Posts written by Lolya13

  1. .
    Master, questo non è più un luogo sicuro per noi.
    S-sì, l’ho notato.
    Io in queste condizioni non posso proteggerti al massimo delle mie capacità, ma posso provare a stancarli per aprirci una via di fuga.
    E gli altri? Non possiamo mica lasciarli qui e basta!
    Master, siamo nel mezzo di una guerra. Siamo circondati solo da nemici.
    Mei lanciò un’occhiata complice al suo Servant.
    Ma se li abbandoni qui a sbrigarsela da soli, nessuno vorrà allearsi con noi.
    Il Servant sembrò pietrificarsi a quelle parole.
    Hai ragione, Master. Cercherò di respingere queste creature il più a lungo possibile, sperando che gli altri Servant siano d’aiuto. Sappi, però, che se la situazione si farà critica sarò costretta a portarti via da qui. La tua incolumità è la priorità assoluta.
    Mei sbuffò con fare rassegnato.
    Va bene, hai il mio permesso.
    Bene.
    Anche se Mei aveva dato il consenso come Master, era chiaro a entrambe che lì quella a dare ordini non era certo lei.
    Per ironia della sorte, un’altra coppia di Master e Servant aveva già deciso di darsela a gambe appena la situazione aveva cominciato a complicarsi.
    Comodo fare discorsi amichevoli e poi svignarsela alla prima occasione…
    Master, lo avremmo fatto anche noi se tu non fossi così testarda.
    Quell’affermazione colse Mei in contropiede, ma non c’era tempo di discutere.
    Mentre le due ragazze decidevano il da farsi le ombre davanti a loro cominciarono a moltiplicarsi a dismisura, spargendosi come scarafaggi sul tetto e sulle superfici esterne dell’edificio.
    Le parole di ruler risuonarono nell’aria e i presenti rimasti iniziarono subito a contrastare le figure sinistre.
    Mei, con il volto dipinto di terrore, guardò il suo Servant che, senza il bisogno che la sua Master dicesse qualcosa, capì che era il momento di agire.

    Athoótita.
    Il suo tono era deciso e sicuro, senza nemmeno l’accenno di esitazione o tremito.
    A quel richiamo rispose un fulmine, a cui seguì l’apparizione di quella che appariva come una lancia o qualcosa di simile, che sembrava essere stata creata apposta per quel Servant.
    Un’ombra si avvicinò minacciosa alla coppia e prima che Mei potesse impartire ordini...
    * bonk *
    “bonk”?? Come sarebbe “bonk”?!
    … prima che Mei potesse dire qualsiasi cosa, il Servant aveva dato una bastonata in testa all’ombra che si era avvicinata, facendola dissolvere in una nube nera.
    Sei uno spirito eroico e la cosa migliore che sei riuscita a fare è stata colpirlo in testa?!
    Ha neutralizzato il nemico, o sbaglio?
    Beh sì ma dopo quell’introduzione dell’arma degna di uno Shonen mi aspettavo… altro.
    Master, non sprecherei prezioso mana per un singolo nemico.
    Odio darti ragione...
    Ma senza esitare oltre il Servant slegò dalla corda che aveva in vita una boccetta piena di un liquido dorato, la stappò e la lanciò al centro della nube lasciata dietro all’ombra come se fosse una granata: un bagliore si sprigionò dalla boccetta, che si ruppe e disintegrò all’istante quel che restava dell’entità maligna.
    Ha funzionato! E’ come ha detto il Ruler!
    Quello era uno, ma non credo che basterà…
    Il Servant indicò il numero in aumento di ombre che si spargevano sul palazzo.
    Non posso sprecare altre pozioni, Master. Qui ci serve un piano di riserva. Non preoccuparti, penserò a qualcosa. Tu resta indietro, è pericoloso.
    In quel momento, qualcosa scattò dentro Mei. Potremmo chiamarlo spirito combattivo, determinazione, o forse semplicemente adrenalina, però l’idea di restare indietro in un momento del genere la faceva sentire inutile. Tremava dallo stress. Aveva un Servant, certo, ma non per questo sarebbe rimasta a guardare. Non nella guerra a cui lei aveva scelto di prendere parte.
    Aaaah! Vedi di smetterla! So prendermi cura di me stessa!
    Per la prima volta dall’inizio di quella guerra, Mei riuscì a prendere l’iniziativa.
    In quel momento, altre due ombre si erano generate dalla nube informe e venivano verso di loro.

    Isolation Bubble!
    Una bolla di energia magica azzurra avvolse le due ombre, che smisero di correre verso le due ragazze e iniziarono ad attaccarsi a vicenda.
    Con l’Isolation Bubble, infatti, le due ombre cominciarono a percepirsi a vicenda come nemici, smettendo di percepire in quel modo tutti gli altri presenti.

    Posso continuare a farle attaccare tra di loro, ma ho bisogno di restare concentrata. Coprimi!
    Piacevolmente sorpresa, il Servant non se lo fece ripetere.
    Ricevuto, Master!
    All'improvviso il Servant non era più preoccupato quanto poco prima per l'incolumità del suo Master.
    Mentre lo scontro andava avanti, il Servant percepì altre forti presenze magiche avvicinarsi.
    Master, ci sono altri Servant in arrivo.
    Allora sta’ attenta e non abbassare la guardia.
    Per la prima volta, Mei si era sentita come un vero Master di una Guerra per il Sacro Graal.


    Legenda:
    Pensato
    Parlato di Mei
    Parlato del Servant
    Collegamento mentale (Mei)
    Collegamento mentale (Servant)

    Note di battaglia:
    Slot Attacco 1: * bonk *
    Slot Attacco 2: Isolation Bubble
    Slot difesa 1: guardia alzata
    Slot difesa 2: /
    Joker: /
  2. .
    A Mei si contorsero le budella a sentire quel nome. L’uomo più odiato nella storia, l’uomo simbolo di malvagità e morte, l’uomo che aveva fatto sterminare milioni di persone: non pensava che se lo sarebbe mai trovato davanti. Si sentì male a pensare a ciò che conosceva di lui. Le mani iniziarono a tremarle, ma non poteva permettersi di dimostrare agitazione davanti ai Servant nemici, per cui le nascose dietro la schiena cercando di non farsi notare.
    Il Servant invece si limitò ad ascoltare con cura le parole dell’uomo. Aveva capito chi fosse e sapeva che era un esperto di guerra, nonostante avesse commesso un clamoroso errore nel sottovalutarle.
    Non so che usanze siano quelle dei tempi più moderni – intervenì – ma un leader non è solo una figura simbolica, è anche un valoroso guerriero. Se pensi di poter far saltare la “testolina” della mia Master, vuol dire che stai sottovalutando il nemico che hai di fronte. Non pensavo che il Führer potesse abbassare la guardia fino a quel punto. Inoltre, credo sia a dir poco superfluo far notare la tua inferiorità numerica. Ci tengo a farti sapere che la mia Master non è un ornamento decorativo.
    Ora basta così.
    Mei era molto irritata dal comportamento infuocato del suo Servant, che stava facendo aumentare la tensione in un momento che avrebbe dovuto essere pacifico. Una volta rientrate avrebbe dovuto farle un bel discorsetto.
    Di tutte le persone con cui poteva discutere è andata a scegliersi Hitler…

    Ma è davvero quel Hitler?
    Sembrerebbe proprio così, motivo per cui dovresti davvero smetterla di provocarlo.
    Potrà essere chi vuole, ma non potevo permettergli di parlarmi con quel tono. Si crede così importante senza avere idea di chi ha di fronte.
    Non devi lasciarti condizionare da ciò che dice, la situazione è già abbastanza tesa.
    Ti chiedo scusa, Master. Cercherò di contenermi.
    Comunque non ti biasimo, neanche a me piace. È comunque ricordato come l'uomo più crudele della storia. Ha fatto uccidere milioni di persone...
    Master, la morte accompagna qualunque guerra. Chi nonostante il rischio sceglie di combattere pensa sempre di essere nel giusto.
    Questo non significa che il suo comportamento sia giustificato…
    Non ho detto questo. Se era un uomo di guerra sarà senza dubbio un temibile nemico. Sarebbe più saggio allearsi con una persona così, piuttosto che trovarsela contro.

