[CONCLUSA] Il Playmaker Calcolatore

Prima Narrazione: Sakurai Tetsuya - Koumori Fuuta & Enma

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    Il ragazzo attendeva quel giorno con trepidazione, era sempre un giorno particolare il primo in una nuova scuola. Conoscere i propri compagni d’istituto, magari fare una prima buona impressione su studenti e professori… Insomma la normale vita di uno studente, verrebbe da pensare, peccato che Tetsu non fosse proprio un “normale” ragazzo, così come quella scuola stessa non fosse del tutto normale. Quando al biondo avevano spiegato in cosa consistessero quelle sue particolari abilità che aveva dato prova di avere nei campi di basket, ne era rimasto affascinato, incuriosito, e sapere che c’era una scuola dove non sarebbe stato l’unico a essere in qualche modo particolare… Gli aveva dato la spinta che gli serviva. Unico rammarico era stato lasciare la squadra di basket e, soprattutto, allontanarsi dal luogo di sepoltura di Misato. Al cimitero praticamente ci passava tutto il tempo che aveva libero, portando fiori, “raccontando” alla defunta amica di qualche vittoria con la squadra di come con il tempo lui fosse migliorato tantissimo sia nei rapporti con gli altri che nello sport che entrambi amavano… Non era stato facile, per niente, allontanarsi da quel pezzo del suo passato, ma aveva altresì capito che non poteva rimanere ancorato al ricordo di colei che ormai considerava la sua migliore amica. Misato non l’avrebbe voluto, per quanto lui ormai non la piangesse più, ricordandola per la ragazza sorridente che era; lei, o almeno così Tetsu pensava, avrebbe voluto che l’amico si lasciasse alle spalle quanto accaduto, che pensasse anche alla sua di vita, invece di trascorrere giornate e giornate al cimitero. Fatto quest’esame di coscienza, seppur sempre con tristezza, si era avvitato verso la nuova scuola con l’intento di continuare a portare nel cuore il ricordo di quella ragazza che tanto s’era data da fare per ammorbidire, e con successo, il cuore di Tetsuya.
    E così eccolo di nuovo sui banchi di scuola, intento a fare una delle due cose che più gli piacevano: studiare. L’integrazione nel nuovo istituto era andata meglio di quanto si aspettasse, magari avrebbe anche stretto amicizia con qualcuno prima del previsto. Aveva però dovuto saltare un primo giro della scuola, in quanto come suo solito si era attardato a giocare a basket, dimenticandosi dell’orario e arrivando in classe spaccando il secondo, certe volte la sua predisposizione a un’attenta analisi del territorio circostante gli tornava utile anche in quel frangente, riuscendo a scegliere la strada più breve percorribile.
    Il suono della fine delle lezioni lo strappò ai libri, che vennero chiusi e riposti nella cartella, ove erano ammucchiati anche altri fogli non proprio inerenti allo studio. Unica cosa di cui aveva avuto modo di sincerarsi, infatti, era stata l’assenza di una squadra di basket e, come s’era ripromesso prima ancora di trasferirsi, se non ci fosse stata l’avrebbe aperta lui stesso, sperando ovviamente di trovare gente per il club. Quei fogli, dunque, erano i volantini che nei giorni precedenti aveva stampato facendosi aiutare, in ambito economico, dal padre. Nulla di troppo articolato, ovviamente, non gli andava di fare qualcosa di appariscente ma il risultato finale non gli dispiaceva. Alcuni erano scritti in giapponese, altri, non sapendo se nell’istituto ci fossero anche stranieri che non padroneggiavano la lingua, nel comunissimo inglese. Comunque le scritte erano uguali, così come l’immagine del canestro e della palla da basket, cambiava solo l’idioma: “Aperte iscrizioni per la creazione del club di basket. Per informazioni rivolgersi in palestra a Tetsuya tutti i giorni dopo le lezioni.” In origine doveva esserci scritto “Sakurai Tetsuya” ma per un semplice errore il cognome mancava, anche se poco importava a Tetsu… Quanti altri Tetsuya potevano esserci in palestra all’ora indicata sul foglio?
    Affiggere volantini non era proprio la parte più divertente, il ragazzo l’aveva già messo in conto, ma necessario se voleva fare pubblicità alla sua iniziativa, e dunque si mise al lavoro, alternando quelli giapponesi a quelli inglesi, sperando che quantomeno attirasse l’attenzione di qualche curioso. Appena ebbe finito, si diresse dritto verso la palestra, preparandosi psicologicamente all’attesa che avrebbe dovuto sopportare. Non era così speranzoso da credere di avere qualche primo iscritto già dal primo giorno, ma comunque per ogni evenienza si era ovviamente portato appresso anche i vari moduli che aveva ideato il giorno precedente.
    E ora non gli rimaneva che vedere se qualcuno si fosse fatto vivo, sperando di non fare un completo buco nell'acqua con l'idea di fondare una squadra di basket. Inoltre, magari così avrebbe appreso più cose sulla scuola e sui ragazzi che avevano delle Anormalità, per il momento non ne aveva visto nessuno che ne utilizzasse una e stava diventando sempre più curioso, giusto per vedere se erano in qualche modo simili alla sua o se ne esisteva alcune per lui inimmaginabili.

    Scusa se c'ho messo tanto, ho avuto davvero un periodaccio tra influenza, ospedale e medicine (praticamente eranon più le ore che dormivo di quelle che riuscivo a stare sveglio XP) ç_ç E non sono nemmeno riuscito a sistemare il codice role, se lo avesi fatto come minimo avrei tardato di altri due giorni, quindi mio malgrado per il momento lo lascio così e poi metto a posto anche quello ç_ç
     
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    Andiamo.
