Votes given by Yuna ~

  1. .
    Parlato Amelia
    Parlato png altrui
    + colore: Parlato studenti altrui

    Un concerto?
    Certo. Vedilo come un regalo di benvenuto della scuola per il tuo primo giorno.
    Ma è verso sera! Rischio di arrivare tardi per il coprifuoco!
    Nessuno verrà a controllare la prima sera. Inoltre sarai sorvegliata da una persona fidata
    Il tuo nipostastro?
    Nipote e sì, ci sarà per controllare che vada tutto bene insieme alla sua ragazza. È stata la mia condizione dopo che mi ha chiesto i biglietti. Ti aspetta all'entrata dell'area concerti mezz'ora prima dell'apertura dei cancelli.
    Non mi sono ancora arrivati i vestiti da casa! Non posso andarci con l'uniforme scolastica!
    Lì vicino ci dovrebbe essere un centro commerciale. Facci un salto e fai compere. Ah, non prendere l'ascensore, tende a bloccarsi.
    Ed eccomi qui.
    Mezz'ora prima dell'apertura dei cancelli qua davanti, poco lontano dalla calca, a cercare questa coppia di studenti che non si fa vedere, vestita di nuovo e con la divisa piegata accuratamente dentro lo zaino.
    Tutto questo dopo una giornata abbastanza... normale.
    O almeno, dovrebbe essere come normale nell'ambito del “primo giorno di scuola”.
    Presentazioni... check.
    Domande su come abbia fatto ad arrivare in quella scuola... check.
    Istigare i curiosi a correre a leggere le notizie relative alla mia vicenda... check.
    Passare il resto della giornata venendo giudicata dalle persone come colpevole o innocente... check.
    Essere bidonata dal figlioccio/nipotastro del mio tutore... check.
    Che poi, a essere sinceri, non ho ancora capito una minchia del loro legame ma va beh, non è il luogo e momento per riflettere sul loro rapporto.
    Ah, hanno aperto i cancelli, si può entrare.
    Confermo i miei sospetti di prima, evidentemente non voleva avere una reggicandela mentre passava un po' di tempo con la sua ragazza... come dargli torto?
    Cosa hai dentro lo zaino?
    Ah, i controlli. Ok, calmati, respira normalmente, non farti prendere dal panico. Calma. Apri lo zaino davanti a lui e mostra che hai soltanto i libri e la divisa della scuola.
    Allora?
    Non piangere! Stringi i denti e apri lo zaino da brava... così. Rimani calma, non farti prendere dal panico, brava... bravissima. Mostra cosa hai nello zaino.
    Mmmh. Puoi passare.
    Sia lodato il cielo. Più veloce di una faina chiudo lo zaino e entro dentro l'arena, lasciando tutto al guardaroba in modo da avere le mani libere, niente fronzoli.
    Occhiata veloce al nuovo outfit (minigonna, stivali a ginocchio alto, top e felpa a maniche corte lunga uguale, oltre a un cappello che mi ha conquistato appena l'ho visto), lisciata ai vestiti per metterli a posto e via, siamo pronti.
    Una volta dentro decido di restare un po' in disparte, vicino al bordo esterno dell'edificio. Troppe persone e soprattutto troppe ragazzi. Mi passa un brivido lungo la schiena al pensiero di dovermi buttare dentro una folla piena di maschi sudati con l'ormone a palla.
    Inoltre rimanere un po' indietro ha i suoi vantaggi, tipo che sono vicina al chiosco delle bibite e ai bagni, vantaggio da non sottovalutare durante un concerto, e soprattutto me ne posso andare quando voglio se rischia di farsi troppo tardi.
    Aggiungo anche che mi permette di prendere un paio di quei bastoncini luminosi senza aspettare troppo, approfittando di uno sporadico momento in cui non c'è molta fila.
    EHILA'! CIAO A TUTTI DREAMERS!!!
    Merda, sta iniziando. Devo assolutamente pagare prima che... dannazione, queste che ho in mano sono cinque o cinquanta yen? Maledette luci che si sono abbassate trop...
    OK DREAMERS, LET'S DANCE!
    Uh, la luce è tornata! Velocemente do i soldi mancanti al venditore e torno al mio posto per godermi lo spettacolo.
    Non è male come musica... magari avessi qualcosa da sgranocchiare adesso.
  2. .
    «Parlato Haiiro»
    «Parlato Kasumi»