    ...
    Stai davvero proponendo di allearci con Hitler?!
    È solo strategia, Master. Non deve piacerci. Per quanto io e te possiamo essere forti, un Servant e un Master in più dalla nostra parte non possono che far bene. Avrà fatto delle cose orribili, ma lui ha pensato che fossero giuste e ha combattuto con tutte le sue forze per ciò in cui credeva. È ciò che ogni generale fa.
    Forse hai ragione, anche se non mi piace per niente.
    Ascolta, facciamo così: cerchiamo di capire che strategia ha il suo Master, e poi decideremo se è il caso di proporre un’alleanza. Nel caso fosse impossibile, possiamo sempre cercare di vedere cosa si può fare con l’altra coppia… anche se quel tono così calmo non mi dà l’idea di uno pronto al combattimento.

    Non lasciarti ingannare dalle apparenze Master, è pur sempre uno spirito eroico. In ogni caso, mi sembra un buon piano.
    Nonostante questo discorso, il Servant continuava a tenere d’occhio Hitler con uno sguardo severo, come se fosse un suo rivale.

    Parlando di cose importanti, tu hai detto di essere il Ruler, giusto? Che cosa strana…
    Mei aveva sentito parlare solo vagamente della figura del Ruler e, da quel poco che sapeva, non era proprio comune che si presentasse in una guerra per il Graal.
    Come mai ti trovi qui, Ruler? Ci sono anomalie in questa guerra, forse?
    Ma, prima che l’altra potesse rispondere, il Servant percepì un’altra forte entità avvicinarsi rapidamente a loro.
    Master, sta’ indietro.
    Senza aspettare il suo consenso, fece uno scatto in avanti e portò un braccio davanti a Mei per proteggerla.
    Un momento dopo, un’altra coppia di Master e Servant arrivò in cima al palazzo: si trattava di una ragazza che sembrava agitata quanto Mei e quello che doveva essere il suo Servant. Non riuscirono a vederlo in volto per via della maschera che indossava, ma dalla voce si capiva chiaramente che era un uomo.
    Fu proprio quest’ultimo a rivolgersi al piccolo gruppo, con voce pacata.
    Buonasera a voi, Master e Servant. Non sono in cerca di guai, così come la mia master. So che vorreste vedere il mio volto, ma per il momento gradirei tenerlo nascosto. Se vi fa piacere, mi piacerebbe poter interloquire anche con voi. Immagino che anche voi siate qui da Ruler per poterle parlare, giusto?
    Mei si sentì sollevata sentendo quelle parole: tra Hitler e il suo Servant con quel caratterino mancava davvero una figura tranquilla a quell’incontro e sembrava che i due nuovi arrivati avessero veramente intenzioni pacifiche.
    Stranamente, il Servant di Mei si rivolse all’uomo mascherato con un tono del tutto diverso da quello di poco prima. Il tono austero era sparito, lasciando spazio a un luminoso sorriso.
    Buonasera a voi. Nemmeno noi siamo qui con intenzioni bellicose, vorremmo solo delle informazioni da parte del Ruler. Vedo con piacere che c’è qualcuno che ha avuto il buon costume di presentarsi.
    Mei lanciò un’occhiataccia al suo Servant, la quale si lasciò sfuggire un sorrisino divertito.
    Quella frecciatina non era affatto necessaria.
    Le sue mani sudate scivolavano l’una sull’altra dietro la sua schiena e sembrava che la situazione si stesse scaldando tra i due Servant. Non poteva assolutamente permettere che scoppiasse un combattimento in quel momento.
    Devo riprendere in mano la situazione.
    Mei spostò con energia il braccio del suo Servant da davanti a sé e si inchinò.
    Mi scuso per il comportamento irrispettoso del mio Servant. Da Master vorrei approfittare di questo incontro per capire perché il Ruler si trovi qui e, possibilmente, per conoscere le vostre intenzioni o combinare delle alleanze temporanee. Nè io nè il mio Servant abbiamo intenzione di combattere ora, ma tenete a mente che non esiteremo a difenderci.
    Ma purtroppo per lei, proprio quando aveva raccolto il coraggio per parlare apertamente con gli avversari, due foglietti di carta cominciarono a volteggiare intorno alla Ruler – che si era precedentemente presentata con il nome Komiko – e si trasformarono in due ragazze vestite esattamente come lei.
    Lady Komiko siamo arrivate appena abbiamo sentito la presenza di questi individui!
    Ascoltate quelle parole, Mei si accorse che le due donne erano armate di arco e le avevano puntate, nonostante aspettassero un ordine da parte di Komiko per attaccare. Lei confidava nel fatto che, se avessero trattato con lei pacificamente, non sarebbe scoppiato nessuno scontro. D’altra parte, non avevano alcuna intenzione di fare diversamente.
    Il Servant di Mei non sembrava preoccupata per le due Miko appena apparse, sembrava invece che ci fosse dell’altro a turbare la sua mente.
    Se posso permettermi, Ruler…
    La ragazza sembrava aver finalmente messo da parte il suo spirito combattivo.
    Da quando sono stata evocata, ho davvero una brutta sensazione. Non so se sia l’epoca del tutto nuova o se sia qualcosa di… diverso. Non ho riscontrato niente di insolito, concretamente, ma ho comunque un pessimo presentimento.
    Vorrei che fossi onesta con noi, Ruler: c’è qualche minaccia?


    Legenda:
    Pensato
    Parlato di Mei
    Parlato del Servant
    Collegamento mentale (Mei)
    Collegamento mentale (Servant)
  3. .
    Mi sentii sollevata sentendo che non avrebbe voluto prendere la strada più semplice e sorrisi. In cuor mio avevo davvero sperato che rifiutasse.
    Lui aveva cercato di spiegarmi cosa lo affliggesse, però io continuavo a non capire.
    Si sentiva come un cheater, che poteva raggiungere risultati incredibili senza sforzo; pensava che fosse troppo facile e ingiusto nei confronti di chi si allena duramente.
    Ecco, il problema è questo. Queste anormalità, sia il tuo Deceptive Reverse che il mio Fighting Sleep, permettono in un attimo di superare le proprie difficoltà. Ma quello che si acquisisce così, senza difficoltà, che valore può avere?
    Il suo ragionamento aveva perfettamente senso, ma ancora non ero del tutto convinta.
    Io invece non la penso così.
    Appoggiai la tazza sul tavolo.
    Guardai fuori dalla finestra del bar e notai uno scoiattolo che agilmente si arrampicava sulla corteccia di una quercia, che mi fece ripensare alla scenetta di Haiiro di poco prima. Era stato divertente, ma senza dubbio impressionante. Un’agilità e dei riflessi simili raramente li avevo visti, e riuscivano solo ad avvicinarsi a quello di cui era capace lui.
    Vedi, tu hai questo potere che ti permette di essere agile e forte senza sforzo e, per quanto ti sembri ingiusto, secondo me ti stai concentrando sulla cosa sbagliata.
    Spostai la mia attenzione su di lui e lo guardai dritto negli occhi.
    Hai provato a considerare l'idea che potresti fare ancora di più? Se ci pensi, con del duro allenamento, una persona normale potrebbe raggiungere un livello simile di agilità, anche se non proprio lo stesso.
    Esitai un momento. Non mi piaceva quello che stavo per dire, ma era la verità.
    Ed è qui che vorrei correggerti. Come hai detto tu prima, noi siamo Anormali, il che significa che abbiamo delle capacità che vanno oltre il normale. Ma se questo potere ti rende agile quanto basta per essere appena oltre la normalità, vuol dire che forse c'è di più. Quello che sto cercando di dire è che puoi puntare più in alto.
    Hai appena acquisito questo potere, ma non significa che sia completo, dovrai ancora imparare a padroneggiarlo. Io credo che ci sia sempre spazio per migliorare e il tuo caso non fa eccezione.
    Non dovresti smettere di impegnarti e provare, non dovresti metterti dei limiti, non dovresti pensare di aver raggiunto il massimo delle tue potenzialità.
    Se ti senti così in colpa per aver raggiunto questi risultati così facilmente, allora devi dimostrare di meritartelo, sfruttandoli al meglio.

    Lì mi tornò in mente anche il discorso dei dottori che era venuto fuori poco prima. Inizialmente non avevo voluto parlargliene, ma forse lo avrebbe aiutato a capire ciò che volevo dire.
    Prima, hai detto che se fossi un dottore non vorresti curare degli Anormali. Hai detto che un Anormale dovrebbe sapersela cavare da solo, visto che ha delle abilità speciali, e che dovrebbe lasciare spazio alle persone normali affinché vengano curate loro. Io non capisco perché la pensi così. Certo, abbiamo delle anormalità che ci consentono di fare cose assurde, ma non siamo imbattibili. Ci procuriamo delle ferite anche noi e abbiamo delle difficoltà anche noi. Siamo Anormali, ma siamo pur sempre persone. Anche noi abbiamo il diritto di essere curati. Allo stesso modo, abbiamo anche il diritto di esercitarci e migliorare.
    Le abilità che abbiamo ci permettono di essere un gradino più in alto, ma non significa che siamo in cima alla scalinata. C’è sempre della strada da fare. E quando saremo sempre più in alto su questa scalinata, la domanda da farsi non dovrà più essere “me lo merito?” ma “lo sto usando nel modo giusto?”.

