osservare due ragazzi, o per la precisione un ragazzo e una ragazza. Che fossero assieme era evidente dal modo in cui si guardavano, cercandosi l’uno con l’altro per non perdersi tra la calca. Il modo in cui si tenevano per mano, per quanto talvolta la massa di gente li costringesse a lasciare la presa, denunciava che fossero una coppia.
    Riguardo alla ragazza, possiamo dire che il suo sguardo passasse dagli occhi spalancati a mo’ di cervo che si ritrova circondata da un branco di lupi, a uno sguardo come di sfida, di ferocia appena trattenuta, contornato da un sorrisetto che ne increspava le labbra e sembrava dire: “Qua, il predatore sono io”. Il passaggio dall’uno all’altro stato possedeva una sua regolarità: più persone si accalcavano intorno a lei, più i suoi occhi da cerbiatti si spalancavano e più lei cercava, senza riuscirsi, di sottrarsi alla calca. Giunta al limite della sopportazione avveniva il mutamento e da spaventata preda si mutava in furibondo predatore. Il suo respiro si colorava di un tenue luccichio turchese, che pure si confondeva nelle luci della sala, e le persone attorno, tranne il suo ragazzo, si ritraevano sospinte dall’istinto e da una momentanea debolezza. Una volta libera da quell’attorniarsi di gente, tornava a respirare normalmente, le persone tornavano ad accalcarsi l’un l’altro e il ciclo ricominciava.
    Quanto al ragazzo, egli pure condivideva con lei quella duplicità di atteggiamento, sebbene in modi del tutto diversi. Di consueto pareva presentare la sorprendente e quasi straordinaria capacità di essere sempre d’impaccio alle altre persone. Andava a destra per schivare un tipo e si trovava proprio sulla strada di un secondo. Provava a infilarsi in un varco tra la folla e finiva addosso a un terzo. Pareva incapace di percorrere mezzo metro senza ostacolare, urtare o pestare i piedi di qualcuno. Il suo passaggio era irto di occhiatacce e improperi a mezza voce da parte degli altri presenti. Eppure talvolta chiudeva gli occhi e cominciava a muoversi fendendo la calca senza né toccare né essere toccato da nessuno, passando con grazia e noncuranza invidiabile in mezzo alla folla con un’impalpabilità pari all’aria. Non c’era all’apparenza alcuna regolarità nel suo passare da uno stato all’altro, né pareva esser conseguenza di urti o occhiatacce, a cui non dava il minimo peso; semmai sembrava compiacere un suo segreto gioco.
    Infine, l’ultima caratteristica osservabile e degna di nota dei due, che traspariva talvolta dall’espressione di riluttanza e sordo stupore per la loro stessa presenza, era che nessuno dei due aveva la minima idea del perché si trovassero lì in quel momento.
    Non era certo per sostenere la loro scuola distrutta con l’acquisto dei biglietti. Se la ragazza, Kasumi, avesse voluto fare qualcosa per la scuola, avrebbe piuttosto pensato a organizzare con il suo club d’arte una mostra di dipinti. Quanto al ragazzo, Haiiro, riteneva che la distruzione di uno o due edifici in un complesso enorme come l’Hakoniwa non fosse poi una così grande tragedia e che i soldi per il biglietto sarebbero stati meglio utilizzati per l’acquisto del caffè.
    Non era neanche un loro supposto interesse verso la musica o le idol a spingerli là quel giorno. Haiiro ascoltava ogni tipo di musica gli capitasse a tiro di orecchio, ma non ne ricordava nessuna, se non qualche sigla di anime. Kasumi aveva scoperto di apprezzare un certo tipo di musica pop rock, benché non si potesse ritenere un’appassionata. L’interesse di Haiiro per le idol era pari al suo interesse per la presenza nelle macchine del caffè di un bottone con scritto sopra “cioccolata”, mentre Kasumi le riteneva poco più di un feticcio per maschi con qualche problema mentale.
    Purtroppo per lei, aveva scoperto che uno di quei “maschi con qualche problema mentale” era il suo stesso fratello, Hiroshi. Costui aveva acquistato due biglietti per il concerto e li aveva regalati a loro. Il dono non richiesto era stato accompagnato da un lungo discorso di Hiroshi su quanto adorasse Yuuna Mishima – corredato da una puntuale descrizione della sua carriera, di cui però i due ricordavano solo “idol dei sogni” e “voci non confermate di una tresca col manager” – su quanto avrebbe voluto partecipare lui a quell’evento, ma non potendo voleva che andassero loro due a divertirsi per lui e che, se possibile, gli descrivessero poi com’era stato il concerto. Considerando che era quanto di più simile a una richiesta Hiroshi avesse mai fatto loro, i due si videro costretti ad andare. Anche se Kasumi non riusciva a scuotersi di dosso la sensazione che fosse stata tutta una pantomima del fratello, allo scopo di spingerli in un luogo pieno di gente nonostante la loro naturale riluttanza per simili occasioni.
    «Dannato Hiroshi…»
    «È un po’ tardi per lamentarsi, no?» Rispose lui con una nota di ironia.
    Lei si mordicchiò le labbra, irritata per non poterlo contraddire.
    «Dai, rilassati. Ormai che siamo qua cerchiamo di divertirci.»
    Dopo qualche istante di lotta interiore, la ragazza si convinse a seguire il consiglio. «Hai ragione. Già che ci siamo, divertiamoci al massimo.» E si girò verso una coppia lì vicino, che da bravi fan, e a differenza loro, avevano acquistato pure le lucine colorate. «Potreste darci i vostri bastoncini luminosi? Abbiamo perso i nostri nella calca e sarebbe davvero, davvero difficile far tutto il giro per andarne ad acquistare degli altri. Ma sarebbe davvero un bellissimo gesto di solidarietà, degno dei fan dell’idol dei sogni, se voi ci donaste i vostri.» Accompagnò quell’altrimenti ridicola pretesa con una forte dose del suo Cast Down, uno sviluppo del suo potere con cui era capace di attenuare le emozioni delle persone, per annullare ogni loro possibile replica. I due, con un’espressione imbambolata abbastanza preoccupante, allungarono i loro bastoncini verso Haiiro e Kasumi, che non si fecero pregare.
    «A volte mi faccio paura da sola…» In realtà l’unica emozione rintracciabile nelle sue parole era la soddisfazione. Haiiro si limitò a scuotere il capo, nascondendo il sorriso. Fu in quel momento che il concerto ebbe inizio, con la letterale discesa della idol sul palco.
    ««EHILA'! CIAO A TUTTI DREAMERS!!!»
    «Dreames… idol del sogno… no, dai, non può essere un motivo tanto stupido ad aver spinto Hiroshi a farci andare proprio da questa idol…»
    «Che stai dicendo? Ha detto che è la sua idol preferita, no?»
    L’inizio del concerto interruppe la conversazione. I due si decisero a lasciarsi andare alla musica e all’atmosfera. Era la prima volta che assistevano a un concerto.


