Posts written by VII: Crazy Chariot

  1. .
    Due giorni.
    Sono due giorni che sono qui e ho capito una cosa: questa è una scuola strana.
    Gli studenti sono strani.
    I presidenti del club sono strani.
    I membri del consiglio studentesco sono strani; tranne quello degli affari generali… però indossa una felpa sotto la giacca della divisa… non so, non me la racconta giusta.
    Comunque la stranezza che non ha lui è andata a finire tutta dentro la presidentessa, che è esagerata.
    Dove si può trovare una che si mette a bastonare cento persone continuamente per mezz’ora per educarle?
    O che corra ad una velocità folle (ma veramente folle) per tutta la scuola a risolvere i favori che le chiedono?
    Oppure il suo seno. Quello è veramente esagerato. Porca vacca se è esagerato. È veramente esagerato.
    Comunque, vorrei soffermarmi sul senpai Akune, quello che ha un fisico assurdo… o almeno, è quello che dicono.
    Lo so che questo può essere un focus strano, ma vorrei iniziare a raccontare da qui, dagli addominali promessi di Akune.
    Sì, lo so che sapete che io di ragazzi in questo periodo non ne voglio sapere mezza, neanche toccarli. Però... mi sono stati descritti così tanto perfetti che un minimo di curiosità si è accesa in me!
    Quindi, quando una mia compagna di classe è venuta da me con gli occhioni da cerbiatto a chiedermi se potevo sostituirla nella pulizia della piscina perché aveva un impegno urgentissimo (certo, come no), ma che ci sarebbe stato il senpai dal fisico mozzafiato ad aiutarmi, di sicuro a petto nudo... non potevo dire di no.
    Ed è con questo baldanzoso spirito di curiosità che mi sono avviata verso la piscina che… che… che… che… quanto diamine è grossa? Ma è olimpionica.
    Questa ha di sicuro 50 metri di lunghezza e i 25 metri di larghezza! È stupenda, è enorme, è… è… è immensa da lavare per solo due persone!
    Ci metteremo minimo tutto il pomeriggio.
    Ora capisco perché aveva così tanta voglia di saltare il lavoro!
    Giuro che domani gliela faccio pagare alla maledetta.
    Armata di secchio e spazzolone mi avvio verso una figura in piedi che sembra… femminile? Eh sì, è proprio una ragazza che guarda male un ragazzo sdraiato per terra, visibilmente distrutto dalla vita.
    Un momento, quello a terra dovrebbe essere Akune-senpai? Perché io qua non vedo l’ombra di alcun addominale meraviglioso.
    Quanto mi hanno fregata da uno a T.O. Fregato? Perchè o hanno esagerato con le descrizioni, o hanno mentito sulla sua presenza o i vestiti gli fanno l’effetto “giardiniere Willie”.
    Tenendo conto che è già bagnato fradicio, direi che le più papabili sono le prime due opzioni.
    Ok, ok.Sorridi, maschera la delusione e porgi la mano per presentarti alla ragazza, ignora il ragazzo.
    Piacere di conoscervi, mi chiamo Amelia! Spero di lavorare bene con voi!
  2. .
    CRONOLOGIA
    Narrazioni & Lavori
    Battaglie & Quest
    Nome della narrazione [Stato] (x exp)


    Altro
    EXP per la creazione della scheda: 8
  3. .
    Parlato Amelia
    Parlato png altrui
    + colore: Parlato studenti altrui

    Un concerto?
    Certo. Vedilo come un regalo di benvenuto della scuola per il tuo primo giorno.
    Ma è verso sera! Rischio di arrivare tardi per il coprifuoco!
    Nessuno verrà a controllare la prima sera. Inoltre sarai sorvegliata da una persona fidata
    Il tuo nipostastro?
    Nipote e sì, ci sarà per controllare che vada tutto bene insieme alla sua ragazza. È stata la mia condizione dopo che mi ha chiesto i biglietti. Ti aspetta all'entrata dell'area concerti mezz'ora prima dell'apertura dei cancelli.
    Non mi sono ancora arrivati i vestiti da casa! Non posso andarci con l'uniforme scolastica!
    Lì vicino ci dovrebbe essere un centro commerciale. Facci un salto e fai compere. Ah, non prendere l'ascensore, tende a bloccarsi.
    Ed eccomi qui.
    Mezz'ora prima dell'apertura dei cancelli qua davanti, poco lontano dalla calca, a cercare questa coppia di studenti che non si fa vedere, vestita di nuovo e con la divisa piegata accuratamente dentro lo zaino.
    Tutto questo dopo una giornata abbastanza... normale.
    O almeno, dovrebbe essere come normale nell'ambito del “primo giorno di scuola”.
    Presentazioni... check.
    Domande su come abbia fatto ad arrivare in quella scuola... check.
    Istigare i curiosi a correre a leggere le notizie relative alla mia vicenda... check.
    Passare il resto della giornata venendo giudicata dalle persone come colpevole o innocente... check.
    Essere bidonata dal figlioccio/nipotastro del mio tutore... check.
    Che poi, a essere sinceri, non ho ancora capito una minchia del loro legame ma va beh, non è il luogo e momento per riflettere sul loro rapporto.
    Ah, hanno aperto i cancelli, si può entrare.
    Confermo i miei sospetti di prima, evidentemente non voleva avere una reggicandela mentre passava un po' di tempo con la sua ragazza... come dargli torto?
    Cosa hai dentro lo zaino?
    Ah, i controlli. Ok, calmati, respira normalmente, non farti prendere dal panico. Calma. Apri lo zaino davanti a lui e mostra che hai soltanto i libri e la divisa della scuola.
    Allora?
    Non piangere! Stringi i denti e apri lo zaino da brava... così. Rimani calma, non farti prendere dal panico, brava... bravissima. Mostra cosa hai nello zaino.
    Mmmh. Puoi passare.
    Sia lodato il cielo. Più veloce di una faina chiudo lo zaino e entro dentro l'arena, lasciando tutto al guardaroba in modo da avere le mani libere, niente fronzoli.
    Occhiata veloce al nuovo outfit (minigonna, stivali a ginocchio alto, top e felpa a maniche corte lunga uguale, oltre a un cappello che mi ha conquistato appena l'ho visto), lisciata ai vestiti per metterli a posto e via, siamo pronti.
    Una volta dentro decido di restare un po' in disparte, vicino al bordo esterno dell'edificio. Troppe persone e soprattutto troppe ragazzi. Mi passa un brivido lungo la schiena al pensiero di dovermi buttare dentro una folla piena di maschi sudati con l'ormone a palla.
    Inoltre rimanere un po' indietro ha i suoi vantaggi, tipo che sono vicina al chiosco delle bibite e ai bagni, vantaggio da non sottovalutare durante un concerto, e soprattutto me ne posso andare quando voglio se rischia di farsi troppo tardi.
    Aggiungo anche che mi permette di prendere un paio di quei bastoncini luminosi senza aspettare troppo, approfittando di uno sporadico momento in cui non c'è molta fila.
    EHILA'! CIAO A TUTTI DREAMERS!!!
    Merda, sta iniziando. Devo assolutamente pagare prima che... dannazione, queste che ho in mano sono cinque o cinquanta yen? Maledette luci che si sono abbassate trop...
    OK DREAMERS, LET'S DANCE!
    Uh, la luce è tornata! Velocemente do i soldi mancanti al venditore e torno al mio posto per godermi lo spettacolo.
    Non è male come musica... magari avessi qualcosa da sgranocchiare adesso.
  4. .
    FOR: 20; N-B
    VEL: 20; N-B
    INT: 20; N-B
    RIF: 59 (51+8); S-C
    RES: 20; N-B
    ANI: 93 (89+2+2); A-D
    MEN: +3, Positiva