    A quel punto speravo solo che il mio ragionamento lo raggiungesse. Sembrava una cosa da poco, ma io avevo percepito quanto fosse importante per lui. Parlare così tanto non era da me, però in quel momento non sapevo cosa altro fare. Oltre a presentargli il mio punto di vista, non mi veniva in mente altro che avrei potuto fare per lui. Però se fosse servito qualcosa, forse avrebbe potuto dirmelo lui stesso.
    Se c'è qualcosa che posso fare per aiutarti, fammelo sapere.
    Lo dissi senza pensarci troppo: in effetti non sapevo esattamente come avrei potuto essergli d’aiuto, ma volevo davvero che riuscisse a superare quel momento. Sentivo che avrei davvero voluto applicarmi al massimo per aiutarlo, anche se non sapevo spiegarmi perché.


    Legenda:
    Pensato
    Parlato di Mei
    Parlato altrui
  4. .
    Hai una vaga idea di quanta energia ti ciucci, tu?!
    A quel punto era inutile negarlo: Mei stava morendo di fame. Se non le avessero trovate seguendo la traccia magica, sicuramente avrebbero sentito il suo stomaco brontolare.
    Lo dici come se fosse colpa mia, ma sei tu che hai dimenticato di portare la cosa più importante in questo rifugio...
    Sospirarono entrambe. La veste sul petto del Servant si sollevò leggermente, mettendo - anche se solo per un momento - in risalto il suo seno, decisamente più prosperoso rispetto a quello di Mei (non che ci volesse molto).
    Mei se ne accorse ma cercò di non darci troppo peso, dato che in quella guerra non poteva lasciare spazio a certe sciocchezze (ricordatevi di questo dettaglio, tornerà utile dopo).
    Per sua sfortuna, però, fu proprio l'altra ragazza a tirar fuori l'argomento.
    Ehi, Master, io mi sento leggermente a disagio vestita in questo modo...
    Teneva le braccia conserte, posa che sicuramente non aiutava a metterle meno in rilievo. Lei non se ne rendeva minimamente conto.
    Dopo quella affermazione, Mei non poté più ignorare l'argomento.
    Nessuno ti costringe a restare in forma materiale, sai? Non avrei così tanta fame se tu fossi rimasta in forma spirituale...
    Mei aveva un tono decisamente seccato, che veniva accentuato dai brontolii sempre più frequenti.
    Poi non riuscì più a contenersi.
    E comunque non serve che tu mi sbatta quei due galleggianti in faccia continuamente!
    Il Servant sembrava più confuso che alterato.
    Non so di cosa tu stia parlando, Master, io non ho fatto nulla del genere... non di proposito, almeno.
    Osservò per un momento il proprio petto, poi continuò.
    Certo che è strano, non ricordavo che fossero così grandi quando ero in vita... dev'esserci stata qualche anomalia durante l'evocazione.
    Sono davvero un disastro, come Master!
    Mei si lasciò cadere su una sedia, in rassegnazione.
    Il tonfo sul legno scricchiolante echeggiò per i corridoi vuoti del tempio e si sollevò una nuvoletta di polvere da sotto la sedia.
    Prima mi dimentico di portarmi del cibo e poi sbaglio anche l'evocazione...
    Si sentiva dalla sua voce tremante che non stava bene. Forse per via della fame o forse perché il suo stress per la guerra del Graal era arrivato alle stelle nonostante non fosse ancora successo niente: non avrebbe saputo dirlo neanche lei.
    Ehi, Master...
    Il Servant le si avvicinò con fare premuroso e la abbracciò.
    Io non credo che tu sia un disastro.
    Lo pensi davvero?
    Certo! Ci hai portate in questo luogo sicuro dove non si farà male nessun civile, il che è stato molto saggio.
    Aveva un sorriso dolce in volto, si percepiva a pelle che le sue parole erano sincere.
    Mei arrossì. Quello che aveva detto l'aveva fatta sentire molto meglio.
    Dobbiamo comunque spostarci... se io muoio di fame qui, evocarti sarà stato inutile.
    Si alzò.
    Guardandosi intorno, sembrava che quel posto potesse cadere a pezzi da un momento all'altro. Una meta sicuramente allettante per dei teppisti, come indicavano i graffiti sulle pareti esterne. Accortamente, avevano reso quel luogo impercettibile all'occhio umano.
    Un altro brontolio riempì il silenzio che si era creato.
    È giunto il momento. Andiamo a prendere del cibo in città!
    Gli occhi di Mei bruciavano con la scintilla riaccesa della speranza - e della fame.
    Evvai! Stavo iniziando a fare la muffa in questo posto.
    Comunque, se può contare qualcosa...
    Mei era molto rossa in viso, ma aveva un tono decisamente più calmo rispetto a poco prima.
    I-Io credo che quella veste ti stia molto bene.
    Sul volto del Servant si riaccese lo stesso sorriso paziente.
    C-Comunque, credo che sia meglio andare ora, il sole sta calando.

    ***



    Usando il collegamento mentale, le due si misero d'accordo su quale fosse il percorso migliore per prendere ciò che serviva senza dare nell'occhio e fare presto.
    Dovrebbe esserci un supermercato h24 in questa zona.
    Conosci bene questa città, Master?
    Non è proprio come casa, però mi sono ambientata.
    Continuarono a camminare ancora per un po'.
    Il viso di Mei era illuminato dalle insegne colorate dei locali. Era una stradina secondaria, non molto grande, c'era solo qualche bar e un night club. Ogni tanto incrociavano qualche vecchio ubriaco che cercava di adescare quella ragazzina da sola di notte. Uno addirittura le chiese se voleva andare a prendere un caffè. Mei rifiutava tutte le proposte senza troppi giri di parole.
    Proseguendo, le due ragazze iniziarono a sentire della musica e delle voci che si facevano sempre più forti man mano che camminavano. Mei ipotizzò che provenissero dal night club e le ignorò.
    Master.
    La voce del Servant si fece all'improvviso molto più seria, cosa che fece fermare di colpo Mei.
    Che succede?
    Percepisco diverse entità. Forti.
    Sono degli altri Servant?
    Sicuramente.
    Come fai ad esserne sicura?
    La mia percezione magica è molto affinata, Master. Sono ancora lontani, ma camminando in quella direzione andremo proprio da loro.
    In quella direzione c'è il cibo.
    Poteva sembrare un’affermazione simpatica, però Mei era molto, molto seria.
    Master, è pericoloso...
    Anche morire di fame è pericoloso. E poi, un po' di spionaggio non fa male, no?
    Master, questa mia abilità nel percepire la magia è un'arma a doppio taglio. Io posso percepire molto bene loro, ma loro percepiranno molto vividamente me.
    Uhm... per qualche motivo, non credo sarà un problema...
    Svoltato l'angolo, Mei indicò la strada davanti a loro: una fiera.
    Mei sogghignò.
    Con tutte queste persone, nessuno saprà chi sei tu. Passeremo inosservate in mezzo alla folla.
    Che fortuna, Master!
    E sai qual è la cosa migliore della fiera? Le bancarelle con il cibo! (Ricordate quando ho detto che Mei non avrebbe dovuto lasciare spazio a certe sciocchezze? Ecco.)
    Neanche fece in tempo a finire la frase che già aveva tre spiedini di polpo in mano e una polpetta in bocca.
    Afcolta *gulp* visto che siamo qui e tutti hanno dei vestiti tradizionali, forse potresti materializzarti.
    Ma sarebbe ancora più pericoloso!
    Ho letto da qualhhe parhe he follevare il moale dei phhophi foldahi phima di una bahhaglia omenha le pohhibilihà i vihhohia.
    Un discorso da vero generale... soprattutto con quelle polpette di pesce in bocca. Aspetta, come fanno a starcene 3?!"
    *gulp* allora, vuoi goderti la festa o no?
    Il Servant si rassegnò, scuotendo la testa.
    Va bene, ma solo perché così sarò già pronta nel caso ci attaccassero.
    Le due si nascosero dietro un vicolo, dove il Servant riprese la forma materiale.
    Master, più ci addentriamo nella folla più sento nitide le presenze degli altri Servant. Dobbiamo stare all'erta.
    Aherha, capiho!
    Master, dovresti smettere di parlare con la bocca piena.