     
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    da casa mia?

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    Un concerto?
    Certo. Vedilo come un regalo di benvenuto della scuola per il tuo primo giorno.
    Ma è verso sera! Rischio di arrivare tardi per il coprifuoco!
    Nessuno verrà a controllare la prima sera. Inoltre sarai sorvegliata da una persona fidata
    Il tuo nipostastro?
    Nipote e sì, ci sarà per controllare che vada tutto bene insieme alla sua ragazza. È stata la mia condizione dopo che mi ha chiesto i biglietti. Ti aspetta all'entrata dell'area concerti mezz'ora prima dell'apertura dei cancelli.
    Non mi sono ancora arrivati i vestiti da casa! Non posso andarci con l'uniforme scolastica!
    Lì vicino ci dovrebbe essere un centro commerciale. Facci un salto e fai compere. Ah, non prendere l'ascensore, tende a bloccarsi.
    Ed eccomi qui.
    Mezz'ora prima dell'apertura dei cancelli qua davanti, poco lontano dalla calca, a cercare questa coppia di studenti che non si fa vedere, vestita di nuovo e con la divisa piegata accuratamente dentro lo zaino.
    Tutto questo dopo una giornata abbastanza... normale.
    O almeno, dovrebbe essere come normale nell'ambito del “primo giorno di scuola”.
    Presentazioni... check.
    Domande su come abbia fatto ad arrivare in quella scuola... check.
    Istigare i curiosi a correre a leggere le notizie relative alla mia vicenda... check.
    Passare il resto della giornata venendo giudicata dalle persone come colpevole o innocente... check.
    Essere bidonata dal figlioccio/nipotastro del mio tutore... check.
    Che poi, a essere sinceri, non ho ancora capito una minchia del loro legame ma va beh, non è il luogo e momento per riflettere sul loro rapporto.
    Ah, hanno aperto i cancelli, si può entrare.
    Confermo i miei sospetti di prima, evidentemente non voleva avere una reggicandela mentre passava un po' di tempo con la sua ragazza... come dargli torto?
    Cosa hai dentro lo zaino?
    Ah, i controlli. Ok, calmati, respira normalmente, non farti prendere dal panico. Calma. Apri lo zaino davanti a lui e mostra che hai soltanto i libri e la divisa della scuola.
    Allora?
    Non piangere! Stringi i denti e apri lo zaino da brava... così. Rimani calma, non farti prendere dal panico, brava... bravissima. Mostra cosa hai nello zaino.
    Mmmh. Puoi passare.
    Sia lodato il cielo. Più veloce di una faina chiudo lo zaino e entro dentro l'arena, lasciando tutto al guardaroba in modo da avere le mani libere, niente fronzoli.
    Occhiata veloce al nuovo outfit (minigonna, stivali a ginocchio alto, top e felpa a maniche corte lunga uguale, oltre a un cappello che mi ha conquistato appena l'ho visto), lisciata ai vestiti per metterli a posto e via, siamo pronti.
    Una volta dentro decido di restare un po' in disparte, vicino al bordo esterno dell'edificio. Troppe persone e soprattutto troppe ragazzi. Mi passa un brivido lungo la schiena al pensiero di dovermi buttare dentro una folla piena di maschi sudati con l'ormone a palla.
    Inoltre rimanere un po' indietro ha i suoi vantaggi, tipo che sono vicina al chiosco delle bibite e ai bagni, vantaggio da non sottovalutare durante un concerto, e soprattutto me ne posso andare quando voglio se rischia di farsi troppo tardi.
    Aggiungo anche che mi permette di prendere un paio di quei bastoncini luminosi senza aspettare troppo, approfittando di uno sporadico momento in cui non c'è molta fila.
    EHILA'! CIAO A TUTTI DREAMERS!!!
    Merda, sta iniziando. Devo assolutamente pagare prima che... dannazione, queste che ho in mano sono cinque o cinquanta yen? Maledette luci che si sono abbassate trop...
    OK DREAMERS, LET'S DANCE!
    Uh, la luce è tornata! Velocemente do i soldi mancanti al venditore e torno al mio posto per godermi lo spettacolo.
    Non è male come musica... magari avessi qualcosa da sgranocchiare adesso.
     
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3 replies since 19/3/2020, 17:59   86 views
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