    No...
    Andiamo.
    No...
    Andiamo che è tardi!!
    E via le coperte!
    Waaa Fuuta!! Che stai facendo?! Fa freddo...!!
    Di colpo mi ritrovai rannicchiato sul futon dal freddo, mi vennero strappate le coperte di dosso così bruscamente come solo lei, il mostro mattiniero, era in grado di fare... Sul serio, lasciando perdere il fatto che si svegli circa tre-quattro ore prima di me, ma poi è veramente insensibile a quell'ora! Che freddo...
    Se non ti vuoi svegliare da solo me ne devo occupare io, altrimenti arrivi in ritardo e chissà cos'altro può succedere conoscendoti... dai andiamo che è tardi, vestiti!
    Puntualizzò lei, sempre con quel tono e sorriso dolcissimo stampato sul volto, che solo a guardarla e sentirla ti passa l'arrabbiatura. Anche se potrebbe pensarci un po' meglio la prossima volta...
    In ogni caso, una volta vestiti e dopo aver fatto colazione (é proprio vero: il toast cade sempre dalla parte della marmellata... solo che a me cade prima sui vestiti e poi per terra) uscimmo di casa per andare a scuola.
    La stradina ormai la conoscevo anche io, e se vi state chiedendo dove avessimo passato la notte: beh, non nel dormitorio dato che almeno il mio è stato completamente distrutto dall'attacco di qualche notte prima... sono il solito fortunello; no, proprio per quel motivo eravamo tornati a casa, e Fuuta mi seguì perchè diceva "Qualcuno deve pur stargli accanto, non è in grado di badare a sè stesso!" ma io sono in grado anche di vivere da solo! Uff.
    Arrivati a scuola ci dividemmo come sempre, e da lì le solite lezioni noiose (se una compagna di classe che vi lancia addosso un banco perchè le siete inciampati per sbaglio con la faccia dritta sul suo petto può essere definito noioso); finite queste ci incontrammo nel corridoio centrale per tornare a casa insieme come al solito, e fu lì che notammo subito qualcosa di strano e insolito.
    Guarda Enma -mi disse indicando le pareti- Adesso è pieno di fogli affissi ai muri, e sono sicura che prima non ci fossero. Andiamo a controllare?
    In effetti come cosa era strana: non tanto perchè di solito non ce ne fossero, fenomeni come questi capitano spesso sopratutto durante le festività o altri eventi importanti, ma piuttosto per il fatto che erano davvero tantissimi e pure in lingue diverse, inglese e giapponese.
    Vediamo... qui dice: "Aperte iscrizioni per la creazione del club di basket. Per informazioni rivolgersi in palestra a Tatsuya tutti i giorni dopo le lezioni."
    Tatsuya sta fondando un club di basket?! Ma non era già parte del personale del Maid cafè?
    Oltre a questo io non lo ricordo come un grandissimo fan degli sport... anzi, preferisce di gran lunga la compagnia delle ragazze ed in uno sport come questo con la maggioranza di giocatori maschi proprio non ce lo vedo...
    Forse ha litigato con i membri del club e ha deciso di staccarsene...
    Può essere, ma è strano proprio che abbia scelto come alternativa il basket. Forse è uno scherzo. Ma direi che ad andare a controllare e chiedergli informazioni non ci perdiamo nulla. Che dici, andiamo?
    Aye aye, capitano!
    Quando l'ha trovato il tempo di mettersi un costume da pirata?!
    Prossima tappa: isola della ginnastica! No aspettate, deve avermi fatto effeto il costume, volevo dire "palestra". Ed è lì che ci dirigemmo infatti, dove il volantino ci mandava, ed una volta aperte le porte per l'enorme sala in lontananza si vedeva solo un ragazzo, che probabilmente era Tatsuya, e che forse stava proprio aspettando dei membri per il nuovo club.
    Ehi Tastu! Cos'è quesa storia del-
    TSU-KUUUUUUUN!!!!!!!!
    Eccola, è partita: la furia tipica di Fuuta si è scatenata: succede ogni volta che vede qualcuno che le sta simpativo dopo tanto. Allora gli si scagliò contro con una velocità tale da far sentire solo il suo urlo di gioia nel rivederlo. Ovviamente una volta arrivato da lui con un salto gli piombò addosso abbracciandolo.
    Allora corsi anche io ad aiutarlo.
    Ahahah questo ormai dovevi aspettartelo Tatsuya! Sai com'é fatta, no? -ma dando un'occhiata più da vicino al ragazzo mi accorsi che non assomigliava molto a Tatsuya - Ma tu non sei Tatsuya...?!



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    etsu stava ancora aspettando pazientemente, nella speranza, forse vana, che già dal primo giorno arrivasse qualcuno almeno per chiedere informazioni, se non per iscriversi.
    Appoggiatosi con la schiena al muro della palestra, le mani nella tasca dei pantaloni, cominciò a muovere leggermente il capo al ritmo della musica che proveniva dalle cuffie bianche collegate al cellulare che si era appena messo. Veramente il volume non era troppo alto, aveva deciso di mettersele solo come sottofondo musicale e di conseguenza poteva ancora bene o male sentire i suoni intorno a lui, altrimenti avrebbe rischiato di non accorgersi di nulla se qualcuno gli avesse parlato.