    Haiiro & Kasumi

    Calca s. f. – Grande affollamento di persone pigiate l'una sull'altra.
    Questa descrizione, spudoratamente copiata dal dizionario online del Corriere, ben esprime l’ammassarsi di gente che si muoveva all’interno del centro concerti per prendere ognuno il proprio posto. Visto dall’alto, il muoversi, mescolarsi e accalcarsi delle persone avrebbe ricordato molto il frenetico affaccendarsi delle formiche all’interno di un formicaio; solo molto più caotico. Da tale visuale le persone si sarebbero tutte confuse le une con le altre, solo un poco più indifferenziate tra loro rispetto alle formiche per la multiformità del loro vestire. Abbandonando quella privilegiata posizione e calandosi più in basso, le differenze di atteggiamento tra le persone sarebbero aumentate, in misura tanto maggiore quanto più si restringesse il campo d’osservazione.
    Tra tutta la folla – o calca – di persone, prendiamo a osservare due ragazzi, o per la precisione un ragazzo e una ragazza. Che fossero assieme era evidente dal modo in cui si guardavano, cercandosi l’uno con l’altro per non perdersi tra la calca. Il modo in cui si tenevano per mano, per quanto talvolta la massa di gente li costringesse a lasciare la presa, denunciava che fossero una coppia.
    Riguardo alla ragazza, possiamo dire che il suo sguardo passasse dagli occhi spalancati a mo’ di cervo che si ritrova circondata da un branco di lupi, a uno sguardo come di sfida, di ferocia appena trattenuta, contornato da un sorrisetto che ne increspava le labbra e sembrava dire: “Qua, il predatore sono io”. Il passaggio dall’uno all’altro stato possedeva una sua regolarità: più persone si accalcavano intorno a lei, più i suoi occhi da cerbiatti si spalancavano e più lei cercava, senza riuscirsi, di sottrarsi alla calca. Giunta al limite della sopportazione avveniva il mutamento e da spaventata preda si mutava in furibondo predatore. Il suo respiro si colorava di un tenue luccichio turchese, che pure si confondeva nelle luci della sala, e le persone attorno, tranne il suo ragazzo, si ritraevano sospinte dall’istinto e da una momentanea debolezza. Una volta libera da quell’attorniarsi di gente, tornava a respirare normalmente, le persone tornavano ad accalcarsi l’un l’altro e il ciclo ricominciava.
    Quanto al ragazzo, egli pure condivideva con lei quella duplicità di atteggiamento, sebbene in modi del tutto diversi. Di consueto pareva presentare la sorprendente e quasi straordinaria capacità di essere sempre d’impaccio alle altre persone. Andava a destra per schivare un tipo e si trovava proprio sulla strada di un secondo. Provava a infilarsi in un varco tra la folla e finiva addosso a un terzo. Pareva incapace di percorrere mezzo metro senza ostacolare, urtare o pestare i piedi di qualcuno. Il suo passaggio era irto di occhiatacce e improperi a mezza voce da parte degli altri presenti. Eppure talvolta chiudeva gli occhi e cominciava a muoversi fendendo la calca senza né toccare né essere toccato da nessuno, passando con grazia e noncuranza invidiabile in mezzo alla folla con un’impalpabilità pari all’aria. Non c’era all’apparenza alcuna regolarità nel suo passare da uno stato all’altro, né pareva esser conseguenza di urti o occhiatacce, a cui non dava il minimo peso; semmai sembrava compiacere un suo segreto gioco.
    Infine, l’ultima caratteristica osservabile e degna di nota dei due, che traspariva talvolta dall’espressione di riluttanza e sordo stupore per la loro stessa presenza, era che nessuno dei due aveva la minima idea del perché si trovassero lì in quel momento.
    Non era certo per sostenere la loro scuola distrutta con l’acquisto dei biglietti. Se la ragazza, Kasumi, avesse voluto fare qualcosa per la scuola, avrebbe piuttosto pensato a organizzare con il suo club d’arte una mostra di dipinti. Quanto al ragazzo, Haiiro, riteneva che la distruzione di uno o due edifici in un complesso enorme come l’Hakoniwa non fosse poi una così grande tragedia e che i soldi per il biglietto sarebbero stati meglio utilizzati per l’acquisto del caffè.
    Non era neanche un loro supposto interesse verso la musica o le idol a spingerli là quel giorno. Haiiro ascoltava ogni tipo di musica gli capitasse a tiro di orecchio, ma non ne ricordava nessuna, se non qualche sigla di anime. Kasumi aveva scoperto di apprezzare un certo tipo di musica pop rock, benché non si potesse ritenere un’appassionata. L’interesse di Haiiro per le idol era pari al suo interesse per la presenza nelle macchine del caffè di un bottone con scritto sopra “cioccolata”, mentre Kasumi le riteneva poco più di un feticcio per maschi con qualche problema mentale.
    Purtroppo per lei, aveva scoperto che uno di quei “maschi con qualche problema mentale” era il suo stesso fratello, Hiroshi. Costui aveva acquistato due biglietti per il concerto e li aveva regalati a loro. Il dono non richiesto era stato accompagnato da un lungo discorso di Hiroshi su quanto adorasse Yuuna Mishima – corredato da una puntuale descrizione della sua carriera, di cui però i due ricordavano solo “idol dei sogni” e “voci non confermate di una tresca col manager” – su quanto avrebbe voluto partecipare lui a quell’evento, ma non potendo voleva che andassero loro due a divertirsi per lui e che, se possibile, gli descrivessero poi com’era stato il concerto. Considerando che era quanto di più simile a una richiesta Hiroshi avesse mai fatto loro, i due si videro costretti ad andare. Anche se Kasumi non riusciva a scuotersi di dosso la sensazione che fosse stata tutta una pantomima del fratello, allo scopo di spingerli in un luogo pieno di gente nonostante la loro naturale riluttanza per simili occasioni.
    «Dannato Hiroshi…»
    «È un po’ tardi per lamentarsi, no?» Rispose lui con una nota di ironia.
    Lei si mordicchiò le labbra, irritata per non poterlo contraddire.
    «Dai, rilassati. Ormai che siamo qua cerchiamo di divertirci.»
    Dopo qualche istante di lotta interiore, la ragazza si convinse a seguire il consiglio. «Hai ragione. Già che ci siamo, divertiamoci al massimo.» E si girò verso una coppia lì vicino, che da bravi fan, e a differenza loro, avevano acquistato pure le lucine colorate. «Potreste darci i vostri bastoncini luminosi? Abbiamo perso i nostri nella calca e sarebbe davvero, davvero difficile far tutto il giro per andarne ad acquistare degli altri. Ma sarebbe davvero un bellissimo gesto di solidarietà, degno dei fan dell’idol dei sogni, se voi ci donaste i vostri.» Accompagnò quell’altrimenti ridicola pretesa con una forte dose del suo Cast Down, uno sviluppo del suo potere con cui era capace di attenuare le emozioni delle persone, per annullare ogni loro possibile replica. I due, con un’espressione imbambolata abbastanza preoccupante, allungarono i loro bastoncini verso Haiiro e Kasumi, che non si fecero pregare.
    «A volte mi faccio paura da sola…» In realtà l’unica emozione rintracciabile nelle sue parole era la soddisfazione. Haiiro si limitò a scuotere il capo, nascondendo il sorriso. Fu in quel momento che il concerto ebbe inizio, con la letterale discesa della idol sul palco.
    ««EHILA'! CIAO A TUTTI DREAMERS!!!»
    «Dreames… idol del sogno… no, dai, non può essere un motivo tanto stupido ad aver spinto Hiroshi a farci andare proprio da questa idol…»
    «Che stai dicendo? Ha detto che è la sua idol preferita, no?»
    L’inizio del concerto interruppe la conversazione. I due si decisero a lasciarsi andare alla musica e all’atmosfera. Era la prima volta che assistevano a un concerto.