    ***


    Uno stomaco pieno più tardi, Mei e il suo Servant erano ormai arrivate in fondo al viale dove si svolgeva la fiera.
    Ragazzi, credo di non aver mai mangiato così tanto in vita mia.
    Con lo stomaco pieno dovresti riuscire a concentrarti un po’ di più, Master.
    Io sono concentratissima! Piuttosto, senti ancora la presenza di quei Servant?
    Sì. Prima ne percepivo circa quattro, ora ne sento due molto vicini mentre gli altri due sembra che si siano allontanati.
    Sai darmi indicazioni più precise? Vicini quanto?
    Abbastanza affinché ci possano percepire anche loro.
    Sai dove sono?
    Il Servant alzò lo sguardo e indicò la cima del grattacielo che si ergeva proprio davanti a loro.
    Proprio lì.

    In men che non si dica, le due ragazze erano sulla cima del palazzo. Davanti a loro c’erano due figure a dir poco… singolari. Una era una donna dall’aspetto solenne conferitole da un abito tradizionale giapponese che le calzava a pennello, l’altro era un uomo imponente con i capelli neri e lucidi; era voltato di spalle, quindi le due ragazze non riuscirono a vederlo subito in faccia.
    Era inutile nascondersi, sulla cima di quell’edificio non c’erano nascondigli e l’aura magica del Servant di Mei le aveva già smascherate da un pezzo. Di tacito accordo, le due decisero di mettersi in gioco e si avvicinarono agli altri due.
    Buonasera.
    Il Servant parlava in modo calmo e aveva un’espressione, se pur rilassata, seria. Come se sapesse esattamente cosa fare e cosa dire.
    Il suo comportamento gentile di qualche ora prima aveva lasciato spazio a un’aria regale e austera.
    Mei era paralizzata: il cuore le batteva fortissimo per la paura. Sembrava anche essere l’unico Master presente, cosa che la mise ulteriormente a disagio.
    Dopo l’esitazione iniziale, si concentrò sulla ragazza che le stava accanto: la sua veste bianca con i ricami dorati sventolava nella notte e i suoi capelli corvini riflettevano le luci della luna e della città intorno a loro. Una figura così maestosa che la lasciò in ammirazione.
    Dev’essere comodo per i vostri Master non presentarsi a questa piccola riunione amichevole.
    Il suo tono e la sua espressione si fecero talmente seri da dare i brividi.
    Un vero leader guida chi lo segue e chi gli è fedele.
    Mei non capiva il senso di quel discorso che si era messa a fare così, dal nulla, però per il Servant il senso ce lo aveva eccome.
    Quindi deduco che o siete Servant infedeli, oppure che i vostri Master siano dei codardi. Non so quale delle due opzioni mi disgusti di più.
    Perché non lasci la diplomazia a me?
    A quel punto, Mei si sbloccò e riuscì a fermare il suo Servant, facendo un passo avanti. Se avesse continuato a parlare in quel modo non avrebbe sicuramente convinto gli altri due a non attaccarle.
    Vogliamo solo parlare. Non abbiamo intenzione di combattere.
    Si voltò e guardò il suo Servant, che aveva ancora la stessa espressione seria, ma si fece da parte.
    Mei aveva racimolato il coraggio sufficiente per impedire che si aprissero le ostilità, però era ancora più agitata di prima. Le sudavano le mani e il cuore sembrava che volesse sfondarle il petto per uscire.
    Paralizzata ancora una volta, non le rimaneva che aspettare la risposta degli altri due Servant.


    Approccio Matte e il Servant di Cello
  5. .
    È davvero iniziata, eh?
    Mei sospirò.
    Guardando fuori dal finestrino del treno, si vedevano le luci della città che si affievolivano fino a spegnersi, sostituite dalla luce dell’alba.
    Non poteva tornare a casa.
    Non aveva una casa dove tornare, non ancora. Non poteva tornare indietro prima di aver ottenuto il Graal e riportato la pace nella sua famiglia. Non era colpa sua se era stata maledetta e non doveva essere sua la responsabilità di porvi rimedio, però sapeva che se non l’avesse fatto lei non lo avrebbe fatto nessuno.
    Si era stancata di aspettare immobile che qualcosa cambiasse.

    ***


    Qualche ora prima

    Quel gioco di luci e fiamme si spense, rivelando la presenza del Servant che ora si ergeva di fronte a lei.
    Sì, sono io il tuo Master. Puoi anche chiamarmi Mei, se preferisci.
    È un piacere fare la tua conoscenza, Master.
    Fece un inchino e cercò di presentarsi.
    Io sono-
    Mei la interruppe con un gesto della mano.
    So chi sei. Meglio non pronunciare affatto il tuo nome, non si può mai sapere chi stia ascoltando. In queste foreste gli alberi hanno le orecchie.
    Il Servant sorrise.
    Come desideri, Master. Sono felice di vedere che sei una persona cauta. Quale sarà la nostra prima mossa?
    La sua veste ondeggiava al vento, schiacciandosi contro le forme del suo corpo giovane. I suoi occhi ambrati erano così vivi da sembrare infuocati.
    Restare qui non servirà a molto. Dobbiamo spostarci.
    Dove andremo?
    Ho in mente un posto isolato dove poterci fermare. Per quanto io sia determinata ad ottenere il Graal, non voglio che degli innocenti vengano coinvolti. La tua priorità è evitare che succeda. Credo che tu possa capirlo molto bene.
    Il sorriso sul volto della ragazza si spense.
    Sì, è così. Ci presterò la massima attenzione. Se non conserviamo la nostra morale, non potremo mantenere puri i nostri desideri. Macchieremmo il Graal e noi stesse.
    Mi fa piacere vedere che sei d’accordo.
    Il Servant tornò in forma spirituale e Mei raccolse lo zaino da terra, prima di incamminarsi sul sentiero per uscire dalla foresta.
    Una volta in città, le due si avviarono verso la stazione.
    Master, posso farti una domanda?
    Mei annuì.
    Che cosa desideri dal Graal?
    Lei si fermò.
    Ci sono delle questioni che devo risolvere. Questioni di famiglia. Sono stata maledetta per mano dei miei stessi genitori. Voglio che questo cambi. Voglio una famiglia normale.
    Esitò un momento, poi riprese.
    E tu, invece?
    Sai, Master, credo che abbiamo molto in comune noi due. Desidero anch’io una famiglia normale. Desidero che possiamo vivere in pace. Nient’altro.
    Beh, considerando la tua storia direi che è un desiderio più che legittimo. Però onestamente pensavo che avresti bramato vendetta, visto quello che ti hanno fatto.
    La ragazza si irritò molto a quelle parole.
    Giammai! Non potrei mai desiderare vendetta! Ciò che è stato fatto era per il bene superiore! Sono fiera di aver servito la mia patria! L’onore è il padre di ogni virtù.
    Anche se seguire l'onore significa morire?
    Sì.
    Bah. Che stupidaggine. La vita di un individuo viene sempre prima del resto. Morire per onore sarebbe uno spreco. Un insulto alla vita.
    Ritiro ciò che ho detto prima. È evidente che non abbiamo niente in comune.
    Calò il silenzio.

    ***


    Mei scese dal treno e indicò una montagna in lontananza.
    C’è un tempio abbandonato là. Non ci va mai nessuno, è sconsacrato. In più, non è semplice da raggiungere. Non dovrebbe esserci il rischio di coinvolgere degli innocenti. È l’unica struttura nel raggio di alcuni chilometri, quindi dovrebbe andar bene per quello che serve a noi.
    Le gambe le facevano male. Sentiva che avrebbero potuto cedere da un momento all’altro, ma ormai erano così vicine che riusciva a vedere l’entrata del tempio in cima a una breve salita.
    Si fece coraggio e raggiunsero la cima.
    Entrando, sembrava di essere in un luogo maledetto: dei graffiti imbrattavano le mura e la polvere faceva da tappeto nelle stanze. Nonostante fosse mattina, l'interno del tempio era completamente buio.
    Appoggiò lo zaino su un altare e si lasciò cadere su una sedia.
    Il Servant si materializzò e le si avvicinò.
    Stai bene, Master?
    Sì. È stata una lunga notte.
    Ora cosa facciamo? Vuoi che vada in ricognizione?
    No, non è necessario. Ora è più importante prepararci qui. Saranno loro a trovarci, quindi dobbiamo essere pronte. Sai cosa devi fare.
    Come desideri, Master.
    La ragazza fece un inchino e uscì.