    DATI
    Nome: Amelia
    Cognome: Murakami
    Sesso: Femmina
    Soprannome: Queen of Swords
    Età: 16 anni
    Data di nascita: 25/01
    Segno: Capricorno
    Interessi: Tutta la sua vita gira intorno agli sport, specialmente quelli di combattimento mediante armi bianche.
    Mentalità: Plus
    Classe: 1° classe sezione 11
    Club: Interesse verso il club di kendo.
    Occupazione: Occupata a rigar dritto.
    Prestavolto: "Shiki Misaki" di The World Ends with You

    EXP: 8.
    Numero di poteri: 1.
    Abilità passive
    Abilità: +2 punti Animo.
    DESCRIZIONE
    Capelli rossicci, un fisico snello e allenato, costantemente in tuta quando può e qualche livido presente da qualche parte. Questo è il modo cui si presenta Amelia davanti alle persone, una itala-giapponese da parte di madre che cerca di stare a proprio agio.
    Impresa un po' difficile visto che risulta essere sempre tesa, pronta a scattare per scappare o affrontare il pericolo.
    Sorride un sacco e cerca di essere utile con tutti, ma se non gradisce essere toccata, soprattutto dai maschi. Si rischia un brutto pugno sui denti o sul naso e non è piacevole.
    Gli piace parlare del più e del meno, magari davanti a una tazza di tè caldo e biscotti, soprattutto con quelli fatti da Luigi.
    Adora anche mangiare e di solito tutta l'attività fisica che fa gli da una buona scusa per mangiare come un maiale che non vede cibo da un paio di giorni.
    Questa è Amelia, una ragazza con una notevole energia spirituale e che non vi conviene farla arrabbiare.
    AMELIA MURAKAMI
    Ho sempre ammirato la regina Elisabetta. Non quella che non muore mai, intendo la prima.
    Quella Elisabetta che viene ricordata come grande regina dell'Inghilterra; che tenne testa alla Spagna per fare un esempio. Insomma, parlo della Regina Vergine.
    Ecco, l'ho sempre ammirata. È riuscita a tenere per le palle gli uomini più potenti dell'epoca, creando addirittura una moda che la facesse sembrare più imponente di quello che era realmente.
    Quando ero piccola la nonna Elisabetta mi raccontava le sue storie prima del pisolino pomeridiano.
    Un po' le romanzava, ma erano belle.
    Concludeva sempre con: “forza little queen, sii una buona Elisabetta”, e io ci credevo.
    Quando potevo mi sono sempre definita una regina. Quando i miei genitori capirono il gioco iniziarono anche loro a chiamarmi così e io ero contenta. “La piccola regina zampetta in giro!”; “La piccola regina gradisce altri piselli?” e cose così.
    Little queen... Alcuni, tutt'ora, mi definiscono una piccola regina delle armi. Dicono che ho un talento naturale nel brandire qualunque arma bianca: spada, scimitarra, mazza chiodata, bastone... Automaticamente so le basi e l'istinto mi guida.
    Parata, colpo, parata, colpo, parata, parata, parata, colpo e colpo.
    Ma se mi togli l'arma dalle mani, ecco che divento inoffensiva come una bambina di tre anni.
    Ok, la devo smettere.
    È veramente assurdo.
    Anzi, sono veramente assurde le cose che ti passano in testa in questi momenti.
    Little queen... little queen... little queen...
    Ohe. Chissà che direbbe nonna Elisabetta vedendomi in questo stato...
    “Sii Tudor e non Bathory...” oppure “ Non cadere nella fossa di Maria la sanguinaria”. Magari anche il sempreverde “God save the queen”.
    God save the little queen... God save the little queen... God save the little queen...
    No. Non direbbe niente. Ma nemmeno io riesco a dire qualcosa.
    Tutte le donne che lo hanno subito hanno sempre raccontato che durante l'atto si sentivano inermi, senza forze, come se fossero dei gusci vuoti, senza volontà... annullate, come se potesse farle soffrire di meno.
    Non ci credevo, mi pareva impossibile una cosa del genere.
    Invece eccomi qui, inerme, senza forze, ridotta a una bambola con la forza di volontà annullata mentre quella feccia umana fa i suoi porci comodi con il mio corpo.
    Vorrei urlare ma non riesco. Vorrei dimenarmi ma non riesco. Voglio tirargli un pugno, mordergli il collo, fargli sentire tutta la rabbia... che non provo. Solo paura misto straniamento, con la sensazione di cadere dentro un vortice oscuro che ti annullerebbe una volta risucchiato.
    Non sento niente.
    Non sento niente...
    Non
    Sento
    Niente.
    Non...
    Sento...
    Niente...
    Non...
    Sento...

    Non...