  3. .
    « Yuuna Mishima... »
    « E chi è? La conosci? »
    « Non ne ho idea… »
    Rendendosi conto della voce differente, Tatsuya sobbalzò: da sopra la sua spalla si era affacciata Sophie che, curiosa, stava scrutando i biglietti che il fratello teneva in mano.
    « E quando sei arrivata? »
    « Proprio ora insieme alle sorellone. »
    « Ma loro non ci sono. »
    « Si. Più o meno insieme. Insomma, quelle due sono troppo lente! E quando si mettono lì che passeggiano, e si guardano intorno, e rallentano, e si fermano per parlare, e mi stavano facendo impazzire!Ma che vi fermate a fare? Se camminiamo vuol dire che si cammina ed anche veloce che non ho tempo da perdere! Così sono andata avanti, tanto ho le mie chiavi ed eccomi qui! »
    In un attimo Sophie era già riuscita a fargli venire il mal di testa con tutte quelle parole e per l’aver scoperto così che anche lei aveva una copia personale delle chiavi della stanza. Se non avesse avuto dei coinquilini avrebbe già cambiato la serratura della porta anche se forse sarebbe stato più dannoso che altro: Sophie non era qualcuno che poteva essere fermato da una semplice porta chiusa.
    Domandò a Foxy se per caso l’aveva sentita entrare ma anche lei non si era accorta di niente. Era come avere a che fare con un ninja.
    Non passò molto e arrivarono Cheria e Bianca ed anche la loro attenzione, dopo i soliti discorsi a Sophie, destinati a perdersi nel vuoto, su come non dovesse lasciarle lì in quel modo, fu attratta da quei biglietti che Tatsuya teneva in mano.
    « Non mi hai ancora detto chi è questa Yuuna Mishima » gli fece Foxy con un finto disinteresse, rigirandosi una ciocca di capelli tra le dita e guardandosi i piedi. Che fosse un po’ gelosa? Di certo la rendeva adorabile. Quel nome ebbe però un effetto differente su Bianca e Chieria, con questa che sembrò un po’ irrigidirsi e la prima che sollevò un sopracciglio: era un nome di donna.
    « Se è un’altra a cui vai dietro ti spezzo le gambine » anche se detto con un sorriso, la minaccia di Cheria era oltremodo credibile e preoccupante.
    « Ti assicuro che non è niente del genere. »
    « Allora è una che ti viene dietro »
    « Non le vado dietro e non mi viene dietro e per favore Bianca, non stringere i pugni. Non vorrai certo menare una idol »
    « Ora che so che è una idol non voglio, devo! »
    « Ma insomma mi fate spiegare? »
    Fermando la frustrazione crescente, Tatsuya riuscì a parlare di questa idol, ex studentessa della loro scuola, che aveva organizzato un concerto per raccogliere fondi da destinare alla ricostruzione del liceo. Ci furono tre sospiri di sollievo, quattro contando quello di Tatsuya che era riuscito a placare quelle matte prima che degenerassero – Sophie alla parola “idol” aveva preso a ballare e cantare un motivetto improvvisato sulle parole, e relativo ritmo, delle minacce delle sorelle.
    « Così ho preso i biglietti. Ci andiamo? »
    Le ragazze non ebbero nulla da ridire, non era il loro genere musicale ma sarebbe stato interessante assistere ad un evento del genere qualche volta. Cheria cercò rapidamente il nome della idol sul cellulare, guardò qualche sua foto notando quanto fosse ben messa sul davanti, segno che se fosse stato organizzato in qualunque altro contesto in un simile concerto si sarebbero trovati circondati da una folla di otaku con l’ormone a mille e vecchi pervertiti maleodoranti d’un fetore di sigarette misto a alcol scadente con un po’ di tanfo corporeo dovuto al sudore causato dai battiti accelerati dei loro cuori da pervertiti che si affannano dietro a delle ragazzine...ma quella non era una ragazzina visto che era già diplomata, in più tutti quelli non ci sarebbero stati con Unzen ad occuparsi del servizio d’ordine. Riprodusse da Youtube qualche brano della cantante e forse non era nemmeno tanto male. Certo per Bianca furono pugnalate multiple tanto da costringerla a mettere un po’ di Iron Maiden per riuscire a riequilibrare le sue onde celebrali evitandole così un malessere fisico. Che esagerate che erano.
    In mezzo a quel quotidiano caos fatto di idol, metal e Vocaloid – perché Sophie non voleva essere da meno – Tatsuya notò che Foxy era piuttosto giù di corda.
    « Che c’è? Sei triste? » Tatsuya le accarezzò dolcemente la guancia. Foxy appoggiò la testa sulla mano, beccandosi un’occhiataccia di Bianca, con un mezzo sorriso forzato.
    « Non sono mai andata ad un concerto. Per una volta vorrei venire con voi ma so che la mia condizione non me lo permette. Dovrei già esserci abituata ma vedervi così entusiasti mi fa… »
    Mi fa stare male. Non finì di dirlo e nemmeno di pensarlo.
    Tatsuya le mise in mano i biglietti.
    « Contali »
    « Sono… cinque? Voi siete in quattro, chi altro ti porti? »
    « Ma mi porto te, sciocca. È un concerto idol, nessuno avrà da ridire se qualcuno ci va in cosplay, no? »


    La sera era giunta, il concerto per la raccolta fondi stava per cominciare ed i Claradei erano quasi arrivati allo stadio. Per tutta la strada Foxy, raggiante, era stata stretta al braccio di Tatsuya. Per tutta la strada Foxy aveva raccolto gli sguardi ammirati di coloro che incrociavano e la curiosità per come si muoveva la sua coda da volpe da tanto da sembrare vera. Il mondo del cosplay aveva fatto dei balzi avanti incredibili, qualcuno aveva pensato pure di procurarsi il set coda più orecchie per regalarlo alla propria ragazza. Quel tipo doveva essere fortunato, avevano pensato. Troppo fortunato, erano in quattro attorno a lui! E lo avevano anche riconosciuto.
    Per tutta la strada Tatsuya aveva raccolto sguardi d’odio ancora più intensi del solito – segno che Foxy aveva fatto colpo – ed era stato tirato per la mano da Sophie perché rischiavano di fare tardi.
    Raggiunsero i loro posti appena in tempo per vedere accendersi i riflettori su Yuuna Mishima ed il suo spettacolo.
  4. .
    Narrazione privata di una side story che vedrà coinvolti i tre PG che attualmente ho sul forum divisa in più parti (tipo un mini racconto u.u) anche se al momento ho pronta solo la prima parte u.u Buona lettura!


