[Annullata][Contest] Il bizzaro scambio natalizio dell'All Fiction - Babele di Natale

Role generale per il contest

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    Il bizzarro scambio natalizio dell'All Fiction

    La Babele di Natale




    Natale sta arrivando e il presidente del consiglio studentesco lo vuole festeggiare alla grande. Durante il suo mandato ha ricoperto di fiori il complesso scolastico e ora che Natale sta arrivando vuole aggiungerci anche alberi, luci e addobbi natalizi. Ma l’Hakoniwa è grande e, per quanto capace, il presidente non può fare tutto da solo. La soluzione? Chiamare gli studenti a compiere parte di quel lavoro.
    Così la normale pulizia della classe dopo le lezioni è stata sostituita dall’addobbamento della scuola. E tra i “fortunati” che se ne dovranno occupare, ci siete anche voi. La vostra zona? Una delle strutture più caratteristiche dell’Hakoniwa: la Babele fantasma.


    Al pensiero di dover addobbare questo allegro edificio,
    non vi sentite pieni di determinazione e spirito natalizio?


    CITAZIONE
    Scopo della role: addobbare a Natale la Babele fantasma e la zona circostante. Dovrete sistemare i pini (tutti veri, figuratevi se Medaka vuole piante di plastica) e addobbarli, mettere luci e stelle comete alle finestre della Babele fantasma e così via. Il tempo è più che sufficiente, quindi sentitevi liberi di chiacchierare tra voi mentre lavorate. Su gentile concessione del Maid Cafè, in accordo con il consiglio studentesco, vi è stato dato un thermos di caffè e uno di tè per riscaldarvi, nonché qualche biscotto.

    Ordine partecipanti: si segue l'ordine in cui sono stati presentati i pg per il contest, traslati ai loro momentanei giocatori. Quindi visto che il primo pg presentato è stato Haiiro, a partire sarà il giocatore a cui gli è capitato in sorte, Darkdesire. Il secondo è stato Tetsuya quindi toccherà a Micael e così via. Sotto c'è l'ordine e l'accoppiamento dei giocatori. Il nome del pg rimanda al link della scheda personaggi.

    Haiiro Kugatsu - Darkdesire.em

    Tetsuya Sakurai - Micael

    Ayane Oishiro - Sasori

    Carmen Arias - Yuna

    Sophie Kamishiro - Tabris

    Enma Koumori - Vanclau

    Termine contest: termina quando termina. Come una normale role, quando abbiamo finito il compito della role e ci siamo detti tutto quello che si poteva dire, la role verrà chiusa. Quindi a differenza degli altri contest non c'è una data fissa di termine. Come con gli altri contest, invece, al suo termine verrà aperta una votazione per decidere chi meglio si è calato nei panni dell'altrui pg.
     
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    Haiiro Kugatsu
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    L'arrivo del sognatore in quella scuola non era sicuramente qualcosa di eccezionale: ogni anno all'Hakoniwa si iscrivevano Anormali di ogni tipo e normalmente in gran numero, per quanto persone così dotate possano essere trovate in gran numero, ovvero talmente pochi che a stento ci si riempiva una classe, ma essendo un luogo creato apposta per loro se ne trovavano più che in altri posti.
    Haiiro, l'Anormale del mondo onirico, come da titolo possedeva il potere dei sogni, che per la stessa natura di essi non poteva essere controllato come avrebbe voluto. Nonostante queste difficoltà, per ovviare alle quali è costretto a riempirsi di pillole e caffè per non dormire ed evitare di fare sogni distruttivi, riuscì a trovare un posto che lo accolse e che poteva davvero chiamare "casa". In più sembra essersi fidanzato recentemente.
    Giusto una piccola introduzione, dopotutto ha recentemente -e momentaneamente- cambiato voce narrante, dunque un breve riepilogo poteva essere d'aiuto. Ora che abbiamo ricapitolato, evitando di menzionare ognuna delle innumerevoli peripezie che aveva attraversato nel corso della carriera scolastica, è giusto raccontarne un'altra molto particolare.