    Le luci del mattino erano accecanti.
    I suoi occhi bruciavano. Era davvero stanca.
  6. .
    Proprio quando il ragazzo stava cercando di rassicurarmi, una ragazza con le ali d’angelo scese dalla stessa finestra da cui era caduto lui.
    Il livello di stranezza di tutta quella situazione era aumentato a dismisura nel giro di pochissimo.
    Perché erano in quell’edificio? Cosa stavano facendo? Come avrà fatto lui a cadere? Perché lei ha le ali? E dov’è l’edificio scolastico?
    Prima che potessi fare tutte queste domande, i due mi diedero le loro spiegazioni. Solo che erano spiegazioni un po’ contrastanti…
    "mi spiace molto Temo sia stata colpa mia, i miei poteri sono ancora piuttosto difficili da controllare! Spero che tu non ti sia fatta male!"
    Nonostante l’espressione seria, sembrava sinceramente preoccupata.
    Ha parlato di poteri..?
    "il mio nome é Galatea, e sono una studentessa del Liceo Hakoniwa, piacere di conoscerti!"
    Allungò la mano e senza pensarci su troppo la strinsi.
    Ero molto confusa da tutto quello che stava succedendo.
    Il ragazzo probabilmente notò la mia espressione dubbiosa e subito cercò di spiegare l’equivoco, rivolgendosi prima all’altra ragazza.
    Hai dimenticato le ali attaccate, sai, non vorrei che tutto il nostro lavoro andasse rovinato perchè ti metti a saltare dai balconi. C'è voluto tanto tempo per attaccare quelle piume al cartone, se fai movimenti troppo bruschi potrebbero staccarsi o peggio, il cartone si spezza...
    Oh, quindi sono ali finte… ma è comunque una caduta di tre piani, come avrà fatto a non ferirsi?
    Dopodiché si rivolse a me.
    Comunque io sono Enma, è un piacere fare la tua conoscenza. Lei è la mia ins- ehm, no, sì, è giusto, la mia insegnante di teatro.
    Oh, teatro. Ora sì che ha senso!
    Teatro hai detto? Caspita! Credevo che non ci fosse un club di teatro!
    Pensare che ci fosse un club di teatro rese quell’incontro ancora più interessante.
    Mi avvicinai alla ragazza angelica e osservai con cura le sue ali.
    Accidenti, sono davvero realistiche… davvero impressionante! Non ho mai visto niente di simile...
    Ero in totale ammirazione. Un club di teatro! Ero emozionata all'idea che ci fosse e non vedevo l'ora di chiedere se potevo farne parte anch'io. Qualunque fosse il loro genere non mi importava: recitare mi mancava moltissimo e avrei voluto ricominciare più di ogni altra cosa.
    Comunque io sto bene, grazie per esserti preoccupata. Erano sicuramente delle prove molto intense, visto che sei rimasta nella parte!
    Chissà che spettacolo staranno preparando...
    Però qualcosa non quadrava. Era comunque un posto molto strano per delle prove di teatro. Non c’era molto spazio, né tanto meno una buona acustica.
    Un posto un po’ strano per delle prove… perché proprio qui? Hai detto anche tu prima che nessuno dovrebbe stare qui. Sembra un posto pericoloso… E poi, hai detto che succede spesso che tu cada dalle finestre..? Sei uno stuntman?
    A me non sembrava che avesse il fisico da stuntman, ma non lo dissi. Non volevo che si offendesse.
    Continuando a guardarlo, continuavo ad avere quella strana sensazione. Ero sempre più convinta di averlo già visto. Solo che chiederlo sarebbe stato strano, quindi la timidezza ebbe la meglio ancora una volta, così non dissi nulla.
    Lanciai un’occhiata al palazzo minaccioso.
    Non voglio restare qui un secondo di più…
    In ogni caso, io mi chiamo Mei e sono una nuova studentessa dell’Hakoniwa. Questo doveva essere il mio primo giorno ma, come potete vedere, mi sono persa…
    La stessa sensazione di sconfitta mi fece abbassare lo sguardo.
    Entrambi si offrirono di accompagnarmi all’edificio scolastico.
    Oh, grazie! Mi sareste di grande aiuto in effetti.
    Sorrisi. Come primo incontro nella nuova scuola era stato un disastro, ma almeno i due ragazzi sembravano gentili. Mi serviva proprio qualcuno che mi facesse da guida.


    Legenda:
    Pensato
    Parlato di Mei
    Parlato altrui
  7. .
    Proprio come pensavo, Haiiro aveva cercato di evitare il discorso con risposte vaghe, ma le mie domande lo colsero di sorpresa al punto da farlo inciampare. Dovetti soffocare una risatina decisamente poco gentile.
    Nonostante questo, decise comunque di aprirsi con me.
    Io ho questo potere, di concretizzare nella realtà quello che sogno.
    Prima che potessi dire qualcosa, mi tolse le parole di bocca.
    Magari uno lo sente e pensa che sia una figata o altro.-
    Ecco.
    - Invece no. Perché significa che non si può dormire, non senza il rischio di provocare disastri. E anche se in parte lo posso controllare e ho trovato dei modi per poter dormire, rimane un supplizio.
    A sentirla così in effetti sembrava un vero strazio da sopportare, una cosa a cui inizialmente non avevo affatto pensato.
    Dev’essere orribile non riuscire a dormire in pace… come farà con gli incubi?
    Ma, prima che potessi chiedergli chiarimenti, aggiunse ciò che veramente lo turbava.
    Ho un'altra anormalità, ora: questa non mi dà nessun tipo di problemi, non mi rende la vita un inferno, non mi impedisce di dormire. Al contrario mi rende più forte, più agile, più abile di quanto sia mai stato in vita mia.
    Poi si fermò un momento. Sembrava che non sapesse neanche lui come spiegarsi.
    Già, posso essere più abile di quanto sia mai stato nella mia vita. Posso buttarmi giù da un edificio e uscirne vivo. Senza alcuno sforzo o impegno. Mi basta chiudere gli occhi. È questo il problema.
    Detto ciò chiuse gli occhi, ma da come si muoveva sembrava che ci vedesse anche meglio di prima. Sembrava un animale notturno, agile e veloce.
    Solo che teneva gli occhi serrati.
    A un certo punto balzò su un ramo e da lì catturò un uccellino, tenendolo stretto tra due dita. Poi mi piombò davanti, mi prese una mano come se volesse baciarla e con l’altra mi porse la preda che aveva appena acchiappato.
    Io non riuscii a mantenere un’espressione indifferente davanti a quella scena. Era stato formidabile e inquietante allo stesso tempo.
    Aprì gli occhi e lasciò andare il passero, cercando di nascondere l’imbarazzo per la scena stravagante, scusandosi.
    Entrati nel cafè, mi fiondai allo stand con i pocky e ne afferrai un pacchetto. Poi seguii Haiiro ad un tavolo e ci sedemmo.
    Lui ordinò un caffè rigorosamente senza zucchero, mentre io decisi di prendere un cappuccino.
    Visto che ormai eravamo a metà del discorso, decisi di andare avanti.
    Beh mi hai fatto vedere in cosa consiste questo altro potere e me lo hai spiegato, ma non sono sicura di capire perché sia un problema. Dopotutto, un potere così sembra molto utile, ti rende più agile eccetera.
    A quel punto il cameriere ci portò i due caffè, senza lasciarsi sfuggire un’occhiata perplessa verso Haiiro.
    Che abbia visto la scena qui fuori, poco fa?
    Mi fermai a riflettere. Avevo appena conosciuto questa persona e nel giro di pochissimo ero finita a prendere un caffè con lui. Come era successo? Io, così timida e poco fiduciosa, ero arrivata a quel momento, in cui prendere un caffè con uno sconosciuto sembrava la cosa più normale del mondo. E probabilmente era davvero la cosa più normale del mondo.
    Non ero abituata ad essere normale e a fare cose normali, anche se mi sarebbe sempre piaciuto. Ma ora, nella più assurda ironia, due anormali erano seduti a un tavolo di un normale caffè a parlare come persone normali di cose anormali.
    In due avremmo potuto distruggere quel posto se avessimo voluto, solo perché ne avevamo le capacità. Però non avevamo motivo di farlo. Invece, eravamo lì a capire come far uscire Haiiro da questo suo momento blu.
    Lì pensai a come sarebbe stata diversa la mia vita senza il Deceptive Reverse. Non avrei mai conosciuto Haiiro o Enma o Galatea. Ripensai a tutte le mie sventure e a quanto il mio potere mi avesse portato tristezza negli anni. Era davvero colpa del Deceptive Reverse? Se non lo avessi avuto, sarei stata una ragazza estroversa e popolare? Non c’era modo di saperlo e, per assurdo, non potevo tornare indietro per riprovare.
    Poi tornai al presente. Quel ragazzo mi aveva mostrato fiducia parlandomi del suo potere e aveva deciso di confidarsi con me anche se non mi conosceva. Pensai che forse avrei potuto fare quel passo anch'io.
    La mia anormalità mi permette di invertire ogni cosa. Concetto, processo fisico, tutto quello che vuoi. E’ il Deceptive Reverse. E’ così che ti ho curato la ferita prima, ho invertito il processo che ha lacerato la tua pelle e l’ho riportata allo stato originale. Allo stesso modo io… - Esitai. Ammettere le capacità manipolatrici del mio potere non mi piaceva affatto. Mi convinsi comunque a finire la frase. - Allo stesso modo, io posso invertire i sentimenti e le percezioni delle persone. Se ora sei triste, potrei farti sentire felice in un istante. Sarebbe una soluzione decisamente facile per il tuo problema. Però io non credo che sia quella giusta. Dovresti avere il diritto di sentirti triste, motivo per cui non mi sono permessa di fare niente. Io credo che tu debba risolvere il tuo problema senza scorciatoie.
    Sospirai.
    Però sono le tue emozioni e non posso decidere per te. Ti ho parlato del mio potere così che potessi prendere in considerazione questa opzione. Ti ho detto come la penso io, ma questo non significa che tu sia d’accordo. Se vuoi smettere di preoccuparti di questa cosa che ti affligge, posso farlo. La scelta è tua.
  8. .
    Leggendo dei vecchi libri di suo padre, Mei aveva scoperto della guerra del Graal e aveva immediatamente capito cosa avrebbe dovuto fare. Suo padre l’aveva scoperta mentre leggeva e aveva cercato in tutti i modi di fermarla, dicendole che era una follia e che sarebbe stato un suicidio. Lei si era arrabbiata molto per questo. La situazione in cui erano, e che lei odiava, era colpa di entrambi i suoi genitori. Per quanto lei fosse arrabbiata sentiva che era sua la responsabilità di rimediare. Non erano stati in grado di guidare la famiglia e l’avevano delusa, quindi ormai lei non si fidava più di loro.
    Inutile dire che non era riuscito a fermarla.