    Parte Prima - Il Volantino Misterioso

    Akiko
    Tetsuya
    Eichi
    «Non capisco cosa si provi a correre dietro una palla» fu il commentò sconsolato della ragazza che aveva alzato gli occhi al cielo. «Che si tratta di essere in dieci o in ventidue, per me sarebbe inconcepibile provare a praticare sport simili.»
    Sakurai Tetsuya e Dazai Eichi si guardarono palesemente divertiti da quell’affermazione, interrompendo la loro sfida e raggiungendo la panchina sulla quale Kamiya Akiko stava seduta. Erano ormai trascorsi alcuni giorni da quando Tetsu si era ritrovato a trascorrere quelle piacevole giornate in compagnia dei due ragazzi, dividendosi tra lo studio e le spiegazioni sulle Anormalità, alle quali volle partecipare anche Dazai che si era messo in testa di voler essere il primo membro del non ancora fondato club di basket, arrivando anche a proporre ad Akiko di diventare la loro manager o qualcosa del genere.
    «Per caso pensi di essere in un qualche anime sul calcio?» era stato il commento divertito di Tetsu.
    «Beh, qualcosa di simile alle tecniche speciali c’è, quindi potrebbe funzionare!» La risposta di Dazai aveva spiazzato sia il quasi sempre composto Sakurai Tetsuya sia Kamiya Akiko, che tendeva ad avere sempre l’ultima parola.
    «Se non sbaglio tu pratichi kendo» disse Tetsu rivolgendosi alla ragazza che gli stava seduta alla sua sinistra.
    Akiko annuì. «So che in questa scuola c’è un club di kendo.»
    «E perché non ti ci sei iscritta?»
    La giovane Kamiya si guardo il palmo della mano destra. «La prima volta che ho utilizzato la mia Anormalità, la spada di luce è sprigionata contraria al mio volere, semplicemente perché mi trovavo in difficoltà.» Tornò a guardare Tetsu. «Il mio è uno sport di combattimento e per questo non posso rischiare che accada di nuovo, i momenti di difficoltà sono superiori e più pericolosi, nel mio caso, rispetto a discipline come il basket; inoltre la mia è un’Anormalità visibile, a differenza della tua, e se si attivasse per sbaglio non potrei nasconderla.»
    «Capisco.» Tetsu scosse la testa. «È un vero peccato tu non voglia praticare il kendo per questo motivo, allora.» A quelle parole fece seguire uno sguardo d’intesa con Dazai, il quale tirò fuori dalla borsa posata lì vicino un pezzo di carta.
    «Vorrà dire che questo volantino lo butteremo» disse l’amico appallottolando quel che aveva in mano e facendo come se volesse lanciarlo da lì fino al piccolo cestino rotondo distante qualche metro dalla panchina.
    Akiko, più veloce di quel che si potesse credere, scattò verso la mano di Dazai, il quale se ne accorse all’ultimo cambiando direzione del lancio e dirigendo la palla di carta verso Tetsu, che la prese al volo. «Credevo non ti interessasse il kendo» commentò con una scrollata di spalle proprio Tetsuya, restituendo la pallina di carta a Dazai con un lancio millimetri, senza che Akiko riuscisse a raggiungerla con il suo salto, complice la poca altezza.
    «Che cos’è?» chiese stizzita la ragazza, arrossendo dopo il salto per non essere arrivata fin dove Tetsu aveva lanciato l’oggetto.
    «Nulla che ti interessi, visto quel che hai detto prima, no?» Il divertimento di Tetsu era davvero malcelato.
    «Torneo di kendo tra una settimana, in palio un premio in denaro e un set professionale per il kendo.» Dazai aveva riaperto il volantino, iniziando a leggere a voce alta. «Vediamo quant’è il…» Improvvisamente il ragazzo si fermò, sgranando gli occhi sotto lo sguardo interrogativo di Tetsu. Neanche lui aveva ancora letto tutto il volantino, dopo averlo visto si era accordato con Dazai per darlo ad Akiko e non ci si era soffermato troppo a leggerlo. Il rivale di Tetsu iniziò a muovere le dita come se stesse contando qualcosa. «Ma quanti zeri sono?» fu il solo commento che riuscì a dire prima che Akiko, approfittandone, glielo strappasse dalle mani iniziando a leggerlo da cima a fondo, con Tetsu e Dazai che apparvero alle sue spalle ora incuriositi.
    Fu Dazai il primo a parlare. «Sapete cosa significa?» disse con un filo di voce. «Kamiya, devi partecipare! Diventeremo ricchi!»
    «Non ho mai visto un premio tanto alto per una competizione che non è neanche regionale…» Akiko sembrava la più sorpresa di tutti.
    «Allora hai deciso di partecipare?» Tetsu le posò una mano sulla spalla. «Hai già dimostrato di saper controllare la tua Anormalità, non accadrà niente.»
    «Posso chiederti una cosa, Dazai?» Akiko si voltò verso il più alto dei due ragazzi. «Perché “diventeremo ricchi”?» Gli occhi di Akiko sembrano più divertiti del solito. «Al massimo dovrei essere io a diventare ricca!»
    «Perché ti ricorderai dei cari amici che ti hanno trovato quel volantino» fu la risposta pronta di Dazai Eichi.
    «E da quando noi saremmo “cari amici”?» Lo sguardo della giovane si posò su Tetsu. «Al massimo potrei dividere 80/20 con Tetsuya, visto che mi sta insegnando quel che sa sulle Anormalità.»
    “Solo il venti percento?” pensò Tetsuya ironicamente, ma non formulò mai a parole quella frase, limitandosi a una scrollata di spalle. «Rassegnati, sembra che ormai abbia deciso» commentò con un sorriso verso l’amico.
    Dazai sembrava stesse per mettersi a piangere.