    Avrebbe davvero fatto successo questa sua idea del club di basket? Sinceramente non lo sapeva, anche se sperava in un esito positivo, e per fortuna che sapeva anche essere paziente, molto paziente, forse altri al suo posto se ne sarebbero già andati. Gli stava quasi per venire voglia di prendere un pallone da basket dalla palestra e fare qualche palleggio per far passare il tempo e tenersi allo stesso tempo allenato, e forse l’avrebbe davvero fatto se non fosse stato per… Un grido che sovrastò il suono della musica, facendogli togliere le cuffie e voltarsi per capire da dove provenisse. Non fece in tempo, però, a rendersi conto di quanto stava accadendo che uno tsunami – doveva essere uno tsunami, nient’altro poteva avere tanta foga – gli venne addosso facendogli perdere l’equilibrio e, di conseguenza, facendolo rovinare a terra senza che potesse fare alcunché.
    «Ma che…» disse rendendosi conto che lo tsunami aveva le sembianze di una ragazza vestita da… Pirata? Perché doveva essere vestita da pirata!? Ormai aveva smesso di farsi tante domande, quindi evitò di pensarci mentre una seconda voce, diversa da quella della ragazza che probabilmente era l’artefice del grido che l’aveva fatto voltare, raggiunse le sue orecchie.
    Tatsuya? No, di sicuro non si chiamava così, lui era Tetsuya e… In quel momento si rese conto che le ipotesi potevano essere due, o non s’era accorto che i volantini in inglese avevano riportato male il suo nome, o qualcuno doveva averli letti male, e ciò poteva aver causato un qualche equivoco.
    «Mi… Mi chiamo Tetsuya, in effetti, non Tatsuya» disse guardando, sempre rimanendo a terra, prima il ragazzo che aveva fatto l’affermazione e poi la giovane tsunami vestita da pirata. «Ehm… Po-potrei alzarmi?» chiese proprio a quest’ultima, anche se la situazione nella quale era finito lo faceva anche sorridere. Era capitato in passato che subisse falli anche gravi nel mezzo di una partita di basket, ma era la primissima volta che qualcuno lo placcava manco stessero giocando a rugby. Attese, dunque, che la ragazza capisse l’errore, o quantomeno che comprendesse la domanda che le aveva appena fatto.
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    Capelli castani e molto chiari, occhi più o meno dello stesso colore, forse un po' più scuri, occhiali da vista... decisamente non era il Tatsuya che conoscevamo io e Fuuta.
    Mi… Mi chiamo Tetsuya, in effetti, non Tatsuya
    E infatti confermò lui stesso: ci eravamo sbagliati noi a leggere male il suo nome... più che io che lei ma ora questo non importa. Dovrei pensare invece a far alzare Fuuta.
    Uh?! Tetsuya? Ora che ti guardo meglio in effetti non ci assomigli per noente a Tatsuya. -si alzò di scatto- Aaah scusa scusa! Ti ho scambiato per qualcun altro! Tutto a posto?
    Incredibile come cambiò la sua personalità in quel momento, generalmente si sarebbe scusata sì, ma presa da tutto il resto com'è sempre mi aspettavo ben altre risposte... mi lanciò anche un'occhiataccia, come per farmi capire che era colpa mia.
    Scusa scusa ahah - Ma più importante: stai bene Tetsuya? Niente di rotto vero?
    Gli diedi una mano ad alzarsi, sperando che la accettasse, era il minimo che potevo fare. Subito dopo una breve presentazione, della quale sia il che Fuuta approfittammo per chinare il capo e scusarci ancora.
    Comunque io sono Enma, e lei invece è la mia sorellina Fuuta, piacere di conoscerti e scusaci ancora. Devo aver letto male il tuo nome e quando ti ha visto pensando che fossi qualcun altro ti è saltata addosso dalla felicità. -poi mi avvicinai leggermente a lui e senza che Fuuta (che nel frattempo si era cambiata d'abito alla velocità della luce?!) se ne accorgesse gli sussurrai- Perdonala, è sempre così spontanea, ma direi è la parte migliore di lei.
    Detto questo non potevamo parlare solo noi, avremmo ascoltato attentamente ciò che aveva da dirci per poi cominciare a fargli delle domande un po' più personali.
    Tetsuya, vedo che il basket ti piace tanto da averti spinto a crearne un club, posso chiederti come mai?
    Invece una cosa che mi piace sempre chiedere ai trasferiti è come mai hai scelto proprio questa scuola?


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    a ragazza, compreso l’equivoco forse anche grazie alle parole di Tetsu, fu piuttosto repentina ad alzarsi e a chiedere scusa, imitata subito dopo dall’altro ragazzo che, quantomeno, aveva evitato di saltargli addosso come lei.
    Tetsu accettò di buon grado la mano che gli veniva offerta, rimettendosi in piedi e aggiustandosi gli occhiali che erano finiti di sbieco sul naso, probabilmente colpa della caduta. «Nessun problema, non vi preoccupate» asserì tranquillamente, ascoltando poi le loro presentazioni. Enma sembrava, almeno era la sua prima impressione, abbastanza tranquillo, di sicuro più della sorella Fuuta che il ragazzo poco prima aveva paragonato a uno tsunami per il modo in cui gli era saltata addosso.