    ***


    Coppie felici che camminavano a braccetto per le strade cittadine, buffi personaggi barbuti in costumi rossi nei centri commerciali e agli angoli dei vicoli, il traffico limitato e calmo a causa della neve, fredda e candida che ricopriva ogni buco e talvolta lastricava l'asfalto, ghiacciandolo: il periodo natalizio era il più felice per gli studenti, non solo significava più tempo libero lontani da scuola, ma questo comportava il poter uscire a pattinare con amici, fare lunghe passeggiate avvolti dalla neve con la propria amata, stare al caldo in casa con i famigliari.
    Le opzioni erano tante, e potevano essere ancora di più, ma al nostro (anti)eroe la cosa che più faceva piacere delle feste natalizie era passare le giornate assorto nei suoi pensieri, passando il tempo a bere caffè per non dormire senza intaccare quella che altri avrebbero definito come noia -ma che per lui era la sana norma della beata solitudine-, di tanto in tanto andando a trovare Kasumi.
    Avrebbe potuto passare più tempo con lei, si diceva spesso, ma anche la sua vecchia compagna solitudine richiedeva attenzioni, e chi era lui per negargliele? A dire il vero non era mai solo: anche quando intorno sembrava non esserci nessuno aveva comunque un fedele compagno che lo seguiva come un'ombra, ma forse entrerà in scena più tardi -non potete pretendere che il narratore si abitui subito a due personaggi contemporaneamente dopotutto.
    Il freddo entrava nella pelle gelandolo fin dentro le ossa, era uno di quegli inverni molto freddi in cui anche coprirsi di cappotti, sciarpe e guanti di lana non aiutava a sopportare la temperatura, o almeno questo valeva per lui: l'inverno era normale, ma per via della corporatura minuta di Haiiro e della sua magrezza qualsiasi freddo era difficile da sopportare.
    Spero solo di non prendermi un raffreddore. Kasumi se la prenderebbe. Oh beh, non che essere costretto a letto dal malessere sia piacevole per me.
    Tutto questo parlare di vacanze, ma ancora dovevano cominciare: mancavano alcune settimane, ma nella sua testa -e forse anche in quella del narratore, di riflesso- queste normali attività degli studenti nei pomeriggi liberi in questo scenario così natalizio significava che le vacanze non solo erano alle porte, ma già inoltrate e stavano addirittura per volgere al termine.
    Come un simile pensiero si sia potuto insinuare nella sua mente dal momento che aveva lo zaino in spalla ed era diretto alla scuola per le normali lezioni restava un mistero. Forse l'aria d'inverno gli aveva fatto male, forse era meglio rintanarsi in un qualche bar per le giornate a seguire. Ma quando mai questa non era una buona opzione?
    Superò la soglia della sua classe, barcollando per il sonno ed evitando il contatto -fisico e visivo- con quanti più compagni riusciva, di solito tutti. Seduto e pronto alla lezione, affondò il mento sul palmo della mano, il gomito appoggiato sul banco, ultima posizione di fianco alla finestra, così da perdersi nello spettacolo della neve senza venire distratto dalle lezioni.
    Osservò che la neve poteva essere anche bella, se la si guardava da dietro una finestra, al caldo delle quattro mura. Ma quello che lo distrasse non fu un richiamo del professore, quanto un biglietto che trovò appiccicato al banco, dentro una busta da lettere.
    Una lettera? Si chiese con stupore, osservandola in controluce col braccio sollevato. Spero non sia una lettera d'amore. Non saprei come rifiutare, so di non essere così popolare, ma almeno la gente potrebbe informarsi se il suo obiettivo sia già occupato prima di innamorarsi.
    Si guardò intorno, solo per sospirare. Dubito che sia d'amore, non interesso a nessuno e a me non interessa di nessuno qui dentro. Ma neanche fuori. A parte Kasumi. Per entrambi gli aspetti.
    Era divertente come ogni pensiero andasse diretto a lei, anche in quelle occasioni, ma ad incuriosirlo non era affatto la catena di pensieri e sogni che si stava immaginando nella sua testa. Strappò delicatamente l'involucro di carta per estrarne un foglietto, che riportava molte parole. Per pigrizia il suo cervello assimilò solo le parti fondamentali: era da parte del Presidente del Consiglio Studentesco, che si complimentava per la sua fortuna nell'essere stato scelto per addobbare la scuola con le decorazioni natalizie dopo ogni lezione.
    Lavori forzati insomma. Qui c'è lo zampino di un certo gatto nero, spero non sia stato invitato anche lui o la scuola potrebbe crollare sotto il peso del vischio.
    Lanciò un'occhiata al suo compagno di banco: <<ehi tu, dì un po': non ti andrebbe l'idea di lavorare per il Presidente del Consiglio Studentesco Medaka Kurokami? Posso cederti l'invito esclusivo, se vuoi.>> Era tentato di chiederlo davvero, subito pronto a sbolognare le fatiche agli altri, ma ripensandoci accantonò l'idea e si arrese, inerme, al suo destino.
    In ogni caso se viene da Medaka non penso di poter rifiutare tanto facilmente ed uscirne indenne. Sicuramente troverebbe il modo di farmi fare altro, che potrebbe essere anche peggio.