    «Sei davvero sicuro non succederà niente?» la domanda di Akiko arrivò più tardi di quanto Tetsuya avesse previsto. Rimasti soli, i due ragazzi si trovavano all’interno della palestra con il campo da basket, dove Akiko aveva deciso di allenarsi per il torneo. Ormai il sole stava tramontando e preso sarebbe sopraggiunta la notte. Akiko aveva deciso di allenarsi là per evitare di essere vista da qualche membro del club di kendo, ancora non era sicura di volerci entrare dopotutto e voleva evitare eventuali richieste del genere nonostante in cuor suo avrebbe voluto provare.
    «Di solito sei molto sicura di te, cosa ti sta succedendo?» Tetsu le si avvicinò prendendo un asciugamano e detergendosi il sudore dalla fronte. I due formavano una strana coppia, con lui in tenuta da basket e lei in tenuta da kendo.
    «Beh, tutto questo è un mondo completamente nuovo per me, credo sia normale avere qualche dubbio.»
    «Hai ragione, ma non per questo devi dubitare delle tue capacità. Anch’io ci capivo poco quando ho scoperto di possedere il mio Falcon Eye ma alla fine ci si abitua; il bello di noi esseri umani è la nostra adattabilità in fin dei conti!»
    Akiko fece un cenno di assenso con la testa. «Certo che il premio in denaro è veramente alto, mi chiedo chi abbia organizzato il torneo.»
    «Sul volantino non si faceva neanche riferimento a una qualche quota di iscrizione» ammise Tetsu pensieroso. «Come faranno a pagarlo?»
    «Non lo so, ma credo scopriremo tutto il giorno del torneo, ora è inutile stare a pensarci troppo e mi sono riposata abbastanza.»
    Akiko riprese il proprio shinai, pronta a fare di nuovo qualche esercizio, ma Tetsu la fermò. «Esercitandoti da sola non risolverai molto, hai bisogno di un avversario!»
    La ragazza era perplessa. «L’ultima volta che mi hai fatto da avversario ti ho battuto subito e non hai fatto una bella figura, dubito potresti essermi d’aiuto.»
    Tetsu sembrò imbarazzato. «Hai ragione ma volevo provare e ricordati che mi hai promesso di darmi qualche lezione!» Akiko annuì. «Comunque, credo tu debba davvero esercitarti con qualcuno per prepararti al meglio al torneo. Se ti trovo qualcuno con cui fare pratica mi fai un’altra promessa?»
    «Quale?»
    «Metterai da parte tutti i tuoi dubbi e ti iscriverai al club di kendo!»
    Akiko si costrinse ad annuire suscitando un sorriso compiaciuto sul volto dell’amico ma i due ignoravano ancora troppe cose sul torneo e nessuno poteva immaginare quel che sarebbe accaduto di lì a una settimana.
  5. .
    Nome: Kaori/Eiko
    Cognome: Kurosawa
    Sesso: Femmina
    Soprannome: Principessa - Tale soprannome le è stato dato come nomignolo inteso in senso dispregiativo per via del suo solito modo altezzoso di comportarsi, anche se i pochi che riescono a sopportarla la chiamano così intendendolo come un titolo onorifico.
    Età: 17
    Data di nascita: 23 Aprile (Kaori)/15 Maggio (Eiko)
    Segno: Toro
    Interessi: Passa intere ore a leggere e si diletta nella scrittura e nel praticare musica, in particolare adora suonare il pianoforte. Interesse particolarmente bizzarro, inoltre, è il suo collezionare occhiali da vista.
    Mentalità: Minus
    Classe: 10 - 2
    Club: //
    Occupazione: //
    Prestavolto: "Mash Kyrielight" di Fate/Grand Order

    INFORMAZIONI
    Kaori/Eiko Kurosawa
    Basterebbe descrivere una sola delle due sorlle per descrivere anche l'altra, nonostante non fossero gemelle infatti si assomigliavano molto sia nella corporatura che nei tratti del viso, con veramente poche differenze tra di loro, se non che Kaori era appena un paio di centimetri più bassa, sul metro e cinquanta, ma una differenza difficilmente notabile senza misurarla direttamente. Capelli corti di un particolare colore simile al rosa incorniciano un volto dalla carnagione molto chiara sul quale spiccano due grandi occhi dalle iridi viola; non ha problemi di vista seri, ma quando torna alla sua vera identità tende a mettersi gli occhiali che solitamente usava solo per leggere.
    ASPETTO
    Avendo finto per anni di essere Eiko, la personalità di Kaori si è talmente incasinata da non ricordare più chi sia la vera se stessa e ciò l'ha portata a una sorta di sdoppiamento dell'identià, fondendo in sé entrambi gli aspetti caratteriali, molto diversi tra loro. Come Eiko, quindi, si mostra nei panni di una ragazza carismatica, sicura di sé. estroversa e sprezzante, alle volte anche un poco altezzosa in quanto Eiko mostrava il proprio lato dolce solo alla sorellina. In queste vesti mostra anche una particolare intelligenza e prontezza di pensiero, oltre ad avere quasi sempre la risposta pronta.
    Molto diversa dalla sorella maggiore, Kaori è invece una ragazza timida e impacciata, facile all'imbarazzo che viene accentuato dalla carnagione pallida quando arrossisce. Certe volte sarebbe capace di non spiccicare parola se non viene esortata a farlo e spesso incespica anche solo nel parlare normalmente, così tanto che tende a mordersi la lingua fin troppo spesso. Odiava il lato altezzoso di Eiko e, non trattandosi il suo di un semplice sdoppiamento della personalità, tende a ricordare tutto quel che succede quando finge di essere la sorella finendo con il provare una profonda vergogna ogni volta.
    Punto in comune tra le due identità è la propensione, di tanto in tanto, a parlare allo specchio come se le due sorelle stiano conversando.
    CARATTERE