    «Tranquillo» aggiunse rivolgendosi proprio a Enma disse a Tetsu di perdonare la sorella. «Conoscevo una ragazza che le somigliava per quanto riguarda la spontaneità.» Parole veritiere quelle del playmaker, parole che forse un tempo non sarebbe riuscito a dire, ma ormai aveva superato la morte di Misato, si era reso conto che era sbagliato nei confronti dell’amica continuare a piangerla continuamente, ed era proprio a quella ragazza che stava pensando in quel momento. Forse d’aspetto lei e Fuuta erano come il giorno e la notte, ma per quanto riguardava la spontaneità… Se Misato non fosse stata quella che era, probabilmente Tetsu non avrebbe mai compreso i suoi errori, e non sarebbe mai migliorato come giocatore e come persona, rimanendo forse sempre da solo al contrario di com’era andata.
    Nonostante comunque avesse detto quelle parole, rimase leggermente stupito nel… Vederla un attimo pima vestita in un modo e l’attimo seguente in un altro! Ragazza strana, quella Fuuta, ma Tetsu cominciava anche a trovarla un tantino divertente, mentre Enma gli sembrava quello calmo della famiglia. Di certo la giornata stava prendendo una piega che non si sarebbe mai aspettato il ragazzo, e davvero raramente capitavano degli imprevisti a uno come lui, quindi la situazione poteva anche essere considerata divertente, oltre che anomala.
    Entrambi le sue nuove conoscenze vollero fargli delle domande, iniziando da Enma che sembrava interessato alla sua passione per il basket, mentre Fuuta pareva voler sapere come mai aveva scelto proprio quella scuola.
    «Lo dovevo a una ragazza, la stessa che vi dicevo prima. È stato il basket a farci conoscere ed entrambi lo amavamo come sport, e per questa passione, oltre che per lei, ho deciso che avendo dovuto lasciare la mia vecchia scuola e la squadra ne avrei formata un’altra se non ci fosse stata dove sarei andato.» Si girò verso Fuuta. «Mio padre fu trasferito al lavoro e dovemmo traslocare, ma poco prima che tutte le carte furono firmate mi venne comunicato che avevo ottenuto una borsa di studio per meriti sportivi, proveniente da questa scuola, e quindi eccomi qui, oggi era il mio primo giorno.» Non disse però che aveva accettato anche perché gli era stata rivelata la vera natura della sua particolare predisposizione, da quanto ne sapeva non tutti in quella scuola avevano delle Anormalità. «A essere sincero non ho neanche ancora avuto modo di vedere per bene tutta la scuola» aggiunse portandosi una mano dietro la nuca e sorridendo.
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    La passione per il basket gli derivava da una ragazza con la quale aveva in comune l'amore per questo sport: dal tono che aveva quando ne parlava traspariva una certa nostalgia, come se dal trasferimento (così rispose alla domanda di Fuuta) fosse stato costretto a depararsi da lei. Avrei voluto chiedergli maggiori dettagli, ma sia per il fatto che rispose subito alla domanda di Fuuta (e quindi l'argomento era ormai cambiato) che per evitare di riportare alla mente brutti ricordi preferii lasciar perdere.
    Ad ogni modo a vederlo così sembrava un bravo ragazzo, un tipo tranquillo e sopratutto che mantiene bene la calma: non fosse stato così non oso immaginare che cosa sarebbe successo per lo schianto di poco prima... anche se in realtà mi stupisco di più del fatto che non sia successo.
    Però una cosa era strana: non era di certo basso, ma per giocare a basket non mi sembrava abbastanza alto, stiamo parlando di uno sport in cui bisogna centrare un canestro a 3m di altezza... se l'avversario schiaccia bisogna deviare il tiro un attimo prima che entri.
    Scusa se te lo chiedo Tetsuya, ma a prima vista non mi sembri un giocatore di basket...
    Fai il playmaker o la guardia? -intervenne Fuuta.
    Cosa?
    Non lo sai che ci sono dei ruoli nel basket? Il Playmaker ad esempio è quello che deve avere la maggior dimestichezza con gli schemi per guidare i compagni e fa più da mente che da braccio, anche se un altro suo obbiettivo è portare la palla nel campo avversario e fare assist.
    La Guardia invece può essere anche un playmaker, e si specializza nel tirare dai 3 punti, quindi l'altezza non gli serve a molto.

    Rispose lei con un un sorrisetto compiaciuto e un tono pacato; sua spiegazione mi lasciò completamente di sasso.
    Ah... davvero?
    Davvero. Un giocatore di basket non seve essere per forza alto per avere successo, anzi spesso è proprio il Playmaker quello che ne ha di più.
    Certo che ne sapeva... non immaginavo ci fosse tutto questo dietro ad un gioco simile, chissà poi da dove le aveva imparate tutte queste nozioni. Quando smise di parlare mi rivolse lentamente al ragazzo, sperando di non aver fatto una figuraccia troppo pesante come al solito.
    I-in ogni caso: mi pare di aver capito che ancora devi girare la scuola. Possiamo accompagnarti noi se ti va, solo che adesso non devi aspettare che arrivi qualcun altro interessato al club?


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    Edited by Salvare000 - 15/10/2016, 18:55
     
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    etsu sorrise alle parole di Enma, il quale non sembrava dunque essere troppo ferrato sul basket, ma d’altronde non poteva nemmeno pretendere che tutti conoscessero le meccaniche di quello sport. Comunque non fece nemmeno in tempo a pensare una risposta che Fuuta intervenne dando una spiegazione più che esaustiva al fratello e che strappò un secondo sorriso a Tetsu.