     
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    Ogni anno, puntuale ed inevitabile, giunge un periodo dell’anno molto particolare, durante il quale la folla di persone che costituisce la società civilizzata viene colta da una isteria collettiva che la spinge ad essere più incline alla prodigalità, ed a spendere più di quello che si potrebbe realmente permettere, o che sarebbe sensato fare.
    Quell’atmosfera poteva ancora definirsi “natalizia”? Forse. Dopotutto i canoni venivano ancora rispettati, ciò che ci si aspettava di vedere lo si poteva vedere davvero, l’incredibile spettacolo umano di soggetti che si adoperano per addobbare tutto ciò che gli capita sotto mano, che siano alberi o case o animali domestici, chiamati a sopportare l’umiliazione di portare abiti che li facciano somigliare ad una specie di animale chiamata renna, sintomo di una mancanza di controllo da parte delle associazioni animaliste. La fauna umana colta nella più essenziale delle sue espressioni: l’irragionevolezza.
    Perché la vera caratteristica della specie in esame non è la ragione, ma la capacità di poterla mettere da parte per dedicarsi ad attività illogiche, irragionevoli e stupirsi per i risultati, rallegrarsi compiendo gesti rituali, promossi da soggetti animati da desideri egoistici, che sfociano in una solidarietà e generosità istituzionalizzata ma positiva.
    Non ci avventureremo in discorsi nichilistici che vedono nelle sfarzose decorazioni la metafora della maschera di un animo spoglio, nei balocchi un’ostentazione che nasconde la gravità di un’esistenza inconcludente. No, queste cose lasciamole a chi si deprime davanti ad un pc cercando motivazioni per odiare il mondo nell’immensa esperienza maturata in tredici anni di vita, con il tutto che si risolve nell’invidia nei confronti del figlio del vicino che sotto l’albero troverà una PS4 mentre sotto al proprio ci sono solo tre casse di Brunello del 2011 ed una probabile iniziazione alle gioie dell’alcolismo d’alta classe.
    Anche se effimera, i regali donano gioia, le decorazioni mettono di buon umore e rendono allegri. Contano davvero le motivazioni se il risultato è meraviglioso?
    Solo dei moralisti di basso rango giudicano i risultati a seguito di un sommario processo alle intenzioni, sommario e di parte visto che il tutto viene svolto a partire da una tesi, tipicamente quella più insensata e capace di far infuriare il più alto numero di persone, al solo fine di dimostrarla. Più che moralisti veri e propri troll, tredicenni, con un pc, mossi dall’invidia e forse da qualche disordine della personalità o psicosi più complesse, ma non siamo psicologi né vogliamo diventarlo.
    Ma allora qual è il motivo di questa che, in fin dei conti, non è altro una premessa?
    Naturalmente l’introdurre il periodo in cui avviene la vicenda di cui racconteremo. Il luogo è una cittadina giapponese, più precisamente un liceo. Alla fine la presidente del consiglio studentesco, Medaka Kurokami, era stata capace di trasformare il momento delle decorazioni in una attività che era andata a coinvolgere l’intera scuola come se si trattasse di un festival scolastico. Come ogni festival che si rispetti, molti studenti avevano disertato, praticamente tutti quelli che non avevano ricevuto un invito direttamente da lei, o che non erano stati visti dalla stessa, questi avrebbero trovato una qualche scusa più o meno plausibile e lei ci avrebbe creduto. Non Zenkichi Hitoyoshi, ma di quelle storie racconteranno altri.
    Finite le lezioni, il nostro eroe passeggiava per quel breve tratto di strada che lo separava dalla sua meta. Sulla giacca non esibiva particolari simboli delle festività né aveva accessori relativi a queste, le cuffie non riproducevano musica natalizia. Il volume non era troppo alto, non voleva che lo estraniassero dal mondo ma che gli fornissero solo un sottofondo, una colonna sonora a ciò che lo circondava: studenti appartenenti ai comitati, ai club, anche quelli che non partecipavano ad attività del doposcuola, impegnati ad addobbare l’angolo di scuola che gli era stato affidato.
    Tetsuya sorrise tra sé, alla fine gli studenti che aveva accolto l’incarico non erano poi così pochi.
    Tetsu era di buon umore, l’atmosfera di allegria e gioia che andava creandosi faceva riaffiorare ricordi per i quali non se la sentiva proprio di essere triste, nonostante nessuno lo avrebbe potuto biasimare. Inoltre non sarebbe stato da solo, all’attività avrebbe partecipato con una vera e propria squadra. Si, poteva essere divertente decorare la scuola in gruppo, aiutandosi l’un l’altro, collaborando, rallegrandosi per un risultato che avrebbero ottenuto insieme.
    La vera perplessità era sul luogo che gli era stato assegnato.
    “Così questa è la Babele fantasma…”
    Era difficile stabilire come si sarebbe dovuto sentire una volta di fronte a quel vecchio e lugubre edificio. Più che decorarlo, sarebbe stato meglio demolirlo e costruire al suo posto qualche campo da basket. La domanda che sorgeva spontanea era: “perché?”. A cosa poteva mai servire quel posto, cosa potevano farci, secondo quale logica decorarlo? Probabilmente la risposta risiedeva nell’aspetto stesso dello stabile, che stava facendo nascere gli interrogativi: senza qualche festone la sola vista avrebbe rischiato di rovinare il Natale. Quella costruzione era il corrispettivo in cemento armato del Grinch; magari con qualche addobbo avrebbero scaldato il suo cuore.
    Tetsu si guardò intorno, a quanto pareva era stato il primo ad arrivare sulla scena, di certo non poteva iniziare da solo quindi non poteva fare altro che aspettare.
    Rimise su le cuffie e si accostò alla Babele fantasma, poggiando la schiena contro una sua parete, rivolto verso la strada dalla quale era appena arrivato in attesa che si facesse vivo qualcuno dei suoi compagni di giornata. Non gli sarebbe dispiaciuto nemmeno veder apparire qualcuno dal Maid con i thermos: si gelava ed una tazza di tè caldo l’avrebbe bevuta anche senza attendere.