    BACKGROUND
    Kaori ed Eiko, due sorelle molto simili tra loro fisicamente ma così diverse nel carattere, una diversità palese sin da bambine. Nonostante si passassero solo circa un anno di differenza, infatti, la maggiore tra le due (Eiko) aveva sempre mostrato una personalità tanto estroversa e allegra quanto seria e determinata. Erede di un'importante famiglia giapponese, Eiko era stata istruita fin da subito in diversi istituti privati e dai migliori insegnanti, rivelandosi una studentessa eccellente mentre imparava anche quella che secondo gli esigenti genitori era anche l'etichetta che doveva mostrare in pubblico. Sotto gli insegnamenti del padre, però, pian piano il sentimento di oppressione iniziò a maturare in lei facendole chiudere sempre più il proprio cuore, rendendo il volto allegro mostrato in pubblico solo una maschera di quello che in realtà era il suo animo turbato. Dall'altra parte, Kaori poté crescere in quasi completa libertà nonostante il carattere timido e introverso, quasi completamente ignorata dai genitori che rivolgevano tutte le attenzioni alla sorella; eppure, nonostante non avesse la stessa oppressione patita dalla sorella, le mancava ciò che realmente sembrasse desiderare, l'amore della propria famiglia.
    Prima del compimento dei dieci anni di Eiko, le due sorelle erano sempre state affiatate con la maggiore che più volte si ritrovava a essere l'unica che sembrava interessata a prendersi cura della minore, ma le continue pressioni da parte della famiglia iniziarono a chiudere il cuore della bambina e a renderla più scostante e quasi intrattabile, facendo al contempo maturare in Kaori un sentimento di avversione nei suoi confronti e in quelli della famiglia, dalla quale non riceveva l'amore da lei desiderato.
    La scoperta della propria anormalità fu inizialmente un faro di speranza per Kaori, avere qualcosa che invece a Eiko mancava poteva finalmente darle le attenzioni volute ma ben presto si scoprì incapace a controllare il proprio potere aumentando il distacco con i genitori, in special modo con il padre, che sprezzante le disse quanto fosse inutile possedere qualcosa che non si sapeva controllare. D'altronde per l'uomo il controllo su ogni cosa, dal Gruppo Kurosawa che aveva ereditato alla propria famiglia, era sempre stato tutto.
    L'oscurità che aveva iniziato a far nascere nel proprio cuore crebbe per altri tre anni fino al raggiungimento del suo apice quando, ormai tredicenne, rimase figlia unica. Senza neanche accorgersene, negli anni successivi al tragico evento, avrebbe continuato a darsi perennemente la colpa della morte di Eiko pur non avendo avuto un ruolo in qualche modo attivo in quanto accadde. Alle volte le era però capitato di avere pensieri del genere "se mia sorella non fosse mai esistita" o "se Eiko sparisse e io fossi l'unica figlia dei Kurosawa", ipotesi che venivano immediatamente scacciate ogni volta che anche solo sfioravano la mente della piccola ma quando il tutto si tramutò in realtà iniziò il conflitto interiore nella mente di Kaori tra il senso di colpa e un sentimento non ben definito ma al quale in seguito avrebbe potuto attribuire il nome di sollievo. Già, poiché lei rimaneva l'unica erede della famiglia e finalmente avrebbe avuto le attenzioni tanto desiderate dei genitori. Lei non ha che vaghi ricordi del giorno del funerale di Eiko, ma pare che non abbia versato una singola lacrima per la sorella scomparsa. Le dinamiche dell'evento, poi, furono abbastanza semplici, un mero incidente d'auto che aveva coinvolto suo padre e la bambina, ma l'uomo se l'era cavata con ferite non troppo grave pur riportando una paralisi a una gamba che l'avrebbe costretto per sempre a camminare con l'ausilio di un bastone.
    Dalla scomparsa di Eiko, come Kaori aveva immaginato, tutte le attenzioni e le aspettative dei genitori ricaddero su di lei la quale smise di essere se stessa prendendo il posto della bambina defunta, idea avuta dal padre che nel Gruppo Kurosawa sapeva quanto tutti ammirassero Eiko e così ufficialmente a morire fu Kaori quel giorno. A oggi sulla tomba della bambina, infatti, compare il nome Kurosawa Kaori. Iniziando a fingere di essere Eiko, la piccola Kaori dovette in tempi da record apprendere tanto il modo di comportarsi quanto recuperare tutti gli studi arretrati fatti in quegli anni dalla sorella, lasciandosi alle spalle la timidezza e la riservatezza che da sempre l'avevano caratterizzata, finché la sua stessa identità non andò perduta convincendosi di essere la persona che stava interpretando finché non venne ammessa al Liceo Hakoniwa. Lo sdoppiamento della sua personalità divenne sempre più accentuato con il trascorrere degli anni arrivando a una netta divisione tra due differenti Kaori. La se stessa del passato, timida, introversa e impacciata e l'attuale Kaori che finge di essere Eiko, estroversa, senza peli sulla lingua, a volte sprezzante e un po' troppo altezzosa, proprio come stava diventando prima di venire a mancare.

    zeHlsP5
    EXP: 7
    Numero di poteri: 1
    Abilità: Nonostante abbia chiuso il proprio cuore e quando è Eiko si mostri piuttosto sprezzante e altezzosa, riesce a mantenere un forte carisma sia con la sola presenza sia con le sue parole. (BONUS: +3 all'animo)

    BATTLE DATA

    ~Demonic Armor (Biologica):~
    Una vera e propria armatura, che rende l'Anormalità di Kaori prettamente di tipo difensivo nonostante comprenda un incremento della forza fisica. La più grande particolarità del suo potere, però, è che pare abbia una volontà propria rimuovendo dalla ragazza ogni limite inconscio che si potrebbe essere posta autonomamente, sia di carattere morale sia fisico. È proprio ciò a rendere l'armatura pericolosa tanto per lei quanto per chi si trova sulla sua strada, poiché si tende a utilizzare una forza nei colpi superiore a quella che normalmente si utilizzerebbe, portando allo stremo il corpo e rischiando anche di autolesionarsi; dopo un certo periodo di tempo, variabile e che dipende in particolare dal numero di utilizzi consecutivi a breve distanza l'uno dall'altro ma anche dallo stato d'animo di Kaori, in generale comunque dopo circa una mezz'ora, il solo indossare l'armatura può causare enorme sofferenza fisica e psicologica, ma la stessa volontà di combattere dell'Anormalità impedisce a Kaori di fermarsi autonomamente se non ha un forte shock emotivo o se non esaurisce le proprie energie. Più tempo l'armatura riveste il suo corpo più è concreto il rischio che l'armatura si fonda con esso, aumentando di pari passo forza, velocità e dolore fisico e psicologico all'utilizzatore, esistendo anche il rischio concreto che prenda il sopravvento sostituendosi al corpo di Kaori e prendendo il sopravvento sulla sua mente.
    L'armatura può anche essere evocata in singoli pezzi (come ricoprendo solo un braccio o una gamba) e in tal caso mantiene tutte le particolarità positive e negative, ma solo la parte coperta potrebbe muoversi contro il volere della ragazza.
    ANORMALITA' 1°
    Sviluppi: Qui vanno inseriti, invece, gli sviluppi del potere che avete inserito qui sopra, specificando il numero degli stessi e anche quelli che avete già sbloccato e quelli che invece sono ancora da sbloccare.

    Coded by ¬SasoRi




    Forza: 51 S/E
    Velocità: 38 N/S
    Intelligenza: 38 N/S
    Riflessi: 38 N/S
    Resistenza: 51 S/E
    Animo: 19 N/B
    Mente: -5 Tenue (+2 punti intelligenza)

    Abilità Passive: //
    STATISTICHE
    CARTA FICTION
    Carta Demonic Armor: Kaori riveste la propria armatura con scariche elettriche ad altro voltaggio incrementando notevolmente la resistenza e potendo causare danni da ustione se viene toccata direttamente. Tale potere ha però un enorme problema, che cambia a seconda del momento in cui viene utilizzato: se prima della mezz'ora dall'attivazione dell'Anormalità, azzera il tempo necessario alla stessa per iniziare a causare dolore alla ragazza; dopo la mezz'ora potrebbe portare l'armatura a iniziare il processo di controllo del corpo di Kaori.