    «Tua sorella ha ragione» disse dunque rivolgendosi a Enma. «Effettivamente io gioco da playmaker» aggiunse anche per rispondere alla domanda che gli era stata posta. «Non bisogna dunque essere alti quanto Shaquille O’Neil o Michael Jordan per giocare a basket, e non sempre la schiacciata è il modo più rapido per andare a canestro. Pure i tiri da tre punti di guardia e occasionalmente playmaker sono importanti, anche se magari meno spettacolari. Per quanto riguarda la difesa, ci sono diversi modo per fermare qualcuno che ti sovrasta in altezza, non per forza bisogna stoppare la sua schiacciata, ma si può anche giocare d’astuzia e impedirgli direttamente di andare a canestro. Invece per il successo… Forse spesso è così, anche se sono più propenso a credere che il successo in campo vada diviso con tutta la squadra, sia il quintetto titolare sia chi sta in panchina, e non solo per un giocatore che magari ha giocato come migliore in campo. Il playmaker coordina gli schemi da eseguire, ma poi tocca ai compagni di squadra riuscire a metterli in pratica, e questo non va dimenticato.»
    Ma perché si era messo a parlare di basket? E per altro con voce decisamente appassionata? La risposta era più che semplice, se si iniziava un discorso su quello sport non riusciva più a fermarsi, era l’unica cosa che davvero lo infervorava, spingendolo a perdere la sua solita freddezza che normalmente lasciava trasparire, quest'ultima forse effetto collaterale della sua Anormalità.
    Accortosi del fatto che stesse forse divagando un po’, e che magari a Enma e Fuuta non interessava sapere delle meccaniche di quello sport, si interruppe. «Scusate, quando si parla di basket potrei iniziare a parlare e non fermarmi più!» disse soffocando una leggera risata, per poi tornare a guardare il ragazzo che gli aveva posto una domanda.
    «Infatti è così, ho avuto da fare tra organizzare il tutto per il club e ambientarmi nella nuova classe che non sono riuscito a visitare la scuola» disse portandosi la mano destra a sollevarsi gli occhiali che erano leggermente scesi sul naso. «Accetto volentieri l’offerta, se non è di disturbo, comunque. Vero, dovrei vedere se viene qualcun altro ma… Ormai è un po’ che sono qui e nessuno si è fatto vivo a parte voi due. Sono un tipo molto paziente, ma di certo non mi aspetto che il primo giorno vengano in molti, e comunque lascerò scritto un avviso di ripassare domani, un motivo per cui sul volantino non ho dato orari precisi, limitandomi a dire “dopo le lezioni”. Non sapendo il tempo che mi avrebbe concesso lo studio e tutto il resto. E poi sono proprio curioso di poter vedere per bene questa nuova scuola!»
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    Il piccolo escursus di Fuuta sembrava avere acceso molto Tetsuya: infatti questo cominciò a divagare sugli schemi di gioco (di cui evidentemente doveva avere e aveva una buona conoscenza) e sulle sue opinioni riguardo al gioco ed alla fama... e ne sembrava davvero appassionato! Aveva quel luccichìo negli occhi di chi si sta divertendo un sacco anche solo parlando del basket, e la cosa mi rendeva stranamente felice. Forse per empatia?
    Nono figurati, non disturbi tranquillo. Possiamo farti fare tranquillamente un giretto dell'istituto, per domani poi di compiti non ne abbiamo.
    E allora... andiamo! -disse lei indicando in posa la porta della palestra.
    Sì ma già che ci siamo potremmo cominciare con la palestra: come vedi è enorme e può ospitare diversi campi da gioco (tra cui anche uno da calcetto, e ci stanno anche gli spalti) e viene utilizzata anche come aula magna per comodità date le sue dimensioni.
    Ma non è la parte più interessante della scuola: ci sono qui fuori le sedi dei vari club sportivi come il tiro con l'arco, il kendo, judo ecc... dentro la scuola abbiamo altri club come quello dei manga, della tecnologia e dei videogiochi, e il Maid cafè, che più che un club è un piacevolissimo cafè dove ci si può rilassare. Le vere attività di quel club le svolgono le cameriere in realtà.
    Ormai avevo capito dove voleva andare a parare... e in realtà non mi sarebbe dispiaciuto portarlo lì con noi, magari chissà: avremmo potuto trovare Tatsuya e presentargli Tetsuya, così Tetsuya avrebbe conosciuto Tatsuya e Tatsuya Tetsuya.
    Giochi di parole a parte, mi sembrava giusto chiedere a lui, dopo che avesse visto per bene la palestra (anche se avendo aspettato lì per un po' di sicuro l'avrà già esaminata da solo), in quale posto avesse voglia di andare per primo.
    Immagino che i corridoi e le aulee non siano la prima cosa che tu voglia andare a vedere, c'è un posto in particolare che ti va di visitare prima degli altri? Qui fuori dall'edificio poi c'è un'enorme torre dell'orologio, alla base del quale c'è un'enorme biblioteca... anche se credo sia chiusa ora.


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    nma e Fuuta sembravano davvero entusiasti di poter accompagnare Tetsuya a fare un primo giro della scuola, lei soprattutto, essendo già partita in quarta indicando la porta della palestra. Tetsu ascoltò attentamente quel che avevano da dire, annuendo ogni tanto. Effettivamente non aveva voglia di cominciare il giro da aule e corridoi, essendo più interessato alla palestra, al Maid cafè, alla torre dell’orologio, alla biblioteca… C’era davvero tanto da vedere in quella scuola e la sua curiosità andava aumentando man mano che sentiva i due parlare. Sì, cominciava a credere di essere davvero stato fortunato a poter entrare in quel liceo, e il fortuito incontro con Fuuta ed Enma ne era quasi il primo indizio. Perlomeno sembravano due ragazzi simpatici e a essere sinceri non avrebbe mai pensato che sin dal primo giorno di scuola avrebbe stretto amicizia con qualcuno.