    Questo contiene parti un po' prolisse, se va bene inizierò ad usare il codice di Tetsuya dal prossimo post, se invece non mi verrà accordato il diritto procederò con...questo...siste..ma..
     
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    Ayane Oishiro
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    Non sapevo veramente che cosa fare. Quello era il periodo delle coppie felici, il periodo in cui si andava a fare le compere mano nella mano, insomma, il periodo più felice dell'anno. Tuttavia così non era per Ayane che, afflitta, era ancora alla ricerca dell'approvazione del suo amato senpai e che, forse, non sarebbe arrivata mai. Che cosa le rimaneva da fare, dunque? Avrebbe potuto trascorrere del tempo con sua sorella.... "Già, la sorellina che avevo giurato di proteggere e che ultimamente forse stavo trascurando un po' a causa di molti fattori esterni... Forse questa era la mia occasione per rimediare". Aveva preso la sua decisione, tuttavia quando rientrò in classe dopo la pausa trovò una lettera sotto al suo banco. In un primo momento arrossì e iniziò a fantasticare. "ODDIO! Una lettera d'amore!! Finalmente il senpai si è deciso e si è dichiarato! Quanto tempo ho aspettato questo momento! Adesso mi chiederà di salire sul tetto per parlarmi dei suoi sentimenti e una volta arrivati al sodo ci baceremo e lui sarà mio, finalmente. Mio, soltanto MIO."
    Senza nemmeno rendersene conto, Ayane aveva già iniziato ad aprire la busta bianca e ad estrarre il foglio contenuto al suo interno. Man mano che leggeva la lettera, però, il suo entusiasmo scemava... Si trattava infatti di una lettera della presidentessa che le chiedeva di aiutarla ad addobbare la Babele Fantasma. I suoi occhi si spensero e il suo sorriso si tramutò in totale indifferenza. L'istinto le disse di strappare la lettera in mille pezzi e di gettare il tutto nell'inceneritore. Però non appena iniziò a fare un piccolo strappo, una presenza opprimente e distruttiva iniziò a manifestarsi. Ayane si blocco, impietrita, e iniziò a guardarsi attorno, senza però notare nessuno. In ogni caso aveva capito la lezione, così ripiegò la lettera e se la mise nella tasca della gonna. Mi sa che questa volta le sarebbe toccato lavorare; si diresse verso la Babele Fantasma alla fine delle lezioni, notando che non era stata la sola ad essere stata convocata, visto che erano già presenti altri studenti. "Ma che diavolo ci faccio qui... A chi diamine importa di addobbare questo cumulo di immondizia..."La ragazza era alquanto spazientita, ma decise di mascherare i suoi veri sentimenti, come al solito, dietro ad un sorriso.