    Per il rituale aveva bisogno di tutta l’energia magica disponibile e perciò si era recata nel fitto di una foresta ad Okinawa. I rumori della foresta erano come una vecchia canzone che risuonava nella sua anima. Lei apparteneva a quel luogo, come quel luogo era parte di lei. Ascoltando il fruscio tra le fronde si convinse ad andare avanti, percorrendo lo stesso sentiero che aveva già percorso altre mille volte. Osservò il cielo, riusciva a intravedere delle stelle tra le fitte chiome degli alberi. In passato, quello stesso paesaggio le aveva dato tanta serenità, ma ora faceva fatica a non piangere. Avrebbe riportato la felicità alla sua famiglia e avrebbe riportato la sua guida indietro, per poterla riabbracciare e per poter condividere di nuovo con lei la vista di quelle stelle che ora le bagnavano il viso di lacrime.

    Dopo diverse ore di viaggio e di cammino giunse davanti al tempio dei suoi antenati. Quando arrivò lì si mise in ginocchio davanti alla tomba di sua nonna e rimase in silenzio per un minuto che sembrò durare un’eternità.
    Non era giusto. Perché le avevano tolto ciò a cui più teneva? C’erano mille altre cose che sarebbero potute accadere. Il Graal era ormai l’unica cosa che avrebbe potuto sistemare le cose perché lei, anche con le sue capacità, non era in grado di riscrivere il passato.

    Era quasi mattina. Il sole ancora non si vedeva, ma Mei sapeva che quello era il momento giusto per l’evocazione. Poi si alzò, pronta per il rituale.


    Con la piuma di un picchio e dell’inchiostro nero tracciò un cerchio magico, ad occhi chiusi: lasciò che l’energia magica fluisse e guidasse la sua mano. Poi tirò fuori da uno zaino i materiali che le servivano per l’evocazione: un pugnale d’argento inciso, il corno di un cervo, una vecchia asse di legno, della sabbia fine e dei petali bianchi di rosa.

    Era il momento di cominciare.

    Mei iniziò spargendo la sabbia dentro al cerchio, poi vi appoggiò sopra il corno di cervo e l’asse. Alla fine, sparpagliò i petali di rosa intorno ai due oggetti.
    A quel punto, iniziò a pronunciare le parole del rituale d’evocazione.

    In questa notte, siamo soli.
    Reminiscenze di ciò che fu la tua vita,
    di ciò che fu il tuo fato.

    In questa notte, siamo spiriti persi.
    La spuma del mare accompagna
    la tragedia della tua esistenza.

    In questa notte, siamo anime tristi.
    Ascolta il suono dei tamburi,
    che suonano ancora per te.

    In questa notte, cantiamo.
    Ascolta il suono del cuore,
    che ti porta a fare ciò che devi.

    In questa notte, siamo senza paure.
    Il cervo ti invita ad andare,
    a tornare dove c’è casa.

    In questa notte, siamo viaggiatori.
    Che il vento ti accompagni
    e porti le tue navi alla riva sicura.

    In questa notte, restiamo puri.
    Rispetta la tua guida,
    non dimenticare chi sei.

    In questa notte, siamo vittime.
    Accetta il sacrificio
    per riportare la giustizia.



    A quel punto, Mei prese il pugnale e si tagliò sulla spalla sinistra. Allungò la mano che brandiva il pugnale insanguinato e fece cadere le gocce nel cerchio.

    In questo giorno, splendiamo.
    Leggenda del passato,
    ti chiedo di farti avanti!



    In quel momento, tutti gli oggetti all’interno del cerchio cominciarono a brillare di fiamme cremisi, che si levavano verso il cielo.
    La sua spalla bruciò allo stesso modo. Proprio dove si era tagliata, ora c’erano dei simboli: le magie di comando.

    command seal


    Era ormai l’alba.
    Al posto degli oggetti rituali, ora si ergeva una figura.
    Una fanciulla candida come un fiore, ma che emanava l’energia degli spiriti di cento soldati.
    La ragazza era illuminata dai primi raggi del nuovo giorno.
    “Servant, classe XXX. Sei tu il mio Master?”

    Mei sorrise. Ora non si poteva più tornare indietro.
  9. .
    Il viso di Haiiro sembrò illuminarsi quando gli proposi di accompagnarmi: nonostante l’invito decisamente imbarazzante l’idea di un caffè sembrava piacergli molto.
    E credo di aver incontrato la maggior parte dei miei amici e conoscenti proprio prendendoci un caffè assieme. Se non l’avessi fatto solo perché erano sconosciuti, non li avrei mai conosciuti e sarebbero rimasti tali. Ascoltando quelle parole mi sentii… bene. Per la prima volta dopo tanto tempo sentivo di far parte di qualcosa e non volevo sprecare questa opportunità. L’Hakoniwa stava già diventando una nuova casa per me.
    Haiiro conosceva quel cafè, infatti si incamminò subito dopo aver accettato il mio invito. Mentre camminavamo, pensai che fosse una buona idea cercare di conoscere un po’ meglio il mio soon-to-be compagno di caffè.
    Quindi… hai detto di essere un anormale anche tu, no? E’ per questo che ti sei buttato da quel palazzo..? Fa parte del tuo potere? visto che esistono persone con i poteri non mi sorprenderebbe
    Poi pensai che forse il motivo poteva essere un altro.
    O forse ti sei buttato perché qualcosa non va..? Mi pentii di averglielo chiesto subito dopo e mi sentii in colpa, non ero sicura che una domanda così personale fosse appropriata per un ragazzo appena conosciuto.
    Ovviamente non sei costretto a rispondere, se non ti va... Cercai di rimediare, ma ormai la domanda aveva raggiunto le sue orecchie.
    Proprio quando smisi di parlare arrivammo davanti al cafè. Sembrava un posto tranquillo e non c’era molta gente. Sul vetro c’era attaccato lo stesso volantino che avevo io in tasca.
    L’ombra degli alberi circostanti che si abbatteva proprio sul cafè, il cinguettio degli uccellini e l’aria fresca di quel momento mi ricordarono le foreste di Okinawa e mi venne un po’ di nostalgia. Guardai attraverso la porta di vetro del cafè e vidi un piccolo stand con file e file di scatolette di pocky: la nostalgia sparì in un baleno.
    Speravo di non aver offeso Haiiro con la mia domanda inopportuna ma allo stesso tempo speravo che mi avrebbe risposto onestamente. Non saprei spiegare cosa fosse, ma sentivo di potermi rispecchiare un po’ in lui. Come se fossi in grado di capirlo e come se sapessi che lui avrebbe potuto capire me. O forse stavo solo viaggiando troppo con la fantasia. Anche a me avrebbe fatto bene un caffè.