    I luoghi interessanti da vedere era dunque tantissimi e sceglierne uno non sembrava impresa facile. La biblioteca alla base della torre, a detta di Enma, probabilmente era chiusa ma tutto il resto…
    Sorrise ai due, prendendo infine la parola. «E va bene, dunque… Che ne dite di iniziare dal Maid Cafè?» chiese infine riuscendo a prendere una decisione. Ci sarebbe stato tempo per vedere tutto il resto, e non essendo mai entrato in un Maid Cafè in vita sua era proprio curioso di vederlo.
    Presa carta e penna dalla borsa, scrisse due righe per avvisare di ripassare il giorno seguente se si volevano informazioni sul club di basket, attaccando l’avviso proprio accanto al volantino posto sulla porta della palestra. Sistemato ciò, si voltò verso i due con un sorriso a trentadue denti. «Ammetto di non essere mai stato in un Maid Cafè, ma la cosa mi ha incuriosito» disse, voltando poi per un attimo lo sguardo intorno a loro. «È la prima volta che vengo in una scuola del genere, ma credo che frequentarla mi piacerà particolarmente» aggiunse quasi stesse più parlando a se stesso che a Enma e Fuuta.
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    Esitò un attimo a darci la sua risposta definitiva (la accendiamo?), ma come pensavo/speravo scelse di entrare nel Maid cafè. Scelta saggia la sua. Appese il cartello con scritto di ripassare il giorno dopo, come aveva detto poco prima, e ci venne incontro nuovamente.
    Ammetto di non essere mai stato in un Maid Cafè, ma la cosa mi ha incuriosito
    Come scusa?! Davvero non ne hai mai visitato uno? Allora amico questo sarà uno dei giorni da ricordare perchè ti porteremo nel paradiso dell'Hakoniwa!
    Ma forse se gli spiegassi in cosa consiste sarebbe meglio...
    Ah già... beh, in pratica si tratta di un locale simile ad un bar, gestito da alcune ragazze dell'accademia, che offrono servizi vestite con un adorabile completino da cameriera francese!
    Speravo di appassionarlo con quel discorso, anche se non conosco nessuno che non sia stato colpito dal fascino del maid in questa scuola... se non dalle cameriere almeno da quello del locale in sè...
    Era tempo di andare ormai e feci cenno ai due di andare avanti prima di parlare.
    Se volete incamminarvi intanto fate pure, io vi raggiungo dopo, vado un attimo in bagno a buttare le cartacce e a lavarmi le mani. Fuuta conosce la strada, tranquillo. A dopo allora!
    Se torni presto sì. Allora ti aspettiamo.
    Non temere, non ci metterò molto.
    E così mi congedai. Sarebbe stato solo per poco, mi sarei ricongiunto a loro dopo qualche minuto, ma dopo tutte quelle caramelle mangiate ed offerte le cartine si accumulavano ed andavano smaltite... ed è buona norma lavarsi bene le mani ogni volta che se ne mangiano. Un po' mi dispiaceva piantarli da soli così improvvisamente, ma era questione di due minuti al massimo, quindi non c'erano grossi problemi.
    Prima di uscire definitivamente dalla palestra potevo ancora sentire i due parlare.
    Bene allora, possiamo incamminarci. Vedrai che ti piacerà: è un posto molto particolare, ed anche lo staff è un po'... strampalato e simpatico!


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    così tutto era deciso. La curiosità che provava per il Maid Cafè era reale, ma Enma sembrava piuttosto sbalordito che Tetsu non fosse mai entrato in uno di quei locali. Beh, tra il basket e lo studio non aveva mai avuto troppo tempo libero, forse un suo grande difetto era proprio il suo più grande pregio: cercare di fare sempre tutto al meglio delle sue capacità. Se, qualche volta, avesse trascorso meno ore a studiare o a esercitarsi in quello sport anche dopo gli allenamenti, avrebbe di sicuro avuto più tempo libero da trascorrere come ogni altro giovane della sua età. E invece no, e gli unici momenti che non lo vedevano impegnato nello studio o nello sport li aveva sempre passati a visitare la tomba di Misato. Però ora che era giunto in quel liceo aveva tutta l’intenzione di rifarsi di quanto si era perso gli anni precedenti!
    Ascoltò con particolare interesse la descrizione del locale da parte del ragazzo, ma già che poco prima lo aveva definito “il paradiso dell’Hakoniwa” gli stava suggerendo di aver preso la decisione giusta, e più lo sentiva parlare più se ne convinceva. Era rimasto un po’ perplesso, però, sull’argomento “ragazze vestite con un adorabile completino da cameriera francese”. Lui, dopotutto, era nato in Francia ma non ci aveva vissuto troppo tempo e non se la ricordava per niente, dunque non avrebbe neanche saputo confermare se le ragazze, una volta viste, vestivano davvero alla francese. Decise di sorvolarci sopra, annuendo quando Enma terminò l’esaustiva, seppur breve, spiegazione. «Sembra un luogo davvero interessante» decretò infine, per poi annuire quando il ragazzo disse di dover andare al bagno.