    «Parlato»
    "Pensato"
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    Comunicazione: per il turno in corso, Yuna viene spostata in fondo alla turnazione.
    La parola a Tabris
     
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    La piccola Sophie procedeva con passo sostenuto, quasi militare, verso la Babele Fantasma, il volto minuto e ancora infantile atteggiato alla severità, il petto gonfiato in fuori. Stava compiendo un compito. Un importante compito. Era stato suo fratello, Tsu-kun, ad affidarglielo. Doveva portare le bevande e vivande preparate dalle cameriere del Maid ai prescelti per addobbare la Babele Fantasma, guerrieri scelti per combattere il grigiore e la piattezza di quel luogo, affinché la luce e l’allegria del Natale potessero trionfare per tutta la scuola. Per questo camminava in quel modo, orgogliosa del suo compito e con il petto in fuori.
    E poi l’occhio le cadeva su una decorazione che sporgeva da una finestra, su alcune delle luci scintillanti, sul cappello da Babbo Natale che un coraggioso studente teneva sul capo, in barba al Comitato disciplinare o forse ignaro della punizione a cui il semplice indossare quel cappello avrebbe potuto sottoporlo, o semplicemente sulla neve posatasi per terra. E il pensiero del Natale la pervadeva; dimenticato il passo quasi militare prendeva a balzellare per la via, il volto disteso e sorridente, il sacchetto con i viveri e i thermos che roteava pericolosamente nelle sue mani.
    Continuava a procedere così per un bel pezzo, finché non le tornava in mente il suo Compito – sì, Compito con la “c” maiuscola perché è troppo importante per usare la minuscola e se prima l’ho scritto con la minuscola, beh, è per mostrare come man mano sia diventato sempre più importante per Sophie, tanto che quasi quasi lo scriverei COMpito, con ben tre lettere maiuscole per indicare che è tre volte più importante di un semplice Compito con una sola maiuscola, però poi mi farebbe tanto l'effetto di sito commerciale .com, mica perché non ho voglia di tornare a inizio del foglio a modificare o perché volevo provare a fare una lunga digressione, che credete? – e riprendeva il suo passo militare, il volto di nuovo improntato alla severità.
    Fu così che, marciando e balzellando, arrivò alla Babele Fantasma.

    Guardò quell’edificio vecchio, trasandato, abbandonato, che richiederebbe ingenti interventi di restauro o meglio ancora la demolizione diretta e la ricostruzione di uno nuovo… e fece un salto di gioia.
    «È ancora meglio di quanto pensassi!»
    Per esserne sicura alzò le mani – il sacchetto lo teneva nell’incavo del braccio destro – e dispose i pollici e indici in modo che si toccassero e formassero un rettangolo, attraverso cui guardò con occhio critico l’edificio da diverse angolazioni. Non aveva la minima idea a cosa servisse, ma pensava le desse un’aria molto professionale.
    Rassicurata da quello che aveva visto, raggiunse i suoi compagni in quell’avventura.
    «Bene, abbiamo un compito: trasformare questo edificio vecchio, trasandato, abbandonato, che richiederebbe ingenti interventi di restauro o meglio ancora la demolizione diretta e la ricostruzione di uno nuovo – ehi, mi hai rubato la descrizione! – in un simbolo di Natale che risplenda di addobbi e allegria!»
    Passò in rassegna con lo sguardo gli studenti lì riuniti. Qualcuno lo conosceva, cioè, quelli che vedeva spesso al Maid.
    «Come certo sapete, al momento altre compagnie stanno addobbando altre parti della scuola. Come so che voi sapete bene quanto so io, la compagnia che addobberà al meglio la sua area vincerà la coppa “il Natale più Natale che ci sia”.
    Lasciatemi dire che abbiamo le migliori possibilità di vincere: il nostro edificio è il più brutto e meno natalizio, quindi dopo che l’avremmo addobbato per bene apparirà di sicuro come il più bello rispetto a com’era prima»