    Coded by ¬SasoRi


    Edited by Vanclau - 26/3/2020, 05:01
  6. .
    Non so mai cosa scrivere in queste presentazioni, ma andiamo con moooooolta calma!
    Stile presentazioni alcolisti anonimi! Io mi chiamo Witch (ehhhh quale sarà il mio vero nome? Mistero u_u)... ah ma sono abituata a essere chiamata Koe perché con Koe inizia il mio nick su forumcommunity, che magicamente una volta in una chat si è trasformato in Kiwi per un correttore automatico xDDD Ma non importa, potete chiamarmi come volete. Ho 28 anni, vi scrivo dalla Puglia e il mo codice fiscale è... no, meglio finirla qui *tenta di cambiare discorso*
    Scusate, torniamo a noi: ovviamente mi piacciono gli anime e i manga e ho troppe serie in corso, tra le quali amo troppo Shingeki no Kyojin, la saga di Fate e My Hero Academia. Oltre a questo, sono anche super fan di Star Wars, Game of thrones e Harry Potter.
    Leggo anche molti libri e ne compro sempre parecchi, tranne gli horror che non sopporto <3 Ah e tengo in mano un joystick da quando avevo 8 anni e continuo anche oggi, tanto che mi sto ammazzando a fare due giochi insieme più The sims xD Qui sono partita dai jrpg e visual novel ma ora mi sono più aperta verso altre tipologie come i gdr occidentali tipo Skyrim e a giochi di altro genere. Tipo ho scoperto da poco Assassin's creed e mi sono innamorata di Ezio Auditore. Di serie tv non ne seguo tantissime: a parte GOT, sono ossessionata dai Medici. Poi col calma riprenderò Vikings, The Walking Dead, Once upon a time e Orange is the new black.
    Ok, ho detto troppe stupidaggini, cui la termino qui <3 Hasta la vista e ci becchiamo sul forum, se avete domande fate pure!
  7. .
    Diciamo che il tuo nick al momento mi ricorda quello indecifrabile che avevo io tempo fa e che forse tu ricordi xD Benvenuto, si mi ricordo di te v.v Fa piacere ritrovarsi per caso sul circuito, dopo tanto tempo v.v
  8. .
    Ehm salve, avevo intenzione di fare una presentazione sciocca, una delle mie classiche ma... nahhh lasciamo perdere e per una buona volta facciamola seria :B):
    Il mio nome è Riccardo, dalle mie parti è anche fin troppo comune e per altre ragioni detesto portarlo (il nome di per sé non mi dispiace), la mia età ormai non penso sia un così evento particolare da trovare in giro nei circuiti, comunque ho 26 anni e tra poco aumenterà di una cifra, ma tanto il mio aspetto non ne risentirà yeah ahah.
    La mia terra natale è l'Olanda, purtroppo non ho avuto modo di conoscerla quindi, per quanto mi senta olandese, non conosco nulla della lingua (che gioia lol) però ho intenzione di farci un viaggio e godermela come si deve.
    Scusate sto dilungandomi in qualcosa che forse non vi interessa quindi, passiamo ai miei interessi! Sono vari e che vanno dalla scrittura al gamer, in pratica scrivo storie (al momento fanfiction), gioco con varie console e poi dedico il mio tempo libero anche alla lettura di svariati manga e alla visione di molti anime, anche se al momento attendo che alcune serie o si concludano o sfornano molti episodi, così da non farmi mancare nulla e morire nell'attesa di un particolare momento che mi ha preso nella storia u_u
    Detto tutto ciò, se sono giunto fin qui è semplicemente per un altro mio interesse: il GdR! Spero di iniziare presto questa nuova avventura in questo nuovo mondo, la cui esistenza mi è molto familiare (naturale, conosco l'anime e ho tutta l'intenzione di leggermi il manga appena possibile), ci si becca in "giro" e grazie in anticipo per aver letto sin qui, ciauzzo!
  9. .

    Giorno 25


    BUON NATALE!
    Alla fine il giorno tanto agognato è arrivato, spero che abbiate ricevuto molti regali e che stiate trascorrendo il più felice dei momenti.
    Questo sancisce anche la fine del nostro piccolo Calendario dell'avvento, speri vi siate divertiti in questo tuffo nel passato dell'All Fiction e nella rilettura dei classici di tutti voi che avete e state scrivendo questa meravigliosa storia.
    Per ringraziarvi di tutto, un piccolo regalino a tutti voi che ad oggi siete sul gdr di
    EXP 20
    Fatene buon uso.
    Ora passiamo al modesto autore di oggi, che si è immeritatamente beccato questa importante data solo per il risultato dell'ultimo contest natalizio.