    I..
    I.. am...
    I.. am... the queen...
    I am the queen...
    I am the queen... I am the queen... I am the queen...
    I am the queen. I am the queen. I am the queen.
    I AM THE QUEEN. I AM THE QUEEN. I AM THE QUEEN.
    I. AM. THE. QUEEN.
    Sento queste parole scaldarmi il cuore.
    I. AM. THE. QUEEN.
    Non posso lasciare che quello stronzo vinca su di me.
    I. AM. THE. QUEEN.
    Chi cazzo è lui per permettersi di stuprare una ragazzina delle superiori?
    I. AM. THE. QUEEN.
    Non posso permettere che una feccia del genere ne esca pulito.
    I.
    Io sono la regina.
    AM.
    Sono Amelia Murakami, la regina di spade.
    THE.
    “queen.”
    Si. Sono io.
    “I am the queen. I am the queen. I am the queen.”
    Il vortice smette di risucchiarmi. Nella mia mente le parole che continuo a pronunciare diventano roventi, si imprimono a fuoco nella mia psiche.
    “I am the queen.”
    Ricevo una boccata d'aria come se fossi stata in apnea per tutto questo tempo... e il mio corpo agisce da solo.
    Uno strattone mi divincolo dalla presa del lurido, troppo stupefatto da questa esplosione di spirito per agire.
    Sento i miei muscolo scattanti, il corpo farsi di nuovo vivo, mio. Ma soprattutto sento la mia collera che finalmente trova lo sbocco e mi pervade da dentro.
    “I AM THE QUEEN!”
    Succede tutto in pochi istanti.
    Il mio busto ruota. Gli occhi guizzanti disegnano la traiettoria che una ipotetica arma potrebbe percorrere, le mie mani seguono a ruota...
    “Rinvengo” quando il primo fiotto mi colpisce il volto. Subito dopo il secondo. Poi un terzo, un quarto e un quinto, sempre più veloce.
    L'odore ferroso del sangue mi invade le narici e qualche goccia calda scivola fino alle mie labbra.
    Sto respirando affannosamente.
    Ho ancora le mutande e i pantaloni della tuta abbassati fino alle caviglie, ma non me ne frega niente.
    Stretta in mano, una spada bianca mai vista prima.
    Il verme, invece, cade a terra. Pure lui ha i pantaloni e intimo alle caviglie, con l'organo ancora... “vispo”.
    La testa invece rotola ai miei piedi. Sul volto, la stessa espressione sorpresa di prima.

    ***

    La polizia arrivò poco dopo. Qualcuno, allertato dalle mie urla, le ha chiamate temendo il peggio.
    Mi trovarono in un angolo a singhiozzare, sporca di sangue fino al midollo, ancora mezza nuda
    La lama che ho brandito era misteriosamente scomparsa, volatilizzata dalle mie mani.
    Mi misero un telo attorno alle spalle e mi portarono in ospedale.
    Mi ricordo che i medici furono gentili e mi ascoltarono mentre raccontavo, tra un singhiozzo e l'altro, quello che mi aveva fatto. Di come quell'essere mi prese alla sprovvista mentre tornavo a casa dopo le lezioni al dojo e di come questa spada mi comparve in mano all'improvviso.
    Mi ascoltarono in silenzio, fecero una visita ginecologica, qualche medicazione e mi tennero lì la notte mentre avvisarono i miei dei fatti.
    Pensai, ingenuamente, di aver finito con quel lurido.
    Un lurido che si rivelò essere il cugino del capo della polizia di Tokyo.
    La mattina dopo mi trovai i poliziotti in camera che mi portarono dritto in carcere minorile in attesa del processo.
    Non ebbi tempo di vedere i miei genitori.
    Venni trattata come se fossi la peggior feccia criminale e che stessi provando a scappare in un altro stato, magari in Uruguay.
    Dopo dieci giorni di carcere, finalmente vi fu la prima udienza.
    Ci arrivai distrutta fisicamente, ma con l'energia spirituale a mille. Non mi ha distrutto lo stupro, non mi distruggeranno spiritualmente tre, quattro, dieci o venti bullette con la cresta troppo alta che avevano bisogno di essere rieducate.
    Durante queste udienze (sì, furono più di una), venne fuori che il capo della polizia non poteva permettersi di avere una mela marcia in famiglia, indi accuso me di aver ucciso suo cugino intenzionalmente, arrivando anche a corrompere le persone.
    Fu un duro colpo quando vidi un dottore, mai visto prima, spacciarsi per quello che mi aveva visitato quella notte dichiarando che il mio organo non presentava tracce di alcun abuso sessuale.
    Mi ricordo che mia madre iniziò a singhiozzare veramente forte in quel momento, con mio padre che si alzò per contestare quello che stava dicendo il medico.
    L'ultima udienza fu poco tempo fa.
    Il giudice entrò e senza tanti preamboli disse la sentenza.
    Libertà vigilata per un anno con allontanamento dalla famiglia dentro a una casa protetta, in attesa di ulteriori indagini. Ulteriori indagini che sarebbero state fatte dagli agenti di una città vicina ma senza legami per evitare conflitti di interessi.
    Mister Capo ci rimase malissimo. Già pregustava quel momento in cui avrebbe sbattuto la porta della mia cella e buttato via la chiave.
    Fu una mia impressione molto probabilmente, ma forse il giudice era riuscito a leggere le carte del poliziotto e ha cercato di darmi la pena più leggera possibile, buttando dentro anche un'ulteriore protezione, allontanandomi dalla città.
    Non gli chiesi alcuna conferma ovviamente, non volevo farmi veder parlare con lui, chissà che casino che avrebbe tirato su lo stronzo.
    In quattro e quattr'otto feci la mia valigia e partii. Mi avrebbe ospitato un tale Luigi Lombardi, un italiano che fa lo chef in un ristorante nella città in cui abita. Tutti i giorni coprifuoco alle nove di sera e obbligo di frequentare le lezioni ad un liceo che ha accettato di ospitarmi.
    La scuola in questione si chiama Hakoniwa e sembra essere molto rinomata per le eccellenze che sforna.
    Speriamo che non sia troppo dura.
    BACKGROUND
    Abilità: Will Power: Amelia è in possesso di una forza spirituale superiore alla norma, capace di assorbire colpi che farebbe piegare le persone normali. Questa abilità passiva (+ 2 in Animo) permette al pg di impegnarsi e di non gettare la spugna in momenti cruciali con grande facilità. Inoltre, una volta per giornata può potenziare la propria forza spirituale al grido di "I am the Queen" anche se la lascia sfinita dopo l'utilizzo. Questo effetto comporta, in game, l'upgrade di due ranghi temporanei (1 turno) in Animo. In poche parole, anche se mi hai tagliato un braccio, io stringo i denti e continuo a menarti. Del dolore, che continuo a sentire, me ne preoccuperò dopo.

    -Senza nome- (anormalità magica: evocomanzia)
    Amelia è capace di materializzare una spada bianca come il latte. Questa si adatta perfettamente alla mano della protagonista e sembra che la sua durezza sia collegata in maniera proporzionale alla forza spirituale della protagonista. Più è alta la forza, più la spada è resistente agli urti e alle incrinature. Inversamente, più è in preda ai dubbi e incertezze, più la spada diventerà fragile.
    Ogni buona notizia, colpo o esplosione di forza spirituale aumenta la sua forza spirituale. Inversamente, ogni colpo mancato o parato, brutta notizia o sopraffazione atta da chiunque (persone, situazione o altro) rendono la spada fragile.
    La spada può essere fatta sparire in qualunque momento e fatta ricomparire, aggiustata, nell'istante successivo.
    L'arma per essere evocata ha bisogno di una carta joker mentre non ha alcun bisogno di carte per farla sparire.
    [Forza spirituale 100%= infrangibile; 50%= spada normale; 20%= quasi si spezza ad ogni colpo; 0%= la spada non è evocabile]

    -Senza nome
    Raffica di colpi fatti per destabilizzare e colpire il nemico con forza. Sfianca chi la utilizza e per tutto il turno successivo può solo parare o usare la carta joker.
    Costo: 4 cariche.