    Ovviamente non c’era nessuna coppa “il Natale più Natale che ci sia”, ma non era un problema, bastava mandare una lettera a Medaka dicendo di volerlo istituire e lei l’avrebbe fatto. Anche se, conoscendola, la vicenda sarebbe finito con la decretazione che “tutti voi avete fatto un ottimo lavoro e quindi vincete tutti”.
    “Ma non lo puoi fare tu?”
    Cosa? (esclamazione da leggere con una forte nota di sorpresa, più che come un’interrogativa. Insomma, non sono abituato a un personaggio che mi parla).
    “La coppa. Sei tu a gestire questo evento, no? Non puoi inventarti che questa coppa c’è davvero e che alla fine la vinciamo noi?”
    No, no, io ho solo scritto l’incipit, ho poteri solo per delega altrui.
    “Ah, quindi sei come quei gregari privi di potere reale?”

    “E dov’è andato il tipo che mi parla di solito? È in vacanza per Natale e lo sostituisci tu?”
    Beh…
    “Perché stai guardando il ragazzo con le cuffie?”
    Eh? No, io… io guardavo le cuffie! Non il ragazzo con le cuffie, le cuffie soltanto. Pensavo che sono davvero belle.
    “Uhm…”
    Ehi, perché non distribuisci il tè e le altre bevande? Magari hanno sete.
    “Giusto!”
    «Avete sete? Fame? Ho i thermos con il tè oppure caffè. Ho portato anche i pasticcini, ma questi sono per dopo.»
    Tsu-kun aveva insistito su quel punto: tenere i pasticcini per dopo, in modo da rimettersi in forza dopo il lavoro. Però Sophie, pensandoci sopra, si rese conto che così non andava. Le energie servivano adesso che dovevano mettere gli addobbi e sistemare le decorazioni, mica dopo, quando magari già avevano finito.
    "Già, si è di certo sbagliato. O forse non se n’è accorto, quello sbadato: una volta tornato gli dirò io qual è il giusto ordine.”
    «Ripensandoci, se volete potete pure prendere i pasticcini.»
    Tirò fuori i due thermos e i bicchieri di plastica su cui servirli, mentre intanto con il Genesis creava un tavolino su cui appoggiare i pasticcini.
     