    Fine


  10. .
    “Come abbiamo fatto a non conoscerci fino ad ora?”
    L’interrogativo risuonò impetuoso nella mente di Bianca alla risposta di Ayane: anche a lei piaceva Final Fantasy. Le piacevano i videogame.
    “Un’amica otaku!”
    In verità non si considerava realmente un’otaku, nemmeno considerava tale Ayane, era solo una cosa così nuova poter parlare di certe cose con una ragazza, tutte le altre che aveva avuto la sfortuna di conoscere – quelle che riteneva incontri fortunati erano davvero pochi ed Ayane probabilmente rappresentava la metà di questi – erano tipe ben poco interessanti, tutte quante lì prese dal loro aspetto, dalla linea, parlavano di dieta e di come truccarsi, cosa indossare per “andare per il centro cerando qualcuno che le montasse per la notte”. Idiozie insomma. Immense perdite di tempo, uno spreco senza pari. Per Bianca era diverso, tutte quelle cose non le interessavano minimamente. Trucchi, linea e quant’altro, sapeva bene di essere perfetta, per lo meno agli occhi di chi le importava davvero. Lo stesso per il quale tante ragazze cercavano di avvicinarla ed entrare in confidenza con lei, con l’unico obiettivo di “essere montate da lui. Dannate baldracche”.
    Ecco, con Ayane invece sentiva di poter andare d’accordo, sentiva che su certe cose erano sulla stessa lunghezza d’onda, anche l’approccio misto curiosità/strategia era lo stesso.
    Di cosa parlare mentre camminavano dando la caccia al capitano? Ma di Final Fantasy ovviamente, con vari paragoni tra il suo amato e protagonisti della serie, perché lui era figo quanto loro.
    Il problema delle conversazioni stimolanti a volte può essere… che sono troppo stimolanti. Alla fine sei tanto preso da non prestare più attenzione a dove metti i piedi, a quale strada stai imboccando, ti muovi automaticamente seguendo il tuo accompagnatore, affidandoti a questo per quella che è la strada giusta da seguire. Immagino, però, che sia capitato a più di qualcuno di ritrovarsi a seguire qualcuno che ad un tratto si ferma e ti domanda “ma dove stiamo andando?”, al che puoi solo rispondere “non lo so, io seguivo te”. Una tale situazione ha due conseguenze pratiche, in base alla familiarità con il posto nel quale vi trovate: o avete camminato senza una meta e vi ritrovate da una qualche parte dove non volevate andare, oppure vi siete persi. Secondo voi un’aeronave faceva parte delle cose con cui le nostre due eroine avevano familiarità?
    Per farla breve, senza sapere bene come avessero fatto, si ritrovarono davanti alla porta di quel che non sapevano essere la stiva. Inoltre dall’altra parte provenivano anche dei rumori e delle voci.
    « Magari c’è qualcuno a cui possiamo chiedere informazioni, perché non vorrei dirlo ma mi sa che ci siamo perse… »
    Senza attendere la risposta, colpevolmente, spalancò la porta con un potente calcio, perché non esisteva che qualcosa potesse sbarrarle la strada mentre era tanto eccitata per aver trovato un’amica.
    « O forse sapevi dove stavamo andando e… »
    Interruppe la frase perché quello che aveva visto in quella che scoprì essere la stiva era qualcosa di alquanto bizzarro anche per lei.
    « Guarda Ayane! Codini biondi se la sta spassando con un angelo ben… fornito… »
    Abbassò lo sguardo sul proprio petto, per un attimo dimentica di come si era modificato il suo aspetto in quel mondo: lì per attributi non temeva il confronto con nessuno, diversamente dalla solita Bianca con il suo accenno di complesso verso tutte quel così ben dotate.
    Dette un colpetto di tosse per schiarirsi la voce e per recuperare la sua compostezza.
    « Ayane, non so te, ma io non sono abituata a queste cose. Comunque… salve ragazze, se non siete troppo impegnate a giocare insieme, sapete dirci dove trovare il capitano? Aspetta! Ma tu, la bocciona con le ali, non sei… »
    Ancora una volta interruppe la frase, questa volta il un modo che sconcertò anche la stessa Bianca.
    Si girò verso Ayane facendo del suo meglio per nascondere la perplessità verso se stessa, oltre che verso quel che stavano vedendo, con quella particolare posa della bionda che sarebbe stato sconveniente mostrare a dei ragazzi.
    « Sbaglio o l’abbiamo già vista? No perché se è una cliente fissa del Maid che ci ha seguite fino a qui per potersi avvicinare a noi e quindi usarci come tramite per arrivare al nostro uomo… questa la sbrano sul posto. »
  11. .
    Carmen R'Lyeh_____
    Warlock degli Antichi • Alienista • Femmina • Link Scheda
    Rimasi forse più sorpresa io di quella strana tizia con le ali colorate male e quel davanzale enorme, tant'è che feci un balzo indietro anche io e mi misi in posizione da combattimento. Dopo averla osservata per qualche secondo e dopo averla sentita parlare mi ricordai che quella era la ragazza che era stata cacciata via dalla sala del trono di coso, quello con le ali nere... Ah sì, Atomos!
    Tranquilla, figlia di coso, a nessuno di noi importa qualcosa di te, manco sapevamo che tu fossi qui! Torna pure là e dentro e stai zitta, che già mi hai infastidito abbastanza con quella tua voce stridula!
    Detto questo, saltai per afferrarla per una gamba e trascinarla a terra, per poi rimetterla a forza nell'armadietto.
    Coded by ¬SasoRi





    METATRON
    La povera Metatron non ebbe nemmeno il tempo di replicare a tutte le cattiverie che le erano state presentate con cotanta velocità che venne afferrata per un piede da un abile balzo della ragazza che aveva di fronte e venne di conseguenza sbattuta a terra. A quel punto, però, i suoi occhi si illuminarono di bianco e la ragazza bionda si ritrovò immobilizzata in una posa alquanto ambigua. Dopo esserle scivolata via da sotto al naso, Metatron si rialzò in piedi in una posa di vittoria molto infantile.
    Ah ha! Chi è la sfigata che è rimasta bloccata, adesso, eh!!? Tu! Come ti permetti di trattarmi in questo modo, sono la principessa di Altera! Portami un po' di rispetto, visto che sono venuta qui per aiutarvi!
  12. .
    Ecco la fonte di tutta la sfiga dell'AF xD
  13. .
    CITAZIONE
    Alex salta il turno, tocca a Yuna.
  14. .
    Il passo è svelto, il battito accelerato, nel poggiare il piede presta poco attenzione, tutta concentrata su ben altro, su quella lettera che stringe nella mano, che sia rabbia o preoccupazione è difficile da dire. Qualcuno vorrebbe salutarla ma glielo si legge negli occhi che vuole essere lasciata in pace, i racconti di esperienze passate suggeriscono sia meglio farlo.
    « Non ci voglio credere… » , bofonchia piano mentre supera un negozio dopo l’altro, nessuno di questi è il suo bersaglio. Come ostacolo al suo incedere si pone improvviso un sasso. Come superarlo, a destra o sinistra, di sopra o di lato, lo scosta con un calcio e lo scaglia verso un gatto.
    « E che noia questo narratore. »
    Dopo un non troppo lungo camminare arriva alla sua meta, un locale che frequenta più di ogni altro e che sembra essere sempre al centro di ogni sua vicenda.
    « Non proprio tutte, ma è sempre la giusta scelta. »
    Spalanca la porta che ha davanti ed entra nel Maid Caffè, il loro locale preferito, ma quest’oggi non è lì per mangiare, qualcosa la berrà, forse un frullato o magari altro, ma il motivo che ce l’ha condotta è completamente diverso e riguarda quel piccolo foglio custodito dalla lettera che stropiccia con irritazione. Le cameriere la vedono, la riconoscono e con allegria la salutano
    « Oggi lui non c’è, vero? » , domanda circospetta. Alla risposta un po’ si rilassa, non c’è pericolo che possa sentirla, farle domande o peggio: leggere quella lettera.
    « Preparami un frullato, metti sul suo conto, e per favore chiamami Ayane, io mi metto al mio solito tavolo. »
    Ha tanti pensieri che le frullano per la testa, alcuni di odio ed altri di vendetta, ma c’è anche della preoccupazione, non sa verso chi e se è giustificata ma non può non prepararsi al peggio.
    Probabilmente la sua immaginazione a volte è troppo attiva.
    « Anche le patitine e magari un dolcetto. Anzi, portami i biscotti che se non sgranocchio va a finire che ti mordo. »
    La mente di Bianca lo è ancora di più ed in quel locale si mangia fin troppo bene.
    « E ricordati di chiamarmi Ayane »
  15. .
45 replies since 27/4/2011
.
Top