    Tetsu lo guardò per qualche istante allontanarsi, prima che la sua attenzione venisse attirata dalla voce di Fuuta che invece era ancora lì e gli stava facendo strada verso il Maid Cafè.
    Sorrise a quelle parole. Strampalato e simpatico… Praticamente l’esatta descrizione di Misato! «Ne sono convinto» asserì. «Deve proprio essere un locale particolare e interessante» aggiunse anche per fare un po’ di conversazione, in parte perché non conosceva ancora bene Fuuta e parlare avrebbe di sicuro giovato, in parte perché… Sempre perché aveva dedicato fin troppo tempo a basket e studio, non aveva avuto molti rapporti interpersonali se non con Misato e i suoi compagni di squadra, non a caso veniva perennemente etichettato come il tipo freddo e distaccato, che sembra debba ragionare sempre su tutto almeno cinque volte prima di prendere una decisione. Beh, forse quello era il vero Tetsu, ma per una volta tanto avrebbe preferito evitare di dare una simile impressione. Ci sarebbe riuscito? Aveva quasi paura di conoscere la risposta…
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    Enma ormai se ne era andato, lasciandomi sola con Tetsuya. Per fortuna che sembra un tipo simpatico, non credo gliel'avrei fatta passare liscia se fosse stato un tipaccio, anzi probabilmente uno scherzo glielo farò lo stesso, giusto per vedere la sua reazione.
    Tetsuya intanto sembrava veramente non aver mai visto un locale del genere, parlava per ipotesi più che per certezze, ma presto lo avrei portato in quel bel posticino tranquillo a rilassarsi fra quattro chiacchiere ed una bevuta. In effetti avrebbe potuto consigliare un locale un po' più "sobrio" per un primo giro panoramico della scuola... ma in fondo così si sarebbe creata prima quell'atmosfera di intimità che giova ai rapporti nascenti.
    Ne sono convinto. Deve proprio essere un locale particolare e interessante
    Oh sì puoi giurarci, non so se te l'ho già detto ma lo staff è completamente composto da studenti e studentesse dell'Hakoniwa, ho conosciuto anche il vice-presidente del club e... beh la sua personalità è praticamente indescrivibile ahahah.
    Intanto mentre stavo parlando mi incamminai per il corridoio, facendogli cenno di seguirmi.
    Vedrai che ti piacerà! È un posto molto tranquillo, con un menù anche più che vario per essere un semplice bar liceale. Vedrai che ti piacerà. Fanno anche un caffè ed una torta buonissimi.
    Avrei anche voluto chiedergli qualcosa di più su di lui, per conoscerlo meglio ed entrare un po' più in confidenza, ma non ebbi nemmeno il tempo di finire di parlare che ormai eravamo già davanti alla porta del locale. Avremmo avuto più tempo per parlare dentro davanti ad una bella cioccolata calda.
    Eccoci qui: il Maid cafè! Anche da fuori si vede che è tranquillo come al solito, non è troppo affollato ed è accogliente e rilassante come al solito. Che facciamo, entriamo? -chiesi a Tetsu con un sorrisone.


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    etsu e Fuuta, rimasti soli, si erano incamminati verso la loro destinazione, con la ragazza che stava continuando la spiegazione di quel Maid Cafè aggiungendo alcune piccole informazione che il playmaker ascoltò con attenzione. Più lei parlava, più la curiosità verso quel tipo di locale aumentava in Tetsu che già non vedeva l’ora di poterlo vedere con i propri occhi. Al contempo, però, gli avrebbe anche fatto piacere conoscere Fuuta ed Enma (quando sarebbe tornato) un po’ meglio, anche per stringere un rapporto di più stretto della sola conoscenza, poter dunque dire di essere davvero loro amico. In questo era cambiato molto grazie a Misato, un tempo mai avrebbe elaborato una simile linea di pensiero, un tempo si sarebbe limitato a rimanersene in disparte e forse neanche avrebbe proposto l’idea del club di basket, e questo lo doveva proprio a quella ragazza che mai avrebbe smesso di ringraziare.
    «Deve essere una persona alquanto… Particolare» rispose alle parole di Fuuta quando menzionò il vice-presidente del Maid Cafè. Non che lui non fosse in qualche modo singolare, dopotutto chi vedeva il mondo come un’equazione matematica come poteva essere definito “normale”? E non si riferiva solo alla sua Anormalità, ma proprio al suo modo di riflettere. Avere tale potere, infatti, lo aveva cambiato in modo radicale anche caratterialmente, facendolo diventare forse un po’ troppo calcolatore e freddo, sperava solo che quel lato di sé non gli costituisse un qualsiasi problema a scuola, proprio non ci teneva a tornare come prima di conoscere Misato.
    La discussione sul Maid Café era andata oltre, ma Tetsu non fece in tempo a rispondere alla seguente affermazione di Fuuta che si erano ritrovati davanti al più singolare dei locali che Tetsuya avesse mai visto. Si intuiva fosse un bar ma era in qualche modo diverso dai soliti locali dove si consumavano le colazioni o si prendeva il caffè.
    Si voltò verso la sua accompagnatrice che gli aveva appena chiesto se voleva entrare. Con un gesto fin troppo abituale, il ragazzo si portò la mano destra al volto, tirandosi su la montatura degli occhiali che gli era scesa, con l’ausilio del dito medio, prima di tornare a guardare il locale, dall’ingresso fino al tetto dell’edificio. Non era mai stato in niente di lontanamente simile e più questa consapevolezza si faceva strada nella sua mente, più gli pareva un’idea allettante aver scelto quel locale come prima meta. Era, per Tetsu, un ottimo inizio! Così diverso dalla “quotidianità” dei bar di ogni liceo, così particolare anche solo vedendolo la fuori.