    POTERI

    Coded by ¬SasoRi


    [spoiler_tag]Elenco modifiche[/spoiler_tag] 22/12/20: Aggiunta dei punti exp della creazione, cambio dell'abilità con aggiornamento delle statistiche.


    Edited by VII: Crazy Chariot - 22/12/2020, 21:06
  5. .
    CITAZIONE
    Il grande banchetto vedrai... con il vino brinderai... corri fin laggiù, che il banchetto ti aspetta...
    Una voce canticchia una strana canzone mentre il fuoco crepita allegramente, illuminando la radura con la sua calda luce.
    Quando mi sveglio mi sento dolorante, ma con entrambi gli occhi.
    Ci metto qualche secondo a ricordarmi cosa è successo, perché sono svenuta e per le fasciature.
    Istintivamente con le mani mi tocca la faccia, tastando il volto alla ricerca degli occhi, che sono nella loro sede.
    Sta tranquilla, ti hanno un pochino morsa, ma non rischi di diventare uno di loro.
    È una voce maschile quella che ha parlato, mai sentita prima, e proviene da dietro di me.
    Mi giro al massimo delle capacità per guardare da chi proviene la voce e vedo un ragazzo che avrà sedici-diciassette anni, tranquillo, che mangia qualcosa da dentro una lattina di alluminio.
    Di fianco a lui è appoggiata una spada ed un coltello. Il mio coltello.
    Notando che lo stavo fissando con insistenza, prende in mano il mio utensile e lo appoggia dall’altra parte del tronco su cui è seduto.
    Scusa se tolgo la tua arma, ma purtroppo non voglio morire mentre mangio la mia zuppa. Ah, tranquilla, ho usato le mie scorte e ne ho un po’ anche per te.
    Continuo a fissare quello strano figuro che con calma ricomincia a mangiare il cibo.
    Lo vedo solo di profilo, con una calma non comune in questi tempi.
    Dai, vieni a sederti qua vicino, altrimenti la zuppa di cipolle si raffredda.
    Con circospezione mi avvicino lentamente. I muscoli urlano di dolore ad ogni mio movimento, strappando mi qualche gemito per la sofferenza che provo.
    Zoppicando arrivo alla fonte di calore, posizionandomi davanti allo strano figuro ma con in il fuoco in mezzo.
    È chinato a mangiare la propria porzione, i capelli neri coprono gran parte del suo volto, ma non abbastanza da notare che ha gli occhi. Tiro un sospiro di sollievo e mi accoccolo davanti alla fonte di calore innaturalmente rossastra, che da una tonalità più spettrale a tutta la raduna.
    Dopo un paio di cucchiaiate il ragazzo rompe il silenzio senza alzare lo sguardo.
    Come diavolo hai fatto a farti seguire da una quindicina di quei cosi? Se non fosse stato per me e i miei amici a quest’ora saresti morta o peggio.
    Bevo in un sol sorso la mia porzione e non rispondo. Perché utilizza quel tono? Non gli ho chiesto io di salvarmi.
    Non fare la muta, non ti hanno mangiato la lingua.
    Mi ostino a non rispondere, continuando a guardare per terra. Lui, dopo questo ultimo tentativo inizia a stare zitto e il silenzio cala di nuovo, interrotto dallo scoppiettare del fuoco rosso.
    Solo dopo due minuti mi accorgo di una cosa: Sono fasciata dove ho i morsi più gravi, anche sul seno.
    Rossa in volto, pronto a sgridarlo, alzo lo sguardo per urlargli contro, incrociando in questo modo il sguardo, cacciando subito dopo un urlo di paura.
    Mi ero sbagliata prima, non ha entrambi gli occhi, ne ha solo uno, fissato sul lato sinistro del corpo. Dove dovrebbe esserci l’altro occhio invece c’è una benda da pirata circa, che tiene ben chiusa l’orbita in cui dovrebbe trovarsi l’organo.
    SEI UNO DI LORO! SEI UNO DI LORO! SEI UNO DI…
    Uno schiaffo d’aria risuona nello spazio che ci ospita, interrompendo il mio sclero.
    Il suo volto è adirato, sta digrignando i denti dalla rabbia. Posso anche vedere che il suo lato destro è deturpato da delle cicatrici che si congiungono dove la benda copre.
    Lentamente abbassa la mano, anche se sono sicura che non mi tirato un vero schiaffo. Lui è ancora seduto ed è troppo lontano per farlo.
    Smettila di urlare. Se fossi uno di loro che senso avrebbe avuto aiutarti? Dovrei essere un senza occhi suicida per farlo.
    La mancina si appoggia dove ho ricevuto l’urto. Il dolore che provo al tocco dimostra che ho ricevuto qualcosa ma senza capire cosa.
    Cosa… perché?…. Come?
    Ecco, come è una bella domanda. Comunque non ho intenzione di spiegartelo, sappi solo che è così che ti ho salvato la vita oggi pomeriggio. Non c’è di che.
    Boccheggio ancora un pochino cercando di capire cosa è appena successo invano.
    Alla fine mi giro su un fianco, dandogli la schiena, e incomincio a dormire.

    *****************

    Ecco, siamo arrivati!
    Davanti a noi si mostra il gigantesco giardino del liceo Hakoniwa.
    Affaticati, io e il mio gruppo ci sediamo per terra affaticati.
    Dal nostro primo incontro, le cose con il ragazzo sono cambiate. Alla fine ci siamo presentati e mi sono scusata per il mio comportamento della sera prima, lui di rimando mi ha spiegato un paio di cose di se, come il nome (Zeshin Sakamoto) e che era in giro alla ricerca di cibo, avendo già preso tutto quello del liceo e dintorni.
    Alla fine mi ha convinto a presentarlo al mio gruppo di sopravvissuti (ero in cerca di cibo per loro) e di venire con lui al liceo, dicendo di aver scoperto un’area segreta della scuola sgombra dai “senza occhi”, abbastanza grande da ospitare una ventina di persone.
    Abbiamo accettato tutti insieme con entusiasmo la sua proposta, in fondo è comodo avere un posto sicuro dove vivere e una persona con dei poteri strani (lui dice di essere un anormale (?)) come guardia.
    Ci ha anche raccontato come ha perso l’occhio, ovvero grazie alla sua ragazza dell’epoca, una infetta di prima generazione. Aveva ricevuto come regalo da padre il nuovissimo cell-eye della Pineapple, un dispositivo che funzionava come cellulare ma lo dovevi inserire dentro l’occhio dominante.
    Quando il virus si è attivato, quindi, è stata tra le prime a subire la modifica e ad perdere gli occhi, mangiati da quell affare maledetto che gli ha infestato successivamente il cervello.
    Lui, da bravo ingenuo, ha provato a farla ragionare, ma lei approfittando della sua stupidità, gli ha mangiato un occhio per provare a infettarlo, morendo subito dopo, mangiata dalla terra.
    Mi ricordo che in quella occasione Michele ha chiesto una dimostrazione di tutti i suoi poteri, con lui che ha riso dicendo che sono veramente troppi, mostrando quindi solo quelli principali.
    L’unica del gruppo che lo guarda con sospetto è Catherine, che continua a dire che c’è qualcosa di strano in lui, che non lo convince, ma che lo segue perché noi altri cinque lo seguiamo.