    Legenda:
    Pensato
    Parlato di Mei
    Parlato altrui
  10. .
    Bene…? Riesco a muovermi e non ho arti piegati ad angoli inusuali o normalmente non riscontrabili negli esseri umani, quindi direi di sì.

    La risposta del ragazzo in effetti non faceva una piega, visto che dopotutto riusciva ancora a stare in piedi. Nonostante questo io non ero convinta e non riuscivo a fare a meno di preoccuparmi.
    Quando gli presi il braccio non feci molto caso a quello che disse lui.
    Uh… certo, perché no? Tutti ci divertiamo a provare a fare cose: io ho appena provato a fare bungee jumping da un edificio senza bungee, quindi perché tu non dovresti provare a fare quel che vuoi provare a fare?
    Non credo di poter tutt’ora condividere questo suo concetto di divertimento: buttarsi da un palazzo non rientra esattamente tra i miei hobby…
    Quando riuscii a guarirgli la ferita ero quasi più sorpresa di lui. Dopo tanto allenamento i risultati si stavano finalmente manifestando. Probabilmente fu proprio questo mio entusiasmo a suscitare dei dubbi nel ragazzo: Ce l’hai fatta…? Significa che era la prima volta che l’usavi su un essere umano e non sapevi se avrebbe avuto effetto e mi hai usato come cavia umana?
    Mettendola così sembrava davvero un’azione sconsiderata e pericolosa, ma lui non sembrava agitato o arrabbiato. Al contrario, sembrava divertito… in fondo, uno che si butta da un palazzo per fare “bungee jumping senza bungee” forse non è il tipo di persona che si scandalizza per cose così. Nonostante questo, mi sentii un po’ in colpa per averlo usato come cavia...
    Una volta guarito il braccio, provò a tirare qualche pugno in aria, forse per controllare che fosse davvero tutto a posto.
    Scherzo, grazie a te sto meglio.
    Sembrava sincero e vedere che stava meglio mi fece tirare un sospiro di sollievo. Egoisticamente parlando, ero soprattutto contenta di essermi resa utile.
    Ma un braccio guarito non era sufficiente, era comunque caduto dal tetto di un palazzo… ma quando gli proposi di andare da un dottore lui rifiutò.
    No, figurati, questo non è niente. E poi… un dottore?
    Me lo chiese come se fosse la cosa più assurda del mondo.
    E perché un anormale come noi dovrebbe andare da un dottore? In pochi secondi mi hai appena guarito un taglio. Un dottore potrebbe farlo? No, che poi… se io fossi un dottore e mi si presentasse un anormale di fronte, mi arrabbierei con lui. “Voi avete i vostri poteri per guarirvi, perché venite da me? Lasciatemi curare i pazienti normali che ne hanno veramente bisogno e non fatemi perdere tempo”. Sì, direi qualcosa del genere.
    Iniziò a girarmi intorno mentre borbottava queste cose tra sé e sé. Annuiva pure. Sembrava molto convinto di quello che diceva.
    Ma che mucchio di sciocchezze – pensai. - solo perché abbiamo delle abilità speciali non significa che siamo immortali, e di sicuro non significa che non meritiamo assistenza medica...
    Ma, ovviamente, non potevo dire una cosa del genere a una persona appena conosciuta, quindi lasciai perdere. Non senza lasciarmi sfuggire un’occhiata decisamente poco convinta, purtroppo.
    Oh, hai ragione… vedi, io sono nuova di qui, non sono ancora abituata al concetto di “Anormali”. in effetti, quella parola non mi piace per niente. Fino a poco tempo fa ero convinta di essere l’unica con qualcosa di… diverso.
    Cercai di non incrociare il suo sguardo. La sensazione di essere soli, sentirsi diversi ed esclusi, era qualcosa che mi aveva tormentata fino al mio arrivo all’Hakoniwa. Una sensazione che non augurerei a nessuno. Pensare a quelle cose mi aveva fatto assumere un’espressione più seria, ma solo per un attimo.
    Riuscii a scrollarmi di dosso quei brutti ricordi e continuai.
    Quindi vedere le persone cadere dai palazzi è ancora una cosa sconvolgente per me.
    Mi sfuggì una risatina nervosa.
    Ma è il tuo corpo, quindi immagino che tu possa stabilire da solo se ti serve un dottore o meno. Sono contenta di vedere che stai bene.
    Sorrisi.
    Scusami ma oggi sono di umore un po’… altalenante. Del resto ti confesso che non è mia abitudine lasciarmi cadere giù dagli edifici. Anzi, oggi era la prima volta.
    Mentre lo diceva guardava il palazzo da cui si era appena buttato.
    Seconda, ora che mi viene in mente. Ma la prima volta è stato un incidente.
    E qual è la novità? Pensai.
    Nonostante le inusuali circostanze, il ragazzo cercò di cambiare discorso e si presentò.
    Comunque io sono Haiiro Kugatsu. Primo anno, seconda classe. Club di judo. Amante del caffè. Gruppo sanguigno… beh, sul momento il gruppo sanguigno non me lo ricordo. Ma tanto non è così importante. Piacere di conoscerti.
    Concluse con un leggero inchino. Non mi sembrava una cattiva persona.
    Io mi chiamo Mei Kitsutsuki. Sono del secondo anno, classe decima. Ancora non sono in nessun club purtroppo… piacere di conoscerti. Mi annotai mentalmente di aggiungere “unirsi a un club” alla lista delle cose da fare.
    Inoltre, sono un’amante dei Pocky. A proposito...
    In quel momento mi ricordai del volantino, e lo tirai fuori dalla tasca. Era tutto spiegazzato, ma si leggeva bene. Glielo mostrai. Non so cosa mi venne in mente, ma guardando Haiiro pensai che forse non era stato un caso che mi fosse caduto proprio davanti.
    Prima che tu ti lanciassi da quel palazzo io stavo andando a un cafè non lontano da qui, perché vendono dei nuovi pocky al mango. È un’offerta limitata. - mi si illuminò lo sguardo solo parlandone.
    Quindi stavo pensando… visto che a te piace il caffè e a me piacciono i pocky, potresti venire con me, se ti va. Sempre che tu non abbia altro da fare. Sì, cioè, qualcosa che non sia buttarsi giù da un altro palazzo. Poi, sì, insomma, se ti diverte farlo ed era il tuo piano per la giornata io di sicuro non giudico. Oppure forse non sei il tipo di persona che prende il caffè con una sconosciuta. Non giudicherei neanche questo, ovviamente.
    Che disastro! Ecco perché non avevo chiesto a nessuno di venirci...



    Legenda:
    Pensato
    Parlato di Mei
    Parlato altrui
  11. .
    Ma che ha questa scuola con la gente che cade dai palazzi?!

    Ero ormai all’Hakoniwa da circa due settimane ma ancora non mi ero del tutto ambientata. Dopo quell’incasinatissimo primo giorno, però, le cose sembravano andare per il meglio, senza incidenti particolarmente gravi e senza figure particolarmente imbarazzanti.
    Essendo molto timida non ero riuscita a farmi molti amici, ma era decisamente sulla lista delle cose da fare, mi serviva solo l’occasione giusta. Nella mia testa i nuovi studenti erano come delle calamite, che attiravano tutti gli altri all’istante e diventavano super popolari nel giro di pochissimo: non che mi interessasse la popolarità – anzi - ma in qualche modo rimasi delusa. Forse quegli anime che avevo visto mi avevano dato l’idea sbagliata.
    Stavo andando ad un cafè non distante dal complesso Hakoniwa, ma visto che ero ancora nuova non avevo avuto il coraggio di chiedere a nessuno di venire con me. Avevo ricevuto un volantino che lo pubblicizzava, dicendo che avrebbero venduto per un periodo limitato dei nuovissimi Pocky al mango: li dovevo provare.
    E così, il mio amore per i Pocky mi spinse ad uscire quel pomeriggio, che sarebbe altrimenti andato sprecato. Il mio spirito d’intraprendenza – che non avevo mai avuto fino a quel giorno, in realtà – mi convinse che uscire non avrebbe fatto male, e che mi sarebbe servito ad ambientarmi meglio e ad imparare le strade della zona. E poi, chissà, avrei potuto incontrare qualche nuovo amico in questa piccola avventura.