    «E va bene, entriamo!» esclamò estasiato a quella vista facendo per spingere la porta e così entrare dentro il locale. Non sapeva se Fuuta lo avrebbe seguito, non sapeva neanche se era consentito entrare così liberamente non essendoci mai stato, ma non ci pensò neanche varcando la soglia del Maid Café.
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    E va bene, entriamo! -dopo questa decisa esclamazione entrammo nel pocale. Lasciai andare avanti prima lui visto che io lo conoscevo già il posto.
    Tenni lo sguardo su di lui per osservare le sue reazioni, sembrava più eccitato di quanto pensassi! Sembrava quasi rapito da ciò che vedeva, seppur in modo piuttosto controllato: da quel poco che ho potuto vedere di lui sempra più analitico che euforico e forse tende a non far trasparire troppo quello che prova. Ma era ancora presto per trarre conclusioni sul suo carattere: per questo ci vogliono un tavolo e del succo di frutta.
    Una cameriera ci venne incontro e dicendoci di accomodarci, così prendemmo un tavolino per tre vicino ad una finestra e ci sedemmo lì. Il baretto era ancora mezzo vuoto, ma a quell'ora era normale: con le lezioni finite da un po' cominciavano le sessioni dei club, e molti si recavano lì. Mi chiedo se qualcuno si sia presentato in palestra...
    Una volta seduti, poco prima di parlare tra di noi arrivò un'altra cameriera per prendere le ordinazioni -Per me soltanto una mela e del succo di pesca, tu invece prendi qualcosa? -aspettai che si decidesse anche lui, sempre se avesse voluto prendere qualcosa, per poi prendere parola.
    Carino vero? A me piace tanto questo locale, mi fa sentire sempre allegra e calda dentro. Allora Tetsuya, direi che mentre aspettiamo Enma noi possiamo cominciare a conoscerci, raccontami un po' di te: oltre al basket hai qualche altra passione particolare?


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    U
    na volta dentro, Tetsu scrutò l’ambiente del tutto nuovo nel quale si trovava. Certo era un locale ben diverso da quelli cui era solito andare, sia per quanto riguardava l’arredamento che gli abiti delle cameriere. Poté difatti notare che queste indossavano davvero dei completi piuttosto particolari quando una andò loro incontro per farli accomodare a un tavolo, cosa che fecero di buon grado prendendo un tavolo per tre nell’attesa del ritorno di Enma, una seconda ragazza arrivò subito dopo con l’evidente compito di prendere le ordinazioni.
    Seduti al tavolo, la prima constatazione che il giovane Sakurai si ritrovò a fare fu che in quel momento della giornata il Maid Cafè non fosse troppo frequentato, ma doveva essere una cosa del tutto naturale. Sin dal suo arrivo in quella scuola, infatti, Tetsu aveva appreso che nell’istituto vi erano diversi club, e a lezioni terminate dovevano essere già iniziare le varie attività degli stessi; lo stesso Maid Cafè da quanto aveva capito si trattava di un club, o comunque aveva simili funzioni oltre a quella palese di bar scolastico.
    Dopo che Fuuta ebbe deciso, quest’ultima chiede a Tetsu se anche lui prendeva qualcosa, domanda alla quale il ragazzo annuì per poi voltarsi verso la cameriera. «Per me una spremuta d’arancia» si limitò a ordinare, tornando a guardare Fuuta.
    «Altri veri interessi… Credo che l’unico che si possa definire un hobby è la musica» rispose a quel che gli era appena stato chiesto. «Diciamo che ascoltare un po’ di musica mi aiuta nella concentrazione mentre un altro interesse potrebbe essere lo studio, visto che mi piace stare sui libri, ma essendo anche un dovere… Non credo valga!» L’ultima frase la pronunciò esibendosi in una breve risata divertita, d‘altronde quella era una delle poche cose che davvero gli piacesse fare, non perché lo vedesse come un obbligo in quanto studente liceale, semplicemente apprendere nuove cose era per lui un qualcosa che davvero gli piaceva, per questo era felice di aver visto per la prima volta un Maid Cafè. Non essendo mai stato in un simile posto era sempre un modo per apprendere qualcosa che non conosceva ancora, e una volta stuzzicata la sua curiosità era difficile farlo desistere.
    «A essere sinceri potrei dire che sono sempre stato un tipo piuttosto curioso» spiegò infatti. «Certo lo studio è un dovere, nella stragrande maggioranza dei casi, ma io lo considero quasi un hobby proprio perché studiare mi aiutare a imparare sempre di più, e quindi a saziare la mia insaziabile curiosità.» Fece una breve pausa ripensando a come la sua giornata avesse preso una svolta imprevista, cosa anomala per uno come lui che era solito pianificare tutto nei minimi dettagli. Sorrise. Certe volte, dovette ammettere, gli imprevisti erano positivi, Fuuta ed Enma sembravano bravi ragazzi. «E tu? Oltre a saltare addosso alla gente hai qualche altro interesse?» le chiese con fare scherzoso alludendo a quanto avvenuto poco prima. Se ripensava al fatto che aveva conosciuto quei due per un semplice errore, che si stava rivelando positivo, gli veniva ancor più da ridere, senza contare che davanti alla palestra non avrebbe mai detto che a venirgli addosso fosse una ragazza, non per niente l’aveva definita uno “tsunami”!
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