    ***********

    Eccoci, qua sotto c'è la vostra nuova casa!
    Davanti a noi la gigantesca torre dell’orologio si innalza verso il cielo, torreggiando su tutta la zona.
    Non abbiamo incontrato nessun “senza occhi” in giro, Zes ha disboscato bene la zona. Ha detto che deve ancora fare la zona dei dormitori e parchi ma che intanto le zone più importanti le ha fatte.
    Ewan fa una foto al tutto. Dice che lo aiuta a rilassarsi sempre, inoltre usa una di quelle macchine usa e getta… perché non lasciarlo divertire?
    Il suo amico Dante sbuffa quando vede quello che sta facendo, lui preferisce il gioco d’azzardo, anche se non scommettiamo niente.
    Elise invece ispeziona la zona, per accertarsi che non ci siano sorprese nei dintorni.
    Una volta che tutti hanno fatto quello che volevamo fare per accertarci della sicurezza del posto, Zeshin ci conduce verso la base della torre, digita un codice su una serratura elettronica e poi prende un ascensore che attiva utilizzando una tessera.
    Alla sera facciamo festa, contenti del fatto che riusciamo, dopo molto tempo, a dormire in un posto caldo, sicuro e riparato.

    **********

    Quando mi risveglio mi trovo in una gabbia. Una di quelle da animali grossi, per questo molto robusta. Ho delle catene che mi tengono legata i piedi e le mani e sto urlando contro quel mostro che credevo un compagno.
    Urlo e piango, mentre sono costretta a vedere su degli schermi giganteschi la morte dei miei compagni.
    Vedo Ewan venire assalito da tre zombie che gli strappano gli occhi e la mano destra per mangiarlo, vomitandogli successivamente i componenti elettronici del virus addosso.
    Vedo Michele che viene sbudellato e dato fuoco.
    Vedo Elise a cui tagliano la gola per bere tutto il suo sangue.
    Vedo Catherine che viene bloccata e usata come bersaglio al gioco delle freccette.
    Vedo Dante a cui tolgono tutti i denti per utilizzarle come monete da gioco.
    Vedendo tutto questo urlo, urlo la mia rabbia, mi slogo una spalla provando ad abbattere la gabbia a spallate ma senza successo.
    In tutto questo, il mostro ride, orgoglioso di aver educato bene gli zombie del dormitorio.
    Il mostro mi mostra la fine che hanno avuto altre persone, tutte orribili.
    Quando inizio a finire le energie, finalmente si avvicina alla gabbia sorridendo.
    Cara Harley, sii contenta. Tu non farai la loro fine, non sei come loro! Non avrai il virus corrotto dentro di te!
    Gli spunto nell’occhio buono, che non fa una piega…
    Eddai Harley, sempre a fare queste cose schifose.
    Senza dire altro, si sfila l’occhio dall’orbita, lo pulisce dal mio sputo per poi mangiarlo in un sol boccone.
    Che bontà. Non mi ricordavo che Luna fosse così buona.
    Dopo aver assaporato quello che temo che sia l’antipasto, si toglie la benda da finto pirata e le altre bende che tiene li sotto, mostrando così al mondo un occhio nero, ma con la retina multicolore.
    Carino, vero? È un regalo dei miei amici immaginari. Purtroppo dopo aver perso il primo l’altro ha incominciato a marcire, quindi loro hanno fatto questa cosa, sacrificando tutti i loro occhi.
    Mentre parlava, dal nulla, è comparso un gruppo di persone, abbastanza eterogeneo e tutti quanti con delle bende sugli occhi, da cui continuava a sfuggire qualche goccia di sangue.
    Ora cara Harley, credo che sia giunta l’ora di prepararti per la cena.

    **********

    La tavola è forte e gioiosa mentre la musica risuona. Il grande banchetto è servito!
    Paté di fegato, coscia con cipolline, cervello in umido, sanguinaccio e tanto altro.
    Chiunque può mangiare e servirsi, tutti sono i benvenuti al grande banchetto!
  6. .
    Una riunione Famigghiare
    Si, è quello.
  7. .
    Shizuka: Io!
    Emi: Tu!
    Zes: Lui
    Tipa strana: Egli
    CITAZIONE
    SHIIIIIIII! Grazie mamma! Grazie papà! È proplio quello che desideravo!
    La piccola di tre anni abbraccia commossa la scatola contenente il suo regalo: il kit del piccolo meccanico. Una roba innocua, con solo vari particolari e strumenti da lavoro molto inoffensivi.
    Sono inginocchiato di fianco alla mia piccola maschiaccio, sto subendo con molto piacere il suo abbraccio, ricambiandolo con altrettanto trasporto.
    Subito dopo abbraccia la madre con la stessa passione con cui ha abbracciato me. Il viola e l’argentato dei capelli delle due donne accostate fanno strano contrasto… sono l’unico ad avere i capelli normali in questa casa.
    Finito di abbracciare anche il cane che dormicchiava davanti al termo della sala, Shizuka prende il suo regalo e corre verso il tavolo in sala, pronta ad aprire la scatole e iniziare a giocare con i pezzi.
    Io e mia moglie rimaniamo davanti all’albero sorridendo come due ebeti… è sempre bello vederla contenta. Anzi, è sempre bello vederle contente direi.
    Hey! Sta attenta a non sporcare troppo che tra un’ora arrivo il nonno!
    Shi mamma!
    La piccola lo dice girandosi verso di noi, sorridendo felice come una pasqua. Rido, vedendo che la piccola si è già sporcata la guancia con qualcosa di nero.
    È senza speranza.
    Non dire così! Ha solo tre anni, di sicuro più migliorare.
    Nel dirlo, la donna dai capelli argentati mi da un pugno scherzoso sulla spalla, ridacchiando anche lei.
    Se è come te, di sicuro non ha speranze.
    Ma come osi! Se è come TE – sì, sottolinea molto questa parola – non ci sono speranze. Con me può solo migliorare!
    Ma sentite cosa dice quella donna poco vanitosa che è moglie!
    Io vanitosa? Senti, caro marito, qui se c’è qualcuno di vanitoso, quello sei tu!
    Lo scambio di battute dura un altro po’, concludendosi con un abbraccio e risate da parte dei due partecipanti. Uno scambio di battute che continuiamo a perpetrare nonostante i quindici anni di frequentazione, di cui quattro anni di matrimonio.
    Ti amo.
    Ti amo anche io, scemo.
    Suggelliamo il tutto con un lungo bacio romantico.
    Bleaaaaaah.
    La piccola si è girata giusto in tempo per vedere il gesto romantico, rispondendo come scritto sopra.
    Che ‘chifo!
    Scappa sia a me che a Emi una piccola risata. La donna si allontana da me per andare verso la piccola, andando ad abbracciarla per poi sollevarla.
    Forza signorina! Ti sei già sporcata abbastanza, ora bisogna andare a fare il bagno!
    Nooooooooooooo! Papà, aiutoooo!
    Mi dispiace Shizu, ma devo pensare al pranzo!