    Ecco, quello che accadde proprio mentre pensavo a queste cose non era esattamente quello che mi sarei immaginata.
    Camminavo sovrappensiero, già pregustando i Pocky al mango, quando vidi una cosa proprio davanti a me: un’altra persona che cadeva da un palazzo. Sembrava una pallina da flipper impazzita, che cadeva ad una velocità impressionante da un edificio scolastico. Scattai all’indietro e colta dalla sorpresa urlai.
    Dopo la caduta rotolò, fermandosi proprio davanti a me, si alzò come se niente fosse e borbottò ad occhi chiusi "Vuoi fare un giro sulla giostra anche te?" Sembrava addormentato, come se non sapesse neanche cosa stesse facendo. Subito dopo aprì gli occhi, come se si fosse svegliato all’improvviso, mi guardò e la sua espressione fece subito capire che si era reso conto di cosa era appena successo.
    Uhm… bella giornata per cadere giù da un edificio, non trovi? - mi disse.
    Io ero ancora sconvolta da quello che avevo visto, e non riuscii esattamente a rispondere.
    M-ma… tu… come…? S-sì bella giornata…
    Quando riuscii a elaborare l’accaduto, mi svegliai anch’io.
    Oh cavolo, ma stai bene?!
    In quell’attimo riuscii a guardarlo meglio, in effetti non l’avevo osservato bene in un primo momento. Era un ragazzo magro con i capelli neri, ma ciò che coglieva subito l’attenzione erano le occhiaie: sembrava che non dormisse da anni, però io pensai subito che fosse carino. Aveva anche diversi lividi e ferite un po’ ovunque, cosa che mi preoccupò ulteriormente.
    Sei pieno di ferite! Chissà da quanti metri di altezza sei caduto…ah! Ma stai sanguinando! Dobbiamo fare qualcosa!
    Poi mi rircordai del Deceptive Reverse.
    Oh! Aspetta, fammi provare una cosa...
    Senza aspettare che il ragazzo mi desse il consenso, gli presi il braccio dove si era procurato una ferita. Non era profonda, però era abbastanza lunga e sanguinava leggermente. Durante le prime settimane all’Hakoniwa, mi ero prefissata un secondo obbiettivo, oltre al farmi qualche nuovo amico: volevo imparare a sfruttare meglio il Deceptive Reverse, perché dentro di me sentivo che c’era molto più potenziale di quanto sembrasse. Mi ero esercitata con oggetti rotti, oggetti lanciati lontano e con i miei capelli disordinati, ma ancora non avevo mai provato a richiudere una ferita. La ferita del bell’addormentato non sembrava grave, ma volevo provare a guarirla comunque.
    Mi concentrai sulla ferita e successivamente sulla pelle sana che c’era intorno. In quel momento non mi stavo neanche curando di quanto assurda fosse quella situazione: un ragazzo cade da un edificio e io gli prendo il braccio senza preavviso per guarirlo… sicuramente non è qualcosa che la gente racconta normalmente durante i pranzi di famiglia.
    Con la mano sinistra gli tenevo il braccio, e con la destra passai sopra alla ferita, lentamente. La percorsi tutta, e quando sollevai la mano la pelle era come nuova. Mi sentii realizzata.
    Evvai! Ce l’ho fatta!
    Ero entusiasta, come primo tentativo non era andato affatto male!
    Subito dopo tornai alla realtà, rendendomi conto del fatto che avevo appena preso il braccio a un perfetto sconosciuto, e lo lasciai andare. Arrossii.
    Ah! Ehm… sì, scusa… sicuramente avrai preso una bella botta, forse dovrei accompagnarti da un dottore...


    Legenda:
    Parlato di Mei
    Parlato altrui
  12. .
    CONFERMA PRESTAVOLTO PROTAGONISTA/PERSONAGGIO
    Nome personaggio: Mei Kitsutsuki
    Prestavolto: Nao Tomori (Charlotte)
    Scheda: eccola qui
  13. .
    Dopotutto come avrei potuto aspettarmi che un ragazzo violentemente defenestrato mi precipitasse addosso?!
    Feci appena in tempo a riprendere con la mia telecamera la schiena di quel poveraccio mentre cadeva e, ripensandoci, forse avrei dovuto spostarmi invece di filmarlo…
    Successe tutto molto in fretta: sentii un rumore assordante di vetri infranti e un attimo dopo quel ragazzo stava precipitando, insieme a una pioggia di cocci di vetro, da quello che mi sembrò essere il secondo o terzo piano. Durante la caduta sembrò accorgersi che ero proprio sotto di lui, e si voltò a mezz’aria aprendo le braccia, come se volesse evitare di farmi male.
    Ebbe un atterraggio, come dire… morbido. Eravamo entrambi intontiti dalla botta e quando mi ripresi sentii una certa pressione sul petto: quello mi stava palpando!
    Lui in un primo momento sembrò più preoccupato per la mia incolumità: Dannazione, non doveva passarci nessuno da queste parti! Eh tu, ragazza, stai bene? Niente di rotto?
    Ma nel rialzarsi si accorse di aver messo le mani nel posto sbagliato, diventò rosso come un peperone e balbettò un più che sincero “Scusa!" togliendole dal mio petto. Scattai in piedi anch’io e arrossii a mia volta. Ma che fai?!
    Dissi, portandomi le braccia al petto come per coprirmi.
    Ma non ebbi il tempo di preoccuparmi del ragazzo clichè, perché un altro pensiero sfrecciò nella mia mente un istante dopo.
    Aspetta… dov’è la mia telecamera?
    Mi guardai intorno e la vidi a circa un metro alla mia destra, per terra.
    Mi precipitai lì per controllare che non fosse rotta e mi buttai a terra in ginocchio per prenderla: la girai e la rigirai guardandola da ogni lato come farebbe una madre apprensiva con il suo bambino.
    Per fortuna niente di rotto… che spavento! Però sembra che si sia graffiata la lente…
    Sospirai. Fa niente, tanto dovevo cambiarla lo stesso.
    Rimasi lì ancora per qualche momento, per guardare i filmati nella memoria e verificare che non si fosse perso nulla.
    L’ultimo filmato era proprio la caduta di quel poveretto: si vedeva la sua schiena avvicinarsi sempre di più all’obbiettivo, circondata da schegge di vetro, e l’ultima immagine era un primo piano del suo sedere.
    In quell’istante mi tornò in mente: mi ero così preoccupata per la telecamera che mi ero completamente dimenticata del ragazzo defenestrato. Appena riuscii ad accertare che la telecamera era sana e salva mi voltai nuovamente verso di lui.
    Avevo un espressione preoccupata e allo stesso tempo confusa: non sapevo cosa dire e non riuscivo a spiegarmi cosa era appena successo: come faceva a stare in piedi dopo una caduta del genere?
    Tu… ehm… io… guardavo un momento lui e un momento la finestra mezza frantumata al secondo piano da cui era caduto.
    Lui aveva ancora delle schegge di vetro in mezzo ai capelli ma stava lì in piedi come se niente fosse, aveva qualche graffio ma vedendo che sembrava stare bene mi sentii sollevata.
    C’era qualcosa di familiare in lui, ma continuando a guardarlo non mi veniva in mente il motivo, forse per la botta o forse perché non c’era proprio niente da ricordare.
    Dopo 30 secondi di riflessione che sembrarono un’eternità, riuscii a formulare una serie di domande a raffica, balbettate e confuse:
    Come cavolo hai fatto a cadere?! C’è stata un’esplosione? Sei tutto intero? Io credo di star bene… sono solo molto confusa.
    Vedi, prima che tu mi cadessi addosso io stavo cercando l’edificio scolastico… questo posto è enorme e temo di essermi persa...

    Pronunciando quelle ultime parole mi sentii in imbarazzo e abbassai lo sguardo: non mi è mai piaciuto ammettere le mie debolezze, e in quel momento mi ero sentita costretta, viste le circostanze. Dopotutto quel ragazzo aveva perfettamente ragione, nessuno avrebbe dovuto essere lì. Ma allora, perché lui era lì? Io ci ero finita per puro caso, ma a quel punto non potevo fare a meno di chiedermi cosa ci potesse fare qualcuno in un posto abbandonato e da brividi come quello. Di proposito.
    A quel punto, i miei sospetti su quel ragazzo non potevano che aumentare. Infatti fu proprio così.


    Legenda:
    Parlato di Mei
    Parlato altrui
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    Una persona strana che scrive cose ancora piú strane? Sei la benvenuta! Tutti hanno già detto tutte le cose carine che c'erano da dire credo.. ma non importa! Io sono Aly e sono arrivata anch'io -relativamente- da poco.. e posso garantirti che qui non ti annoierai. Piacere di conoscerti c:
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    Ho iniziato a giocare anch'io! Il mio codice è 930,086,845
22 replies since 24/8/2014
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