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    Che la malasorte, o la sfortuna, o forse il termine più appropriato era proprio sfiga, perseguitasse Enma era ormai un dato di fatto, e difficilmente chi aveva conosciuto in qualche modo il ragazzo avrebbe potuto negarlo; quindi rimase assai sorpreso quando gli venne recapitata una lettera indirizzata a lui proprio a ridosso delle feste natalizie, e fu ancora più sbalordito dal vedere quale misterioso testo essa conteneva. Difficile dire se fosse fortuna o sfortuna che proprio a lui avessero chiesto di aiutare con gli addobbi della Babele Fantasma, perché potevano essere state scelte persone ben precise per quel compito, o potevano essere state estratte a sorte; in quest’ultimo caso il suo nome era quindi stato pescato tra non avrebbe saputo dire quanti altri, quindi un colpo di fortuna? La si poteva mettere così, ma se lui avesse già preso impegni inderogabili allora era la sua classica sfiga che lo metteva dinnanzi a due scelte, tra i suoi impegni che non avrebbe potuto posticipare e la richiesta della presidentessa del consiglio studentesco che difficilmente avrebbe potuto rifiutare. Impegni per quella giornata comunque non ne aveva, ma stava venendo mandato in un edificio che di natalizio aveva ben poco e che poteva dare l’impressione di crollare da un momento all’altro, quindi si ritorna all’ipotesi sfortuna.
    Più ci pensava e più la testa gli faceva male a fare tutti quei ragionamenti sull’essere stato fortunato o sfortunato, tanto che mentre continuava la sua avanzata verso la destinazione che lo avrebbe visto all’opera con gli addobbi natalizi si passò una mano dietro la nuca e con quel semplice gesto urtò con il gomito una ragazza che non aveva proprio notato stargli passando accanto, ritrovandosi a scusarsi per il gesto. Cominciava bene il suo “incarico”, insomma.
    La risposta al binomio “fortuna-sfortuna” non arrivò neanche quando la Babele Fantasma fu in vista, ma sempre più indizi sembravano confermare la tesi del secondo fattore: oltre alla ragazza urtata già menzionata si potevano annoverare infatti l’essersi quasi strozzato con uno dei suoi lecca-lecca, aver salutato un amico continuando a camminare e non vedendo un palo contro cui era andato a sbattere (ma incredibilmente nessun livido evidente gli era uscito sul volto) e l’essere inciampato contro un gatto nero che gli aveva “tagliato la strada”.
    Vero che la fortuna è anche detta Dea Bendata e che a me non credo mi abbia mai anche solo pensato, ma qui qualcuno deve aver scritto il mio nome sul suo Death Note! fu il suo unico pensiero. E in quel momento si ritrovò a osservare l’edificio che avrebbe dovuto addobbare, dove anche altri sembravano essere presenti per lo stesso motivo, tra cui riconobbe anche alcuni volti che conosceva.
    Sospirò appena, pensando che se qualcuno davvero avesse scritto il suo nome sul Death Note quell’edificio era palesemente la causa della sua morte. Fortuna che il Death Note in realtà non esisteva… O forse sarebbe stato così sfortunato che si era materializzato? In quel caso sì che sarebbero stati guai… Dopotutto con la sua sfiga il Kira di turno avrebbe scritto il nome di un suo omonimo senza pensare al volto del malcapitato finendo con il colpirlo, questo anche perché lui non credeva di essersi macchiato di qualche crimine da poter attirare l’attenzione di Kira, a meno che la sua sfortuna non fosse considerata tale, e in quel caso poteva essere un problema non irrilevante. Sì, insomma, ormai poteva aspettarsi di tutto considerando la sua enorme, non quantificabile sfortuna.
    Ma perché doveva pensare cose simili quando si era sotto Natale, uno dei periodi più felici dell’anno? Continuando a tenere in bocca un altro lecca-lecca (quello con cui per poco non ci era morto soffocato l’aveva subito sputato ed era finito a terra), salutò tutti i presenti.
    Va bene, cosa mai potrebbe andare storto? disse più a se stesso che agli altri, avendolo anche appena sussurrato, quasi come fosse un pensiero espresso involontariamente a parole.
    E fu così che la Babele Fantasma crollò.
    Ok, forse non è il caso di esagerare, era un tipo molto sfortunato ma non credeva fino a quel punto… Sperava… Iniziò a pregare silenziosamente di sbagliarsi…


    Legenda:
    Narrato, Parlato, Pensato, Parlato altrui, Parlato Fuuta

    Status Mentale: Sano
    Equipaggiamento: //
    6 :Action Point
    Sano :Status Fisico


    Ok, è passata una ventina di giorni dalla risposta di Tab e io non so proprio cosa dire... Se non che mi dispiace! Avevo iniziato il post qualche tempo fa, ma... Credo sia inutile cercare scuse, questo era un eventi di Natale e siamo a Febbraio ç_ç Posso solo dire che non farò mai più un simile ritardo, e che spero il post piaccia e almeno in minima parte ripaghi per l'attesa, oltre allo sperare di non essere andato OOC, o almeno non troppo, è la prima volta che muovo un PG non mio ^^''
     
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    Non so nemmeno dove sono ora, figuriamoci se posso ricordare da dove provengo

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    Per portare giustizia a questo mondo, la narrazione tematica/contest è annullata.
    Probabilmente lo si era già intuito durante il grande silenzio di questi mesi e perché tra un po' è di nuovo Natale ma ora è completamente ufficiale.
    Tutti i partecipanti ricevono come risarcimento EXP: 5
     
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7 replies since 27/12/2017, 12:21   132 views
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