    C’è freddo fuori. Un freddo pungente, di quello che ti entra dentro le ossa e ti congela. Mi sono dovuto vestire pesante per poter uscire sul balcone per fumare una sigaretta o due. Tuttavia, continuo ad adorare questa cosa. Sarà che ho passato tanti anni con una temperatura più alta della media di molto, ma amo il freddo.
    Ammiro il fumo che si alza dalla sigaretta lentamente. Sottile, grigio, saporito…
    Mi viene da ridere, ricordando la mia prima sigaretta, fumata un bel po’ di anni fa, per poi rattristirmi al motivo per cui ho iniziato a fumare.
    Faccio un tiro di sigaretta rabbioso, sperando che il fumo, riempiendo i miei polmoni, mi calmi un pochino, ma senza successo.
    Riprendo ad osservare il fumo passivo, assorto nei miei pensieri.
    Mi sembra strano pensare a tutto quello che ho dovuto sopportare e fare quando ero più giovane.
    Mi mancano quei bastardi. Sat, Hi, Alice, il trio pazzo, il rapper stonato e tutti gli altri.
    Inspiro, espiro, inspiro, espiro, inspiro, espiro.
    Finisco la sigaretta con un’ultima grande inspirata, lasciandomi cullare dal sapore del fumo e dalla sensazione di pienezza che da ai miei polmoni.
    Prima di buttarla dentro al posacenere che abbiamo messo in balcone della nostra casa, noto due cose: la prima è che ho praticamente masticato il filtro della sigaretta mentre ero sovrappensiero, la seconda…

    Da quanto tempo sei lì?
    Nessuna risposta interrompe il silenzio notturno che si è creato, però so che Lei è qui.
    Non far finta di non esserci. Sappiamo entrambi che sei qui, o dietro di me o sul tetto. La sigaretta non mente.
    Passa ancora qualche secondo, il silenzio torna, ma opprimente. Una macchina sfreccia sotto la casa, illuminando la strada con i suo fari. Quando la macchina non è più udibile, qualcos'altro interrompe il silenzio.
    Non hai smesso di fumare, a quanto vedo.
    Come sospettavo, la voce proviene da dietro di me, esattamente dove punta il fumo di sigaretta.
    Potrei farti la stessa domanda, anche se sarebbe una pessima battuta.
    Dei passi soffici avvengono sempre alle mie spalle, seguiti da una sbuffo e al rumore di una persona che si appoggia alla ringhiera del balcone, alla mia sinistra.
    Non mi volto a guardarla, non ho voglia di rivedere la sua faccia dopo tutti questi anni. Farebbe troppo male.
    Comunque, non hai risposto alla mia domanda. Da quanto tempo eri lì?
    Che cazzo te ne frega? Hai paura che ti abbia spiato mentre servivi il pranzo formato da sei portate escludendo il dolce? Oppure che abbia visto la fottuta faccia contenta della tua figliola mentre scartava il regalo del nonno? Pensi che tua-
    In uno scatto rabbioso ruoto il corpo di novanta gradi, tenendo solo la mano destra sulla ringhiera, il volto sfigurato dalla rabbia e con gli occhi che ardono ira.
    NO! Non dire quella parola! Tu non hai più alcun diritto ad essere chiamata in quel modo, soprattutto dopo tutto quello che ci hai fatto passare.
    La figura femminile non si gira. Rimane ferma sul posto a fissare il vuoto. Non si riesce a vederla in volto, come anche molto della sua figura… è come se non fosse ben definita la sua figura.
    Incazzato nero, prendo un’altra sigaretta dal pacchetto e la accendo con le mani tremanti dalla rabbia.
    Passa qualche minuto in cui entrambi stiamo zitti a fissare il paesaggio che si distende dal balcone di casa mia. Non so cosa fa lei in quei minuti, so solo solo che ho fumato rabbiosamente la sigaretta, con il fumo che dolcemente si dirige verso la donna.
    Da quanto tempo hai perso i poteri?
    Mi concedo di fare un lungo tiro di sigaretta prima di rispondere.
    Da quando sono stato Purificato.
    Sento una piccola risata provenire alla mia sinistra.
    Non prendermi in giro. Li avevi ancora dopo quella cosa.
    Erano più deboli, da personaggio secondario. Poi da lì hanno iniziato a scemare sempre di più e lentamente. Ho iniziato a non riuscirli più usare definitivamente nove anni fa. Poi piano piano hanno iniziato ad andare via anche le personalità. L’ultima, Sat, è andata via tre anni fa, lo stesso giorno in è nata la piccola.
    Per questo gli hai dato quel nome?
    Fumo un altro tiro di sigaretta e ammiro il fumo che si dirige, andando controvento, alla mia sinistra.
    Emi era d’accordo. Anche senza poteri ha capito quello che è successo e ha deciso di sua spontanea volontà di dargli quel nome.
    La sento ridacchiare un pochino, una volta sentita questa notizia.
    Siete proprio fatti per stare insieme.
    Faccio un altro tiro di sigaretta a quella affermazione. Non so se essere lusingato per il complimento o incazzato per via della persona che lo dice.
    Decido che il preambolo è durato troppo e decido di fare la domanda che mi preme di più.
    Cosa ci fai qui?
    Sento che la donna ha un sussulto, forse si è anche irrigidita sul posto.
    Non posso fare una visita ai miei unici parenti ancora in vita?
    Ringhio alla parola parenti. Mi fa veramente schifo pensare al grado di parentela che ho con quella persona, dopo quello che ha fatto.
    Sei scomparsa un bel po’ di anni fa. Nessuna notizia o altro. Speravamo che fossi morta in qualche modo. Magari Camilla ha fatto il suo cruento dovere da protagonista e ti aveva eliminata, forse un qualche tuo esperimento è andato male ed eri esplosa… non sapevamo cosa immaginare.
    La sento sbuffare dopo tutte queste supposizioni non più valide a questo punto.
    Lo pensavi talmente tanto che non mi hai più dato la caccia, neanche mettendo un dipendente sulle mie tracce. Non so se essere fiera delle mie capacità o delusa per quello che pensa il mio povero-
    Ti ho già detto di non usare quel nome! Non siamo più fratello e sorella, fratellastro o sorellastra o altro. Non lo siamo più da quando hai tentato di uccidere me e i miei amici dell’epoca! Per cui smettila di chiamarmi fratellino/ fratello/ fratellastro o altro! Ci siamo capiti?!
    La sto guardando negli occhi. Dopo anni, la sto di nuovo guardando negli occhi. La sigaretta che risiede nella destrina sta indicando lei mentre arde millimetro per millimetro la carta che avvolge il tabacco.
    Nella penombra riesco a vedere il suo volto. È invecchiata anche lei, le prime rughe solcano la sua pelle mentre delle occhiaie si delineano sotto i suo occhi grigi. Il fumo l’avvolge completamente, lasciando scoperto solo il volto e le mani piene di cicatrici.
    Non so per quanto tempo rimaniamo a fissarci negli occhi, ma il tutto viene interrotto quando la porta vetro del balcone si apre.

    La porta del balcone si è aperta, ed una folta chioma color viola fa capolino da dietro le tende, osservando spaesata quella che è la sua zia.
    Papà, la mamma ti vuole… Chi sei tu?
    La voce della piccola squilla nel silenzio, non capace di comprendere la situazione.
    Prima che la mia sorellastra possa rispondere intervengo io, cercando di fare comunque una voce dolce.
    Shizuka, cosa ti ho detto di non fare con gli sconosciuti?
    La bambina abbassa tristemente lo sguardo e mormora qualcosa del tipo:” non pallale con gli sconosciutti...”.
    Esatto. Ora torna dentro e dì alla mamma che sono impegnato adesso.
    Sempre con lo sguardo abbassato, la piccola rientra dentro la casa strisciando le ciabatte che avvolgono i sui piedini piccini.
    Non devi essere molto duro con tua figlia. Io non lo ero e guarda come sei venuto su bene!
    Non rispondo, non devo dargli la soddisfazione di vedermi perdere le staffe un’altra volta.
    Uno rumore di ciabatte più forte rispetto a quello della piccola inizia ad avvicinarsi, divento sempre più forte. Alla fine Emi esce dalla porta incazzata nera con un coltello giallo trasparente in mano.
    Dov’è quella puttana?
    Ho distolto lo sguardo dalla donna fumo per vedere mia moglie entrare in scena, quando riposo lo sguardo sulla ringhiera del balcone, scopro che mia sorella se né già andata.
    Tornando ad osservare la mia donna, scorgo subito la nuova posizione dell’intrusa, molto probabilmente la stessa che aveva prima che iniziassimo a parlare.
    Con un dito la indico ed Emi, girandosi, inizia subito a inveire contro di lei.
    Scendi da lì, lurida sgualdrina e affrontami se ne sei capace!
    Per tutta risposta, l’agglomerato di fumo ride, mostrando un dito medio per contornare le risate.
    Scusa, ma non ho intenzione di morire grazie ad un coltello d’ambra!
    Faccio qualche passo in avanti e appoggio una mano su una spalla di mia moglie, che si gira a fissarmi con il volto deformato dalla rabbia. Pian piano si calma, ma mantenendo i sensi all’erta.
    Solo ora mi rivolgo di nuovo a quella che dovrebbe essere la mia sorellastra.
    Che cosa vuoi veramente?
    Dalla figura fumosa proviene uno sbuffo di rassegnazione… finalmente.
    Sono venuta a farvi un ultimo saluto. Molto probabilmente entro la fine della prossima settimana sarò veramente morta, per la vostra gioia.
    E pensi che questo ci freghi qualcosa?
    Ho ho, Emi è veramente incazzata direi.
    Non lo so, però speravo, essendo natale, di potervi dare un ultimo saluto e vedere almeno una volta vostra figlia.
    Tieni lontana quelle tua manacce dalla nostra piccola!
    Stringo leggermente più forte la mano sulla spalla. Lei capisce immediatamente quello che vorrei che lei facesse e si quieta un po’. A questo punto parlo io.
    Cosa ti fa pensare questa cosa?
    Ho ho ho! Ecco una fottuta domanda intelligente! Comunque, c’è una persona che si sta divertendo a uccidere dei parassiti dormienti. Solo i dormienti, per questo non sai niente, caro fratellino.
    Per prevenire la tua prossima domanda, no. Non dovrebbe riuscire a rintracciarti. E non è un membro della tua Gestapo, quindi non hai nessun contatto con lui.

    Vediamo che da accovacciata si mette più comoda, a gambe incrociate.
    Per questo sono qui: per avvisarvi e darvi un ultimo saluto, anche se sembra che vi abbia solo creato guai, ascoltando madame Emi Aida in Sakamoto. Seriamente questo è il tuo cazzo di nome adesso? Un pochino più corto no?
    Fortunatamente Emi non abbocca alla provocazione, anche se la sento fremere grazie al dente avvelenato che ha sviluppato contro la mia sorellastra.
    Detto questo, è stato un piacere rivedervi, barra parlare con voi. Vi direi arrivederci, ma visto che la morte è dietro l’angolo, mi tocca congedarmi con addio.
    Mentre pronuncia l’ultima frase inizia ad alzarsi piano, con calma, sempre mentre è sopra il tetto.
    I secondi scorrono e finalmente è ritta, pronta ad andare via. Si concede un ultimo sguardo attorno, per poi fissare seriamente me.
    Tenete d’occhio la piccola. Nessun Corrotto dormiente ha avuto una prole, soprattutto se è stato Purificato. State attenti.
    Detto questo, scompare, lasciando i due coniugi al freddo.
  8. .
    Ah, lol. Ok. Mi tocca qua allora.
  9. .
    Pure io!
  10. .
    C’era una volta, tanto tempo fa, un messer dal nome di Babau. Un messer speciale, cuoco eccezionale, con le fiamme speciali che gli obbedivano.
    Il sir è al mercato a far spesa, un suo caro amico viene a pranzo, ergo cui tocca prepararsi.
    Ma quatti quatti, avviciniamoci e sentiam quello che pensa e succede.

    CITAZIONE
    Che bello il mercato. Mi permette di trovare nuovi ingredienti saporiti per dei miei piatti. Senza contare che oggi dovrebbe venire il mio amico Gino il pollo, un galletto ruspante, insieme a sua moglie.
    Sono dei tipi molto simpatici, di bocca molto buona visto che mangiano quello che propongo facendomi anche dei complimenti!
    Fischiettando mi avvio verso casetta mia con la cesta sotto mano piena di favolosi ingredienti per l’arrosto di maiale che ho intenzione di cucinare (si, lo so. Dar da mangiare del maiale ad un pollo è strano).
    Quando sono ancora un poco lontano dalla casetta, noto con piacere la carrozza rossa trainata dai quattro topolini.
    Gioia e tripudio, il mio piumato amico con la consorte è arrivato!
    Traboccante di gioia spalanco la porta, cercando con lo sguardo l’amico ruspante, prima di venir tramortito con un colpo in nuca.
    Mi sveglio con le stelle che girano, la cintura di Orione è quella che vedo.
    Un Ago saltellante è sul petto, una fascia rossa tiene legata sulla cruna inizia a urlare frasi strane, mentre due galline arrostiscono sul fuoco vivo del camino.
    Son legato da testa a piedi, i salami mi invidiano per questa precisione, mentre la bocca è occupata da un calzino, per fortuna, pulito.
    Provo a urlare la mia frustrazione, non capisco in nome di quale reggimento abbiano preso la mia casa, secondo quale regola e con qual motivo.
    Un compare del Ago mi punzecchia, trattasi infatti di un Spillo, altrettanto acuminato ma più lungo del suo compare.
    Un Gatto rossiccio si aggira per casa, pronto ad aiutare i due strumenti appena una mossa faccio falsa.
    Silenzioso e quatto, un dito prende fuoco con la mia volontà, cercando di dare fuoco alla corda che mi tiene legato.
    Un getto improvviso d’acqua mi sorprende da dietro, seguito da uno starnazzo d’animale.
    Anatra maledetta, ti farò in agrodolce appena metterò le mani sulla tua tenera carne. Ti cuocerò insieme al Uovo che si sta occupando dell’arrosto dei miei due amici.
    Lo Spillo continua a ciarlare, dicendo che questa casa diventerà la base per la grande Matre, per il Che Vannara e altri nomi che non capisco. Un pazzo scatenato.
    Spazientito, libero le mie calienti amiche, spingendole a bruciare le corde, evaporare eventuale acqua che mi sarebbe stata gettata addosso ed ad allontanare quei guardiani.
    Nessuno può fermar messer Babau, nessuno lo può legar e bruciar.
    Tutti scappano, spaventati dal mio foco e dal mio atteggiamento risoluto.
    Mi son stancato dei giochetti, messer Babau è pronto a punire i colpevoli.
    L’anatra scappa per prima, aprendo la porta di casa per i suoi compari meno agili.
    Mi dirigo anche io verso l’uscita, perché con la mia rabbia ho dato fuoco alla portante colonna della casettina.
    Li rincorro pieno di rabbia, perché a messer Babau non si fa.
    Blocco la strada a tutti loro appena fuori dalla casa.
    La punizione di messer Babau è giunta.
    L’inferno mio io creo, e gli oggetti con animali saran le anime perdute che vagheran al interno.

    Mentre decanto queste parole piene di rabbia, sto per varcar la porta, ma il loro asso nella manica scatta.
    La macina, infingarda macina scatta, di cui materiale non teme il calore. La macina, maledetta macina, che con il proprio peso distrugge tutto.
    La macina, bastarda macina, che salta giù dal tetto, colpendo me sulla testa, spaccandomela in mille pezzi.

    Questa è la fine di messer Babau, cuoco eccezionale dall'animo caliente, con una predisposizione innata alle brutte situazioni.
    Mi dispiace per il finale, ma la storia esige sangue e morte in maniera innaturale, altrimenti i Grimm si desteranno, per portarla loro.
  11. .
    Mi iscrivo di violenza,
    che messer Babau mi aspetta.
    (fiaba: messer Babau dei fratelli grimm)
  12. .
    Tante voci? Due di sicuro sono di Shizuka e Sat, ma le altre? Ok, non è il momento di parlarne, tuttavia non è rassicurante come notizia. Non sono mai rassicurante le notizie sui luoghi oscuri del tuo cervello.
    Perché diavolo ho così tante cose strane in testa? Ok, ho detto che non è il momento di pensare a queste cose adesso, però qualche domanda viene spontanea. Purtroppo.
    Alla fine di tutto il discorso, la ragazza mi chiede se conosco un’altra ragazza (credo che se ci fosse Sat, lui avrebbe detto qualcosa riguardante al fatto che non sono un playboy o una roba del genere), ragazza che conosco!
    Galatea? Si, l’ho incontrata un paio di volte. Per la precisione la ho incontrata una sera nell’istituto quando… oddio, lasciamo stare. Quella sera qualcuno si è divertito un po’ troppo con i suoi poteri. Per altre informazioni ti conviene fare un giretto nella mente mia e di Galatea a fine partita. Comunque, rimane il fatto che non ho nessuna idea di dove si possa trovare la giardiniera. Tuttavia ci conviene ragionare. Se l’indemoniata vuole Galatea per calmarsi, allora molto probabilmente si conoscono a vicenda. Se si conoscono a vicenda, o sono acerrimi nemici o migliori amiche. In entrambi i casi, se Madame Galatea fosse in un luogo con sottomano televisore o radio, anche solo Facebook o altri social, di sicuro verrebbe qua, o per vincolo morale o amicizia.
    Sospiro mentre davanti a me , seguendo i miei gesti veloci e preciso, compare uno schema davanti a me con segnati i concetti che ho appena detto.
    Galatea è una ragazza buona. Di sicuro interverrebbe per porre fine a questo casino. Ma non è intervenuta, quindi non è raggiungibile.
    Quali potrebbero essere i posti non raggiungibili della città? Biblioteca in primis.
    Le voci dello schema continuano a crescere, aggiungendo dettagli che mi vengono in mente ma che non dico, come appunto la sua anormalità sui fiori il fatto che sia stata anche un’evocatrice. Tutto questo portò ad una conclusione.
    Esiste una serra sotto effetto della gabbia di Faraday?
  13. .
    Si, lo so. Non sto scrivendo un cazzo. Però vi sto continuando a seguire dal cell, quindi sono un fantasma.
  14. .
    CONFERMA PRESTAVOLTO PROTAGONISTA/PERSONAGGIO
    Nome personaggio: Emi Aida.
    Prestavolto: Ayase Kishimoto- Chaos head.


    Nome personaggio: Eiji Abe.
    Prestavolto: Ruiza Kousaka- Hakarena heart.


    Scheda:http://medaka.box.gdr.forumcommunity.net/?t=58539215
  15. .
    I miei voti vanno: Alla quest: il primo giorno di scuola non si scorda mai; Oscure presenze (aka, scappa da piramidone) e giorni di un passato futuro con tanta verdura.
242 replies since 23/2/2010
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